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Apripista Festival di Circo Contemporaneo Roma, 14/22 aprile
Intervista a Gigi Cristoforetti direttore artistico
foto Musacchio/Ianniello
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Le premesse
Il pubblico
La ricerca
Le origini di Apripista possono essere ricondotte al 2010, quando abbiamo invitato il Centre National des Arts du Cirque francese con il suo chapiteau montato davanti all’Auditorium: un grande successo di pubblico. Nel 2011 abbiamo invece deciso di usare le sale dell’Auditorium, per aprire una riflessione sul circo contemporaneo più “coreografico”, l’aspetto che trovo più interessante. Questa esperienza non è però riuscita ad attrarre il grande pubblico come quella dell’anno precedente, nonostante l’ottima risposta da parte di critici ed esperti. Viste queste premesse, nel 2012 abbiamo deciso di utilizzare di nuovo uno chapiteau, e l’obiettivo che ci siamo posti Carlo Fuortes (Amministratore Delegato dell’Auditorium) ed io e è stato quello di dare vita ad un’operazione più complessa, che mettesse in luce una delle caratteristiche fondamentali del circo contemporaneo: la sua capacità di occupare spazi pubblici, il suo essere per definizione un’arte pubblica. Abbiamo scelto il Buren Cirque, un gruppo di circensi che operano in collaborazione con il grande artista visivo Daniel Buren, e la loro gigantesca istallazione è stata posizionata vicino al nuovo Ponte della Musica. Con il doppio intento di ragionare da un lato su quell’asse urbanistico che partendo dal Ponte della Musica passa davanti al Maxxi e finisce all’Auditorium, dall’altro di riflettere sull’aspetto di “arte pubblica” del circo contemporaneo. Abbiamo deciso di inaugurare Apripista con una traversata simbolica del fiume e con una piccola festa, e lo chapiteau ha costituito un luogo d’attrazione e di sperimentazione di un modo nuovo di offrire l’arte circense contemporanea al pubblico. Queste sono, sintetizzando, le premesse che hanno portato ad Apripista 2012. L’altro spettacolo programmato si inserisce nel solco della sperimentazione contemporanea più innovativa, vicino alla danza e lontano dalle tecniche più conosciute del circo tradizionale. Mi preme specificare che la proposta artistica era stata pensata più ampia e articolata, con un maggior numero di compagnie. Poi, per motivi legati al budget, il programma è stato ridimensionato.
“Apripista” ha un precedente, come manifestazione dedicata al circo, “Metamorfosi”, che aveva un grande seguito a Roma soprattutto in virtù dell’attenzione di cui godeva un protagonista della scena come Giorgio Barberio Corsetti, il direttore di quel festival. L’iniziativa attraeva un vasto pubblico appassionato di teatro che frequenta ora il Teatro India o altri spazi dedicati al teatro contemporaneo. Manca ancora a Roma, come abbiamo potuto constatare in questi tre anni di esperienza, un pubblico specifico e consapevole di circo contemporaneo. Questo pubblico si sta creando, e finirà per affiancare quello delle famiglie. Per ora è un limite importante, benché comprensibile nell’unica capitale europea dove, nonostante gli sforzi dell’Auditorium, manca una programmazione regolare di circo contemporaneo.
Da un punto di vista europeo, il circo contemporaneo rappresenta una novità ed uno spazio di ricerca meno significativi di quanto fosse una quindicina di anni fa… A ben pensarci, anche la fondazione del Festival di Brescia risale ormai a 13 anni fa, che è un bel lasso di tempo! Guardando oggi alle grandi creazioni di circo contemporaneo, tra cui gli stessi spettacoli del Cnac, sembra che manchi la possibilità di continuare a inventare qualcosa di nuovo. Più precisamente: il circo è cresciuto facendo ricorso a registi e coreografi, ma oggi i circensi si sentono tutti demiurghi e “creatori”, cosa naturalmente impossibile. Così offrono di meno allo spettacolo contemporaneo. Se c’e un’ibridazione tra i linguaggi della scena, è cercata piuttosto da artisti di teatro o
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