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foto di Carlo Picca
CIRCO EL GRITO un circo contemporaneo all’antica www.circoelgrito.it
Intervista a Giacomo Costantini, co-fondatore della compagnia
Il progetto El Grito è una compagnia che ricerca il proprio linguaggio artistico nell’ambito del circo contemporaneo. Gli spettacoli sono la conseguenza di questa ricerca, rappresentano la fine di un ciclo (segnando così l’apertura di un altro), e sono il punto di arrivo di un percorso che paradossalmente come scopo non ha lo spettacolo in sé ma piuttosto il processo di creazione, ovvero il percorso stesso. Detto questo, crediamo in un circo che sia per tutti, che non si riferisca ad una nicchia, che per quanto sia frutto di ricerca e sperimentazione si rivolga ad ogni tipo di pubblico. Il nostro è un circo contemporaneo all’antica non solo perché artigianale ed autenticamente popolare, ma di fatto anacronistico perché le persone che lo abitano non sono capaci di aderire completamente al loro tempo, alla società consumista che si riflette anche nell’ambiente del circo con le sue logiche di produzione e di mercato. Non aderire completamente al nostro tempo rappresenta una sfasatura, uno scarto che di fatto è la chiave per poter percepire e raccontare il presente e dunque essere contemporanei. Ne parlava Nietzsche nelle sue Considerazioni Inattuali e recentemente il filosofo Giorgio
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Agamben che in “Cos’è il contemporaneo” scrive che «la contemporaneità è una singolare relazione che aderisce al proprio tempo e, insieme, ne prende le distanze». Sono convinto che osservando “sulla carta” El Grito si potrebbe dire il contrario, ovvero che siamo stati capaci di inserirci nel mercato europeo, dunque adattarci al nostro tempo imponendoci nel panorama culturale italiano ed estero entrando nei grandi circuiti. Ma l’evidenza nasconde sempre la sostanza. La sostanza è una compagnia che è nata da una coppia e che dall’amore ha preso la forza per restare unita nel difficile percorso che ci ha portato oggi ad avere un circo. In questi sette anni abbiamo declinato il circo contemporaneo nei suoi tre luoghi simbolo: la strada, il teatro e lo chapiteau. I nostri spettacoli sono caratterizzati da un processo di creazione in cui la scrittura e la tecnica di circo procedono di pari passo. Ci piace il virtuosismo tecnico e non abbiamo paura di proporlo nella sua essenza senza strutture narrative, ma ci interessa ancora di più quando la tecnica suggerisce una storia. Suggerire (e non dire) perché crediamo nel valore evocativo del circo piuttosto che in quello descrittivo. La nostra idea poetica di circo contempo-
raneo all’antica, di uno spettacolo popolare e largamente fruibile, si fonda sul rapporto tra semplicità e profondità e si manifesta sotto forma di spettacoli profondamente umani, vicini a noi e alla nostra vita.
La scelta dello chapiteau Volevamo una bolla per proteggere i nostri spettacoli dalla pioggia, dalla luce e dai rumori. Uno spazio nostro, autonomo e indipendente dove creare e diffondere le nostre opere, un confine all’interno del quale crescere umanamente e artisticamente al riparo dai vampiri e dai loro progetti parassiti che per vivere necessitano del tuo lavoro, della tua creatività, della tua fatica e che in cambio - bene che va fomentano solo il tuo ego. Volevamo un circo per proteggere il nostro sogno di vita libera, creativa e itinerante. Volevamo saltare nel vuoto, metterci alla prova, cambiare veramente qualcosa, vivere un’avventura. Nel marzo 2011 io e Fabiana insieme a mio fratello Gaetano e al nostro caro amico Domenico abbiamo iniziato questo nuovo viaggio, senza alcun tipo di certezza e di finanziamento. E così oggi ci troviamo quotidianamente a cercare il giusto equilibrio tra contenitore e contenuto, perché il grande rischio è che il mezzo schiacci il fine: lo chapiteau,