Jug n 46:JUG new 17/03/10 14:59 Pagina 6
Momix, Pilobolus, il Corpo, la Creatività di Donatella Ruini foto di Max Pucciariello
Andare a vedere uno spettacolo dei Momix é salire su un’astronave che ci porta a visitare altri pianeti, in cui forme luci e colori assumono sembianze mutevoli e trascinano in un mondo parallelo. Alla guida dell’astronave c’é Moses Pendleton, personaggio unico nel panorama della danza contemporanea, fondatore della compagnia che da trent’anni riscuote ininterrotti consensi in tutto il mondo, dimostrando che il sogno e la magia sono potenti catalizzatori creativi e canali di comunicazione universale. Il come ci arriva é una lezione di creatività per qualunque artista, esempio di una vita che ruota totalmente intorno alle proprie visioni. Ho sempre creduto nell’importanza dell’interdisciplinarietà per la formazione e l’arricchimento del proprio percorso artistico: da una mostra di Chagall può nascere un numero di arti circensi, un concerto che ci emoziona può ispirarci un quadro, un libro suggerirci una coreografia, uno spettacolo cambiare drasticamente le nostre scelte di vita e le nostre priorità. Qualsiasi cosa stimoli la nostra mente, accenda i
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nostri sensi o muova le nostre emozioni é brace per il nostro fuoco creativo, e per Moses Pendleton questo é il terreno su cui si fonda il suo mondo artistico, tra i viaggi in giro per il mondo e le giornate nella casa vittoriana immersa nella natura in cui vive e lavora in Connecticut, comprata perché innamorato di come la luce cadeva di sbieco sulla vecchia carta da parati, dal modo in cui in un certo momento del pomeriggio gli spiriti uscivano dalla tappezzeria. Tutto per lui é stimolo a creare: la fioritura dei suoi girasoli, Neruda e Walt Disney, le passeggiate ascoltando vecchie registrazioni, Picasso, le esperienze psichedeliche, Barthes e il canale delle previsioni del tempo in tv, le nuotate quotidiane nel lago, Umberto Eco e i film muti, i sogni, la musica da Offenbach al jazz passando per qualunque cosa, Artaud, il teatro delle ombre fino al peyote degli indiani Tarahumara. Tutto dentro di lui può venire trasformato e diventare qualcos’altro. Un essere allegro e inquieto nel suo rapporto col tempo, che tutto registra, tutto filma, tutto fotografa per non perdere trac-
cia del presente, e poi tutto riguarda e rielabora. Preciso al millimetro nella confezione dello spettacolo e attentissimo alle reazioni dello spettatore, un essere libero che soffre a stare nelle città e nel buio dei teatri lontano dal sole e dall’aria. É una di quelle rare persone che “walks his talk”, che vive ciò che dice. Il percorso della danza moderna dagli inizi del ‘900 ha visto la liberazione dai rigidi canoni imposti dalla danza accademica alla progressiva trasformazione del corpo in veicolo di libertà espressiva, di potenza e bellezza, e in questo nuovo terreno é fiorita la ricerca di Moses. Cresciuto in una fattoria ed ex cam-
pione di sci, ha iniziato a prendere lezioni di danza per riabilitare un ginocchio compromesso da un incidente, scoprendo un nuovo mondo da esplorare e facendolo a suo modo: ha danzato nudo spesso e anche una volta come una donna barbuta, ha ballato per i concerti di Frank Zappa così come per l’Opera di Parigi, e il suo primo spettacolo nel Vermont fu una coreografia per 50 mucche da latte. “Bothanica”, il nuovo spettacolo ispirato alla natura che sta girando l’ltalia, é un susseguirsi di quadri in cui i corpi, la magia delle luci, gli insoliti oggetti di scena modificano la realtà e ci invitano a espandere i sensi, a lasciarci sorprendere, come se