Juggling Magazine #86 - march 2020

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rubrica a cura di Valentina Barone

mestieri &persone

ORION RIGGERS orionriggers.com

di Carlo Porrone Orion Riggers è un’identità che ha preso posto nella mia vita diventando da più di dieci anni una professione solida e riconosciuta sul territorio che mi rappresenta appieno. Il nome mi piace, e comprende anche diverse altre persone che ormai da tempo lavorano con me. La mia passione per il rigging è evoluta parallelamente a quella che era la mia attività principale durante e dopo l’università: appendermi ai palazzi per posizionare striscioni nei punti più alti e visibili. Da informatico attivista, in quell’ambiente ho incontrato molte persone interessate a capire come raggiungere in sicurezza diversi luoghi in altezza. Così, sono diventato responsabile della formazione per Greenpeace, specializzandomi attraverso corsi all’estero. Dalle Olimpiadi Invernali a Torino, nel 2006, mi sono orientato allo spettacolo dal vivo, collaborando con altri service locali. Sono nato e cresciuto in una famiglia già nell’ambiente, da piccolo osservavo mio padre, ingegnere, intento a progettare funivie. Quando per la prima volta mi hanno chiesto di ideare una teleferica per appendere due ballerine, non mi è sembrato un obiettivo bizzarro o impossibile. Il rigging per lo spettacolo richiede attitudine e creatività. La richiesta di un intervento scatta nel momento in cui l’evento o la compagnia riconosce la necessità di trovare una soluzione alternativa, la richiesta di un certificato di corretto montaggio, oppure tecnico, che assembla le parti. Attualmente in Italia non esiste un percorso professionale adatto. L’esigenza di sospendere attrezzature può venire a persone già parte di compagnie interessate a performance in altezza, o a tecnici interessati a trovare soluzioni innovative, attraverso buone prassi e materiali cor-

retti. Per questo motivo, negli ultimi anni mi sono mosso in prima persona per creare formazioni specifiche sul territorio. L’approccio dei grandi eventi, soprattutto musicali, è diverso rispetto a quello dei singoli spettacoli, che il più delle volte hanno esigenze tecniche particolari. Altra specializzazione a volte richiesta è quella dell’operatore di automazioni, capace di movimentare strutture, muovendo le americane con dei motori comandati da computer,

rispettando sempre una certa routine e con un alto livello di sicurezza richiesto. Per questo motivo, un rigging da concerto può avere un’attitudine rivolta all’apprendimento di oggetti, ma customizzare un intervento su di un performer, o su uno stunt, richiede altre abilità e competenze, meno meccaniche e più analogiche, oltre che con un approccio creativo sempre diverso. Il rigging per il circo, crea imbraghi capaci di sostenere un peso, capaci di trattenere un performer o un oggetto dal cadere, per questo attaccare un imbrago a una cosa o a una persona è ancora diverso, la tecnica ogni volta si adatta alle esigenze in campo e cambiano anche i materiali. Al posto dei

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motori, entrano in gioco carrucole, corde e, nel caso del circo, un’altra variabile che dipende dall’oggetto o attrezzo specifico. I lavori che sicuramente mi hanno formato sono tanti, ad esempio Mirabilia, un festival molto complesso e variegato che mi ha messo a contatto con le esigenze più insolite. Tra le compagnie, la danza verticale di Cafélulé, ma anche la mia collaborazione con il funambolo Andrea Loreni. Il rischio sulla scena mi piace, ma rispetto alle difficoltà, preferisco la sicurezza. Penso ci sia un margine di azzardo che si deve correre per realizzare l’effetto spettacolare che si vuole ottenere in scena, ma entro certi limiti. Quando la gente in strada vede il funambolo, ad esempio, la prima cosa che nota e si chiede è ancora: “…Ma è legato?”, “…E se cadesse?”. Andrea Loreni, ad esempio, sta facendo un grande lavoro in questo senso, perché preferisce legarsi in sicurezza sempre e con i suoi interventi artistici sposta sempre di più l’attenzione sull’attitudine del funambolo nella sua performance, e non sul rischio spettacolare che il funambolo corre senza sicura. Negli ultimi anni la sensibilità degli addetti ai lavori sul tema della sicurezza in altezza è cambiata, è aumentata la percezione che certi incidenti possano accadere. Da questo punto di vista, il rigging si sta sviluppando come un modo creativo per sviluppare nuove forme artistiche. E quando non rappresenta la tutela da un rischio, rigging è giocare con la gravità, perché prima o poi le cose tendono a cadere, ed è meglio sapere come fare o capire come farlo, senza farsi male o fare del male a qualcuno.


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