Juggling Magazine #54 - march 2012

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Il Circo della Pace 22 dicembre/8 gennaio, Bagnacavallo (RA) a cura di Linda Curto www.ilcircodellapace.it

foto Mauro Minozzi e Stefania Ciocca

Homeless The wandering of the Circus. Casa Dolce Casa intervista a Ruggero Sintoni fondatore di Accademia Perduta, Romagna Teatri

Bagnacavallo ha una storia di vecchia data legata alla solidarietà e quando nel 2007 il Comune ci ha chiesto di pensare a un evento per il periodo di Natale abbiamo pensato al circo. L’idea di mettere un tendone nella piazza principale di Bagnacavallo voleva dire riportare, dopo 30 anni che non accadeva in nessun paese in Italia, lo spettacolo del circo a diretto contatto con il cuore del paese e dei suoi cittadini. Alessandro Serena in quel periodo era a Bucarest e così abbiamo potuto invitare i ragazzi di Parada, facendo partire una catena di solidarietà che tuttora coinvolge tantissime organizzazioni, associazioni, parrocchie, famiglie che ospitano i ragazzi per quasi un mese e ristoratori che offrono le cene per tutta la durata del festival. Lo stesso fisioterapista di una squadra di calcio locale si presta volontariamente e gratuitamente per aiutare i ragazzi nella preparazione fisica prima e dopo lo spettacolo. Questa solidarietà territoriale ha contagiato i cittadini, le isti-

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tuzioni e perfino le forze dell’ordine abbattendo le barriere verso il mondo dei circensi, al punto che la manifestazione ha conquistato nel 2009 la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana. L’evento è cresciuto e dopo 4 anni è diventato nel 2011 un progetto europeo con l’obiettivo di produrre lo spettacolo “Homeless. The wandering of the Circus” e creare un’esperienza di formazione che porterà i ragazzi verso uno sbocco professionale e lavorativo. Il circo sociale sta diventando un’altra forma di avanguardia del circo e lo dimostra l’invito alla XXXVI edizione del Festival internazionale del Circo di Montecarlo, all’interno di una sezione dedicata proprio al tema del circo sociale. Nelle prossime edizioni del Circo della Pace c’è già l’intenzione di ritornare a ospitare compagnie che si occupano di circo sociale, ma anche di aprirci all’incontro con l’handicap fisico, sensoriale e psichico e stiamo già valutando alcune compagnie, tra cui una cinese di ragazze sordomute.

Alessandro Con questo nuovo spettacolo ci distacchiamo apparentemente dall’estetica dei nostri precedenti lavori, Ombra di Luna, Creature e Tesoro dove i materiali erano naturali, come i rami di nocciolo intrecciati, i sacchi di juta, le uova di struzzo. Qui invece si parte dalla spazzatura, da materiali poveri, apparentemente morti, ma lo stile, la sostanza e il linguaggio simbolico sono comuni e creano una continuità. Il tema rappresentato dallo spettacolo diventa il ponte che porta questo progetto verso gli obiettivi del circo sociale cui è dedicato il festival di Bagnacavallo. Dopo aver ospitato compagnie provenienti da diversi paesi con situazioni di forte disagio sociale, emarginazione, povertà, sfruttamento e pericolo come le zone di guerra, quest’anno si è creata l’occasione per parlare d’inclusione sociale in un modo diverso. Il simbolismo dell’estetica di Marcello sposava il simbolismo dell’acrobazia essenziale, primitiva. Le acrobazie dei ragazzi sono diventate un altro ingrediente del linguaggio simbolico, archetipico che occupa la scena. La piramide umana è l’immagine dell’uomo che sale verso il cielo e nel nostro spettacolo diventa il simbolo del riscatto dalla cruda realtà del reietto.

Marcello Il pubblico per me è fondamentale e punto di riferimento per la creazione. Lo spettacolo è fatto con il pubblico non solo per il pubblico. Ogni spettacolo è inoltre dedicato a uno spettatore scelto a caso che viene coinvolto nella performance. Lo spettacolo può essere definito un grande magma dal quale emergono dei quadri che portano l’ordine nel disordine. Il nostro mondo è il diluvio, la discarica, il cimitero, un luogo dove oggetti e uomini vengono abbandonati. Un cimitero dove uomini e cose muoiono o sopravvivono senza una casa e hanno solo il cielo che fa loro da tetto. Da questo cimitero la forza e la voglia di vivere producono delle piccole magie e da qui fioriscono dei quadri. Ogni quadro ha una storia che si riferisce alle tappe dei miei 30 anni di carriera. La scenografia è composta di tantissimi oggetti che appaiono come cose morte abbandonate, ma che poi prendono vita, come gli attrezzi di un giocoliere. Gli oggetti qui sono necessari e ritrovano un senso nuovo, rivivono, rinascono e diventano l’occasione di ricostruire, rigenerare il mondo che gira attorno agli attori. Nella loro memoria c’è una radice profondamente simbolica che nel nostro spettacolo diventa occasione di gioco.


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