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Defracto www.defracto.com
intervista a
Guillaume Martinet foto di Pierre Morel
Ho cominciato a giocoliere 6/7 anni fa nel 2004, a Parigi, dove mi allenavo tantissimo. Alcuni giocolieri come Pich e Emmanuel Perez mi hanno preso in simpatia e mi hanno spinto a lavorare duro. Poi ho frequentato per due anni Le Lido a Tolouse, per poi tornare a Parigi, dove ho cominciato a lavorare ad un mio solo show. Ma volevo creare una compagnia che potesse dare spazio ad un progetto artistico più articolato. È a quel punto, alla fine del 2008, che ho deciso di creare Defracto con il giocoliere performer Min Tanh Kaplan e Audrey Jacquiot, facendola poi crescere con il musicista David Maillard, la scenografo Nelly Alegre, e Laure Caillat che si occupa di produzione e diffusione dei nostri progetti. L’idea era di creare una struttura all’interno della quale poter sviluppare i diversi progetti artistici, come il mio solo e il duo con Min Tanh al quale stiamo lavorando. Defracto è un concept sul juggling e per noi il juggling è un disciplina grafica e ritmica. Partendo da questi due concetti creiamo tutto lo spettacolo; costruiamo immagini e usiamo la giocoleria come un attrezzo di scena. Estendiamo il concetto di ritmo anche alle immagini che creiamo, alle modalità e al ritmo con cui l’occhio del pubblico può passare da un’immagine all’altra. Consideriamo la giocoleria come il punto di partenza per portare delle emozioni sul palco e trattiamo lo stesso nostro corpo come un attrezzo di juggling. Anche nel ritmo facciamo tanta ricerca, con ritmi soft e veloci ma sempre sincopati. La stessa scelta di essere veloci è frutto di una ricerca; lavoriamo su quanto veloci possiamo andare e quanto
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veloci possiamo essere nell’accostare elementi e scene diverse. Tecnicamente abbiamo sviluppato una ricerca per utilizzare le palline in un modo che si addicesse alla loro texture e alla caratteristica di non rimbalzare. Così abbiamo sviluppato trick e coreografie proprio per le soft ball. Ma nello show intero che stiamo costruendo lavoriamo anche su altri tipi di palline. Ogni cosa che portiamo è frutto di una scelta meditata. In scena vogliamo uno spazio astratto, una black box senza alcun riferimento, lavoriamo molto sul contrasto tra il bianco e il nero: lo spazio è nero, le palle sono di pelle bianca, e la qualità del bianco è molto importante. Abbiamo una sensibilità per il visual, così la pelle delle palline ha una texture particolare, così come lo scotch bianco che utilizziamo per delimitare la scenografia, ma anche il bianco delle nostre scarpe, che sono importanti come le palline. Il nostro è un concept minimalista, dove ogni dettaglio è la cosa più importante: il modo in cui ci poniamo nello spazio, i costumi, le palline, la scenografia. Le palline risultano quasi astratte, ma il link con le scarpe e altri elementi scenografici hanno un effetto particolare. Il juggling è sempre il centro del nostro lavoro, ma vogliamo portare sul palco qualcosa di più. Il nostro vuole essere un lavoro di ricerca sull’astrazione del juggling; cosa scriviamo può essere letto in chiave espressiva ma vogliamo che il pubblico sia stimolato a fruirlo come un’esperienza personale e astratta. Lo stesso nome Defracto è frutto di un’astrazione linguistica. Volevamo un nome senza significato che potesse esprimere una suggestione: qualcosa che potesse essere un animale, una persona o qualsiasi cosa tu possa immaginare…