Juggling Magazine #67 - june 2015

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DALLA PARTE DEL PRESENTATORE

foto di Caterina Ricco

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draghidiego.wix.com/diegodraghi

sidecirque.blogspot.com

Ah, la Convention Brianzola… non è altro che una grande festa! Però per farla funzionare ognuno deve fare il suo, perchè sono 5 giorni durante i quali dormi poco e dai tanto, senza risparmiarti. Credo che il segreto fondamentale sia proprio quello di arrivare sulla scena con delle idee e poi... lasciarsi andare. Personalmente mi piace improvvisare, cogliere quello che succede al momento e trasformarlo. Durante l’Open Stage di quest’anno c’è stato un numero nel quale l’artista usava lo scotch di carta... io l’ho interpretato come “giocoleria dello spreco”, ho sentito che il pubblico aveva apprezzato il commento ironico e, guarda caso, poco tempo dopo... voilà, un altro numero con lo scotch! Il pubblico non aspettava altro che il commento sulla giocoleria dello spreco... Vuol dire che c’è una tendenza, un linea innovativa (in questo caso “lo scotch”) e tu devi giocarci, esaltarla o distruggerla, ma non puoi fare finta di niente. Ho avuto l’onore e il piacere quest’anno di organizzare la “Sashaman and the King Parade”, con il mitico Sasha Viviano. Ci siamo sentiti nei mesi precedenti, abbiamo individuato il mezzo che ci serviva, l’impianto audio, macchina del fumo e spara neve! Sapevamo che il nostro binomio DJ-Presentatore funzionava, perché già rodato in passato nelle feste brianzole... Trascinare una folla festosa come quella dei giocolieri è semplice e gratificante allo stesso tempo: loro si mettono in evidenza, come bambini, e tu non devi fare altro che dargli gas, mettere la musica giusta e accompagnarli nella loro follia. Le Olimpiadi invece hanno un che di particolare; puoi, devi, ridicolizzare gli sbagli, ma sempre rispettando “gli atleti”, perchè è gente che si allena di brutto per raggiungere certi livelli. Il resto lo fa il pubblico: ovazioni, applausi, e risate sottolineano ogni trick, ogni traguardo, ogni vittoria. Anche qui è fondamentale Sasha: ha la colonna sonora giusta per ogni gara! La chiusura con il toss up è d’obbligo: si saluta così la Convention che si farà attendere per un lungo anno…!

Nel Renegade il presentatore deve essere a metà tra un domatore di belve feroci e un Virgilio che accompagna gli spettatori in un girone dantesco. L’inferno. La presentazione del Renegade è una sfida a cui il presentatore non può sottrarsi nella sua carriera. È come stare nella fossa coi leoni, qualcosa a cui devi sopravvivere. Devi inventarti qualcosa in continuazione, è una palestra incredibile. Presentare per ore ed ore ti permette di sperimentare, e cosi distanziarti quando torni al pubblico, dal misero e standard modello di presentazione conosciuto, quello televisivo attuale. Dove l’imprevisto butta a gambe all’aria il presentatore e dove il concetto di ritmo, attenzione e creato dall’intercalarsi delle pubblicità. Purtroppo non esistono molti modelli validi e per imparare ho dovuto sicuramente cominciare dal classico ed eccelso variètà dove il presentatore compieva acrobazie verbali, fisiche e musicali. In sintonia con l’orchestra dal vivo dirigeva lo show, per sua natura come una nave tra le onde che infine doveva attraccare al porto dell’ultimo grandioso numero. Molti dei grandi presentatori italiani del dopo guerra arrivarono in televisione con un bagaglio di competenze enormi. Ballavano, cantavano, imitavano, recitavano e dirigevano la creazione dello spettacolo. Ecco perché i primissimi varietà televisivi sono da studiare attentamente. Personalmente ho lavorato molto sul ritmo, sulla costruzione della scaletta, sugli incastri con la musica dal vivo. Se hai affinità con i musicisti, presentare diventa un piacere quasi jazzistico. Stacchi di entrata sugli artisti e note di chiusura numero, alternati a presentazioni, entrate blitz. Serve una sintonia perfetta con musicisti e tecnici. A volte gioco molto con la platea, scendo tra la gente lasciando la scena libera per un allestimento. A volte invece presento seduto; ultimamente mi piace imitare la modalità della radio, dietro un tavolo con il mio microfono e una luce tenue, e cosi devio l’attenzione del pubblico su uno spazio intimo che disegna un altro mondo lontano dal palcoscenico dove restituirò la luce e l’attenzione agli artisti. L’avvento del microfono ha permesso al presentatore anche di sussurrare, di parlare a volte sottovoce ed intessere con l’audience un clima fraterno.

w w w. j u g g l i n g m a g a z i n e . i t


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