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bollettino informativo
dell’ass. Giocolieri & Dintorni
Pubblicazione trimestrale
Anno XXVIII, n. 106, marzo 2025
Registrazione Tribunale di Civitavecchia n. 9 del 21 novembre 2002
Giocolieri & Dintorni ASD viale della Vittoria, 25 00053 Civitavecchia (RM) jugglingmagazine.it progettoquintaparete.it jugglingmagazine@hotmail.com f 0766 673952 m 340 6748826
Direttore responsabile
Luigi Marinoni
Direttore editoriale
Adolfo Rossomando
Social Media Manager
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Grafica e impaginazione
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Stampa
Pixartprinting
Finito di stampare il 20 marzo 2025
In copertina
Det Rijven, Glorious BodiesCompagnia Circumstancesfoto Heroen Bollaerts
La prima uscita 2025 di JM fa ancora una volta il giro del mondo in 40 pagine, alternando traversate nel tempo presente a tuffi nelle profondità del passato. Dai festival ai progetti di scambio, dai social alla pedagogia del circo, dal packaging all’architettura del circo, dalla corda aerea all’illusionismo e alla giocoleria, dalla danza alle outdoor art, dai giovanissimi ai sempreverdi. Una girandola di testimonianze, reportage e riflessioni per tenerci stretti in un contesto globale di epocali cambiamenti e preoccupanti contingenze. Come messaggi nella bottiglia, lanciati nel mare magnum dei segnali che ci sommergono; per raccontare che esistiamo, che il circo esiste, che vogliamo contribuire ad un mondo migliore.
L’immenso patrimonio di creazioni, eventi e valori generato dal circo nei secoli, di cui JM è un termometro, cresce di giorno in giorno in misura esponenziale, alimentando la vita e l’immaginario di un enorme pubblico e di una vasta comunità di professionisti del settore. Un patrimonio dalle proporzioni mai raggiunte prima, anche grazie alle tecnologie e alle relazioni che ne migliorano conservazione e trasmissione. Un patrimonio di notevole valore, attualità e impatto, soprattutto sulle nuove generazioni.
Con oltre 25 anni di attività, avendo raccolto e generato un corpus di opere e conoscenze di un certo rilievo, anche Giocolieri & Dintorni, in un’epoca di rinnovata rivoluzione tecnologica, ha cominciato a ragionare sugli strumenti che possano migliorarne la fruizione, la comprensione, la trasmissione. Arriva così a conclusione della sua prima fase “Orizzonti Digitali”, percorso per la transizione digitale del patrimonio artistico, culturale e pedagogico di Giocolieri & Dintorni. Un percorso concepito per la condivisione di un patrimonio fluido che attraversa le epoche e perlustra il circo di oggi, in tutte le sue declinazioni. Soprattutto un percorso per affrontare le sfide che il digitale, nelle sue molteplici evoluzioni e applicazioni, pone a tutti gli operatori della cultura e nel sociale.
Una condivisione che realizzeremo insieme ad esperti del settore, organizzazioni di circo, artisti e professionisti, impegnati come noi nella conservazione e trasmissione della meraviglia del circo. Nel corso del 2025 vi accompagneremo alla conoscenza di nuovi strumenti alla scoperta del mondo del circo, così come ci siamo impegnati ad “aumentarlo”, invitandovi a tenerci tra i vostri “preferiti”.
Adolfo Rossomando direttore editoriale Juggling Magazine
9 GENNAIO / 9 FEBBRAIO MARSIGLIA (FRANCIA) biennale-cirque.com archaos.fr
Creato nel 2015 da Archaos - Pôle National Cirque, con sede a Marsiglia dal 2001, e co-diretto da Guy Carrara, Raquel Rache de Andrade e Simon Carrara, la BIAC è rapidamente diventata un evento imperdibile per il pubblico e i professionisti. Ogni anno dispari, nel cuore dell'inverno tra gennaio e febbraio, la BIAC coinvolge oltre cinquanta strutture culturali nella regione Sud-Provence Alpes Côte d'Azur e a Marsiglia, disseminando tendoni in tutta la regione, in particolare presso il suggestivo Village Chapiteaux, allestito a Marsiglia sulle spiagge del Prado e vero cuore pulsante della BIAC. Per un mese la BIAC offre una visione dell'ampiezza e della varietà della creazione circense contemporanea, accogliendo diverse centinaia di pro ai suoi "Rencontres Professionnelles", quest’anno ben 407 professionisti in rappresentanza di 305 strutture.
artcena.fr
Questa edizione della BIAC ha messo in risalto le artiste donne, con un programma ricco e variegato, composto per il 50% da spettacoli che mettono in luce il talento femminile nelle arti circensi. Tra i tanti segnaliamo: Raphaëlle Boitel, figura chiave del circo contemporaneo, quest’anno “artista d’onore” della BIAC, ha presentato quattro pezzi del suo repertorio: La Bête noire, Petite Reine, La Chute des anges e Ombres Portées. Maïra de Oliveira Aggio, Alice Rende e Joana Nicioli artiste brasiliane, Chloé Moglia
(Cie Rhizome) con tre spettacoli del suo repertorio e Tatiana-Mosio Bongonga (Cie Basinga) hanno presentato le loro creazioni in diverse città della Regione.
ARTCENA (Centro nazionale per le arti del circo, della strada e del teatro) supporta artisti e professionisti per realizzare i loro progetti in Francia e all'estero e per promuovere la creazione contemporanea al pubblico. Alla BIAC quest’anno ARTCENA e ARCHAOS hanno organizzato una sessione di pitch con 6 compagnie, selezionate in seguito a una call, di fronte ad un numeroso pubblico di pro presenti in sala. Ne presentiamo tre, accomunate dal ruolo di protagonista che le donne rivestono al loro interno, sia in scena, sia nella scrittura. Un tema, quello della parità di generi, che attraversa trasversalmente molte delle creazioni del nostro tempo.
libertivore.fr/faune
Faune, interpretato da tre donne, interroga il nostro rapporto con la natura selvaggia, con il nostro mondo contemporaneo e le sue necessarie metamorfosi. La raffinata scenografia è costruita attorno a corna di cervo, animale indomito, intriso di saggezza, ispiratore di tante leggende. Portatrici di una foresta di simboli, diventano l'asse principale di questa creazione, in cui donne del circo si lasceranno trascinare da questa figura selvaggia e potente per parlare delle trasformazioni che i loro corpi e le loro identità collettive stanno subendo. Nelle loro mani le corna di cervo si trasformano in un apparato circense unico, per un universo acrobatico e coreografico ricco e audace.
La compagnia Libertivore, creata nel 2005 da Jules Beckman (musicista, performer multidisciplinare) e Fanny Soriano (ballerina, acrobata aerea), che attualmente la dirige, sta sviluppando un bodywork che fonde circo e danza, impreziosito dalla ricerca sulla materia organica. Il repertorio della compagnia comprende 6 spettacoli: Hêtre, Phasmes, Silva, Fractales, Éther e Brame
CHAPITELLES PROJET.PDF projet-pdf.fr
Giunta al suo decimo anno di vita la BIAC ha inserito nel programma un notevole impianto di conferenze, presentazioni, mostre ed altri eventi che hanno reso questa edizione memorabile. Oltre alla collaborazione con altre due istituzioni cardine come “Circostrada” e “ARTCENA” a cui dedichiamo due schede specifichemenzioniamo qui alcuni degli highlight della BIAC: la tavola rotonda sul tema sempre più attuale della ripresa del repertorio d’autore nel circo; la conferenza sulle tecnologie digitali come nuovi strumenti per il circo contemporaneo, culminata con En amour, istallazione/esperienza immersiva di Adrien M. & Claire B., allestita alla Citè des Arts de la Rue, altro luogo iconico di Marsiglia a cui dedichiamo un approfondimento nelle pagine successive. Planète Cirque, una mostra che ha riunito sotto un unico tetto i lavori di alcuni dei fotografi più prestigiosi del settore: Philippe Cibille, Yohanne Lamoulère et Justine Fournier, Jean Barak; in tema di mostre, pur non parte del programma BIAC, da segnalare la suggestiva mostra En Piste ! Clowns, pitres et saltimbanques allestita al MUCEM, a cura della eclettica artista e regista Macha Makeïeff. La programmazione della BIAC, e il vivace tessuto culturale di Marsiglia,
offrono così tanti spunti, collegamenti, occasioni di incontro e conoscenza, da renderlo un appuntamento unico nel panorama internazionale.
Archaos, impegnato insieme ad altri 9 Pole Nationaux Cirque nella riduzione
delle emissioni di gas serra, ha inoltre programmato lunghe serie di repliche per alcuni spettacoli a maggior impatto ambientale: 20 repliche di Sabotage, 12 di Entre chiens et loups, 9 di L’absolu, 9 di Pandax, ed altri ancora. Numerosi anche i tendoni nella regione, tra questi il tour della compagnia La Faux Populaire con Le cabaret renversé in quattro città della regione: Avignone, Eygalière, Vitrolles e Istres.
L’affluenza del pubblico suggella il successo anche di questa edizione: 101.500 spettatori a Marsiglia e nella regione Sud, con un tasso di vendita biglietti del 97% per il Village Chapiteaux e del 92% per l'intera BIAC, dimostrando l'entusiasmo del pubblico per il circo contemporaneo. Un totale di 64 spettacoli e 3 mostre, per 265 rappresentazioni, in una grande diversità di forme ed estetiche, coronati da due grandi eventi gratuiti all'aperto, all'inizio e
“Avvicinatevi, siete tuttə benvenutə! Stasera avrete l'opportunità unica di passeggiare tra una collezione di prodigi senza pari, artiste dalle qualità stravaganti, creature meravigliose... La donna forte, la donna-serpente, i gemelli siamesi, la cartomante e forse un unicorno… ma siate avvisati: una volta acquistato il biglietto queste creature potrebbero liberarsi e cambiare radicalmente il gioco”. All'incrocio tra spettacolo collaterale e circo, questa creazione mette in discussione l'equilibrio del potere in modo giocoso e militante. In francese antico, chapiteau è chapitel; vogliamo usare la forme femminile e plurale di chapiteau per celebrare le donne nel circo.
Projet.PDF è nato a La Grainerie nel 2015 da un incontro sull’acrobalance di 25 artiste circensi. La quantità e la qualità del materiale accumulato, insieme all'entusiasmo provato, hanno creato il desiderio e la forza per una vera e propria creazione collettiva. Projet.PDF è la nascita di un collettivo di donne unite in una forma di gestione alternativa ed egualitaria aperta a minoranze di genere e chiunque si percepisca o si riconosca come tale. projet.PDF
alla fine della BIAC. Quel Cirque in collaborazione con Friche La Belle, con oltre 12.000 spettatori presenti ai 5 spettacoli proposti, e Au bout la mer: Cirque nei Municipi del 1° e 7° arrondissement di Marsiglia, dove il circo ha preso possesso della Canebière per concludere in bellezza di fronte a 17.000 spettatori. La vendita circa 4.000 biglietti al prezzo di 4 €, un
circostrada.org
Allineare l'AGM di Circostrada con l'energia vibrante della BIAC ha creato quest’anno uno spazio unico per il dialogo, l'ispirazione e l'azione collettiva. La creatività condivisa e la cooperazione internazionale sono più vitali che mai quando incombe la tentazione di ripiegarsi su se stessi, ed è bello riunirsi quando le incertezze globali (tensioni geopolitiche, crisi ambientali e sfide economiche) dominano i feed di notizie, alimentando l'ansia e incoraggiando l'isolamento.
Circostrada crede fermamente nel potere trasformativo della cooperazione interna-
Circostrada Podcast
programma di 56 spettacoli dedicati ad oltre 3.500 studenti e Les Parcours Zélés, articolata proposta di itinerari alla scoperta del circo contemporaneo, sottolineano infine l’impegno di Archaos di introdurre alla diversità della creazione circense contemporanea anche a giovani che hanno scarso accesso allo spettacolo dal vivo.
zionale, valori al centro del nuovo progetto CS VOI CES 2024/2028, che conta sul rin novato supporto dell'Unione Euro pea. Basandosi sul successo di CS BODIES, questa iniziativa sottolinea il valore delle voci che provengono da prospettive loca-
li, e voci che vengono raramente rappresentate. Attraverso ricerche partecipative, formazione e advocacy il programma quadriennale intende promuovere un cambiamento significativo nell'elaborazione delle politiche culturali e nelle pratiche artistiche. Da segnalare in occasione della BIAC il lancio delle prime pubblicazioni di CS VOICES, con approfondimenti sul contesto francese del circo contemporaneo e delle outdoor art, completate da un kit di strumenti sulle tournée in Francia e da uno study case sulla sostenibilità della BIAC.
NOS BAISERS SERONT TREMPÉS DE LIBERTÉ
GROUPE NOCES / FLORENCE BERNAD
Con Nos baisers seront trempés de liberté (I nostri baci saranno intrisi di libertà), Florence Bernad vuole mettere in scena un gruppo di 5 ballerine acrobatiche che hanno deciso di non aver più paura di nulla, libere da ogni questione di legittimità, lealtà e onestà. Insieme, dai 20 ai 60 anni, queste donne inventeranno un'abbondanza di voli acrobatici e vertigini ludiche; è il piacere della vita che attraversa la scrittura della coreografa. Il suo obiettivo è quello di mettere al centro le artiste, liberate dalle loro eredità, sulla strada verso un futuro consapevole, che invoca il dramma delle 100.000 donne bruciate sui roghi dell'Europa durante il Rinascimento.
Florence Bernad ha fondato il Groupe Noces a Montpellier nel 2001. Esponente di spicco della danza virtuosa ed emozionale, le sue creazioni combinano danza, acrobazie e testo. L'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di tutte le sue riflessioni, ed ogni creazione è accompagnata da residenze e incontri con il pubblico, in case popolari per bambini, scuole e college. All’attivo 13 spettacoli, rappresentati più di 6.000 volte in centri circensi, palcoscenici, centri culturali rurali e festival di strada.
lacitedesartsdelarue.net lieuxpublics.com in-situ.info
di A.R.
Le arti negli spazi pubblici stanno subendo una profonda trasformazione artistica. Mentre coreografi, registi e compositori stanno prendendo possesso degli spazi pubblici, e le arti visive e le performance dal vivo si stanno unendo per creare una nuova disciplina, un'arte del contesto, un'arte emergente. In questo articolo presentiamo tre strutture a Marsiglia nate per sostenere l’arte negli spazi pubblici.
La Cité des Arts de la Rue è un luogo di creazione e sperimentazione che riunisce a Marsiglia una decina di strutture dedicate all’arte di strada e gli spazi pubblici. Il progetto nasce nel 1995 dalla volontà comune di Michel Crespin (fondatore e poi direttore per 13 anni del centro nazionale di creazione Lieux Publics) e Pierre Berthelot (co-diunirerettoreartisticodellacompagniaGénérikVapeur)di le forze per fondare a Marsiglia uno strumento all'altezza della loro ambizione per le arti di strada. I due artisti identificano i loro difetti (ubicazione precaria, spazi di costruzione e di prova insufficienti, ecc.) e i loro
punti di forza, l'articolazione delle rispettive reti: Lieux Pu-
blics, unico centro di creazione di street art in Francia, e Générik Vapeur, una compagnia di fama internazionale.
Sostenuta fin da subito dallo Stato, La Cité des Arts de la Rue si è progressivamente imposta agli occhi delle autorità locali, in primis della città di Marsiglia, proprietaria del progetto, come uno strumento di punta per lo sviluppo identitario e culturale su scala locale, nazionale e internazionale. Inaugurato il 30 novembre 2013, questo immenso laboratorio scenico, vero e proprio ecosistema dedicato alle arti nello spazio pubblico, riunisce una estesa filiera di competenze e know-how: creazione artistica, formazione, costruzione scenografica, diffusione, azione culturale e mediazione.
Situato nell'ex frantoio di Abeilles, nella zona nord di Marsiglia, que- sto luogo eccezionale si estende su 36.000 m², con 11.000 m² di edifici, 12.500 m² di strade, piazze e passaggi e 12.500 m² di spazi verdi, macchia, giardini e fiumi. Dopo la fusione con l'Associa- tion pour la Cité des Arts de la Rue (ApCAR) nell'estate del 2022, Lieux Publics gestisce il coordinamento degli spazi di la- voro collettivi, la mediazione e la comunicazione del progetto nell'intera area metropolitana.
Lieux Publics, fondata nel 1983 dal "papadelleartidistrada"MichelCrespin, sostiene artisti di tutte le discipline che creanoper,coneneglispazipubblici.Lieux Publics è riconosciuto dal Ministero della CulturaFrancesecomeCentroNazionaleper leArtidiStradaeloSpazioPubblico(CNAREP) ecentroeuropeoperlacreazione.Lesueazioni spazianodall'aiutoallacreazione,conunaventinadicoproduzionieresidenzeall'anno,aiprogetti regionali, fino alla programmazione stagionale con eventi salienti proposti durante tutto l'anno nell’area metropolitana di Aix-Marsiglia. Gli spazi pubblicidellaCitédesArtsdelaRuepossonoaccogliere ogni fase della creazione e progetti su larga scala.Conunasalaproveedimontaggio,unlaboratoriodicostruzione,unasaladiscrittura,undeposito,alloggiespaziesternicondivisi, LieuxPublicspuòaccoglieregliartisti in condizioni ottimali e soddisfarealmegliolasuamissionedi centrodicreazionenazionale. Lastrutturazionedeicentrinazionaliperleartidistradaeglispazi pubblici(CNAREP)elaloroinclusione tra le reti certificate nel 2010rappresentailcoronamento di una politica di sostegno al settoredelleartidistradaedegli spazi pubblici attuata da circa vent'anni.
OggiinFranciaiCNAREPsono 13,distribuitisututto il territorio nazionale.Sostengono progetti artistici e culturali per gli spazi pubblici e la carrieradegliartisti. Sono le strutturediriferimento perlacreazione,ladiffusione elapresentazionealpubblico diprogettiartisticiepartecipanoalriconoscimentoeallaqualificazionedelleartidistradaedeglispazipubblici.
IN SITU, piattaforma europea per la creazione artistica negli spazi pubblici, è la storia di programmatoriappassionatidinuoveesteticheedi 2003,problematichelegateallospaziopubblicoche,dal europeahannounitoleforzepercollaboraresuscala esupportareartistichelavoranoaldifuori neldeiluoghiconvenzionali.GuidatadaLieuxPublics,lareteèstatacreata corso di 7 progetti consecutivi sostenuti dal programma Europa nateCreativadellaEU.Conlasuaespansione,lesuecompetenzesisonoaffiratorielesueattivitàsonodiventatepiùspecifiche:scoutingdiartisti,laboeincubatoriperprogettiartisticitransnazionali,coproduzioniediffusionedicreazioniemergenti,residenzetrasversalieuropeeeinternazionali, esplorazioniartistiche,seminariprofessionali, serie di podcast e sviluppo del primoMOOCdedicatoallacreazioneartistica negli spazi pubblici. (UN)COMMON SPACES è l'ultimo progetto IN SITU che ha riunito dal 2020 al 2024 ben18partnere16artistiassociatiprovenienti da 13 paesi per affrontare 6teminarrativisviluppatiduranteilprogetto:Rigenerazionedeiluoghi,Spazidigitali,Natura,Comunità,Identitàculturale, Giustizia sociale. IN SITU ha infine appenalanciatoilsuoottavoprogetto, PLATFORM; nel quadriennio 20252028 verranno individuati e supportati 200artistiemergentichecreanonello spaziopubblicoeinluoghinonconvenzionaliintuttaEuropa.
Lo scorso gennaio, a Marsiglia, in occasione dell’Annual General Meeting di Circostrada, il principale network europeo per il circo e lo spettacolo negli spazi pubblici, Outdoor Arts Italia ha raggiunto un nuovo riconoscimento che incide in maniera determinante nel suo percorso di crescita e rinnovamento: l'elezione di Eleonora Ariolfo nello Steering Committee del network. Già direttrice della precedente FNAS (Federazione Nazionale delle Arti in Strada), che aveva fatto il suo debutto internazionale proprio durante il General Meeting al Cratère Surface Festival, Ariolfo avrà l’opportunità di rappresentare le esigenze e le richieste del settore, assicurando che le necessità e le istanze degli artisti e degli operatori italiani vengano ascoltate a livello europeo.
Questo riconoscimento rafforza il ruolo di Outdoor Arts Italia sulla scena interenazionale e contribuisce ad ampliare l'impatto delle sue attività nel promuovere collaborazioni e sostenere la crescita del settore. Negli ultimi anni, l'ente ha attraversato un’importante trasformazioni, ridefinendo la propria missione e consolidandosi come punto di riferimento per il settore a livello nazionale. Questo percorso ha permesso di strutturare un modello di rete e agenzia di sviluppo capace di supportare la riflessione politica e culturale sullo spazio pubblico, favorendo il dialogo tra artisti, istituzioni e stakeholder. Se fino a oggi l’attenzione è stata focalizzata sulla crescita e sul rafforzamento delle strutture nazionali, il nuovo posizionamento internazionale apre una prospettiva più ampia, permettendo un contatto diretto con pratiche consolidate e modelli efficaci di governance.
L’esperienza europea evidenzia altresì la necessità di un riconoscimento struttu-
rale per le middle organizations, realtà intermedie di filiera fondamentali per il supporto del settore. Con le dovute distinzioni, un modello possibile verso cui tendere è rappresentato da Artcena, il Centre National des Arts du Cirque, de la Rue et du Théâtre in Francia. L’ente accompagna artisti e professionisti nello sviluppo dei loro progetti, promuove la creazione contemporanea e facilita il dialogo tra il settore e le istituzioni. Modelli come questo dimostrano l'importanza di un framework normativo solido, capace di sostenere le arti performative nello spazio pubblico attraverso strumenti concreti.
Outdoor Arts Italia porta questa riflessione a livello nazionale, rafforzando il proprio impegno di advocacy e offrendo agli artisti e agli operatori gli strumenti necessari per affrontare le sfide del presente. L’ingresso nello Steering Committee di Circostrada rappresenta un ulteriore passo concreto in questa direzione, permettendo di ampliare la rete di opportunità internazionali per gli artisti e gli operatori italiani e di costruire un dialogo più strutturato con i partner europei di riferimento.
L’impegno internazionale dell'associazione si traduce già in azioni tangibili. Attraverso il ruolo attivo in progetti chiave come Fresh Street #5 e il programma SPARK, volto a creare nuove opportunità di sviluppo per artisti e organizzazioni, si consolidano altresì importanti legami con realtà di riferimento come FAI-AR e Lieux Publics, in una rete di collaborazioni che consente non solo di rafforzare la presenza dell'Italia nel panorama europeo, ma anche di veicolare nel dibattito nazionale modelli di sviluppo innovativi, con l’obiettivo di dare un impulso decisivo alla crescita del settore.
Questa presenza di Outdoor Arts Italia nella governance di Circostrada non ha tuttavia il valore di una medaglia appuntata al petto, ma segna davvero l'inizio di una nuova fase di consapevolezza e responsabilità. Se il settore delle arti performative nello spazio pubblico vuole crescere e affermarsi pienamente, deve dotarsi di strutture solide, di una visione strategica e di una voce autorevole nei processi decisionali. La sfida non è solo quella di rendere protagonista l’Italia nel dibattito internazionale, ma anche di tradurre le migliori pratiche europee in strumenti concreti per gli artisti e gli operatori italiani.
Outdoor Arts Italia raccoglie oggi questa sfida e consolida il proprio ruolo di motore di cambiamento. Il lavoro da fare è tanto, ma il percorso è tracciato: costruire un settore più forte, connesso e riconosciuto, capace di incidere sulle politiche culturali e di ridefinire il valore delle arti nello spazio pubblico. L'orizzonte è internazionale, ma l’impatto sarà tangibile a ogni livello, perché solo attraverso una visione ampia e condivisa crediamo che si possono generare cambiamenti davvero reali e duraturi.
Nell'immagine: Circostrada GM
Photo credits: Circostrada Maggiori info: outdoorarts.it
Il futuro delle arti performative? Equità, sostenibilità e buone pratiche al centro di OCA Doc
SPARK è un laboratorio trans-settoriale che riunisce partecipanti di diverse discipline per affrontare tematiche specifiche relative al circo contemporaneo e alle outdoor arts, con l'obiettivo di proporre soluzioni concrete ai problemi del settore. Il programma, che fa parte degli obiettivi 2024/27 di Circostrada, promuove la collaborazione tra lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e stakeholder di altri settori, attraverso lo scambio di idee, conoscenze, pratiche ed esperienze. Il confronto mira a sostenere l'attività di advocacy del network e dei suoi membri su temi chiave del settore, creando una piattaforma aperta a tutti i professionisti del comparto, elaborando raccomandazioni a breve e lungo termine, proponendo soluzioni contestualizzate e creando contenuti aggiornati per studi e pubblicazioni
Il General Meeting, tenutosi a inizio anno a Marsiglia, ha visto un’interessante accelerazione del protagonismo italiano nel network Se da un lato abbiamo salutato l’entrata della direttrice di Outdoor Arts Italia nel comitato direttivo di Circostrada, con un programma di orientamento delle politiche della rete verso istanze e visioni più mediterranee, l’ingresso nel nucleo di esperti di Spark del responsabile dello sviluppo della cooperativa Doc Servizi, Federico Toso, rappresenta un ulteriore segno che va letto come testimonianza dell'autorevolezza acquisita dall’intero settore e come una motivazione ulteriore a investire nella condivisione di dati, analisi, urgenze, obbiettivi e, soprattutto, metodologie. Questo riconoscimento mette infatti in risalto quanto conti la collaborazione strutturale tra enti diversi e quanto sia sempre più importante cominciare a parlare del settore in termini di filiera, superando l'inattuale contrapposizione sindacale tra artisti e pro-
grammatori e tratteggiando una considerazione trasversale dentro cui dare voce anche alle persone, ai luoghi, ai “tecnici” dello spazio pubblico, agli amministratori locali, alla società civile e alle organizzazioni intermedie di sviluppo Un protagonismo internazionale che darà sicuramente l'opportunità di condividere alcune importanti sperimentazioni portate avanti in questi anni, come il protocollo OCA e il progetto in corso di Tavolo Nazionale sulla sicurezza. Queste iniziative, nate dalla volontà di migliorare le condizioni di lavoro e la sicurezza degli artisti, rappresentano un patrimonio di conoscenze e buone pratiche che possono essere messe a disposizione della comunità internazionale. Essere nel gruppo di lavoro SPARK potrà altresì di veicolare i risultati conseguiti dalla Fondazione Centro Studi Doc, nella promozione di politiche migliorative impattanti su urgenze quali dignità del lavoro, sostenibilità e innovazione nel settore dello spettacolo dal vivo
Nel focus internazionale rientrano così i modelli che promuovano la sostenibilità economica per gli artisti, attraverso retribuzioni adeguate, piene tutele sociali, una completa professionalizzazione dei lavoratori, la formazione continua e il riconoscimento delle competenze, anche attraverso il ruolo delle reti e delle organizzazioni intermedie. Pilastri del dibattitio saranno la sicurezza sul lavoro, la gestione dei rischi, con particolare attenzione all'uso artistico dello spazio pubblico, la sfida della sostenibilità ambientale in relazione all'impatto di eventi e produzioni, mentre un'attenzione particolare sarà data alla promozione del contrasto a tutte le discriminazioni. Il lavoro elaborato, le idee e i risultati di Spark confluiranno così nella definizione delle priorità di sviluppo delle future
politiche di Circostrada, traducendosi in linee di indirizzo pratiche e consolidando il network come la più importante piattaforma di advocacy per la redazione di più efficaci linee di indirizzo politico
Essere parte del team di lavoro significherà certamente raccogliere e farsi portavoce delle istanze del sistema italiano, contribuendo a definire una visione strategica e condivisa a partire da un punto di osservazione e pratica privilegiato, ma spesso meno rappresentato: il sud dell’Europa. Significa altresì una grande opportunità per affilare assieme gli strumenti e alzare l'asticella del confronto coi decisori politici nazionali
Spark nasce infatti per farsi cassa di risonanza delle urgenze di circo e spettacolo di strada per accompagnare i policy makers a una comprensione più dettagliata della natura atipica del nostro settore, favorendo politiche di sviluppo che siano davvero radicate ai bisogni e alle richieste di chi ha fatto di questa passione una professione.
Saranno diciotto mesi intensi e, soprattutto, fertili di spunti per la produzione di materiale per le pubblicazioni del network e dei suoi membri Sarà soprattutto un territorio di semina e dialogo con tutti gli attori del settore, quindi una sfida, un canale privilegiato e una ghiotta occasione per mantenere attuale il dibattito sul futuro del circo
Nell'immagine: SPARK, Graphic design
Photo credits: Circostrada
Maggiori info: SPARK on Circostrada
aucklandbuskersfestival.co.nz worldbuskersfestival.co.nz tekuramaninirau.nz anzca.co.nz
di Andrea Mineo
editor Annalisa Bonvicini
Milano. 20 gennaio. Piove. Parto in direzione Nuova Zelanda. Arrivo a Auckland, la più importante città sull’Isola del Nord. Ha uno skyline futuristico: grattacieli si specchiano sulla baia in un miscuglio cosmopolita di kiwi (nome utilizzato per indicare la popolazione della NZ), asiatici, indiani e persone provenienti dai vari arcipelaghi del Pacifico.
La prima tappa del tour neozelandese ha luogo qui: dal 24 al 27 gennaio vado in scena al Auckland International Buskers, festival nato dalla volontà della camera dei commercianti di avere un evento internazionale e organizzato dalla CrackerJack Events, agenzia di eventi con un piccolissimo team di donne capitanate da Vanessa Black e Pam Glaser. Con pochi fondi pubblici e tanto amore il festival è un punto di riferimento per l’estate cittadina: locali e turisti si affollano nei differenti spot per vedere gli spettacoli. Giunto alla sesta edizione, quest’anno ha ospitato compagnie provenienti da Italia, Giappone, Ghana, Australia e Canada.
Finito qui, volo a Christchurch, la più grande città dell'Isola del Sud, per il World Buskers Festival dove vado in scena dal 29 al 2 febbraio. Qui faccio delle belle chiacchiere con il veterano Shay Horay e l’artista multidisciplinare Jenny Ritchie. Shay Horay (aka Rubber Band Boy) è il vincitore del Guinness World Record per il più alto numero di elastici in faccia (78!). Mi accoglie a casa, a Lyttletown, sobborgo di Christchurch, un piccolo porto con acqua cristallina circondato da colline verdi, ritrovo di artisti, hippie e hipster della “Christchurch alternativa”. “L’arte di strada l’hanno portata artisti da Londra,
negli anni‘80 - dice accendendosi una sigaretta. La prima volta che ne vidi uno, ero bambino: era Mr Moon, tipico busker anni ‘80 con gilet bianco, senza camicia, orecchini a mezzaluna, clave, palline e torce, ma era un figo!”. Mi racconta della sua generazione: nel ‘96 la scena era composta da cinque persone, tutte neozelandesi e un australiano, oggi ancora attive nel busking, nel cabaret o nello stand-up. E poi mi parla del World Buskers Festival, nato nel 1993, è ancora il più importante evento del paese, fondamentale per lo sviluppo della scena oceanica. Il merito – diceva a Jodie Wright, organizzatrice che vide il potenziale dell’arte di strada per unire le persone e creare comunità. In poco tempo divenne uno dei più grandi della regione ma il terremoto del 2011 distrusse la città, ridimensionandolo. Dal 2021 al 2024, l’organizzazione è stata curata da una compagnia australiana che ha spostato il focus su grandi spettacoli indoor, tagliando la parte outdoor e, quindi anche eliminando il contatto con il tessuto sociale
della città. Quest’anno, il festival ha avuto una nuova direzione artistica, Pitsch Leiser e Drew James (Hooza Production) che ha riportato il festival alle origini, riempiendo la città di artisti, internazionali ma soprattutto locali, coinvolgendo artisti ed artiste maori, rinsaldando il rapporto tra il festival e le comunità cittadine. “C’è un paese del quale sentite più l’influenza?” gli chiedo. “Sicuramente l’Australia, è il nostro fratello maggiore Ma con le dovute differenze. Essere un paese così grande porta ad uno stile di spettacolo più grande, “aggressivo” (motoseghe, finali su pali alti 3 metri) mentre lo stile neozelandese è più tranquillo.
Tra i due paesi non c'è bisogno del visto e si crea un naturale scambio tra artisti Australiani e Kiwi.”
Saluto Shay e mi dirigo in una caffetteria dove incontro Jenny Ritchie. Diplomata alla scuola di Christchurch nel 2003, artista multidisciplinare, coreografa, costumista, ha lavorato come creativa per il Cirque du Soleil, Robert Lepage’s ‘Ex Machina’, per cie Rigolo. Ora è tornata in Nuova Zelanda con la sua compagnia di circo e danza Movement of the Human. Davanti ad un cappuccino e ad una strana polpetta al formaggio, iniziamo la nostra conversazione. “Vuoi sapere le origini?”- e ridendo inizia con - “C’era una volta la scuola…”. Aperta nel 1996, la scuola di circo di Christchurch è stata uno degli input per la diffusione del circo contemporaneo e dell’arte di strada. Fondata da due neozelandesi, Godfrey Sim e Peter Burley, aveva come insegnanti Stanislav e Svetlana Shukin, due artist* russ*, che avevano lasciato il circo di Mosca durante un tour sull’isola. La scuola aveva uno stile classico che via via è andato contaminando con il gusto degli allievi, più contemporaneo. Negli anni è cresciuta molto, aveva un percorso professionalizzante di
due anni - che stavano per diventare quattro, ma fu completamente distrutta nel terremoto del 2011. Il progetto si fermò, dando una grossa frenata allo sviluppo del circo in generale. Oggi non esiste una scuola di circo di alta formazione ma è in corso un lavoro di ricostruzione della scena. Esiste il network ANZCA che connette progetti, compagnie, che fa un lavoro di professionalizzazione (codici di sicurezza, ontologia, ecc..) e sta mappando artiste/i, aprendo un dialogo con il Ministero per riconoscere formalmente il circo contemporaneo e poter rilanciare percorsi di alta formazione. Il circo neozelandese sta trovando una sua nuova forma e unicità. Il circo oggi è utilizzato come potente mezzo di ri-valorizzazione e diffusione della cultura e della comunità Maori. Esiste, per ora solo ad Auckland ma con l’idea di
ampliarla in altre zone, la scuola “Te Kura Maninirau is Aotearoa’s first kaupapa Māori circus school” che unisce il circo con la cosmologia Maori: le discipline aeree sono legate al padre cielo, l’acrobatica alla madre terra etc… le lezioni sono in lingua Maori e, per ora, solo per discendenti Maori.
Mi ritrovo a ragionare su quanto ho sentito in queste settimane: porre attenzione sul concetto di ricreare comunità attraverso lo spettacolo. In un momento storico di forte individualismo e disgregazione sociale, forse la performance nello spazio pubblico può agire come atto di rottura e ricostruzione delle norme sociali e della società stessa. Proprio grazie alla performance. (V.Turner - Dal Rito al teatro - Antropologia della Performance). Questo è stato sicuramente, in maniera molto inconsapevole, quel che mi ha fatto scegliere il teatro di strada, portandomi alla creazione dello spettacolo BOATO. Nel 2021, con l’occhio esterno di Marco Borghetti-Tobia Circus, nasce Andy Spigola, il mio eccentrico personaggio: un mix tra mago, artista fallito e parodia del latin lover. Fonti di ispirazioni sono state il cinema italiano anni 70 e i personaggi maschili, ridicoli, grotteschi nati dalla coppia Wertmuller-Giannini (Mimì metallurgico ferito nell’orgoglio, fra tutti). Queste osservazioni, unite alla mia passione per la ricerca acrobatica e non convenzionale su trampoli, hanno dato vita a BOATO, spettacolo che in tre anni ha girato 14 paesi e tre continenti.
andyspigola.art
6-8 NOVEMBRE, MARCHIN (BELGIO) circusstudies.com
di Franziska Trapp
Contrariamente alla comune comprensione del circo come forma d'arte nomade, lo sviluppo del circo moderno istituzionalizzato è fondamentalmente connesso a un processo di stabilizzazione sul territorio. Dal 1850 al 1950, una moltitudine di edifici stabili circensi furono costruiti in tutta Europa e oltre (cfr. Ward 2023). Iniziarono a emergere sedi permanenti che offrivano agli artisti itineranti del luna park un posto stabile in cui esibirsi e lavorare, come l'Astley's Amphitheatre e il Royal Circus a Londra, il Cirque d'Hiver a Parigi e il Circus Gymnasticus a Vienna. Si potrebbe persino essere tentati di parlare ancora oggi di un altro "boom edilizio" internazionale. Il consolidamento del circo contemporaneo come forma d'arte che è "ora saldamente affermata come una delle forme più popolari di spettacoli dal vivo" (Lavers 2020, 1) ha portato a un numero crescente di edifici circensi permanenti, che fungono da scuole di circo, spazi residenziali, centri per attività ricreative e luoghi di spettacolo. Sono in costruzione nuovi edifici circensi, come Le Cirque de Latitude 50 in Belgio; edifici circensi storici sono in fase di ristrutturazione e riprogettazione, come Rīgas Cirks in Lettonia; e altri edifici più vecchi sono in fase di riqualificazione, ad esempio La compagnie des Autres in Quebec ha riqualificato una chiesa, Up - Circus and Performing Arts in Belgio ha riqualificato un supermercato e Cirqu'Aarau ha riqualificato un vecchio maneggio al coperto.
È impressionante che gli esempi selezionati includano edifici inaugurati soltanto negli ultimi tre anni: il numero effettivo di edifici circensi nuovi e riqualificati è molto più elevato. I progetti di questi edifici sono eterogenei come la forma d'arte stessa. Tuttavia, tutti si collegano simultanea-
degli anni '90, rappresenta la visione canadese del circo di quel periodo, con i suoi spettacoli elaborati per un grande pubblico, mentre le decisioni architettoniche di Le Cirque de Latitude 50 promuovono una visione del circo contemporaneo in Europa, che può essere descritta come
mente alla loro tradizione e al futuro del circo. Il contesto storico del luogo, così come il suo ambiente culturale contemporaneo, danno forma a ogni costruzione: La Tohu a Montréal, creato alla fine
collaborativa, interconnessa e sostenibile; l'edificio offre ai singoli artisti o alle piccole compagnie (e alle loro famiglie) lo spazio necessario per la creazione e la contemplazione.
Questa osservazione ha costituito il punto di partenza per il convegno internazionale "New Circus. New Architectures?" che si è svolto dal 6 all'8 novembre 2024 nel mezzo della campagna belga. Co-organizzato da Franziska Trapp, ricercatrice presso l'Université Libre de Bruxelles e drammaturga, e Latitude 50, centro per il circo e l'arte di strada, l'evento ha riunito circa 60 partecipanti internazionali provenienti dal mondo accademico, dalla pratica artistica e dalla gestione culturale. L'obiettivo: utilizzare edifici circensi storici e contemporanei, le loro forme e tipologie, discorsi ed epistemi come punto di partenza per discussioni su questioni più ampie riguardanti le interrelazioni artistiche, sociali, culturali e storiche.
Per facilitare un'atmosfera di lavoro stimolante e creativa tra i partecipanti, la conferenza ha offerto una varietà di formati. Tre relatori principali, ovvero Julieta Infantino, Università di Buenos Aires, Peta Tait, La Trobe University Melbourne e Jaen Naets, rigger e tecnico presso Cie Basinga, hanno presentato il loro lavoro in lezioni approfondite. Inoltre, cinque panel incentrati su Storiografia, L'effimero, Inaugurazioni, Società e Resistenza, sono stati caratterizzati da una diversità di prospettive disciplinari, tra cui architettura, sociologia, teatro, danza, performance e studi e pedagogia circense, con la partecipazione di studiosi e professionisti. Una tavola rotonda con rappresentanti della scena circense di Bruxelles ha garantito un collegamento locale con l'argomento dell'evento e ha permesso al pubblico internazionale di riconoscere le particolarità regionali. Inoltre, un World Café, un vernissage e una discussione itinerante hanno completato gli scambi. Il programma serale è stato incorniciato da due spettacoli, ovvero Living by Be Flat e Déchrochez-moiça di Bête de Foire, consentendo ai partecipanti alla conferenza di sperimentare Latitude 50 come uno spazio performativo, mescolandosi con il pubblico ordinario.
Nel caso in cui vi siate persi questo evento, potrete assistere ai suoi vari esiti: nelle prossime settimane, una selezione di lezioni sarà resa accessibile sui siti web degli organizzatori tramite www.circusstudies.com e https://latitude50.be/annee-cirqueet-archi/. Inoltre, il secondo numero dell'IMAC Festival - An Inter-Magazine Circus Festival presenta le riflessioni degli studenti su edifici selezionati. Infine, i tre giorni di intense discussioni sono utilizzati come punto di partenza per la pubblicazione di un'antologia che sarà pubblicata tra circa due anni.
INTER-MAGAZINE CIRCUS FESTIVAL
I tre articoli che seguono fanno parte della II edizione di “Inter-Magazine Circus Festival”, una collaborazione tra l’Université Libre de Bruxelles e tre testate internazionali di circo della rete INCAm: StageLync, Around About Circus, Juggling Magazine.
Gli studenti condividono le loro riflessioni sull'architettura circense per approcciare questioni più ampie, come le interrelazioni artistiche, sociali, culturali e storiche. Gli scambi avvenuti durante il convegno internazionale New Circus. New Architectures? sono stati la fonte di ispirazione.
I diversi background degli studenti offrono prospettive uniche. Tutti sono uniti dalla curiosità per le arti dello spettacolo, incluso il circo, che li ha portati al programma MA Arts du spectacle. Nell'ambito del Circo|Studies, progetto di ricerca interdisciplinare guidato dalla Dott.ssa Franziska Trapp, gli studenti di teatro esplorano la drammaturgia circense, collaborano con artisti emergenti, si impegnano nell'analisi e nella critica della performance. Le loro esperienze culminano poi in tesi di laurea e articoli come i seguenti. Alte Reithalle Aaraucie Le Vide -
di Nicolas Magne Lefebvre
L'uso del termine "circo" per riferirsi al Circo Massimo è intrigante, poiché sembra più un precursore dei moderni ippodromi e stadi sportivi. La sua evoluzione semantica riflette l'eredità degli spettacoli antichi e la loro reinterpretazione nel corso dei secoli. Più che un luogo di intrattenimento, era soprattutto uno spazio dedicato alle competizioni sportive, che evocava le arene contemporanee, incarnando al contempo una dimensione simbolica e politica propria dell'antica Roma. Questo articolo esplora la trasformazione della nozione di circo, dal Circo Massimo, simbolo di potere, al circo contemporaneo, divenuto spazio di riflessione critica. Analizzandone l'architettura e la drammaturgia, vedremo come queste forme di spettacolo, seppur diverse, abbiano in comune lo stesso obiettivo: catturare il pubblico spingendosi oltre i limiti del possibile.
In origine il Circo Massimo aveva una funzione militare e sociale, riuniti sotto un unico impero. Le gare simboleggiavano il rinnovamento del ciclo cosmico e celebravano il passare delle stagioni. Sebbene ospitasse diverse esibizioni, rimase soprattutto un ippodromo incentrato sulle gare di velocità.
Con i suoi 600 metri di lunghezza e 140 metri di larghezza, il Circo Massimo poteva ospitare fino a 300.000 spettatori, molti di più degli stadi moderni. Questa monumentalità rifletteva il desiderio di Roma di affermare il proprio potere imperiale attraverso lo spettacolo. Il cuore del Circo Massimo era la corsa dei carri, dove velocità e pericolo erano i temi dominanti. La ricerca del sublime, che mescolava meraviglia e terrore, rifletteva una struttura sociale e una visione del mondo fondata sul dominio della natura e degli altri esseri umani: i cocchieri, spesso schiavi, e
gli animali fungevano da strumenti di spettacolo. La morte era parte integrante dell'esperienza. Gli incidenti e i sacrifici attorno alla spina centralizzavano la dram maturgia del pericolo, e misure di sicurezza più stringenti vennero introdotte solo dopo in cidenti che coinvolsero gli elefanti, anch’essi protagonisti di alcune competizioni.
Nel XVIII secolo, Philippe Astley sviluppò il circo integrando dimostrazioni equestri ispirate alle tecniche militari. Questi spettacoli enfatizzavano la disciplina, la forza e la resistenza, svolgendo al contempo una funzione propagandistica. L'arte equestre, crocevia tra sport, circo e teatro, si inseriva in una continuità drammatica con le tradizioni romane. Il circo delle origini metteva in scena una serie di numeri che spesso comprendevano pantomime storiche e mitologiche, rafforzando così il suo legame con gli spettacoli antichi.
A differenza delle forme tradizionali che privilegiano la spettacolarità e il pericolo con l'obiettivo di dimostrare potere, il circo contemporaneo è orientato verso questioni legate alle crisi ambientali o alle disuguaglianze sociali. Il rischio diventa una metafora delle sfide moderne. Mentre il circo tradizionale esaltava il dominio
del pericolo, il circo contemporaneo mette in discussione la fragilità umana. Alcuni spettacoli, come Chute! di Cie La Volte esplorano il fallimento e l'imperfezione, mentre altri utilizzano la precarietà delle strutture per simboleggiare l'incertezza dell'esistenza. Talvolta in spazi più piccoli, favorendo una vicinanza più intima tra artisti e spettatori.
Il Circo Massimo affermava la stabilità politica e la gerarchia sociale attraverso l'intrattenimento, incarnando il motto "Panem et circenses". Al contrario, il circo contemporaneo tende a mettere in discussione strutture e gerarchie. Nonostante le loro differenze, queste due forme di spettacolo affascinano perché giocano sullo straordinario. Laddove il Circo Massimo univa le masse sotto un'ideologia comune, il circo contemporaneo privilegia la diversità di storie e prospettive e la adatta alle problematiche attuali, nella necessità di un nuovo equilibrio.
UN LUOGO PER SOGNARE
latitude50.be
di Anaïs Moustapha
Circo ovunque! Manifesti elettorali vandalizzati che sembrano ritratti di clown, un governo paragonato a un circo discutibile: non è una novità, ma l'anno elettorale del 2024 ha dato vita a un circo mediatico durato 239 giorni. I belgi attendevano la formazione di un governo che faticava a fare il suo ingresso trionfale. Se uno strano circo ha invaso gli spazi, nel frattempo, a 1 ora e mezza di macchina da Bruxelles, quello di Latitude 50 trascende la quotidianità.
TRA CIRCO E POLITICA
Questo progetto, seppur straordinario, è nato nel 2018 dalla collaborazione di persone piuttosto comuni come te, me o i nostri politici eletti. Olivier Minet, ex giocoliere di Huy (città vicino a Marchin), lo studio di architettura Meunier-Westrade per la progettazione e l'impresa Stabilame per la costruzione offrono una visione del futuro e rispondono alle preoccupazioni degli artisti e del pubblico. Latitude 50 fa parte del polo del circo e delle arti di strada e diventa quindi uno dei dieci centri scenici della Federazione Vallonia-Bruxelles che hanno sostenuto il progetto insieme alla Provincia di Liegi e al Comune di Marchin. Oltre agli stretti legami economici con i diversi enti che hanno partecipato alla realizzazione del progetto, Latitude 50 è stata sostenuta, consigliata e riconosciuta per il suo contributo alla scena culturale locale, belga e internazionale. Le loro missioni sono sia artistiche che sociali: spettacoli, mostre, residenze, ristorazione, abbattimento delle barriere tra il pubblico, un'opzione di arti circensi nella scuola secondaria, un'infrastruttura che concilia vita artistica e genitorialità... Un piccolo extra, l'odore del legno una volta varcata la porta, che richiama senza artificio la natura che lo circonda. Qualcosa che delizia gli occhi, lo stomaco, ma soprattutto il cuore.
LATITUDE 50 TRACCIA LA ROTTA PER DOMANI
Un circo alto 16 metri, realizzato in materiale massiccio, non completamente circolare ma interamente in legno, in campagna, in un piccolo paese che non vedeva la costruzione di un circo dal 1903,
non passa inosservato. E tuttavia si fonde con il paesaggio trasformandolo profondamente. Ogni funzione ha il suo spazio; ogni spazio ha la sua funzione. Tutto è modulare a seconda delle esigenze di prova, creazione o trasmissione. Da un lato, un palco black box è riservato agli artisti, mentre dall'altro una tribuna da 300 posti si estende fino al bordo del palco. È dotato di isolamento ad alte prestazioni e di pannelli solari sul tetto, pertanto, azzera i costi energetici durante il giorno per il riscaldamento e l'illuminazione di servizio. Il sito ospita anche una scuola di circo con un’ampia sala, una biblioteca con documenti sul circo e sulle arti di strada, uno spazio all'aperto, un laboratorio di scenografia, un'area ristorazione con prezzi accessibili e un'atmosfera amichevole, un appartamento, uno studio, una casa, una roulotte, tutto a due passi dal circo. È stata una scommessa rischiosa quella di creare un micro villaggio circense a Marchin, che si distingue per le sue scelte ambiziose: permanente e sostenibile, sul palco e in strada, creazione e diffusione, per artisti e pubblico, per il circo e altre forme artistiche, vicino e intimo, per ieri, oggi e domani.
Osservare il circo Latitude 50 significa osservare se stessi e interrogarsi sull'impatto che si ha quando si collabora con gli altri e con l'ambiente circostante. Ispira il desiderio di fare le cose in modo diverso, anche se ciò significa commettere errori, e di coltivare lo spirito del sognatore, del pensatore e del creatore.
Definirli un circo utopico sarebbe un errore, perché per riuscire a mobilitare le conoscenze di tutti e dimostrare inventiva nell'adattarsi ai vincoli del territorio, il loro team rinnova ogni giorno l'impresa di stabilire ciò che oggi sembra eccezionale in Belgio: la governance. Non è solo un circo, è un punto di riferimento per intere generazioni.
Les Arts Sauts è stato fondato nel 1993 da Stéphane Ricordel, Laurence de Magalhaes, Frank Michel e 3 ex allievi del CNAC, Germain Guillemot, Fabrice Champion, Côme Doerflinger. La compagnia ha poi raggiunto un organico formato da una ventina di trapezisti e si è esibita dal 1994 al 2006, sciogliendosi poi nel 2007, con una memorabile ultima rappresentazione a Pleumeur-Bodou.
Il loro chapiteau, la Boulle, struttura autoportante grazie a un ingegnoso sistema a pressione pneumatica, un diametro di 42,6 mt per una altezza al centro di 21,3 mt, una capienza di oltre 800 spettatori comodamente sistemati su chaise longe, è diventato iconico, ispirando altre soluzioni analoghe.
Cinque ex-membri di Arts Sauts hanno formato nel 2007 l'associazione VOST (version originale sous-titrée) e continuano le loro esperienze aeree sotto il nome Cirkvost.
LETTURE
Nel luglio 2009, Laurence de Magalhaes e Stéphane Ricordel assunsero la direzione del Théâtre Silvia-Monfort di Parigi, ribattezzandolo Le Monfort, e caratterizzandolo con una programmazione di spettacoli multidisciplinari (teatro, musica, danza, circo contemporaneo).
BOISSEAU Rosita, L’extraordinaire aventure des voltigeurs des Arts Sauts, Le Monde, 29 septembre 2006
JACOB Pascal et POURTOIS Christophe, «La bulle des Arts Sauts» in Du permanent à l’éphémère… Espaces de cirque, Bruxelles, CIVA, 2002
Conférence de Jan Naets, «The Bubble Tent» dans le séminaire New Circus, New architecture, 6-9.11.2024
Interview téléphonique avec Jan Naets, 26 novembre 2024
Formes.ca - Chapiteau textile, Claude Paquin, may 2018
Il nuovo tendone del Circo Krone (Germania), 2025, la più innovativa struttura viaggiante del momento
di Raffaele De Ritis
La circonferenza della terra è di 40mila km, il suo diametro di 13mila. Per una curiosa coincidenza, i pionieri del circo trovarono in 13 metri la lunghezza della corda che guida il cavallo in un percorso circolare, che risulta a sua volta in un diametro di 40 metri. Misticismo? Il cerchio che ne deriva è lo spazio perfetto che, in mille trasformazioni, ha guidato la nascita l'evoluzione dell'architettura circense negli ultimi 250 anni.
Il primo problema strutturale di questo cerchio era la copertura; il circo nasce negli imperi dal clima freddo: Gran Bretagna, poi Francia e Austria. E quindi, adeguamento alla vita teatrale: l'aggiunta di un tetto, un palcoscenico complementare, palchi, facciate decorative danno al circo un'identità architettonica e un'estetica dello spazio. Nella prima metà dell'800 i circhi sono dunque stabili, anche se in legno, frequenti vittime di incendi o crolli. Nel caso di tournée, il cerchio si inscriveva nell'urbanistica di piazze o cortili o, come nel caso dell'Italia, nelle platee dei primi teatri d'opera. Nelle grandi capitali europee, legate alla cultura equestre, sorgono circhi stabili che dopo il 1850 iniziano ad essere in muratura e acciaio, con l'evoluzione di materiali e tecniche dell'edilizia. Questo permette anche maggiori altezze, che si accompagnano alla nascita dei numeri aerei, in seguito alla diffusione dello
sport e della ginnastica. All'alba del Novecento, difficilmente esiste metropoli al mondo che non abbia uno o anche più circhi. E l'Italia? Il nostro Paese fino a quel tempo era abituato ai circhi di provincia o alle grandi compagnie internazionali all'interno dei tanti teatri e Politeama, facilmente riconvertiti all'occasione in circhi equestri (anche per questo, unico Paese orfano di circhi stabili). Nei centri minori, sul modello dei circhi stabili, inizialmente si erigono circhi di fortuna coperti di tela, con legname a noleggio, in genere in occasione delle fiere, per poi essere demoliti.
Ma l'immaginario dello spazio circense è legato al tendone. La prima testimonianza al mondo di un piccolo circo viaggiante col tendone è nel 1852, nella pubblicità di in un ritaglio di giornale americano. Era probabilmente l'ampliamento del modello di tenda militare. La preistoria dello chapiteau é da tracciarsi attorno al 1860: con l'ampliarsi di minuscoli tendoni “parapioggia” (un palo centrale, come un grande ombrello) in Europa e, poco prima, forme di poco più ampie in America. In entrambi i continenti, la morfologia progressiva del circo viaggiante si deve alla fusione tra esercenti di serragli ambulanti e compagnie equestri: ancora una volta è la presenza degli animali a definire la genetica e la forma di fasi storiche del circo, determinando problemi, soluzioni e logistica.
La tenda si sviluppa negli Stati Uniti: i pionieri e gli eserciti ne hanno bisogno in uno sterminato continente da conquistare. Ma in pochi decenni, lo spirito del business, e lo sviluppo delle ferrovie, porteranno a tendoni giganti. Per contenere più spettatori, gli americani sviluppano una formula di circo a tre piste, circondate da un ippodromo. E' questo il modello che vedranno gli europei, quando all'inizio del '900 il circo Barnum e Bailey compie una leggendaria tournée nel vecchio continente. I primi grandi tendoni di forma realmente circolare, speculari ai circhi stabili urbani e strutturati in un'economia viaggiante di ampia scala, si affermano in Germania e Francia a partire dagli anni '20 (Sarrasani e Hagenbeck sono quasi certamente i primi). L'architettura dei tendoni circolari di quel tempo é affascinante, simile al mondo intricato e maestoso dei grandi velieri del mare: robusti teloni che si srotolano, cordami, foreste di alberi di legno, regolati da squadre capaci di una scienza segreta e precisa che si espande su tutto il pianeta. Città viaggianti composte da migliaia di persone e di animali, che sorgono di notte e sono in grado di sparire già la notte successiva.
In Italia, tra le due guerre, furono i grandi circhi provenienti dalla Germania a imporre il modello itinerante. Nel dopoguerra, complice il boom economico i circensi italiani iniziano a ingrandire le proporzioni dei loro circhi, con nuovi sistemi. E' influente il ruolo di un imprenditore di Alessandria, Giuseppe Canobbio, che introdurrà la tela plastica e soprattutto la cupola orizzontale, per un più agevole montaggio. Negli anni '70 e '80 l'Italia diventa leader mondiale, e le sue industrie forniscono tendoni nei cinque continenti. Ma il circo itinerante diventa anche un vero e proprio progetto di design architettonico: negli anni '60 uno di più grandi architetti del mondo, il tede-
sco Otto Frei, inizia a sperimentare la possibilità di eliminare i pali interni di sostegno. Studiando il sistema dei circhi, inventa il concetto di “tensostruttura”, con design avveniristici. Sempre in Germania, Bernhard Paul crea nel 1976 il Circus Roncalli in cui l'architettura de circo è immersiva: il tendone e l'ambiente circostante sono disegnati e vissuti come un'opera d'arte totale.
I tendoni cercano di replicare l'estetica e il confort dei circhi stabili, che intanto piano piano spariscono. Oggi i circhi stabili nel mondo sono scomparsi al 90 per cento: demoliti nella prima fase di crisi dopo il 1920, bom-
In Europa occidentale sono una ventina gli edifici circensi ancora in attività, e per la maggior parte programmano ancora circo. I più antichi e sontuosi sono il Cirque d'Hiver a Parigi, il Carrè ad Amsterdam e il Tower Circus a Blackpool. Il patrimonio di decine di circhi di provincia in Germania, Francia, Belgio e Olanda é andato perduto, così come la dozzina di teatri-circhi spagnoli e dell'America latina. In Spagna rimane quello polivalente di Albacete, oltre al nuovo Price di Madrid costruito nel 1999. La Francia dopo il 2000 é il paesaggio di nuove architetture moderne, in legno o nuovi materiali, in cui circhi stabili nascono per compagnie o scuole: la grande struttura Fratellini a S.Denis, quella di Zingaro a
bardati nel 1945, abbandonati o rasi al suolo dall'urbanizzazione intorno al 1970. E' invece in Unione Sovietica, e nei Paesi comunisti, che si sviluppa una vera e propria branca di architettura circense: negli anni '70 e '80 si contano in URSS oltre 50 edifici di circo, nei più diversi stili architettonici. L'apoteosi dell'architettura circense è forse il nuovo circo stabile di Mosca (noto come Bols'hoj), creato nel 1972: un progetto da fantascienza, con le piste meccaniche intercambiabili come un gigantesco juke-box, per spettacoli su acqua, ghiaccio o effetti speciali.
Il Cirque d'Hiver Bouglione (Parigi)
è il più antico circo stabile al
budget e la creatività della compagnia di Franco Dragone fino in Cina: solo progetti che in alcuni casi coinvolgono alcuni dei più visionari architetti del mondo, e influiscono sull'estetica del paesaggio urbano. La Cina ha costruito per la prima volta un circo stabile, modernissimo, a Wu Han, alla fine degli anni '90; poi dopo il 2000 molti altri, sempre più sofisticati, fino al Chimelong Circus di Zuhai, oggi forse il più spettacolare al mondo. La Tohu (2006), a Montreal, é il primo stabile del continente americano dedicato alla programmazione contemporanea.
Anche il tendone ha sempre vissuto evoluzioni importanti, artistiche e tecniche. Dopo il 1990, l'eliminazione dei pali interni di sostegno ha stimolato design innovativi: il primo ambizioso esempio fu nel 1986 la tensostruttura Canobbio-Anceschi del Festival di Montecarlo. Per l'itineranza i più notevoli sono forse il modello “Florilegio”, concepito dall'équipe di Livio Togni e dalla ditta Anceschi: la sua cupola ottagonale a punta é forse oggi il formato più efficace e diffuso al mondo. Ancora più avveniristico il formato “cathedral”, nato inizialmente per
Aubervilliers, poi Auch, Nantes, Calais, Cherbourg negli ultimi anni.
Nel 1993, il Cirque du Soleil conclude a Las Vegas un “deal” inedito nella storia: la costruzione di un circo stabile in muratura il cui design è legato al concept di un unico spettacolo. Con lo show “Mystére” (ancora oggi ininterrottamente in scena) nasce il concetto di show residente, e un rilancio planetario dell'architettura circense al passo con le nuove tecnologie, soprattutto dopo il 2000, con i grandi
la scuola di Rosny e poi adottato da grandi circhi viaggianti. Altrettanto ambizioso e monumentale il formato ad “archi” di sospensione: nato inizialmente con il Cirque Phenix di Parigi e poi adattato da altri circhi ai ritmi dell'itineranza. E' interessante come, in tutte queste soluzioni, sia sempre stato l'ingegno pratico delle famiglie di tradizione a concepire soluzioni ed estetiche (stabili o itineranti), poi elaborate dalla visionarietà di esperienze contemporanee e infine restituite alle forme di circo popolare. In fin dei conti, si tratta sempre del movimento di un cerchio che eternamente si insegue e si chiude.
TRE STORICI A CONFRONTO christianjuggler.com erikaberg.com ndjuggling.com
di Shay Wapniaz in collaborazione con DOCC Torino
Pur riconoscendo il contributo fondamentale di Karl-Heinz Ziethen e Alessandro Serena alla storiografia della giocoleria, esploriamo attraverso una triplice intervista il lavoro di tre storici moderni della giocoleria.
PRESENTATEVI
DC Mi chiamo David Cain sono nato nel 1969 negli Stati Uniti. EÅ Mi chiamo Erik Åberg sono nato nel 1978 in Svezia ND Mi chiamo Niels Duinker sono nato nel 1985 in Olanda.
COSA VI SPINGE A DEDICARVI
ALLA STORIA DELLA GIOCOLERIA?
COME SI SVILUPPA IL VOSTRO PROCESSO DI RICERCA? UN ANEDDOTO CHE VI HA PARTICOLARMENTE COLPITO.
DC Ho sempre avuto interesse per la storia della giocoleria. Ho iniziato a scrivere e a fare ricerche nel 2011 pubblicando più di 600 articoli per eJuggle. Concentro le mie ricerche su giocolieri ed esercizi poco conosciuti o comunque inediti, oppure risolvere i misteri della storia della giocoleria, come scoprire quale giocoliere abbia inventato un certo trick, oppure ancora ricostruire le strane origini di una forma di giocoleria. Per esempio l'origine dei cigar box risale al XVII secolo. Fu un prigioniero giapponese, sofferente di insonnia e costretto a usare blocchi di legno come cuscini, a divertirsi lanciandoli e afferrandoli, o creando degli equilibri. Attirò l'attenzione del capo della prigione, che lo fece esibire davanti alle autorità cittadine. Impressionato, l'imperatore lo liberò e lo nominò intrattenitore di corte. Da questo
EÅ All'inizio l'ho affrontato come un compito necessario, qualcosa che dovevo fare per senso del dovere se volevo davvero prendere sul serio la giocoleria, sia come forma di conoscenza che come pratica artistica. Ma ben presto il fascino ha preso il sopravvento ed è diventato un impegno gioioso e stimolante. Ritengo che l'incontro con aspetti finora sconosciuti di Cinquevalli e Rastelli, che si possono trovare attraverso gli archivi dei giornali nell'arco temporale 1860-1917, siano incredibilmente interessanti dal punto di vista della giocoleria e del circo. Ultimamente, ho esplorato la presenza di Rastelli a San Pietroburgo durante il periodo della rivoluzione, insieme alla fondazione e al primo sviluppo del circo in Russia. La profondità e la complessità di queste intersezioni storiche continuano a stupirmi e a intrigarmi.
ND La mia ricerca storica è iniziata come un modo per migliorare i miei spettacoli e differenziarmi. Quando sono passato alla giocoleria professionale, volevo assicu-
rarmi contratti a lungo termine piuttosto che cercare costantemente ingaggi una tantum. Per soddisfare le richieste dell'industria crocieristica, ho cercato di variare il mio materiale. Così ho iniziato a fare delle ricerche con il libro 4000 years of juggling di Ziethen. Quando ho strutturato i miei spettacoli, ho attinto alla categorizzazione degli stili e dei tipi di giocoleria
contenuta nel libro, aggiungendo profondità alle mie performance. Questa ricerca mi ha anche ispirato a condividere le mie scoperte con gli altri. Un aneddoto sorprendente durante la mia ricerca è stata la scoperta di un raro libro in russo di Alexander Kiss dal titolo If you are a juggle.
RACCONTATECI DELLA VOSTRA COLLEZIONE PRIVATA
DC Nel 2012 ho iniziato a raccogliere oggetti di scena, fotografie, poster e materiale storico sulla giocoleria, gettando le basi per quello che sarebbe diventato il Museo della Storia della Giocoleria. Oggi il museo occupa cinque stanze e ospita centinaia di oggetti di scena appartenuti ai più celebri giocolieri della storia, offrendo una panoramica sull'evoluzione e le trasformazioni di questi strumenti nel tempo. Gli archivi del museo includono oltre 15.000 fotografie, 300 poster e quasi tutte le pubblicazioni, libri e riviste, dedicate all'argomento
EÅ Dal 1995 raccolgo filmati di giocolieri, digitalizzando centinaia di VHS, e archivio ephemera come fotografie, manifesti e oltre 25.000 ritagli di giornale su figure storiche come Cinquevalli e Rastelli. Dopo aver incontrato Ziethen nel 2007, iniziai a collezionare libri di giocoleria, raggiungendo oggi oltre 500 volumi. Possiedo anche circa 500 attrezzi di giocoleria, tra cui
clave risalenti al 1860. Il collezionismo per me è un modo per approfondire e preservare la storia della giocoleria, sopperendo alla mancanza di istituzioni dedicate.
ND La mia collezione comprende lettere, fotografie, oggetti di scena e autografi di molte leggende che mi ispirano, come Rastelli e Cinquevalli. Ho la fortuna di vivere vicino alla vasta collezione di giocoleria di Cain negli Stati Uniti e di avere come mentore Ziethen.
OLTRE ALL'ATTIVITÀ DI STORICO, VI OCCUPATE ANCHE DI EDITORIA.
RACCONTATECI DEI VOSTRI LIBRI
E DELLE MOTIVAZIONI
CHE VI SPINGONO A REALIZZARLI.
DC Dopo aver iniziato a scrivere per eJuggle ho deciso di raccogliere le mie ricerche pubblicando 15 libri sulla storia della giocoleria, tutti con un prezzo accessibile, per permettere a qualsiasi giocoliere di acquistarli. Alcuni libri di storia della giocoleria costano oltre 200 dollari, i miei vengono venduti a 15-20 dollari. Attraverso i miei libri e il museo, cerco di contribuire affinché la comprensione della nostra storia sia parte integrante dello sviluppo di ogni giocoliere. Ci sono tanti giocolieri, oggetti di scena e trucchi che la storia ha quasi dimenticato e che hanno molto da offrire ai giocolieri moderni.
EÅ L'anno scorso ho pubblicato il mio primo libro, Cleverer than God. Si tratta di una raccolta di citazioni di e su Cinquevalli, accompagnate da una sintesi biografica. L'ampio archivio che ho raccolto sulla sua vita è un'impresa complessa per un progetto letterario e biografico, quindi ho scelto di dividerlo in più prospettive. Per me la scrittura ha un duplice scopo: è sia un mezzo per condividere le informazioni sia una via per approfondire le mie intuizioni e le mie interpretazioni del materiale di partenza raccolto. Al momento sto lavorando a un libro su Rastelli che uscirà nel 2031 per il centenario della sua morte.
ND Nel 2016, mentre mi esibivo in una crociera, visitai Stoccolma e incontrai Åberg, che mi parlò del progetto per ristampare 4000 years of juggling. Non
trovando un editore per il libro, decisi di pubblicarlo io stesso, con il titolo Juggling, the Past and the Future, imparando sul campo il mestiere dell'editoria. Dopo quel successo, ho tradotto e pubblicato il libro di Alexander Kiss con il permesso della famiglia e Paradoxes of juggling di Michael Staroseletsky. Da allora, ho pubblicato 19 libri e continuo a lavorare su nuovi progetti, rendendo accessibile la storia della giocoleria. Quando un’idea mi ispira, la sviluppo sempre con l’autorizzazione dei giocolieri o delle loro famiglie. Questo approccio ha portato anche alla creazione delle clave "bottiglia" e "cuphead", nate inizialmente per i miei spettacoli e ora utilizzate da giocolieri in tutto il mondo.
Cari lettori e appassionati di giocoleria, con grande entusiasmo vi annunciamo una nuova fase del nostro percorso. Siamo il team di TG Juggling, il progetto che da qualche anno ha promosso con passione e dedizione le news dal mondo della giocoleria. Se ci avete seguito fin dall’inizio sapete bene quanto abbiamo cercato di tenervi aggiornati su novità, eventi, performance e tendenze di questa arte coinvolgente.
TG Juggling è nato per creare un ponte tra la comunità della giocoleria e le notizie che la animano. Attraverso i nostri videonotiziari abbiamo raccontato storie, condiviso idee e fatto emergere le voci di artisti, creativi e appassionati della disciplina. Negli ultimi tempi, il progetto si è spostato sul canale YouTube della IJA (International Jugglers’ Association), dove abbiamo continuato a produrre contenuti in inglese, per un pubblico internazionale.
Ma il nostro cuore batte sempre in italiano, e siamo felici di annunciare che torneremo a proporre contenuti nella nostra lingua madre, con la stessa energia e curiosità di sempre.
Questa nuova fase del nostro viaggio si
intreccia con una collaborazione speciale, che permetterà alla nostra redazione di insediarsi sul canale Instagram di Juggling Magazine. Per noi è un onore e un piacere rinnovare questa collaborazione. Siamo emozionati all’idea di questo nuovo inizio e crediamo che questa sinergia con Juggling Magazine possa portare un vento di novità nel mondo della giocoleria italiana e internazionale, con contenuti freschi, inclusivi e stimolanti.
Cosa troverete sul canale Q di Juggling Magazine? Tante novità! Oltre alle news dal mondo della giocoleria, stiamo lavorando a rubriche tematiche con interviste, scambi di idee e dibattiti, analisi dei trend attuali nel mondo della giocoleria e del circo contemporaneo.
Vorremmo creare uno spazio in cui si possa parlare non solo di numeri e performance, ma anche di cosa significa essere parte di questa comunità, delle sfide, delle passioni e dei sogni che ci unisconoCi impegneremo inoltre nel selezionare per voi alcuni degli articoli di JM sotto forma di pillole video, post e storie.
Uno degli obiettivi principali è dare spazio a nuove voci e a nuove idee. Vogliamo che
il canale Q di Juggling Magazine diventi un luogo di incontro e confronto, dove i giovani artisti e appassionati possano esprimersi, condividere le loro visioni e contribuire alla crescita della comunità.
Una nuova avventura che non può prescindere dal vostro contributo. Vogliamo che i social siano un luogo vivo e interattivo, dove poter ascoltare le vostre opinioni, rispondere alle vostre domande e costruire insieme un dialogo costruttivo.
Vi invitiamo a seguirci sulla pagina Q di Juggling Magazine a scriverci, commentare, condividere idee e suggerimenti. Cosa vorreste vedere? Di cosa vorreste parlare? Quali temi vi appassionano di più? Ogni vostro feedback sarà prezioso per crescere insieme.
Vi aspettiamo sui social per condividere con voi questa nuova avventura. Preparatevi a immergervi in un flusso di notizie, storie, interviste e molto altro. Il mondo della giocoleria è in continua evoluzione, e noi siamo pronti a raccontarlo insieme a voi.
A presto, il team di TG Juggling
INCAM riunisce i media project sulle arti circensi attivi nel settore. In questo numero presentiamo Do Circus , rivista trimestrale taiwanese, dal packaging innovativo e provocatorio, fondata nel 2020 dalla compagnia di circo FOCASA per collegare il circo con le arti, la società, Taiwan e il mondo.
di Baboo Liao editor
La formazione professionale circense a Taiwan è iniziata nel 1982, passando dall'apprendistato tradizionale a un curriculum formativo riconosciuto. Ma nonostante oltre 30 anni di formazione strutturata, molti artisti laureati dovevano affidarsi a rischiose esibizioni di strada per guadagnarsi da vivere. Mentre le arti circensi hanno una lunga storia in Europa, la transizione di Taiwan dai tendoni ai teatri è iniziata solo nell'ultimo decennio. Ancora oggi, il circo è ancora classificato come danza nei programmi di finanziamento governativi, senza una categoria indipendente, e la percezione del pubblico rimane ancora legata al circo tradizionale con spettacoli uomo-animale.
Con l’intento di creare migliori opportunità per gli artisti circensi a Taiwan, nel 2011 Lin Chih-Wei ha fondato FOCASA Circus, prima compagnia di circo contemporaneo del paese, portando il circo nei teatri per dimostrare che è una forma d'arte, emancipandosi dal clichè del circo come intrattenimento all'aperto o nei parchi di divertimento. Nel 2020, FOCASA ha lanciato Do Circus, una rivista trimestrale, per promuovere il circo contemporaneo e renderlo più ampiamente compreso. La rivista funge da centro di conoscenza, collegando il circo con le arti, la società, Taiwan e il mondo. Nata come pubblicazione in stile quotidiano a due fogli, veniva distribuita gratuitamente in librerie, luoghi d'arte, bar e spazi per spettacoli, raggiungendo principalmente i professionisti del circo. Nel 2024, la rivista di arti performative più longeva di Taiwan, PAR Performing Arts, ha chiuso i battenti, limitandosi ad occasionali articoli sulle arti performative sui principali quotidiani. A Do Circus abbiamo quindi riconsiderato il ruolo della carta
stampata. Il circo, come tutto lo spettacolo dal vivo, riguarda la presenza fisica, l'esperienza in tempo reale e l'autenticità, cose che i media digitali non possono catturare appieno. Ciò ha rafforzato la nostra convinzione che la carta stampata abbia ancora un valore unico nell'era digitale. L'estate scorsa, Do Circus è stato riprogettato per avvicinare lo spirito del circo alla vita quotidiana. Crediamo che il circo non sia solo un'arte performativa, ma rappresenti lo spirito volto a superare i propri limiti, la libertà creativa e un modo diverso di pensare e vivere.
La nuova edizione di Do Circus è composta da due parti: la parte A si concentra su temi del circo che si collegano al grande pubblico; la parte B registra gli eventi circensi a Taiwan e nel mondo. Ogni numero è progettato in collaborazione con diversi artisti, rendendo l'esperienza di lettura creativa quanto il contenuto stesso. Ad esempio, il numero estivo, No Pain No Gain, ha esplorato i rischi negli spettacoli
circensi e argomenti come infortuni, assicurazione e recupero della carriera. Il suo design imitava una scatola di cerotti, a simboleggiare sia il dolore che la guarigione. Il numero invernale, Are We Humans or Are We Queer?, ha utilizzato un concetto di "drag bag" per celebrare la sfida della comunità queer alle norme di genere. Qui, la rivista è diventata una passerella e la lettura è diventata un atto di trasformazione.
Oltre alla versione cartacea, abbiamo anche lanciato una piattaforma digitale Do Circusonline: la versione cartacea offre contenuti approfonditi e un'esperienza di lettura pratica, mentre la piattaforma digitale fornisce aggiornamenti immediati, condivisione di conoscenze e discussioni interattive. I due format lavorano insieme, fondendo l'impegno online e offline. Continuiamo a sfidare e rimodellare le aspettative su cosa può essere una rivista, proprio come il circo spinge continuamente i confini del potenziale umano e ridefinisce i limiti della quotidianità. Guardando al futuro a Do Circus vogliamo costruire una piattaforma che documenti l'evoluzione del circo asiatico, con Taiwan come nucleo, condividendo le meraviglie del mondo del circo con tutti.
officinacrobatica.com
di Camilla Obbi Officina Acrobatica
La corda aerea si fa portatrice della figura di un intreccio dinamico. La sua storia, un po’ come tutta la famiglia delle discipline circensi, si intreccia nel tempo con culture, tecniche, paesi, sperimentazioni e utilizzi che rendono misteriosa la sua precisa nascita. Se si guarda alla corda aerea come oggi la intendiamo, possiamo fare riferimento agli anni ’70 e ‘80, in cui nascono le prime scuole di circo professionali in Francia e poi nel resto d’Europa. Sono gli anni della nascita del Circo di Monte Carlo e del Cirque De Demain, eventi aggregatori per eccellenza di talenti provenienti da tutto il mondo delle arti circensi. In questo mirabolante contesto si fanno largo la mescolanza di sperimentazioni e tentativi di riscrittura dell’arte circense. Tra queste anche la corda aerea, conosciuta al-
l’epoca come “corda verticale”. Da semplice attrezzo utilizzato per raggiungere altri attrezzi (come faceva Gabriella Fernanda Perris per raggiungere le cinghie aeree e stupire il pubblico con il record di 165 “strappate”), diventa una fidata compagna con cui esibire le più pericolose acrobazie, un misto tra elementi tecnici di altissimo livello e adrenalinici lanci (come dimostra Nikolai Chelnokov alla X edizione del Cirque De Demain nel 1987).
Approdando a tempi più recenti notiamo un altro mutamento: la corda aerea è parte integrante di una messa in scena. Non è più solo un oggetto con cui esibire le proprie abilità tecniche, ma diventa un elemento di libera espressione, entrando di diritto da protagonista nei contesti di creazione di una performance. Il corpo e l’attrezzo diventano tutt’uno: assieme al performer, a esibirsi, c’è anche la corda.
CONVENTION DI CORDA AEREA 1-2 FEBBRAIO 2025, BOLOGNA
A proposito di intrecci dinamici, a OfficinAcrobatica lo scorso febbraio circa 50 cordistə provenienti dall’Italia e dall’estero si sono riunitə in una vera e propria Convention di corda aerea, evento proposto da Rosita Lioy, artista e insegnante di Corda Aerea a OfficinAcrobatica, supportata ed incentivata dalla direttrice Silvia, Sara Berni e dello staff della scuolaa. L’evento ha visto la compresenza di insegnanti d’eccezione per lavorare sui temi di rilievo, come movimento, tecnica, dinamica, danza. Tra queste Martina La Ragione, con lezioni di Floorwork; Fabrizia Fiordellisi, con lezioni di tecnica del movimento dinamico sulla corda; Caterina Fort con lezioni di ricerca del movimento libero, consapevole, nuovo con e sulla corda aerea.
A corredare l’evento un Gala Show, con protagonisti performer di circo contemporaneo affermati a livello nazionale e internazionale, tra cui alcune grandi della corda aerea: Clara Larcher, Paola Caruso che hanno condiviso il palco con Clepto Cantautorao Forro, Compagnia Callea, Shay Wapniaz, Andrea Menegale. A condurre la serata Andrea Montevecchi.
“Contribuire alla nascita di una convergenza di corpi acrobatici e spiriti pulsanti, riuniti attorno alla mia principale disciplina circense, è stato per me un puro
Tanti gli artisti contemporanei sulla scena. Per citarne solo alcuni dentro e fuori i confini italiani: Emiliano Ron, Alex Allan, Gianluca Gerlando Gentiluomo, Delia Ceruti, Nacho Ricci, Gaia Santuccio, Una Bennet, Caterina Fort. Assieme a un ampio scenario di altri artisti, sono l’esempio di come ora un singolo attrezzo possa essere utilizzato con stili, finalità e tecniche differenti.
Parlando del materiale della corda aerea, ritorna la figura dell’intreccio dinamico. Intreccio inteso nel suo senso letterale, essendo un attrezzo formato dall’unione di più cordoncini tra loro. Dinamicità intesa come mutamento perpetuo delle tecniche di lavorazione: solo dagli anni 2000 inoltrati iniziamo a vedere le prime corde rivestite in cotone, oggi di utilizzo comune. Un materiale sicuramente più comodo per soddisfare le necessità indotte dal mutamento delle tecniche e utilizzi della corda.
Abbiamo però anche un richiamo storico più antico dall’India, con la disciplina del Mallakhamb, ovvero l’utilizzo di una corda per le donne (Mallakhamb rope) e di un palo per gli uomini (Mallakhamb pole). Questa disciplina ginnica è pensata per fortificare il corpo e la mente, attraverso la ricerca di posizioni di yoga e ginnastica una volta arrivati in cima alla corda o al palo.
atto d'amore. Disinteressato, aperto e semplice” Rosita Lioy.
Un incontro permeato dalla voglia di condividere, di vivere e di alimentarsi a vicenda in nome dell’amore e la passione di questo attrezzo verticale. La sala Silver di OfficinAcrobatica, grazie all’enorme struttura professionale per l’acrobatica aerea, ha visto più di una dozzina di corde riempire l’ampio spazio verticale, così da permettere ai partecipanti di praticare per le due giornate di convention. Si è trattato di una vera e propria <giungla> “creata nell'era della supremazia tecnologica, dove l'Incontro assume un valore prezioso. - come sostiene Rosita - È nato tutto dal nome "AmarCord" un gioco di parole, una citazione felliniana, un ritorno alle radici dell'idioma della città che ci ha ospitato: il dialetto bolognese. Am'arcord, che significa “mi ricordo” è un invito a RiCordarsi, a non perdersi di vista, a costruire una rete attraverso la passione che ci accomuna, a creare uno spazio in cui tornare per conoscere e sentire l'altro, condividere, confrontarsi, mettersi alla pari e giocare insieme, creando un senso di comunità e appartenenza. Nulla è più come prima dopo un incontro”. AmarCord tornerà l’anno prossimo! OfficinAcrobatica si sta affermando come luogo ideale per questo tipo di incontri. Dopo la convention di Mano a Mano “Pedintesta”, di Corda Aerea “Amarcord”, vi aspetta il 4-6 aprile 2025 con la Convention di Verticali “Spaghetti Handstand Meeting” organizzata da horizontal_handstands.
Per noi il circo è un luogo di antiche tradizioni da custodire e celebrare, e allo stesso tempo è lo spazio ideale per la sperimentazione e la contaminazione tra i vari linguaggi della scena contemporanea. Le due cose non si escludono a vicenda, tutt’altro.
Erede diretto di quel teatro girovago fatto di s昀da all’equilibrio, 昀asco clownesco, abilità del giocoliere e fascino del tendone, piuttosto che tradire proviamo a tradurre la tradizione, per farle superare il 昀ume insidioso della solitudine che sembra avere la meglio in questo tempo di cile. Confrontandoci con gli altri linguaggi della scena in questi anni non abbiamo fatto altro che rinnovare un patto antico. Un patto che ci attribuisce il compito di tradurre quelle arti nel linguaggio semplice e popolare della pista che tiene insieme alto e basso, volo e torta in faccia.
Il principio, crediamo noi, è quello degli inneschi più che degli innesti: non si tratta di aggiungere alla ricetta qualche ingrediente preso altrove, quanto di cogliere dal panorama delle arti sceniche e del mondo, la scintilla necessaria alla vita della scena, perché quel “dal vivo” diventi per tutti un’occasione da non perdere. In questo senso SIC privilegia un approccio sistemico, interazioni fra soggetti, competenze, strumenti e territori. Relazioni che, senza far crescere smisuratamente la nostra dimensione, ci permettano lo sviluppo di progettualità più complesse. S昀dando anche i limiti di una committenza che, se riconosce e apprezza la qualità artistica del Circo Contemporaneo, stenta a dare il giusto valore economico al lavoro. Se da una parte sviluppiamo ricerche orientate verso produzioni capaci di adattarsi ai piccoli spazi, dall’altra non abbiamo rinunciato a indagare la macchina scenica dello chapiteau e del teatro.
Questa idea poetica è alla base anche della nostra programmazione degli ultimi anni. Abbiamo accolto e fatto dialogare tra loro i linguaggi di artisti appartenenti a diverse aree: dalla clowneria contemporanea degli Okidok al linguaggio autenticamente popolare di Bustric, dal virtuosismo tecnico di Zenzero e
Cannella alla sperimentazione di un giocoliere unico come Stefan Sing, dall’umorismo squinternato e musicale di Teatro Necessario con “Attacchi di Swing” a l’energia acrobatica di MagdaClan.
Fabiana Ruiz Diaz: “Nell’incontro fra Teatro e Circo, sono molte le opportunità che si vanno sperimentando, con tanti successi e alcuni limiti che varrebbe la pena approfondire. Uno di questi riguarda la capacità di tradurre dalla pista al palcoscenico la natura del nostro lavoro. Una natura che va preservata nell’essenza, ma che necessariamente deve fare i conti con una diversa macchina scenica e una di昀erente concezione del tempo: della durata di uno spettacolo. In questa direzione, il dialogo non può che riguardare anche le competenze e il pubblico, misurandosi costruttivamente con quelle speci昀che di un’arte sorella, come già oltre i con昀ni del nostro Paese si fa da tempo, e con risultati eccelsi. Un orizzonte internazionale che ci dice anche la distanza che separa gli attuali budget disponibili, dai costi di una programmazione che, sotto lo chapiteau come su di un palcoscenico, ci impone un salto mortale prima ancora di entrare in pista.”
Giacomo Costantini: “Maturata la nuova natura di “Centro di Produzione”, senza perdere la vocazione nomade del Circo, ne andiamo articolando le nuove funzioni. L’equilibrio è assai instabile, inutile nasconderlo. A soccorrerci la capacità di stare sul 昀lo. Un 昀lo utile anche a ricucire gli strappi che ci dividono in tante piccole isole… Intanto a darci 昀ducia è il pubblico che riempie le nostre gradinate attratto da quest’arte secolare capace ancora di stupire. C’è un bambino con il naso all’insù: una danzatrice vola appesa a una corda tanto sottile da essere presto dimenticata”
In foto: Bustric, Stefan Sing, Teatro Necessario, Zenzero e Cannella, Okidok e MagdaClan
Contenuto e impaginazione gra昀ca a cura di:
Nasco a Salerno, dove nel 2015 mi laureo in giurisprudenza; vivo a Torino, dove lo stesso 2015 mi trasferisco per frequentare la Flic, specializzandomi come trapezista. Ad oggi, non ho mai smesso di allenarmi. Lavoro come acrobata aerea, artista visuale e fotomodella. Ma quello che di me più mi assomiglia è l’atto performativo con me e il trapezio.
Mi definisco una “conceptual body performer”, intendendo riscrivere o comunque essere inserita nella compagine del movimento artistico Body Performance, superando però la mera e sterile ri-produzione di movimenti del corpo, asservendolo al concetto. Corpo e concetto si inchinano, dunque, reciprocamente l’uno di fronte all’altro, per un prodotto che presenti profili di indelebilità. Questa è la mia performance. Il corpo diventa Caronte dell'anima, su un trapezio simbolicamente a servizio della narrazione. La realtà, intesa come verità, è ciò che ossessiona la mia ricerca. Se muto rispetto a ciò che ho performato, mutano anche le mie performance, altrimenti mentirei: le mie performance si modificano al passo con la vita che mi vive. Sono una specie di ritratto di Dorian Gray. Siamo (im)pasto del tempo, possiamo negarlo?
Se potessi scegliere chiamerei le mie performance fatti, un po' per nausea della definizione performance, abusata e/o residuale, un po' perché ritengo che fatto renda meglio: dopotutto, io ti racconto un fatto, mio proprio, che metto a servizio dell’altro. Attingo da me sola, raccontando non quello che vivo, ma quello che muoio. Io le chiamo le cicatrici dell’anima, che forse tanto cicatrizzate non sono.
I miei sono temi assoluti, relativamente declinati di persona in persona: tutti abbiamo un rapporto con il nostro sé, ognuno lo declina a proprio modo (MUTA-MORFOSI); tutti hanno un rapporto con la propria emotività, ognuno la declina a proprio modo (A RH+); tutti hanno un rapporto con il proprio credo, ognuno lo declina a proprio modo (CALV…ARIA). Io urlo il mio. Credo si tratti di un accantonamento di emozioni che si cumula in una specie di serbatoio della nostra resistenza, fin quando non prega di essere… detto.
Quindi parto dal concetto imminente e le prime parole che mi vengono in mente sono... silenzio e corpo. Per corpo intendo tutto quello che può fornirmi una carcassa. Talvolta mi vien fatto presente che lo spingo un po' oltre. Io... non lo sapevo. Lo scomodo solo quando mi serve precipuamente Lui per quello che voglio dire, non è una scelta a priori, ma è la mia più istintiva traduzione poetica del mio sentire. Intendo che magari un giorno scomoderò carta e penna se mi scocca in testa che voglio raccontare così!
ARTISTA, PERFORMER, TRAPEZISTA saralisanti.com
Ma ora sento in chiave di corpo. Nella mia performance
MUTA-MORFOSI volevo parlare di una primitività bestiale, di pelli e muta, processo obbligato di un animale, in parallelo alla umana metamorfosi, processo voluttuario dell'animo, e non potevo che usare il mio corpo sic et simpliciter!
Ho un rapporto comunque molto intimo, ossessivo con lui: è il mio tempio e, come a tutti i templi, dedico cura, abnegazione e offro sacrifici, immolando anche molti aspetti del pratico-quotidiano. Già questa è una performance, ma nessuno la vede.
La mia è una forma di scrittura corporea ad alto impatto emotivo. Una poetica molto particolare, che altro non è che un'altra forma di letteratura, vocabolario cui aggiungo il trapezio, metaforicamente compagno di scena.
Ho vinto due premi, Azores e Gothborg Fringe Award 2023 e tre nomination internazionali (Soho Play House, Avignone, Goteborg 2024).
Faccio fatti sempre in due versioni, una con ed una senza il trapezio, a seconda delle realtà ospitanti, prestandosi le mie performance ad essere accolte in un’eterogeneità di spazi (appartamenti, teatri, gallerie). I miei fatti sono caratterizzati dalla realtà, dall’onestà, dalla verità e dall’urgenza. Tradotto? “Ti giuro che non posso che dirtelo che adesso e così. Ascoltami, anzi guardami: sussurrerò alle tue viscere.
circumstances.be/productions/ glorious-bodies
“Il circo non è realizzare, ma sfidare l’impossibile. La ricerca dei limiti dell’equilibrio, della gravità, del tempo e della resistenza crea una danza unica.”
Piet
Van Dycke
Circumstances è una compagnia di circo e danza con sede in Belgio, fondata nel 2021 sotto la direzione artistica di Piet Van Dycke, che sviluppa, produce e distribuisce spettacoli di circo e danza senza testo, di grande impatto. In questi spettacoli Piet lavora come coreografo insieme ad artisti circensi. Ogni performance è realizzata da/per/con diverse Circumstances: performance site-specific e/o teatrali che utilizzano diverse discipline circensi o realizzate con artisti di età differente (bambini, adolescenti, anziani). Il processo di creazione, basato su direzioni di lavoro, improvvisazione e ricerca del movimento, è un percorso molto accurato, che non sarebbe possibile senza il partenariato con importanti realtà del settore come PLAN Brabant, Festival Circolo, DansBrabant, Cirklabo, Miramiro, circus workshop Dommelhof, PERPLX, HET LAB Hasselt and Circ'uit.
Tra gli spettacoli diretti da Piet Van Dycke uno in particolare ha colpito l’immaginario del pubblico e dei pro, fin dal titolo: Glorious Bodies. Uno spettacolo che ha realizzato già 60 repliche in Belgio, Germania, Paesi Bassi e Portogallo, e nel 2025 viaggerà in Italia, Francia, Repubblica Ceca, Lituania e Svizzera.
Il regista Piet Van Dycke racconta “Sono affascinato dai cambiamenti fisici. Da bambino, ogni giorno mi guardavo il mento allo specchio. Non potevo immaginare che un giorno i peli sarebbero cresciuti lì... E guarda, tanti anni dopo, sono apparsi i primi ciuffi. Non vedevo l’ora di diventare adulto, di diventare più grande e più forte. A questo punto della mia vita, però, temo
di invecchiare. Perché questo cambiamento improvviso? Questa contraddizione fisica mi incuriosisce come persona. Trovo difficile valutare come cambia il mio corpo nel corso degli anni, ma mi ispira a esplorarlo con artisti che hanno già intrapreso questo viaggio fisico”.
Glorious Bodies, una creazione tra circo contemporaneo e danza, smonta i luoghi comuni sui sessantenni e sulle aspettative riservate agli “anziani”. In scena sei acrobati tra i 55 e i 67 anni, con una passione comune per l’acrobatica e l’acrobalance, praticate da ciascuno di loro per decenni in differenti contesti, cha vanno dallo sport al teatro di strada, alle convention di acrobatica, al circo. I loro diversi percorsi di vita e attuali profili, che attraversiamo velocemente, rendono il gruppo ancora più unico e unito.
Det Rijven (1956, Olanda) insegnante stimolante, artista devoto, traduttore appassionato, camminatore energico; Winfried Deuling (1960, Olanda) viaggiatore, uomo premuroso, spesso in movimento, curioso di scoprire ciò che ci unisce; Johannes Fischer (1960, Austria) appassionato acrobata/performer/clown, insegnante devoto, con uno spiccato amore per la filosofia e un importante background tecnico. Paul Griffioen (1961, Olanda) allegro temerario, insegnante appassionato, acrobata ambizioso, dalla spiccata empatia, ma soprattutto amante della vita. Thorsten Bohle (1968, Germania) acrobata straordinariamente creativo, con la passione di inventare nuovi trick, era un falegname creativo e oggi è ingegnere edile stradale.
Astrid Schöne (1968, Germania), ex campionessa ginnasta, acrobata entusiasta, amorevole madre di due figli, illuminata insegnante e artista di circo, terapista della parola.
Tutti insieme sono i 6 “corpi gloriosi” e la performance che ci offrono è impressionante, affascinante e divertente. Una capacità senza tempo e senza età. Il risultato è la storia dell’acrobatica archiviata nel corpo. L’invecchiamento rimane un tabù nella nostra società e certamente nel mondo del circo. Come gli atleti di alto livello, la maggior parte degli acrobati interrompe il proprio regime di allenamento intensivo dopo una certa età. Come si trasformano i corpi più perfetti? Come può l’essere umano fare pace con i cambiamenti del proprio corpo? Ci si può sentire completamente in armonia?
Glorious Bodies mette in luce il processo di invecchiamento in modo unico. Un processo che accade a tutti noi. Qualcosa che, di fatto, sta accadendo proprio ora, in questo momento.
di Alessio Pollutri
Dal 31 marzo al 6 aprile sarà visibile in streaming Filò - Chiacchierata sul Novecento con gli anziani del Friuli Venezia Giulia, un video-documentario realizzato all'interno di varie case di riposo. L'idea è nata in risposta a un bando della Regione Friuli Venezia Giulia per incentivare la conoscenza del Novecento e valorizzare il patrimonio culturale della regione. Abbiamo deciso di raccogliere le testimonianze di chi quel secolo lo ha vissuto in prima persona e scelto di focalizzarci sugli ospiti delle case di riposo, affinché l'esperienza non si limitasse alla realizzazione di un filmato, ma regalasse ai partecipanti una giornata di svago e stimolo. Il circo, in questo contesto, è stato lo strumento per creare un ambiente leggero, il nostro regalo per contraccambiare il tempo che ci è stato concesso. Il titolo si ispira a un'antica usanza diffusa nei primi anni del Novecento, quando, nelle sere invernali, ci si riuniva nelle stalle per stare al caldo. Un'occasione per parlare, cucire, giocare, ballare, litigare e innamorarsi. Il documentario riprende questo spirito, ricreando un ambiente ludico, rilassato e comunitario.
Filò si inserisce in un percorso di ricerca intrapreso dal 2011 quando, nello spettacolo Il Paziente, abbiamo messo in scena un personaggio anziano attraverso l'uso di maschere in silicone. In poco tempo, nonno Claude è diventato il protagonista della nostra poetica, grazie all'immediatezza con cui evoca temi esistenziali a noi cari: il contrasto tra comicità e poesia, tenerezza e crudeltà, altruismo ed egoismo, sofferenza ed euforia, paura e incoscienza; contrasti profondamente umani, che nell'anziano si esasperano fino a trasformarlo in un clown naturale. Nel tempo, abbiamo continuato a esplorare l'argomento con gli spettacoli La riscossa del clown (2015), La Burla (2023) e STRIKE! Clown in sciopero (2024). Ma è solo grazie a Filò che finalmente abbiamo coinvolto dei veri nonni all'interno di un progetto!
Gli anziani rappresentano una fetta sempre più ampia della società e la loro condizione è una sfida urgente. Lo è ora, per quelli di oggi, e lo sarà ancor di più per tutti noi. Crediamo sia fondamentale prepararsi alla vecchiaia sia fisicamente che psicologicamente. Dobbiamo farlo noi come essere umani e deve farlo la società
per dare spazio, identità e valore alle tante persone che spesso passano gli ultimi 20 o 30 anni della propria vita disorientati. Il lavoro clownesco può aiutare in tutto ciò e, soprattutto, può farlo la comunità: sia essa la famiglia, una cerchia di amici, un gruppo religioso o una struttura pubblica. Sentirsi parte di un gruppo per l'essere umano è essenziale, e per noi è stupendo quando il nostro lavoro ci permette di rafforzare questo sentimento.
Il regista e realizzatore del documentario è Matteo Ziglioli del MAF Studio di Milano. Il suo obiettivo è stato costruire un racconto che mantenesse la dignità dei partecipanti, restituisse uno sguardo sul Novecento e, al tempo stesso, narrasse la nostra esperienza.
Alla base di Filò c'è un messaggio chiaro: comunicare è essenziale. È grazie alla comunicazione tra generazioni che scopriamo il mondo. Vuole essere un invito al dialogo, per superare i pregiudizi che ci allontanano con l’illusione di essere migliori di chi ci ha preceduto o di chi verrà dopo. Solo attraverso il dialogo possiamo scoprire quanto ci assomigliamo e quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri per migliorarci.
A partire da marzo porteremo il documentario in tour accompagnando la proiezione ad un dibattito live. Il debutto ufficiale è previsto a giugno al festival Artisti in Piazza di Pennabilli, partner del progetto, e successivamente sarà ospite del festival TACT di Trieste, grazie alla collaborazione con il Teatro degli Sterpi.
Filò sarà anche disponibile in streaming per una settimana, dal 31 marzo al 6 aprile, sul nostro canale YouTube. Per ogni aggiornamento vi invitiamo a seguire Madame Rebiné su Instagram e Facebook.
10/22 FEBBRAIO 2025, ROMA auditorium.com/it/festival/equilibrio-2025
di Donatella Ruini
Per il suo costante dialogare con il panorama artistico internazionale, il festival Equilibrio, giunto alla sua 19^ edizione, è un appuntamento annuale irrinunciabile per gli amanti dell’arte coreutica e per chi è interessato alla multiforme evoluzione della ricerca tra i coreografi contemporanei. Incentrato quest’anno solo su compagnie europee e già sulla brochure di presentazione annunciato come “irriverente”, il festival quest’anno ha proposto spettacoli caratterizzati dall’ibridazione di generi e di stili, con danzatori provenienti anche da diversi percorsi e diverse discipline. Spettacoli che negli intenti hanno scelto di andare al di là della pura ricerca estetica, per esprimere inquietudini, dubbi e prese di posizione precise sul mondo in cui viviamo, per eliminare preconcetti e limiti di espressione di genere, sfidando i canoni di ciò che è comunemente definito un bel movimento che esplora nuove possibilità del corpo.
Lo spettacolo Txalaparta del coreografo spagnolo Jesus Rubio Gamo con la compagnia basca Kukai Dantza ha accolto il pubblico con una scena scarna e dalle attrezzature teatrali completamente visibili. Avvol-
ti dal fumo apparivano disposti in semicerchio una serie di Txalaparta, strumento a percussione tipico basco, dall’aspetto e dal suono simili a uno xilofono. Il ritmo, spesso eseguito dal vivo dai danzatori stessi o modulato dalla loro voce, ha rivestito un ruolo fondamentale per tutto lo spettacolo, segnandone i mutamenti di tono emotivo. Nei movimenti danzati che si snodavano in un intreccio di relazioni possibili e impossibili, lo spettacolo ha parlato di fragilità, di una ricerca di armonizzazione e di contatto umano continuamente disattesa nella ricerca di equilibrio tra opposti. Una ricerca attuata in moduli coreografici ripetitivi, in varie combinazioni, in un’alternanza tra momenti di maggiore dinamismo a sequenze più intimiste.
Di tutt’altra ispirazione ed energia invece Bisonte , lo spettacolo del coreografo portoghese Marco Da Silva Ferreira. Fin dall’inizio il pubblico è stato coinvolto con ritmi che da iniziali sequenze di bit ipnotici - il tecnico del suono è stato in scena con i suoi strumenti per
tutto il tempo dello spettacolo - diventavano sempre più coinvolgenti con sonorità tra l’hip hop e il tribale. Uno spettacolo di fisicità, gioia e poesia, che nelle parole dello stesso coreografo vuole manifestare “un’esistenza grintosa, vulnerabile e bellissima”, con corpi che esprimono un’incessante energia e una coinvolgente potenza pulsante e sensuale. Sia nella prima parte più espansiva e dalla ritmica incessante, sia nella seconda più minimalista, ipnotica e poetica, in tutto lo spettacolo scorreva libertà e un’estetica visiva che mandava continui, e più o meno sottili, segnali di trasgressione. L’intero spettacolo mostrava come il corpo può esprimersi in una trasformazione incessante quando è libero di entrare in relazione con la naturalità e la propria natura profonda, libera da identità di genere, con la sua spiazzante ricerca di un movimento corporeo inconsueto e antiestetico. Questa riuscita integrazione tra libertà e fantasia creativa, unita a rigore muscolare ed espressivo, è stata premiata dal pubblico con lunghissimi applausi e grande entusiasmo.
theatre-chaillot.fr/fr/rachid-ouramdane
Lo spettacolo Contre-nature del coreografo Rachid Ouramdane del Thèatre National de la Danse, ha mostrato una innovativa ricerca del gesto corporeo che integra la danza e l’acrobazia, riuscendo in questa sua ricerca ad evocare sulla scena la terza dimensione, lo spazio che esplora il movimento aereo. Una scelta resa possibile dalla precedente esperienza del coreografo con la nota compagnia XY, e grazie all’integrazione sul palco di artisti “con un background ibrido, ossia persone che siano ugualmente a loro agio sia in aria che al suolo”, insieme a danzatori provenienti da diverse discipline, tecniche e stili. Il risultato è uno spettacolo originale, coinvolgente e di grande bellezza, che ha mostrato acrobazie di ambito circense trasformate da una ricerca profonda attraverso un movimento più propriamente danzato.
Questo rapporto tra equilibrio e fiducia arriva direttamente allo spettatore nella continua sfida alle leggi della gravità, lasciandolo con il fiato sospeso per l’audacia delle sue costruzioni acrobatiche. Anche la musica dal ritmo costante e leggermente ipnotico ha trasportato il pubblico in una dimensione di sospensione, in cui nelle parole del coreografo siamo “come portati dai ricordi”, dalla memoria dei momenti e delle interazioni con chi è stato precocemente strappato alla vita, quasi “contro-natura”.
Nell’incontro con il pubblico a fine spettacolo Rachid Ouramdane ha infatti condiviso il suo intento di raccontare il tempo che passa, la necessità di continuare a vivere anche senza la presenza di chi ci ha lasciato, ma che fa ancora parte della nostra vita. Il suo lavoro mostra la continua interazione tra la scelta della solitudine e il sostegno del gruppo, che scandisce il nostro muoverci in equilibrio tra le mutevoli emozioni che viviamo. Interessante anche il racconto del percorso strettamente coreografico, volto ad integrare il differente approccio alla costruzione dei movimenti tra gli acrobati e i danzatori. Il coreografo ha sottolineato l’intento preciso di volere eliminare le frontiere tra i generi e le ricerche sul movimento, la volontà di riuscire ad esprimere la sensazione del vuoto, quella sospensione del tempo che viviamo quando scegliamo di abbandonarci agli altri, alla vita, senza sapere cosa accadrà. Nel continuo e sottile equilibrio tra fragilità e forza, tra abbandono e fiducia, il risultato di questa ricerca è un dialogo aperto e nuovo con lo spazio scenico, che improvvisamente cambia dimensioni e si amplifica ad integrare nuove possibilità mai sperimentate. La sensazione magica che si riceve è che gli artisti abbiano una reale capacità di volare e di sfidare le leggi della gravità nella loro abilità di intrecciare la relazione con la terra e con l’aria, il contatto e il volo.
Questa intensità è stata percepita intensamente dal pubblico, attentissimo, che ha premiato il lavoro con applausi e ovazioni. Uno spettacolo unico nel suo genere, da cui si esce con la sensazione di essere testimoni di un nuovo linguaggio visivo e corporeo, di essere atterrati sulla terra dopo un lungo, misterioso e poetico viaggio.
nibili, formando il proprio personale affinché sia attento a queste tematiche.
Coinvolgere attivamente le famiglie nel processo culturale, gioca un ruolo cruciale in questo percorso. Facilitare l’accesso a bambinə a spettacoli che affrontano la questione della parità di genere, discutere con loro di ciò che hanno visto e delle emozioni che hanno provato, permette di costruire una coscienza critica e un’educazione affettiva basata sul rispetto reciproco.
di Martina Soragna
Il circo contemporaneo, con il suo linguaggio universale e la sua capacità di superare attraverso la meraviglia barriere culturali e sociali, ha un grande potenziale per promuovere la parità di genere. Ed effettivamente il circo è stato uno spazio di rottura degli schemi tradizionali, dove il corpo e le sue possibilità vengono esplorati e ridefiniti continuamente, anche in base al contesto. Tuttavia, anche questo settore non è stato, e non è tutt’ora, immune da stereotipi di genere: basti pensare alle assegnazioni di ruolo all’interno delle discipline (acrobazie più fisiche che venivano affidate agli uomini, numeri di grazia e leggerezza in passato ritenuti appropriati alle donne) o alle disparità di riconoscimento e di opportunità.
Nel circo contemporaneo molte compagnie stanno lavorando per decostruire questi pregiudizi, sperimentando nuovi linguaggi performativi e ruoli che vadano oltre le convenzioni di genere, ma affinché il cambiamento sia reale e duraturo, secondo le Pagliacce è fondamentale che questo discorso non rimanga confinato agli addetti ai lavori, bensì coinvolga il
Parlare di parità di genere nel circo contemporaneo non significa solo dare più spazio alle donne o abbattere gli stereotipi di ruolo, ma promuovere un’idea di società in cui ogni individuo possa esprimere liberamente la propria identità e il proprio talento. Attraverso il coinvolgimento delle famiglie, dei bambinə e di operator ə culturali e artist ə , il circo contemporaneo può diventare uno spazio di cambiamento e un modello di riferimento per una cultura più equa e inclusiva. Il circo ha una capacità straordinaria di raccontare storie attraverso il corpo e il movimento, offrendo a bambinə modelli alternativi rispetto a quelli che spesso vedono nei media o nella società. Gli spettacoli, i laboratori e le attività didattiche legate al circo possono diventare strumenti per promuovere il rispetto e la valorizzazione delle diversità. Vedere una donna che esegue evoluzioni di forza, un uomo che danza con leggerezza o una compagnia che sfida le dinamiche tradizionali della coppia e del gruppo può aiutare a smantellare preconcetti radicati, ad aprire la mente a nuove possibilità. Ci sembra doveroso quindi che gli operatorə culturali si interroghino su come costruire programmazioni inclusive, scegliendo spettacoli che propongano modelli equi e soste-
Con questa visione, il Pagliacce network, propone un esempio concreto di questo impegno attraverso il progetto Biblioclown, laboratorio-spettacolo che promuove questi valori attraverso un approccio ludico e inclusivo. Biblioclown si propone di unire il mondo del circo e del clown con la lettura, promuovendo incontri in cui il linguaggio clownesco diventa strumento per sensibilizzare sul tema della parità di genere, offrendo a bambinə un’esperienza che li coinvolge emotivamente e cognitivamente. Attraverso la
leggerezza del clown e la potenza delle storie raccontate, il progetto crea spazi di riflessione e dialogo con lə più piccolə, contribuendo a costruire una cultura più aperta e consapevole.
Le domande su cui riflettiamo durante il laboratorio sono: cosa significa parità? cosa significa empatia? perchè ridere insieme agli altri ci fa stare meglio? E le risposte che arrivano da bambinə posso essere tanto sorprendenti quanto un quadruplo salto mortale!
contenuti a cura di
di Luca Regina e Tino Fimiani
Abbiamo da poco festeggiato i nostri primi trent’anni di spettacolo. È incredibile pensare a quanto tempo sia passato, a tutte le esperienze vissute, le persone incontrate, i palcoscenici calcati. Tutto è iniziato a Torino, in un negozio di magia dove ci siamo incontrati per caso. Abbiamo iniziato da subito a sperimentare, a cercare un linguaggio comune tra la magia e la giocoleria, per fonderle in qualcosa di nuovo e unico. Le prime esibizioni erano in strada, con la nostra valigia piena di palline, corde, mazzi di carte e tanta voglia di divertirci e far divertire. Piazza Castello, Piazza San Carlo, i portici di via Po, il Parco del Valentino: Torino era la nostra scena, il pubblico il nostro termome tro. Non tutto era semplice: i vigili ur bani spesso ci mandavano via, ma noi non ci arrendevamo. Quegli anni sono stati fondamentali per noi: abbiamo imparato a capire il pubblico, gestire i tempi, far crescere il nostro spettacolo sera dopo sera.
Col tempo, ci siamo “contaminati” e arricchiti a vicenda. Tino ha ini ziato a fare giocoleria, Luca ha iniziato a fare magie. Ogni sera il cerchio di spettatori si allargava, e alla fine della serata contavamo le mille lire nel cappello. In Italia stavano nascendo i primi festival di arte di strada e arrivavano i primi ingaggi. Dal prestigioso festival Mercantia di Certaldo fino a piccole sagre di paese, ogni occasione era buona per crescere e migliorare. Dopo qualche anno abbiamo capito che non ci bastava più stupire: volevamo far ridere. Guardavamo e riguardavamo le videocassette dei grandi comici: Stanlio e Ollio, Buster Keaton, Charlie Chaplin. La comicità visuale ci affascinava sempre di più. Poi nel 1994, a Ge nova, abbiamo partecipato a un workshop con Jango Edwards, il grande clown americano. Quell’in contro ci ha cambiati. Jango aveva un’energia travolgente, un senso del ritmo incredibile, una comicità che arrivava dritta al cuore. Da quel momento, abbiamo deciso che non saremmo stati solo un mago e un giocoliere, ma una coppia comi ca. Volevamo diventare clown, ma allora in Italia non c’era una formazione per approfondire la co micità visuale.
foto di Hiram Gellona
Così, nel 1997, siamo partiti per studiare alla scuola di circo più prestigiosa del mondo, a Mosca! Dopo un anno siamo tornati in Italia, con un bagaglio artistico immenso e una nuova consapevolezza. Abbiamo continuato a formarci, frequentando l’Atelier di Teatro Fisico di Philip Radice, e ci siamo affacciati nel mondo del
Rubrica di meraviglie a cura di Giorgio Enea Sironi
monologhi, noi portavamo una comicità visuale, una diversità che è diventata la nostra forza. Abbiamo vinto concorsi, partecipato a festival, e nel 2003 siamo stati chiamati a Zelig Circus Quella sera, dieci milioni di spettatori ci hanno visti in tv. Il giorno dopo, la gente ci fermava per strada!
Dopo Zelig, sono arrivate altre esperienze Maurizio Costanzo Show a Non chiamatelo Circo. Poi, un giorno, una telefonata ci ha portati in Grecia per uno spettacolo di dieci giorni… e ci siamo rimasti due anni! Al rientro è arrivata una chiamata inaspettata: Arturo Brachetti ci voleva con lui per un tour mondiale. 360 repliche tra Canada, Francia, Belgio, Svizzera e una sera, a Parigi, un critico di Le Figaro ci ha descritti come: “Gli Stanlio e Ollio italiani”. Parigi ci ha sempre portato fortuna. Nel 2016 abbiamo ricevuto il Mandrake d’or, l’Oscar della Magia, e nel 2018 siamo stati ospiti di Le Plus Grand Cabaret du Monde Poi il Sudamerica ci ha accolti con spettacoli a Panama e in Colombia. Nel 2023 siamo tornati in Russia per il festival mondiale del circo No Borders. Tornare lì dopo tanti anni è stato emozionante. San Pietroburgo ci ha sorpresi con la sua bellezza, e il festival ci ha regalato momenti indimenticabili. Siamo stati premiati con il terzo posto e un premio speciale della giuria.
Dopo trent’anni di spettacoli, sappiamo che questa è la nostra vita e non vogliamo fermarci. Continueremo a esibirci, a viaggiare, a far ridere. E chissà quanti altri incontri, viaggi e avventure ci riserverà il futuro.
Q tiziano_grigioni
Originale, irriverente prestigiatore e stand up comedian, debutta come ladro da palcoscenico in “Prodigi” con il mentalista Vanni De Luca. Vincitore del Premio Speciale della Giuria al Campionato Italiano di Magia 2018 nel 2023 affianca l’attrice e comica Francesca Reggiani in “Questioni di Prestigio”. Lo abbiamo incontrato e intervistato in occasione di Abracadabra 2025 al Teatro Ghione di Roma
Quando avevo 8 anni è venuta a mancare all'improvviso mia mamma, in un periodo in cui stavo leggendo La maga dietro Harry Potter di Marc Shapiro, la primissima biografia scritta su J. K. Rowling, perché all'epoca ero fissato con Harry Potter. I suoi libri mi hanno fatto da babysitter finché non mi hanno regalato la prima scatola del mago. La magia fin da subito mi ha dato un’identità, aiutandomi ad uscire da una situazione disagiata e particolare. È questa unicità che cerco da 22 anni di portare sul palco per costruire la mia identità artistica.
Dopo la magia ho incontrato il musical, che si è rivelato una grande palestra. Ho studiato in una scuola dove ho avuto la fortuna di incontrare componenti del gruppo comico - musicale Oblivion, per me un punto di riferimento fondamentale. Conoscere così bene una forma di spettacolo differente dalla magia ha arricchito il mio stile con questo imprinting del teatro e della comicità anglosassone. Maestri della comicità come Monty Python e Rowan Atkinson, meglio noto come Mr. Bean, o lo statunitense Andy Kaufman, sono stati determinanti per la mia formazione.
La propensione alla stand-up comedy è arrivata per caso quando mi sono ritrovato anni fa per una intera stagione estiva all'Isola d’Elba, con nove spettacoli a settimana per tre mesi. Ho portato materiale molto semplice che doveva stare in uno zaino, non avendo un’auto, e ogni giorno era un'avventura per rientrare a dormire. In quell’estate mi sono ritrovato spesso da solo con il pubblico. Uno contro tutti. Piano piano, in maniera del tutto naturale, è emerso il mio lato più comico, corrosivo. Prendevo quello che avevo, lo amplificavo per mille e la risata arrivava. Tutte le influenze teatrali e non solo, penso al visionario Caparezza, mio artista preferito, tutte le conoscenze che avevo assimilato, la proprietà di linguaggio, la velocità intellettuale, mi sono tornate utili per quella che ritengo la mia disciplina madre: il crowd work, cioè sfruttare ogni pretesto che arriva dal pubblico per fare spettacolo.
Ho attinto molto dal materiale di maghi visionari come The Amazing Jonathan, tra i primi maghi stand up comedian che facevano cose fuori di testa, come accoltellare l’assistente perché sbagliava la lettura del pensiero! Oppure altri figli di questa visione della magia come Jeff Hobson, Paul Dabek e Wayne Dobson. Ma tra i maestri non posso non citare Francesco Scimemi, abilissimo nello sfruttare ogni situazione con il pubblico.
Il mio spettacolo si intitola Problematico, come sono io e tutto ciò che mi circonda. È uno spettacolo di puro intrattenimento, fondamentalmente divisivo; un gioco delle parti che comprende chi vuole comprendere, in cui si ride con il pubblico, si riflette sulla fallibilità dell’essere umano e sulle capacità salvifiche dell’arte. Non mi definisco artista, ma performer, e penso che il lavoro artistico debba essere sempre in qualche modo rivoluzionario e contro il sistema. Se così non fosse sarebbe mera propaganda o pubblicità, come dice anche Giorgio Montanini, eccezionale stand up comedian italiano. Una caratteristica dei miei numeri è utilizzare oggetti che siano riconducibile alla vita di tutti i giorni, o che abbiano a che fare con il gioco, perché introdurre un oggetto di uso quotidiano in un contesto teatrale già crea il contrasto che prepara alla risata. Quando penso al mio percorso ricordo il prestigiatore Paul Harris, secondo il quale prima o poi nella vita ci ritroviamo davanti al muro della stupidità, un muro che ci blocca il passaggio. Bisogna prenderlo a testate, così o si rompe la testa o si rompe il muro, ma non esisterà mai una stasi.
Torinese, classe 2000, Piero Venesia è illusionista e attore specializzato nell’ambito del close up. Nelle sue performance unisce illusionismo, teatro, mimo e clown. Primo premio nella categoria Parlour Magic al campionato europeo FISM 2024, è stato ospite della trasmissione Fool Us di Penn & Teller a gennaio 2025.
Quando ero piccolo mia nonna mi portava spesso in una bancarella dove vendevano giochi di prestigio in un paesino di mare vicino a Imperia. C’era questo signore che ti spiegava come eseguire i trucchi e per un bambino avere in mano quei segreti era una cosa incredibile. Quello che probabilmente mi affascinava all’inizio era sapere delle cose che altri non sapevano. Perché alla fine gran parte del fascino iniziale dell’illusionismo sono i suoi segreti. E quando sei piccolo questo genera una spinta psicologicamente molto forte, perché apprendendo un gioco di magia scompaiono la timidezza e tutti i problemi relazionali con gli altri. Già quindicenne ho iniziato a lavorare nelle classiche feste e cerimonie, ma da subito avvertivo l’esigenza di fare qualcosa di più artistico e più personale. Crescendo mi rendevo conto che, al di là del segreto, c’era qualcos’altro da ricercare: un’esperienza, una reale sensazione del magico. Così nel 2017 mi sono iscritto ai corsi di formazione del Circolo degli Amici della Magia di Torino e parallelamente ho cominciato a fare un percorso attoriale con Itaca Teatro di Marco Alotto. Ho anche collaborato con l’associazione Treno della Memoria, impegnata in iniziative per ripercorrere le tappe della storia dell’olocausto, per sensibilizzare le giovani generazioni alla cittadinanza attiva e alla democrazia. Con loro ho portato in scena L’amico ritrovato di Fred Uhlman e Bent di Martin Sherman, nonché numerose letture nel ghetto di Cracovia e diverse performance all’interno dei Lager in Polonia.
Facendo teatro ho iniziato a capire meglio come stare sul palcoscenico, cosa che nella magia spesso si dà per scontato, e quanto un’arte performativa sia indicata per trattare temi umani e profondi. Qualche mese fa ero a Cracovia e, alla fine di uno spettacolo, il pubblico è rimasto in silenzio. È stato un momento così intenso che mi ha ricordato perché salgo sul palcoscenico, ma anche quanto uno spettacolo possa colpire emotivamente nel profondo. È questa profondità che andrebbe ricercata nell’illusionismo e che, storicamente, è stata persa di vista. Gli illusionisti Penn & Teller sono forse quelli che più di ogni altro al mondo hanno esplorato l’arte dell’illusione. Non è un caso che siano stati proprio loro la prima fonte di ispirazione per il mio numero dove
ingoio gli aghi, un numero classico che faceva anche Houdini, una specie di dimostrazione di fachirismo. Grazie alla collaborazione con Andrea Rizzolini è scaturito il personaggio del sarto che non riesce a infilare il filo nella cruna dell’ago e mentre inumidisce il filo si sbaglia e ingoia l’ago, scoprendo che gli piace. Credo che anche questa sia una forma di evoluzione, cioè modernizzare un numero di pseudo-fachirismo attraverso il personaggio e l’interpretazione teatrale. Recentemente, per lo spettacolo Incanti, ho concepito un numero da palco dove ho messo in gioco tutto quello che ho appreso di teatro fisico, mimo, clown e dove la magia è quasi in secondo piano. Ho cercato di dar vita a un personaggio più strutturato, che potesse essere una chiave nuova per un intero spettacolo. Con Andrea Rizzolini siamo partiti da un foglio bianco; avevamo in mente questa singola nuvola che vola in giro per il palco e un personaggio che si ritrova vittima di una serie di imprevisti la cui comprensione gli sfugge. È un numero tuttora in evoluzione, dove gli effetti magici sono parte integrante della narrazione. Il mio principale obiettivo adesso non è solo quello di costruire un numero o uno spettacolo, ma capire cosa ancora può essere espresso attraverso l’illusionismo.
altrocirco.it caravancircusnetwork.eu
AltroCirco è dal 2016 membro di Caravan Circus Network e una delle tante opportunità che questa rete offre è Circus Trans-Formation (CTF), una formazione per operatori e operatrici di circo giunta nel 2024 alla sua ottava edizione. Fino ad oggi sono 10 i rappresentanti di AltroCirco che hanno partecipato a 5 cicli di CTF.
Riportiamo le testimonianze di Martina Mencarelli e Marika Cerretani, che hanno partecipato ai moduli di CTF8, ospitati da Circus Fuskabo in Slovenia, Cirkus Cirkos in Svezia, AltroCirco in Italia, mentre l’ultimo modulo è previsto a marzo 2025 a Cirqueon, Praga.
“CTF è un'esperienza d’incontro con colleghi di una comunità di circo ampia ed eterogenea che condivide preziose tematiche. L'avere a che fare con coetaneə di nazionalità diverse è un regalo, un'esperienza arricchente, a livello personale e lavorativo, per realizzare davvero la circus transformation! Il nostro gruppo è cresciuto nei vari incontri, sentendoci sempre più uniti e vedendo aumentata la voglia di condividere le nostre esperienze, ma anche le fragilità e i dubbi. I formatori sono stati sempre molto attenti nel darci le informazioni in modo graduale e corretto, sostenendoci nel processo di apprendimento e di relazione. Un percorso che ha amplificato le conoscenze già acquisite nella formazione italiana di circo sociale FiX, conclusa circa 6 anni fa.
Il livello tecnico dei miei compagni di corso è avanzato e sono preparati in ogni disciplina. Sicuramente all'estero il circo viene vissuto ancor di più come un’arte multidisciplinare, appresa e trasmessa in modo più eterogeneo e meno settoriale. Ho notato inoltre che le realtà di circo all'estero sono abituate a lavorare molto di più con volontari provenienti da altri Paesi, che magari fanno l'esperienza di un anno e poi continuano a viaggiare e lavorare altrove.
La sfida maggiore per me è stata quella della comunicazione con gli altri, non potendo esprimermi in italiano. Allo stesso tempo, dovendomi affidare a un bagaglio lessicale minore mi sono ritrovata più diretta e concisa. Per conoscere le persone non servono troppe parole, ma bisogna dare importanza a tanti altri aspetti della relazione.
Ricordo un episodio particolarmente significativo: eravamo a Lubijana e ci è stato chiesto di uscire in strada, per circa 20 minuti, sederci dove ognuno preferiva, osservare quello che accadeva e appuntare sul taccuino le proprie sensazioni e osservazioni. Una volta rientrati, in gruppi da 5 persone, abbiamo condiviso i nostri appunti, che piano piano hanno preso forma, come una storia comune che avevamo vissuto insieme. In quel momento ho sentito che iniziavamo a diventare un gruppo.”
Martina Mencarelli
Circoplà, Ancona
“CTF è un progetto che offre opportunità di apprendimento e crescita personale attraverso il circo. È un’occasione per scoprire e approfondire gli strumenti del circo sociale, apprezzare come il circo riesca a creare un ambiente sicuro e piacevole che permette di scoprirsi e scoprire nuove realtà. È una bellissima esperienza che personalmente mi ha permesso di viaggiare, conoscere altre scuole di circo, rimettermi in discussione e farmi confrontare con persone diverse. Mi ha portato nuovi pensieri, prospettive, spunti su cui riflettere e permesso di aumentare il mio bagaglio. Questi scambi permettono di creare rete con realtà diverse da quelle italiane e di acquisire una visione più ampia, una maggiore consapevolezza di cosa c'è oltre il nostro paese.
Nell'insieme l'intero percorso è stato un vero tesoro. È stata una sfida, soprattutto dal punto di vista della lingua - non facile per me parlare in inglese - ma nonostante la difficoltà sono riuscita a imparare e condividere tantissimo. Penso che il circo sia un grande linguaggio comune che funziona ad ogni latitudine. Sicuramente per me CTF è stato un bellissimo viaggio, da cui sono partita con uno zainetto e sono ritornata con una grande valigia”.
Marika Cerretani Badabam, Siena
di Marco Marinelli
Lo youth forum è un contenitore di Giocolieri & Dintorni che ha come obiettivo il coinvolgimento di giovani insegnanti e performer all’interno dei network CircoSfera ed AltroCirco, attraverso la proposta di meeting e incontri di formazione dedicati a giovani under30. Ciò che orienta e motiva lo youth forum è la creazione di uno spazio dove adolescenti e giovani adulti possono incontrarsi, imparare insieme e condividere i propri bisogni e desideri. Negli anni la fascia di età coinvolta si è ampliata, raggiungendo anche giovanissimi adolescenti, creando così un primo dialogo intergenerazionale tra coloro che sono già attiv ə all’interno delle scuole di circo e chi invece sta ancora esplorando le diverse discipline con il desiderio di avere un futuro nel mondo del circo.
Il 2024 si è concluso con il Meeting Nazionale Youth Forum, arrivato alla sua 8^ edizione, dove 50 giovani si sono incontrati per un week end auto organizzato, con laboratori condotti dagli stessi partecipanti ed un cabaret creato insieme durante l’evento. I laboratori hanno toccato non solo le discipline ma anche altre tematiche come le relazioni di potere, l’oppressione e l’inclusione sociale. Lo spettacolo invece è stato significativo di cosa è visibile ai loro occhi, l’individualismo e i confini.
nei confronti del pubblico, un altro a separare lo spazio scenico. Performance dopo performance, questi muri venivano abbattuti con leggerezza e giocosità, sottolineando il potere dell’arte e della creatività.
Il circo contemporaneo rappresenta uno strumento di resistenza e di libera espressione, valori necessari nella condizione politica e sociale che stiamo vivendo.
Questo evento è inserito all’interno del progetto “CSYP! Circo Sfera Youth Partici-
(Casalecchio di Reno). Le due associazioni hanno contribuito condividendo le esperienze di due progettazioni a grande impatto sociale, No Borders on stage e Magò Presente, la prima legata al coinvolgimento di giovani e giovani migranti nel settore del circo contemporaneo, la seconda invece impegnata nel sensibilizzare la società civile sul tema della violenza di genere, attraverso l’organizzazione di una giornata tematica nel festival internazionale di circo contemporaneo “Equilibri Festival”. Il progetto si è concluso nel 2025, dopo lo svolgimento di due incontri di formazione, due eventi di partecipazione giovanile ed un meeting nazionale, vedendo in toto la partecipazione di circa 80 giovani. Questa esperienza apre lo spazio per nuove idee e progetti possibili all’interno del programma Erasmus+, toccando nuove tematiche che siano interessanti per i giovani, per gli insegnanti delle scuole di circo, direttori e coordinatori.
La scenografia era composta di scatoloni di cartone e materiali di recupero, organizzati in modo da creare dei muri, un primo
pation”, co-finanziato dall’Unione Europea con il programma Erasmus+ - Azione chiave 154, progetto di partecipazione giovanile. Iniziato nel 2023, CSYP! Ha avuto come obiettivo il coinvolgimento giovanile, fornendo ai partecipanti strumenti e competenze necessarie per la facilitazione di gruppi, con un approfondimento sui temi dell’inclusione sociale e parità di genere. Questo percorso sperimentale è stato possibile attraverso il coinvolgimento di due organizzazioni della rete: Un clown per amico…Circo Botero (Bari) e Arterego APS
Giocolieri & Dintorni, attraverso i suoi programmi CircoSfera e AltroCirco continua a promuovere l’innovazione nel circo ludico educativo e nel circo sociale, puntando ad arricchire le metodologie, rendendole capaci di affrontare le nuove sfide della società odierna. Nel 2025 Giocolieri & Dintorni proporrà nuove occasioni di mobilità internazionale, tra cui il NICE Meeting, quest’anno organizzato in Irlanda dal Galway Circus, che vedrà la partecipazione di circa 50 insegnanti di scuole di circo provenienti da 12 paesi europei, con una ricca proposta di workshop, occasione di networking e condivisione.
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