Juggling Magazine #52 - september 2011

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TO) www.sulfilodelcirco.it

CallmeMaria estratto dell’articolo a cura di Cesc Martinez, pubblicato su Zirkolika, n 30, autunno 2011

I due spettacoli più corposi del cartellone sono stati il trascinante Call Me Maria scritto da Adrian Schwerzstein e l’onirico Cirque Bouffon, ideato e diretto da Frederic Zipperlin, più conosciuto come “Boul”, il panciuto folletto giocoliere delle prime produzioni del Cirque du Soleil che, con due premi di peso a Parigi, e una carriera artistica molto ricca, da dieci anni ha realizzato il sogno di allestire una compagnia indipendente, in grado di lavorare sotto ad un proprio chapiteau fondendo dell’ottima musica dal vivo con artisti circensi di indubbio livello. “Angell”, il suo terzo spettacolo propone momenti corali, passaggi solistici e scene di grande spettacolarità e suggestione. Un Festival maturo e consolidato rafforzato sul territorio da una rete con altre realtà quali il Festival Mirabilia in collaborazione con il quale è stato proposto a Grugliasco il nuovo spettacolo di Milo e Olivia “Quisquilia”.

In Call me Maria, lo spettacolo non è fruibile in una sola modalità. Non ha un’idea particolare, nè un universo personale e intimo, ma un insieme di materiali che si sostengono l'un l'altro. C'è lo scontro di due culture, americana e spagnola, ma una cultura spagnola chiusa, emersa dalla dittatura franchista. Vi è una perdita di valori e identità, e l'adozione acritica di nuove forme. C'è anche una volontà di aggiungere al circo ingredienti drammaturgici, metà teatrali, metà musicali. E infine lo sviluppo di elementi non molto comuni nel circo universo: il rock and roll e una riflessione sulla storia al di là della mera evocazione. Coprodotto dal Festival LaStrada (Graz, Austria) e dal Grec (Barcellona) per la regia di Adrian Schvarzstein e Sergi Estebanell, Call me Maria è uno spettacolo ancora in evoluzione, ambientato in un bar di Barcellona degli anni '50. Un periodo e un luogo apparentemente aridi, deboli artisticamente e umanamente, con la censura e l'atmosfera della sconfitta. Le regie precedenti di Schvarzstein utilizzavano una forte componente personale. “Non

importa la storia stessa, ma come essa diventa universale. Ciò che è importante è lo scontro delle culture. Se si studia la storia dopo la seconda guerra mondiale, si noterà che questa situazione è la stessa dappertutto. In Austria, ad esempio, che per anni è stato un protettorato della EE UU, ti raccontano che arriva l'americano con la gomma da masticare, il rock and roll, il dollaro…” All'inizio dello spettacolo, il personaggio di Maria sfoglia una rivista, di quelle in cui c'era la pubblicità per le lavatrici e le donne in jeans, vale a dire una società molto avanzata nei confronti della Spagna negli anni '50, dove le uniche donne che andavano al bar erano prostitute. “Man mano che leggevo di più su quegli anni” racconta Adrian “mi si prospettava la buona idea di fare uno spettacolo non meramente politico, che era una prima possibilità (avevamo introdotto una segnalazione in scena sul divieto del catalano, per esempio), ma di fare qualcosa che fosse direttamente universale. Per renderlo più politico, avremmo avuto bisogno di più tempo

perché ogni personaggio potesse rappresentare un esame approfondito delle ragioni della storia” Adrian fa una critica degli artisti in Spagna, in generale, si legge poco e si fa poca ricerca. “Bisogna chiedersi più spesso chi sono e chi è il mio personaggio in scena. In questa produzione, in particolare, è importante capire cosa significava la libertà della musica che hanno portato gli americani, perché loro potevano metter dischi stranieri, perchè un dollaro valeva 24 pesetas e bastava a fare la spesa per tutta la settimana... Sarebbe un grande rischio” dichiara Sergi Estebanell “entrare nel tema storico senza avere il peso attoriale sufficiente. E se il circo ha dei limiti, i musicisti ne hanno di maggiori. Tutto questo lo stiamo migliorando. Tutto ciò che è stato incorporato nello spettacolo ha un valore simbolico: il telo che copre la Vergine, la bandiera americana, le calze di nylon ... Alla fine della giornata anche questo è politica. Devi trovare buone immagini, e lo facciamo attraverso il lavoro con gli artisti, con contributi provenienti da tutto il mondo.”

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