Jug n 40
22-09-2008
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Se per decenni l’Italia estiva ha ignorato le arti circensi e di strada, negli ultimi anni la ridondante e gioiosa invasione di appuntamenti specializzati a centinaia avrebbe potuto far pensare a una moda l’invenzione di una nuova rassegna circense. Funambolika era nata due anni fa dall’esigenza di arricchire e variare la programmazione del Teatro d’Annunzio di Pescara, che con i suoi 2200 posti è tra le più grandi arene estive italiane. A questo si aggiungeva che il medio Adriatico, pur toccato generosamente dai grandi tendoni, nonché ricco oltre misura di appuntamenti di “strada”, mancava di un’offerta di circo innovativo internazionale dallo standard alto. La vocazione iniziale era stata quella del clown: programmando il primo anno (2007) figure emblematiche come David Larible e Jango Edwards, si era voluta delimitare una sorta di mappa per
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Pe s c a r a 5 / 8 l u g l i o
IIedizione
A cura del direttore artistico Raffaele De Ritis
la platea con la spontaneità acrobatica della Scuola di Cirko Vertigo, spaccando presso un pubblico tradizionale un’idea preconcetta di circo. Per il 2008, abbiamo voluto continuare l’esplorazione sulle stesse linee: mettere in discussione pubblico e artisti, ma sempre sul terreno del grande mestiere e del virtuosismo, senza travestimenti
esplorare negli anni ciò che rimane del clown classico di grande impatto, ed eventualmente come si può mettere in discussione, comprenderne il ruolo in anni in cui il comico perde di universalità. Era stato molto suggestivo alterare i contesti: vedere cioè il successo di Jango presso un pubblico che non lo conosceva, o quello di Larible in un recital distinto dal suo lavoro circense legato ad altre tempistiche e spazi. Così come confrontare
intellettuali né concessioni alla routine. Anche per quest’ultimo motivo, oltre che per un pizzico di sano snobismo, le tre serate sono state esclusive nazionali. Il primo spettacolo è stato “Duel”, il lavoro musicale di Paul Staicu e Laurent Cirade. Hanno accettato di venire per una sera in Italia durante un break al Festival di Avignone. Il riallacciarsi, quasi inconsapevole, ad una scuola di virtuosismo musicale clownesco da parte di due concertisti di professione, stupisce un pubblico che certe cose non le ha mai conosciute, e fa riflettere su antiche potenzialità comiche da recuperare per chi vuole fare clown oggi
foto di Fabio Marini
(in Italia il Teatro Necessario è ad esempio sulla buona strada). Il maggior rischio è stato quello della seconda serata. Nei festival circensi pare non esistere il concerto di “carta bianca”. Con Peter Shub abbiamo voluto scegliere un caposcuola, ricco di un bagaglio immenso di sopravvivenza tra circo, strada, teatro. Peter non ha un suo recital strutturato, e la sua forza è sempre stata quella di esplodere tra un numero e l’altro nei programmi di varietà e circhi. Ha accettato di scaraventarsi per un’ora e mezza su una scena vuota, in un posto dove nessuno sapeva chi era, con la libertà di fare quello che voleva, improvvisando e riadattando. Una grande lezione di istinto teatrale, davanti a mille persone entusiaste. La serata conclusiva, sotto l’insegna “Gran Gala du Cirque”, ha invece voluto stuzzicare l’immaginario di un pubblico per una volta educato dalla tv alle grandi star circensi come Monte Carlo o Cirque du Soleil. Con il contributo di Alessandro Serena, si è