Juggling Magazine #63 - june 2014

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Questa rubrica, a cura di Carlo Porrone, (www.orionriggers.com), non pretende di formare una competenza totale sulla sicurezza ma suggerire le basi per una consapevolezza che porti a minimizzare i rischi di essere coinvolti o creare incidenti, anche gravi, pur tenendo presente che a volte tali rischi non sono di per sé completamente eliminabili. Sia che si lavori da soli, sia che si faccia parte di una grossa produzione, non ci si deve mai illudere che la sicurezza sia un argomento destinato “ad altri”: si è sempre tutti coinvolti.

STRUTTURE

SiCurAmente 1.2

Questa rubrica nasce dall’esigenza di consolidare la materia “sicurezza” nel mondo del circo moderno e delle arti di strada, dove non mancano ingegno e stimoli per affermare una vera e propria cultura di genere. Le difficoltà da superare sono molteplici: spesso mancano strumenti e formazione idonei, informazioni adeguate, competenze professionali e regole chiare, proliferano invece pratiche basate sul sentito dire e su ipotesi non accreditate. Ci soffermiamo quindi con attenzione su alcuni dei risvolti concreti che molti operatori devono affrontare quotidianamente nel campo delle discipline circensi, dove scarseggia il personale tecnico specializzato, soprattutto nel campo del “performer rigging”. In questo articolo vedremo come si comportano semplici strutture, che siano travi, “americane”, portici autoportanti. Ogni elemento deve essere adeguato alle forze applicabili: al peso del performer e di ogni altro elemento sospeso si aggiungono forze esterne, come l’accelerazione del figurante (oscillazioni e cadute) o le condizioni climatiche (come il vento). La disposizione del carico deve quindi essere valutata per prevenire sovraccarichi e sbilanciamenti. La stabilità delle strutture di supporto può essere compromessa da carichi non baricentrici; è quindi necessario progettare il sistema per minimizzare l’effetto, inserendo zavorre o tiranti ancorati in punti adeguati. Per tutti i punti di ancoraggio deve essere indicato da una figura competente, che lo comunicherà alle persone preposte a realizzare gli ancoraggi, un valore massimo di carico di lavoro. Per mantenere adeguati margini di sicurezza tale valore deve essere molto lontano dal punto di rottura e stimato anche in funzione di carichi multipli contemporanei. Ci possono essere delle indicazioni o limitazioni relative alla direzione nella quale il carico può essere applicato: un’oscillazione troppo elevata di un trapezio potrebbe far ribaltare o collassare un portico non progettato per il “balant”. I produttori di americane (le strutture a traliccio in alluminio più diffuse nel mondo dello spettacolo) forniscono tabelle esemplificative dove vengono indicati quali carichi possono essere applicati per differenti lunghezze e in base alle diverse tipologie di distribuzione del carico (puntuale o uniformemente distribuito). Nel caso di strutture realizzate con elementi modulari, il cui disegno è differente dalla semplificazione delle tabelle, è necessario fare sempre riferimento a un progettista. I carichi massimi e le condizioni limite di lavoro di strutture non certificate possono essere definiti solo da un ingegnere, e bisogna diffidare di prodotti autocostruiti che non assicurino standard certificati. I seguenti esempi mostrano una generica trave appoggiata agli estremi con applicato un peso (appeso o appoggiato). Il carico è trasferito alle rispettive estremità in modo inversamente proporzionale alla distanza dal punto di applicazione.

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Le americane o le travi hanno la tendenza a deformarsi sotto carico, con degli effetti sulla distribuzione delle forze nel sistema: nel caso di una trave su tre appoggi (invece che due) con il carico uniformemente distribuito, la suddivisione delle forze avverrà nelle percentuali illustrate.

Usare tiranti in cavo d’acciaio o corda per realizzare punti di sospensione, comporta la creazione di significative forze orizzontali, che vanno misurate e verificate con calcoli accurati. I punti di ancoraggio devono quindi essere certificati per tale particolare uso. Nel caso di zavorre, diventa importante non solo il peso stesso della zavorra, ma anche la sua collocazione, dato che le componenti delle forze fanno cambiare enormemente i valori in gioco, modificando gli angoli di tiro: una zavorra troppo “vicina” alla verticale dovrebbe essere enormemente sovradimensionata per sostenere le componenti orizzontali, mentre una troppo lontana rischia di non impedire il sollevamento della struttura a cui è vincolata.


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