SA RUGA DEU CI SEU 16-18 OTTOBRE 2020, BORGO SANT’ELIA (CA) sarugafestival.com
di Mirko Ariu e Maura Fois direzione artistica e organizzativa
foto di Anna De Lorenzo
Non siamo sicuri di poter definire l’edizione 2020 di Sa Ruga un “festival”. Ci sembra di abusare un pò del termine. La sua anima è fatta di persone, tante persone, che applaudono rumorosamente, strillano stupore, ballano energicamente e mostrano i loro sorrisi e visi pieni di emozione. È fatta di artisti che divorano piazze e strade, fanno cerchi di persone, riempiono scalinate e regalano momenti magici e inebrianti. Ovviamente in un momento storico in cui la strada è invece palcoscenico di una fantomatica rappresentazione di Orwell, diventa difficilissimo lavorarci. E difficilissimo è anche fare un festival che ama definirsi con orgoglio di arti di strada. Questo 2020 ci ha dato l’opportunità di riflettere a fondo sull’importanza di Sa Ruga per la città di Cagliari, ma sopratutto sul profondo senso del nostro lavoro. Abbiamo più volte pensato di tirare i remi in barca e saltare a piè pari quest’edizione che si presentava proprio come una coperta troppo piccola. Tiri da una parte e scopri dall’altra. Questo gioco pareva non aver fine, finché abbiamo capito che solo rannicchiandoci ci saremmo potuti riuscire. Nel momento in cui cercavamo di capire se fosse sensato stravolgere così tanto l’anima di Sa Ruga, ci siamo accorti che tutte le persone che orbitano attorno non volevano rinunciare, ci dicevano: “peccato, davvero peccato”. In questo momento la città ha bisogno di Sa Ruga, ora più che mai. Parliamo di organizzatori, artisti, volontari, collaboratori e amici. Tutti finivano col dire: comunque se lo fate “deu ci seu”. Io ci sono. Conta su di me. E così abbiamo voluto provarci, perché non volevamo rinunciare alla possibilità di dare a Cagliari tre giornate di emozioni, di aria e di leggerezza. È vero,
per ragioni di protocollo e sicurezza sanitaria ci siamo dovuti rannicchiare in un posto chiuso. All’aperto ma chiuso. Non potendo gremire le strade e i vicoli del quartiere di Stampace che ogni anno ci ospita, abbiamo cambiato scenari, decidendo di migrare in cerca di altre prospettive e approdando in un altro fantastico e autentico quartiere: Sant’Elia. È stato necessario ridurre le compagnie, gli spettacoli e a malincuore il numero degli spettatori, optando per la prenotazione on line, ostinandoci però a non rinunciare alla gratuità con la consueta formula “a cappello”. Se avessimo fatto spettacoli a pagamento avremmo rischiato di creare l’ennesimo salotto di Cagliari, veicolando l’arte sempre negli stessi ambienti. Non volevamo allontanarci da uno dei punti fondamentali della nostra mission: raggiungere le persone, quelle che non hanno mai sentito parlare di noi. Seminare per creare nuovo pubblico, sperando che domani sia com-
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posto da spettatori attenti e sensibili. Le prenotazioni on line hanno in qualche modo ostacolato tale proposito ma mobilitando associazioni di quartiere ci siamo riusciti: una parte di pubblico vedeva il suo primo spettacolo! Insomma torniamo a casa con un bagaglio pieno di esperienze nuove che forse non avremmo mai fatto. Ci siamo messi in gioco e abbiamo imparato a fare un altro festival, un nuovo format, fatto di prenotazioni online, posti a sedere, file ordinate e distanziate, sedie igienizzate, misurazioni della temperatura e bla bla bla fino alla nausea. Ma la nausea non è arrivata. Anzi è andata via. Di questa edizione così diversa e strana raccogliamo la sfida di lasciare anche se momentaneamente i binari che in questi anni abbiamo costruito. Deviare dal sentiero di casa, abbandonare la comfort zone per intraprendere una nuova avventura, indubbiamente lontana dal nostro modo di concepire un festival, ma allo stesso tempo momento importante e irripetibile per dire “deu ci seu”. Perché l’arte è eterea, supera le barriere e le limitazioni. Perché la cultura resiste, anche se rinchiusa dentro regole o contenitori, e supera conflitti, regimi, e anche pandemie. Combatte il concetto di distanziamento sociale lasciando lontani, se necessario, i corpi ma non le persone. PROGETTOQUINTAPARETE.IT