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estratti dell’intervista di John Ellingsworth, fondatore di SideShow Magazine (UK), prodotta nell’ambito del progetto Deconstructing Circus, con il sostegno di Arts Council England
foto di Bertrand Gaudillere
JEANNE MORDOJ
Jeanne Mordoj è fondatrice e direttrice artistica della Compagnie Bal, che ha realizzato 5 spettacoli: 3 p’tits sous, Chez moi, Eloge du Poil, Adieu poupée, e La Poème
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w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t
Così quando ti ritrovi sul palco senza i tuoi oggetti e senti che non sei capace di attirare la loro attenzione senza gli oggetti, allora ti senti persa. (…) Per cambiare bisogna allontanarsi dalla tecnica del circo - un passaggio per niente facile. Naturalmente dopo sono ritornata anche alle mie tecniche di circo. Ma ora so che sul palco posso trasmettere qualcosa anche senza l’ausilio degli oggetti e della tecnica. (…) Per la scena con il tuorlo d’uovo ricordo come è cominciata: stavo facendo una torta. Mi è sempre piaciuto separare il bianco e il tuorlo delle uova con le mie mani, e un giorno, non so perché, ho fatto scivolare il tuorlo lungo il braccio ed era come: Wow!! Poi ci sono voluti anni di lavoro per costruire questo numero. In quel periodo non mi allenavo più con la giocoleria, o almeno non con gli oggetti tradizionali. Penso che gli artisti circensi devono essere aperti, perché devi essere collegato con un sacco di cose per essere creativo, devi osservare la vita, e se sei calato troppo nella tua tecnica non puoi vedere altro. Per la sequenza con le canne, ero in un negozio di seconda mano e ho visto queste canne e ho pensato: che cosa sono? Non pensavo che fossero particolarmente belle o altro, quindi non so perché le desiderassi. però le ho comprate, senza sapere cosa farci. Le ho prese e le ho riposte nella mia casa e poi un giorno, non so perché, le ho prese e le ho messe in equilibrio sulle mie braccia. Così è cominciato il lavoro; all’inizio lo facevo senza muovermi, ed era molto difficile; ed è stato un passaggio, un viaggio. Ho lavorato su questo per molto tempo, e ora sento che potrei farlo per tutta la vita, come fosse tai-chi, perché è molto bello da praticare. (…) Quando ho iniziato a creare Eloge du Poil
foto di C. Raynaud de Lage
Vengo da una famiglia di artisti, i miei genitori erano illustratori e scultori, così sono cresciuta in questa specie di humus artistico, ma sono anche cresciuta in campagna e questo ha avuto un grande impatto sulla mia immaginazione. Quando ero giovane ero molto affascinata da animali, teschi, terra, uova, tutti questi materiali che si trovano in giro e che sono meravigliosi per un bambino. Quando avevo tredici anni ho incontrato il circo. Sono andato a una scuola di circo, non lontano dalla mia scuola, e poi quando avevo diciassette anni ho deciso di provare ad entrare nella scuola di circo a Châlons, sul finire degli anni ‘80. Dopo Chalons sono andata a fare esperienza e lavorare con il Cirque Bidon, un circo di origine francese che girava in Italia. Ed è stato fantastico perché ero lì per imparare la vita: facevamo di tutto, dal nutrire i cavalli al montaggio del circo per gli spettacoli - tutto. Rimasi lì due anni (…) Volevo imparare di nuovo, per imparare la tecnica e altro, scegliere i miei maestri uno ad uno, imparare un po’ di teatro con questo, contorsionismo con lui, giocoleria con un altro. (…) Penso che alla scuola è bello incontrare persone, ma la scuola non è per gli artisti. Non si può imparare l’arte nelle scuole; si possono incontrare persone, è possibile scambiare con loro. Ma l’arte? Per me non ha nulla a che fare con le scuole. (…) Il problema in circo è che le tecniche richiedono così tanto tempo ed energia che è abbastanza difficile essere creativi. Lo so per mia esperienza, perché quando ho deciso di andare sul palco e fare teatro senza oggetti mi sentivo persa. È stato così difficile per me, perché nel circo c’è sempre un rapporto di ammirazione da parte del pubblico, come una droga, e dalla platea pensano sempre: Wow, è una cosa incredibile! Wow, non potrei mai farlo! (…)
volevo esplorare … il lato oscuro di me stesso, forse. Perchè tutto il mio lavoro è connesso con i miei sentimenti intimi, questa è la mia prima ispirazione. Cosa mi chiedo in questo momento, e che cosa è importante chiedermi? Dove mi sento fragile o per cosa ho domande? Prima di Eloge avevo fatto altri due soli in cui costruivo il mio mondo; affrontavo già il tema della femminilità, ma da una prospettiva molto bella, quindi ero pronta ad approcciarlo da un’altra direzione. Ero trentenne allora, quindi era un’altra epoca, un altro rapporto con la femminilità, un altro bisogno di prendere una posizione nel lavoro e in quello che volevo comunicare.