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feneal uil in Campania

PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITO della FENEAL-UIL CAMPANIA

Anno I, Numero 2 Aprile 2008

È tempo di cambiare

DIAMO VITA AD UNA NUOVA PRIMAVERA


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SOMMARIO PRIMO PIANO

Job Feneal Uil in Campania Numero II - Aprile 2008 Periodico bimestrale di informazione gratuito della Feneal Uil Campania Testata registrata presso il Tribunale di Napoli (n. iscr. 7 del 29/01/2008) Direttore editoriale: Emilio Correale Direttore responsabile: Carlo Porcaro Editore: Feneal-Uil Campania, Corso Arnaldo Lucci, 121 80142 Napoli Redazione: Dario De Simone Liliana Palermo Grafica: Antonio Massa, Claudia Noli Fumetti: P.G.Correale Contatti redazione: Corso Arnaldo Lucci, 121 80142 Napoli. Tel/Fax: 081-269115 e-mail: redazionejob@fenealuilcampania.it sito internet: www.fenealuilcampania.it Coordinamento: PK s.r.l. Stampa: Litografia Buonaurio srl, via Trav. 4 novembre 6, 80026 Casoria (Na) Tiratura: 5000 copie

il fumetto p.36 la posta p.48 tabelle retributive p.50 riceviamo e volentieri pubblichiamo p.49

l’editoriale L’anima di un giornale Carlo Porcaro p.5 il filo di Job Mettiamo il futuro nelle nostre mani Emilio Correale p.6 l’intervento - Voltiamo pagina Anna Rea p.8 - Nelle mani degli edili la storia della civiltà urbana Massimo Cappuccio p.11 - Cambiare, si può Guglielmo Loy p.12 - Sicurezza sul lavoro, corsa contro il tempo Franco Gullo p.15 - Debito sanitario regionale: un nodo ancora irrisolto Davide Sarnataro p.17 - «I giovani costruttori più attenti alle realtà sociali» Gaetano Troncone p.31 - Emergenza lucciole Pasquale Lucia p.44 Verso le elezioni - Tre domande a quattro candidati al Parlamento: Nicolais, Scala, Di Lello, Russo p.24 il racconto - Giovanni ritrova la fiducia in se stesso Leone di Sant’Anna p.22 la copertina - Politici, ascoltate gli elettori. Sempre Carlo Porcaro p.26 l’inchiesta - Giovani al voto, critici e sfiduciati Dario De Simone p.27 dalla sede napoli Cpt, un attore decisivo per la sicurezza sul lavoro Emilio Correale p.10 salerno Sicurezza, meno burocrazia più misure concrete Patrizia Spinelli p.16 caserta Grazzanise, occasione di sviluppo anche per il settore edile Tommaso Di Marco p.19 avellino «Tutti uniti per la sicurezza contro gli irregolari» Franco De Feo p.20 RUBRICHE benevento attualità p.40 «I lavori per la Fortorina: modelli di sinergia» l’intervista Andrea Lanzetta p.21 arte Biagio Izzo p.32 descrizione di un’opera - Vicina la svolta, e sarà Bagnoli: altro che Montecarlo sport G. Bruscolotti p.34 Dario De Simone p.37 la gita lo studio Agerola e Furore p.42 - Osservatorio Uil-Cresme: presentato il primo rapla nostra storia porto Palazzo Maddaloni Dario De Simone p.28 Liliana Palermo p.41

tempo libero libri, film, dischi p.38 consigli fiscali p.45


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L’anima di un giornale

l’editoriale

[CARLO

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PORCARO]

l fondatore e storico direttore del quotidiano “La Repubblica”, Eugenio Scalfari, in passato ha spiegato quali caratteristiche debba possedere un giornale (o un periodico, s’intende) per nascere e avere poi una vita durevole. La prima: soddisfare un bisogno di rappresentanza di una larga fascia della pubblica opinione. La seconda: una forma idonea, composta dalla veste grafica, la scansione degli argomenti, lo stile della scrittura. Ebbene, senza presunzione, credo che “Job” - alla luce del secondo numero effettivo che state leggendo - si stia incamminando verso la strada giusta: tentare cioè di rappresentare una comunità (dirigenti, iscritti e simpatizzanti sindacali) che sente la necessità di uscire allo scoperto prendendo posizione su alcuni argomenti, ma senza alzare il tono della voce; dare, poi, il giusto risalto anche sotto il profilo estetico ai temi di cui ci interessiamo nei tanti articoli che pubblichiamo. Lo sforzo, in questo

senso, compiuto da Antonio, Claudia, Dario, Liliana e Paolo è notevole: ci confrontiamo continuamente allo scopo di offrire il miglior prodotto editoriale possibile. C’è un grande “però”, che io personalmente tengo ben presente: l’identità del prodotto editoriale. Sempre Scalfari ricorda, infatti, che anche il miglior giornale non attecchisce tra i lettori se - dalle pagine - non traspare la sua “anima”, quella che io potrei definire le ragioni della sua stessa esistenza. Non è un concetto impegnativo, buono solo per darci un tono, quanto la precondizione

La nostra comunità sente la necessità di uscire allo scoperto

del nostro lavoro, ma prima ancora dell’attività della Feneal Uil Campania. Questo numero lo abbiamo chiuso due settimane prima delle elezioni politiche fissate per il 13 e 14 aprile proprio per diventare noi stessi attori propositivi in questa delicata fase, e non semplici spettatori dell’agone politico. “Job” serve anche a vigilare e stimolare la classe dirigente, locale e nazionale (e sappiamo di quanto ve ne sia il bisogno): dateci una mano anche voi, inviandoci commenti o suggerimenti che diano fiato all’anima che ho descritto sopra. Le modalità di cui disponiamo, e disponete, sono molteplici: dalle manifestazioni di piazza ai dibattiti istituzionali passando per il “non-luogo” rappresentato dalla Rete. E, ovviamente, di questo periodico che ambisce a diventare un punto di riferimento per il settore e un permanente luogo di confronto. Ecco perchè il titolo della copertina recita: E’ tempo di cambiare, diamo vita ad una nuova primavera.

la citazione Io già sento la primavera, che si avvicina coi suoi fiori.

Salvatore Quasimodo, “Nuova primavera” job - feneal uil campania / aprile 2008 5


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METTIAMO IL FUTURO NELLE NOSTRE MANI

[EMILIO

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a speranza di un futuro migliore è nelle nostre mani. Abbiamo ascoltato tante volte questa espressione, e credo che l’ascolteremo ancora, in questo periodo di enfasi elettorale, fino al punto che ormai il suo significato perderà irrimediabilmente la sua essenza e il suo valore. Viviamo un tempo in cui tende a prevalere un modello di vita secondo cui è anteposta cinicamente la concretezza di un presente, che va bruciato in fretta, per godere subito dei suoi frutti materiali, rispetto ad altro modello, ormai tramontato, semmai troppo romantico e “buonista”, sorretto da regole e comportamenti, che ancora lasciavano trasparire principi e valori ideali, che si affermavano, senza ricevere eccessivi condizionamenti, con la libera autodeterminazione ed anche il sentire delle persone. La speranza è ormai un concetto in disuso, troppo demodè, da lasciare ai bambini nella loro fase magica, tanto smetteranno presto di parlarne. Eppure questa semplice frase, pure se abusata e citata spesso a sproposito, contiene una oggettiva ed innegabile verità: siamo noi gli unici artefici del nostro destino ed il nostro fu-

turo sarà migliore, solo se questa consapevolezza sarà conquistata dal maggior numero delle persone che ancora hanno voglia di avere speranza e, per questo, ancora sentono il dovere di impegnarsi. Nel precedente numero di Job abbiamo trattato il tema della partecipazione che dà viva voce al bisogno di emancipazione di tutti coloro che vivono del proprio onesto lavoro. La partecipazione fa forte la democrazia e fa avanzare, in modo più giusto, lo sviluppo civile ed economico della società, bloccandone il declino, ma, soprattutto, restituisce nobiltà e pulizia alla politica, perché ne va a controllare più direttamente la serietà e la sincerità dei suoi interpreti. La partecipazione e l’impegno civile, però, da soli non bastano. Bisogna avere un obiettivo e un progetto per realizzarlo. Bisogna avere la voglia di cambiamento, la speranza di un futuro migliore da condividere con chi ha gli stessi tuoi bisogni e le stesse tue aspirazioni, ma, soprattutto, bisogna individuare chi riesce a raccogliere e a meritare la partecipazione della gente, chi la valorizza, senza averne timore, chi, in definitiva, non la scoraggia per mantenere

CORREALE]

nascosti ed intatti i propri personali interessi. Questo numero di Job anticipa di qualche settimana la data delle elezioni. Non abbiamo voluto cogliere l’occasione, che solo il calendario delle nostre pubblicazioni ci forniva, per offrire spazi alla propaganda. Abbiamo voluto, invece, mantenere coerente la nostra meditata impostazione di favorire il ragionamento e l’informazione, rappresentando il più possibile, il nostro mondo, che è il mondo del lavoro e dei lavoratori. Abbiamo, perciò, considerato utile trattare il tema dell’impegno per il cambiamento, individuandolo come il filo conduttore, il filo di Job, appunto, per questa edizione del nostro giovane giornale. È una esortazione, ma anche un compito che un sindacato come il nostro - la Uil e la Feneal Uil - intende svolgere, perché per migliorare questo nostro Paese, per combattere il declino, per riaffermare un nuovo modello culturale capace di liberare la mente e riagganciare quei valori nobili, legati all’onestà e all’ingegno del lavoro, per dare vita ad una nuova primavera, si deve allargare la base della condivisione, e mettere insieme le persone.

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l’intervento

V

oltiamo pagina! Con questa esortazione che vuole essere già un impegno doveroso ed improrogabile per Napoli e per la Campania, la Uil, il 3 marzo scorso, ha dato titolo e spazio ad un dibattito a più voci per discutere sulle emergenze e sulle eccellenze di una regione oramai violata nella democrazia, deturpata dai rifiuti ed annegata in una crisi profonda. Alla presenza di belle menti e di personalità protagoniste ed attive in diversi settori sia sul territorio nazionale che su quello regionale, abbiamo aperto un confronto a 360° sull’emergenza ambientale, sulle disfunzioni della pubblica amministrazione, sulle mancanze di una sanità malata, fino alla crisi profonda del sistema politico ed istituzionale della regione Campania, che ha assunto i caratteri dello scandalo e dello scoop tra immondizia e disastri ambientali, tra politici, funzionari della pubblica amministrazione ed imprenditori inquisiti e da processare. Diversi i pensieri e le ipotesi di ciascuno degli intervenuti, diversi i punti di vista e gli sguardi allungati sulla città, sulla regione, ma tutti rivolti verso un orizzonte comune, agognato, voluto: quello del cambiamento. Un cambiamento necessario di fronte al paradigma della crisi di sistema che coinvolge tutti, nessuno escluso: dai partiti della maggio-

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Voltiamo pagina ranza a quelli conniventi dell’opposizione, dal mondo della cultura, troppo spesso al servizio del potere, al mondo imprenditoriale e sociale. Un cambiamento fondamentale in un’economia troppo assistita e troppo dipendente dalla politica e da una politica sempre più invadente e che pur di sopravvivere a se stessa non si è assunta le responsabilità di governo che erano necessarie dietro un finto unanimismo. Un radicale cambiamento che secondo la Uil deve essere volto al miglioramento, alla metamorfosi definitiva della storia e del domani di una città da troppo tempo crisalide di scelte non fatte, di errori perpetuati e di irresponsabilità senza responsabili. Un cambiamento possibile a Napoli ed in Campania solo con lo sradicamento netto delle vecchie logiche e dinamiche politiche, attraverso la rinnovata fondazione delle istituzioni locali e la rigenerazione della classe politica e dirigente. Sradicare, rifondare e rigenerare, tappe necessarie e ben definite per il cambiamento della Campania, affinché da regione delle emergenze diventi regione delle eccellenze. Innovare e rigenerare con scelte coraggiose, per valorizzare anche le poche cose positive fatte che, per i disastri attuali, sembrano risalire alla notte dei tempi e rappresentano una goccia nell’oceano. Difatti, nonostante il trend positivo nel recente passato del settore edile, l’economia campana ristagna in tutti i settori, anche in quelli dei servizi avanzati, la disoccupazione cresce, (e gli sconcertanti dati Istat lo confermano, si parla di 12 mila posti di lavoro in meno solo nel 2007) ed aumenta l’emigrazione

giovanile professionalizzata. Tanto è vero che oltre 40mila giovani laureati ogni anno fuggono dalla Campania arrecandoci un doppio danno economico sia per i costi della loro preparazione, a carico alle famiglie ed delle istituzioni locali (ogni giovane costa 100mila euro all’anno) sia perché poi impegno, preparazione e professionalità vengono “regalati” alle Regioni del Nord e dell’estero. E’ indubbio che le ragioni di questa crisi non risiedono solo nelle politiche regionali ma nelle non-scelte fatte dei governi che si sono succeduti in questi anni ed in una forte finanziarizzazione dell’economia su scala internazionale, la quale ha accresciuto le disuguaglianze tra aree del mondo e tra strati sociali all’interno dello stesso Paese. A tal riguardo, ancora non intravediamo luce per il Sud nei programmi dei diversi schieramenti in questa prossima scadenza elettorale del 13 aprile. Ma quel che è peggio, per le ragioni indicate prima, non sono state utilizzate le risorse, (che pure sono giunte in misura sostanziosa al Sud), in azioni virtuose ma per accrescere il livello di consenso politico clientelare. Occorre sradicare questo sistema se vogliamo ripartire per davvero e sappiamo già da dove partire: dalle politiche delle consulenze, dalle nomine fatte per appartenenza, dai consorzi di bacino come luoghi di inefficienza e di malaffare, dalle inutili assunzioni per dei servizi mai erogati alla popolazione, fino alle società miste senza mission e ai cosiddetti carrozzoni politici con la nascita di mega società pubbliche. Rifondare l’etica della politica e nella politica, rifondare le idee, attraverso


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l’intervento soggetti che di nuovo non abbiano solo i volti, ma la provenienza, l’intelligenza, gli intenti ed i comportamenti rivolti al benessere e agli interessi di una collettività oramai mortificata. E poi, rigenerare il protagonismo del sindacato, il rapportoconfronto tra forze sociali, imprese ed istituzioni, pregiudiziali per la democrazia e per quelle azioni condivise affinché si ritorni a produrre ricchezza ed accrescere la produttività di questa regione, sostenendo chi rischia e chi ha voglia di scommettere ed innovare. Si tratta di scelte chiare, nette, che il Sindacato UIL da più tempo ha annunciando e che negli ultimi tempi ha con più forza indicato e rivendicato. Scelte che richiedono rigorosamente la trasparenza delle azioni in tutti i passaggi in cui è chia-

mata la Pubblica Amministrazione. Allora, riorganizzare la macchina amministrativa significa attuare criteri di efficienza, produttività e di professionalità. Per questi obiettivi è importante indicare pubblicamente e senza espedienti chi, perché e quali sono i risultati raggiunti con le consulenze, quant’è il loro costo e quant’è compatibile ed eticamente sopportabile con le spese della Regione, soprattutto qui, in Campania, che per i guasti della Pubblica Amministrazione abbiamo il costo più elevato per la collettività in termini di tasse alte e bassa qualità dei servizi. Ed ancora, vogliamo capire chi sono e perché ci sono le nomine di nuovi direttori generali e sanitari, oppure, per quale “buona e giusta

causa” vengono edificati nuovi enti ed agenzie, società miste e sovrastrutture. Si tratta di fare scelte, secondo la Uil, che non ammettono più fraintendimenti ed equivoci e penso alla fondamentale gestione dei Fondi strutturali. In questa nuova tornata di stanziamenti europei 2007/2013, c’è bisogno di pochi ma buoni progetti sovra-regionali in particolare per le infrastrutture proprio pensando alla potenzialità che tutto il Sud unito potrà avere, se diventa in tempi brevi e con efficienza, la vera piattaforma logistica del Mediterraneo, ponte tra l’Est e l’Ovest del Mondo, attraverso i Balcani. Ma ancor di più occorre selezionare le priorità utili al territorio, che guardino agli obiettivi di Lisbona: occupazione, innovazione tecnologiche, ambiente e sviluppo di qualità, capaci di creare quella buona e duratura occupazione, escludendo rigorosamente nei progetti le opere di ordinaria amministrazione: queste non devono dipendere dall’Ue ma da una buona gestione delle risorse ordinarie dei Bilanci, volti al taglio degli sprechi e delle inefficienze. Niente sprechi o fallimenti. Per evitarli occorrono progetti chiari ed un ruolo attivo ed incisivo degli attori dello sviluppo. Questa volta, infatti, l’Unione Europea ha preteso un importante protagonismo del partenariato, al quale la nostra Regione sembra essere allergica! Pur tuttavia non sarà sufficiente. Serve una misura di compensazione nella gestione dei fondi strutturali e maggiori controlli. Si è parlato, anche da parte del Ministro Bersani, di un’Agenzia, di un osservatorio, strumenti che troviamo utili, indispensabili, se ovviamente non nascondono volontà dirigistiche da parte del Governo centrale, ma solo quella giusta misura di compensazione e di controllo visto i cattivi risultati della stagione precedente. Centoventi miliardi di euro per il Mezzogiorno, 15 dei quali per la Campania con la nuova programmazione dei Fondi, senza contare i finanziamenti dei privati, non sono il

cambiamento, certo, ma ne costituiscono il trampolino di lancio. Le tappe per voltare pagina, per veder concretizzare il cambiamento sono molteplici, difficili, ma prioritarie ed improcrastinabili per una città che ha le ambizioni e le potenzialità della metropoli e per una regione che guarda al panorama euro-mediterraneo: penso al turismo, alle ricchezze paesaggistiche e storico-culturali, ai cervelli e alla tenacia delle giovani generazioni, alle nuove professionalità, ai settori produttivi cavalli di battaglia storici della nostra economia e a quelli nuovi che si affacciano adesso sul mercato nazionale e straniero. E non bastano i cambiamenti di facciata o quelli auto-referenziali di corte, non bastano le mostre o “i grandi eventi” di puro impatto mediatico, che lasciano a Napoli solo rumore, luci effimere che poi si spengono per riversare di nuovo la città, la regione, nel “buio” della dimenticanza, della rassegnazione, della nostra, e solo nostra, quotidianità fatta di sangue e scandali, di mondezza e imbroglioni, di rabbia e rassegnazione. Le parole non bastano, nemmeno i progetti fatti in serie dalle società di consulenza tecnica: ci vogliono i fatti! La Uil proprio per i fatti che dovranno far vivere meglio i cittadini campani si batte e continuerà a battersi con caparbietà, responsabilità ed autonomia. Anna Rea Segretaria Generale Uil Campania

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CPT, un attore DECISIVO per la sicurezza sul lavoro dalla sede - napoli

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a sicurezza sul lavoro è un tema che da qualche tempo è costantemente all’ordine del giorno. Certo, non vorremmo che se ne parlasse solo a seguito di eventi luttuosi e sciagurati, e soprattutto o anche soltanto sulla scia dell’emozione. L’effetto che se ne ricaverebbe è solo quello di mettere in libertà quella forma di avvilente impotenza, che spinge di più, pur giustamente, a cercare le responsabilità da perseguire. Di sicurezza bisogna parlare, invece, e tanto, perché è doveroso ed utile adoperarsi per diffondere ed affermare la cultura della prevenzione. Chi ha l’onore e l’onere di svolgere una funzione di rappresentanza dei lavoratori che operano all’interno di un settore, quello edile tra i più rischiosi dell’industria manifatturiera, si trova spesso a dover testimoniare il dramma degli incidenti sul lavoro. Ho provato, purtroppo, ancora recentemente la tristezza di una morte sul lavoro. Questa volta non un martire della bestiale ragione del profitto, ma un lavoratore iscritto al sindacato, esperto e consapevole, vittima di una tragica disattenzione. Sia nell’uno e nell’altro caso, comunque, non ci si abitua agli effetti di tale dramma, principalmente espresso dalla disperazione della famiglia e dal dolore dei compagni di lavoro. Bisogna fare di più e senza pause o allentamenti di attenzione. L’obiettivo principale, spero che nessuno lo definisca utopico, è quello di avere un settore che opera nel rispetto delle regole, che, in tema di sicurezza, sono dettagliate e certe. Per questo motivo coloro che governano il settore edile, l’associazione degli imprenditori e le 10

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organizzazioni sindacali, condividendone la responsabilità, sanno bene che un ruolo importantissimo deve essere svolto dai formidabili strumenti della bilateralità che hanno posto in essere, quali sono gli Enti paritetici: la Cassa Edile, il Centro di Formazione Maestranze Edili e, soprattutto, per quanto riguarda la sicurezza, il Comitato Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni. Il Cpt di Napoli opera interventi mirati sul territorio provinciale, utilizzando una propria banca dati dei can-

tieri edili che è posta in relazione sinergica con i dati provenienti dalla Direzione Provinciale del Lavoro e dalle Asl, con cui il Cpt ha stipulato specifici protocolli di collaborazione. È doveroso sottolineare che le procedure che vengono così produttivamente adottate del Cpt di Napoli per ispezione, controllo, informazione e formazione, per iniziativa del Ente paritetico napoletano, sono codificate in ambito regionale. Dal 2002, infatti, i Cpt della Campania operano tra loro in regime di coordinamento tecnico-funzionale, sulla base

della programmazione di diversi momenti formativi e di aggiornamento dei tecnici dei Cpt, utili a facilitare l’omogeneità di comportamento e di esperienze sul territorio regionale. Il lavoro svolto dal coordinamento regionale ha prodotto due importanti risultati: il protocollo siglato con la Direzione regionale dell’Inail, finalizzato allo scambio delle informazioni e dei dati, ed il protocollo siglato con gli assessorati alla Formazione ed ai Lavori Pubblici della Regione. Sul piano delle iniziative istituzionali il Cpt di Napoli ha conseguito importanti riconoscimenti che hanno accresciuto, in termini funzionali, la propria legittimazione. Tra essi vanno segnalate le collaborazioni con la Direzione Provinciale del Lavoro e con le Asl di Napoli tendenti ad ottimizzare, pur nel rispetto delle reciproche diverse competenze, gli interventi di prevenzione sul territorio. Inoltre, sul piano operativo, sono stati definiti protocolli di collaborazione con la Società Sirena (Ristrutturazione Edifici nel Centro Storico) e con la Società Italiana Condotte d’Acqua S.p.A., per i cantieri dell’Alta Velocità, con la Net Service (Manutenzione e Costruzione rete idrica della città di Napoli) e con Il Consorzio Fipa (Recupero del Rione Terra a Pozzuoli). Il Cpt di Napoli, in definitiva, si sta affermando quale attore fondamentale della diffusione della cultura della sicurezza. Il Cpt di Napoli, in definitiva, si sta affermando quale attore fondamentale della diffusione della cultura della sicurezza. Emilio Correale


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l’intervento

Nelle mani degli edili la storia della civiltà urbana C

i fu un tempo in cui per l'uomo il lavoro manuale era fonte di disprezzo sociale e di disapprovazione da parte della Chiesa. Il Medioevo considerava ogni attività manuale, “meccanica” come si diceva allora, disdicevole e sospetta. Dio, secondo la tradizione biblica, aveva punito l'uomo per il peccato originale commesso costringendolo al lavoro ed era evidente che chiunque si trovasse a svolgere una attività manuale e pratica, si collocava automaticamente all’ultimo gradino della scala sociale. Non ci si poteva sottrarre al lavoro, ma proprio perché esso recava in sé i segni dell’imperfezione e dell’originaria condanna divina non poteva che essere al tempo stesso disprezzato. Muratori e carpentieri erano considerati e consideravano se stessi “bestie da soma” che dovevano solo faticare e sperare nella clemenza di Dio nel giorno del giudizio. Dovevano piegare la schiena senza poter nemmeno pensare all’idea di una gratificazione sociale, di un apprezzamento. Ma quando nei primi secoli dell’Alto medioevo, dopo secoli bui di crisi, si assiste alla rinascita della vita urbana, quando le città medioevali rinascono sotto l’impulso di nuovi fenomeni sociali ed economici, qualcosa cambia. E una delle prime figure ad emanciparsi dall’antico disprezzo culturale e dalle condanna religiosa sarà proprio il lavoratore edile. Muratori, carpentieri, mastri e architetti, tutte figure che nel Medioevo ancora si intrecciano e si confondono, sono ora tra i principali protagonisti della rina-

scita urbana. Sono loro che col loro ingegno, con la forza possente delle loro mani, col sudore della fronte sono impegnati ad erigere i fulcri della neonata vita cittadina: cattedrali e chiese. Attorno a questi luoghi non c’è un attimo di silenzio. Tutti i cittadini vivono il cantiere abituandosi ai suoi suoni continui: il picchiare dei tagliapietra, il battere dei fabbri, le grida dei capimastri, i richiami dei manovali. L’uomo del XII secolo respira la polvere che circonda il cantiere come una sorta di aureola divina, che si mescola al fumo che si leva dalle fornaci intente a produrre i mattoni per costruire l’edificio. Vede alcune semplici strutture in legno che, costruite intorno al cantiere, offrono riparo alle maestranze che possono così proseguire il loro lavoro anche nei giorni di pioggia o durante i mesi invernali. Avvicinatosi all’edificio, il cittadino osserva le impalcature di legno che si levano alte sostenendo i muratori che innalzano le pareti, aiutati da complessi macchinari necessari a trasportare in alto pietre e mattoni. Resta stupito nel vedere l’alto numero di persone che, nel cantiere, sono intente a svolgere compiti diversi sotto la guida dell’architetto: i falegnami per costruire le impalcature e preparare le travi a capriate per sorreggere il tetto, i fornaciai per la cottura del mattone, i manovali per la preparazione delle malte, i tagliapietre, i fabbri, i costruttori di macchinari, gli scalpellini per la preparazione delle parti scultore e i pittori per decorare le pareti. Una volta ultimata la chiesa, il cantiere, con maestranze diverse, torna spesso ad

aprirsi perché nel tempo nuovi committenti, per esigenze liturgiche, religiose o di semplice devozione personale, intervengono per trasformare, modificare o aggiungere nuove parti all’edificio. Siamo di fronte alla nascita del cantiere edile: un gruppo di uomini liberi, lavoratori esperti, solidali, riunite in libere e ormai potenti e temute corporazioni. Il loro lavoro non è più condanna: essi sono ora protagonisti riconosciuti della rinascita delle città. Massimo Cappuccio professore di Storia e Filosofia

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l’intervento

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l nostro Paese ancora una volta si trova di fronte ad un momento di scelte: scelte politiche che mai, come ora, sono soprattutto di carattere sociale ed economico. Recenti sondaggi attribuiscono a questi temi un interesse enorme e maggioritario tra i cittadini. Saranno questi i temi che orienteranno le scelte degli elettori nella prossima competizione elettorale. Non possiamo non rilevare che ciò è frutto anche dell’azione del sindacato in generale e della Uil in particolare. Ricordo che ciò che oggi è considerato da molti, se non tutti, l’emergenza e la priorità del Paese, fino a non molto tempo fa era sostenuto in pratica solo dalla Uil: rimettere al centro dell’azione politica e istituzionale il lavoro, il buon lavoro, il lavoro decente e ben pagato. Banca d’Italia, la conferenza dei Vescovi, Confindustria, tutte le forze politiche riconoscono quest’emergenza, ma ciò, evidentemente, non basta. Si deve passare dall’enunciazione ai fatti, o meglio, continuare a procedere con fatti concreti. Diciamo continuare perché qualcosa si è mosso: dall’accordo sul Welfare, alla sua legge attuativa, parte dell’ultima legge finanziaria, alcuni provvedimenti per il contrasto al lavoro nero e sommerso, l’approvazione della legge sulla sicurezza e la salute nei

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Cambiare, si può posti di lavoro. Ma non basta, si può e si deve fare di più. C’è bisogno di nuove politiche fiscali a sostegno del lavoro dipendente, così come è stato richiesto unitariamente dal sindacato confederale con la piattaforma sul “Fisco giusto” del 24 novembre scorso e con l’attuazione della Legge delega, che ha recepito l’accordo del luglio scorso sulla detassazione dei premi di risultato. Quindi politiche urgenti, rapide, forti chiare a sostegno dei salari e delle pensioni; ma anche andare avanti con buone nuove politiche per il lavoro, lavoro decente, buon lavoro. Si deve rompere quel patologico e dannoso equilibrio, unico in Europa, che ha caratterizzato il nostro mercato del lavoro: basso costo e flessibilità (o, peggio, precarietà) rendendo sempre meno concorrenziale e prevalente il lavoro a tempo indeterminato (possibilmente a tempo pieno). Bisogna, quindi, bloccare il proliferare e l’estendersi dell’utilizzo, non sempre motivato da esigenze produttive e aziendali, del lavoro a tempo determinato, con continue proroghe, che hanno portato molti lavoratori ad avere 3, 4 o 5 anni di rapporti a termine. Con l’accordo di luglio si pone un termine (36 mesi) all’utilizzo di questo strumento da parte delle aziende, fatte salve, ovviamente, le richieste per lavoro stagionale. Ma si è avviata anche una forte azione di contrasto all’utilizzo improprio del lavoro a progetto, sia con azioni dissuasive da parte degli organi di controllo, sia con un intervento sui costi per le imprese, a partire dal graduale, ma espressivo, innalzamento delle aliquote

previdenziali per i contratti a progetto. Questi ultimi sono oltre 800mila, con retribuzioni prevalentemente più basse dell’equivalente livello contrattuale. E’ bene ricordare che non ci riferiamo ai conosciuti call center, ma anche ai lavoratori impegnati in gran parte del sistema produttivo, compreso il settore delle costruzioni. Quindi asciugare questo bacino è fondamentale per farlo arrivare ad un livello fisiologico e realmente rispondente a questa figura professionale. Ma è bene ricordare e denunciare che la fantasia delle nostre imprese è sempre molto vivace nel trovare escamotage per aggirare le norme: lavoro nero, totale e parziale, partite Iva che in realtà svolgono lavori a carattere subordinato, l’espandersi dell’utilizzo dei tirocini, più o meno formativi, volgarmente detti stage. Da nostre stime sono quasi 300mila i ragazzi utilizzati da imprese, soprattutto medie e piccole, che li “sfruttano” legalmente nel silenzio generale, in assenza di retribuzione o con qualche piccola regalia. Ovviamente consideriamo importantissimo che vi siano strumenti di graduale ingresso nel lavoro, soprattutto con forte caratterizzazione formativa. Per rispondere a questo tema c’è già lo strumento: il contratto di apprendistato che coniuga tre esigenze: costo ridotto per le aziende, certificazione delle competenze acquisite dal giovane lavoratore, gradualità verso la stabilizzazione del lavoratore. Si tratta di migliorarne l’efficacia, di dare una cornice nazionale ai processi formativi, che oggi sono in mano alle Regioni con problemi di


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esigibiltà in tutto il territorio nazionale. Il Governo dovrà attuare una delega che dovrà meglio definire il suo utilizzo trasparente e razionale. In questo quadro si può e si deve proseguire la “guerra” al lavoro irregolare e sommerso. Certamente con maggiore attività repressiva e di controllo, dotando gli organi ispettivi di strumenti adeguati e concorrenziali con l’esercito delle aziende irregolari, non escludendo una rivoluzione nella strumentazione e nelle figure preposte al controllo. Oggi troppi enti si occupano di questa funzione, i tentativi di coordinarli non sempre sono realmente efficaci, Ispettorati del, lavoro, Inps, Inail, Enpals, Carabinieri e Guardia di finanza e, per la salute e sicurezza, le Asl. Perché non ragionare sulla creazione di un corpo unico per evitare che in tre vadano nella stessa azienda e nessuna in altre migliaia? Infine non si può non accennare al grande strumento di tutela ed equità che ha in mano il sindacato per rispondere ai problemi delle persone che rappresenta: il contratto, o meglio, i contratti di lavoro. C’è sempre più bisogno di rivedere come, dove e quando esercitare questa funzione: dare sempre più spazio e ruolo alla contrattazione aziendale e territoriale, non è un capriccio, ma una scelta decisiva per far sì che il tema della tutela (normativa e salariale) sia adeguata alle emergenze che abbiamo più volte denunciato. Cambiare, quindi, si può e si deve per dare risposte non fumose o aleatorie alle lavoratrici ed ai lavoratori più deboli ed indifesi. Dare riposte significa rimettere al centro dell’azione politica il valore del lavoro. Un valore che deve riguardare il Paese intero che rischia, senza un cambiamento di rotta, di scivolare sempre più in basso. Guglielmo Loy Segretario Confederale Uil

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SI TERRÀ A NAPOLI LA CONFERENZA DI ORGANIZZAZIONE DELLA FENEAL-UIL

Si terrà a Napoli, nei giorni 12 e 13 giu-

e reattive della regione, ed anche agli

della Feneal Uil. Lo ha deciso il Comitato

mici e turistici, rivolgono il proprio

gno, la 7° Conferenza di organizzazione

centrale che si è riunito a Roma, al Tem-

pio di Adriano, lo scorso 11 marzo, in

occasione della presentazione del primo rapporto sulle “aree metropolitane” re-

datto in collaborazione tra la Feneal Uil ed il CRESME, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per Edilizia e Territorio.

La sede prescelta per la Conferenza, come ha annunciato Tonino Correale, segretario organizzativo della Feneal Uil, sarà

l’Hotel

Royal-Continental,

(www.royalcontinental.it) uno dei sei prestigiosi alberghi del lungomare na-

poletano, situato in una delle strade più belle e famose del mondo, in via Partenope che è il prolungamento di via Ca-

racciolo, (foto) proprio di fronte all’isola di Megaride, dove si erge il Castel del-

l’Ovo (I secolo d.c.). I lavoratori delle costruzioni

e

le

Federazioni

della

Campania, insieme a tutte le forze sane

imprenditori e agli operatori econo-

vivo apprezzamento alla Feneal Uil per la sensibilità, così evidentemente

dimostrata, per aver operato una scelta, in netta contro tendenza con quanto sprezzantemente si sta diffon-

dendo come acritico luogo comune. Napoli, purtroppo, ricordando la canzone di Pino Daniele, può essere con-

siderata ancora “una carta sporca”, ma, ciò nonostante, rimane sempre

una città splendida, per la sua storia, la sua cultura, passata e presente, e le sue bellezze naturali, e, soprattutto,

mantiene intatta la sua proverbiale solare accoglienza, che viene, pur-

troppo, più volte oscurata non solo dai tanti eventi negativi che, suo malgrado, costituiscono i fattori prevalenti nella descrizione della sua vita

cittadina, ma anche da una montagna di pregiudizi, facili a dirsi e, perciò, duri a morire.

Il quarto edificio sul lungomare antistante il Castel dell’Ovo è l’Hotel Continental

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58째 UIL: mi fido di te


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Sicurezza sul lavoro

l’intervento

Corsa contro il tempo

E

’ doveroso riconoscere al Governo il merito di aver continuato a credere, anche dopo le dimissioni, che poteva e doveva farcela ad approvare la Legge 123 sulla salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, ritenendo finalmente arrivato il momento che il Paese fosse dotato di una legge moderna, snella, adeguata, efficace. Bisogna dargli atto che almeno sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ha profuso un notevole impegno, ha recepito anche le sollecitazioni del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, meritandosi gli apprezzamenti di metodo e di merito. Ha adottato la metodologia della concertazione con i Ministeri interessati, Lavoro e Previdenza Sociale, Salute, Infrastrutture, Conferenza delle Regioni e con le Parti Sociali, introducendo così un segno tangibile di discontinuità con il precedente governo. La concertazione ha consentito ai vari soggetti di partecipare alle riunioni tecniche sul Capitolo 1, ha offerto la possibilità di confronto e l’opportunità di proporre emendamenti alla ricerca di norme concordate e condivise, senza compromettere la prerogativa decisionale del legislatore.Tutto è proseguito positivamente fino a quando Confindustria, dopo la crisi di governo, ha proposto alle confederazioni sindacali, Cgil, Cisl, Uil, di condividere un avviso comune. La proposta è arrivata fuori tempo massimo, poiché era evidente l’intenzione, anche se non dichiarata, di far trascorrere invano il tempo utile per l’approvazione della legge. Fallito questo tentativo, Confindustria irrigidisce

le proprie posizioni inerenti al sistema sanzonatorio, sulla bilateralità e sulla presenza dei Rlst (rappresentante dei lavoratori alla sicurezza territoriale) nelle aziende dove non opera il Rls (rappresentante dei lavoratori alla sicurezza). Per la bilateralità e Rlst propone il rinvio alla contrattazione a discapito della norma legislativa. Al governo non rimane che riconfermare la volontà a proseguire unilateralmente l’iter per l’approvazione del Testo Unico, ma ascoltando separatamente le Parti Sociali. Per quanto riguarda il settore delle costruzioni i due temi sono imprescindibili, infatti, la contrattazione collettiva tra le parti sociali è già intervenuta a disciplinare la materia. Le parti sociali, infatti, anche a causa dei limiti strutturali del settore, vedi la frammentazione delle imprese e dei cantieri di piccole dimensioni che occupano meno di quindici dipendenti, sono intervenute con la contrattazione ed hanno organizzato dei presidi territoriali: la bilateralità ed i Rlst. Nel settore delle costruzioni queste esperienze sono consolidate e presenti in tutte le realtà territoriali, per questo motivo pensiamo che la 123 offra un’altra opportunità di partecipazione e collaborazione tra impresa e lavoratori. Lo spirito della 626, infatti, si alimenta di questi principi e per quanto ci consta il legislatore li rafforza e li sviluppa in termini d’opportunità con la legge 123: condividiamo la metodologia della concertazione e della partecipazione, non potrebbe essere diversamente data l’esperienza nella gestione paritetica degli enti bilaterali, e vogliamo utilizzare le opportunità offerte dalla legge per arricchire

l’impegno degli enti a favore del settore. In questo quadro riteniamo che i Cpt (comitati paritetici territoriali), per il settore sono equivalenti all’Obt (organismo bilaterale territoriale previsti dalla 626), devono candidarsi per una maggiore collaborazione con Ispesl ed Inail, su almeno due versanti: quello dell’organizzazione del sistema informativo integrato, e quello della redazione di linee guida, definizione di buone pratiche e buone tecniche. La collaborazione tra i vari soggetti e la loro la partecipazione a tavoli di lavoro comune, permetterebbero di socializzare ad esempio la nostra esperienza, la conoscenza del settore e contribuire alla definizione di prodotti condivisi, utili, fruibili, proprio perché condivisi. I Cpt poiché hanno il rapporto diretto con le imprese ed i lavoratori si potrebbero candidare alla diffusione dei materiali realizzati. Sulle sanzioni, invece, Confindustria ha tentato fino alla fine di convincere il governo a rendere più blanda la disciplina sulle sanzioni, ma l’obiettivo vero è questo o quello di evitare il Decreto legislativo? Il decreto, invece, ha confermato la nostra previsione ottimistica, poiché per la conversione in legge era in atto la corsa contro il tempo, e se il governo non rispettava i tempi decisi dalla legge delega approvata il 3 agosto 2007, si ricomincia tutto da capo. Sarebbe stato un vero peccato, ma il rischio era reale, salvo che il governo non abbandoni l’idea della conversione in legge e intervenga con un Decreto legislativo. E lo ha fatto, finalmente! Si traguarda il testo unico sulla sicurezza. Franco Gullo Segretario nazionale Feneal-Uil job - feneal uil campania / aprile 2008 15


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Sicurezza: meno burocrazia PIÚ MISURE CONCRETE

dalla sede - salerno

L

a questione sicurezza si è riproposta con tale drammaticità all’attenzione di tutti tanto da spingere il Presidente Giorgio Napolitano a invitare i rami del Parlamento (sciolti) a completare l’attuazione del testo unico. Abbiamo da anni profuso tante energie, per mettere al centro dell’attenzione nazionale la condizione del mondo del lavoro con i suoi mali endemici, dalla questione salariale (paghe basse e tasse altissime), al lavoro nero o sottopagato, ed in primis la mancata sicurezza. Dobbiamo segnalare che la questione del lavoro nel suo insieme, rimossa ed opacizzata dai mass media per molto tempo, va risolta percorrendo per intero la strada della consapevolezza, poiché un paese moderno non può avere un fardello simile, sapendo che una volta risolta la questione del lavoro, in tutte le sue sfaccettature, ne guadagneremo tutti. Ma il Paese sembra aver smarrito buona parte delle sue prerogative, con un tessuto produttivo nazionale che si va smagliando, frammentando ed una parte del territorio privo di elementi culturali fondamentali, che invece di proiettarci in avanti sembra avere acuito le già note carenze nella garanzia di lavoro regolare

e della stessa sicurezza. Logicamente su tutto ciò influisce, non poco, la pratica dei ribassi anomali e la scelta di molte grandi e medie imprese di fare solo da finanziarie, scaricando tutto sulle varie forme di subappalto le contraddizioni, i costi e le responsabilità della realizzazione delle opere appaltate. La sicurezza non deve essere un mero strumento burocratico: iniziando dal progetto preliminare dell’opera fino alla sua realizzazione. Dobbiamo passare dalla sicurezza su supporto cartaceo o informatico, buona solo come arricchimento per pochi, a quella reale fatta sui luoghi di lavoro per i lavoratori e per il rispetto pieno della sicurezza: troppi incidenti, troppi controlli e quasi nessuno in grado di sanzionare. Una calca di persone, enti e funzionari s’affollano nei cantieri, ognuno con la sua brava e forse inutile modulistica che non porta da nessuna parte. Noi andiamo ripetendo da anni che la sicurezza, le retribuzioni regolari e l’abbassamento delle tasse sono questioni culturali e morali. A noi interessa meno l’inasprimento delle pene e più la celerità per le cause, l’esclusione di chi pratica lavoro nero/grigio e non rispetta i parametri di sicurezza. Parto da queste affermazioni per rivendicare un ruolo

«Auspichiamo pene più severe, cause celeri e l’esclusione di chi viola le regole»

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job - feneal uil campania / aprile 2008

paritario delle donne nel mondo della produzione, delle dirigenze e della politica, non è possibile nel 2008 sentire ancora parlare di quote rosa, di coordinamento o di altro. Sembrano tutte cose dal sapore di concessioni o di ghetto, invece alla Feneal-Uil di Salerno viviamo una condizione particolare, nonostante il lavoro nei cantieri sia esclusivamente maschile: su dieci addetti sei sono donne, con una nuova che sta per entrare e tante altre che collaborano alle varie iniziative che portiamo avanti. Patrizia Spinelli Segretaria organizzativa Feneal-Uil Salerno


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l’intervento

Debito sanitario regionale:

un nodo ancora irrisolto N

onostante sia la crisi dei rifiuti, in questi giorni, ad essere presente sulle prime pagine dei giornali, va segnalato, purtroppo, che non è solo l’immondizia nelle strade a rendere critica la situazione della nostra regione. La gestione della sanità in Campania è altrettanto allarmante, in quanto coinvolge le fasce più deboli della nostra società, in particolare malati e anziani. Il nostro sistema sanitario regionale, nonostante alcune eccellenze ed alcune valide professionalità, soffre profondamente il peso di una politica invasiva che vive alla giornata e che non sembra avere come primario obiettivo il diritto alla salute dei cittadini e l’effettiva qualità dei servizi. Da tempo la Uil ha denunciato questi nodi irrisolti, anche scendendo in piazza quando nessuno riteneva utile disturbare “il manovratore”, poiché riteniamo che il diritto alla salute debba essere un diritto esigibile per tutti i cittadini campani: ciò purtroppo non sempre accade. Abbiamo provato non solo a protestare, ma - da sindacato responsabile quale riteniamo di essere - abbiamo fatto più di una proposta, promosso più di una soluzione tesa alla riforma dei nodi strutturali, in più di un’occasione abbiamo dato la nostra disponibilità per una concertazione efficace con le istituzioni, ma altrettanto spesso la nostra voce è caduta nel vuoto. Prima di scendere in piazza dopo l’istituzione dei ticket sui farmaci, che immetteva per i cittadini campani, già tartassati da un livello di tassazione locale esoso, abbiamo provato a proporre soluzioni alternative per l’abbassamento

della spesa farmaceutica, che non andassero solo a colpire i soliti noti, cittadini, lavoratori dipendenti e pensionati, ma rompendo ad esempio una volta per tutte alcuni particolari intrecci fra case farmaceutiche e particolari settori della sanità, ma non c’è stato nulla da fare. Solo fra il 2000 ed il 2005 la sanità regionale si è indebitata per circa 3 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i debiti contratti negli anni successivi (anche quest’anno probabilmente sforeremo di circa 150 milioni di euro). E’ dovuto intervenire il governo nazionale facendo sottoscrivere alla nostra regione un “patto di accompagnamento”. Ancora una volta, però, l’obiettivo posto dal patto è stato solo

parziale: non quello di eliminare gli sprechi e quindi promuovere una riforma dei nodi strutturali del sistema sanitario regionale, ma solo risparmio attraverso misure meramente ragionieristiche, in barba alle specificità territoriali o settoriali. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i livelli medi già bassi del servizio sanitario regionale continuano a scendere

sotto l’asticella della media nazionale, la politica dei tagli, che essendo indiscriminata, colpisce tutto e tutti, pure i lavoratori con contratti precari e regge interi reparti o servizi essenziali, e così spesso ci troviamo a dover solo registrarne la chiusura. La Uil già in due occasioni è scesa in piazza per manifestare il proprio dissenso sulla politica sanitaria regionale, e più volte ha fatto sentire la propria voce sugli organi d’informazione e nelle sedi politiche competenti, ma non sempre si è riusciti a raggiungere i risultati sperati. Anzi, l’emigrazione sanitaria continua ad aumentare, aggiungendo al danno la beffa, perché così i fondi per la sanità regionale assegnatici in parte servono a pagarci i servizi che molti cittadini sono costretti a richiedere ad altre regioni, d’altronde già solo le stesse liste d’attesa continuano a scoraggiarci tutti. E’ a causa dei debiti della sanità che l’addizionale Irpef regionale è al massimo consentito, e che per 30 anni saremo costretti, con le imposizioni fiscali regionali già al massimo, a pagare un “mutuo” per pagare i tanti debiti contratti dalla nostra sanità regionale. La Uil continuerà a fare la sua parte al fianco dei cittadini, dei lavoratori, dei pensionati, delle giovani generazioni, affinché la politica possa cambiare registro, e ritorni ad essere al servizio dei cittadini, specie in un settore come quella della sanità che colpisce coloro che soffrono, e che quindi sono più deboli rispetto agli altri. Davide Sarnataro Segretario regionale Uil Campania

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la pioggia di marzo Ivano Fossati

(Musica di Antonio Carlos Jobim)

E mah è forse è quando tu voli rimbalzo dell'eco è stare da soli è conchiglia di vetro, è la luna e il falò è il sonno e la morte è credere no margherita di campo è la riva lontana è la riva lontana è, ahi! è la fata Morgana è folata di vento onda dell'altalena un mistero profondo una piccola pena tramontana dai monti domenica sera è il contro è il pro è voglia di primavera è la pioggia che scende è vigilia di fiera è l'acqua di marzo che c'era o non c'era è si è no è il mondo com'era è Madamadorè burrasca passeggera è una rondine al nord la cicogna e la gru, un torrente una fonte una briciola in più è il fondo del pozzo è la nave che parte un viso col broncio perché stava in disparte è spero è credo è una conta è un racconto una goccia che stilla un incanto un incontro è l'ombra di un gesto, è qualcosa che brilla il mattino che è qui la sveglia che trilla è la legna sul fuoco, il pane, la biada, la caraffa di vino il viavai della strada è un progetto di casa è lo scialle di lana, un incanto cantato è un'andana è un'altana è la pioggia di marzo, è quello che è la speranza di vita che porti con te è la pioggia di marzo, è quello che è la speranza di vita che porti con te è mah è forse è quando tu voli rimbalzo dell'eco è stare da soli è conchiglia di vetro, è la luna e il falò è il sonno e la morte è credere no è la pioggia di marzo, è quello che è la speranza di vita che porti con te è la pioggia di marzo, è quello che è la speranza di vita che porti con te

primavera... in versi e te sento quanno scinne 'e scale 'e corza senza guarda' e te veco tutt''e juorne ca redenno vaje a fatica' ma po' nun ride cchiu' e luntano se ne va tutt''a vita accussi' e t'astipe pe' nun muri' no, no, no.. e aspiette che chiove l'acqua te 'nfonne e va tanto ll'aria s'adda cagna' ma po' quanno chiove l'acqua te 'nfonne e va tanto ll'aria s'adda cagna'

se fa scuro e parla 'a luna e te vieste pe' senti' pe' tte ogni cosa po' parla' ma te restano 'e parole e 'o scuorno 'e te 'ncuntra' ma passanno cocche d'uno votte ll'uocchie e se ne va e aspiette che chiove l'acqua te 'nfonne e va tanto ll'aria s'adda cagna' ma po' quanno chiove l'acqua te 'nfonne e va tanto ll'aria s'adda cagna' e aspiette che chiove l'acqua te 'nfonne e va tanto ll'aria s'adda cagna' ma po' quanno chiove l'acqua te 'nfonne e va tanto ll'aria s'adda cagna'

E ti sento quando scendi le scale di corsa senza guardare e ti vedo tutti i giorni che ridendo vai a lavorare, ma poi non ridi più, E lontano se ne va tutta la vita così e hai cura di te per non morire, e aspetti che piova, l’acqua ti bagna e va, tanto l’aria deve cambiare, ma poi quando piove, l’acqua ti bagna e va, tanto l’aria deve cambiare.

Si fa notte e parla la luna E ti vesti per sentire, per te ogni cosa può parlare, ma ti restano le parole ed la vergogna di incontrarti, ma passando qualcuno butta l’occhio e se ne va e aspetti che piova, l’acqua ti bagna e va, tanto l’aria deve cambiare, ma poi quando piove, l’acqua ti bagna e va, tanto l’aria deve cambiare

quan di Pin no chiove o Dan iele


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GRAZZANISE occasione di sviluppo anche per il SETTORE EDILE

dalla sede - caserta

I

l tessuto imprenditoriale della provincia è caratterizzato da una netta prevalenza delle piccole e medie imprese e, in particolar modo, di quelle con solo uno o due addetti. Tali imprese costituiscono, infatti, poco più dell’80% di quelle esistenti nel territorio. Una cifra consistente, ma in linea con le caratteristiche del contesto produttivo italiano. Nell’ambito delle imprese con un solo addetto, l’area casertana presenta una concentrazione pari al 68%, un valore superiore sia al 66% del resto della regione che al 64% del resto d’Italia. Confrontando la distribuzione del numero d’imprese e degli occupati emergono alcune peculiarità della struttura produttiva provinciale. L’agricoltura rappresenta una parte significativa delle attività economiche di tutto il Comprensorio casertano, tuttavia l’incidenza sull’occupazione non supera il 10%. Nel settore secondario, costituito dall’insieme d’industria e costruzioni è presente lo stesso numero di imprese del settore primario e, al contrario di quest’ultimo, gli addetti sono quasi il triplo. All’interno del settore terziario la Pubblica Amministrazione, la Sanità e l’Istruzione sono gli ambiti d’impiego che assorbono la quota più rilevante degli occupati della provincia. I settori del commercio, dei trasporti e del turismo impiegano meno occupati sia rispetto alla media regionale che a quella nazionale. Se si confronta, poi, il peso dei diversi settori nel tessuto economico casertano, rispetto alle medie sia regionali che nazionali, emerge come le uniche attività per cui la provincia ha un trend superiore al valore nazionale siano l’agricoltura e

le costruzioni. Il settore secondario attraversa una fase di stagnazione che rende evidente la necessità di stimolare investimenti ed interventi di rilancio imprenditoriale. Nell’area del commercio, alberghi e trasporti, invece, si ha un indicatore superiore per il numero d’imprese ma inferiore per gli occupati. La presenza dell’industria in senso stretto e dei servizi creditizi-assicurativi e degli altri servizi alle imprese presenta, invece, un valore inferiore alla media sia nazionale che regionale. Per quanto concerne la dimensione delle aziende operanti nelle diverse aree di attività in tutti i comparti, ad eccezione dell’industria e dei trasporti, meno del 10% delle imprese ha dimensioni maggiori di 10 addetti e questa alta frammentarietà del sistema economico casertano non contribuisce a rafforzare il tessuto competitivo provinciale. Nell’ultimo decennio il settore delle costruzioni ha mostrato una dinamica in linea con il trend nazionale rilevando una evidenziata variazione del valore aggiunto pari al 75,62%. Nel nostro settore emerge una presenza di imprese superiore sia al valore medio regionale che nazionale nelle quali trovano impiego circa il 12% degli occupati in provincia, valore che è aumentato di oltre il 20% dal 2000 al 2003. Questi indicatori denotano la forte specializzazione nel campo dell’edilizia all’interno del contesto competitivo casertano. Ma a tutto questo va aggiunto che se in un futuro prossimo non viene avviato un percorso di programmazione serio in cui il territorio eserciti con sempre più forza un ruolo di protagonista delle scelte per lo

sviluppo assisteremo ad un ulteriore declino socio economico. Per questo riteniamo che una delle priorità strategiche sulle quali puntare sia quella della infrastrutturazione territoriale: il miglioramento della viabilità stradale e ferroviaria è condizione necessaria per avviare un reale programma di sviluppo. In questa logica va inserita la realizzazione dello scalo aereo di Grazzanise, destinato sia al traffico passeggeri che merci, sperando che non sia ancora una volta una delle tante “occasioni perdute” a causa dello scarso spessore di rappresentanza politica nell’ambito nazionale della nostra classe dirigente. L’auspicio è che in breve tempo si attivi un tavolo di concertazione che veda coinvolte, in modo concreto, le istituzioni, le forze produttive e sociali per un reale e organico progetto di sviluppo che risponda alle aspettative di crescita del territorio della provincia di Caserta.

Tommaso Di Marco Segretario generale Feneal Uil Caserta

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«Tutti uniti per la sicurezza CONTRO GLI IRREGOLARI» dalla sede - avellino

P

rendo spunto dal convegno della Uil Campania, svoltosi a Napoli il 3 marzo scorso, dal significativo tema “Voltare pagina”, per affrontare alcune questioni che riguardano la gestione dei rapporti tra sindacato, politica ed imprenditoria locale, nella provincia di Avellino, con particolare riferimento al settore delle costruzioni. Abbiamo bisogno di una classe dirigente che interpreti la politica come risposta ai bisogni dei cittadini, dei lavoratori e dei pensionati, che dia un riscontro reale di soddisfacimento delle loro aspettative. La politica deve anche ricostruire un rapporto di grande collaborazione con l’attività quotidiana delle organizzazioni sindacali, confederali e di categoria, per l’attivazione ed il reale funzionamento degli strumenti di concertazione, realizzati soltanto con la sottoscrizione di protocolli con gli imprenditori, gli enti appaltanti e le istituzioni locali. I lavoratori disoccupati dell’edilizia, le tante aziende in crisi degli impianti fissi del calcestruzzo, del cemento, dei manufatti e dei laterizi, attendono un segnale di incoraggiamento a restare in Irpinia, a sfuggire la tentazione di emigrare per trovare lavoro capace di soddisfare le esigenze della famiglia. E per i lavoratori che ancora riescono a dare continuità alla propria attività in edilizia è necessario un segnale di speranza per un lavoro diverso, con rispetto delle regole contrattuali e con maggiore sicurezza sui posti di lavoro. Il Decreto sulla sicurezza approvato dal Governo è incoraggiante in tal senso, adesso spetta alle organizzazioni sindacali del settore, ed anche confederali, richiederne la piena applicazione sui posti di lavoro dell’intera provincia, per sviluppare una maggiore cultura per la prevenzione utilizzando i canali per la vera formazione di settore con gli

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enti paritetici contrattuali, nella fattispecie il CFS (Centro per la Formazione e la Sicurezza). Anche nel settore della formazione in edilizia bisogna determinare regole certe che scongiurino impegni e convenienze economiche di avventurieri, di enti non organizzati per l’attività teorica e pratica che “vendono” gli attestati ad imprese che non hanno alcun interesse a determinare condizioni di maggior sicurezza sui cantieri.Allora tutta questa particolare materia, con le deleghe concesse alla Provincia, con gli impegni assunti dai tavoli permanenti presso il Comune di Avellino e la stessa Provincia, con il ripristino del funzionamento costante del l’Osservatorio sugli appalti presso la Prefettura di Avellino, deve trovare ospitalità nell’agenda della politica e delle amministrazioni locali. Dobbiamo tutti pensare di voltare pagina, con concretezza e determinazione, facendo fino in fondo ognuno la propria parte, compresi gli imprenditori e le proprie associazioni per contribuire a realizzare un percorso virtuoso capace di sviluppare interesse e sensibilità sulle problematiche del nostro settore, per convincerci tutti che per garantire tutele contrattuali ed occupazione ai lavoratori è necessaria una battaglia convinta e dura al lavoro nero ed alle tante evasioni (prima tra tutte quelle della sicurezza) che generano concorrenza sleale tra le stesse imprese negli appalti pubblici ed anche privati. Le famiglie dei lavoratori edili della nostra provincia sono generalmente monoreddito e condividono le difficoltà di tanti cittadini che hanno problemi ad arrivare alla terza e quarta settimana del mese, redditi che sono stati erosi dall’inflazione galoppante e dal potere di acquisto che si riduce sempre di più per mancanza di tutela sui prezzi dei prodotti, anche quelli di prima

necessità. Tante problematiche che si intersecano tra di loro, tante necessità esistenziali alle quali la politica ed il sindacato devono prestare attenzione e dare quotidianamente udienza. La politica faccia il proprio dovere nella gestione delle aministrazioni locali, dal livello regionale e quello comunale, passando per la Provincia e per i partiti, dando significative risposte in materia di stato sociale, di casa, ambiente, territorio, lavoro ed occupazione, con la consapevolezza della disponibilità del sindacato a lavorare in stretta sinergia sui tavoli di concertazione. Il sindacato, che da sempre fa la propria parte, continuerà a farla riscoprendo con maggiore entusiasmo la contrattazione per i nostri lavoratori, dal livello nazionale con il rinnovo dei contratti dei maggiori comparti del settore delle costruzioni e successivamente con i livelli territoriali ed aziendali. Con i lavoratori dipendenti ed i pensionati abbiamo stretto un patto che dura da 58 anni ed ogni anno rigeneriamo questa intesa con uno slogan significativo sulla tessera di iscrizione al sindacato - il 2008 è caratterizzato da “mi fido di te” - una testimonianza che ci incoraggia a fare sempre più e meglio per coloro che noi rappresentiamo. Franco De Feo Segretario Feneal Uil Avellino


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«I LAVORI PER LA FORTORINA UN MODELLO DI SINERGIA»

dalla sede - benevento

A

vviati i lavori di costruzione della variante alla SS 212 tra il bivio di Pietrelcina (Km. 5+600) e lo svincolo di San Marco dei Cavoti ( Km. 46+900 della ex SS.369). Finalmente una grande opera. Una importante infrastruttura viaria che collegherà cinque comuni del Fortore a Benevento, rendendo più fluida la movimentazione di persone e merci. Una grande occasione per le prospettive economiche di queste zone relegate, storicamente, ad un ruolo marginale dalle proprie condizioni strutturali. Un investimento dell’ ANAS di circa 140 milioni di euro, comprensivi di 3,5 milioni di euro di oneri per la sicurezza e di circa 2 milioni di euro per la progettazione esecutiva. Un programma lavorativo di circa 900 giorni, in capo ad un’associazione temporanea di imprese tra il Consorzio Ravennate, Uniland e Rillo Costruzioni, costituite per l’esecuzione dei lavori nella “Fortorina Società Consortile arl” che unitamente ad altre imprese, alle quali saranno affidate le opere specialistiche, impegneranno a pieno regime più di 100 lavoratori. Soggetti imprenditoriali con i quali sarà più facile mettere in atto i protocolli sulla

sicurezza firmati negli ultimi mesi nella nostra provincia, tra le parti sociali ed i soggetti istituzionali e costruire un modello di relazioni sindacali che tenga al centro il valore del lavoro. A tal proposito è già stata stipulata tra il Cpt di Benevento e la società Fortorina, una convenzione che, nello sviluppo delle varie fasi lavorative, attraverso una puntuale consulenza dei tecnici dell’ente bilaterale, deve assicurare una corretta applicazione delle norme sulla sicurezza e l’igiene ambientale e favorire una opportuna formazione ai soggetti impegnati, a garanzia di un’azione di prevenzione che azzeri i rischi e determini una nuova cultura della sicurezza. Una buona partenza. Un percorso serio e concreto, che annulla anche le preoccupazioni ed i timori delle imprese per le sanzioni previste dal decreto sulla sicurezza, approvato nelle ultime settimane dal Governo. Adesso tocca alle organizzazioni sindacali, a noi il compito di promuovere un protocollo di relazioni sindacali, dove al centro ritorna la persona, la sua professionalità, i diritti, la dignità, insomma ritorna il “Lavoro” e ritorna il suo “Valore ”. Una grande opportunità dove il lavoro può PILLOLE DI SAGGEZZA NAPOLETANA:

diventare un’occasione di gratificazione e non di “fatica”, dove la nostra gente, quella che rappresentiamo, possa sentirsi soddisfatta della qualità delle condizioni e sopratutto orgogliosa di aver contribuito alla costruzione di una grande opera e di aver partecipato al rilancio economico e sociale di una importante area. Noi, possiamo farlo, quindi dobbiamo crederci, perché questa, nella nostra provincia è, sicuramente, l’occasione da non perdere.

Andrea Lanzetta Segretario Feneal Uil Benevento

Cu 'nu no te spicce, cu 'n sì te impicce (Con un no ti liberi, con un sì ti impegni; la negazione è più comoda)


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Giovanni ritrova la fiducia in se stesso il racconto

3° puntata

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iovanni camminava solitario per la sua strada, ormai silenziosa per l’ora tarda, con le mani in tasca e a passo spedito, anche per richiamare un po’ più di calore in quella serata di freddo pungente. Cercava di affondare la sua testa nel bavero imbottito del suo giubbotto, obbligandosi così a guardare per terra e lasciandosi attirare dal ritmo rapido ed alternante dei suoi passi. Gli veniva da sorridere al pensiero di quanta differente energia stesse imprimendo al suo cammino, rispetto alla sofferta lentezza di qualche ora prima. Giovanni stava riconoscendo a sé stesso che stava rientrando a casa con animo più leggero. Non che avesse allontanato del tutto quell’opprimente malessere, che gli aveva bloccato lo stomaco per tutta la giornata, fin dal momento che aveva appreso il suo licenziamento, ma almeno ora sapeva cosa fare. I suoi nuovi amici della Feneal Uil gli avevano dimostrato un’accoglienza ed un calore umano che lui nemmeno poteva immaginare prima di allora, ed alcuni di essi, a conclusione del consiglio generale che solo da poco era finito, dopo avergli chiesto di sé, di cosa sapesse fare, di quale fosse la sua qualifica professionale, lo avevano invitato a presentarsi, l’indomani mattina, al loro cantiere perché avevano saputo che la loro azienda poteva avere bisogno di muratori. Nella sua mente, i pensieri e le

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tante immagini che si erano impresse in quella sua particolarissima ed indimenticabile giornata, scorrevano in rapida rassegna, assecondando il suo incedere veloce, al ritmo visivamente cadenzato dalla punta delle sue scarpe. L’idea di un nuovo lavoro, di un nuovo cantiere, di nuovi compagni, di una nuova azienda a cui rispondere, il tutto dopo aver conosciuto direttamente l’ambiente, il modo di pensare e di discutere dei suoi nuovi amici del sindacato, inducevano Giovanni a pensare che gli stava capitando qualcosa che avrebbe indirizzato la sua vita e quella della sua famiglia verso un nuovo destino, forse più positivo e fortunato. Cullava così delicatamente nella sua mente questa speranza (finalmente una nuova speranza), perché aveva fretta di consegnarla, intatta, alla sua Rituccia e ai suoi figli, per farla apprezzare anche da loro. Averla ritrovata così inaspettatamente lo rincuorava, in modo talmente inteso, più forte di ogni tentativo di assalto della paura che così non fosse e dei cattivi pensieri. Proprio mentre stava definitivamente sconfiggendo la sua connaturata ansia, con quel nuovo e sconosciuto ottimismo che gli stava decisamente montando, fu, invece, assalito da una improvvisa fitta di timore che gli accese il cuore. Aveva scorto, più avanti, all’altezza dell’angolo del vicolo che portava a casa sua, per nulla illuminato,

un’ombra che trafficava con le mani protese al di sopra del gigantesco cumulo di spazzatura che, ormai, aveva invaso gran parte del marciapiede ed anche un bel pezzo di strada. Giovanni non era certo il tipo che non sapesse affrontare i pericoli, avendo vissuto gran parte della sua vita per strada ed avendola vissuta come i tanti ragazzi di Napoli che hanno, poi, avuto bisogno di riscattarsi ed emanciparsi con il lavoro, spesso per amore di pace e quasi sempre per l’amore della propria donna. L’inquietudine che gli procurava quell’ombra, nel buio del vicolo, in fondo, era solo dovuta al fatto che mal si combinava con i suoi pensieri e con il suo umore, non riuscendo a capire, tra l’altro, cosa stesse realmente facendo. Fu solo quando Giovanni gli fu vicino e quando aveva finalmente messo a fuoco la figura di un uomo anziano, non proprio un barbone, ma sicuramente mal ridotto nel suo portamento e nel suo vestire, che costui si girò verso di lui e lo chiamò: «Giovanni». Giovanni lo fissò e lo riconobbe: «Don Salvatore, siete voi?» (a Napoli non si fa mancare mai il “voi” alle persone di cui si ha rispetto) «Scusate, ma voi che ci fate qui?» . Salvatore aveva richiamato l’attenzione di Giovanni per la paura di essere riconosciuto, senza potersi spiegare. In fondo la sua storia personale, la stima che Giovanni gli aveva sempre espresso, il suo presti-


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il racconto gio e la sua dignità, in quel momento, erano completamente a nudo. « E che ci faccio, Giovanni? Sono due anni che non trovo lavoro. Mi sto arrangiando, ma è sempre più difficile. Ormai tengo una certa età. Così mi metto a vendere quello che trovo nella monnezza, come fanno i polacchi e i marocchini. Me l’hanno insegnato loro. Si trova un sacco di belle cose, qua dentro. Così rimedio una cosa di soldi per tirare a campare, io e quello che rimane della mia famiglia…. Lo sai, te l’hanno detto, che mio figlio Gennaro sta in carcere? Quel disgraziato non ha mai trovato lavoro. E questo non è colpa sua. Ma poi si è messo a rubare, quel fetentone. Ci vogliono un sacco di soldi per gli avvocati». A Giovanni si strinse la gola. Quel senso di commozione che gli sovvenne, fu l’esito finale, a commento di un’intera gior-

nata dalle forti emozioni. «Ma come, don Salvatore, voi siete così bravo nel mestiere. Siete veramente un mastro di valore. Voi avete insegnato a un sacco di gente come si lavora in edilizia. Pure a me, ed io non me lo scordo mai. Proprio voi non trovate lavoro?... Ma che deve succedere in questa città sventurata perché le cose vadano meglio? Ma quando cambierà questo mondo che si scorda sempre della povera gente?.... Sentite a me, don Salvatore. Stasera sono stato al sindacato, alla Feneal Uil. Lì ho capito che

non si deve rimanere da soli. Bisogna stare insieme, così siamo più forti nel chiedere quello che è il nostro diritto di lavorare. La prossima volta veniteci pure voi. Intanto domani mattina mi hanno detto di andare in un cantiere per vedere se mi prendono. Andiamoci insieme». Leone di Sant’Anna

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VERSO LE ELEZIONI

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IONI Z E L E IALE C E SP

Tra la difficile sfida di tutta la lista del Pd napoletano e la prima campagna elettorale personale, il ministro Luigi Nicolais prova ad esercitare quel ruolo di leadership che Walter Veltroni sembra volergli affidare per guidare il dopo Bassolino. Ecco che lancia anche uno slogan tutto suo: “I share Nicolais” (“io condivido Nicolais”). Ministro Nicolais, punta molto sul linguaggio giovanile: manifesti parlanti, network sociali in Rete. Insomma, è lei il giovane del Pd napoletano, visto che ne mancano in lista? «Effettivamente mancano. Mi sono speso perché entrassero giovani esponenti del Pd, ma erano 11 candidati scelti da Roma. Quanto alla strategia di comunicazione, mi rivolgo soprattutto ai giovani. Serve una politica che si sappia aggiornarsi e tenersi al passo dei tempi». Perché “I share”? «Perché afforza il tema della partecipazione, della condivisione, attraverso l’innovazione. Attraverso una connessione al manifesto elettorale, si potrà essere aggiornati in tempo reale sull’agenda e sul programma. Oltre al sito e al blog sarò presente anche su youtube, myspace, facebook». La sfida è in salita? «I sondaggi danno il Pd perdente nel collegio Campania 1, mentre al Senato e nelle altre province le percentuali sono più alte. Veltroni ha spostato l’arrivo a Napoli soltanto perché l’emergenza, cioè i sacchetti per strada, dovrebbe terminare entro la fine del mese. Quanto alle soluzioni, dobbiamo prevedere un ciclo integrato che porti fino al termovalorizzatore». 24 job - feneal uil campania / aprile 2008

TRE DOMANDE A QUATTRO CANDIDATI AL PARLAMENTO: NICOLAIS (PD), SCALA (SA), DI LELLO (PS) E RUSSO (PDL)

Tonino Scala, capogruppo regionale di Sinistra Democratica, è candidato nelle file della Sinistra Arcobaleno al 33esimo posto per la Camera. Scala, in tempi in cui si fa la fila per i primi posti in lista, si presenta ultimo? «Non sono interessato a ricoprire incarichi parlamentari. Ho scelto liberamente di dare il mio contributo per un progetto in cui credo: costruire la sinistra in questo Paese, partendo appunto dall’appuntamento del 13 e 14 aprile prossimi. La mia scelta di parte, parafrasando lo slogan del presidente Bertinotti, è quella di rimettere al centro del dibattito politico il Sud e quindi diritti, lavoro, lotta alla precarizzazione selvaggia, pari dignità per tutte e tutti». In Campania la situazione appare ancora più complessa: come se ne esce? «E’ dalla Campania che bisogna partire per riaccendere il motore del Sud, quello dei diritti negati, delle precarizzazioni, dove anche l’acqua viene privatizzata». La Sinistra Arcobaleno ambisce a rappresentare le fasce deboli? «E’ necessario, ora più che mai, un patto per chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese, per chi aspetta settimane per ottenere una visita medica, per chi è chiamato a fare i conti con la mancanza di un lavoro vero. Questo è il patto che voglio sia l’oggetto al centro dell’agenda politica. Se riusciremo a fare questo, non avremo fatto altro che favorire il processo che ci consentirà di lasciarci alle spalle la questione meridionale».


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Marco Di Lello è capolista alla Camera con il Partito Socialista che propone Enrico Boselli premier. Una sfida solitaria e quindi ardua, quella dell’ex assessore regionale al Turismo, ma affrontata con grande entusiasmo. La politica campana, tra rifiuti, inchieste giudiziarie e liste contestate, è stata spazzata via. «La principale bocciatura risiede nell’aver catapultato candidati da ogni dove pur di non puntare sui politici locali, nel disperato tentativo di nascondere le responsabilità gravi del centrosinistra, ma anche del centrodestra consociativo. Abbiamo le carte in regola per chiedere il voto ai napoletani. E noi non abbiamo certo messo amanti nelle liste elettorali...». È ottimista sul superamento della soglia del 4 per cento, richiesto dalla legge elettorale? «In Campania siamo oltre il 5 per cento: daremo

un notevole contributo per il livello nazionale. Inoltre, c’è un sondaggio di un mese fa - senza campagna elettorale - che mi dava al 4 e mezzo su 3500 intervistati. Siamo convinti che c’è un voto contro Bassolino-Iervolino accompagnata dalla scarsa credibilità del Pdl. E poi questo voto è quasi un referendum sul mio lavoro: sono fiducioso». Il futuro, anche per il governo della Campania, è ormai alle porte. «Dobbiamo scegliere il candidato alla Regione attraverso le primarie. Quello del ministro Nicolais è un ottimo nome, ma la precondizione è che si scelga attraverso le primarie, stringendo un accordo programmatico senza alcun dubbio interpretativo sui termovalorizzatori. Ad Acerra, per esempio, chiudemmo la sezione del partito per la mancata solidarietà nella lotta contro l’inceneritore. Basta con la politica dei veti, sì al riformismo».

Paolo Russo, deputato uscente di Forza Italia originario di Nola, è candidato alla Camera nel Popolo della Libertà che ripresenta Silvio Berlusconi come aspirante presidente del Consiglio. Convinto di vincere per le lacune evidenziate dal centrosinistra in Campania, manifesta tutto il suo ottimismo. Russo, il centrodestra punta molto sull’emergenza rifiuti per sconfiggere il Partito Democratico: non è mica l’unico tema prioritario? «Sì, ma i guasti dell’emergenza rifiuti sono un dato oggettivo, ormai già acquisito. I campani hanno compreso le responsabilità di Bassolino e si comporteranno di conseguenza. Ma non sto facendo la campagna elettorale solo di rimessa: stiamo indicando anche le soluzioni idonee ad affrontare i problemi del nostro territorio, ovvero ciclo integrato dei rifiuti fino al termovalorizzatore». C’è stato un terremoto in Forza Italia nella composizione delle liste del Popolo della Libertà: si sente una sorta di sopravvissuto?

«Credo che i bravi parlamentari esclusi saranno molto utili per farci vincere adesso , poi potranno fornire il loro contributo in altri ruoli o nei prossimi appuntamenti elettorali che verranno presto anche a livello locale. Sono una risorsa da sfruttare, le polemiche sono già finite». Quali sono le priorità programmatiche del Pdl per il territorio della Campania? «Dopo aver risolto il problema dei rifiuti, bisogna creare le condizioni per rilanciare l’economia locale, al momento con le ruote sgonfie. Servono grandissimi investimenti per il Mezzogiorno e un utilizzo idoneo dei fondi europei del periodo 2007/2013. La parola d’ordine, in ogni caso, deve essere eliminare gli sprechi degli enti locali, a partire da società miste e consorzi di bacino. I soldi che arriveranno dovranno essere utilizzati bene».

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POLITICI, ASCOLTATE GLI ELETTORI. SEMPRE

la coperrtina

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[CARLO

PORCARO]

rmai sono prevedibili. Riesco a sapere in anticipo che cosa diranno, quali soluzioni proporranno, quali critiche feroci lanceranno. A chi li ha preceduto o a chi potrebbe sostituirli. I politici sono ripetitivi, troppo uguali a loro stessi: del Paese assecondano l’umore e non le reali esigenze. Quelle da cui passa lo sviluppo, la crescita economica, l’evoluzione culturale. In campagna elettorale, poi, i difetti della classe politica italiana si manifestano in tutta la loro evidenza. E sembrano addirittura non rendersene conto: vanno avanti per la loro strada, incuranti del mondo che cambia intorno ad essi. Sono pochi, infatti, gli uomini politici in grado di essere leader di riferimento, anticipare i tempi, prendere il toro per le corna. La classe politica campana, poi, in entrambi i poli, lascia molto a desiderare. I rispettivi vertici nazionali di Partito Democratico e Popolo della Libertà, nella composizione delle liste per il prossimo Parlamento, hanno proceduto ad un radicale ricambio: fuori molti esponenti del territorio, i big delle preferenze, gli uscenti. Basterà ad assicurare un rinnovamento degli uomini e delle idee per il bene della regione? Abbiamo molti dubbi in merito. Per un semplice motivo: i partiti hanno operato scelte calate dall’alto, senza consultare la base, approfittando a mani basse della

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legge elettorale che rimette nelle mani di pochissimi la nomina dei futuri parlamentari. In pratica, uno (che non mi rappresenta, se non forse ideologicamente) decide chi (il nominato) deve rappresentarmi. Il Paese è stanco: delle chiacchiere, dei soliti volti, dell’incapacità di decidere. Ma, attenzione, dopo la politica c’è solo la politica. La buona politica. Una politica migliore, più rispondente alle nostre esigenze. Purchè ascolti sempre, abbia le antenne sul territorio, nella vita reale, tra il sudore dei lavoratori e i progetti dei giovani. Questo giornale, più volte, ha messo in guar-

dia dai rischi qualunquistici dell’antipolitica: i politici non rappresentano una casta, come ama dirsi adesso, semplicemente perché facciamo prima a dire quale categoria sociale non lo è. Siamo onesti con noi stessi, quindi, e poi costringiamo chi ci governa a rispettare le promesse. Come? Non spegnendo mai la nostra coscienza critica, non delegando solo nel giorno delle elezioni. Loro, i politici, pensino ad autoriformarsi: facciano un po’ di sana autocritica e poi lavorino, guardando possibilmente oltre il loro naso.


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GIOVANI AL VOTO CRITICI E SFIDUCIATI

empi di antipolitica dilagante. Protagonista indicusso è certamente Beppe Grillo, i suoi seguaci sono soprattutto i giovani. Giovani, ma non giovanissimi. Il quadro che emerge soprattutto dal mondo di internet è interessante e dalle conseguenze imprevedibili anche sul piano elettorale. Infatti, i giovani al primo voto non appaiono del tutto sfiduciati e andranno alle urne anche con un certo interesse; votano solo alla Camera, non al Senato. Inevitabili le conseguenze sui risultati, anche perché la discesa in campo di Veltroni sembra aver attirato soprattutto l’attenzione dei più giovani. La Campania, però, sembra un fenomeno tutto particolare. Più che del modo di risolvere i problemi, sui forum locali si parla dei pettegolezzi riguardanti la famiglia Mastella, delle colpe di Bassolino, ci si scandalizza per l’ultimo servizio di “Report” sull’inquinamento da rifiuti tossici e s’ironizza sulle infelici uscite di Rosa Russo Iervolino. Addirittura si discute del degrado di Napoli e si torna indietro agli anni '50, alle colpe di Achille Lauro. E vanno in scena scontri quasi generazionali tra i più giovani e i meno giovani. E poi c’è l’emergenza rifiuti a tenere banco: i giovani si scambiano informazioni sui cumuli più alti nelle varie zone della città, il tutto all’insegna di una squallida e inquietante gara; non c’è posto per la campagna elettorale. Ma c’è un fatto, girando per i vari forum, che fa

riflettere non poco. Una delle discussioni più “quotate”, ovvero quella che può vantare un maggior numero di risposte, è quella sull’irruzione dei giovani della Fiamma Tricolore alla casa del “Grande Fratello”. Sulla vicenda si è creata un’insolita trasversalità in molti punti telematici di ritrovo. In tanti, anche dichiaratamente non di destra, si discostano dal gesto ma in realtà ne approvano e ne condividono l’intento: sollecitare le Istituzioni sulla questione dell’emergenza abitativa. Sembra lo specchio di un’Italia che s’interessa di politica soprattutto quando torna a riavvicinarsi alla vita di tutti i giorni, della quale - piaccia o meno - un programma come il “Grande Fratello” fa inevitabilmente parte. Altro argomento che ha riscosso notevole interesse è la frase poco felice di Berlusconi che consigliava alla studentessa romana di trovarsi un fidanzato ricco per non porsi il problema del lavoro precario. Tra i giovani, i più sfiduciati sono quelli che già sono entrati o tentano faticosamente di entrare nel mondo del lavoro. «Il 13 e il 14 aprile me ne sto a casa, la domenica me ne vado al mare». A parlare è Amedeo, 21 anni, precario avellinese. «Non serve a niente andare a votare - afferma - perché i politici sono tutti uguali. Pensano quasi tutti ai fatti loro, vivono lontani da noi. Io non sono sempre stato così: a 17 anni non vedevo l’ora di votare la prima volta, accadde alle Regionali tre anni fa. Sono rimasto

l’inchiesta

disgustato dal vedere tante cose. Quindi non vado a votare, penso ai fatti miei come fanno i politici con la differenza che i miei sono problemi veri soprattutto sul lavoro». In realtà, la sfiducia è palpabile soprattutto in chi non è più teenager. Laura, 23 anni, studentessa napoletana del Vomero, andrà a votare. «Sì, ma non vuol dire che lo faccia con convinzione spiega - Però voglio davvero credere che qualcosa stia cambiando anche a livello politico e di programmi oltre che sul pianto degli assetti dei partiti». Impossibile tracciare una mappa del dissenso, ma l’impressione è che i giovani al primo voto, per quanto disillusi, abbiano ancora voglia di politica. «Mi ero ripromesso di non andare a votare da molto tempo, poi però mi son detto che è l’unica volta in cui posso veramente incidere sulle scelte - dice Roberto, 20enne di Nocera Inferiore - E allora ho deciso di andare». Difficile capire se sia questo il vero motivo oppure se la discesa in campo di Veltroni l’abbia affascinato. Saperlo potrebbe aiutare non poco nella previsione del risultato finale. Marina, 19 anni, napoletana, non nasconde le sue preferenze per il Partito Democratico. «Certo che vado a votare e non ho dubbi su chi votare - afferma decisa - anche se non sono completamente soddisfatta di certe candidature. Preferisco i fatti alle cose simboliche e scelgo Pd». Dario De Simone

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lo studio

OSSERVATORIO FENEAL UIL-CRESME PRESENTATO IL PRIMO RAPPORTO

E stato presentato a Roma lo scorso 11 marzo, presso il Tempio di Adriano, il primo rapporto dell’Osservatorio costituito dalla Feneal Uil, in collaborazione con il Cresme, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per Edilizia e Territorio. La ricerca, realizzata sui dati provenienti da 12 grandi aree metropolitane in Italia, ha prodotto risultati molto interessanti, che tra l’altro suggeriscono elementi nuovi ed originali di valutazione che certamente saranno di notevole ispirazione per un’adeguata azione strategica del Sindacato nei prossimi medi. I dati dimostrano che l’anno 2007 è caratterizzato da un eccezionale processo di emersione che porta ad un percorso di regolarizzazione del lavoro sommerso e delle presenze straniere, indotto dalla diffusione dei DURC e dall'intensificarsi dei controlli sui cantieri. Allo stesso tempo emerge la dinamica di una riduzione del monte ore dichiarate e del sempre più diffuso part-time, che nel settore edile non ha senso,. Si può sostenere, quindi, che da un lato il 2007 segna una importante tappa contro il lavoro nero, ma che, allo stesso tempo, si stiano affermando fenomeni di diffusione del cosiddetto “lavoro grigio”. Sul rapporto dell’Osservatorio, riportiamo il commento di Giuseppe Moretti Segretario Generale della Feneal-Uil: “I dati prodotti dall’Osser-

In sintesi l’Osservatorio evidenzia la seguente situazione:

- Una crescita eccezionale delle iscrizioni di imprese edili: + 11,6%. Nel 2007 le imprese iscritte alle casse edili delle province metropolitane sono passate dalle 43.152 del 2006 alle 47.983 del 2007, con un incremento dell’11,6%. Si tratta del maggior incremento dal 2002, quando le iscrizioni crescevano del 15,2%. Gli incrementi più consistenti si sono realizzati nel sud: Catania (21,2%), Palermo (18,9%), Bari (17,6%), seguite da Torino (16,7%). - Una crescita dell’occupazione ancora maggiore: + 16,1%. I lavoratori iscritti sono stati 313.246, contro i 269.758 del 2006, pari ad un incremento del 16,1%. Si tratta della maggiore crescita dell’occupazione in edilizia dagli anni 2000. Nemmeno nel 2002 la crescita fu così forte. Gli incrementi più consistenti si realizzano nel sud e nel centro: a Catania spetta il primato (29,1%) ma altrettanto importante risultano la crescita di Roma (27,9%), Palermo (24,3%), Bari (20,7%), Napoli (20,4%). A Milano la crescita è del 15,1%. In forte controtendenza si devono segnalare Venezia (-10,1%) e Cagliari (-4,7%), dove l’occupazione flette significativamente, mentre una netta frenata nei tassi di crescita si evidenzia a Bologna (0,5%). - La straordinaria crescita degli stranieri: +43,3%. Il motore della crescita occupazionale appare essere la forza lavoro straniera, in particolare neocomunitaria e extracomunitaria: nel 2007 i lavoratori stranieri iscritti alle Casse Edili sono cresciuti del 43,4%. La crescita è stata del 79,9% a Roma, del 63,4% a Napoli, del 46,7% a Torino, del 30,5% a Milano, del 27,7% a Firenze e del 24% a Bologna. I lavoratori stranieri incidono oggi per il 31% sulla forza lavoro iscritta alle Casse Edili, era pari al 9,4% nel 2000. Tuttavia, l’analisi territoriale dimostra che il fenomeno assume particolare rilievo nelle province del Centro-Nord, toccando i valori più elevati a Torino (49,4%), Roma (48,7%) e Milano (46,3%), nelle quali i lavoratori di origine straniera rappresentano ormai poco meno della metà


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della forza lavoro complessiva impiegata nel settore delle costruzioni. - Anche l’occupazione italiana cresce, ma molto meno (+5,8%) e in molte realtà flette. L’eccezionale crescita occupazionale interessa meno l’occupazione italiana: infatti i lavoratori italiani iscritti alle casse edili metropolitane crescono del 5,8% e la crescita è una crescita che interessa principalmente le province del sud. Un incremento eccezionale si realizza a Catania (29,7%) e Napoli (18,7%), mentre Genova (8,2%) e Milano (4,5%) registrano crescite significative ma più contenute. Un andamento negativo, invece, si evidenzia a Torino (-10,4%), Bologna (8,4%), Cagliari (-4,7%) e Firenze (-2%), mentre Roma evidenzia una netta frenata nei tassi di crescita: + 0,4% nel 2007, contro l’11,5% del 2006. Si potrebbe dire che nel sud cresce l’occupazione italiana e al centro nord l’occupazione straniera. - Il numero medio delle ore lavorate scende: 921 ore. Se l’occupazione cresce prepotentemente del 16,1%, il monte delle ore lavorate cresce del 12,6% nel 2007 rispetto al 2006, con una media di ore lavorate per lavoratore che tocca il minimo dal 2000: 921 ore lavorate per anno, contro le 1.021 del 2000 e le 952 del 2006. Il fenomeno che emerge è quello di più lavoratori iscritti alle casse edili ma meno impiegati. -La straordinaria crescita del part-time: + 74,9%. Seppur non disponendo di una serie storica completa per tutte le città in esame, le dinamiche generali del lavoro part-time parlano chiaro: al 2000 il ricorso a questa forma contrattuale era praticamente inesistente, nel 2007 il numero di lavoratori part-time cresce sino a sfiorare la soglia delle 32mila unità. Rispetto al 2006 la crescita è del 75%. - Tra 2006 e 2007 si riducono malattia ed infortuni: da 5 a 3 infortuni su 100 lavoratori. I dati raccolti mostrano come l’incidenza delle ore di malattia per cento ore lavorate, passa dal 4,3% del 2006 al 4,0%. Si tratta, quindi, di un primo timido segnale incoraggiante, il cui nesso di causalità con l’emersione dal sommerso è ragionevolmente ipotizzabile. Anche sul piano degli infortuni i risultati sono evidenti: in rapporto a cento lavoratori il numero di infortuni segna una netta riduzione, passando, da 5 a 3. Considerando il numero di ore lavorate come parametro di misura dell’esposizione al rischio di incidenti, quindi, con riferimento al dato annuale il numero di ore di infortunio per cento ore lavorate è passato da un valore di 0,9 del 2006 ad un valore di 0,8 del 2007. - Il boom dei DURC: +35,4%. Il 2007 può essere ricordato come l’anno dei DURC: ne sono stati emessi 173.924, contro i 128.402 del 2006, con una crescita del 35,4%. L’incremento più consistente si è registrato a Napoli (64%), Catania (62%) e Bari (52%), principalmente per il forte incremento dei Lavori privati edili che hanno segnato un tasso di crescita dell’81% a Napoli, del 100% a Catania e del 50% a Bari. - Cresce l’attività ispettiva: +129% e emergono i primi risultati. Dai dati finora pervenuti, emerge con chiarezza un accresciuto impegno da parte delle istituzioni centrali e locali,nell’individuare, perseguire e sanzionare le attività che operano violando le norme in materia di diritto del lavoro e sicurezza. Considerando solo le città per le quali il dato si è reso disponibile, tra l’altro parziale in quanto non sempre comprendente tutte le informazioni relative a tutti i soggetti preposti ad effettuare i controlli (INPS, INAIL, ASL e DPL), tra il 2006 ed il 2007 il numero di cantieri controllati è passato da 5.055 a 11.616, con un incremento del 129%. In un quadro di miglioramento, le irregolarità individuate sono ancora molto diffuse. Il tasso di irregolarità delle imprese, considerando le irregolarità in forma ampia, interessa il 66% delle imprese controllate, contro il 67,8% del 2006.

lo studio

Nelle foto: i partecipanti del convegno a Roma della Feneal Ui

vatorio sono sicuramente significativi, ma evidenziano anche l’avanzata di aree di “lavoro grigio” e che, non a caso, mantengono aperto un problema già posto sul tavolo delle trattative contrattuali, sul versante della comune battaglia contro il lavoro irregolare. Occorre limitare l’uso del part-time tra le figure operaie per evitare che questa modalità di assunzione, vista l’esplosione che ha avuto negli ultimi anni, vanifichi i risultati positivi ottenuti con il Documento Unico di Regolarità Contributiva, il Durc.” Il 2007 è stato, infatti, l’anno dei Durc: +35,4%, con punte di aumenti particolarmente elevate nel sud, a Napoli, Bari e Catania. “Dobbiamo inoltre insistere – ha concluso Moretti – con l’azione di vigilanza e controllo sui cantieri, che ha ottenuto importanti risultati nell’ultimo periodo, per prevenire e sanzionare, laddove presenti, le eventuali irregolarità sui luoghi di lavoro, eliminando sul nascere le cause degli infortuni e delle inarrestabili morti bianche.

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il ricordo

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A sinistra, un inedito di Errico Ruotolo;

sopra, il Maestro all’opera

a poesia in un disegno. L’impegno civile in un quadro. Carezze e pugni, insomma: li dava Errico Ruotolo con la sua immensa capacità artistica. Errico se n’è andato, lasciando un vuoto incolmabile nei suoi amici e nei suoi estimatori (che spesso coincidevano). La sua sensibilità umana, prima che artistica (o, forse, sono la stessa cosa?), gli è servita da corazza contro una società poco riconoscente nei suoi confronti. Il suo mondo era realtà sublimata, mai rifugio nella dimensione onirica. Con i piedi a terra, nei conflitti sociali, ma con il cuore oltre gli steccati, gli stereotipi. Controcorrente mai per moda, Ruotolo – dopo l’Accademia di Belle Arti come allievo di Emilio Notte – aveva girato l’Europa; nel 1969 tornò a Napoli per firmare l’atto costitutivo della Galleria Inesistente, nel 1975 inzia la collaborazione con l’A/Social Group, partecipando alle azioni nell’ospedale psichiatrico Frullone, poi uno sguardo alle tragedie di Vietnam e Olocausto, ma anche alle piccole bellezze naturalistiche della Campania. Cresciuto e vissuto in un quartiere operaio, San Giovanni a Teduccio, Ruotolo sapeva “essere” grande mostrandosi “piccolo”. Nei confronti dell’uomo, delle sovrastrutture sociali e delle istituzioni, esse sì povere e realmente “piccole”. 30 job - feneal uil campania / aprile 2008


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l’intervento

«I giovani costruttori più attenti alle realtà sociali»

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’occasione di un mio breve scritto - per la quale ringrazio il segretario Correale - mi è particolarmente gradita a poche ore della nomina a presidente del Gruppo Giovani dell’Acen. Innanzitutto, intendo sottolineare la valenza assoluta che attribuisco ad ogni realtà associativa. L’associazionismo fa crescere, in ogni sua forma. Questo riveste un ruolo di centrale importanza per lo sviluppo e la crescita sia delle persone che vi aderiscono, sia del territorio in cui esse operano, siano esse di natura imprenditoriale, sindacale o di altro genere. Esse rappresentano, secondo me, il nucleo fondamentale attraverso il quale la società si organizza e si esprime, mettendo a sistema potenzialità, knowhow e conoscenze dei singoli, in un tutt’uno, in una spirale positiva. In tal senso, le rappresentanze sindacali ed imprenditoriali sono snodi fondamentali di un percorso di reciproca crescita, in quanto ognuno portatore di

interessi legittimi ed istanze esponenziali, idealmente partner di un percorso di crescita comune. Uno degli indirizzi principe del mio mandato sarà la formazione. In questo senso, i giovani imprenditori dell’Acen, coloro che avranno funzioni di classe dirigente, saranno protagonisti di un processo attivo e continuativo di elaborazione e approfondimento. Altra leva strategica che cercherò di curare sarà uno stretto collegamento con il territorio, che nelle mie intenzioni si traduce in una proficua relazione con le altre corrispondenti giovanili delle associazioni di categoria. In un quadro che non potrà risolversi in un’ottica di breve corso, bensì passerà attraverso azioni e progetti di medio e lungo periodo. Uno spazio importante, inoltre, avranno le attività sociali che il Gruppo Giovani varerà in una prospettiva che ha sempre visto i costruttori napoletani attenti non

«In un territorio come il nostro bisogna unirsi per costruire un futuro migliore»

solo alle dinamiche economiche e del lavoro, ma anche alla sicurezza delle maestranze e, più in generale, ai bisogni della collettività, specie di un territorio come il nostro, che fatica a mettersi al passo con le parti più dinamiche e produttive del Paese. Nelle mie aspirazioni vi è un Gruppo Giovani costruttori che possa essere stimolo nell’ambito di un confronto complessivo più ampio, con l’obiettivo concreto di fissare insieme un mattone per una migliore qualità della vita dei nostri territori, in continuità con quanto il Gruppo ha già espresso sinora. Gaetano Troncone Presidente Gruppo Giovani Acen

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l’intervista

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l’attore

«Non scappo da Napoli neanche con i rifiuti» U

n personaggio unico, ma anche un esempio positivo. Questo è Biagio Izzo, uno che ce l’ha fatta. A costo di grandi sacrifici e dopo un decennio di presenze sulle emittenti locali. A quel decennio di cosiddetta “gavetta” sarebbero seguiti gli anni d’oro, quelli delle partecipazioni ai film di successo e della tv nazionale. Originario di Portici, i più attenti ne ricordano l’esordio cinematografico, quello che poche schede annoverano: era il 1986 e Biagio, che era ancora “Bibì”, fu inserito nel cast di “Quel ragazzo della Curva B” con cui Nino D’Angelo fu buon profeta dello scudetto conquistato dal Napoli pochi mesi dopo. Poi le apparizioni televisive a Canale 9 e prima ancora a Canale 21 durante le quali riusciva, in coppia con “Cocò”, a far ridere anche quel gentleman di Marcello Lippi. Il “botto” nell’estate del 1996 con la partecipazione al programma “Macao”, condotto da Alba Parietti e in onda su Rai2 in seconda se-

chi è

rata. Sale sul treno giusto e non scende più. Inizia un crescendo che lo porta stabilmente al cinema coi film di Natale, i cosiddetti “cinepanettoni”, prima con la truppa di Neri Parenti e Christian De Sica, poi con Massimo Boldi. Esilarante la sua interpretazione in “Matrimonio alle Bahamas”. E mentre lui cresceva professionalmente, cresceva anche la sua numerosa famiglia. A novembre è nato il quarto figlio. Quanto devi alle prime apparizioni televisive sulle emittenti locali? «Tantissimo, come molti altri miei colleghi. Per me è stato il vero inizio perché un artista, per quanto bravo, si costruisce con il passare del tempo. Del resto anche il grande Totò ha iniziato con piccole cose». La svolta nella tua carriera c’è stata con “Macao”? «Sì, assolutamente. Anche se in realtà già a Telegaribaldi non ero più “Bibì”. Nel 1996 ho avuto la fortuna di fare quel pro-

vino con Gianni Boncompagni: c’erano diversi napoletani, fui scelto solo io. È stata la vera svolta perché sono riuscito a “sdoganarmi” senza tradire il pubblico». C’è una domanda che tutti si fanno: dov’è finito “Cocò”?

Napoletano di Portici, 45 anni, Biagio Izzo è da dieci sulla ribalta nazionale. La sua carriera si divide in tre parti: gli anni ‘80 e ‘90 sono quelli del duo “Bibì e Cocò” che ha spopolato sulle tv locali e anche in alcuni spot pubblicitari. Molti si possono trovare ancora su “youtube”. Poi la partecipazione a “Macao” su Rai2 fino alla definitiva consacrazione: nel 2000 la partecipazione ai film di Massimo Boldi e Cristian De Sica, nel 2007 la prima conduzione nazionale (Stasera mi butto) con Caterina Balivo. Protagonista in “Matrimonio alle Bahamas”, il film di Natale di Boldi, è a teatro con “Il re di New York” per la regia di Claudio Insegno.

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l’attore

«Abbiamo fatto coppia per 17 anni, forse per questo non abbiamo più avvertito il bisogno di sentirci… In realtà, mi è dispiaciuto perderlo di vista. Però ho saputo che sta lavorando con un altro ragazzo che si chiama Albertuccio; hanno formato una nuova coppia e fanno molte cerimonie». Molti personaggi di successo del mondo dello spettacolo hanno lasciato Napoli. Tu sei rimasto. «A me piace tanto vivere qui, forse non riuscirei a stare altrove. So bene di sembrare retorico, ma io giro il mondo e non ho ancora trovato un posto migliore di Napoli. Abbiamo problemi gravissimi, viviamo tanti drammi, però qui ci sono cose che non ho trovato in altri luoghi. Mi chiedo cosa accadrebbe se tutti i professionisti andassero via: dobbiamo svuotare la città e lasciarla nelle mani del malaffare? Io mi affido alla speranza e a

chi ci governa sperando che possa fare meglio». Negli ultimi mesi si parla tanto di Napoli per colpa dell’emergenza rifiuti. «E se ne parla moltissimo anche tra la gente. Ogni volta che vado fuori, tutti vogliono sapere che cosa sta succedendo. Siamo su tutte le tv del mondo con la nostra immondizia. Qualche settimana fa è successa una cosa che mi ha fatto pensare: un mio amico che vive a Napoli da qualche anno ha ricevuto una telefonata dalla mamma che aveva visto la televisione e gli ha chiesto di tornare a casa… in Sri Lanka. È un fatto che fa ridere ma fa anche pensare». In questa città si parla tanto di lavoro. Se non fossi riuscito a sfondare nello spettacolo, cosa avresti fatto? «Qualcosa avrei fatto. Forse avrei intrapreso la carriera militare. Tra l’altro,

l’intervista

anche “Bibì” aveva una sua divisa…». A febbraio sei stato al teatro Augusteo con “Il re di New York”. Come ti sei trovato con Antonella Elia? «Molto bene anche perché lei è veramente una brava ragazza. Si lascia guidare, si mette a disposizione, segue i consigli. E poi ha una presenza scenica perfetta per quel ruolo che del resto è stato scritto pensando ad Antonella». Tra poco sarai al cinema in un film di Eduardo Tartaglia. E poi? «Proseguiremo il tour de “Il re di New York” fino a giugno. Ad aprile giro un film a episodi ambientato a Capri e diretto da Carlo Vanzina. Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma credo ci sarà anche Lino Banfi. In estate, invece, gireremo il film di Natale di Massimo Boldi, come sempre». Dario De Simone

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l’intervista

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l’atleta

«Scommetto su Santacroce, ricorda tanto i miei tempi»

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’ stato il vero capitano degli anni d’oro, non per “usurpazione di titolo”, ma per ammissione dello stesso Diego Armando Maradona che da Beppe Bruscolotti aveva ricevuto la fascia di capitano pochi mesi dopo il suo arrivo a Napoli. Insieme vinceranno lo scudetto del maggio 1987, per Bruscolotti il coronamento di una carriera strepitosa. E’ stato il più grande stopper della storia azzurra, il più combattivo, certamente il più fedele: 16 stagioni in maglia azzurra, 387 presenze solo in campionato, 9 gol e quel soprannome, “Palo ‘e fierro”, che l’inquadra come nessun aggettivo potrebbe. Bruscolotti, che a giugno compie 57 anni, è stato per il Napoli qualcosa di simile a quello che Franco Baresi è stato per il Milan: come il grande campione rossonero ha attraversato periodi felici e momenti bui

chi è

della squadra partenopea, ma non è mai riuscito ad entrare stabilmente nel giro della Nazionale. «Perché era rude», afferma qualcuno. «Perché giocava al Sud e il Napoli non lottava per i primi posti», è l’interpretazione più verosimile. Ad ogni modo, Bruscolotti rappresenta un pezzo di storia della squadra azzurra, ha giocato con grandi campioni di epoche diverse, da Antonio Juliano a Beppe Savoldi, da Rudy Krol a Diego Armando Maradona. Qualche anno prima si era tolto pure la soddisfazione di vincere al San Paolo con il Sorrento del dottor Torino che giocava proprio a Fuorigrotta dopo la promozione in serie B. Poi il passaggio al Napoli dove ha conosciuto grandi allenatori, da Bruno Pesaola a Luiz Vinicio, da Rino Marchesi fino ad Ottavio Bianchi. E nel club partenopeo è tornato durante la breve gestione Naldi con l’ingrato compito di

Nato a Sassano, un piccolo paese del Vallo di Diano (Salerno), Beppe Bruscolotti è uno dei simboli della lunga storia del Calcio Napoli. Con 501 partite in 16 stagioni, è il calciatore che vanta il maggior numero di presenze in maglia azzurra. Ha vinto uno Scudetto e due volte la Coppa Italia chiudendo la carriera nel 1988. Si mise in luce al San Paolo all’inizio degli anni ‘70 con la maglia del Sorrento, allora guidato da Achille Lauro e Andrea Torino. Poco propenso all’attacco, essendo difensore ferreo, segnò uno storico gol all’Anderlecht in una partita di Coppa delle Coppe a Fuorigrotta.

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l’atleta ricostruire i rapporti con i tifosi. Doveva essere una garanzia per i supporters, il simbolo di un Napoli proiettato verso un futuro diverso. Ma il rapporto s’interruppe prima del previsto. «A volte si discute tra persone, ma non si trova l’unità d’intenti e così ci si divide. Per programmare una collaborazione ci vogliono idee molto chiare. Uno come me non poteva mettere a rischio il proprio nome: l’ho difeso in campo per tantissimi anni, tengo molto ad una società che rappresenta tutta la mia vita». E il fallimento del Napoli è stata la strada migliore per la rinascita? «Per quanto riguarda la società, ripartire da zero è stato positivo. Anche se andare in serie C non è stato bello per una città come questa che non ha nulla a che vedere con quella categoria. Per fortuna, la risalita è stata abbastanza rapida». Per gli appassionati è stato anche un bagno di umiltà. «Forse sì, anche in questo modo si spiega l’atteggiamento positivo della gente che ha applaudito la squadra dopo la sconfitta con la Roma al San Paolo. Napoli è una città che si esalta per una vittoria e si deprime per una sconfitta. Per quella che è stata la mia esperienza, posso dire che l’equilibrio è il primo obiettivo da raggiungere per vincere a Napoli. Questa è la città degli sbalzi d’umore, riuscire a governarli è fondamentale. Ecco perché quattro anni fa è stata ottima la scelta di De Laurentiis di ingaggiare Pierpaolo Marino». Si discute molto sulla nuova di-

fesa del Napoli: Fabiano Santacroce sembra un grande acquisto. «Devo dire che mi ricorda alcuni giocatori dei miei tempi: è uno che gioca d’anticipo, non so a chi paragonarlo ma se ne vedono davvero pochi di difensori come lui. E poi mi piace Contini che è duro e furbo: si fa rispettare, riesce a commettere falli di mestiere senza farsi vedere. Mi dà l’idea di un difensore di enorme intelligenza». Nei tempi d’oro il Napoli vinceva ma a qualcuno non piaceva l’allenatore Ottavio Bianchi. Si sta ripetendo lo stesso con Reja? «Fermo restando che un allenatore è sempre in discussione, di Reja non si può proprio parlare male. Lui ha portato il Napoli dalla serie C alla serie A e ha dimostrato quanto vale». Al giorno d’oggi si parla molto di disoccupazione e di emergenza lavoro: se non fosse riuscito a giocare a calcio a certi livelli, cosa avrebbe fatto nella vita? «Andavo a scuola a Sassano, il mio paese; frequentavo l’istituto per ragionieri. E’ probabile che avrei seguito quella strada. Poi ho cominciato a giocare perché avevo le idee chiare, ero certo di riuscirci perché tutti mi dicevano che avevo le qualità per giocare a calcio. Non è stato facile per me che venivo da un piccolo paese della provincia di Salerno trasferirmi a Napoli, una grande città. Però se vuoi davvero una cosa, devi giocarti le tue carte e saper affrontare tutto quello che può accadere». Dario De Simone

l’intervista

1971

1981

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il fumetto

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QUALCOSA Ăˆ CAMBIATO

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PGC 2008


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descrizione di un’opera

VICINA LA SVOLTA. E SARÁ BAGNOLI ALTRO CHE MONTECARLO

E

’ una mattina di novembre, a Napoli c’è il sole a fare da contorno all’attesa. E’ il 25 novembre del 2003, il giorno del verdetto. I vertici del team Alinghi, che essendo svizzeri non hanno il mare, devono decidere dove far disputare l’edizione 2007 della Coppa America. In lizza c’è anche Napoli. E nella Sala Giunta di Palazzo San Giacomo ci sono proprio tutti davanti alla tv. L’attesa si conclude verso le 11.30 quando, con l’inconfondibile tono di voce, Rosa Russo Iervolino emette un acuto: «Noooo!». Alinghi ha scelto Valencia, soprattutto perché nella città spagnola ci sono già tutte le strutture. In tanti lasciano la sala delusi, mentre dall’esterno il coro dei disoccupati organizzati riporta tutti coi piedi per terra e alla consueta realtà quotidiana. Per Bagnoli è una mazzata tremenda: il progetto di riqualificazione, senza la necessità di accelerare i tempi per ospitare la Coppa America, inevitabilmente si ferma. E’ una storia tormentata quella di Bagnoli. Per quasi cento anni è stato il quartiere operaio della città. Era il 1904 quando il Governo Giolitti varò la “Legge speciale per il Risorgimento di Napoli”. Fu la base per la costru-

zione nel 1909 dello stabilimento siderurgico Ilva, per un trentennio uno dei più importanti poli industriali del Mezzogiorno. Stravolgerà il quadro economico, sociale e poi ambientale dell’intera area arrivando ad occupare nel 1919 oltre 4.000 operai, e nel 1973 quasi 8.000. Poi l’ingresso nel circuito dell’Iri nel 1934. Anche la Cementir e l’Eternit, che produceva il tristemente famoso cementoamianto, avevano individuato in quell’area i siti adatti alla costruzione di stabilimenti. L’idea di una Bagnoli diversa prende piede all’inizio degli anni ’70 con l’approvazione del nuovo Piano Regolatore che prevede che il 30% dell’area venga destinato a strutture turistiche e scientifiche. I primi punti del progetto si concretizzano negli anni ’80 anche in coincidenza con lo svilupparsi di una nuova coscienza ambientale. L’Eternit, impossibilitata ad operare a causa dell’emissione di sostanze altamente nocive, chiude nel 1985. Parte la prima bonifica. L’Ilva chiude l’altoforno, la Cementir riconverte la produzione. Nel 1991 viene messa in liquidazione la Federconsorzi, la cui struttura viene rilevata dalla Fondazione Idis che fa nascere Città della Scienza. Con i suoi 65.000 metri

quadri resterà per lungo tempo il primo e unico tassello della Bagnoli che verrà. Dopo decenni di discussione su cosa fare in quell’area, da qualche anno si discute su come farlo. E qualcosa si è mosso: è stata inaugurata la passeggiata a mare, la più lunga d’Europa. Lo scorso anno sono stati aperti i cantieri per la costruzione della Porta del parco, un centro integrato per i servizi al turismo, e dell’Acquario tematico. Più lunghi i tempi per gli studi cinematografici e per il Parco dello Sport, una delle opere più imponenti con i suoi 35 ettari e un costo di 30 milioni di euro. Ancora più lunghi i tempi per realizzare il Parco urbano, per il quale è in fase di conclusione il progetto definitivo. Fondamentale la firma, nello scorso dicembre, dell’Accordo di programma per la bonifica che dovrebbe terminare nel 2009. Due anni fa sono stati parzialmente chiusi i lidi a causa della presenza di idrocarburi nella sabbia, un fatto che non ha inciso direttamente sulla riqualificazione ma che sul piano mediatico non ha certamente prodotto conseguenze positive. Dario De Simone

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tempo libero

ANDREA CAMILLERI -

IL TAILLEUR GRIGIO

Nel corso della sua lunga,

sfolgorante carriera di alto

funzionario di banca, Febo

Germosino ha ricevuto tre lettere

Adesso,

L I B R I

giorno

anonime.

nel

della

primo

sua

nuova vita da pensio-

nato, le ha allineate davanti a

sé. Le prime due sono vecchie di de-

cenni, l'ultima è recente e insinua dubbi sulla

fedeltà della sua giovane e bellissima seconda moglie,

Adele. È lei la protagonista di questo romanzo, una

splendida femme fatale che ama indossare un apparentemente castigato tailleur grigio. Un vestito che per lei ha

un profondo significato simbolico. Un significato che sarebbe stato molto meglio non conoscere mai...

GIUSEPPE PICCIANO- ITALIANO, ISTRUZIONI PER L’ABUSO La provinciale Italia si scopre internazionale e moderna solo a parole. O meglio, con le parole. Playmaker per indicare il regista di una squadra di calcio, risorse umane in luogo di dipendenti di un’azienda, spalmare un debito invece del più semplice e diretto rateizzare. Di tutto ciò scrive il giornalista Giuseppe Picciano in un libricino “Italiano, istruzioni per l’abuso” capace di tratteggiare l’Italia di oggi in 70 pagine. Nel mirino di Picciano finisce il politichese, il burocratese, ma anche il sindacalese (“una lingua appartenente al ceppo del burocratese”) che si nutre di piattaforma rivendicativa, contratto decentrato, progressioni orizzontali e verticali. In Italia, insomma, si utilizzano termini buoni spesso solo per darsi un tono. Il libro di Picciano – prenotabile nelle librerie o sul sito internet www.uni-service.it – non è un atto di denuncia accademica, quanto una fotografia ironica del presente. Perché l’Italia si spogli, davvero, del suo provincialismo.

KHALED HOSSEINI - IL CACCIATORE DI AQUILONI

“Non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente”. È questo il filo conduttore de “Il cacciatore

di aquiloni”, il romanzo che narra del bene umano più prezioso: l’amicizia. Il pro-

tagonista è Amir, un ricco afgano che, scappato da Kabul, ora vive in America.

Un giorno, la sua vita viene sconvolta da una telefonata che lo costringe a tornare in Afghanistan e a dover fare i conti con i dolorosi ricordi della sua infanzia, quando nei cieli di Kabul faceva volare gli aquiloni con Hassan, suo servo e mi-

gliore amico. Ma una sera l’amicizia tra i due bambini finisce: qualcosa di terribile succede ad Hassan, sotto gli occhi di un impotente Amir. Sullo sfondo

di un Afghanistan schiacciato dalla morsa sovietica prima e talebana dopo,

Amir scapperà negli Stati Uniti, dove a fargli compagnia ci saranno i fanta-

smi della sua coscienza. Trent’anni dopo, quella telefonata, quel viaggio di ritorno rappresentano per Amir la possibilità di perdono, di redenzione, l’ul-

tima occasione che il destino gli riserva per riscattare la sua amicizia con

Hassan. Il primo romanzo di Khaled Hosseini (medico afgano trapian-

tato negli Stati Uniti) ha riscosso grande successo ed è diventato un film diretto 38

da Marc Forster, nelle sale in queste settimane. (G. C.)

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dischi

BAUSTELLE – AMEN

FABRIZIO MORO - DOMANI

A distanza di due anni da “La Malavita”, ritornano i Baustelle con “Amen” un nuovo lavoro discografico, il quarto nella loro carriera artistica. Quest’album aveva addosso un certo numero di aspettative artistiche e commerciali. Quelle artistiche sono state onorate. È infatti l'album migliore della banda toscana, sempre all'insegna di un pop-rock poetico e orecchiabile, con spirito decadente e una propensione al sociale. Il disco, anticipato in radio dal video del primo singolo “Charlie Fa Surf”, contiene 15 tracce, tra canzoni d’amore e riferimenti al contesto sociale che stiamo vivendo. TONI D’ANGELO - UNA NOTTE

Salvatore, Annamaria, Alfonso e Riccardo, quarantenni di estrazione sociale borghese, tutti originari di Napoli, ritornano in città per il funerale del loro più caro amico: Antonio. Dopo la veglia funebre del defunto, decidono di cenare insieme e da questo momento in poi, i quattro iniziano a raccontarsi le esperienze condivise. Prende il via il viaggio tra i ricordi...La sofferenza viene esorcizzata da Luigi che trascina la banda in giro per la notte. I ragazzi sono accompagnati da un tassista. Una sorta di Caronte napoletano; un traghettatore che accompagna queste anime alla deriva per i dedali della città: un uomo umile e ignorante che insegna la vita a quattro uomini laureati e benestanti. La musica, in "Una notte", ha un posto importante. E non poteva essere altrimenti, con un protagonista come Nino D’Angelo.

tempo libero

Dopo la vittoria nella sezione giovani al Festival 2007 e lo strepitoso successo della sua “Pensa” torna a Sanremo, stavolta tra i campioni, Fabrizio Moro, aggiudicandosi il terzo posto con “Eppure mi hai cambiato la vita”. Uscito il 29 febbraio, il suo nuovo album, “Domani”, contiene anche il brano sanremese.Scritto interamente da Moro, fatta eccezione per i brani “Devi salvarti” e “Sembra impossibile” firmate con Danilo Molinari e Fabrizio Termigone, “Domani” vede il suo autore in prima linea anche sul fronte della produzione artistica, degli arrangiamenti, della scrittura degli archi e dell’esecuzione di quasi tutte le parti di chitarra. Fabrizio Moro si è lanciato senza rete, badando anche a mettere insieme una serie di canzoni importanti, che lasciano venir fuori una personalità artistica diretta e originale.

SETA - FRANçOIS GIRARE Tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro Baricco, è ambientato nel 1861, quando un'epidemia attacca gli allevamenti di bachi da seta prima in Europa e poi nel Vicino Oriente. Herve Joncour, un giovane francese decide di andare sino in Giappone per procurarli di contrabbando, anche perché, così facendo riesce ad evitare la carriera militare. Salutata la bellissima moglie, con la promessa di fare presto ritorno, Herve, parte per l’Oriente. Una volta arrivato nel paese del Sol levante però, rimarrà affascinato da una donna, legata ad un potente uomo giapponese, e preso dalla passione decide di inseguire il suo sogno d’amore...

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attualità

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notizie utili per i lavoratori

LA SANATORIA DEI CO.CO.CO.

Con l’approvazione della cosiddetta legge “milleproroghe” sarà possibile accedere alle procedure di stabilizzazione fino al prossimo 30 settembre 2008. Questi sono i passaggi della procedura. L’accordo aziendale prevede che entro il 30/09/2008 i committenti debbano concludere con le rappresentanze aziendali più rappresentative a livello nazionale, gli accordi sindacali di livello aziendale che permettono di trasformare le co.co.co non pertinenti. Per quanto riguarda l’intesa di conciliazione: a seguito dell’accordo sindacale i lavoratori interessati e i committenti devono concludere atti di conciliazione ai sensi degli articoli 410, le cosiddette transazioni. Perché siano valide occorre che il solo committente versi alla gestione deparata, a titolo di contributo straordinario integrativo, una somma pari alla metà della quota di contribuzione a carico del committente per i periodo di validità della co.co.co. Il lavoratore e il committente concludono il contratto di lavoro subordinato che “trasforma” la co.co.co. in un rapporto di lavoro dipendente che non potrà avere una durata inferiore a 24 mesi. Il datore di lavoro deposita all’Inps competente per territorio l’atto di conciliazione, il contratto con il lavoratore e l’attestazione dell’avvenuto pagamento di almeno un terzo della somma dovuta alla gestione separata per il lavoratore interessato. Entro 36 mesi successivi devono essere versati i due terzi della parte rimanente della predetta somma, oltre alla contribuzione addizionale eventualmente prevista dagli accordi sindacali. La rateazione di questi importi si intende già autorizzata per legge. Con il perfezionamento dell’ultimo pagamento, si estinguono eventuali reati in materia di contributi, nonché le obbligazioni per le sanzioni amministrative e ogni altro onere accessorio, In caso di mancata definizione dei versamenti, i provvedimenti amministrativi e sentenze riacquistano i loro effetti. Attraverso questo percorso si perfeziona la sanatoria. 40

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DIMISSIONI, NUOVE REGOLE

Dal 5 marzo 2008 le dimissioni volontarie devono essere certificate. Per evitare che il lavoratore firmi o abbia già firmato sotto la pressione dell’azienda, occorre un testimone della libera volontà del lavoratore. Non è sufficiente il modulo in formato elettronico, da spedire con internet alla banca dati del sistema lavoro. I certificatori possono essere Comuni, direzioni regionali e provinciali del lavoro e quando sarà firmata la convenzione, patronati e sindacati. La circolare del Ministero del lavoro spiega che non rientrano nella nuova disciplina le risoluzioni consensuali del contratto (articolo 1372 del codice civile). La legge si applica a: - lavoratori subordinati nell’impresa di cui all’articolo 2094 del codice civile; - collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto; - associati in partecipazione di cui all’articolo 2549 e seguenti del codice civile; - lavoro tra soci e cooperative, secondo l’articolo 1, comma 3 della legge 142/2001, come modificato dall’articolo 9, comma 1, lettera a) della legge 30/2003. I datori di lavoro sono: - i datori privati; - le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici; - le associazioni; - le ONLUS: - gli esercenti arti e professioni; - le società cooperative. I soggetti valicanti sono: - le direzioni provinciali e regionali del lavoro, gli ispettorati delle province autonome di Trento e Bolzano, la Regione siciliana; i Comuni; le organizzazioni sindacali; i patronati.


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attualità

FERMO IL CONTRATTO LEGNO E INDUSTRIA

Procedono a rilento le trattative del CCNL Legno industria e piccola industria. Nei prossimi appuntamenti del 1 e dell’11 aprile 2008 si dovranno affrontare le richieste in piattaforma ed arrivare alle prime sintesi dei testi presentati sull’Osservatorio, sulla responsabilità sociale d’impresa e sulla sicurezza sul lavoro. Anche il CCNL laterizi e manufatti cementizi riscontra un andamento negativo. Si è conclusa con un nulla di fatto dopo 4 anni la commissione inquadramento. Si è invece concordato su due testi: sull’Osservatorio ed i suoi compiti e sulla Responsabilità Sociale d’Impresa, mentre sulla Sicurezza non si è ancora concordato il testo. Le trattative continuano il 4 aprile 2008. Fabrizio Pascucci Segretario Nazionale della Feneal-Uil

RINNOVATO IL CONTRATTO CEMENTO CALCE E GESSO

È stato sottoscritto martedì 19 febbraio 2008 a Roma tra i Sindacati delle Costruzioni (Feneal-Uil, FilcaCisl e Fillea-Cgil) e la Federmaco l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale del settore Cemento Calce e Gesso (comparto Industriale).Per i lavora-

tori è previsto un aumento salariale medio complessivo (al livello AS 3 - livello di riferimento) pari ad € 107,00 in tre tranches oltre all’erogazione – ai lavoratori in forza alla data di stipula dell’accordo – di un importo “una tantum” di 200 euro lordi. Il rinnovo del contratto del settore Cemento Calce e Gesso è il primo rinnovo dei contratti nazionali nel settore dei materiali da costruzione che viene concluso. Secondo Armando Dagna, segretario nazionale Feneal-Uil, responsabile delle politiche contrattuali del settore Cemento «l’intesa è importante sia per le quantità economiche che per i diritti normativi innovativi che contiene che possono diventare un punto di riferimento per tutta la contrattazione del settore. Particolarmente importanti sono le normative legate alla responsabilità sociale dell’impresa e al nuovo rapporto fra impresa e sviluppo sostenibile da attuare attraverso il rafforzamento del ruolo delle RSU e dall’istituzione della nuova figura del RLSSA con maggiori agibilità in campo della sicurezza, e di quella ambientale in particolare; esse possono costituire la premessa per un nuovo protagonismo delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti aziendali». L’estensione dei diritti e le armonizzazioni tra operai ed impiegati consentono di migliorare la qualità del lavoro e di vita dei lavoratori interessati. «Sul fronte salariale – prosegue Dagna – i 107 euro di aumento medio complessivo a fronte di una richiesta di 110 mettono in luce la serietà del lavoro svolto sia in sede di elaborazione della piattaforma sia di svolgimento della trattativa, riconfermando l’autorevolezza del sindacato confederale quale soggetto attivo e legittimato dalla contrattazione, anche nel confronto in atto sulla riforma del modello contrattuale».

PILLOLE DI SAGGEZZA NAPOLETANA: Chi va pe’cchistu mare, chisti pisce piglia (Chi va per questo mare, questi pesci prende; i risultati di un’attività dipendono dai mezzi impiegati)


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la gita

Agerola

Il nome Agevola deriva con molta probabilità da latino “ager”, che significa campo di terreno coltivato e cioè termine strettamente legato alle sue origini. Fu popolata sicuramente sin da tempi antichi: vi sono le prove accertate di abitazioni che risalgono al periodo pre-romano: anfore, lucerne, vasi e monete antiche. Agevola era, poi, già nota allo storico Galeno per la produzione di “Latte molto salutare”: oggi il prodotto alimentare più gustoso è il fiordilatte. La storia di Agevola è legata a quella della Costiera Amalfitana: era, infatti, territorio appartenente alla Repubblica di Amalfi e con essa divise gloria e periodi bui. Il paese fitto di boschi era ottima fonte di legname per costruire le imbarcazioni della flotta amalfitana. Dopo la decadenza

della Repubblica di Amalfi, i conseguenti periodi difficili, Agevola a differenza degli altri paesi della costiera sopportò bene le carestie per la sua autonomia economica e per la sua favorevole posizione geografica. La figura dominante dell’ultimo periodo borbonico fu il Generale Paolo Marino Avitabile che costruì la sua fortuna servendo

prima l’esercito borbonico, poi il Maharajah di Latore Singh, in Pakistan. Nel 1854 il Generale ottenne la scissione di Agevola dalla provincia di Salerno (Principiato Citeriore) per aggregarla a quelle di Napoli: la città venne separata dal territorio di Amalfi. COME ARRIVARE: autostrada A3 – Uscita Castellammare di Stabia – S.S. 145.


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la gita

Furore

Il territorio del Comune di Furore comprende la zona costiera a partire dallo splendido Fiordo. E’ confinante con Conca dei Marini e Praiano, fino ad una altitudine di seicento metri presso Agerola. La sua storia non è dissimile da quella di Amalfi e dagli altri paesi della costiera amalfitana. Per la sua conformazione geografica, Furore è stata una roccaforte naturale contro le incursioni piratesche. Il fiordo di Furore, unico in Italia, è stato una sorta di porto naturale dove in passato è stato luogo di traffici commerciali che ruotavano attorno al corso d’acqua Schiatto che permetteva

la nascita di attività industriali quali cartiere, mulini e altri mestier legati soprattutto alla pesca. Le strade di Furore, con i suoi nomi ricordano le faligle importanti originarie del posto: Li Summonti, Le Porpore, Li Cuomi, Li Candidi. A Furore, tra le scalinate a ridosso del Fiordo, che costeggiano l’antico borgo marinaro, nel 1948 Roberto Rossellini girò il suo capolavoro, “Amore”, inno all’arte dell’insuperabile Anna Ma-

gnani. I due rimasero talmente affascinati dal luogo, da comprare due “monazzeni” (case di pescatori). Furore è soprannominato “Paese dipinto” per la meravigliosa galleria di opere d’arte all’aperto di arte contemporanea. Ma è anche detto “il Paese che non c’è”. COME ARRIVARE: autostrada A3 – Uscita Castellammare di Stabia – S.S. 145 – SP 130- SPEX SS 336 – AGEROLA – Via Belvedere - FURORE.


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Emergenza...lucciole la divagazione

“I

l fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane e dunque, non può più avere i bei rimpianti di una volta. Quel qualcosa che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque scomparsa delle lucciole” , da "l'articolo delle lucciole", in Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini. Sicuramente, Pasolini non si era mai trovato incolonnato nel traffico dell’Asse Mediano, non aveva potuto ammirare le Mansarde stile “Bavaria Povera”, i tripudi fluorescenti di tramonti artificiali , le uscite che non escono da nessuna parte, i sabato sera nelle piazze senza cavalli e senza re. E’ proprio il caso di dire, per citare la Ortese, “il mare non bagna Napoli” . Da quel 1953 sono cambiate molte cose, ed oggi , che gli stati nazionali hanno posizioni da risiko, che si parla di regioni economiche influenti, di competitività delle aree urbane, di modelli di città , di crisi ambientale e di città eco-compatibili, a noi tocca decidere se siamo d’accordo o no sulla “domenica ecologica”? Delirio dei ciclisti , certo, ma mi sia consentito pensare che si tratti di una discussione piuttosto sterile! Se penso a Bogotà , non alla solita Zurigo, come ad «un caso esemplare quanto imprevisto di trasformazione urbana in direzione dell´egualitarismo» c’è da riflettere. Nel giro di qualche anno la capitale colombiana ha costruito il Trans millennio, un sistema rapido ed efficiente di trasporto pubblico, oltre a una rete di piste ciclabili e poi, parchi e piazze «che hanno cam-

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biato il modo in cui gran parte degli oltre 6 milioni di abitanti si spostano in città, con un impatto straordinario per la qualità della vita e per la riduzione della criminalità». Per non parlare poi dell’esempio di San Paolo del Brasile, scelta qualche anno fa dall’Onu come modello di politiche urbane per gli investimenti nella scuola e nei trasporti che, di fatto, hanno alleviato le drammatiche condizioni di alcuni barrios. Banlieu dalla pronuncia meno soffice sono: Casalnuovo di Napoli, nel 1981 contava 21.033 ab, nel 2001 47.940; Quarto 18.741 e nel 2001 36.543; Melito di Napoli 13.724 nel 2001 34.208; Giugliano in Campania da 44.220 a 97.999 . A suon di Festa , Farina e Carrefour si vorrebbe governare questa traboccante crescita! Non ci siamo mai chiesti se non sarebbe meglio governare questa esplosione? Ricompattare la città ? Ridargli un identità? Ne parla in questi termini l’ SPD tedesco: le politiche pubbliche per le città sono la scommessa dei prossimi anni; l’impatto ambientale delle aree urbane sarà enorme sia per il crescente peso demografico che per la quantità delle risorse naturali . Tutti gli aspetti della vita urbana hanno implicazione per l’intero pianeta, per la sua sostenibilità. Fatte le dovute differenze, un buon marciapiede è una “Gioconda funzionalista”. Ci sono alcuni temi per concepire le città del XXI secolo : il trasporto pubblico, ad esempio, se ben concepito , ha una dimensione di giustizia sociale . Creare una città con un sistema di trasporto equo rende la città democratica , sostiene Richard Burdett , ideatore dell’architettura sociale e consulente del sindaco di

Londra . Quest’ultimo ha deciso che tutto lo sviluppo edilizio si svolga all’interno degli attuali confini della città - la cosiddetta Green Belt - senza consumare un centimetro quadrato del verde che la circonda. Si edificherà solo sui terreni abbandonati - ex aree industriali, vecchi scali ferroviari, depositi di gas o elettrici e solo dove già esiste un sistema di trasporto pubblico. Londra ricostruisce se stessa. È un fenomeno urbanistico e sociale insieme. Nascono quartieri che dovrebbero sfruttare la vera forza della città, la forza della reciprocità, quella che sconfigge "l’estraniamento e il rancore". Noi, invece, ci “godiamo” le lunghe passeggiate a Bagnoli, i confortevoli quanto concettuali alloggi universitari, una serie interminabile di Musei , dal pizzo alla cultura etrusca , ma l’aiuola con il prato per noi sarà per sempre solo una figura retorica ?Il nostro modello di crescita attuale rimane un modello “americano al pomodoro” , affamato di territorio e spazi. La nostra è la città dell’auto privata, delle fantomatiche targhe alterne, degli spazi verdi “gettati” lì a caso e dove a popolare le piazze ci sono solo lampioni. La nostra è la città dove tutto sembra raggiungibile ma l’uomo è distante, dove avere una panchina al parco dove guardare le lucciole sarebbe troppo idilliaco, quasi molesto. Come diceva Gianni Rodari ,nella sua Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente; chi sta fermo non cammina; chi va lontano non s'avvicina; chi si siede non sta ritto; chi va storto non va dritto; e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà! Pasquale Lucia


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Ecco la via legale per pagare meno tasse

consigli fiscali

TUTTE LE POSSIBILI DETRAZIONI FISCALI

Gli oneri e spese di dividono in: spese per le quali è riconosciuta la detrazione del 18% da sottrarre, poi, all’imposta lorda; spese deducibili dal reddito complessivo e quindi si ha una riduzione a monte dell’imponibile. Tale distinzione assume importanza perché gli oneri e le spese proprio perché producono un diverso effetto sulla diminuzione delle tasse a seconda se siano detraibili o deducibili. Le spese per le quali è riconosciuta la detrazione del 19% sono: - acquisto di farmaci da banco necessari alla propria salute e a quella dei propri familiari fiscalmente a carico ; - fatture o ricevute relative all’acquisto di protesi necessarie per la menomazione propria o dei propri familiari fiscalmente a carico; - spese sanitarie per patologie esenti dalla partecipazione alla spesa sanitaria pubblica; - chi negli ultimi quattro anni non ha beneficiato di altra detrazione per l’acquisto di autoveicoli, ovvero ne ha beneficiato ma il precedente veicolo è stato cancellato dal PRA, limite massimo € 8.075,99; - interessi passivi il cui contratto di mutuo ipotecario è stato è stato stipulato per l’acquisto dell’abitazione principale; - spese funebri sostenute per i familiari indicati nell’art. 433 del codice civile (coniuge, figli legittimi o legittimati o naturali o adottivi, discendenti dei figli, genitori e ascendenti prossimi anche naturali, genitori adottivi, generi e nuore, suocero e suocera, fratelli e sorelle anche unilaterali); - retta asilo nido con il limite massimo di 632 euro. Le spese che possono essere deducibili dal reddito complessivo sono: - contributi previdenziali e assistenziali versati alla gestione pensionistica; - contributi per gli addetti ai servizi domestici e familiari fino a un importo massimo di euro 1.549,37; -contributi ed erogazioni a favore di istituzioni religiose; - spese mediche e di assistenza specifica dei portatori di handicap; - assegno periodico corrisposto al coniuge, ad esclusione di quelli destinati al mantenimento dei figli; - contributi e premi corrisposti a forme pensionistiche complementari e individuali; - contributi versati a fondi integrativi al servizio sanitario nazionale; - contributi e donazioni alla ONG che operano nei paesi in via di sviluppo; - le erogazioni liberali a favore di ONLUS e di enti di ricerca pubblica. (Per queste ultime due il versamento deve fatto a mezzo conto corrente postale o bancario o carte di credito).

BONUS AFFITTI, FAMIGLIE NUMEROSE E GIOVANI

La disposizione prevista dalla finanziaria 2008 riguarda le famiglie con almeno quattro figli a carico con la quale viene riconosciuta ai genitori una detrazione di 1.200 euro, che spetta al 50% a ciascun coniuge. Nel caso di coniuge fiscalmente a carico dell’altro, la detrazione spetta a quest’ultimo. L’ulteriore detrazione non spetta per ciascun figlio ma deve intendersi come bonus complessivo e unitario a beneficio della famiglia numerosa che pertanto non aumenta in presenza di un numero di figli superiore a quattro. Se la detrazione è superiore all’IRPEF lorda, diminuita delle detrazioni per altri carichi di famiglia e per le altre detrazioni è riconosciuto un credito di ammontare pari alla quota di detrazione che non ha trovato capienza nell’IRPEF lorda. Gli aiuti agli inquilini, che pagano l’affitto per la casa adibita a propria abitazione principale spetta una detrazione complessivamente pari a: 300 euro, se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro; 150 euro, se il reddito complessivo supera 15.493,71 ma non 30.987,41 euro. Ai giovani fra i 20 e i 30 anni che stipulano un contratto di locazione a norma delle legge 431/98. Per l’unità immobiliare da destinare a propria abitazione principale, diversa dall’abitazione principale dei genitori, spetta , per i primi tre anni, una detrazione di 991,60 euro, se il reddito complessivo non supera 15.493,71 euro. PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STUDI FENEAL UIL CAMPANIA

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Palazzo Maddaloni

la nostra storia

antico splendore, moderno degrado

A

Napoli, per arrivare a piazza del Gesù da via Toledo, dobbiamo svoltare su via Maddaloni. Qui troviamo, subito a destra, un’ingombrante impalcatura, che è lì dal terremoto del 1980 e che, insieme ai “bancarielli” degli ambulanti ci nasconde per intero Palazzo Maddaloni,

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una delle testimonianze più straordinarie della Napoli del 1600. A seguito dei gravissimi danni del terremoto, soltanto agli inizi degli anni ‘90 furono stanziati i fondi occorrenti per il suo restauro, ma a seguito degli arresti che decimarono il Consiglio comunale tale finanziamento non fu mai

più erogato. Da allora gli interventi di manutenzione sono stati molto rari e oggi il palazzo è seriamente a rischio crollo: il suo straordinario patrimonio artistico rischia così di disperdersi per sempre. Eppure, dietro quegli intonaci dissestati, cadenti, si intravede ancora la magnificenza originaria. Palazzo


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la nostra storia

Maddaloni, fatto costruire dal Duca D’Avalos, ebbe numerosi proprietari e venne acquistato nel 1656 da Diomede Carafa di Maddaloni. Questi era considerato violento e superbo e viene descritto dalle cronache del tempo come un feudatario che si macchiava di delitti contro il popolo organizzando bande di malviventi per reprimerne le rivendicazioni. Masaniello fu suo contemporaneo. Da semplice pescatore egli riuscì ad organizzare la famosa rivolta popolare, che dette molte speranze all’affamata plebe napoletana e che, per qualche mese, fu vincente. Masaniello chiese la testa di Carafa di Maddaloni con la grave accusa di tradimento, ma la condanna non ebbe seguito, perché la rivoluzione di Masaniello fu repressa nel sangue e tutto tornò come prima. Il palazzo fu ristrutturato da Cosimo Fanzago, il grande architetto del Barocco napoletano, la volta dell’androne (adesso in fase di restauro) è stata af-

frescata da Fedele Fiaschetti e solo le foto di archivio ci aiutano a capirne la bellezza. Anche il magnifico Portale, realizzato da Pietro Sanbarberio su progetto di Fanzago, che celebrava con la sua imponenza, la Famiglia, è nascosto dalle impalcature! Eppure la struttura, soprattutto all’occhio esercitato di chi lavora nell’edilizia, mostra ancora la sua straordinaria armonia di scale, loggiati, volte, balconi, elementi ornamentali, colore rosso pompeiano “autentico”… E’ veramente deprecabile che le Istituzioni non riescano a dare risposte credibili per salvare un palazzo storico del quale - narrano le cronache - fu ospite persino Giacomo Casanova, il mitico seduttore veneziano, leggendario tra le donne della sua epoca. Una simile colpevole indolenza priva la città di un sito importantissimo per la sua notevole memoria storica. Liliana Palermo

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la posta

Complimenti di cuore per la brillante inizia-

tiva "JOB". Augurandovi un buon prosieguo, vi invio un grosso " IN BOCCA A LUPO".

1 t ia.it ci 12 i . nia an uc pa amp o L poli m ld lca ilc a Na lui ealu Arn 42 a ne en so 801 .fe b@f Cor w ww nejo io az d e r

Saluti dalla Feneal-Uil di Siena. Roberto Colangelo Caro Roberto,

grazie mille per gli auguri e i complimenti.

Teniamoci in contatto tramite la nostra mail e il nostro sito www.fenealuilcampania.it

Sono il compagno Bozzolo da Mi-

lano. Trovo interessante il giornalino di informazione, vi chiedo

cortesemente di poterlo ricevere.

Anticipatamente vi ringrazio: ciao a tutti.

Grazie mille per i complimenti. Ti inseriremo per il prossimo nu-

la Feneal-Uil di Napoli

mero nel nostro indirizzario.Ci auguriamo, però, che la tua considerazione del nostro lavoro cre-

sca: il termine giornalino è un pò

riduttivo...

t e a.i i n pa am c l i lu i nea nsi d e f e : a p ! i a ob@ riv onej e cos Job c S di azi per red ci sa mero u fac sto n e qu PILLOLE DI SAGGEZZA NAPOLETANA:

Grazie ancora

SM S

Ho finito ora di leggere il tuo giornale. Condivido in [P R pieno il tuo articolo sul IVA TO. voto. I miei complimenti. Grazie per il giornale e..] Angelo L . avanti così.

Contro l’apatia condivido le tue idee. Giorgio V.

Nu' sputà ncielo, ca 'nfaccia te torna (Non sputare in cielo, che ti ricadrà nel volto;chi fa del male, si aspetti il male)


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riceviamo volentieri pubblichiamo «La promozione e lo sviluppo dell’intero Mezzogiorno rappresenta, per il Paese Italia, la via obbligata per restare al passo delle grandi democrazie economiche europee e mondiali». Tale affermazione, condivisa da autorevoli meridionalisti, riconfermava il convincimento che la centralità del problema meridionale era fattore essenziale di una democrazia stabile e matura nel nostro Paese. Dunque servono ancora oggi grandi processi di modernizzazione del Mezzogiorno in quanto permangono forti divari tra Nord e Sud, anche se alcune aree si sono emancipate sia sul versante economico che su quello sociale. Purtroppo succede anche di trovarsi in alcune situazioni di grave precarietà, come accaduto ad alcune realtà territoriali, dove alle difficoltà endemiche si è aggiunta una negativa capacità delle amministrazioni comunali che poi lasciano pesanti eredità, qualche volta ai limiti della bancarotta, alle successive compagini di governo cittadino. Senza ombra di dubbio il rilancio del settore delle costruzioni può fungere da volano per l’intera economia se si riesce attraverso la riproposizione di un modello di schietta ispirazione keynesiana a ricostruire una fase di nuova autopropulsività, riveniente dalla realizzazione di politiche di intervento pubblico, con significativi piani di intervento in investimenti infrastrutturali e incentivi alle imprese. Questo sforzo può essere compiuto con il forte ausilio delle Regioni, specie in quelle dove è ancora possibile utilizzare i Fondi Strutturali Europei che, attraverso i collaudati meccanismi di finanziare solo ciò che si realizza, per un verso elimina i cosiddetti finanzia-

menti a pioggia e per altro obbliga gli amministratori a concentrare le risorse su progetti fattibili. In questo quadro la Feneal-Uil Puglia ritiene che sia possibile un nuovo rinascimento per la città ed i territori, serve però una nuova fase di vero partenariato che coinvolga le forze imprenditoriali e quelle sociali, perché bisogna intervenire nella fase a monte, cioè durante la programmazione, quando si determinano le allocazioni degli investimenti, coniugando anche qualità della spesa e certezze realizzative delle opere. Il settore delle costruzioni inoltre è il meno soggetto ad approvvigionamenti sul mercato estero, quindi opera all’interno del mercato nazionale e riesce a muovere, più di qualsiasi altro, il mondo dell’indotto che ai tradizionali settori dei materiali e dell’arredo, oggi può aggiungere quelli della bioedilizia e del risparmio energetico. Lo sviluppo di queste politiche garantiscono, e non è cosa di poco conto, il mantenimento e l’incremento di livelli occupazionali di alto profilo ed il rispetto delle norme contrattuale e di sicurezza . Diventa pertanto sempre più difficile sperare in una svolta positiva per le nostre realtà territoriali se, invece di stringere un vero patto d’azione che ci veda tutti impegnati, si lascia il campo a semplicistiche idee di facciata come il riesumare un Ministero per il Sud. Basta con manovre confuse e si costituisca un fronte di alto livello progettuale al quale non dobbiamo far mancare il nostro sostegno e la nostra pressione per conseguire una inversione di tendenza nella costruzione delle politiche economiche, contribuendo pure a fermare l’emorragia di cervelli e del nuovo esodo dei giovani meridionali. Saverio Ranieri Segretario regionale Feneal-Uil Puglia

La memoria non ci racconta quel che scegliamo noi, ma ciò che piace a lei. L’oblio, diceva Plutarco, trasforma ogni evento in un non-evento. Egli fondava questa sua concezione sul consueto assunto che vede nella memoria un organo della percezione nel passato, proprio come gli occhi e gli altri sensi sono organi della percezione nel presente. Purtroppo guardare alla memoria come una fonte di conoscenza è una posizione rischiosa. Sappiamo che anche i ricordi autentici possono essere del tutto inattendibili: nessun tribunale serio accoglie come conclusivi i ricordi di un testimone non corroborati da prove. Sotto la pressione del tempo i ricordi possono cambiare, arricchendosi di nuovi dettagli, perdendone di vecchi e distorcendosi sino a deformarsi. Sebbene la nostra memoria rappresenti una fonte di conoscenza inaffidabile sul passato, il suo ruolo nell’intelligenza e nell’identità personale è indiscutibile. L’intelligenza implica la memoria, in modo essenziale: l’incapacità di usare

informazioni acquisite ed esperienze passate è una grave limitazione ai fini delle prestazioni intellettuali o pratiche che siano. Allo stesso modo la memoria è essenziale anche per la definizione dell’identità; tra i vari elementi concomitanti, quando una persona soffre di amnesia, uno di quelli che causa maggior sofferenza, né proprio la perdita del senso di sé. Secondo alcuni ciò che fa di un individuo la stessa persona, per tutta la vita, è l’insieme di ricordi che si accumulano nella sua mente e che egli si porta dietro. Quando questi ricordi vanno perduti, egli cessa di essere la persona che era e diventa qualcun altro: un individuo nuovo ancora senza forma.

Mimmo Palma Coordinatore regionale Feneal Uil Basilicata


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tabelle retributive

tabelle retributive edili industria

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