MIGUEL MUÑOZ le assistere in futuro anche a spettacoli che approdino ad una forma più stabile e duratura, magari anche nella forma di un varietà magico con un cast italiano e maggiore cura nella regia e nella produzione? Per gettare uno sguardo all’orizzonte a marzo debutta “Incanti”, spettacolo con cinque tra i più giovani e promettenti illusionisti italiani, selezionati per i campionati mondiali di magia in Canada a luglio 2022. Sono Filiberto Selvi, Niccolò Fontana, Dario Adiletta, Francesco Della Bona e Andrea Rizzolini. Potrebbe essere questo un nuovo inizio?
intervista di Giorgio Enea Sironi
Raffaello Corti
La caratteristica che rende unico il tuo numero Agua è la compenetrazione fluida e sapiente di magia, contact juggling, teatro gestuale e danza. Da dove ha origine tutto questo? Ho iniziato con la magia ma mi sono da sempre interessato alle arti circensi. Ho frequentato scuole di circo a Madrid e a Londra e ho cercato sempre di confrontarmi con altri artisti e forme d’arte per acquisire nuovi strumenti. Credo che le scuole di circo diano una formazione più varia e completa. L’ibridazione con altre forme espressive mi deriva da esperienze come quella con la compagnia DV8, una compagnia che lavora molto sulla metafora del movimento, il movimento non fine a sé stesso ma come espressione di un’idea. Anche l’effetto magico così non è più l’obiettivo ma diventa per me uno strumento per esprimere metaforicamente un’idea. Il mio numero Agua esprime l’impossibilità di fermare lo scorrere di un fluido, di catturare l’acqua, elemento che simbolizza lo scorrere del tempo, la vita. Il mio numero è come una poesia sul fluire delle cose in cui la magia è la mia forma di scrittura principale.
Osservando grandi artisti come Yann Frisch, Hector Mancha, Wynston Fuenmayor si può individuare una tendenza della magia contemporanea a contaminarsi sempre più con le arti teatrali e circensi? Certamente credo che i maghi guardino sempre di più alle altre arti anche se la magia mantiene sempre una sua peculiarità. Il fatto è che non esiste una formazione propriamente magica e per allargare le proprie prospettive bisogna fare riferimento ad altre discipline. Secondo me c’è una evoluzione nel mondo della magia per cui si può parlare di magia classica e magia contemporanea. Nella magia classica stupire attraverso l’effetto era l’obiettivo principale. Oggi la magia contemporanea usa le tecniche della magia per esprimere qualcosa ed è più facile che per raggiungere questo obiettivo l’artista voglia potenziare i suoi strumenti con quelli di altre discipline. Questa idea di magia contemporanea l’ho incontrata per la prima volta negli scritti di Luis Garcia, un filosofo e teorico influente negli anni settanta a cui la scuola spagnola deve molto. Gabi Pareras, eccezionale prestigiatore ha applicato molte delle sue teorie alla cartomagia. Ma anche la Magie Nouvelle in Francia ad esempio percorre una strada nuova lavorando sulla teatralità, l’atmosfera magica.
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Per Agua utilizzi tecniche, movimenti del corpo e sofisticate misdirection elaborate per essere applicate alle sfere. Possiamo definirla una grande lezione sull’innovazione in magia? Si è vero nel numero ho sviluppato delle tecniche nuove partendo dall’arte del “lapping” di Tony Slydini, cioè quell’insieme di tecniche in base alle quali l’artista seduto a un tavolo può scaricare segretamente un oggetto in grembo. Partendo da un profondo studio di queste procedure le ho di fatto verticalizzate, utilizzando al posto del piano del tavolo il mio braccio e al posto del grembo o delle gambe altre modalità per occultare le sfere. Ho quindi anche studiato i movimenti e l’intera coreografia in modo che tutto risultasse più naturale possibile. Per me l’innovazione in magia è proprio questo, partire dallo studio approfondito dei grandi maestri e da lì elaborare le tecniche migliori al fine di esprimersi al meglio attraverso la magia. E poi, come nella danza, provando e riprovando, ricercare il movimento più fluido, naturale e personale. Vedo che molti giovani che si avvicinano alla magia oggi non si pongono più domande, non studiano i maestri del passato, non hanno desiderio di ricercare altro che l’effetto visuale rapido. Questo impedisce l’evoluzione della nostra arte che è un’arte molto giovane rispetto ad altre. Certamente la magia esisteva anche nell’antico Egitto ma come arte teatrale ha poco più di un secolo e ha sicuramente molta strada da compiere.