Juggling Magazine #51 - june 2011

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Andrea Loreni Chiara Ligi Erica Fortunato

Chiara Ligi

Chiara Ligi

www.ilfunambolo.com

il tempo, abbiamo sempre pronto anche un piano B in caso di maltempo - e un piano C in caso di maltempo prolungato! La zona con i tendoni con una programmazione scarica nasce anche per questo, ma è chiaro che alcuni spettacoli funzionano solo all’aperto e che il tempo può fare da solo la fortuna e la sfortuna di un festival di strada come il nostro. Il festival è cresciuto in questi 15 anni, al punto che oggi abbiamo software che ci aiutano nell’ottimizzare la scaletta degli spettacoli, oppure applicazioni che ti aggiornano in tempo reale sul tuo I-pod degli eventuali cambiamenti di programma. Insieme a noi è cresciuto anche il pubblico, che ha imparato a consultare il programma e selezionare gli spettacoli. Teniamo aperto sul sito un forum per accogliere i loro suggerimenti e c’è tanta partecipazione anche in questo senso. Ma crescendo sono aumentati anche problemi e responsabilità, a volte enormi. Io nel frattempo ho messo su famiglia e ogni anno dico che è l’ultimo anno che ci lavoro. Poi invece ti fai puntualmente prendere dalle emozioni che questo festival porta a noi, al paese e al territorio. Tutta questa energia, pensa per esempio alle emozioni della traversata del funambolo Andrea Loreni, sono un volano incredibile per affrontare le edizioni successive, o per superare le crisi che vengono da edizioni pregiudicate dal maltempo.

Sono nato a Cuorgnè, un paesino piemontese. Da ragazzino ero molto riservato, e già al liceo ho cominciato ad appassionarmi alla filosofia, per poi proseguire il suo studio all’università. Nel ’96 ho assistito ai primi spettacoli di artisti di strada e sono rimasto affascinato dalle dinamiche che si instaurano col pubblico; trovavo molto interessante come l’arte potesse mediare i rapporti interpersonali. Da lì è nata la passione anche per le arti della giocoleria e dell’equilibrismo, le prime partecipazioni alle convention di giocoleria, e poi la formazione professionale alla Flic. Ma dopo aver “domato” il monociclo e la scala libera è stato il filo quello che ha catturato la mia attenzione. Ho cominciato come tutti a lavorare sui fili autoportanti, con la tecnica del filferrsta, ma quando metti il piede sul filo non puoi non pensare a come sarebbe poter fare grandi traversate. In realtà non esistono scuole di funambolismo; la conoscenza, quando non è autodidatta, passa ancora da maestro ad allievo da lui eletto, e il primo funambolo che ho visto è stato me stesso. Non mi ero posto l’obiettivo di fare grandi altezze, diciamo che ho colto alcune occasioni che mi si sono presentate e ho avuto persone vicine che mi hanno aperto la possibilità di farlo. Ricordo ancora una lunga notte di viaggio trascorsa a parlare con Marco Cardona, un personaggio molto visionario; ma anche amici che mi hanno avvicinato all’arrampica ta, dove ho imparato a gestire la paura, fare le mosse giuste in spazi limitati, tutte cose che applico sul filo. E poi il “Trattato sul Funambolismo” di P.Petit, una lettura importante, e il modulo sull’equilibrismo fatto con la Flic all’interno della FEDEC, dove ho incontrato un maestro di filo con esperienze di funambolismo che mi ha introdotto a concetti nuovi come l’uso del bilanciere. Il fun ambolismo per me è l’essenza, anche perché ha raggiunto la sua forma più semplice e piena: unire due punti attraversando lo spazio che li separa. Quello del funambolo è un archetipo che arriva molto forte e direttamente, e questo fa riflettere anche su cosa sia oggi uno spettacolo dal vivo e su cosa possa trasmettere. L’idea di unire le due rocche del paese è nata un anno fa dall’incontro con Enrico Partisani, che mi ha invitato qui a Pennabilli. Da lì è partito un anno di progettazione, che ha coinvolto un team di 5 persone (Andrea Tarro, Paolo Rigali, Claudia Conti, Maurizia Lacqua ed io) impegnate poi in una settimana di preparazione qui in paese, con lo sponsor della Spanset che ci ha fornito i cavi. Avevo fatto già percorsi in altezza, come il capodanno a Bologna, ma lì il rapporto col pubblico era più distaccato. Qui a Pennabilli sono stati in tanti che mi hanno supportato, che hanno condiviso con grossa emozione l’intera avventura. In questi anni solitudine e paura erano le emozioni che predominavano quando ero sul filo, ma in questa traversata, che mi ero preparato a vivere in una dimensione di raccoglimento solitario ancora maggiore, l’empatia di così tante persone non mi ha fatto sentire solo. Così nelle soste tecniche lassù in alto ho provato per quanto possibile a restituire un sorriso e saluti a tutti, e anche la possibilità di poter venire in piazza e unirmi a tutto il pubblico subito dopo la traversata è stata molto bella e singolare, con tanta gente in lacrime. È stata una settimana in cui ho scoperto una profondità nuova dei rapporti con le persone che avevo vicino, senza le quali imprese del genere non sarebbero possibili. un diario completo della preparazione e realizzazione della traversata è disponibile su www.camminarenelcielo.wordpress.com

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