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Che emozione adottare un gattino!

il nostro mondo d’acqua assieme a
Daniela
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Che emozione adottare un gattino!
il nostro mondo d’acqua assieme a
Daniela
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Si dice che il nuovo anno inizi a settembre ed è così anche per noi di Joe Zampetti; sono moltissime, infatti, le attività e le novità in programma per questo autunno nei nostri store senza dimenticare, inoltre, i consueti appuntamenti con la beneficenza e le raccolte alimentari. Tra queste spiccano le tre nuove aperture da qui a gennaio rispettivamente a Taranto, Fasano e Lecce (il secondo store in loco) tutte con toelettatura e acquariologia dedicate. Abbiamo deciso di dedicare questo numero del nostro Joe Zampetti Magazine ai cuccioli che anche loro, come noi, tornano sui “banchi di scuola” tra percorsi educativi, appuntamenti con gli specialisti e tante curiosità alimentari e non sugli scaffali. In queste pagine, però, avranno ampio spazio anche le associazioni di volontariato
che, quotidianamente, si prodigano per offrire giornate speciali agli amici a quattro zampe più sfortunati. E potrebbe essere proprio questo uno dei buoni propositi per “il nuovo” anno: partecipare il più possibile alle nostre iniziative benefiche che saranno in costante aggiornamento sul nostro sito e sui nostri volantini. Volete saperne di più sul mondo del volontariato? La nostra Loredana vi spiegherà proprio cosa significa essere volontari oggi, fornendo inoltre un interessante articolo sull’universo della Pet Therapy. Cane e gatto: qual è l’alimentazione corretta nel cucciolo? Come si adotta un gattino? Quali sono e come si affrontano le malattie di stagione? Saranno i nostri specialisti a fornire le giuste risposte a questi quesiti in rubriche ricche di consigli e spunti pratici.
Non solo cagnolini e micetti, però: la nostra responsabile di Acquariologia, Daniela, ci racconterà come scegliere un acquario e i suoi preziosi abitanti. Vi spiegheremo, inoltre, come si introducono i pesci in un acquario d’acqua dolce e quali sono le specie da “adottare”. Prosegue la rubrica I’M Musetto con le foto dei vostri amici animali con una nuova e rinnovata grafica (non dimenticate di scansionare il qrcode per diventare protagonisti del nostro magazine). Come diciamo sempre, questo spazio è il vostro spazio perché siete voi a rendere la nostra storia una grande avventura.
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Alla scoperta dell’Acquariologia attraverso la responsabile Daniela D’Alfonso
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Purina Pro Plan Hydra Care
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L’acquario d’acqua dolce: le fasi d’introduzione dei pesci
Quando un cucciolo arriva a casa 12
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Crescere un cucciolo: tutti gli aspetti a cui fare attenzione Che emozione adottare un gattino!
Bando ai luoghi comuni: non abbiate paura di lavare spesso il cane Il gatto? Si autogestisce, ma aiutiamolo con piccoli gesti
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non abbia pensato di regalarsi un pesce o di rendere più bella la propria abitazione con un acquario e i suoi splendidi abitanti. Regalarsi un pesce sì, ma con consapevolezza e cura per il mondo animale. In Joe Zampetti c’è chi ha fatto del mondo sommerso la propria vita, un punto di riferimento non solo per quanti desiderano ospitare tra le proprie mura degli amici pinnati, ma anche per gli addetti ai lavori. Si tratta di Daniela D’Alfonso, direttrice del punto vendita di Trani e responsabile dell’area di acquariologia: «Ho sempre avuto una grande passione per gli animali e per il mondo acquatico fin da bambina – rivela – una passione che ho dapprima coltivato nel mio negozio
e che poi ho accresciuto in Joe Zampetti dove da tempo ricopro orgogliosamente il ruolo di responsabile del settore acquariologia. Che cos’è l’Acquariologia? La disciplina che studia e si occupa di tutto l’universo acquatico, con la sua flora, la sua fauna e altresì i suoi “contenitori”, quali appunto, gli acquari»
Una materia per la quale “formazione” e “studio” sono due parole d’ordine: «Quando si ha a che fare con questo universo non si finisce mai di imparare e di formarsi – prosegue la referente – le specie di pesci sono tantissime, con nomenclatura binomia in latino e caratteristiche differenti tra loro. Gli acquari sono sempre più evoluti e di design e non basta il criterio della bellezza per decidere di far spazio all’universo acqua nella propria casa. Per questo in Joe Zampetti dedichiamo sempre in ogni punto vendita una formazione specifica sia sulle specie acquatiche che sui vari biotipi. Personalmente ho frequentato corsi all’Università di Bologna sulle tartarughe, ma anche vari corsi organizzati un po’ in giro per l’Italia dai migliori brand del settore. E poi ancora, ho fatto una lunga esperienza in casa e in negozio, ma non smetto ancora oggi di fare corsi di aggiornamento anche lontano da casa. E’ un mondo vasto in cui le conoscenza aumentano ogni anno che passa, si evolvono i prodotti e i materiali e non sono si può restare indietro».
“I pesci non sono tutti uguali, non e affatto semplice, richiede profonda conoscenza delle specie e delle sue necessit a .”
A rifornire di pesci gli store Joe Zampetti è lo storico partner Fish Ok: «I pesci non sono tutti uguali – prosegue Daniela – ed inserire nel nostro “contenitore” pesci compatibili tra loro (valori chimici dell’acqua, temperatura, compatibilità tra specie, alimentazione, ecc..) non è affatto semplice, richiede profonda conoscenza delle specie e delle sue necessità. Quello che è certo è che, prima di comprare un pesce od un acquario, è bene chiedere consiglio ad un esperto adeguatamente formato. Facciamo l’esempio del falso mito del pesce rosso e la sua boccia. Innanzitutto, questo “contenitore” non è assolutamente adatto né alla sua qualità di vita, né ai corretti cicli dell’acqua. Se poi aggiungiamo che, di massima, ad ogni cm di pesce serve minimo 1lt di acqua, capiamo subito come un pesce che può arrivare anche a 20-25 cm possa andare in sofferenza in un ambiente da 2-3lt di acqua»
Acquariologia significa però anche chimica: «La nostra acqua di rubinetto, così com’è, non va bene per i pesci, deve essere prima trattata nel modo giusto – dice ancora Daniela
Occorre almeno un mese, affinché il nostro biotopo giunga a maturazione
il microcosmo ideale per la vita di un pesce. Prima di comprare un acquario bisognerebbe prima decidere quale sarà il suo abitante ed in base alle sue esigenze saremo condizionati per la scelta della grandezza, l’altezza e persino le la tipologia di luci. Subito dopo bisogna passare alla creazione dell’habitat, valutando fondi (fertilizzanti o inerti), granulometria e colore, piante e arredi. Evitare il fai da te è fondamentale per non incorrere in spiacevoli sorprese, un acquario ben allestito e ben avviato risulterà sempre un’arma vincente nel tempo; noi offriamo servizi di consulenza anche post vendita poiché è bene ricordare che anche i pesci si ammalano e che ogni nuovo arrivato andrà valutato con attenzione, per non compromettere l’equilibrio che abbiamo raggiunto, sia in termini di compatibilità che di spazi».
Non solo fauna e flora acquatiche, però, per Daniela: «Il mio primo “status” è quello di mamma, di due meravigliosi ragazzi, Mirko e Giada – rivela – Non dobbiamo poi dimenticare in famiglia anche il pappagallo Aramis e il nostro cagnolino Kenya; gli animali sono compagni di vita e vanno anche tutelati e difesi, per questo sono anche guardia zoofila e referente per la provincia BAT dell’Associazione animalista Oipa Italia. Il tempo libero? Lo dedico a tutti i miei affetti, magari preparando una meravigliosa torta in pasta di zucchero o dei profumatissimi muffin al cioccolato».
I gatti si sono adattati nel corso della loro evoluzione a bere poco producendo conseguentemente urine molto concentrate. Questa caratteristica potrebbe avere conseguenze nel lungo periodo, come una maggior probabilità di essere esposti a disturbi a carico delle vie urinarie.
Incoraggiare i gatti a bere può rappresentare una sfida per molti proprietari ed è importante garantire una corretta idratazione.
Il proprietario può mettere in atto diverse strategie, nutrizionali e gestionali, per incoraggiare il proprio gatto a bere. Per esempio, la scelta del tipo di ciotola è importante: molti gatti non apprezzano le ciotole in plastica perché potrebbero alterare il gusto dell’acqua, oppure alcuni gatti preferiscono avere accesso ad acqua corrente, dal rubinetto o da apposite fontanelle per animali da compagnia.
Oltre a queste accortezze, un’altra strategia può essere quella di offrire al gatto acqua arricchita con nutrienti.
Per questo motivo, PURINA® PRO PLAN® ha sviluppato HYDRA CARE™, un alimento complementare per gatti adulti in salute. La sua formulazione è stata studiata per favorire una maggiore assunzione di acqua, per contribuire alla diluizione urinaria e promuovere l’idratazione. PURINA® PRO PLAN® HYDRA CARE™ è altamente appetibile e molto apprezzata dai gatti, può aumentare il quantitativo di acqua assunta e di conseguenza la diluizione urinaria, offrendo vantaggi positivi per il gatto.
COME OFFRIRE PURINA® PRO PLAN® HYDRA CARE™ AL GATTO?
Purina® Pro Plan® Hydra Care™ è semplicissimo da utilizzare! Si presenta come una gustosa gelatina dalla consistenza morbida, da servire a parte in una terza ciotola, oltre ad acqua fresca e all’alimento abituale del gatto. Contiene solo 19 kcal per bustina ed è sufficiente offrire al gatto 1 bustina per ogni 2 kg di peso corporeo al giorno.
I probiotici veterinari sono batteri benefici vivi che contribuiscono alla salute intestinale ed al rinforzo del sistema immunitario nei cani e nei gatti. Il tratto intestinale del gatto o del cane in normali condizioni ospita migliaia di specie batteriche differenti, sia benefiche che potenzialmente patogene. Nell’intestino in salute i batteri “buoni” e “cattivi” sono in una situazione di equilibrio, che può essere alterata da eventi stressanti o malattie che potrebbero implicare una terapia antibiotica. Abbinare un probiotico alla razione alimentare può contribuire al mantenimento o al ripristino dell’equilibrio intestinale.
Ogni ceppo di probiotici conferisce differenti benefici all’organismo ospitante. Per questi motivi PURINA® ha sviluppato PRO PLAN® FORTIFLORA®: un alimento complementare per cani adulti e cuccioli e per gatti adulti e gattini per aiutare a supportare il benessere e l’equilibrio intestinali.
FORTIFLORA®, la cui efficacia è comprovata da studi clinici, contiene un livello garantito di un ceppo batterico vivo di Enterococcus faecium SF68 NCIMB 10415 (1x1012 x CFU*/kg) che, grazie a un processo brevettato di microincapsulazione, arriva vitale nel tratto gastrointestinale.
FORTIFLORA® può essere utilizzato:
l In corso di manifestazioni gastrointestinali;
l Per aiutare a ridurre la flatulenza e la scarsa qualità delle feci;
l Durante il trattamento antibiotico per aiutare a ripristinare l’equilibrio della flora intestinale;
l In situazioni di stress, come in corso di una vacanza;
l In caso di cambio di alimentazione;
l Per aumentare l’appetibilità della razione giornaliera di cani e gatti con scarso appetito (per il formato in microgranuli);
l Per essere un valido supporto durante la fase di svezzamento e il ciclo di vaccinazione di cuccioli e gattini.
FORTIFLORA® è economico e semplicissimo da utilizzare! Infatti è scientificamente provato che, per essere efficace, basta aggiungere o 1 sola bustina al giorno all’alimento abituale del cane o del gatto (se si sceglie il formato in microgranuli) oppure offrire 1 tavoletta masticabile al giorno (il formato in tavoletta masticabile è consigliabile oltre le 8 settimane) indipendentemente dalla taglia, dal peso e dall’età; ricorda inoltre che può essere utilizzato a lungo termine e anche dal cucciolo e dal gattino.
Introdurre nuovi pesci nell’acquario d’acqua dolce può rivelarsi un momento particolarmente emozionante, tuttavia è bene eseguire delle importanti procedure onde evitare di commettere degli errori che potrebbero danneggiare la salute degli animali. Scopriamo quindi come introdurre i pesci nell’acquario e quali sono i passaggi da seguire per portare a termine la procedura senza alcun rischio per i pesci. L’inserimento nell’acquario non richiede particolari competenze ma è bene adottare alcuni accorgimenti per far adattare gli animali al nuovo ambiente. L’acquario è un sogno di tantissime persone e una volta realizzato permette di ottenere un’atmosfera magica e suggestiva all’interno della propria casa. Ecco come iniziare questa nuova esperienza.
Quali pesci inserire per primi nell’acquario?
Prendersi cura dell’acquario d’acqua dolce significa conoscere alcune importanti caratteristiche per quanto riguarda l’allestimento e le specie di pesci da introdurre all’interno. La scelta dei suoi abitanti è dunque fondamentale per garantire un ambiente ottimale, pertanto non deve essere sottovalutata.
Per un acquario d’acqua dolce si consiglia di iniziare ad introdurre:
I pesci pulitori che traggono il nutrimento da tutti i micro-organismi che si formano all’interno dell’acquario, di conseguenza mettono in atto una vera e propria pulizia dell’ambiente.
Questa spiecie svolge dunque un ruolo fondamentale per mantenere l’habitat sano e favorire lo sviluppo degli altri pesci in quanto la loro alimentazione contribuisce al corretto equilibrio dell’ambiente all’interno dell’acquario. Tuttavia, esistono diverse specie di pulitori che possono contraddistinguersi una dall’altra: i più comuni sono i pesci succhiatori appartenenti alla categoria dei Loricariidi. In alternativa sono consigliati i pesci gatto della famiglia dei Callittidi.
Una volta inseriti i pesci pulitori è possibile procedere all’inserimento di altre specie all’interno dell’acquario d’acqua dolce. Esistono tantissime tipologie di pesci d’acqua dolce in grado di abbellire ed arricchire l’ambiente. In questo caso basterà affidarsi alle proprie preferenze seguendo però alcune utili accortezze: non bisogna eccedere nella scelta delle specie in quanto è fondamentale mantenere il giusto
rapporto tra il numero di pesci e la capienza dell’acquario. I pesci Neon e Cardinale sono la specie più comune in quanto sono caratterizzati da bellissime sfumature rosse ed azzurre. Si tratta di una tipologia di pesci che ama vivere in branco, quindi è fondamentale introdurne almeno una decina. La loro indole è molto pacifica, quindi non creano alcun conflitto se inseriti con altre specie. Il pesce Angelo è un’altra tipologia molto apprezzata da chi possiede un acquario d’acqua dolce: si contraddistingue per il colore argento con striature scure e una forma della coda molto particolare simile ad una vela. Trattandosi di pesci di piccole dimensioni, i pesci Angelo sono adatti anche agli acquari poco capienti. Vi sono poi i pesci Guppy, noti per le loro code ricche di sfumature e il corpo di colore blu. Anche questa specie può arricchire e rendere coloratissimo l’acquario d’acqua dolce.
Come inserire nuovi pesci in acquario? Quali sono le fasi?
La fase di introduzione dei pesci nell’acquario è fondamentale e deve avvenire in maniera graduale. I pesci devono essere inseriti dopo aver creato un fondale con le piante apposite. A questo punto è possibile procedere inserendo alcuni esemplari, massimo tre o quattro prediligendo quelli appartenenti alle specie più resistenti e robuste. Dopo 15 giorni è possibile procedere all’inseriemnto di altri pesci nell’acquario d’acqua dolce evitando così l’insorgere di problematiche. I pesci devono essere inseriti in maniera graduale nell’acquario per favorire lo sviluppo della popolazione microbica del filtro: quest’ultimo è un elemento indispensabile dell’acquario perchè rende l’acqua limpida e pulita dando vita all’habitat idoneo per le varie specie di pesci. Dunque, inserendo gli animali gradualmente è possibile dare il tempo ai batteri buoni di invadere completamente il filtro ed assicurare una valida azione depurativa nell’ambiente. Quando si introducono dei nuovi pesci, onde evitare il rischio di shock termici, è bene inserirli con l’intera busta al fine di far adattare gli esemplari alla temperatura dell’acqua contenuta nell’acquario. Dunque, una volta acquistati i pesci e arrivati a casa, si raccomanda di spegnere le luci dell’acquario e immergere gli esemplari nella vasca con tutto il contenitore lasciandolo chiuso ed attendere circa 20 minuti.
A questo punto è possibile aprire la busta e aggiungere al suo interno una quantità d’acqua dell’acquario aiutandosi con un bicchiere al fine di far adattare lentamente il pesce alla temperatura e allo stato chimico dell’acqua. Una volta terminate queste procedure non resta che liberare il pesce all’interno dell’acquario d’acqua dolce. Si sconsiglia di somministrare il mangime il giorno stesso in cui sono stati introdotti i primi pesci nell’acquario ma è preferibile fornire il cibo nel giorno successivo.
I pesci tropicali d’acqua dolce possono stare con gli altri pesci?
Introdurre dei pesci tropicali con altri pesci potrebbe non essere una valida soluzione in quanto ognuna di queste specie vive a temperature differenti, ad esempio quelli rossi prediligono le acque fredde mentre i pesci tropicali vivono in acque con temperature intorno ai 26°. Inoltre i pesci tropicali potrebbero attaccare altri tipi di pesci: sono ad esempio particolarmente attirati dalla mucosa che riveste i comuni pesci rossi e potrebbero morderli. Vi sono poi specie più dominanti che tendono a cibarsi più velocemente rispetto ad altre che rimarrebbero senza nutrimento.
Quali sono le specie che entrano in conflitto?
La maggior parte delle specie di pesci di acqua dolce può essere tenuta insieme all’interno dell’acquario in quanto si nutrono della stessa tipologia di mangime. Tra le specie più comuni si trovano i pesci Angelo, Danio, Corydoras e Tetra. Le specie come i Barbo tigre invece hanno un’indole più aggressiva e potrebbero attaccare gli altri esemplari. Un’alternativa ad essi sono i Barbo ciliegia, in quanto sono dei pesci pacifici. Anche alcune specie dei Ciclidi e dei Gourami possono rivelarsi aggressive tanto da attaccare, mordere ed uccidere gli altri abitanti.
il ciclo vaccinale per proteggerlo da importanti e pericolose malattie (parvovirosi, cimurro, ed epatite solo per citarne alcune).
La prima vaccinazione dovrebbe essere effettuata intorno alle 6 settimane di età con un programma vaccinale che va adattato allo stile di vita del cane, all’ambiente in cui vive per poterlo proteggere in maniera specifica. Non esiste un protocollo vaccinale universalmente valido.
L’arrivo di un cucciolo di cane in una famiglia rappresenta sempre un momento di grande gioia; può trattarsi di un evento programmato da tempo o improvviso ma ha bisogno di essere affrontato anche seguendo alcune regole per fare in modo che questa esperienza sia sempre positiva. Se l’evento è programmato può risultare utile un colloquio con il Medico Veterinario per valutare le necessità del cucciolo e la compatibilità con le abitudini dei futuri Pet Parents e programmare quello che servirà per garantire la salute ed il benessere dell’animale in arrivo. Dopo qualche giorno di ambientamento in casa è opportuno fissare una visita di controllo generale per valutare lo stato di salute del cucciolo e programmare
I cani vanno immediatamente identificati previa applicazione del microchip che, oltre ad essere un obbligo, è
“Vivere le prime settimane di vita con di un cucciolo e una grande gioia ma richiede alcuni accorgimenti per creare una relazione serena e garantire un futuro felice al nostro beniamino!”
mento che consente una identificazione certa e di aiuto in caso di smarrimento. Un altro importante atto preventivo nei confronti di malattie è il trattamento di lotta ai parassiti: la sverminazione consente (meglio se preceduta da un esame delle feci) la eliminazione di parassiti intestinali mentre l’applicazione di un antiparassitario in gocce spot-on, collarino o tavolette masticabili garantirà la protezione da ectoparassiti (pulci, zecche e flebotomi) e da altri ospiti indesiderati.
La cura dell’alimentazione è fondamentale per garantire un sano accrescimento fornendo tutti i nutrienti; all’arrivo del cucciolo bisogna evitare cambi drastici e la introduzione di un nuovo alimento va fatta gradualmente (non meno di 7-10 giorni) mescolando i due alimenti. Queste accortezze vanno mantenute per tutta la vita poiché l’intestino del cane ha bisogno di “abituarsi” alla nuova composizione dell’alimento. Il cucciolo dovrebbe ricevere una quantità giornaliera precisa di cibo per evitare fenomeni di carenza (sono una assoluta rarità vista la ampia disponibilità di alimenti completi) ma soprattutto per evitare eccessi che possono sfociare anche in alterazioni scheletriche soprattutto nei cani di taglia grande o gigante. La quota giornaliera andrebbe suddivisa in 3-4 pasti per mantenere un livello stabile della glicemia (un cucciolo a digiuno è esposto ad abbassamenti rilevanti di questo parametro). Un altro parametro che i cani molto piccoli hanno difficoltà a regolare è quello della temperatura corporea per cui, soprattutto se il nostro nuovo amico arriva in inverno, va sempre tenuto al caldo. I primi mesi sono fondamentali per l’educazione e lo sviluppo delle competenze comportamentali del cane. L’indole di razza incide solo in parte nel comportamento del cane; buone o cattive abitudini sono spesso frutto di errori in questa fase o di esperienze negative che il cane ha fatto.
E’ assolutamente necessario, non appena il cucciolo ha completato il ciclo vaccinale, fargli fare esperienze di socializzazione intraspecifica (con altri cani) ed interspecifica (con altri animali). Le esperienze comportamentali e la conoscenza di situazioni ed ambienti
aiutano a prevenire comportamenti sbagliati e fobie che potrebbero rappresentare una grande difficoltà per la vita di quel cane. Già dalle prime settimane di vita bisogna abituarlo all’uso del collare o della pettorina per poterlo portare ad esplorare il mondo circostante. Le buone pratiche di comportamento vanno premiate con ricompense lavorando sul cosiddetto “rinforzo positivo”: il premio può essere una crocchetta, uno snack o momenti di gioco.
Adottare un cucciolo è una scelta della quale non va sottovalutato nessun dettaglio: primo tra tutti, l’impegno. Sia in termini di tempo sia per quanto riguarda le energie che gli dedicheremo. Perché, è vero, scegliere un cucciolo è un’esperienza completa dal punto di vista delle emozioni, ma dobbiamo ricordare che ha esigenze specifiche che solo noi, che diventeremo la sua famiglia, possiamo soddisfare. Vediamo insieme quali sono.
Armatevi di due cose: tempo e pazienza. Una delle necessità più importanti, per la serenità sia del cane sia del suo padrone, è che il cucciolo impari a fare i suoi bisogni “fuori” o dove preferiamo li faccia. Non fatevi prendere dal panico: proprio quando penserete che sarà impossibile insegnarglielo, vi dimostrerà che l’avrà imparato e vi stupirà con effetti speciali! Fino a quel momento, siate pazienti e amorevoli: inizialmente portate il cane a passeggio ogni due o tre ore, affinché non abbia il tempo di fare i suoi bisogni in casa (ricordatevi che un cucciolo non ha ancora il controllo della sua vescica). Potrà capitare, una volta che ha capito che dovete accompagnarlo voi quando gli scappa la pipì, che vi svegli di notte o che richiami la vostra attenzione poco dopo essere rientrati in casa dalla passeggiata: accogliete la sua richiesta senza spazientirvi, perché questo vi permetterà di vivere “di rendita” per il restante tempo della vostra vita insieme. Lo stesso atteggiamento dovrete averlo per quanto riguarda l’insegnargli ad andare a passeggio al guinzaglio (i cuccioli tendono a “immobilizzarsi” spesso durante le prime uscite) o a salire in auto: di grande aiuto possono essere piccoli premi, come i biscottini (da utilizzare, però, solo in questi casi affinché non perdano “di valore” per il cane), ma è molto utile anche incoraggiare il cane verbalmente e con gesti fisici affettuosi facendogli così capire che ha fatto la cosa giusta quando gliel’avete richiesta. Anche in questi casi non saranno sufficienti poche volte perché il cucciolo capisca cosa deve fare: è fondamentale che abbiate comprensione e calma, il cane
è un animale emotivamente potente, “sente” le vostre emozioni più di quanto possiate immaginare. Un atteggiamento arrabbiato o spazientito non lo aiuterà a capire come comportarsi, anzi, rischiate di ottenere l’effetto opposto.
Un consiglio in più: sia che il vostro cane non abbia difficoltà a imparare i vostri comandi sia se mostra un po’ di ostilità, è consigliabile rivolgersi a un educatore per assicurarsi di star facendo le cose giuste. Dedicare questa attenzione in più al vostro cucciolo vi permetterà di avere, accanto a voi, un cane che non vi darà mai problemi dal punto di vista comportamentale. Ne vale la pena! Soprattutto perché ogni razza ha le sue necessità e per quanto possiamo informarci non sapremo mai quei segreti e quelle tecniche per un’educazione di base, relative alla razza di cane che abbiamo scelto, che ci aiuteranno ad avere una vita serena insieme a lui. Un altro aspetto a cui, come educatrice cinofila, consiglio sempre di fare molta attenzione è l’alimentazione. Ci sono due scuole di pensiero: quella che prevede un’alimentazione “casalinga”, con cibi preparati a casa, e quella che invece predilige crocchette e scatolette già pronte, i cosiddetti cibi industriali. Personalmente preferisco un’alimentazione casalinga, ma scegliere il cibo già pronto in negozio non è un errore: l’unico errore che si potrebbe commettere è quello di non leggere le etichette. Andiamo con ordine. Se volete optare per un’alimentazione casalinga per il vostro cucciolo, il primo consiglio che do sempre è quello di consultare un nutrizionista veterinario: ogni cane ha le sue esigenze, specialmente in relazione alla razza che abbiamo scelto. Ad esempio, un bulldog francese, che è un cane tendenzialmente pigro, non avrà mai le stesse necessità di un pastore tedesco o di quei cani da lavoro (per il soccorso o per la ricerca delle persone). Esattamente come per gli esseri umani, la nutrizione va costruita sulla base del cane e del suo stile di vita oltre al rispetto delle sue peculiarità naturali. Questo è fondamentale soprattutto per un cucciolo, che fisicamente deve ancora sviluppare muscolatura e ossa.
Non affidiamoci alle ricette che troviamo su internet e abbandoniamo l’idea del “fai da te”: un nutrizionista veterinario saprà perfettamente quali “ricette” sono l’ideale per il vostro cucciolo e così potrete preparargli tutte quelle delizie che non solo gli faranno bene ma lo manterranno forte, in salute e bello (la bellezza del pelo, ad esempio, dipende moltissimo dall’alimentazione). Se, invece, preferiamo acquistare le crocchette per il nostro cucciolo, è fondamentale che impariamo a leggere le etichette dei cibi che sceglieremo: ricordate che il primo ingrediente deve
essere la carne e deve assolutamente essere indicata in che percentuale è presente all’interno delle crocchette. Attenzione anche alla quantità di carboidrati presenti: un cane poco attivo non deve essere caricato di questo elemento nutrizionale. Anche in questo caso il “fai da te” è poco raccomandato: confrontarsi con il proprio veterinario per capire quali crocchette scegliere è sempre una buona idea. E, a proposito di veterinario, non dimentichiamo un aspetto fondamentale: quando un cucciolo entra a far parte della nostra vita, è importante che ci assicuriamo che stia bene o di sapere se ha determinate esigenze in termini di salute. Ricordiamo, quindi, di prenotare subito la prima visita dal nostro veterinario di fiducia e di portarlo regolarmente a visita.
Il consiglio più importante per la vostra nuova quotidianità insieme al vostro cucciolo? Fatelo divertire e divertitevi. Qualsiasi attività farete, se il cane si diverte è sicuramente più utile sotto qualunque aspetto. Educativo, relazionale… e di salute. Anche la vostra!
I gatti entrano a far parte delle nostre famiglie condividendo non solo le nostre case, ma occupando un posto speciale nelle nostre vite.
I primi giorni però sono un grande cambiamento: i piccoli lasciano mamma gatta, i fratellini e il posto che finora hanno considerato casa.
Prima di accoglierli prepariamoci al meglio per aiutarli ad ambientarsi.
Di cosa avranno bisogno? Inizialmente dedichiamogli una sola stanza, questo gli permetterà di abituarsi gradualmente ai nuovi odori e rumori e agli altri coinquilini. I più timidi
potranno rintanarsi sotto letti o armadi, non cerchiamo di prenderli, usciranno quando si sentiranno più sicuri. In aiuto ci sono diffusori di feromoni felini che inviano messaggi di benessere. Utile strofinare una garza a livello di guance e testa dei gattini da passare poi sui mobili della casa per diffondere il loro odore e rendere l’ambiente amichevole.
I felini dividono il loro spazio in base a quattro bisogni fondamentali. Quindi, prima nella singola stanza e in un secondo momento in tutta la casa, dobbiamo predisporre quattro aree specifiche.
Area cibo e acqua. Serviranno tre ciotole: per l’acqua, per il cibo secco e per il cibo umido; ai gatti piacciono basse, meglio se in ceramica. Questa zona dovrà essere lontana dalla lettiera e anche dal posto dove mangiamo noi umani ed eventuali altri animali.
Scegliamo un’alimentazione specifica per gattini e se possibile, per evitare la diarrea da cambio repentino di cibo, effettuiamo un cambio graduale con ciò che mangiavano prima di essere adottati. La ciotola dell’acqua non deve essere attaccata a quelle del cibo perché i gatti amano l’acqua pulita. Quando diventano più grandi l’ideale sarebbe una ciotola a fontanella con acqua corrente.
Area bisogni: la lettiera deve essere collocata in un luogo sempre accessibile ma appartato, anche i gatti hanno bisogno di privacy! Quando sono piccoli meglio optare per lettiere aperte e basse. In un secondo momento lettiere chiuse per evitare la fuoriuscita della sabbietta.
Area riposo: in commercio ci sono tantissime tipologie di cucce, meglio posizionarle vicino fonti di calore o dove batte il sole… decideranno i gatti dove dormire! I primi giorni, per ricordargli il calore della mamma, poniamo nella cuccia una borsa dell’acqua calda avvolta da una morbida copertina.
Area gioco: quest’attività è molto importante sia per rafforzare il legame affettivo con noi che per sviluppare i muscoli e imparare a coordinare i movimenti. Questo spazio sarà quello dove trascorriamo la maggior parte della nostra giornata. Non usiamo le mani, le considereranno prede riempiendole di morsi e graffi. Esistono tanti giochi: canne da pesca, palline,
topolini… ma sarà la nostra presenza interattiva il loro gioco preferito. Non dimentichiamo il tiragraffi che non dovrà essere abbandonato in un angolo, al contrario dovrà occupare la stanza di ritrovo di tutta la famiglia. I gatti amano sentirsi al centro della nostra esistenza, non dimentichiamolo mai!
Importante non avere fretta, alcuni gatti hanno bisogno di tempo prima di avvicinarsi e permetterci di stabilire un contatto; al loro arrivo niente comitati di accoglienza di amici e parenti! Con le loro code alte, le loro fusa e i loro strusciamenti ci faranno capire quando sono pronti per condividere le nostre vite.
E la prima visita dal veterinario? Beh, se non ci sono problemi, si può aspettare qualche giorno per non caricarli di ulteriore stress e per avere una buona anamnesi da riferire al medico. Inoltre prima di quel momento bisogna abituarli al trasportino che per i gattini sarà una seconda cuccia, un’area gioco, un posto dove entrare con gioia. Infine non dimenticate, scegliete un veterinario esperto in medicina felina!
Dott.ssa M.Emanuela Calò Direttore Sanitario dell’Ambulatorio Veterinario Trani Coordinatrice della Società Italiana di Medicina Felina (SIMEF)“I gatti entrano a far parte delle nostre famiglie condividendo non solo le nostre case, ma occupando un posto speciale nelle nostre vite.“
Il primo e più importante consiglio che, da toelettatore professionista, mi sento di dare è questo: smettetela di dare adito ai luoghi comuni.
Tra questi, ad esempio, pensare che lavare spesso il cane faccia male o che l’aceto di mele faccia bene al pelo. Sono false informazioni che mettono a repentaglio la salute del vostro amico a quattro zampe.
Quindi, quali sono le attenzioni che dovete dedicare ai vostri amici pelosi, cani e gatti, affinché siano sempre puliti e profumati, oltre che belli? Vediamoli insieme.
Sottolineiamo che con l’arrivo dell’autunno smette la muta (con buona pace dell’aspirapolvere, possiamo scommetterci), anche se chi vive con un animale sa bene che esso perde pelo quotidianamente tutto l’anno. Quindi non c’è una preparazione vera e propria da adottare in vista delle stagioni fredde, bensì è importante curare l’animale, dal punto di vista della toelettatura, in maniera regolare e costante.
Il nostro toelettatore di fiducia dovrebbe vedere il nostro cane almeno una volta al mese.
L’ideale sarebbe una volta ogni venti giorni; personalmente lavo e curo i miei cani anche tutte le settimane e proprio perché sono un professionista di questo settore so che non solo non fa male ma fa anche molto bene alla loro salute. Quindi non date retta a chi vi dice che rischiate di lavare il cane “troppo spesso”.
Non solo: per essere “di fiducia”, assicuratevi che il toelettatore che avete scelto per il vostro cane utilizzi prodotti specifici e di alta qualità; la stessa cosa dovete fare voi, a casa, se utilizzate prodotti per la pulizia del suo pelo. Non badate a spese e scegliete solo cosmetici di buona qualità, preferibilmente consigliati dal toelettatore e/o dal veterinario.
Un cane non curato bene, dal punto di vista della pulizia e del pelo, sviluppa tanto sottopelo (fastidioso per l’animale stesso) e va incontro a possibili dermatiti. Rischio che si corre anche utilizzando prodotti scadenti. Facciamo attenzione a credere, come dicevamo, alla diceria dell’utilizzo dell’aceto di mele per pulire il cane: molti studi confermano che scioglie il sebo del cane e quindi lo espone a patologie della pelle.
Per far sì che il cane sia sempre in ordine, è importante spazzolarlo tutti i giorni, anche più di una volta al giorno, aiutandoci con condizionatori o balsami spray. Ricordiamoci che il pelo del cane è autopulente, l’unico problema che avvertiamo è quello del cattivo odore se non è pulito. Meglio evitare l’utilizzo delle salviettine sul pelo (specialmente sui cani dal pelo bianco, che tende a ingiallire con l’uso delle salviette); è sufficiente usare un po’ d’acqua o lo shampoo secco. Le salviettine possono essere utili per pulire gli occhi o le zampe dopo la passeggiata in strada.
Un altro aspetto importante è quello psicologico: un cane che è abituato a essere curato e “maneggiato” agevolerà sicuramente il lavoro del toelettatore, di cui ovviamente deve imparare a fidarsi e ad affidarsi. Personalmente prediligo un approccio “affettuoso”
con i cani di cui mi prendo cura: non mi piace l’idea che stiano buoni, durante il lavaggio, perché mi temono; preferisco sapere che sono tranquilli perché si fidano, ecco perché nei nostri negozi scegliamo sempre di relazionarci con loro con coccole e gentilezza.
Alcune attenzioni bisogna averle anche con il mondo felino, seppur il gatto sia decisamente più autonomo rispetto al cane: possiamo sicuramente aiutare il suo pelo a essere più bello spazzolandolo regolarmente e tenendo puliti i suoi “spazi”, come la lettiera e la zona dove mangia. Per il resto, il gatto, fa da sé: anche su di lui evitiamo l’utilizzo delle salviettine. A differenza di quanto si crede (perché anche per quanto riguarda i gatti abbiamo tanti preconcetti sbagliati), il gatto è un abile nuotatore: se lo abituiamo fin da piccolo all’acqua, le volte in cui avremo bisogno di portarlo dal veterinario non avrà alcuna difficoltà.
Dove ci trovi: Bari, Via Mendola 112/A (Bari) Via Giovinazzo 116 (Molfetta)
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Gli alimenti per cani pressati a freddo sono il risultato di una lavorazione accurata e delicata. Differenti dai tradizionali cibi estrusi, non contengono amidi e quindi lasciano spazio alla proteina vera e propria, quella nutrizionalmente più buona, simile all’alimentazione casalinga o all’umido. Ma come accade spesso quando si parla di dieta per cani, le opinioni non sono tutte uguali e, talvolta, divergono parecchio. Scopriamone le caratteristiche, le proprietà, i pro ed i contro.
Cosa è il cibo per cani pressato a freddo?
Come viene fatto?
Gli alimenti per cani pressati a freddo non vanno confusi con il cibo estruso da cui si differenziano per tipologia di lavorazione. Gli ingredienti (carne, patate e quant’altro) vengono essiccati, macinati, ridotti in farina e mescolati tra loro mediante degli addensanti di origine vegetale (solitamente la pectina). La miscela ottenuta viene poi pressata da uno speciale macchinario a temperatura ambiente che dà la forma alle crocchette. Il prodotto viene naturalmente riscaldato dalla macchina, ma senza che venga impiegato il vapore acqueo e senza che la temperatura superi gli 80 gradi o scenda mai al di sotto dei 45 gradi. Molto simile all’alimentazione naturale, il cibo per cani pressato a freddo è la scelta ideale, in quanto contiene meno grassi ed è privo di amidi.
Per rendere l’idea di come agiscono nello stomaco del nostro cane gli alimenti pressati a freddo, è sufficiente comparare una crocchetta tradizionale con una non estrusa, immergerle in due differenti bicchieri d’acqua e attendere qualche ora. Cosa ne deriva? Il contenitore con all’interno un alimento estruso mostra il cibo a galla, praticamente intatto ma solo più gonfio per via degli amidi presenti. Nel secondo caso, invece, la crocchetta pressata a freddo si è
disposta sul fondo del bicchiere sotto forma di poltiglia. Questo semplicissimo esperimento, tuttavia, non dimostra la digeribilità degli alimenti pressati a freddo, ma solo la totale assenza di amidi con una conseguente riduzione del senso di gonfiore e degli episodi di torsione gastrica.
Quando è consigliato il cibo pressato a freddo? Pro e contro
I cibi pressati a freddo sono perfetti qualora si desideri nutrire il proprio cane con un regime quanto più simile ad una dieta naturale. La qualità degli alimenti è molto alta, l’assenza di amidi e di vapore acqueo consentono di ridurre il più possibile gli episodi di cattiva digestione.
Il processo di lavorazione non distrugge le sostanze nutritive, motivo per cui gli antiossidanti presenti rallentano l’invecchiamento dei tessuti e non danneggiano le cellule dell’animale in alcun modo. La maggiore conservazione di vitamine, proteine e sali minerali evita di dover ricorrere ad integratori per sopperire ad eventuali carenze. La preparazione delicata consente, inoltre, di non intaccare il gusto originale dei componenti, risultando particolarmente graditi a Fido. La spremitura a freddo è vantaggiosa anche per le aziende produttrici: comporta un risparmio di risorse e costi di produzione più contenuti. Tuttavia, bisogna segnalare che la durata di conservazione di questa tipologia di alimenti può essere inferiore rispetto a quelli estrusi.
Si noti che l’assenza di un trattamento con vapore acqueo potrebbe in qualche modo aumentare la carica batterica degli alimenti, anche se si tratta di un rischio puramente teorico. Se il cibo piace, viene ben tollerato e non causa problemi di alcun tipo all’animale, ci si può concentrare su ciò che è davvero importante, cioè scegliere una dieta proteica basata sull’impiego di carne di buona qualità e in grandi quantità.
In linea generale, quando si parla di malanni o malattie da cambio di stagione, si fa riferimento a quelle affezioni dell’organismo che si sviluppano al passaggio dalla stagione estiva all’invernale e viceversa. Questi cambi determinano delle alterazioni a carico dell’organismo quali cali del sistema immunitario e lo svilupparsi di patologie. In medicina umana le malattie da cambio di stagione sono principalmente associate a quelle patologie da raffreddamento che racchiudono una larga gamma di affezioni, dai semplici malanni fino all’influenza vera e propria. L’instaurarsi di questi malanni è da attribuirsi a svariati fattori predisponenti tra i quali gli sbalzi di temperatura la fanno da padrone. Quindi, quando per noi esseri umani si parla di malanni di stagione ci si riferisce a sindromi para-influenzali a carico del sistema respiratorio e\o intestinale che si verificano in seguito a cambi troppo bruschi di temperatura o per il
contatto prolungato con agenti patogeni come virus e batteri; anche il cane e il gatto, coabitando con noi, sono esposti a virus e batteri e quindi a malattie. Quando, però, si fa riferimento ai nostri amici a quattro zampe e a quelle che possono essere le patologie che li colpiscono, bisogna avere bene a mente che loro sono leggermente diversi da noi poiché posseggono delle resistenze fisiche differenti dalle nostre e per tanto anche i loro malanni possono essere leggermente diversi dai nostri. Infatti va posta attenzione quando si parla, facendo riferimento a loro di “malattie da cambio di stagione”. A meno che il nostro pet non abbia di base delle patologie croniche e sistemiche tali da mettere a dura prova il suo sistema immunitario, i cambi di stagione influiscono poco, da quanto riportato in letteratura, sul suo stato di salute generale.
È fondamentale fare questa premessa, perché mentre per noi il
passaggio da una stagione calda ad una fredda e viceversa, può causare quelle suddette patologie transitorie; lo stesso non accade realmente ai nostri animali. Infatti a conferma di quanto scritto fino ad ora, durante il cambio di stagione o con l’arrivo del freddo invernale, o ancora quando in primavera inizia la fioritura di molte piante e anche in seguito ai cambiamenti climatici è fisiologicamente associato un calo delle difese immunitarie poiché l’organismo è colto di sorpresa dalla brusca variazione che può determinare l’ingresso di microrganismi patogeni e quindi dar via allo sviluppo delle patologie da raffreddamento. Gli sbalzi climatici, in medicina umana, sono nemici della salute poiché colpiscono prevalentemente o l’apparato respiratorio e\o l’apparato gastroenterico, per i nostri amici a quatto zampe l’apparato più coinvolto risulta essere il gastroenterico, delicato e sensibile agli sbalzi. In linea di massima
comunque fatta eccezione per le coliti da sbalzo di temperatura che si verificano quando il nostro animale è abituato a trascorrere molto tempo sotto coperte calde e vicino i caloriferi e viene poi condotto fuori per la passeggiata senza avere una giusta fase di adattamento, l’arrivo del freddo nei soggetti che sono un po’ più anziani o che pur essendo giovani sono affetti da patologie osteoarticolari anche a carattere degenerativo, quali artrosi o displasie, si può assistere ad esacerbazione di quei sintomi già presenti come zoppie e dolori osteoarticolari o addirittura la comparsa di essi. Avendo una patologia sottostante che quotidianamente mette a dura prova l’apparato scheletrico, il sintomo si ripresenta quando la resistenza fisica cala e quindi, durante il cambio di stagione, diventa così una vera e propria “malattia da cambio di stagione”.
Se nel cane o nel gatto invece compaiono dei sintomi respiratori, è molto più probabile che sotto ci sia una malattia infettiva che non un “raffreddamento” e che sia proprio questa infezione la responsabile della comparsa di starnuti, scolo nasale, lacrimazione oculare e tosse. Nel cane queste forme sono spesso associate a corpi estranei o ad altre patologie batteriche o virali. Nel gatto il più delle volte è correlata alla rinotracheite infettiva, questo perché l’herpes virus responsabile di questa malattia, non abbandona mai l’organismo
male e rimane sempre latente; quindi quando il sistema immunitario è più provato e deficitario i sintomi si ripresentano. La comparsa di questi sintomi molto aspecifici allarma il proprietario ed è per questo che si considera buona norma portare il proprio cane e\o il proprio gatto dal veterinario. La visita è fondamentale per capire cosa il nostro amico a quattro zampe possa avere e inoltre il veterinario può prescrive e somministrare farmaci adatti. Senza un consulto adeguato il proprietario dovrebbe astenersi dal somministrare farmaci. Da un punto di vista di gestione casalinga invece si raccomanda innanzitutto di evitare di avere cucce vicino a correnti d’aria o troppo vicine a caloriferi, evitare le passeggiate con il freddo intenso, pioggia o forte umidità. Queste sono le manifestazioni cliniche che più spesso si verificano quando si passa dalla stagione calda alla fredda; ma quando il freddo cala e le giornate si allungano e quindi ci si avvicina alla primavera, si hanno altre “malattie da cambio di stagione”.
Con l’arrivo dei primi caldi e l’allungarsi delle giornate nei nostri giardini e nei nostri parchi iniziano a comparire forme parassitarie che durante il periodo freddo erano quiescenti. Questi parassiti tra cui ricordiamo i più comuni, ovvero pulci, zecche e pappataci sono responsabili di una svariata gamma di patologie che si portano dietro numerosi sintomi.
Se il nostro cane o gatto non sono regolarmente trattati con un antiparassitario può succedere che al primo contatto con questi ectoparassiti si verifichi la così detta infestazione da pulci (FI), oppure l’ipersensibilità al morso di pulce (FBH) che causa la dermatite da morso di pulce (DAP). Una FI la si diagnostica e la si riconosce nel momento in cui si riscontra la presenza fisica
sul manto dei nostri pets di pulci; se il parassita non ha ancora iniziato e quindi completato il suo ciclo, è sufficiente per debellarla l’impiego di antiparassitari.
Se invece le pulci hanno iniziato il loro ciclo biologico e quindi hanno già effettuato almeno un pasto e soprattutto se il soggetto è un soggetto dal sistema immunitario allertato si può instaurare la FBH su tutto il corpo del nostro animale. Iniziano a comparire delle piccole pustolette arrossate e pruriginose che creano un reale disagio all’animale, quando ciò si verifica, è necessario portarlo dal veterinario, come per le patologie invernali, affinché si possa effettuare una valutazione del paziente e intervenire nel miglior modo possibile. Quando il quadro della FBH è molto grave, il soggetto sviluppa la DAP una dermatite abbastanza complessa da gestire poiché il morso di una sola pulce, in quei soggetti dal sistema immunitario debole, può scatenare un forte prurito e notevole disagio anche per più di 10-14 giorni. Quando questo si verifica l’animale inizierà a mordersi, grattarsi e leccarsi determinando lo sviluppo di importanti e vari segni clinici quali perdita di pelo, erosioni, croste e, nelle forme croniche, ispessimento cutaneo ed ipercheratosi. La gravità dei segni clinici varia in funzione del grado di sensibilità dell’animale e della durata dell’esposizione ai parassiti. Ovviamente la gestione di questi pazienti risulta essere più complessa, motivo per il quale diventa fondamentale la collaborazione con il proprio medico veterinario in quanto la patologia rimane attiva fino a quando l’animale ha contatto con il parassita, quindi sull’animale stesso e in casa.
Ancora con il cambio di stagione si può registrare un incremento della comparsa di tutte quelle patologie che sono veicolate da altri agenti infestanti come per esempio la
Leishmania e la Filaria. Infatti sono stati valutati alcuni cani in due periodi dell’anno, a giugno e a febbraio\marzo dell’anno successivo. Vengono scelti questi periodi poiché nella maggior parte dei cani affetti da Leishmania è stata osservata una riduzione del livello di anticorpi anti-Leishmania nella stagione di non trasmissione dei flebotomi quindi febbraio\ marzo durante questo periodo le variazioni stagionali dei titoli anticorpali sono importanti nelle aree in cui i vettori hanno dei pattern di attività stagionale alto. Quindi per quei soggetti che vivono in zone endemiche i cambi di stagione possono determinare una ricomparsa della malattia e di conseguenza dei sintomi ad essa correlati. In questo periodo di transizione è utile per il proprietario condurre il proprio cane dal veterinario per tenere i titoli di Leishmania sotto controllo. Alla piccola lista delle patologie da cambio di stagione che colpiscono i nostri animali, si aggiunge una categoria molto particolare di patologie: le allergie stagionali. Il sistema immunitario dei nostri animali si comporta esattamente come il nostro; le allergie sono quelle reazioni innescate dall’organismo nei confronti di determinate sostanze presenti nell’ambiente che ci e li circonda. Queste sostanze sono dette allergeni e il più delle volte e per la maggior parte delle occasioni risultano essere sostanze innocue. In alcuni soggetti però questi allergeni sono capaci di attivare in maniera eccessiva e spropositata il sistema immunitario. Esistono differenti tipi di allergeni, sulla base dei quali si differenziano le allergie. Gli allergeni entrano in contatto direttamente con la cute e/o con le mucose e quindi il sistema immunitario reagisce e l’organismo sviluppa delle manifestazioni cliniche che servono per tutelarsi ed allontanare l’agente eziologico dall’organismo.
Gli allergeni più diffusi ai cambi di stagione sono per lo più graminacee, pollini vari e spore di funghi. In molti casi, l’allergia stagionale si manifesta con un forte prurito localizzato nella zona di orecchie, muso, zampe ed ascelle, ma capita talvolta quando l’allergia è molto severa che ad accompagnarla ci siano anche tosse e starnuti. La manifestazione clinica è simile a la nostra; i primi sintomi sono rossore delle mucose esplorabili, prurito e lacrimazione eccessiva, alcuni soggetti possono presentare eczemi ed altri starnuti Riconoscere i sintomi di un’allegria primaverile non sempre è facile; spesso, infatti possono essere gli stessi di un’allergia da contatto o di un’allergia alimentare. Per questo motivo, è bene prestare attenzione al modo ed alla frequenza con cui questi si manifestano. Quando queste manifestazioni cliniche si verificano nei nostri animali domestici, diventa necessaria una visita dal veterinario. Preferibilmente uno specialista in dermatologia che deve provvedere ad effettuare una visita accurata e ad effettuare dei test specifici per poter risalire con precisione a che allergene il nostro animale è più sensibile. Tale procedura ha lo scopo di poter impostare una terapia mirata ed efficace per poter tenere sotto controllo le reazioni.
In caso di allergia primaverile, inoltre, il nostro veterinario saprà indicarci la terapia più indicata per alleviarne i fastidi e prevenirne eventuali complicazioni. Anche se
un’allergia non scompare con il tempo è comunque possibile prendere alcune precauzioni per evitare il contatto con i fattori scatenanti.
Con il caldo sono meno frequenti i disturbi gastrointestinali come vomito e diarrea, associabili per lo più o all’ingestione di cibo e acqua fredda o per lo sbalzo di temperatura da ambienti troppo freschi e climatizzati a l’ambiente esterno molto caldo. Quindi parte degli accorgimenti che si applicano con il freddo vanno bene anche con il caldo intenso, ovvero evitare di far uscire i nostri cani. Questo perché l’esposizione troppo prolungata ai raggi solari ad orari di punta e senza acqua a disposizione, oltre alle dermatiti e carcinomi nei cani a manto bianco, può determinare un surriscaldamento dell’organismo a tal punto che gli scambi di ossigeno sono diminuiti per via della respirazione accentuata e l’organismo non riesce più a termoregolare correttamente; si rompe così l’equilibrio termico e il cane va in colpo di calore. Questa è una sindrome che può anche essere mortale se non si interviene tempestivamente. Per quanto riguarda la gestione domiciliare dei nostri animali in estate, quello scritto per le “malattie da cambio di stagione” nel periodo invernale vale anche per questo periodo, ovvero non disporre le cucce in zone con corrente d’aria e sotto il condizionatore, evitare le uscite e passeggiate negli orari meno indicati e soprattutto nei giorni troppo caldi prediligendo orari serali. In aggiunta in questi periodi va mantenuto l’ambiente ancora più pulito del normale poiché bisogna allontanare oltre che gli allergeni anche gli eventuali parassiti esterni presenti.
Dott.ssa Tonti Gabriella Laura Medico VeterinarioRISPETTO, SEMPRE. “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui vengono trattati i suoi animali” DICEVA GANDHI. Lo stesso vale per Joe Zampetti
NESSUN PROPRIETARIO. Non esistono proprietari o clienti, ma solo PET LOVERS, ed è questo lo spirito con il quale accogliamo chiunque nei nostri negozi.
PRIMI PASSI.
“La felicità è un cucciolo caldo.” diceva Charles M. Shulz. Guardare un amore che fiorisce e muta è la nostra grande ambizione.
RELAZIONI VERE. Accoglienza e competenza a sostegno della costruzione di relazioni di lunga durata con i pet lovers che ci frequentano. Creare un dialogo costruttivo rispondendo in maniera completa alle domande e intercettando i bisogni.
Risolute a. una domanda risposta è una relazione cre a. Comp enza e servizi a servizio degli animali, per creare rapporti di mutuo beneficio.
Restituire. Attraverso spontaneità, liberalità e disinteresse sosteniamo le città che ospitano i nostri negozi. Un voto di moralità che ci rende felici.
Nell’ultimo anno sono stati più di 180 i cani che sono riusciti a trovare una famiglia. Un obiettivo che, per essere raggiunto, richiede impegno, energia e sacrifici costanti da parte di chi, con una grande dose d’amore, ha fatto dell’adozione degli animali uno dei suoi scopi di vita. Come i volontari della Onlus Amici di Magù, Annamaria Fallacara e Michele Muraglia: sono stati proprio loro ad aver assicurato a 180 quattro zampe una casa in cui, finalmente, vivere; sono loro che, seppur solo in due, portano avanti
l’associazione, attraverso la quale oggi si prendono cura di una cinquantina di cani, di qualsiasi età e razza. Anche loro in attesa di una famiglia.
La Onlus
Amici di Magù è un progetto di volontariato animalista nato ad Andria per la lotta al randagismo e per la tutela dei diritti degli animali. L’associazione si autofinanzia grazie all’impegno, economico e concreto, di Fallacara -Presidente della Onluse Muraglia -tesoriere-, che hanno dato vita al sodalizio proprio per rendere giustizia alla moltitudine di cani che, sul territorio, soffrono a causa di abbandoni e maltrattamenti.
“Impegno, amore e trasparenza: i valori del nostro volontariato”
«Chi ci conosce – raccontano i due volontari – sa che l’unico sentimento che ci muove è l’amore immenso per gli animali, così come l’interesse per il loro benessere. Le persone si fidano di noi proprio perché abbiamo scelto di lavorare in maniera onesta e trasparente, da qui la decisione della forma giuridica Onlus, che presuppone trasparenza di entrate e uscite e la regolare registrazione all’agenzia delle entrate. Non chiediamo mai soldi, siamo contenti quando ci vengono fatte donazioni di cibo per animali, medicinali, antiparassitari e occorrente per i nostri amici a quattro zampe. Nel caso, invece, di donazioni economiche, emettiamo regolare fattura. Questa nostra trasparenza ci ha permesso di far fidare le persone di noi, sia privati sia le altre associazioni: è proprio in questo modo che riusciamo a realizzare le adozioni, grazie a una grande rete di supporto fatta di persone e volontari che sanno bene di poter avere fiducia in noi. La rete è fondamentale, soprattutto quella che siamo riusciti a instaurare con le associazioni del Nord Italia, grazie alle quali riusciamo a far adottare molti cani. Al Sud la situazione è sempre stata più difficile…».
Amici di Magù opera, da circa 4 anni, in un rifugio autogestito dove 50 cani trovano rifugio, cibo, cure e affetto: «Abbiamo cani di qualsiasi età e tipologia. Molti sono anche di razza e sono quelli che fanno meno fatica a trovare una famiglia, mentre quelli più anziani o meticci sono meno adottati. Per riuscire nell’intento di trovare casa a tutti è fondamentale – spiega Annamaria – che continuiamo a lavorare così, di fiducia, con
associazioni, cittadini e famiglie che hanno già adottato, perché purtroppo ci sono molte associazioni che speculano sopra ai loro intenti. Quello del volontariato è un mondo difficile, le persone sono diffidenti e non si può dare loro torto. L’impegno è anche quello di dimostrare sempre la propria onestà e il proprio sacrificio».
Il fenomeno del randagismo: ad Andria costituito un tavolo tecnico permanente Il territorio sul quale opera la Onlus Amici
di Magù, quello di Andria, soffre da molto tempo a causa della piaga del randagismo; il 2 agosto del 2022 è stato un giorno importante in merito al tema, poiché è stato ufficialmente costituito il Tavolo Tecnico Comunale sul Randagismo nella città di Andria.
Quella del randagismo, però, non è solo una ferita di Andria, ma dell’intero Sud Italia, dove ancora vige un divario enorme rispetto al Nord; un divario che viene in parte colmato grazie all’impegno dei volontari come Annamaria e Michele.
«Ci sono piccoli miglioramenti nei dati, miglioramento reso possibile tanto dall’aumento del numero dei volontari quanto da una maggiore sensibilità dimostrata dalle persone nei confronti degli animali senza casa» ha dichiarato agli organi di stampa Massimo Comparotto, presidente di Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), di cui la stessa Annamaria è volontaria.
Il primo passo potrebbe essere quello di seguire i Social dell’Associazione, dove potete vedere le foto (da far girare!) sempre aggiornate dei cani da adottare:
• digitate @amicidimaguonlus su Facebook;
• cercate @amicidimagu su Instagram.
Inoltre, potete fare donazioni economiche (per le quali la Onlus emette regolare fattura) all’Iban: IT20C0335901600100000155053 intestato a “Amici di Magù Onlus”.
Per donazioni di cibo, coperte e prodotti (e per adizioni) contattate il numero
+393478614345.
Chiunque abbia un animale da compagnia, avrà certamente ben chiari gli effetti benefici di questa relazione esclusiva e speciale.
Che siano cani, gatti, uccellini o rettili, ciascuno con le proprie peculiarità di specie e di individuo, studi scientifici confermano effetti positivi sull’umore di noi esseri animali umani anche solo con l’osservazione del nostro animale d’affezione.
Se mettiamo un focus sul mondo cinofilo, esistono tantissime discipline che aiutano a favorire la comunicazione interspecifica tra uomo e cane: parliamo di quelle attività svolte in toto dal binomio in una perfetta sincronia che aumenta la conoscenza e migliora le capacità di ascolto e comunicazione.
Tra le varie attività come l’Agility Dog, il Mantrailing, l’Utilità e Difesa e tante altre tutte da scoprire ce n’è una che pone l’attenzione non solo sulla cura della relazione tra cane e uomo ma ha come obiettivo le Relazioni d’Aiuto: si parla di Pet Therapy, o meglio Interventi Assistiti con gli Animali.
Gli IAA comprendono progetti ed interventi finalizzati al miglioramento della qualità di
vita e al benessere della persona, facilitate dall’ausilio del “pet”. Gli animali riconosciuti dalle linee guida sono cane, gatto, coniglio, asino e cavallo. Già Freud aveva notato gli effetti benefici del pet durante le sue sedute e nel corso degli anni studi scientifici hanno dato sempre più importanza e forza alla potenza della relazione con un animale.
Le attività possono essere svolte sia in contesti terapeutici ma anche educativi o ludici, indoor o outdoor o abbinati a terapie verdi.
Durante gli interventi, la relazione tra gli utenti e l’animale si configura in una sincronia complessa e delicata che stimola l’attivazione emozionale e favorisce l’apertura a nuove esperienze, nuovi modi di comunicare, nuovi interessi.
L’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, aiuta la socializzazione, aumenta l’autostima e non ha pregiudizi. Anche solo toccare un animale abbassa i livelli di stress e alza i livelli di ossitocina. Un’equipe multidisciplinare realizza i progetti e nello specifico nel setting operativo ci sono sempre, un referente di progetto (psicologo o educatore) un coadiutore (colui che materialmente coadiuva il cane nel pieno rispetto dell’animale e dell’utenza) e il cane che è a tutti gli effetti un cooterapeuta formato e pronto per partecipare in modo attivo e professionale. Figure come Coadiutore, e Referente di progetto, da un lato conducono la mera attività, dall’altro si occupano che tutti i partecipanti all’interno del setting vivano un’esperienza costruttiva e sana. Ciascuno di noi nel gruppo, umano o animale viene accolto e ascoltato in un contesto privo di giudizio. Il cane accompagna dolcemente.
Lavorare con il proprio animale da compagnia, previa formazione di entrambi e attitudine del cane propenso a questo tipo di attività, è una delle forme più belle di condivisione. Si mette a disposizione dell’utenza il proprio cuore, la propria emotività ma anche una relazione di
“L’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, aiuta la socializzazione, aumenta l’autostima e non ha pregiudizi.”
due eterospecifici che si scelgono e convivono ogni giorno. Difficile pensare di poter fare queste attività senza avere un binomio con una solida relazione.
Le emozioni che gli IAA portano in luce sono difficili da raccontare, portano con sé quel magico che non può essere spiegato. Ci sono i fatti, e ci sono le emozioni che questi portano con sé. Io collaboro con Lola, o Lola collabora con me.
Ogni volta durante l’attività la osservo e trovo sempre qualcosa da imparare. Ci sono alcuni utenti che non accolgono bene sin da subito l’ingresso del pet nel setting quindi con diffidenza ci chiedono di allontanarci. Lola, però coccole-dipendente non si arrende mica, prende tutta la sua pazienza, si
allontana fino al punto minimo di tolleranza, si stende e si spancia e mantiene un lieve contatto con gli occhi con l’utente. Poi scodinzola dolcemente per attirare l’attenzione. La sua tecnica è infallibile.
A fine attività non solo avrà preso le coccole da tutti, ma qualcuno avrà certamente avuto il piacere di condividere anche la propria merenda con lei. Il mondo degli IAA è per operatori dal cuore forte!
Loredana Ricchiuti Coadiutore del Cane formata in Etologia Relazionale Operatore di Eco Laboratori
Il vocabolario così spiega il significato del termine volontariato:
“Prestazione volontaria e gratuita della propria opera, e dei mezzi di cui si dispone, a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza, esplicata per far fronte a emergenze occasionali oppure come servizio continuo” (Treccani).
E se si parla di volontariato in strutture che accolgono animali meno fortunati potremo estendere la definizione parlando di attività in favore di individui meno fortunati. È una fiammella che si accende anche per caso; magari quando si decide di “andare a fare una passeggiata in canile” o “andare a trovare il proprio amico che porta a spasso i cuccioli del canile”. Il primo passo per essere volontario è mettere fisicamente un piede nella struttura di riferimento, e ce ne sono milioni che hanno bisogno di braccia forti e cuori gentili che possano aiutare gli ospiti. Spesso la fiamma si scatena con la curiosità e a proposito di canili e rifugi per animali quando si varca la soglia di quel cancello spesso si immagina cosa c’è dietro, ma viverlo dà una percezione più pratica di queste realtà non sempre facili.
Il cancello del canile è grande, con una rete di maglie strette e molto pesante. Ci sono ad accoglierti gli anziani, che in alcune strutture girano liberi. Con la saggezza dei nonni, il corpo temprato da una vita di noie o delusioni, si godono gli ultimi tempi della loro esistenza liberi di girare anche se le zampe non reggono ancora più come volta. I rumori sono forti. Una serie infinita di abbai, di piagnucolii che in un primo momento sono assordanti e scomodi. Provengono dai box, tutti uno accanto all’altro, tutti uguali. Quello che cambia è la vita che abita quel luogo. Se sono lì non è certo per una scelta consapevole, ma ci sono finiti in quella prigione per colpa degli uomini. Con questa percezione allora, l’abbaio diventa familiare, diventa una richiesta di ascolto e allora il volontario inizia a guardarsi intorno,
“Il cancello del canile è grande, con una rete di maglie strette e molto pesante”
e approccia con il cane oltre le sbarre. C’è l’arrabbiato, l’annoiato, il timido, lo spaventato, il fobico, il vecchio, il filosofo, quello felice nonostante tutto e quello che non accetterà mai quella condizione fino a che il filo vitale non si spezza.
Diventi volontario quando chiudi il cancello di ferro alle tue spalle a fine turno e ripensi agli occhi che hai incrociato quella domenica mattina, e attendi la settimana successiva per incontrare ancora quegli occhi e aggiungerne altri, altrettanto belli e altrettanto bisognosi. Diventi volontario quando la domenica è il canile. Sei volontario quando compri cibo per i tuoi cani, ma anche per quelli del rifugio. Sei volontario quando decidi di pulire i box. Sei volontario quando li accompagni in staffetta per raggiungere la famiglia adottiva e sei in pensiero fino a che non vedi la foto dell’adottante con in braccio il nuovo compagno di vita. Sei volontario quando li porti in passeggiata o a fare il bagnetto. Sei volontario quando pensi a loro con il caldo torrido o con il freddo polare. Sei volontario in settimana, a Natale o ferragosto. Sei volontario quando il tuo cuore decide che quell’attività ti fa bene al cuore e sei tu per primo a sentire il bisogno di
aprire quel cancello e fare quello che puoi. Tra le tante cose che un volontario può fare, oltre materialmente a sistemare, pulire, coordinarsi in base alle esigenze del momento e aiutare nei lavori, è ascoltare. Puoi aspettare accanto al box di quello super spaventato, regalargli qualche biscottino e piano piano provare ad entrare nella sua gabbia. Possono volerci anni, ma prima o poi una carezza se la farà fare, e gli piacerà. Puoi stare nei box con i cuccioli, aiutarli a conoscere l’amore che noi umani possiamo offrire. Puoi fare una corsetta con quello mangione e un po’ in sovrappeso, o una passeggiata calma con pit stop sotto gli ulivi con qualche nonnino. Puoi e devi dedicare tempo a quelli che ti intercettano per implorarti di andare fuori perché hanno bisogno di uscire dal solito posto.
Non c’è essere umano che non abbia almeno una caratteristica che possa essere utile ad un rifugio per cani. Come spesso accade, tutto sta nell’approcciare. E se ami i cani e se riesci ad empatizzare con loro è difficile non tornarci.
Sei volontario quando scegli di esserlo, quando offri il tuo contributo, qualunque esso sia.
Se fai il volontario in un rifugio bisogna avere una consapevolezza: ci sarà sempre almeno un cane che ti stregherà il cuore, e se non riuscirai a portarlo a casa sarà la fiamma che ti farà prendere coraggio per uscire di casa in una uggiosa domenica mattina per fare del bene agli altri, e tornare a casa con il cuore gonfio di amore e gratitudine che solo incrociando quegli occhi puoi ottenere.
Esistono diversi giochi di attivazione mentale per i cani sia adulti che cuccioli e rappresentano un buon passatempo stimolando la concentrazione e l’educazione dei nostri pets. I cani, soprattutto se molto giovani o appartenenti a razze da lavoro che sono predisposte naturalmente dal punto di vista psico-fisico a svolgere attività impegnative, hanno bisogno di un’attività fisica adeguata associata anche a stimoli mentali.
A volte la semplice passeggiata per fare i bisogni, anche più volte al giorno è insufficiente per i cani che necessitano di incanalare le loro energie anche dal punto di vista mentale. Pertanto per avere cani più equilibrati nella vita quotidiana e nel rapporto con il proprietario è bene imparare a giocare con il proprio animale e a svolgere delle attività insieme sia indoor che outdoor. In alcuni casi ci vengono in aiuto i giochi interattivi che, se di buona qualità, assicurano stimoli adeguati che consentono al cane di impegnare il tempo e la mente.
Quando si utilizzano e a cosa servono e le regole da seguire Pertanto i giochi di attivazione mentale servono per stimolare la curiosità, l’attenzione ed il fiuto. I cani dovrebbero essere sempre assistiti durante il gioco dal proprio proprietario e specialmente se timidi e sensibili dovrebbero essere incoraggiati in particolar modo le prime volte che si approcciano al gioco. I cani più dinamici e più sicuri di sé devono imparare ad usare il giocattolo con calma in modo da non danneggiarlo. Molti giochi di intelligenza per cani erogano premi in cibo ed, in questo caso, bisogna monitorare la frequenza del gioco per non esagerare con i fuoripasto. I giochi di attivazione mentale sono adatti a tutti i cani indipendentemente dalla razza, dall’età e dalla taglia e hanno diversi livelli di difficoltà da principiante ad esperto.
Si tratta di giochi rompicapo che sono basati sul problem solving: l’obiettivo è far impegnare mentalmente il cane e non deve essere un modo per fargli passare il tempo da solo perché in realtà il cane quando è da solo a casa dovrebbe imparare la calma. Per i cani di taglia grande bisogna utilizzare giochi più robusti e più grandi dato che hanno la tendenza a giocare più vivacemente. Per i cuccioli bisogna scegliere giochi che non abbiano parti staccabili troppo piccole.
Attivazione mentale cani: giochi consigliati dall’esperto
Uno dei giochi più conosciuti è il kong un gioco di plastica dura che eroga cibo e che è molto resistente. Esistono poi i tappetini olfattivi, i puzzle con ricompensa a più livelli di difficoltà e a più scomparti, le palline che suonano, le box dove il cane riceve il premio risolvendo l’apertura degli scomparti. È sempre bene cambiare giochi cognitivi per cani per non provocare “noia” durante lo stesso ed in maniera graduale aumentare il livello di difficoltà.
Spesso i giochi interattivi producono suoni quando il cane li muove o li morde e prendono direzioni insolite quando il cane li spinge stimolando la sua curiosità. Il cane deve imparare a trascinare gli elementi del giocattolo con movimenti delicati per ricevere l’ambito premio.
In conclusione possiamo dire che i giochi intelligenti per cani servono sicuramente come valido aiuto per far trascorrere tempo di qualità ai nostri amici pelosi anche a casa, ma non devono sicuramente sostituire i momenti da condividere con il proprietario. È molto importante che i cani nel periodo di sviluppo abbiano la possibilità di interagire con altri cani in modo tale da imparare ad avere le risposte più adeguate a tutti gli stimoli esterni. A tale proposito si ricorda che il periodo di socializzazione del cane va dalla terza settimana di vita fino ai 3-4 mesi circa.
Longeve e robuste, le tartarughe di acqua dolce sono animali domestici a tutti gli effetti. Si adattano perfettamente alla vita in acquaterrario o in laghetto. Di facile gestione, richiedono però alcune attenzioni riguardo all’alimentazione. Una dieta bilanciata, infatti, è alla base di una crescita ottimale. Ma quali sono i cibi da prediligere e qual è il dosaggio migliore? Cosa mangiano le tartarughe?
In base alla specie, si distinguono tartarughe d’acqua carnivore, erbivore ed onnivore, anche se crescendo abbandonano alcune abitudini alimentari per diventare quasi totalmente vegetariane. Pertanto, è necessario informarsi per tempo, in modo da definire il tipo di dieta che sia in grado di apportare i giusti nutrienti (questi rettili sono molto voraci e quindi hanno un appetito piuttosto sviluppato). Diversamente, bisognerà rivolgersi ad un veterinario specializzato in animali esotici: il problema potrebbe riguardare una cattiva alimentazione oppure le condizioni igieniche dell’acquaterrario o di altro ambiente che ospita questo affascinante animale.
In genere, per le tartarughe d’acqua dolce si consiglia il classico cibo secco già confezionato. Tuttavia, qualora si dovesse possedere un esemplare dalle specifiche esigenze, bisogna provvedere anche con del cibo fresco (vivo), indispensabile per il benessere e lo sviluppo del rettile. In dosaggi adeguati contribuisce ad acuire i sensi e soprattutto a prevenire gli episodi di carenze alimentari. Cosa si intende per cibo fresco? Tutto ciò che la tartaruga d’acqua dolce mangerebbe nel suo habitat naturale e quindi scarafaggi, grilli, lumache e lombrichi da somministrare almeno una volta a settimana in associazione al cibo secco. Una dieta corretta deve apportare un giusto quantitativo di calcio, proteine e vitamina D3 necessarie per rinforzare le ossa e il carapace, in modo da prevenire malattie anche gravi.
Le tartarughe possono mangiare frutta e verdura?
Le tartarughe d’acqua dolce mangiano frutta
e verdura, ma con moderazione, perchè un eccesso potrebbe comportare dissenteria, problemi di fermentazione intestinale o carenze di calcio. Inoltre, attenzione perchè non tutte possono essere somministrate a cuor leggero. Per quanto riguarda la frutta, le tartarughe d’acqua dolce sono ghiotte di mele, pere, anguria, melone e fichi. Sono altamente sconsigliati gli agrumi e le banane, anzi bisogna bandirli dalla dieta del rettile. Tra le verdure più apprezzate dall’animale rientrano: le carote, le lattughe, i cetrioli, i ravanelli e la barbabietola. Un “no” categorico a spinaci, cavoli, peperoni, fagioli, funghi, asparagi, patate dolci e zucche. Le tartarughe non vanno mai alimentate con carni rosse o bianche, troppo grasse per le loro esigenze nutrizionali. Le fonti migliori di proteine animali vengono direttamente dai pesci, dai vermi, dai crostacei e dai piccoli insetti.
La dieta risente molto della specie e dell’età delle tartarughe, per cui per crescere sane e senza alcun problema devono mangiare almeno una volta al giorno quando sono piccine; una volta ogni due giorni da giovani, mentre due volte a settimana se sono già esemplari adulti. Naturalmente le dosi devono essere proporzionali alla voracità, che dipende anche dalla stagione in corso. In inverno, infatti, le tartarughe d’acqua dolce sono apatiche, hanno un metabolismo molto lento e di conseguenza anche uno scarso appetito. In estate, invece, si risvegliano così come il loro sistema metabolico e richiedono un’alimentazione molto più sostanziosa e abbondante.
Come tenere e curare le tartarughe d’acqua?
Le tartarughe d’acqua dolce si adattano perfettamente all’ambiente domestico, tuttavia, per una cura ottimale del rettile è importante scegliere l’acquario ideale a partire dalla grandezza, tenendo conto che tali esemplari possono addirittura quadruplicare le loro dimensioni dal momento dell’arrivo in casa. Inoltre, sono animali che amano molto nuota-
re, quindi devono poter disporre di uno spazio ampio per muoversi in libertà.
La pulizia della vasca è molto importante, al fine di evitare la proliferazione di microrganismi e di agenti patogeni. L’acqua va quindi pulita regolarmente e disinfettata. Un’attenzione particolare va prestata nel maneggiare l’animale. La tartaruga, infatti, va presa dal carapace e nello specifico dal bordo posteriore, con le dita nella fossa inguinale. Il rettile è molto sensibile agli urti, per cui bisogna evitare di farlo cadere o scivolare.
Per verificare che la tartaruga d’acqua dolce goda di ottima salute, si consiglia di consultare il veterinario almeno una volta ogni sei mesi. In sostanza, non è poi così difficile gestire un rettile acquatico in casa: sono i piccoli dettagli che fanno la differenza e che possono garantire longevità e felicità all’animale. Possedere una tartaruga d’acqua potrebbe anzi rivelarsi molto educativo per i nostri bambini. È un modo per responsabilizzarli, senza caricarli di troppi compiti, e sensibilizzarli, al tempo stesso, al rispetto delle altre specie che popolano il nostro Pianeta.
Numero Settembre 2022
Testata in fase di registrazione presso il Tribunale di Vercelli
Proprietà:
Bauzaar Srl
Strada Provinciale Trani-Andria Km 1,050
76125 Trani (BT)
Editore:
Casa editrice Brainding, di Falanga Sabrina & C
Direttore responsabile:
Michela Trada
Impaginazione grafica:
Silvia Spagnoletti
Uscita trimestrale
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