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Jug n 52_JUG new 22/09/11 09.10 Pagina 14
Intervista al direttore artistico Raffaele De Ritis a cura di A. R. foto di Silvia Mazzotta
Quinta edizione di Funambolika. Puoi raccontarci da quale idea sei partito e con quale obiettivo hai sottoposto questo format all'Ente Manifestazioni Pescaresi? In realtà non ho sottoposto io un format. È noto come nei primi anni dopo il 2000 il mercato italiano dello spettacolo estivo abbia visto cambiare i decennali parametri di genere, che per decenni scorrevano nei binari di prosa, lirica, operetta, balletto, concerti. L’Ente gestisce uno dei più grandi spazi estivi d’Italia, il Teatro D’Annunzio, con una delle più antiche stagioni del Paese (saranno 60 nel 2013), ma negli ultimi anni la proposta è stata sempre più difficile. La prosa si è ridotta quasi a zero, l’operetta è scomparsa; per un po’ c’è stato il boom dei recital comici e dei musical, ma non più di qualità elevata. L’Ente, di cui ero consigliere, mi chiedeva spesso se con i miei contatti potevo riempire tre date con proposte circensi e di clown. Nel 2007 si è tentato di inserire questi generi, sotto il nome identitario di Funambolika.
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Funambolika offre una selezione di spettacoli che spaziano dal circo di tradizione alle espressioni più contemporanee. Con quali criteri selezionate gli spettacoli? Il criterio è molto difficile: si tratta di riempire per tre giorni una cavea di 2200 persone, a scena frontale, in cui il primo spettatore è a quattro metri e l’ultimo forse a 30, senza nomi famosi. Perfetto per musica e forse danza, ma inadatto per prosa o altro. E il pubblico pagante è una percentuale decisiva del budget. Questo ha portato a non pensare alle categorie di “contemporaneo” e “tradizionale”, ma a seguire la decennale garanzia di prestigio nelle proposte, divise tra il galà dei numeri, i grandi solisti e creazioni di troupes. Come si coniuga Funambolika con l'offerta culturale del territorio e con le caratteristiche di città di mare di Pescara? La città ha avuto dal dopoguerra una elevatissima vocazione turistica che con gli anni è scemata, conservando però un ampio bacino di pubblico residenziale. L’offerta è dunque da sempre ricchissima, dalle vedettes da stadio alle discoteche balneari: da giugno a settembre, non vi è sera senza attività artistiche. È probabile però che Funambolika sia oggi l’unica proposta innovativa rispetto ai generi già frequentati. Quali sinergie e collaborazioni con altre realtà culturali sono nate o auspichi che nascano sul territorio? È un territorio che non si è mai distinto per la permeabilità tra i soggetti che promuovono cultura ed entertainment, ed è un peccato, anche per gli spazi che la città offre. Mi piacerebbe ad esempio legare Funambolika al Premio Flaiano, che è un ormai storica rassegna di cinema, con una sezione legata al circo; oppure ai musei e alle gallerie d’arte della città con progetti espositivi. Coinvolgere il mondo del commercio, che è l’aspetto più identitario di Pescara, con attività