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feneal uil in Campania

PERIODICO DI INFORMAZIONE GRATUITO della FENEAL-UIL CAMPANIA

Speciale Conferenza di organizzazione Uil La riforma della contrattazione

Rifiuti in Campania: tutto previsto in un videogioco

Il ritorno di Pino

Daniele

IO SONO UN EROE

Anno I, Numero 3 Giugno 2008


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IO SONO UN EROE


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SOMMARIO PRIMO PIANO

l’editoriale Immagini e idee. Forti Carlo Porcaro p.5 Job Feneal Uil in Campania Numero III- Giugno 2008 Periodico bimestrale di informazione gratuito della Feneal Uil Campania Testata registrata presso il Tribunale di Napoli (n. iscr. 7 del 29/01/2008) Direttore editoriale: Emilio Correale Direttore responsabile: Carlo Porcaro Editore: Feneal-Uil Campania, Corso Arnaldo Lucci, 121 80142 Napoli Redazione: Dario De Simone Liliana Palermo PG.Correale Grafica: Antonio Massa, Claudia Noli Contatti redazione: Corso Arnaldo Lucci, 121 80142 Napoli. Tel/Fax: 081-269115 e-mail: redazionejob@fenealuilcampania.it sito internet: www.fenealuilcampania.it Coordinamento: PK s.r.l. Stampa: Litografia Buonaurio srl, via Trav. 4 novembre 6, 80026 Casoria (Na) Tiratura: 5000 copie

Giornale chiuso in redazione il 26 maggio 2008

il filo di Job La libertà è frutto della ragione Emilio Correale p.6

RUBRICHE

l’intervista arte Pino Daniele p.34 sport Pino Maddaloni p.36 tempo libero libri, film, dischi p.40 hi-techp.41 attualità p.42 consigli fiscali p.43 la gita Paestum e Procida p.44 la nostra storia

Piazza Mercato l’intervento Liliana Palermo p.46 - «Uil per un nuovo welfare» Anna Rea p.8 - «Lavoro, l’uomo al centro» Ambrogio Prezioso p.10 - «Napoli, trova un’identità» Bruno Discepolo p.11 - «Con il CPO diamo dignità ai precari» Luciano Calemme p.38

Il colloquio con... - Walter Di Munzio p.12 - Franco Gullo p.30

il fumetto p.15 tabelle retributive p.50

l’inchiesta - La monnezza di Napoli, era tutto previsto in un videogioco Dario De Simone p.16

il racconto - Giovanni riceve un gradito ospite Leone di Sant’Anna p.18

Speciale conferenza di organizzazione della Uil p.20-26 - Carmelo Barbagallo, Antonio Correale, Fulvio Bartolo, Pasquale Scuotto, Andrea Lanzetta

dalla sede avellino «Lo sciopero in Irpinia: un grande successo» Franco DeFeo p.27 salerno «“6 sicuro”: progetto per la cultura del buon lavoro» Luigi Ciancio p.28 caserta «Bonificare l’ambiente per puntare sul turismo nell’Alto casertano» Tommaso Di Marco p.29

rinnovi contrattuali - «Lavoro part-time: un boom “sospetto”» Massimo Trinci p.31 - Lo scontro con Federlegno «Sono troppo centralisti» Fabrizio Pascucci p.32 - «Nel nuovo contratto Lapidei 103 euro e la “Super C” Armando Dagna p.33


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Immagini e idee. Forti

l’editoriale

[CARLO

D

PORCARO]

opo aver dedicato attenzione a temi fondamentali come la partecipazione e lo sviluppo, il terzo numero di Job abbiamo voluto dedicarlo ai progetti per la rinascita di Napoli e dell’intera Campania. Dalla fase teorica e dei principi, per così dire, siamo passati a quella pratica, al merito delle questioni, degli snodi intorno ai quali ruota la costruzione di una società più giusta, più aperta e più florida dal punto di vista economico. Dove, per intenderci, convivano armonicamente la logica del profitto con la tutela piena dei diritti sociali. In copertina, però, abbiamo puntato sul lavoratore edile impegnato nella sua fatica quotidiana. E’ soprattutto in quell’immagine, con la frase estrema ma assai esemplificativa “Io sono un eroe” tratta dalla canzone del rapper Caparezza”, che si condensa il nostro mondo. Troverete in questo Job le migliori idee partorite dagli architetti per la riqualificazione del nostro capoluogo, ma non solo. Anticipiamo, per esempio, i temi portanti

della conferenza organizzativa della Feneal Uil nazionale che si svolgerà a metà giugno proprio a Napoli: la scelta della sede non è stata casuale, e all’interno ne spieghiamo ampiamente i motivi. Quanto all’impianto complessivo del nostro giornale, nato appena otto mesi fa, stiamo constatando il vostro apprezzamento sia per le pagine dedicate al tempo libero che a quelle ricche di notizie (fiscali e previdenziali) utili per i lavoratori. Ma non abbiamo alcuna intenzione di rimanere fermi, immobili mentre intorno a noi la società cambia e, in essa, il concetto di lavoro, in primis

La società sta cambiando, non abbiamo nessuna intenzione di restare fermi

quello edile. Tra i problemi che ci riguardano da vicino, i rifiuti, abbiamo fatto un piccolo ma curiosissimo scoop: il nostro Dario ha scoperto un videogioco che ha anticipato le inchieste della magistratura sulla gestione illecita della spazzatura. Incredibile, ma vero. Infine, dai risultati delle recenti elezioni politiche sono emersa un’Italia e una Campania nettamente spostate verso il centrodestra: sta al mondo politico, ma anche a noi che proviamo a fare informazione con le nostre idee, i nostri valori di riferimento e il nostro stile, provare a decriptare quanto è accaduto. Chi governa, da par suo, deve rispettare le promesse fatte agli elettori e non perdere mai il contatto - come abbiamo chiesto nell’ultimo numero di Job prima dell’appuntamento con il rinnovo del Parlamento -con il cittadino comune. Nutriamo qualche preoccupazione per il Sud, ma non per il maggior peso dimostrato dalla Lega, quanto per l’assoluta assenza della questione meridionale dall’agenda politica.

la citazione

...nè l’Uomo ragno nè Rocky, nè Rambo nè affini

farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe.

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LA LIBERTA’ E’ FRUTTO DELLA RAGIONE

I

l nostro Paese è veramente stupefacente. Macina storia e cronaca a ritmi incredibili con l’effetto di creare, in rapida sequenza, il mutamento del quadro di riferimento politico, sociale ed istituzionale, cioè, di quello che, per pura semplificazione, usiamo definire “contesto”, dentro cui pulsano i problemi nazionali, e dove agiscono gli attori, vecchi e nuovi, che li devono affrontare e risolvere. Così, in poco tempo abbiamo vissuto, poi digerito e poi anche rimosso, i tanti avvenimenti che, ormai, ci inducono a riflettere sulla schizofrenia del nostro paese. Da patria della tolleranza, delle bellezze naturali, delle arti, della musica e del bel canto, agognata da tutto il mondo, è diventato, invece, non solo il Paese della monnezza, ma anche un Paese disseminato, in modo diffuso e senza eccezioni geografiche, di assurda ed ingiustificata violenza. Essa si esprime, ormai, non più soltanto per corrispondere agli ancor più solidi interessi di mafia e di camorra, che, pure, si adoperano con logica di criminale, ma anche di sapiente imprenditorialità. È violenza fine a se stessa, priva di senso razionale, effetto di una spaventosa ignoranza, che si abbatte contro i deboli, le donne, i bambini, il diverso, il tifoso avversario, assumendo, ora, anche una preoccupante connotazione razzista, contro i rom e gli stranieri. C’è proprio da chiedersi quanta della quella decantata cultura italiana sia riscontrabile negli episodi di Verona e di

Ponticelli e perché, ovunque, si sta affermando un così stridente contrasto tra gli uomini di pace e chi è, invece, pronto ad offendere. A proposito di questo tumultuoso susseguirsi degli eventi, solo due mesi fa, nel precedente numero di Job, da noi pubblicato alla vigilia delle elezioni politiche di aprile, auspicavamo una scelta libera, consapevole e partecipata da parte degli elettori, con l’esplicito invito ad esprimere col voto un orientamento, non condizionato dalla propaganda e dal bombardamento mediatico della tv commerciale, ma corrispondente al particolare interesse del ceto sociale di appartenenza. In fondo confidiamo ancora nella ragione delle persone, il cui uso è sempre attivato dai bisogni più che dai sogni. Pensavamo, quindi, che bastasse delineare i fattori della concretezza, dello stomaco, per risvegliare in ogni animo quel briciolo di spirito critico, utile a ricomporre gli ordinari automatismi elettorali. Pensiamo ancora esattamente così, e pensiamo anche che in Italia sia ancora fulgida la ragione collettiva, che da sola sostiene i valori della libertà e della democrazia. Il risultato elettorale ha, però, individuato, senza ombra di dubbio, anche chi numericamente prevale e, in considerazione degli elementi interpretativi di chi è stato sconfitto ed è addirittura scomparso dal Parlamento, ci ha anche spiegato perché. Ha ripagato di più la promessa di fare, comunque fare, anziché l’abuso dell’esercizio del vincolo e del di-

[EMILIO

CORREALE]

niego, che ha imbrigliato chi doveva fare. Chi ha vinto, quindi, ha potuto contare su un enorme quantità di elettorato, comprendendo in esso anche molti operai e figli del popolo, che hanno deliberatamente scelto una diversa autocollocazione, rispetto a quella che poteva apparire la più naturale. Cosciente o no, tale scelta va rispettata, ma ne vanno anche comprese e decodificate le ragioni. Tale compito, ci sembra già abbondantemente assolto da politologi ed opinionisti, all’indomani delle elezioni. Anche se ci siamo spinti, devo dire con successo, a porre, su questi argomenti, alcuni quesiti a un valoroso psichiatra, che risponde ad essi in modo molto interessante ed appropriato, a noi spetta, in fondo, un altro compito, per noi il primario, a cui tentiamo di assolvere, anche utilizzando le pagine di questo nostro periodico, che è quello di arricchire la conoscenza e l’informazione per coloro che sono i titolari del nostro impegno: i lavoratori. Essi vivono, soffrono, lottano, indipendentemente da chi è al governo del Paese. Sono essi i veri eroi che, con il loro lavoro, con il sudore della fronte e mettendo costantemente a repentaglio la propria incolumità, affrontano la vita che questa nostra società non riesce a ripagare, con adeguata quota di diritti e giustezza di salario. A questi veri eroi, in perfetta assonanza con la bella canzone di Caparezza, che è richiamata più volte in queste pagine, dedichiamo il nostro filo di Job.

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l’intervento

«Uil per un nuovo welfare» M

ancano pochi giorni alla Conferenza d’Organizzazione della Uil Campania, prevista per il 9 e 10 giugno, nella provincia beneventana di Telese. Sarà un appuntamento importante, la buona occasione per discutere non solo di questioni sindacali propriamente organizzative, ma anche per fare il punto, per fermarsi a riflettere sulle scelte del sindacato prese fino ad ora e su quelle ancora da prendere. Discuteremo sulle strategie ed i cambiamenti da attuare di fronte ad una realtà, come quella di Napoli e Campania, che spesso mostra volti oscuri, situazioni difficili, crisi irrisolvibili; strategie che inevitabilmente devono tener conto anche dei contesti nazionali ed internazionali dell'economia, della società e di un mondo del lavoro in continua evoluzione, ma anche delle tante punte di eccellenza in settori importanti. Anche per questo, la Conferenza d’Organizzazione della Uil Campania, quest’anno sarà un evento nell’evento: in seno all’appuntamento sarà organizzato un convegno, con la partecipazione di importanti rappresentanti del mondo sindacale, poli8 job - feneal uil campania / giugno 2008

tico ed economico , sia regionale che nazionale, per dibattere a più voci, sulle tematiche del momento: la contrattazione e il federalismo fiscale. Il 12 maggio scorso, Cgil, Cisl e Uil hanno approvato la riforma della

contrattazione, revisionando e modificando la struttura dell’accordo del 23 luglio del 1993: dopo anni di riduzioni, finalmente, con questa nuova intesa si punta a far crescere il salario. Il sistema che vogliamo realizzare, infatti, guarda alla crescita

del Paese, attraverso il raggiungimento di obiettivi importanti che sono: il miglioramento delle condizioni del reddito, il sostegno e la valorizzazione del potere d'acquisto, l'incremento della domanda interna, dei consumi e, quindi, della produttività delle imprese. Il primo grande terreno su cui s’impegneranno i sindacati è quello ampio ed articolato che comprende il welfare solidaristico ed efficiente, un sistema di prezzi e tariffe trasparente e socialmente compatibile insieme ad un sistema fiscale equo e ad un ridimensionamento della pressione fiscale sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e sui pensionati. Obiettivi questi importanti per i lavoratori a livello nazionale, ma particolarmente significativi al Sud che deve far fronte ai dati allarmanti di un’economia oramai al palo. La crescita del Pil (Prodotto Interno Lordo) e della produttività deve divenire la sfida prevalente del sindacato moderno e riformista se vuole veder crescere il livello di ricchezza dei propri aderenti e dei lavoratori a reddito fisso in generale. L’altro terreno d’impegno sinda-


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l’intervento cale è quello che riguarda il sistema contrattuale su due livelli. La contrattazione nazionale rimane garante di diritti universali, compreso i livelli minimi salariali uguali su tutto il territorio nazionale, con una più alta capacità di contrattazione sull'organizzazione del lavoro, sulla prestazione, professionalità e sugli orari, oltre che sulla prevenzione e la formazione. La contrattazione accrescitiva di secondo livello sarà incentrata sul salario per obiettivi rispetto a parametri di produttività, qualità, redditività, efficienza ed efficacia. In tale direzione, quindi, sono necessari una concreta diffusione ed un’esigibilità di tale contrattazione in tutte le aziende ed i territori, anche attraverso il rafforzamento di misure di decontribuzione e detassazione. Dalla riforma della contrattazione alla riforma del federalismo fiscale: la discussione oramai è aperta e particolarmente accesa. La diatriba federalista è tra Nord e Sud, tra questione meridionale e que-

stione settentrionale, tra maggioranza ed opposizione, tra consensi e dissensi. Io credo che non si possa più porre la questione meridionale nei termini di sempre, attraverso gli sto-

Il Mezzogiorno protagonista di federalismo non leghista ma equo e solidale

rici rivendicazionismi di un Mezzogiorno “minore” ed in continuo ritardo, non possiamo farci fautori di teorie piagnone e basate su una pretestuosa quanto pretesa solidarietà. Senza mettere in discussione la solidarietà nazionale, c’è bisogno che il Sud si prenda le sue responsabilità di

fronte al Paese intero. Certo, non si potrà prescindere da un gap doloroso e reale tra Nord e Mezzogiorno, ma è arrivato il momento di proporre , di reagire, attraverso politiche che siano di sostegno per la nostra regione in virtù di uno sviluppo locale che si estenda e percorra tutto il Paese. Un posto che, per diritto, ma anche per i doveri compiuti, ci veda in grado di competere con gli altri Paesi euromediterranei. Allora è necessario dire no alla politica degli sprechi, degli atteggiamenti politicamente e socialmente scorretti, no agli interessi “ad personam” o familiaristici; no alla politica dell’assistenza ed all’assistenza della politica. Il Mezzogiorno deve diventare soggetto attento e protagonista di un federalismo che non sia lombardo o leghista, ma equo, condiviso e solidaristico. Il Sud da risorsa per l'intero Paese deve parlare al Paese intero recuperando coerenza e competenza. Anna Rea Segretaria generale Uil Campania

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«Lavoro, l’uomo al centro» l’intervento

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iamo appena all’alba di una stagione di cambiamenti epocali - nella produzione, nel consumo, nella cultura, nella società italiana - di cui appena avvertiamo i prodromi. Il bisogno di innovazione attraversa la società italiana in tutte le sue fibre. Cambiare non è più una opzione fra tante. E’ una necessità. Un nuovo concetto di approccio al mercato che viene dall’Oriente pone il cliente (e il consumatore/utente) al centro di ogni attività aziendale. L’uomo al centro. Il lavoro non è più solo uno strumento per la propria realizzazione, ma una forma con cui esplicare il nuovo umanesimo. Il profitto non è più un imperativo categorico, perché mitigato dalla etica della responsabilità. E comunque produrre ricchezza è il risultato di una strategia attuata con grande impegno dal gruppo per perseguire obiettivi comuni. Ma parlare oggi di innovazione nel settore delle costruzioni significa anche altro. Significa affrontare il cambiamento dei formidabili motori di sviluppo che sono le città. Significa dare al design e alla creatività un ruolo che fino a ieri era assunto quasi esclusivamente dalla tecnologia. Significa commisurare la produzione e l’impresa all’esperienza estetica nella sua espressione più italiana, legata al “sentire”, al gusto e all’intuizione. Fattori permeanti del consumo in tutto il mondo, di un mercato che è tutto da ripensare, ricreare, ridisegnare. Al centro di questa rivoluzione c’è l’uomo, in una misura assai affine all’esperienza rinascimentale, allorché in Italia si realizzò 10 job - feneal uil campania / giugno 2008

l’irripetibile incrocio di arte, spirito, tecnologia che diede impulso all’era moderna. Dove oggi c’è ricerca, dove c’è tecnologia, dove c’è innovazione, è perché ha fruttificato il vero concime: la volontà, la capacità, l’intelligenza degli uomini e delle donne. Ciò che altri chiamano risorse umane o capitale umano. Se oggi si ripetono le condizioni di una visione neo-rinascimentale delle professioni e del mercato, vuol dire che le imprese sono pronte a sostituire le botteghe del Rinascimento, puntando sui valori umanistici come oggi vanno intesi, nella generazione di un intreccio fra tecnologia e valori creativi della tradizione italiana, nella definizione di strategie per intersecare responsabilità sociale e miglioramento della qualità della vita e del gusto quotidiano. Laddove avanza una nuova visione strategica che concilia qualità dei prodotti, del management e della vita quotidiana, c’è spazio per nuove relazioni sindacali, rispetto delle maestranze, tutela del lavoro, ossequio alla cultura del saper fare. Si può essere controparti attorno al tavolo della trattativa contrattuale. Ma l’interesse a difendere un’idea avanzata delle costruzioni

è la premessa essenziale per i giochi di tipo collaborativi e cooperativo che permetta al comparto di crescere generando ricchezza e benessere. Crescere definendo la centralità interdisciplinare della creatività, dell’innovazione e della sostenibilità. Crescere creando una comunità di operatori eccellenti - nel mondo dell’impresa, della cultura, della formazione - che condividano questa visione e lavorino insieme in questa direzione. Ci sono Paesi che non hanno nulla o poco più di nulla. Il ferro, la bauxite, la canna da zucchero e basta. E a volte nemmeno quelli. Le loro risorse naturali sono scarse o nulle risorse naturali. Hanno bisogno di importare quasi tutte le materie prime. Per Paesi come questi - e per il nostro Mezzogiorno le “sole” risorse disponibili sono costituite dagli uomini e dalle donne in carne ed ossa. Con la loro filosofia di vita, la loro intelligenza e capacità, il loro lavoro hanno fatto sì che l’Italia giungesse dov’è. E che il Mezzogiorno diventasse qualcosa di molto diverso da quello che presero in eredità i padri della nazione. L’impresa vive, cresce, si afferma, si espande grazie agli uomini in carne ed ossa. Se per ricchezza intendiamo - ed altro nel mondo di oggi non si può intendere - la creazione di “valore sociale”, la battaglia non è solo quella di liberare le imprese dai vincoli, ma è creare spazi di autonomia e libertà dentro e fuori i luoghi di lavoro, meno aree di esclusione ed emarginazione nei quartieri, meno barriere alla mobilità e promozione sociale nella società, più difese e garanzie contro gli eccessi di potere, più trasparenza e legalità. Ambrogio Prezioso Presidente Acen


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«Napoli, trova un’identità» l’intervento

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dispetto di ogni diversa previsione le città continuano a rappresentare l’elemento più dinamico in uno scenario in rapida evoluzione. Le città, ancora più di prima, attirano popolazione, crescono di numero ed aumentano l’influenza complessiva in un mondo globalizzato, costituendo - molto più che in passato - i nuovi poli di una competizione che contrappone tra loro i sistemi urbani quanto, se non più, i sistemi-paese. In questo scenario le città egemoni (in parte, ma non necessariamente, rappresentative delle nazioni più forti o in più rapida ascesa, come nel caso asiatico) crescono vertiginosamente, assumendo la dimensione di megalopoli sterminate. All’opposto, città e territori rimasti ai margini delle direttrici di sviluppo, o comunque fuori dalle nuove reti che rappresentano la geografia del terzo millennio, declinano, si restringono (le “shrinking cities”), muoiono. In mezzo, un numero significativo di città alla ricerca di una nuova identità e ruolo, di ridefinire una loro “mission”, di riuscire ad assicurare un fu-

turo alle comunità insediate. Napoli è tipicamente una di queste, apparentemente stabile (in realtà nel decennio trascorso, con esclusione del solo ultimo anno, in costante flessione di popolazione) o immutabile, ma invero con gravi e grandi problemi di senescenza. Non più capitale di un regno, metropoli di rango, anche solo città egemone del mezzogiorno d’Italia, Napoli ha oggi un disperato bisogno di ricollocare, sul mercato internazionale, il proprio prodotto - non solo, si badi, la propria immagine, con limitate operazioni di marketing territoriale riconquistando spazi e centralità su diversi terreni. Su quello dell’attrattività turistica, come troppe volte si è ripetuto, sottovalutando il rischio di degenerazione di un processo di

Per competere nel nuovo mercato non si può coltivare più l’idea di una città che resti vittima dei vecchi processi

trasformazione di una città vera in un simulato urbano, come avvenuto nel caso di Venezia. Ma, più in generale, sul terreno della qualità della vita, a partire da quella dei propri abitanti, migliorando le performances in tema di sicurezza, mobilità, lavoro, tempo libero. Valorizzando l’enorme patrimonio costituito, al tempo stesso, dalle testimonianze sia della eccezionalità dei luoghi (ambiente e paesaggi) che dalla complessità e ricchezza delle vicende storiche e artistiche. Il punto è che, per costruire una prospettiva di concreto “riposizionamento” della città, in grado per questa via di competere in un mercato caratterizzato da un sempre più forte dinamismo, non è più possibile vivere di rendita, immaginare di poter ancora coltivare l’idea di conservare Napoli così come è, nell’attuale forma e struttura, nei suoi squilibri e ritardi, nell’incompletezza di molti processi pure positivamente avviati - anche se, a volte, circa un secolo fa - e poi interrotti o abbandonati (l’industrializzazione, l’infrastrutturazione del territorio, l’insediamento di strutture avanzate nel campo della ricerca ed universitarie,...). Napoli ha, ancora oggi, intatte potenzialità per divenire uno dei centri più vitali dell’area mediterranea, costituendo, ad un tempo, un riferimento per un ampio territorio meridionale ed un ponte tra l’Europa e numerosi paesi dell’emisfero sud. Ma per farlo occorre la volontà di rimettersi in discussione, di scommettere sul futuro, piuttosto che adagiarsi nel passato. Bruno Discepolo Presidente Società Sirena

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il colloquio

Walter Di Munzio: «La scelta elettorale è sempre più una semplificazione»

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commentatori politici e gli opinionisti stanno scaricando sulle pagine dei giornali e nelle trasmissioni televisive una quantità enorme di analisi e di argomentazioni tendenti a spiegare il risultato delle ultime elezioni politiche di aprile. La gente comune si divide tra chi è disposto a credere a tali argomentazioni, avendo acquisito una convinzione, anche banale e priva di reali motivazioni, per pura visione di parte, e chi è, invece, più scettico, in modo corrispondente alla propria scarsa voglia di dare ancora credito alla politica. Sta di fatto, però, ed è questo un dato inconfutabile, che una grandissima parte di italiani ha espresso il proprio orientamento elettorale in modo palesemente contrastante con la propria condizione di vita ed i propri specifici interessi 12 job - feneal uil campania / giugno 2008

riferibili al proprio ceto sociale. Per semplificare, ci sorprende non poco il fatto che una grandissima parte del popolo in sofferenza economica ed in essa, molti operai hanno votato la destra che poi ha vinto. Walter Di Munzio, direttore del dipartimento Salute Mentale Asl Salerno 1, pur non volendo chiedere di entrare nel merito delle valutazioni elettorali, in ossequio alla sua responsabilità professionale, ci dica se è possibile spiegare qual è il processo mentale che determina un orientamento per una scelta di autocollocazione politica? «La formazione della volontà decisionale è un meccanismo complesso, fortemente influenzato da fattori ambientali, culturali, da convinzioni stratificatesi nel tempo. Convinzioni comunque legate all’esperienza soggettiva. Quando erano forti le premesse ideologiche, quando esistevano radicate e spesso acritiche contrapposizioni, la scelta

appariva (in un certo senso) automatica ed era condizionata dal ceto sociale, dalle condizioni economiche e dalla classe sociale di appartenenza. Era l’epoca in cui l’opinione politica, ma anche i comportamenti sociali, erano veicolati dai grandi “partiti di massa”, ispirati alle ideologie o ai credi religiosi. Il meccanismo psicologico della formazione dell’opinione era semplice e determinato dal senso di rassicurazione connesso ad un forte sentimento di appartenenza. Questo schema fu destabilizzato (era già accaduto in passato in occasione dei grandi mutamenti storici, dalla rivoluzione francese alle tante lotte locali di liberazione) dai movimenti di opinione del ’68, quando masse di studenti, donne, figli della borghesia e, qualche volta, della stessa classe imprenditoriale, si schierarono con decisione al fianco degli operai, assumendo anche ruoli di direzione e di orientamento. Quegli anni deter-


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il colloquio

minarono un epocale cambio dei posizionamenti che produsse trasformazioni sociali, dei comportamenti, delle convinzioni etiche e, conseguentemente, politiche». Quanto sono determinanti i condizionamenti culturali ed ambientali, rispetto alla libera autodeterminazione, nelle scelte che si praticano? «I condizionamenti culturali sono sempre alla base delle scelte, anche quando appaiono queste contraddittorie e “senza senso razionale”. Quest’ultima tornata elettorale ha visto, per esempio, tanti operai, disoccupati e poveri votare per un grande imprenditore, mentre ex comunisti ed emigrati meridionali hanno votato per la Lega Nord. Cosa significa questo? Credo sia determinato dalla semplicità e dalla forza di un messaggio semplice fortemente legato ad un territorio, che ha fatto leva su sentimenti di perdita identitaria, di disorientamento e paura; a questo va aggiunta una forte componente di protesta e di delusione. Se da un lato si tratta anche di un “messaggio” critico verso vecchi rappresentanti, dall’altro si liberano energie dal vincolo forte di identità, tali scelte possono strutturare opinioni che poi si radicano nel tempo. In questa ottica va letta la conferma del voto alla Lega al nord, ma anche la sua progressiva legittimazione nei confronti di fasce di popolazione sempre più ampie, prima critiche e lontane. Ciò determina anche un reciproco condizionamento fino a trasformare la stessa politica di quel partito, che tenderà probabilmente ad assume anche quei caratteri, un tempo definiti “di sini-

stra”, allontanandosi dalle posizioni fortemente minoritarie di separatismo radicale. Ai partiti sconfitti il compito di capire i meccanismi e le motivazioni profonde di un cambio così radicale di scelta elettorale». Si può parlare di deviazioni patologiche conseguenti alla delusione derivata da questa innaturale alterazione della rappresentanza dei propri bisogni? «No. Non credo proprio sia il caso sia il caso di parlare di “deviazioni patologiche”. Ripeto, bisogna pensare sempre che i meccanismi di formazione della volontà e delle scelte che ne conseguono hanno percorsi logici e comprensibili. Diventano devastanti quando ci intestardiamo a volerle leggere con codici vecchi». Come dovrebbe, una società più attenta ai bisogni della gente, e per questo più democratica, risolvere i problemi legati alla diffusione

della conoscenza e dell’informazione, perché sia garantita una effettiva presa di coscienza della gente? «Facendo uno sforzo per svolgere appieno il proprio ruolo di classe dirigente, senza pretendere di mistificare la realtà o di imporre scelte e politiche senza aver prima costruito il consenso. Che si persegue con il ragionamento quotidiano, con la trasparenza dei comportamenti, con la capacità di trasmettere sicurezza ed autorevolezza. Quando ciò non avviene si diffonde un pericoloso senso di insicurezza che non deve necessariamente trovare riscontro in “oggettive” condizioni di pericolo. Se dovessi riassumere in uno slogan direi “più umiltà nel capire (decodifica senza pregiudizi dei bisogni), più coraggio nell’agire (azione politica decisa e senza compromessi)”».

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EROE

[ Caparezza “le dimensioni del mio caos” ]

Questa che vado a raccontarvi è la vera storia di Luigi delle Bicocche, eroe contemporaneo a cui noi tutti dobbiamo la nostra libertà

Piacere, Luigi delle Bicocche Sotto il sole faccio il muratore e mi spacco le nocche. Da giovane il mio mito era l’attore Dennis Hopper Che in Easy Rider girava il mondo a bordo di un chopper Invece io passo la notte in un bar karaoke, se vuoi mi trovi lì, tentato dal videopoker ma il conto langue e quella macchina vuole il mio sangue .. un soggetto perfetto per Bram Stroker Tu che ne sai della vita degli operai Io stringo sulle spese e goodbye macellai Non ho salvadanai, da sceicco del Dubai E mi verrebbe da devolvere l’otto per mille a SNAI Io sono pane per gli usurai ma li respingo Non faccio l’ Al Pacino, non mi faccio di pacinko Non gratto, non vinco, non trinco/ nelle sale bingo/ Man mano mi convinco/ che io sono un eroe, perché lotto tutte le ore. Sono un eroe perché combatto per la pensione Sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari dei cravattari Sono un eroe perché sopravvivo al mestiere. Sono un eroe straordinario tutte le sere Sono un eroe e te lo faccio vedere. Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere Stipendio dimezzato o vengo licenziato A qualunque età io sono già fuori mercato …fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera

io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera

su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini

..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini farebbero ciò che faccio per i miei bambini,

io sono un eroe. Per far denaro ci sono più modi, potrei darmi alle frodi E fottermi i soldi dei morti come un banchiere a Lodi C’è chi ha mollato il conservatorio per Montecitorio Lì i pianisti sono più pagati di Adrien Brody Io vado avanti e mi si offusca la mente Sto per impazzire come dentro un call center Vivo nella camera 237 ma non farò la mia famiglia a fette perché sono un eroe. Guarda il video su www.caparezza.com


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il fumetto

IO SONO UN EROE


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LA MONNEZZA DI NAPOLI Era tutto previsto ...in un videogioco! S

e l’inchiesta giudiziaria sulle irregolarità nelle attività di smaltimento dei rifiuti in Campania non sorprende più di tanto gli attenti osservatori, a maggior ragione non stupisce in alcun modo i fanatici di “Sim City” (vedi immagini tratte dal sito internet ufficiale, ndr). È uno dei videogiochi più famosi al mondo tra i cosiddetti “giochi di simulazione”; è quello che trasforma il giocatore nel sindaco di una città da costruire e gestire dovendo fare i conti con problemi finanziari e con il consenso popolare che si manifesta in vari modi. Nella terza versione, uscita in Italia nel 2000, è stata introdotta la gestione dei rifiuti, poi modificata e ampliata nella quarta versione, quella del 2003. Ai più attenti non è sfuggito che proprio lo smaltimento dei rifiuti è il modo più rapido per accumulare soldi, probabilmente a causa di un errore di progettazione del gioco, il cosiddetto “bug”. Il sistema è semplice: in una città si realizzano discariche ap16 job - feneal uil campania / giugno 2008

pena sufficienti a smaltire i rifiuti prodotti; poi, secondo una modalità prevista dal gioco, si stringono accordi con le amministrazioni delle città confinanti per importare immondizia in eccesso. Il segreto è non costruire centri di riciclaggio

Emergenza “creata”: niente inceneritori e maxi-esportazioni. Così si arricchisce il sindaco dei “Sims” o termovalorizzatori, che tra l’altro inquinano e non sono ben visti dai “sims” (i cittadini virtuali), ma è preferibile conservare una situazione di continua emergenza, in modo da far crescere il prezzo dell’immondizia che circola tra i vari co-

muni. Per fare tutto ciò occorre la totale collusione tra i governi delle due o più città confinanti. In breve tempo, le casse del comune che ospita le discariche - e quindi controlla, di fatto, tutto il ciclo (e il mercato) dei rifiuti - si riempiono di soldi, mentre crollano le finanze dei comuni costretti ad esportare l’immondizia che finisce in bancarotta fino alla paralisi istituzionale oppure accetta di vedere le strade invase dall’immondizia, con tanto di manifestazioni di protesta dei cittadini. Un’impressionante somiglianza con le cronache degli ultimi mesi e con i fatti ipotizzati dai magistrati della Procura di Napoli che attendono di essere confermati o smentiti in fase di dibattimento. Ma ci sono anche altre inquietanti similitudini: la città sul cui territorio vengono ospitate troppe discariche si svuota perché i “sims” emigrano altrove. Quelli che restano, sempre secondo le statistiche del gioco, hanno un’aspettativa di vita più breve. E poi, nella quarta versione del


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l’ inchiesta gioco sono state introdotte anche le infrastrutture speciali. Sono basi militari e discariche di rifiuti tossici; la loro collocazione sul territorio cittadino viene proposta al sindaco solo quando le casse comunali sono in evidente deficit. Infatti, queste infrastrutture consentono di iscrivere a bilancio introiti enormi, ma fanno crollare i consensi dei “sims” nei confronti dell’amministrazione comunale e provocano conseguenze sulla salute e sul traffico di mezzi pesanti sulle strade cittadine. La gestione del ciclo dei rifiuti è una delle poche imperfezioni di “Sim City”, considerato uno dei dieci videogiochi più importanti di sempre. È stato anche argomento di diverse tesi di laurea in Sociologia e Psicologia negli Stati Uniti. E proprio ad un piccolo comune americano è legato l’episodio più suggestivo: le elezioni amministrative portarono ad un clamoroso pareggio tra i due candidati a sindaco. Si decise allora di farli sfidare proprio a Sim City; il vincitore, quello che realizzò la città più a misura d’uomo con il minor numero di risorse diventò sindaco. Ideato da Will

Wright verso la fine degli anni ‘80, il gioco si è diffuso tantissimo all’inizio degli anni ’90 con l’esplosione del fenomeno dei computer da casa, su tutti il celebre Amiga. Tra i fan più accaniti non ci sono solo i giovani, ma anche 40enni e 50enni (che erano giovani a quei tempi). A molti di essi, che comunicano tra loro attraverso i vari forum aperti su internet, non sono sfuggite le analogie tra il singolare “bug” della terza versione del gioco e lo scandalo dei rifiuti in Campania. C’era grande attesa per la nuova versione, quella successiva a Sim City4, un’attesa vanificata dagli ultimi eventi: Will Wright e la Maxis si sono dedicati alla creazione di “Spore”, un nuovo gioco basato sulle teorie dell’evoluzione della specie. Da qualche mese è stato presentato “Sim City societies”, in teoria la quarta versione del gioco, di fatto una simulazione completamente diversa che ha fatto storcere il naso, e non poco, ai “tradizionalisti” ed agli appassionati del genere. Dario De Simone

CAMPANIA, PUNTO E A CAPO

Ci risiamo. In tutti i sensi. Ci risiamo con Guido Bertolaso, ci risiamo con le proteste, ci risiamo con le polemiche. Sembra di essere tornati indietro di un anno (o forse più) dopo il varo del piano per uscire dall'emergenza rifiuti, annunciato in pompa magna dal premier Berlusconi al termine del Consiglio dei Ministri del 21 maggio a Napoli. Ci risiamo. Bertolaso è tornato al timone con poteri ancor più ampi, sia sulla carta che di fatto. Perché, rispetto ad un anno fa, le elezioni hanno spazzato via la cosiddetta "Sinistra radicale" che comprendeva elementi di ambientalismo discutibile che erano stati alla base delle dimissioni del capo della Protezione civile. Il piano del Governo ha ricevuto apprezzamenti praticamente unanimi sia a livello nazionale che locale. E' quindi un Bertolaso più forte. Ma avrà la forza per resistere alle "spallate" della piazza? Quel che è accaduto a Chiaiano è solo la punta di un enorme iceberg che in Campania è anche il simbolo di varie anomalie, dalle sospette infiltrazioni nelle proteste di strada al terrorismo mediatico che alimenta la politica del "no", passando però attraverso una sfiducia generale nelle Istituzioni che per la verità, anche e soprattutto dopo quando accaduto sulla questione rifiuti, non hanno dimostrato di meritarla più di tanto.

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Giovanni riceve un gradito ospite il racconto

4° PUNTATA

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’aria fresca del primo mattino accarezzava lievemente i gerani accuratamente sistemati nei vasi sotto la ringhiera del balcone di casa sua. Ad alzare lo sguardo, ampliando così la visione, ci si accorgeva che quel movimento armonioso era ripetuto, in tante macchie verdi, da tutta quella natura, imprigionata dietro le inferriate, addosso ai palazzi. Era come se essa, nell’inconsueta assenza di rumori, volesse far notare la sua prorompente esistenza, a dispetto dell’evidente degrado urbano dovuto al vecchio tufo delle facciate degli edifici del vicolo, scavato dalla pioggia, dall’incuria e dal tempo. L’oscillare dei fiori colorati, mossi dal quel dolce venticello, e gli odori nell’aria di caffé appena salito nella moka e di primo ragù sul fuoco, inebriavano talmente tanto Giovanni che così poteva compiacersi di essersi svegliato, come al solito all’alba, nonostante fosse domenica. Era cominciata proprio una bella giornata, illuminata di sereno, come era il suo animo. Giovanni aveva, però, un motivo in più per essere lieto. Avrebbe avuto a pranzo un gradito ospite, che non vedeva ormai da più di quattro mesi e che, finalmente tornato a Napoli, lo avrebbe onorato, insieme alla moglie, della sua visita. Era don 18 job - feneal uil campania / giugno 2008

Salvatore. Proprio lui, che era stato, sì, assunto, come Giovanni, dall’impresa a cui insieme si erano presentati, ma aveva avuto la proposta di lavorare nel cantiere di Milano, dove l’impresa aveva bisogno di una risorsa con la sua qualifica e con la sua esperienza. Prima di partire, don Salvatore dovette affrontare una estenuante, quanto drammatica, discussione familiare, ma era riuscito a convincere tutti per il fatto che quel momentaneo distacco poteva garantire non solo la sopravvivenza, necessaria quanto mai, ma anche il recupero pieno di quella dignità che solo chi vive del proprio lavoro ben conosce. Giovanni sapeva bene di avere più di un merito per quella vita sottratta alla miseria, ma, ad onor del vero, in cuor suo non se ne crogiolava per vano narcisismo. Il motivo della sua contentezza era dovuto al fatto di aver potuto dimostrare, in modo sincero e concreto, il vero sentimento dell’amicizia, per come lo sentiva, verso una persona per cui aveva sempre provato grande stima e rispetto, e tanta riconoscenza. La mattinata volò via veloce, tra i consueti rituali domenicali: il passaggio in chiesa, la passeggiata con i bambini fino alla gelateria, l’allungo dal giornalaio, a cui Giovanni, quella

domenica, aggiunse le tante piccole commissioni per gli acquisti necessari alla buona ospitalità: in pescheria, in pasticceria, dal cantiniere e dal fornaio, mentre Rituccia era rimasta a casa a mettere in ordine e a cucinare le sue pietanze più apprezzate. Tornati a casa Giovanni e i bambini si dettero subito da fare per aiutare Rituccia a preparare la tavola con tutto l’occorrente che sapeva di nuovo. Era talmente palpabile l’aria di festa che si respirava in casa, talmente nuova l’attesa di un ospite, che Martina, la più piccola delle bambine, facendo sorridere tutti, si lasciò andare ad un preventivo scoramento per come, ahimé, sarebbe subito passata, quella bella domenica. Venne il momento: abbracci, tanto calore, tanta commozione, poi la voglia di stare bene insieme, prima ancora di raccontare. Giovanni e don Salvatore, infatti, pur non vedendo l’ora di scambiare un po’ di chiacchiere tra di loro, non tradirono il rito del pranzo domenicale, rimanendo composti a tavola, partecipi del generale piacere di stare insieme e prodighi di complimenti a Rituccia, in ossequio dell’antico rispetto verso il cibo, tramandato nel tempo, per l’atavica fame della povera gente. Venne il momento del caffé e della lavatura dei


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il racconto

piatti, compito delle mogli, così finalmente potettero appartarsi sul balcone. Don Salvatore bruciò sul tempo Giovanni: «Allora come ti sta andando? Il tuo lavoro com’è? Stai andando ancora al sindacato?». «E come no! Don Salvatore, pensate, che la Feneal Uil mi ha nominato rappresentante sindacale nel mio cantiere a Piazza Munici-

pio. È una bella esperienza, anche perché, sto su una grande opera come la metropolitana, e mi pare che i miei compagni sono contenti di me, perché sono sempre il primo a farsi avanti e a dare l’esempio. Eppure dovete pensare che non sono mai stato in un cantiere come quello dove sto. Qui non ho mai avuto un problema di pagnotta, perciò

mi sento veramente un operaio, che deve, sì, fare il suo dovere, ma che ha anche tanti diritti da far valere». «E voi, don Salvatore come vi state trovando a Milano?». «Il lavoro va bene, anzi, non sono stato mai così organizzato ed attrezzato. Tutto funziona bene con una precisione che per noi è impensabile. Giovanni, quella è veramente un’altra gente. Figurati che la mensa mi sembra un ristorante. Mi ero pure scordato come fosse un ristorante». «Questo è il lavoro, ma il resto? Come vi trovate a Milano?». «Giovà non telo so dire. La città è bella, pulita, è viva e organizzata. Noi non abbiamo neppure idea. C’è più educazione. La gente sta al posto suo e si fa i fatti suoi». «Però?». «Però, caro Giovanni, proprio perché i milanesi non sono come noi, adesso io mi sento un po’ a disagio. Sembrano freddi, poi, invece, se ci parli, ti accorgi che sono brava gente. Adesso io capisco perché i napoletani, quando si trasferiscono al nord, sono quelli che più si rivoltano contro. Per me quelli rimangono napoletani, ma hanno semplicemente cancellato la parte peggiore di noi e, siccome loro ci sono riusciti, te lo vogliono rinfacciare, perché questa parte peggiore non riusciamo a cancellarla noi stessi a Napoli». «Don Salvatore, mica state pesando di trasferirvi pure voi?». « Ma come si fa, Giovanni. All’età che c’ho, ci vorrebbe un coraggio enorme per cambiare non solo il modo di vivere, ma soprattutto, come ti ho detto, là staresti bene solo se diventi milanese. Io, invece, sono troppi anni che sono napoletano. Leone di Sant’Anna


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ENZA R E F N L II CO IONE UI V E ZAZ CIAL SPE RGANIZ DI O

La riforma della contrattazione al centro della nostra discussione

La Uil chiama a raccolta il suo quadro dirigente per la sua 7° Conferenza di Organizzazione. Carmelo Barbagallo, nella tua qualità di segretario organizzativo Uil nazionale, ci dai un po’ di numeri. Quale Uil si riunirà il prossimo settembre? «Alla prossima Conferenza di Organizzazione interverranno 1.000 delegati, provenienti dalle Unioni Nazionali di Categoria, dalle Unioni Regionali oltre agli aventi diritto presenti negli Organi Statutari, in rappresentanza di 2.060.909 iscritti. La Conferenza avrà una durata di 3 giorni di cui i primi 2 destinati ai vari adempimenti previsti ed agli interventi dei nostri delegati; per il terzo giorno abbiamo pensato ad un evento speciale di portata numerica più ampia che vedrà la partecipazione oltre che dei delegati 20 job - feneal uil campania / giugno 2008

anche di molti nostri iscritti, RSU eletti su tutto il territorio nazionale, simpatizzanti, ospiti». Discutere di organizzazione vuol dire innanzitutto riflettere su come il sindacato deve adeguare il proprio compito di rappresentanza del mondo del lavoro alla realtà politica e sociale del nostro paese. Ma tale realtà si presenta variegata in mille sfaccettature, ancora più evidenziate dalle ultime elezioni. Quali anticipazioni puoi dare a Job? «In merito a questo punto ritengo particolarmente importante il lavoro fatto unitariamente in tema di riforma contrattuale, rappresentatività, rappresentanza e democrazia sindacale. E’ la prima volta che addiveniamo ad una posizione comune su un problema che sino a ieri sembrava essere tabù. Anche questo ci dà la misura di come siamo cambiati e del progresso fatto in tema di rapporti unitari e ciò nell’interesse di tutto il Paese, non soltanto dei nostri iscritti. Vogliamo e dobbiamo ripartire e radicarci sempre più sul territorio; ancora troppi uomini, donne, giovani, precari, immigrati non hanno la possibilità di avvicinarsi al sindacato, per questo pensiamo di potenziare i nostri Centri Servizi che dovrebbero funzionare

anche come luogo di aggregazione tra i “mondi” più diversi che ormai popolano l’ Italia.Vorrei cogliere questa occasione per accennare brevemente alle Linee di Riforma della Struttura della Contrattazione che abbiamo elaborato unitariamente dopo le tante e note difficoltà di arrivare ad un punto comune e che sono state approvate dagli Esecutivi Unitari di UIL-CGIL-CISL il 12 maggio scorso. La centralità del CCNL che non viene assolutamente posta in discussione; esso continuerà a rappresentare un cardine per il sostegno e la valorizzazione del potere di acquisto di tutti i lavoratori di una categoria in ciascuna azienda ed in ogni parte del Paese: è stata rispettata e mantenuta l’ottica del diritto universale. Per quanto riguarda il secondo livello vanno rafforzati gli strumenti già definiti nell’accordo del 23 luglio 2007 (votato da 5 milioni di lavoratori) che prevede la decontribuzione pienamente pensionabile con, inoltre, misure aggiuntive di detassazione. In tema di democrazia sindacale le linee di riforma stabiliscono che ogni accordo che sarà sottoscritto verrà sottoposto al voto dei lavoratori. E’ inoltre di grande rilievo l’intervento di un terzo esterno (CNEL, INPS, Enti Previdenziali, ARAN) che potrà certificare la rappre-


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sentatività riuscendo a superare la tradizionale dicotomia tra chi era favorevole all’intervento legislativo e chi invece sosteneva che la questione dovesse restare nell’indeterminatezza. Quanto sin qui detto testimonia la perfetta sintonia con quelle che sono sempre state le indicazioni e le posizioni più significative portate avanti dalla UIL nel corso degli ultimi anni. Per quel che concerne il nuovo scenario politico italiano, a nessuno sfugge che andiamo sempre più verso un sistema bipolare, con tentazioni bipartitiche; noi, invece, dobbiamo continuare a fare il Sindacato non sottraendoci alla necessità del cambiamento. Nel volgere di pochissimo tempo dovremo confrontarci con: un radicale cambiamento delle Relazioni Sindacali; un cambiamento del modello contrattuale; un cambiamento del sistema fiscale in senso federalista. Ciò avrà come conseguenza un forte decentramento territoriale del Sindacato e noi, che siamo attenti al mutare degli eventi, pensiamo sia meglio anticipare il cambiamento piuttosto che farcelo imporre. E’ in atto un chiaro tentativo, a nostro avviso concepito e programmato con sospetta tempestività, di indebolire la forza del sindacato utilizzando argomentazioni ed anche episodi tendenti a dimostrare la natura di casta privilegiata del sindacato. In che modo ti senti di ribattere a questi attacchi? «A differenza di quello che potrebbe essere il comune sentire, l’attacco nei confronti del Sindacato Confederale è stato abbastanza ricorrente anche negli scorsi anni;esso dipende in parte anche dal clima politico-sociale che il nostro Paese ha attraversato nel corso degli ultimi venti anni. La cosa fondamentale è restare uniti, fare fronte comune e smen-

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tire di volta in volta con dati alla mano ed in maniera circostanziata le accuse, del tutto prive di fondamento e che sono ormai presentate come si trattasse di “gossip”, mettendo insieme tutto ed il suo contrario. Noi lo diciamo da sempre, i nostri padroni sono gli iscritti, siamo i loro dipendenti. Per questo continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto, vale a dire tutelarli, garantirli nelle situazioni più difficili, offrendogli i nostri servizi ed i punti di riferimento sul territorio e nei luoghi di lavoro. Questo è il nostro mestiere. Le denigrazioni a mezzo giornali (dei “padroni”) e dei libri stampati ad hoc con l’intento di darci spallate non ci fanno paura. Noi andremo avanti tranquilli e determinati per la nostra strada sapendo di essere nel giusto, ma non perché lo affermiamo noi, ma perché ci è riconosciuto dai nostri iscritti pensionati e più in generale da tutte quelle nuove aggregazioni sociali che fanno riferimento alla UIL ed al Sindacato in generale. Da ultimo voglio ricordare che i periodi di maggiore attacco al Sindacato si sono sempre verificati nel momento in cui il suo potere di contrattazione, rappresentanza, forte presenza sui luoghi di lavoro, era ed è forte, unito e propositivo». Lo statuto è la carta fondamentale che regola il nostro impianto organizzativo ma anche i nostri principi ed i nostri valori. Quali saranno le novità della prossima Conferenza? «Lo Statuto non è stato modificato integralmente ma aggiornato sulla scorta dei nuovi scenari sociali e sindacali che tutti noi ben conosciamo. Il mondo è cambiato, molti Paesi che prima erano extracomunitari adesso sono nell’Unione Europea, hanno la nostra stessa moneta; anche il Sindacato Internazionale a cui siamo affiliati si è aperto ad un mondo

nuovo e più vasto. Quindi la UIL ora aderisce alla CSI (Confederazione Internazionale dei Sindacati) nuova struttura fondata nel Congresso di Vienna nel 2006 che ha visto l’intervento di 1600 delegati in rappresentanza di 309 organizzazioni che contano 166 milioni di iscritti in 156 Paesi diversi. Dobbiamo darci un respiro più ampio ed aprirci sempre più alla società civile ed ai suoi cambiamenti. Il nostro Statuto deve riflettere, sostenere e tutelare anche le nuove identità lavorative e rappresentare per loro un punto di attrazione ed aggregazione ai fini di una sempre maggiore tutela. Altro aspetto che voglio sottolineare è quello relativo all’impegno che già abbiamo in parte mantenuto, di continuare nell’inserimento delle donne a tutti i livelli dell’ Organizzazione. Sarà in ogni caso oggetto primario dei lavori della nostra Conferenza riordinare in modo organico tutte le proposte, le idee e le riflessioni che ci perverranno dai livelli organizzativi (territoriali e categoriali) attualmente impegnati nello svolgimento delle loro Conferenze. Voglio, da ultimo, soffermarmi su una questione che mi sta particolarmente a cuore: la Formazione Sindacale. Noi la facciamo, l’abbiamo sempre fatta ma ora dobbiamo farne di più ed a livelli più elevati di trasferimento delle conoscenze ai nostri quadri che lavorano sui territori e nelle aziende. Dobbiamo trasferire conoscenze e competenze che diano ai nostri quadri (a tutti i livelli organizzativi) una conoscenza che sia in grado di affrontare e governare le mutazioni profonde avvenute nel nostro sistema sociale». Carmelo Barbagallo Segretario organizzativo Uil

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ENZA R E F CON NE UIL I I V E IO CIAL NIZZAZ E P S RGA DI O

Questa è la Feneal Uil La VII Conferenza di Organizzazione della Feneal Uil, come già annunciato nel precedente numero di JOB, si terrà a Napoli all’Hotel Continental il prossimo 12 e 13 giugno. Antonio Correale, segretario organizzativo nazionale della Feneal Uil, cosa si prefiggono gli edili della Uil, con questo importante appuntamento? «L’obiettivo di questa VII Conferenza di organizzazione è quello di operare un corretto adeguamento del nostro impianto organizzativo, per renderlo attuale e corrispondente alle reali esigenze del mondo del lavoro che rappresentiamo, ma è anche quello di portarlo in avanti, verso obiettivi più ambiziosi, proiettati nel futuro. Nella fase attuale, nella complessità del nostro presente, abbiamo il dovere di rendere il nostro Sindacato all’altezza dei nuovi compiti che si prospettano, indotti innanzitutto dalla trasformazione del quadro politico e sociale, dentro cui si stanno evidenziando, in modo sem-

pre più palese, gli attacchi al suo potere contrattuale e alla sua credibilità». Su cosa sarà particolarmente incentrata la vostra discussione? «Il tema centrale sarà l’essenzialità del ruolo del sindacato, sia nella difesa dei diritti dei lavoratori che nel miglioramento delle loro condizioni di vita, di reddito, di sicurezza e di qualità del lavoro. Per questo, la visione che dobbiamo avere della realtà, per come essa si presenta e per gli scenari che ne sta determinando, non può che essere spietatamente oggettiva e sgombra da ogni condizionamento ideologico, ma deve, invece, essere concreta e coerente con la nostra storia e con le nostre tradizioni che affondano significativamente le proprie radici nella tradizione del riformismo italiano». Quale Feneal si ritroverà a Napoli? «La Feneal è dotata di una solida struttura organizzativa che è il frutto dell’attuazione di una ragguardevole progettazione ad essa destinata, che è stata concepita, elaborata ed eseguita in questi quindici anni di appassionata e fruttuosa discussione interna. Con i processi che si sono innescati, portando in esecuzione la nostra programmazione organizzativa ed in ultimo il nostro Progetto Qualità Feneal, il PQF, è aumentata la capacità di produrre consenso, ed è cresciuto il quadro dirigente, che si è potuto esprimere,

avendo acquisito una dotazione di maggiore qualità professionale. Cosi abbiamo potuto realizzare un’opera, non certo facile e non ancora del tutto compiuta, di riannodamento delle tante specificità della nostra Federazione, per inglobarle dentro una più corretta ed efficace dimensione nazionale. La nostra azione ha, così, prodotto un graduale, ma costante avanzamento della nostra Federazione, comprendendo e valorizzando in essa, la presenza delle donne e degli immigrati. L’attenzione che abbiamo sempre dimostrato per la valorizzazione del personale politico di cui disponiamo, perché attore principale della nostra realtà presente, ci ha suggerito lo slogan di questa nostra Conferenza di Organizzazione: “Costruire il presente per progettare il futuro”. Con questo titolo, in sostanza, intendiamo dire che nessun modulo organizzativo e nessuna progettazione, a cominciare dal PQF, avrebbe potuto avere un esito così efficace e vincente, se non avessimo tenuto conto del fattore qualitativo riguardante direttamente le persone, che lavorano, si appassionano, vivono, in modo così dedicato, nella nostra Organizzazione».


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ECCO LA FENEAL UIL

Per quanto emerge dall’analisi dei dati relativi all’anno edile appena trascorso (ottobre 2006-settembre 2007), dall’analisi dei dati degli impianti fissi riferiti all’esercizio 2007, e dai dati del tesseramento 2008, la Feneal-Uil cresce e consolida la propria rappresentatività nel settore delle Costruzioni. Nel 2007, nel settore edile la Feneal ha visto aumentare complessivamente le proprie adesioni del +17,01% sul 2006. Tale incremento è dettagliato in un +16,58% di iscritti nel sistema Casse Edili e in un +22,18% nel sistema Edilcasse. Complessivamente per il settore edile l’anno 2007 è stato denso di risultati eclatanti: +166.550 lavoratori iscritti alle Casse Edili (+17,63%); +23.617 imprese (+12,75%); +60.910 lavoratori nuovi iscritti al sindacato (+11,79%) solo per citarne i più significativi. Nel settore degli impianti fissi la Feneal registra un incremento tendenziale complessivo di +1,87% sul 2006, segnando nel Legno +2,25%, nei Lapidei +1,26%, nel Cemento Calce Gesso +1,62%, una sostanziale invarianza nel settore dei Laterizi e Manufatti in Cemento. Una crescita costante e progressiva che vede la Feneal raddoppiare gli iscritti dal 2000 ad oggi, passando da poco più di 50mila agli attuali 120mila, considerando il complesso dei sistemi Casse Edili-Edilcasse, cifra che raggiunge quota 140mila con gli impianti fissi. Tali numeri sono reali, perché certificati dal sistema bilaterale edile e dalle aziende. Va evidenziato che il Sindacato delle Costruzioni, considerato nel suo insieme, rappresenta ad oggi, ben oltre il 50,0% degli addetti censiti nel settore dal sistema Casse Edili-Edilcasse.

Sala Congressi Hotel Continental; in basso a sinistra, il Castel dell’Ovo visto dalla hall dell’hotel Continental

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ENZA R E F CON NE UIL I I V IALE IZZAZIO C E SP RGAN DI O

A Telese la Conferenza della Uil Campania

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a Uil della Campania terrà la sua 7° Conferenza Regionale il 9 e 10 giugno 2008 al Centro Congressi di Telese terme in provincia di Benevento. Parteciperanno 400 delegati di tutta la Campania di cui più della metà saranno Rsu eletti di tutte le nostre categorie in rappresentanza di 179mila iscritti alla Uil nella nostra regione. I temi della nostra Conferenza riguarderanno i contenuti che sono all’ordine del giorno del dibattito sindacale dopo l’approvazione del documento unitario nazionale di Cgil-Cisl-Uil ed in particolar modo il federalismo, la nuova contrattazione di secondo livello, aziendale settoriale e territoriale, l’adeguamento sostanziale dei salari e delle pensioni. Dovremo essere in grado di proporre un federalismo fiscale che non penalizzi il meridione, sapendo che il nuovo governo nasce su spinte nordiste che useranno la leva del fisco per privilegiare il nord del paese. L’unità raggiunta sui temi della contrattazione e della rappresentanza è di fondamentale importanza per il movimento sindacale italiano ed è la dimostrazione che Cgil-Cisl e Uil sanno trovare l’unità su temi fondanti, sanno porsi in discussione e sanno rinnovarsi di fronte alle sfide poste da una società in profonda evoluzione. La contrattazione di secondo livello, fatti salvi

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i diritti fondamentali e l’adeguamento salariale all’inflazione reale nel contratto nazionale, pone nuovi compiti al sindacato confederale ed alle categorie; bisogna fare sempre più sindacato nelle aziende, sui luoghi di lavoro, nel territorio. Non possiamo permettere che passi il concetto largamente diffuso che la produttività è solamente collegata ad un maggior numero di ore lavorate. Per trovare un accordo per la crescita della produttività bisogna per forza contrattare questioni legate alle innovazioni tecnologiche all’organizzazione del lavoro, all’utilizzo delle risorse umane, oltre che alla flessibilità della prestazione lavorativa. L’obbiettivo è un rapido miglioramento dei salari e delle pensioni cresciuti in maniera ridicola rispetto ai profitti negli ultimi dieci anni e il cui potere d’acquisto è diminuito di molto rispetto all’inflazione reale. Per questo le organizzazioni sindacali devono velocemente adeguare ad ogni livello le proprie strutture ed i propri quadri ai nuovi compiti. La prima questione che si pone con forza è un massiccio decentramento territoriale del sindacato: se la contrattazione di secondo livello sarà il cuore del fare il sindacato nei prossimi anni a livello territoriale vanno concentrate risorse e quadri. La formazione sindacale dei nostri quadri sarà la preoccupazione prin-

cipale delle nostre strutture dai delegati aziendali ai responsabili territoriali ad ogni livello dovranno essere formati ai nuovi compiti sapendo che l’accordo sulla rappresentanza farà giustizia di tutti quei sindacatini che dichiarano il falso sui loro reali iscritti, ma ci obbliga a conquistare i lavoratori alle nostre idee con un lavoro costante per risolvere i loro problemi. Nella nostra conferenza di Telese vi sarà una tavola rotonda su Federalismo e Contrattazione a cui parteciperanno tra gli altri il nuovo ministro del welfare Maurizio Sacconi, il ministro del passato governo Cesare Damiano, la nuova responsabile del Mezzogiorno di Confindustria Cristiana Coppola, la segretaria della Uil della Campania Anna Rea, ed il segretario generale della Uil Luigi Angeletti. Una conferenza d’organizzazione piena di temi importanti che farà sempre di più crescere la nostra Uil per porla nelle condizioni di difendere sempre meglio i lavoratori ed i pensionati campani. Fulvio Bartolo Segretario organizzativo Uil Campania


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«I servizi ai lavoratori: valore aggiunto per il sindacato»

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’Ital, il patronato della Uil, è da sempre in campo per coadiuvare l’azione sindacale in unbito della prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e per la valutazione del danno conseguente a infortuni ed a malattia professionale. Tra le iniziative congiunte, di rilievo è stato il ciclo di seminari formativi che l’Ital ha messo in campo insieme alle Categorie Uil sulla campagna “Previeni oggi i possibili problemi di domani”. Di questi seminari già due sono stati svolti a Napoli: il primo con la Feneal a novembre scorso, il secondo con la Uilm ai primi di aprile. Il valore di questi incontri è immenso: l’informazione, biunivoca, che ne deriva è estremamente utile. I nostri delegati e le nostre RSA ritornano nei luoghi di lavoro consapevoli che tanto si può fare per migliorare le condizioni di lavoro e per prevenire patologie invalidanti, noi dell’Ital ritorniamo ai nostri uffici con una approfondita conoscenza dei rischi reali presenti nei luoghi di lavoro e nella consapevolezza che tanto rimane da fare per garantire una maggior sicurezza. Intanto una migliore conoscenza del settore ci aiuta anche a fornire

una migliore tutela per garantire l’esercizio del diritto al riconoscimento del danno e dell’azione risarcitoria conseguente. Gli uffici dell’Ital, quindi, come momento di certezza per la corretta informazione e per la tutela dei diritti dei lavoratori. Questo è anche il motivo per cui l’Ital e la Uil di Napoli e della Campania hanno inteso proporre uno sforzo organizzativo tale da garantire una diffusione quasi capillare degli uffici su tutto il territorio regionale e provinciale di Napoli. Quasi 100 gli uffici nella regione, tra sedi ufficiali e sedi di recapito; 23 gli uffici nella provincia di Napoli, e altri 23 i recapiti, per assicurare un contatto diretto e continuo con i singoli lavoratori per qualunque loro esigenza o bisogno in termini di sicurezza, di previdenza, di contribuzione e di welfare più in generale. Un approdo di certezza in un mare di regole che cambiano in continuazione. Non ultima ad esempio la complessa modifica in merito alle pensioni. Dal gennaio di quest’anno sono cambiate alcune regole per andare in pensione, sia quella di anzianità che quella di vecchiaia. Sono state introdotte nuove finestre di accesso al pensionamento di vec-

chiaia, fermo restando però i requisiti per l’accensione del diritto, sono stati modificati i requisiti per la pensione di anzianità con l’introduzione di scalini e quote. Ci sono nuove regole più favorevoli sulla totalizzazione dei contributi, facilitazioni per il riscatto della laurea - anche per i neolaureati non ancora occupati -, bonus per i lavoratori addetti a lavorazioni definite usuranti e tante ulteriori novità che lasciano interdetto e spesso senza certezze il lavoratorecittadino. Non è facile esercitare i propri diritti senza una adeguata informazione. I nostri uffici ed i nostri operatori sono a completa disposizione dei lavoratori e dei cittadini. Pasquale Scuotto Responsabile regionale Ital Uil

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ENZA R E F N L II CO IONE UI V E ZAZ CIAL SPE RGANIZ DI O

«Il buon lavoro della Feneal Uil di Napoli»

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obbiamo usare il tempo come uno strumento, non come una poltrona”, così, parafrasando Kennedy, chiudevo l’intervento all’ultimo congresso della nostra federazione napoletana. Consapevole del fatto che, prima di essere, bisognava fare, cioè, saper rispondere degnamente, ancora una volta, con una più moderna strategia, alle nuove esigenze ed alle nuove sfide cui eravamo chiamati. Oggi possiamo affermare che il tempo lo abbiamo speso nella giusta direzione, coerenti con la nostra storia ed i nostri valori, l’autonomia e l’umiltà, stando in mezzo alla gente, senza differenze, con pari di-

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gnità, ascoltando le loro ragioni e registrando i loro bisogni. Possiamo sentirci soddisfatti, noi della feneal di Napoli. Un gruppo dirigente solido e solidale, che ha saputo coniugare, senza sconquasso alcuno, la storia con il presente, garantendo, così, anche il necessario turn-over per rappresentare, al meglio, il prossimo futuro. Riformare nella tradizione, sembra uno slogan, invece sono i fatti che hanno caratterizzato il nostro modo di essere in questi anni, dove l’interagire dentro una rete di rappresentanza reale, la comunicazione e l’informazione, hanno determinato gli effetti di una vera democrazia partecipata. Questo ci ha consentito, con la no-

stra viva passione, senza fatica, di essere sempre pronti. Per questo trovano giustificazione anche i numeri. Un livello di rappresentatività, in tutti i luoghi di lavoro, nei cantieri edili come negli impianti fissi, in perfetta linea con gli obiettivi nazionali. Un ottimo risultato, che ci rende felici, ma non appagati. Una tappa, importante, di un lungo percorso e non un punto di arrivo. Un percorso lungo il quale continuerà la nostra azione per consolidare ed accrescere il nostro consenso, convinti per quanto abbiamo già fatto ed orgogliosi di essere come siamo, una grande federazione in una grande e stupenda città. Napoli, una grande metropoli, con la sua storia ed i suoi luoghi ameni, due fonti di vera ricchezza. Una città, dai mille volti positivi, ma anche con le sue tante contraddizioni, nella quale, purtroppo, si attraversa un altro momento difficile che sapremo superare, anche stavolta, stando tutti assieme, a cominciare da noi napoletani. Possiamo farlo. Noi ce la faremo. Andrea Lanzetta Segretario organizzativo Feneal Uil Napoli


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«Sciopero in Irpinia un grande successo»

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a stagione per il rinnovo dei contratti nazionali di categoria del settore delle costruzioni e le iniziative di mobilitazione dei vari comparti hanno registrato una grande adesione dei lavoratori alle manifestazioni promosse dalle organizzazioni sindacali di categoria Fenal, Filca e Fillea. Ad Avellino città ed in tutta la provincia i lavoratori dei cantieri edili più significativi hanno aderito allo sciopero per il rinnovo del contratto dell’edilizia ed hanno partecipato in massa all’iniziativa di protesta presso la sede dell’Associazione dei costruttori. Forte è stata la condivisione sulle proposte qualificanti della piattaforma contrattuale ed anche la necessità di rivendicare concrete aperture della controparte sui punti di maggiore controversia quali la “carenza malattia”, la regolamentazione vincolante per i contratti “part-time” e il “salario”. Lo sciopero degli edili è perfettamente riuscito, fermi i maggiori cantieri della città capoluogo, dal tunnel al corso Vittorio Emanuele, dal Mercatone al Parco Kennedy, dalla Città Ospedaliera alla bretella della variante ovest; tutti hanno aderito all’astensione dal lavoro e molti hanno partecipato all’iniziativa presso la sede dell’Ance. Nel comparto del Legno Industria, di buona presenza produttiva nella provincia con la Novolegno del Gruppo Fantoni e di importanti stabilimenti nelle aree industriali dell’Alta Irpinia (ex Tecnopannell a Calabritto) è stata importante la

partecipazione dei lavoratori alle assemblee di fabbrica per l’illustrazione dello stato delle trattative con la Federlegno e sulle prospettive di rinnovo del contratto nazionale. Affrontati nelle assemblee i temi di maggiore rilevanza normativa proposti nella piattaforma rivendicativa, dal lavoro a turni fino alle tipologie contrattuali di impiego dei lavoratori, dalla riduzione d’orario al tempo parziale, dai congedi al salario; i lavoratori hanno espresso l’immediata volontà e disponibilità ad aderire ad eventuali iniziative di mobilitazione e di lotta proclamate dalle federazioni nazionali. In tale ottica è significativo ribadire che, nel caso non si addivenisse ad una positiva conclusione del negoziato, il comparto Legno della provincia di Avellino sarà pronto per l’iniziativa di lotta e di mobilitazione prevista per giugno. Nel comparto dei Laterizi e Manufatti si è registrata la vera sorpresa di queste settimane di impegno contrattuale; lo sciopero del 5 maggio ha registrato l’adesione totale dei lavoratori dei principali stabilimenti irpini (Prefabi di Montefredane, Ilas Alveolater di San Martino Valle Caudina, Laterificio Irpino e Fornace Silma di Calitri) e la condivisione dei punti di attacco della piattaforma contrattuale. L’interruzione delle trattative al tavolo nazionale per divergenze significative sull’inquadramento professionale, sulla previdenza complementare, sul part-time e sulla flessibilità, sul salario e sugli scatti di anzia-

dalla sede - avellino

nità, ha incrociato la testimonianza dei lavoratori e l’insoddisfazione generalizzata per i riflessi negativi della crisi economica dell’intero settore delle costruzioni. Questo ultimo mese di impegno della nostra Federazione di categoria sulle tematiche contrattuali si chiude con un bilancio positivo, l’adesione dei lavoratori alle varie iniziative è stata di grande partecipazione, a testimonianza delle sensibilità ancora presenti nel mondo del lavoro ed anche delle difficoltà economiche per la continua erosione del potere d’acquisto dei salari. E’ da sottolineare anche la buona salute del sindacato di categoria in Irpinia che raccoglie i frutti di una campagna continua e senza sosta sui temi dell’occupazione e della precarietà, della sicurezza e del salario. Le vertenze contrattuali nazionali sono stati un banco di prova per Feneal, Filca e Fillea per la tenuta unitaria e per il grado di reale rappresentatività nelle realtà produttive della provincia. Il risultato è stato di piena eccellenza e determina un ulteriore stimolo a continuare sulla strada della concertazione e della condivisione delle proposte a sostegno degli interessi dei lavoratori del settore delle costruzioni. Franco De Feo Segretario Feneal Uil Avellino job - feneal uil campania / giugno 2008

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“6 SICURO”: progetto per la cultura del buon lavoro

dalla sede - salerno

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d eccezione di eventi casuali un infortunio sul lavoro rappresenta la spia di una carenza tecnica, ambientale, formativa e/o organizzativa del sistema sicurezza e soprattutto della mancanza di un’etica comportamentale. avevamo da tempo analizzato i motivi che portano il nostro paese ad avere dei numeri di caduti pari ad una guerra, e già nel ‘96 iniziammo ad introdurre in tutti i nostri atti l’argomento sicurezza, dandogli centralità. Avanzammo proposte, portammo avanti iniziative e nel 1998 impostammo una campagna informativa sulla mancata sicurezza nei cantieri, nel 2005 un primo spot di denuncia, mentre nel 2007, presso la Camera dei deputati, la Edilsicura presentò altri due spot. Da allora, insieme alla Uil e all’Erfap Campana, abbiamo iniziato una vera e propria controffensiva mediatica e culturale: siamo convinti che tutto ciò

non basti; e così, abbiamo gettato le basi per nuove iniziative mediatiche che ribaltano la concezione della denuncia fine a se stessa, siamo convinti che parlare solo di sicurezza non basti, è necessario andare oltre diffondendo la cultura del buon lavoro, dell’etica, del rispetto per le regole e norme contrattuali e per la difesa del territorio. Crediamo che sia indispensabile andare in questa direzione se vogliamo contrastare i fenomeni degenerativi insiti nel mondo del lavoro, bisogna invertire la tendenza volta al fatalismo che non ci porta a nessuna conclusione, dunque iniziamo a parlare e a discutere di un lavoro etico credibile che cerchi di coinvolgere, con strumenti essenziali, lavoratori e cittadini, operatori del settore e gli organismi preposti al controllo del territorio per una magg i o r e consapevolezza dei propri diritti/doveri.

«Gli infortuni sono spesso causati da carenze tecniche e degenerazioni ambientali»

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Quello della formazione/informazione è un ruolo cruciale e strategico per la promozione del cambiamento dei comportamenti individuali e collettivi, in funzione di una superiore qualità del lavoro e della stessa opera che si realizza. E’ su queste basi, con un approfondito percorso formativo ed informativo, che il progetto “6 Sicuro” rappresenta un elemento di novità e di sostegno determinante per migliorare la filiera del lavoro in tutte le sue fasi. Al termine del progetto verranno realizzati un corto e alcuni spot promozionali. Per adesso abbiamo ottenuto numerosi ed autorevoli patrocini, mentre siamo in attesa di ricevere quello del Presidente della Repubblica. Luigi Ciancio Segretario Feneal Uil Salerno


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«Bonificare l’ambiente per puntare sul turismo nell’Alto Casertano»

dalla sede - caserta

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ell’ambito di sfide complesse poste da uno scenario nel quale l’integrazione dei mercati definisce contesti competitivi sempre più fluidi nei quali la maggior contendibilità dei vantaggi comparati di cui gode un sistema produttivo locale è controbilanciata dalla aumentata velocità con cui si creano nuove opportunità di sviluppo, occorre favorire un percorso attraverso cui affermare con forza un’inversione di tendenza che permetta al territorio di competere con successo nello scenario nazionale, europeo e globale. Questo salto di qualità richiede però l’adozione di una visione dello sviluppo più strategica e maggiormente focalizzata su obiettivi strutturali e su priorità di intervento. La sfida della crescita del territorio riteniamo che debba passare per un quadro coerente di azioni di politica economica focalizzata su un’idea di fondo attorno cui costruire una strategia da attuare per i prossimi anni.Grosse opportunità di sviluppo possono essere offerte da un miglioramento dalla mobilità di merci e persone. Pensiamo ad esempio ad un potenziamento delle infrastrutture territoriali, come ad esempio il raddoppio dell’asse viario dell’Appia, che siano in grado di migliorare l’accessibilità del territorio. C’è bisogno di creare una reale attrattività del territorio,

delle sue risorse naturali e culturali, nella qualità del proprio tessuto urbano e sociale, attraverso un completamento di un modello di crescita che sia quindi in grado, oltre che di supportare i processi di mobilità e scambio, di far diventare il sistema locale e le sue produzioni tipiche punti di attenzione significativi per flussi turistici e di domanda a qualsiasi livello. Inoltre, riteniamo che sul fronte della riqualificazione ambientale gli ambiti d’in-

tervento devono convergere su due principale aree: da un lato bisogna contrastare fenomeni di deterioramento del patrimonio ambientale e paesaggistico e realizzare opere di bonifica capaci di alleviare i danni arrecati al territorio nel corso degli anni e dall’altro è necessario definire una progettazione ecosostenibile. Le

azioni da mettere in campo devono essere finalizzate alla riduzione del grado di inquinamento dei terreni, delle risorse idriche fluviali e alla bonifica delle aree danneggiate da attività estrattive avviate senza adeguate valutazioni di impatto ambientale. L’adesione a principi di progettazione ecosostenibile deve guidare la programmazione di interventi infrastrutturali che si integrino con le esigenze di tutela e salvaguardia del patrimonio ambientale. I parchi, ad esempio, sono un’importante risorsa per l’espansione del turismo locale, così come dimostra l’attenzione ad essi dedicata nella progettazione territoriale in atto. Questi costituiscono, infatti, il motore per lo sviluppo di un turismo ambientale volto alla riqualificazione e allo sviluppo dell’entroterra casertano. Essi rappresentano un’opportunità per favorire la creazione di nuove realtà imprenditoriali e per il rilancio di quelle esistenti in territori spesso caratterizzati da un’emigrazione delle risorse giovanili per mancanza di opportunità professionali. Lo sviluppo di un sistema turistico basato sulle risorse ambientali deve divenire, quindi, un’opportunità di rilancio e di diversificazione delle attività produttive. Tommaso Di Marco Segretario Feneal Uil Caserta

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Sicurezza, la riforma a rischio...riforma

il colloquio

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ppena firmata dal Presidente della Repubblica, la legge 123, meglio conosciuta come Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, è già sotto minaccia di revisione. Eppure avevamo espresso il nostro vivo apprezzamento per come il suo definitivo varo fosse diventato un obiettivo comune delle forze politiche, nonostante stessero in campagna elettorale, soprattutto in conseguenza dei tanti drammatici incidenti accaduti in tutta Italia nei luoghi di lavoro. L’ipotesi di una così repentina trasformazione della legge è merito dei “vincitori” delle recenti elezioni, che subito si sono resi sensibili alle ragioni degli imprenditori di Confindustria a rendere più blanda la disciplina delle sanzioni a carico delle aziende, in caso di inadempienze. Franco Gullo, segretario nazionale responsabile delle politiche della sicurezza sociale, cosa si sta già manovrando sul Testo unico sulla sicurezza? «Al governo Prodi va dato atto che, seppur dimissionario, ha approvato con il D.g.s. n° 81, più comunemente conosciuto come Testo Unico, la legge su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. L’iter, che ha preparato l’approvazione della legge, è stato 30

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caratterizzato dal metodo concertativo che per quanto ci riguarda condividiamo ed apprezziamo. Questa metodologia ha favorito la ricerca di testi concordati e condivisi fin quando le associazioni datoriali si sono dissociate sul sistema delle sanzioni ritenendolo troppo oneroso, forse nella speranza non dichiarata che a causa della crisi di governo ancora una volta si sarebbe sprecata l’opportunità di approvare una legge che si aspettava da oltre trenta anni. Il nostro principio rimane quello del rispetto delle regole: chi non le rispetta deve pagare, e questo aiuta soprattutto l’imprenditoria sana che soffre la concorrenza sleale». Intanto, anche se il tempo di vigenza del Testo unico è ancora così breve, è possibile formulare già delle valutazioni, circa la sua attuazione? «Per l’attuazione efficace della legge deve cambiare la mentalità di tutti, ed è necessario pensare alla sua attuazione dinamica come adempimento reale e non virtuale. Il cambiamento che si richiede è notevole e per questo è indispensabile la diffusione della cultura della prevenzione, non sarà un percorso breve o facile ma noi abbiamo il dovere di provare a realizzare l'obiettivo. L’obiettivo è talmente impegnativo che sembra un sogno, ma il sogno può diventare realtà se tutti i soggetti contribuiranno al cambiamento, ciascuno per la propria parte e in autonomia di funzione, nella consapevolezza. che il lavoro di squadra è più efficace per cambiare le cose». Nella versione definitiva del Testo unico abbiamo conseguito, come settore edile, un risultato molto positivo riferito

all’intero recupero della efficacia del Durc in qualsiasi tipologia del lavoro edile, quindi anche privato. «Il Consiglio dei Ministri aveva preso un grosso abbaglio e in un colpo solo riprometteva anni di lavoro. L’intervento delle Parti sociali, però, è stato tempestivo, opportuno ed efficace, ed ha permesso, grazie anche alla disponibilità del Ministero a riconoscere il proprio errore, di ripristinare il testo iniziale. In tutti i convegni sulla sicurezza, che in questi anni si sono celebrati ovunque in quantità gigantesca, a merito di tutti i relativi promotori, sono stati specificati in tutte possibili sfaccettature, i valori della cultura della sicurezza, della formazione e dell’informazione sulla sicurezza, della prevenzione degli incidenti, attraverso il buon funzionamento degli Enti preposti, tra cui i nostri Cpt». Il Testo unico affida un ruolo fondamentale ad un nuovo organismo che è il Coordinamento regionale. Prevedi un buon lavoro sinergico dei soggetti o un appesantimento burocratico? «Sono per natura fiducioso e penso che il coordinamento regionale previsto possa svolgere una grande funzione. Naturalmente sono gli uomini a fare le cose e quindi si può presumere che ci saranno dei coordinamenti d’eccellenza e altri un po’ meno, in relazione alle sensibilità soggettive ma soprattutto a quelle politiche. Il nostro sistema dei Cpt ha voce in capitolo però, e qualora qualche realtà si dovesse appesantire e burocratizzare, sentiamoci coinvolti e corresponsabili, facciamo la nostra parte stanandoli e stimoliamoli».


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Lavoro part-time, un boom “sospetto” L

a trattativa per il rinnovo del Contratto degli edili dell’Industria ha evidenziato un problema relativamente nuovo, riferito all’uso smisurato del rapporto di lavoro part-time, difficilmente concepibile in edilizia e chiaramente conseguente all’introduzione del Durc, il documento unico di regolarità contributiva. È evidente che il processo di emersione delle imprese irregolari che esso ha innescato e l’acquisizione dei diritti fondamentali dei lavoratori loro dipendenti, è, a nostro avviso, frenato proprio dall’introduzione così massiccia di questa particolare forma di lavoro. Massimo Trinci, segretario nazionale responsabile della contrattazione del comparto edile, con quali connotazioni si è presentato al tavolo contrattuale il problema del part-time? «Il fenomeno del part-time in edilizia è relativamente nuovo. Possiamo affermare che fino al 2001 questa tipologia di rapporto era pressoché inesistente nel nostro settore o ridotta alla sola sfera impiegatizia. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Feneal-Cresme, “Aree Metropolitane”, la comparsa del part-time tra le figure operaie comincia a profilarsi tra il 2002 e il 2003, in particolare in alcune realtà come Firenze e Roma, in corrispondenza dell’introduzione della legge Bossi-Fini che spinge alla regolarizzazione del lavoro nero. La vera esplosione del fenomeno, però, avviene dal 2005. Prima come effetto dell’obbligo delle tre certificazioni di regolarità contributiva nei lavori privati, Inps, Inail e Casse Edile, e poi nel 2006 con l’entrata in vigore del Durc. A Roma, caso emblematico, si passa da 8.876 lavoratori part-time nel 2006 a 17.308 nel 2007, un in-

cremento del 95,0%, mentre a Napoli l’incremento è del 142,9% e i lavoratori assunti con modalità part-time passano da 1.572 a 3.819. Dai dati si deduce chiaramente che questa tipologia di rapporto, del tutto impropria in edilizia, ha costituito e costituisce un modo per aggirare i processi di regolarizzazione sollecitati dalle nuove norme introdotte per combattere il lavoro irregolare e favorire la sicurezza sul lavoro. Il part-time, in realtà, non è tanto una forma di lavoro, quanto una forma retributiva che serve a mascherare un’evasione contributiva. I lavoratori continuano a lavorare a tempo pieno mentre i loro contributi vengono pagati a metà». Quali resistenze sono emerse nella trattativa da parte dell’Associazione dei costruttori? E come hanno motivato questo uso improprio del tempo parziale in edilizia? «C’è da dire che nessuno degli imprenditori dell’Associazione Nazionale Costruttori ha giustificato un utilizzo del part-time così massiccio in edilizia, condividendo formalmente l’analisi fatta dal sindacato. Quando, però, si è trattato di rispondere alle nostre proposte l’Ance ha mantenuto posizioni generiche, non vincolanti e incapaci di arginare il ricorso abnorme a questo strumento, volendo garantire la possibilità alle imprese, e non tanto ai lavoratori, di utilizzare, anche se in maniera ridotta, questo strumento». Quali sono, invece, le proposte che il sindacato ha presentato per regolamentare questa anomalia? «Il sindacato nelle sue proposte ha teso a limitare l’utilizzo del part-time nel settore edile affinché si ricorra ad esso solamente per rispondere a reali esigenze del lavoratore.

rinnovi contrattuaii: EDILI

Noi prevediamo tale modalità di contratto per il settore impiegatizio, dove particolari categorie di lavoratori come i giovani e le donne, necessitano di una tale tipologia, o anche a livello operaio qualora vi siano particolari necessità del singolo lavoratore. Ma resta comunque il fatto che in quest’ultimo caso, l’uso del part-time ha solo un valore di eccezionalità. Il sindacato ha contrastato il ricorso a questa tipologia di contratto, che per molte imprese è finalizzato all’evasione contributiva e allo sfruttamento dei lavoratori, ponendo una serie di limiti al suo utilizzo attraverso disincentivi economici che rendano la prestazione part-time più svantaggiosa rispetto alla normale prestazione e limitando l’utilizzo delle clausole flessibili ed elastiche». Come evolverà la questione? «Sarà certamente determinante il modo in cui si chiuderà questo rinnovo contrattuale. Ma è chiaro che, pur riuscendo a limitare l’utilizzo del part-time tra le figure operaie nel nostro settore, avremo sempre una parte degli imprenditori che continuerà a ricercare nuovi sistemi per evadere o pagare meno contributi sul lavoro, servendosi di consulenti del lavoro che spesso sarebbe meglio chiamare “consulenti al lavoro nero”. Resta, quindi, fermo l’impegno del sindacato a vigilare e combattere ogni tentativo teso a minacciare le tutele». job - feneal uil campania / giugno 2008 31


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rinnovi contrattuali: LEGNO

Lo scontro con Federlegno «Sono troppo centralisti»

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’ordine del giorno che l’assemblea dei quadri e dei delegati del settore legno ha votato a Milano - lo scorso 18 aprile - ha espresso tutta la preoccupazione del sindacato di categoria per come è diventato aspro il rapporto con Federlegno per quanto riguarda il rinnovo del contratto scaduto nel dicembre del 2007. Eppure, il settore presenta un ciclo economico e produttivo tra i più positivi sia per le esportazioni che per il mercato interno. Abbiamo cercato di capirci di più. Fabrizio Pascucci, segretario nazionale responsabile del settore legno, a quale particolare interesse politico corrisponde la rigidità di Federlegno? «L’interesse politico più evidente della controparte sta essenzialmente nel mancato riconoscimento come interlocutrici delle RSU e soprattutto nel persistere della mancata contrattazione di secondo livello, che nel nostro settore, è circoscritta al 10 per cento delle imprese ed al 30 per cento degli addetti». Quello del legno è uno dei settori che ancora sono privati del secondo livello di contrattazione, che, come ben sanno gli altri lavoratori delle costruzioni, risolve in ambito territoriale gli “aggiusta32

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menti economici e normativi” rilevati in ogni specifica area. Cosa prevedi che succederà, nel prosieguo della trattativa? «Come evidenziato precedentemente tra noi del sindacato si scontrano diverse ed a volte divergenti posizioni politiche sul tema dell’effettiva esigibilità del secondo livello di contrattazione. Per noi il metodo ideale sarebbe quello del decentramento di alcune flessibilità e di alcuni aspetti della gestione a livello decentrato e gestione delle questioni più generali a livello territoriale. Questo si scontra con una politica centralista della Federlegno e di conservazione da parte della Fillea Cgil». Nella categoria è molto sentito il disagio derivato dall’eccessivo orario di lavoro e dal ciclo lavorativo regolato a turni. Le posizioni, al tavolo contrattuale, sono molto distanti. Perché? «Le flessibilità, appunto, secondo noi vanno gestite e contrattate a livello aziendale e ove non ci fossero

le RSU, le organizzazioni sindacali territoriali, questo si scontra con la visione di Federlegno di svuotare il secondo livello di contrattazione». La consistenza dei salari, per adeguarli veramente al costo della vita, è uno dei problemi prioritari ed urgenti che il sindacato confederale deve affrontare. Come è impostato nella trattativa per il rinnovo contrattuale del settore legno? «Per la verità, sono sei mesi che trattiamo proprio un pesante adeguamento dei salari cercando - almeno per quanto ci riguarda - di applicare le nuove regole della contrattazione portando a tre anni la parte economica e la parte normativa. Tra le altre innovazioni, riempire il secondo livello con una effettività contrattuale che porti territorio per territorio la contrattazione possibile lasciando quindi al territorio la relativa responsabilità che per noi significa anche rappresentatività troppo bassa per poter contrattare in questo importante settore».


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rinnovi contrattuali: LAPIDEI

Nel nuovo contratto lapidei 103 EURO E LA “SUPER C”

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opo quello del settore Cemento, lo scorso 17 aprile è stato rinnovato anche il contratto nazionale Lapidei. Le federazioni nazionali del sindacato di categoria ed anche la nostra delegazione al tavolo contrattuale hanno espresso un giudizio positivo per l’esito delle trattative, dovuto al sostanziale ottenimento di quanto richiesto nella piattaforma presentata alla controparte. Armando Dagna, segretario nazionale responsabile del settore Cemento e Lapidei, quali sono i numeri e le caratteristiche del settore dei Lapidei? «Il settore dei lapidei occupa nel nostro paese circa 60mila addetti di cui 30mila nel settore industriale. È un settore caratterizzato da una presenza molto diffusa sul territorio e contemporaneamente è radicato in alcuni distretti di tradizionale produzione, come quelli delle Alpi Apuane, di Tivoli, di Verona, del Foggiano. Innovazione e tradizione si fondono per una produzione di alta qualità che contribuisce con le esportazioni, pari a 2 miliardi di euro, all’affermazione del made in Italy». Quali sono stati i risultati più rimarchevoli ed interessanti in que-

sto rinnovo contrattuale? «L’aumento salariale indubbiamente rappresenta il punto principale, 103 euro in tre tranches insieme con un adeguamento dei valori degli scatti di anzianità. Ma l’aspetto forse più rilevante è legato all’inquadramento professionale: dopo tre rinnovi finalmente si è riusciti ad introdurre una nuova categoria per gli operai più professionalizzati la “C Super” e ottenuto che le figure produttive inquadrate nella categoria “F” siano oggi collocate alla “D”. Inoltre si sono ottenute migliorie consistenti sul versante dei diritti individuali come l’aumento del periodo comporto e del pagamento per le malattie gravi, l’indennità al 100% della maternità e l’affermazione che il contratto a tempo indeterminato è il contratto standard del settore». È un settore che si apre con piena convinzione alle opportunità offerte dalla bilateralità. Ce ne descrivi le caratteristiche? «Con questo contratto si dà con-

creto avvio al Comitato Paritetico Nazionale (CPN) che sarà finanziato e dovrà occuparsi delle politiche del settore in particolare delle problematiche della sicurezza, della formazione professionale, delle dinam i c h e occupazionali, del monitoraggio dell’evoluzione delle professionalità. Il CPN dovrà poi dettare le linee guida per l’attuazione della Responsabilità Sociale delle Imprese (RSI) riguardo all’impatto sull’ambiente, il territorio e sull’utilizzo delle risorse umane». Quale ruolo alla formazione professionale dei suoi addetti? «La formazione ha un ruolo rilevante e particolare accento è stato posto sia per la formazione ad iniziativa aziendale sia per quella a domanda individuale. Il CPN avrà un ruolo importante per la definizione delle linee guida e per la predisposizione di progetti che valorizzino le risorse umane all’interno delle aziende e prevengano l’obsolescenza delle professionalità».

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l’intervista

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il cantautore

«Ricomincio da 30 e dal S. Paolo per rilanciare la mia Napoli»

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on è un’operazione nostalgia ma un atto d’amore per Napoli e la sua gente». Queste le prime parole di un Pino Daniele in versione “ritorno al futuro” in occasione della presentazione alla stampa del suo nuovo cd antologico che riunisce per l’occasione i suoi storici musicisti. Disco di platino in prenotazione, “Ricomincio da 30” pubblicato e distribuito da Sony Bmg è un triplo album nel quale sono racchiusi i momenti più belli e significativi della carriera del cantautore partenopeo. Nato da un’idea dello stesso Daniele e del suo manager, Pino Torpedine, e prodotto dallo stesso cantante con Humberto Gatica, “Ricomincio da 30” mette in scaletta 41 brani d’epoca (la metà riarrangiati e gli altri in versione originale) oltre a quattro inediti (la splendida “Anema e core”, “L’ironia di sempre”, “Acqua e rose” e “O Munn” va inserito nella colonna sonora del film di Francesco Martinetti, “La seconda volta non si scorda mai”). Ma il raffinato nuovo lavoro di Daniele (tra le special ci sono Al Di Meola, Chick Corea, Wayne Shorter, Giorgia, Noa, Irene Grandi, Mick 34 job - feneal uil campania / giugno 2008

Goodrick, Peter Erskine Trio, Mike Mainieri, Alphonso Johnson e Rita Marcotulli) offre l’irripetibile occasione di riunire sul palco nel “Vaimo’ live 2008” (si parte l’8 luglio dal San Paolo di Napoli, mentre appena tre giorni dopo l’appuntamento per i tutti i fans romani è all’Ippodromo delle Capannelle) la magica superband del 1981. Ecco così, come proposto in un meraviglioso assaggio al The Place, Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni, James Senese al sax, Rino Zurzolo al basso e Joe Amoruso alle tastiere in quello che è annunciato come il principale evento musicale dell’estate 2008. «Volevo dare un messaggio positivo all’Italia e al mondo - dice Daniele - oggi che tutti gli occhi sono puntati su Napoli in modo così negativo. Non è vero che la città è abbandonata a se stessa, anche lì c’è gente che si alza alle 6 di mattina per andare a lavorare; camorra e spazzatura sono solo una faccia della medaglia». Pino, da sempre restio ai monologhi (“nei miei pezzi scrivo sempre meno parole”)

confida di credere ancora nei sogni e regala ricette di disciplina artistica. «Bisogna amare la musica e viverla, io ne ho fatto la mia ragione di vita insieme con la famiglia. Fare musica per me significa entrare in un’altra dimensione - racconta - ma ci vogliono soprattutto costanza e allenamento nello studio degli strumenti». Il bluesman partenopeo ascolta «di tutto, dalla


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il cantautore

classica al jazz anche se i miei preferiti restano Miles Davis e Carlos Santana». Ma l’attesa è tutta per questa grande reunion con i vecchi amici di Napoli Centrale. «In realtà, si doveva fare prima, ma ci sono stati sempre problemi organizzativi che me lo hanno impedito confessa Daniele - mancava quel vento di passione che ho finalmente risentito grazie all’incontro coi miei vecchi amici

musicisti. Non vogliamo dimostrare come siamo bravi ma soltanto sensibilizzare con la nostra musica». E sulla momentanea crisi dell’industria discografica, ecco il pensiero, molto chiaro e secco, di Daniele: «Sono i supporti in crisi, non la musica. Il mercato deve adeguarsi per poter investire su nuovi talenti. Oggi funzionano e vendono solo i grandi e per i giovani è quasi impossibile poter emergere». Infine, un ricordo particolarmente sentito dell’amico Massimo Troisi, scomparso esattamente 14 anni fa, al quale il triplo cd è dedicato: «Non ho mai voluto pubblicizzare il mio affetto per lui, sono un tipo geloso dei sentimenti ma adesso ho capito che la mia amicizia con lui andava oltre il lato umano. La verità è che per me Massimo era fondamentale anche artisticamente e dopo la sua scomparsa ho perso veramente tanto - si confessa il cantautore Insieme a lui mi sentivo forte e in grado di combattere contro chiunque per le nostre idee facendo opinione».

l’intervista

LA C UR I OS I TA’ N

el c mag oncerto g d Case io al Pa el 24 lam rta, agg r es o Jova iò Pino omaggi notti ha di o D a anie una le c d “sto ella sue antand rich o canz e” Il pu bbli : “Terra oni co h app mia re a ”. Non zzato l a cit è da azio es c l n e. u Jova dere ch e nott assi i vog s lia al “c tere once d el r ton San Pao e” lo.

Stanislao Nocera

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l’intervista

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l’atleta

«Porterò a Pechino la rabbia di periferia»

D

i lui si ricorda soprattutto un’immagine, quella delle lacrime sul podio di Sidney dove conquistò la Medaglia d’Oro olimpica. Per Pino Maddaloni è stato il momento più bello della carriera, quello che in un attimo ha ripagato lui e la famiglia dei tanti sacrifici fatti. Lacrime di gioia, lacrime di commozione, ma anche lacrime di rabbia. La rabbia di chi viene da un quartiere degradato e, nonostante tutto, ce l’ha fatta. Napoletano di Miano, è reduce dalla Medaglia di Bronzo agli Europei di Lisbona; una piccola soddisfazione per lui che ha assaporato l’Oro olimpico e che era già salito sul podio più alto nel 1998 a Oviedo e nel 1999 a Bratislava. In realtà, Pino ha vinto quasi tutto quello che c’era da vincere a livello europeo e mondiale, passando per i Giochi del Mediterraneo e il campionato militare del 2005. Ma è proprio l’oro più importante quello che cercherà di riconquistare in estate a Pe-

chi è

Pino Maddaloni

chino.Alla base dei suoi successi ci sono l’impegno e il sacrificio, ma soprattutto c’è la famiglia. Nel suo sito internet (www.pinomaddaloni.it) il 70% delle foto pubblicate lo ritrae in compagnia del fratello Marco e della sorella Laura, altri due campioncini “sfornati” qualche anno più tardi sotto l’occhio attento del papà Giovanni, loro maestro, e di mamma Caterina. Pino Maddaloni potrebbe essere una perfetta icona, uno di quei personaggi da utilizzare come “esempio positivo” per campagne di qualche tipo. Ma lui non è il tipo che si fa utilizzare e tanto meno strumentalizzare. Perché i successi, le soddisfazioni e gli impegni sportivi non hanno cancellato la rabbia di chi viene dai luoghi simboli del degrado. “Dalle Vele all’oro olimpico”, sembra uno slogan quasi perfetto. Venire da un quartiere difficilissimo ti ha paradossalmente aiutato: devi moltissimo alla tua famiglia?

«Alla famiglia devo tanto, a mio padre che ama molto questa zona di Napoli così degradata. Anche se poi in realtà tutti parlano di Scampia e nessuno conosce la vera realtà di questa periferia. Qualche vantaggio l’ho avuto, come la capacità di non avvilirmi e la voglia di emergenza attraverso quella rabbia che ti porti dentro quando cresci qui. Ma ci sono anche tanti svantaggi: viviamo in un ambiente che difficilmente porta a relazionarci con persone che possono darci una mano; magari se vieni da un club di Posillipo puoi contare sulle grandi professionalità e pure sugli sponsor. Però un ragazzo di periferia ha un carattere difficile da trovare in altri». Eppure nella tua zona volevano costruire il nuovo stadio del calcio...

Napoletano della periferia nord, 32 anni da compiere il 10 luglio, Pino Maddaloni ha cominciato a “masticare” judo poco dopo aver imparato a camminare. A 3 anni, grazie ai preziosi insegnamenti del padre, impara i fondamentali. A 12 anni vince la prima medaglia importante ai Giochi della Gioventù. Nel 2000 conquista l’Oro olimpico a Sidney. Dopo aver saltato le Olimpiadi di Atene del 2004 a causa di un infortunio, farà parte della spedizione azzurra a Pechino. Il padre Giovanni continua a gestire lo “Star Judo club” nel cuore del quartiere Scampia. 36 job - feneal uil campania / giugno 2008


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l’atleta «Ma chi ci ha mai creduto? Io certamente no! La politica non mi sembra neanche in grado di aiutare quelle poche strutture che ci sono e che le istituzioni sono riuscite a realizzare. La nostra palestra è un miracolo vivente, funziona perché c’è mio padre che riesce ad organizzare la manutenzione e perché rientra nel percorso “Palestre aperte”, altrimenti sarebbe un giocattolo senza pile. Consentiamo ai giovani di questo quartiere di fare sport gratuitamente; a Scampia le famiglie pensano solo a mandare i figli a scuola e a farli mangiare, il resto è un costo che non possono permettersi». Non sei molto ottimista sul futuro del tuo quartiere. «Sono nato qui e ho vissuto per 15 anni nelle famose “Vele”. La mia impressione è che questa zona sia stata scelta per essere così com’è. Non c’è interesse a far cambiare faccia alla nostra periferia. Se qualcuno davvero lo volesse, sarebbe possibile. Invece l’impressione è che ci prendano in giro: qui non avevamo bisogno di una villa comunale che sembra diventata il rifugio di tanti tossici disperati; ci vorrebbero cose che potrebbero davvero migliorare la vivibilità». Da napoletano ti senti discriminato quando vai fuori? «Tutti i napoletani devono vincere i pregiudizi quando si muovono per l’Italia, figurarsi poi se uno dice che viene da Scampia. Poi dopo questa storia dell’immondizia ci prendono in giro ancora di più. Io vedo un mondo che migliora, che progredisce, mentre vedo un Sud che va sempre peggio perché tutto quel che di buono c’era è scomparso: i giovani artigiani erano sottopagati ma imparavano un mestiere, ora nessuno vuole più tentare questa strada e vediamo aprirsi grandi

centri commerciali; gli studenti non trovano lavoro e se ne vanno al Nord o all’estero dove però incontrano altre difficoltà». A fine luglio si parte per l’operazione Pechino: dopo aver saltato Atene 2004 hai più fame di vittoria? «E’ certamente un motivo in più». Ma anche quest’anno, la tua marcia di avvicinamento all'Olimpiade è stata funestata da qualche incidente. «Sì, soprattutto il 2007 è stato un anno difficile. Prima l’infortunio alla spalla e poi l’operazione al menisco di dicembre mi hanno un po’ frenato. Il judo è uno sport particolare in cui devi essere al meglio perché c’è un contatto corpo a corpo, è diverso da altre discipline come il nuoto oppure l’atletica leggera». A proposito, a Barcellona ‘92 scoppiò una polemica tra calciatori e pallanuotisti.

l’intervista

«Non mi permetterei mai di giudicare. E comunque non la metto sul piano degli allenamenti o dei guadagni. Dopo Sidney dissi di essere invidioso del pubblico e delle attenzioni di altre discipline. Sono cose che aiutano nei momenti difficili, quando si rischia di mollare tutto. Non seguo tanto il calcio, ma sono convinto che a volte il Napoli giochi in dodici; in realtà c’è pure il tredicesimo in campo, i media. E’ bello essere riconosciuti, così come è molto utile ricevere critiche». E se tu non fossi riuscito a sfondare nello sport cosa avresti fatto? «Ce l’avrei fatta comunque. Sono un po’ presuntuoso, perciò sono convinto che sarei riuscito a fare qualcosa di buono, qualsiasi cosa. Il tempo e l’impegno premiano sempre, di questo sono sicuro. Forse avrei studiato, chissà...» Dario De Simone

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l’intervento

«Con il Cpo diamo dignità ai precari»

I

l Cpo nasce nel 1996 da una felice intuizione della Uil, che ben prima della discussione e della successiva approvazione della Legge 196/97, il cosiddetto “pacchetto Treu” (che legittima e regolamenta il lavoro atipico), prendeva coscienza di una realtà che era sotto gli occhi di tutti ma a cui nessuno prima di essa era in grado di rispondere né in termini di diritti, né in termini di tutele di questi nuovi lavoratori. E l’acronimo della nostra organizzazione esemplifica al meglio sia il nostro fine ideale, sia il nostro tipo di azione pratica; Cpo, infatti, sta per Coordinamento per l’occupazione stabile e con diritti e tutele per tutti, nessuno escluso. Il Cpo tenta di realizzare al meglio quella che è la missione della Uil di essere il sindacato dei cittadini che, portato alle estreme conseguenze, vuol significare quello di essere non solo, come purtroppo si sente ancora in molte assise sindacali, il sindacato dei lavoratori dipendenti, ma dare cittadinanza e dignità di lavoratori a quelli, come i somministrati (ex interinali) e i parasubordinati, che più di altri hanno bisogno di tutela e rappresentanza. L’azione del Cpo è stata fin dagli albori improntata a rimediare a quella grave asimmetria che si è generata nel mercato del lavoro italiano, dove al bisogno di flessibilità da parte delle imprese, l’ordinamento giuridico del 38 job - feneal uil campania / giugno 2008

nostro paese ha risposto con la creazione di numerosi strumenti contrattuali che, a volte in maniera corretta (interinale) altre in maniera surrettizia (lavoro dipendente mascherato da parasubordinato), hanno assecondato questa esigenza senza però - e questo è il vero j’accuse che muoviamo - mettere in campo quegli strumenti di un moderno welfare che leniscono le criticità endemiche di queste tipologie contrattuali, che rappresentano l’incertezza economica presente e futura e spesso l’assenza dei più fondamentali diritti. Notevoli sono state nel corso di questi anni le conquiste sociali che anche grazie al Cpo hanno avviato un riequilibrio di diritti, tutele e rappresentanza di questi lavoratori rispetto ai lavoratori dipendenti. Per citare qualche esempio non si può non accennare al contratto collettivo dei lavoratori temporanei, di cui il Cpo è firmatario ed in questi giorni ci vede impegnati nel suo rinnovo, che integra rispetto alla parità di trattamento degli interinali rispetto ai lavoratori dipendenti ulteriori tutele economiche e normative tagliate sulle specificità del contratto di lavoro in somministrazione. Grande successo fu nel 2003 quando a Napoli presso le Poste Italiane organizzammo unitariamente le prime elezioni Rsu di interinali in Italia, strumento fondamentale di democrazia partecipativa

dei lavoratori per interpretare le istanze specifiche di questo settore. Importante, poi, è stato il contributo del Cpo nel corso degli anni attraverso i numerosi accordi aziendali sia per gli interinali che per i parasubordinati dove, trasversalmente ai vari settori merceologici, si sono guadagnati nuovi e numerosi diritti fondamentali. Ultimi, ma solo in ordine di tempo, sono gli accordi di stabilizzazione dei co.co.co. nella pubblica amministrazione e dei lavoratori a progetto dei call center dove, andando ben oltre il dettato normativo, abbiamo conquistato la certezza di un lavoro stabile ed il non secondario valore di una retribuzione certa insieme al classico corredo di diritti e tutele fondamentali per più di 1.500 giovani che ne erano privi. Dal 4 marzo il Cpo è diventata Unione Nazionale di Categoria. E’ il progetto della Uil che scommette su un modello di rappresentanza e di azione concreta che solo attraverso l’imprescindibile sostegno delle altre categorie sindacali potrà accogliere la richiesta di aiuto ed il grido di dolore di una generazione di giovani lavoratori che, come la storia degli ultimi sessant’anni insegna, ha bisogno del sindacato, ha bisogno della Uil. Luciano Calemme Segretario Generale Uil Cpo Campania


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IL MOSTRO MITE - RAFFAELE SIMONE Il punto di partenza è la drammatica crisi

(forse di morte e trasfigurazione) in cui la sinistra si dibatte ovunque agli inizi

del XXI secolo. La spiegazione che offre Raffaele Simone non

è solo di natura politica. Per-

ché non basta ricordare (come molti hanno fatto) la

sequela di tragici errori o di incredi-

bili leggerezze in cui la storia degli ideali di

sinistra ha spesso finito per incagliarsi. È necessa-

ria invece una prospettiva diversa, che si apra sul fondale

della cultura di massa su cui si è costruita la modernità. La società globalizzata è dominata da un modello di cultura affabile, avvol-

gente, consumista, indifferente all’altruismo, dominato dal vedere e dalla distanza dagli oggetti. È «il Mostro Mite», la faccia sorri-

dente, e tuttavia sinistra e prepotente, della Neodestra. L’imporsi di questo modello ha scompaginato alla base gli «ideali della sini-

stra» e ha distolto la gran massa dei suoi sostenitori naturali.

tempo libero

GOODBYE LOGO - NEIL BOORMAN

Volete sapere perché indossate i jeans Levi’s? Oppure qual è il significato sociale di una polo Lacoste? O magari scoprire che l’ultimo modello di scarpe Adidas vi rende addirittura sexy? Neil Boorman, giornalista e pubblicitario pentito, svela con taglio ironico ma profondo cosa si cela dietro i meccanismi dei marchi, dei loghi appunto, di cui riesce a liberarsi con un falò catartico. La domanda su cui ruota questo simpatico libro è: possiamo vivere riducendo consapevolmente i nostri bisogni di beni di consumo? La libertà di consumo, è il messaggio che Boorman invia a chi crede (o finge di credere) che un determinato capo di abbigliamento ci renda più felici, è consumare solo quando è necessario. Facile a parole? Forse. Non fosse altro perché c’è la pubblicità (3mila al giorno) penetra nella nostra vita per indurci ad avere desideri spesso inutili. “Goodbye logo” può aiutare ad evitarlo.

QUANDO SI AMA, NON SCENDE MAI LA NOTTE - GUILLAUME MUSSO Se avete amato Guillame Musso sin dal suo primo romanzo, il suo ultimo lavoro non vi

deluderà. “Quando si ama non scende mai la notte” non è semplicemente un titolo ad effetto per attirare i lettori. È molto di più. È una piccola luce che vi accompagnerà lungo la

vostra lettura e che illuminerà la speranza vostra e dei protagonisti di non vedere consumata quell’orribile tragedia che, purtroppo, non accade solo nei romanzi: perdere un fi-

glio. La brillante vita dello psicologo Mark Hathaway e di sua moglie, la violinista Nicole, viene sconvolta dall’improvvisa scomparsa della loro piccola Layla in un centro commerciale di Los Angeles. Il dolore spinge Mark ad abbandonare Nicole e la sua vita lus-

suosa, per scendere nei bassifondi di New York e vivere come un barbone. Cinque anni dopo la scomparsa della loro bambina, Mark e Nicole si rincontrano e vengono

sconvolti da una notizia scioccante: Layla è stata ritrovata nello stesso luogo da cui era scomparsa. Così Mark parte per raggiungere la figlia a Los Angeles in un cre-

scendo di emozioni, ansie e sensi di colpa, fino alla gioia finale nel rivederla e riabbracciarla. Ma a bordo del volo per New York, le storie di Mark e Layla si

L I B R I

incrociano con quelle di Evie e Alyson: la prima sconvolta da un lutto straziante, la se-

conda tormentata da una colpa inconfessabile. Ben presto, si renderanno conto che le loro vite sono legate da un unico filo e, forse, dal medesimo destino.

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tempo libero

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dischi PER BREVITA’ CHIAMATO ARTISTA

“Un disco dove si racconta qualcosa, ci sono dentro dei pezzi di vita, ma anche delle visioni e delle pre- visioni. Lo potrei definire un’autobiografia fantastica”. È così che Francesco de Gregori parla del suo ultimo disco “Per brevità chiamato artista”, in vendita dal 23 maggio. L’ album, dalle sonorità più pacate e lente, pensato più per un pubblico da piccolo club piuttosto che per uno da stadio, comprende 11 tracce, di cui una, “L’angelo di Lyon”, non scritta da lui, bensì dal fratello, in arte Luigi Grechi. Ed è questa forse, A detta del cantatutore romano, l’unica canzone veramente “d’amore” di tutto il disco.

f i l

L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA

m

Cartagena, Colombia. L'addetto ai telegrammi, Florentino Ariza, è follemente innamorato della bella Fermina, figlia del commerciante di muli, Lorenzo Daza. Per conquistarla, Florentino scrive per lei versi e lettere così appassionati che Fermina arriva a ricambiare il suo amore. I due si frequentano di nascosto e si giurano amore eterno, ma il padre della ragazza ha in mente per lei un matrimonio di alto rango e allontana la figlia dalla città. Passano gli anni e Fermina, nonostante il carattere indipendente, ha accettato di sposare una delle figure più importanti di Cartagena, il dottor Juvenal Urbino, che ha studiato in Europa e che grazie alle sue esperienze e alle sue capacità ha debellato il colera dilagante nel paese. Quando Florentino e Fermina si rincontrano, lui è diventato un ricco commerciante con tante esperienze alle spalle ma che non ha mai smesso di amare la donna della sua vita e spera ancora di poterla avere un giorno.

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LE DIMENSIONI DEL MIO CAOS CAPAREZZA

Le dimensioni del mio caos” è il titolo del nuovo album di Caparezza uscito ad aprile in tutti i negozi di dischi e in digitale. Il disco, definito da Caparezza “il primo fonoromanzo nella storia della musica italiana", trae ispirazione da un racconto presente nel suo primo libro dal titolo “Saghe Mentali”. L’album, diviso in 14 audiocapitoli, racconta le avventure di Caparezza e di due personaggi singolari: Ilaria Condizionata, una giovane hippie sessantottina alle prese con il mondo d’oggi, e il muratore Luigi delle Bicocche. I brani sono raccordati l’uno all’altro da momenti recitati, affidati a doppiatori professionisti (tra cui riconoscerete le voci di Anthony Hopkins, Nicolas Cage e Clint Eastwood) e vari personaggi tra cui iettatori, speaker tv e lo stesso Caparezza.

IO SONO LEGGENDA New York, 2012. Un virus ha ucciso tutti gli uomini e li ha trasformati in vampiri. La città è deserta, e l'unico sopravvissuto è il Dottor Robert Neville (Will Smith),che scopre di essere rimasto l'unico superstite della città di New York se non, addirittura, di tutto il pianeta Terra. Tre anni dopo il disastro, Neville tenta ancora di capire per quale ragione lui sia rimasto immune al virus e cerca disperatamente un contatto con altri sopravvissuti. Si muove alla luce del giorno con il suo cane lupo, in attesa della notte, in cui i vampiri escono dalla penombra, attaccando tutto ciò che incontrano. Provate a immedesimarvi.


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hi tech

Arriva Morph, il cellulare braccialetto P

er ora è un prototipo il primo cellulare "transformer" dell'azienda finlandese. E' basato sulle nanotecnologie e potrà cambiare forma e dimensioni. Se manterrà le promesse dei primi modelli "concept", il Morph farà sentire più vecchio di 100 anni chi usa il cellulare già da un po'. Non è solo una questione estetica: il Morph, o almeno l'idea che se ne ha, è un incrocio di nanotecnologie, design e materiali autopulenti. Un apparecchio in grado di adattarsi al corpo del proprio utente senza farsi praticamente sentire e pulirsi da solo

quando il display o i tasti sono sporchi. Cose che mandano in pensione tutto quanto visto finora. Sviluppato da una della maggiori aziende del settore in collaborazione con l'Università di Cambridge, il Morph vive più nel campo del probabile che del possibile. Non appena il progresso e i costi di produzione di un apparecchio del genere assumeranno cifre digeribili all'industria. Morph infatti più che un nuovo telefono è una rivo-

luzione progettuale del concetto di "personal device" perché è studiato per cambiare forma a seconda delle esigenze dell'utente. Può diventare un bracciale, un pendaglio, allungarsi e in generale assumere forme diverse da quella iniziale. Su youtube, trovate le prime possibili applicazioni.


attualità

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notizie utili per i lavoratori CONDONO EDILIZIO A NAPOLI

ABOLIZIONE DELL’ICI SULLA PRIMA CASA

Nel Consiglio dei ministri svoltosi a Napoli, il governo ha abolito l’Ici sulla prima casa. L’azzeramento dell’imposta comunale sugli immobili è operativo dal primo acconto di giugno, e riguarderà anche le pertinenze, dal garage, alla cantina e fino alla soffitta. Restano fuori, invece, ville, castelli e abitazioni di lusso. Per chi ha già versato l’imposta, sono stati individuati meccanismi di compensazione: verranno, cioè, rimborsate le quote pagate. L’azzeramento dell’Ici sarà finanziata con la corrispondente riduzione di voci di incremento di spesa discrezionale della spesa pubblica. Nel mirino del ministro dell’Economia Giulio Tremonti ci sono gli incrementi di spesa contenuti nel decreto milleproroghe e nella Finanziaria per il 2008. L’abitazione principale deve coincidere con la residenza anagrafica.

RINEGOZIAZIONE DEI MUTUI

Le banche offriranno ai propri clienti la possibilità di rinegoziare i mutui sulla prima casa a tasso variabile accesi prima del 2007. Le rate residue verranno ricalcolate sulla base dei tassi medi del 2006, nettamente inferiori a quelle attuali, e mantenute fisse fino alla scadenza. L’accordo – secondo le banche - prevede che la differenza rispetto all’importo attuale delle rate dei mutui venga addebitata su un conto del cliente al quale si applicherà un tasso Irs a 10 anni maggiorato di uno spread dello 0,50 per cento. I

Entro il termine perentorio del 30 giugno 2008, è possibile presentare richiesta di condono ediliizio per chi risiede a Napoli: i richiedenti devono presentare i modelli di autocertificazione ed autodichiarazione. Presso l’Ufficio Condono Edilizio, in via Commissario Ammaturo (ex via Botteghelle) lotto 11c, torre B, A Ponticelli, sono pronti per il rilascio oltre quattromila permessi di costruire in sanatoria, in attuazione della procedura semplificata ai sensi della delibera di Giunta comunale n. 4981/06. I cittadini interessati possono contattare il call center al numero 081-7953902, per informazioni sullo stato della propria richiesta, dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 16. La delibera del 21 novembre 2006 – fa sapere il Comune – “persegue l’obiettivo della legalità e della certezza dei rapporti giuridici, sia sotto il profilo dell'individuazione degli immobili suscettibili di sanatoria, che sotto il profilo dell'adempimento dell’obbligo di definire in tempi ragionevoli le procedure”. Fondamento giuridico delle procedure è il Dpr n. 445 del 2000 recante disposizioni in materia di semplificazione, che consente di auto dichiarare ed auto certificare, sotto propria responsabilità penale, dati e notizie in proprio possesso, ferma rimanendo la obbligatorietà di controlli da parte dell'Amministrazione circa la veridicità delle dichiarazioni prodotte. clienti potranno chiedere alle banche la rinegoziazione entro il prossimo 31 dicembre. Nelle prossime settimane, però, la normativa sarà spiegata nei dettagli dal governo. Ma già adesso si può dire che diminuisce la rata, ma si allunga la scadenza.

PILLOLE DI SAGGEZZA NAPOLETANA:

A gghiuorno se vedono ‘e mmacchie (Di giorno si vedono le macchie. - Prima o poi si scoprono le colpe) 42

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Il costo della benzina aumenta: ma che cos’è l’ACCISA? e quanto vale un BARILE?

consigli fiscali

PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STUDI

FENEAL UIL CAMPANIA

ACCISA

Il termine deriva dal latino accisia (imposta) derivato di accidere “tagliare”. Oggi è di attualità, in presenza del continuo aumento della benzina. Per accisa si intende una imposta sulla fabbricazione e sul consumo. E’ un tributo indiretto che colpisce singole produzioni e singoli consumi. Le accise più importanti sono quelle relative a prodotti energetici, all’energia elettrica, gli alcolici e ai tabacchi. L’accisa è una imposta che grava sulla quantità dei beni prodotti, a differenza dell’Iva che incide sul valore. E a differenza dell’Iva che è espressa in percentuale del valore prodotto, l’accisa si esprime in termini di aliquote che sono rapportate all’unità di misura del prodotto. Nel caso dei prodotti energetici si hanno aliquote rapportate al litro come nel caso della benzina e del gasolio, oppure al chilo come ad esempio sugli oli combustibili e del Gpl. Nel caso degli

spiriti, l’aliquota fiscale è rapportata al litro anidro, cioè all’unità di volume al netto dell’acqua. Ad esempio, una bottiglia da un litro di grappa a 40° contiene 1x40:100=0,4 litri anidri, mentre il litro totale di prodotto viene detto litro idrato. Nel caso dei gas, come ad esempio il metano, l’aliquota è rapportata al metro cubo. Sull’energia elettrica il rapporto è effettuato sui chilowattori. L’accisa concorre a formare il valore dei prodotti, ciò vuol dire che l’Iva sui prodotti soggetti ad accisa grava anche sulla stessa accisa. Le accise sui carburanti. In Italia sull’acquisto dei carburanti gravano un insieme di accise, istituite nel corso degli anni allo scopo di finanziare diverse emergenze. Alcune di esse, però, risultano talmente anacronistiche (la più vecchia prevede il finanziamento della guerra di Abissinia del 1935). L’elenco completo comprende le seguenti accise: 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935; 14 lire per la crisi di Suez del 1956; 10 lire per il disastro del Vajont del 1963; 10 lire per l’alluvione di Firenze del 1966; 10 lire per il terremoto del Belice del 1968; 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976; 75 lire per il terremoto dell’Irpinia del 1980; 205 lire per la missione in Libano del 1983; 22 lire per la missione in Bosnia del 1996; 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri 2004.

BARILE

Ogni giono i giornali riportano il termine barile con riferimento al prezzo del petrolio. Il barile (bbl) è un’unità di misura di volume tradizionalmente utilizzata per la misura degli idrocarburi liquidi. E’ un retaggio degli inizi dell’industria petrolifera quando i liquidi estratti dai pozzi venivano raccolti in barili di legno per essere trasportati al luogo di vendita o di raffinazione del petrolio utilizzando carri, ferrovie e navi. Questa unità entrò in uso nei primi campi petroliferi della Pennsylvania. L’unità di misura in barili rimase in vigore anche successivamente all’introduzione di sistemi di trasporto più efficienti come gli oleodotti e le petroliere ed è ancora oggi correntemente utilizzata (il prezzo del petrolio viene indicato in dollari per barile e non metri cubi o litri). Un barile corrisponde a 42 galloni Usa ovvero a 158,987294928 litri. Prima dell’adozione del sistema decimale il barile era usato nelle varie città per misurare liquidi, principalmente l’olio e il vino, Il valore variava notevolmente tra le città e nella stessa città secondo il liquido misurato. Ad esempio a Firenze un barile di vino era pari a 45,58 litri, mentre un barile di olio valeva 33,43 litri. A Genova 79,50 litri per vino e 65,48 per l’olio. job - feneal uil campania /giugno 2008 43


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la gita

Città della Magna Grecia, i cui ruderi formano uno dei principali parchi archeologici d’Europa, riconosciuto nel 1988 tra i patrimoni dell’umanità dall’Unesco. La località in questione è Paestum, situata nella piana del Sele, vicino al litorale, nel Golfo di Salerno. La città fu fondata intorno all’inizio del VII secolo a.C. da coloni Greci provenienti da Sybaris con il nome di Poseidonia. La sua enorme ricchezza è documentata dalla costruzione avvenuta tra il VI e il V secolo a.C. di grandi templi le cui rovine si sono ben conservate fino ai giorni nostri. In seguito all’inva44 job - feneal uil campania / giugno 2008

sione dei Sibariti, alcuni “esuli pestani” si rifugiarono nell’entroterra dando vita all’insediamento di Controne. Nel 400 a.C. i Lucani, popolo italico di ceppo Sbellico, conquistarono la città e le diedero il nome di Paistom. Nel 273 a.C. divenne colonia romana di diritto latino con il nome di Paestum dopo che la città aveva parteggiato per Pirro, nella guerra contro Roma agli inizi del III secolo a.C. Particolarmente importanti sono i tre grandi templi, due di ordine dorico, e uno di ordine dorico e ionico, che costituiscono alcuni dei migliori esemplari di questi stili. Il più antico

tempio di Hera, la cosiddetta “Basilica” (ca. 540 a.C.) era uno dei grandi templi greci costruito in pietra. Il Tempio di Atena (ca. 500 a.C.), in precedenza noto come tempio Cerere, è il più piccolo, ma più equilibrato nelle forme. Il Tempio detto di Poseidone, ma in realtà anche questo dedicato a Hera, mostra le forme mature del tempio di Zeus di Olimpia: l’Heraion alla foce del Sele, antico santuario extramurario dedicato alla dea Hera. Da un decennio è anche sede della Borsa del Turismo Archeologico, manifestazione di interesse internazionale.


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Procida Isola di Procida. Per parlarne non possiamo non citare “L’isola di Arturo” di Elsa Morante che testualmente scriveva “Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei di essere uno scorfano, che è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua”. La denominazione dell’isola deriva dal nome di epoca romana Prochyta, ma recenti ritrovamenti archeologici sulla vicina isola di Vivara fanno ritenere che Procida fosse già abitata intorno al XVI-XV secolo a.C. probabilmente da coloni Micenei. L’isola ha una superficie di 3,7 kmq con un perimetro di

circa 16 km. Il rilievo più elevato è rappresentato dalla collina di Terra Murata, sovrastata da un borgo fortificato di origine medievale. Tradizionalmente il centro abitato viene diviso in nove contrade, dette grancie: Terra murata (il borgo più antico), Corricella (caratteristico borgo di pescatori), Sent’cò con il porto commerciale di Marina Grande, San Leonardo, Santissima Annunziata (anche detta Madonna della Libera), Sant’Antuono, Sant’Antonio e Chiaolella (porto turistico). Procida fu già descritta, in epoca classica, tra gli altri da Giovenale, Stazio e Virgilio. Nella letteratura, Procida diviene la scena

della sesta novella della quinta giornata del Decamerone di Boccacio, in cui - sullo sfondo della guerra del Vespro - si narra l’amore di Gian da Procida, nipote di Giovanni da Proceda, per la giovane Restituta. Vicino a noi dobbiamo segnalare il romanzo Graziella di Alphonse de Lamartine, venuto a Procida nella prima metà del XIX secolo. Procida è stata protagonista anche al cinema nei film “Il Postino” con Massimo Troisi e “Il Talento di Mr. Ripley”, con Matt Damon. E’ stata anche sede, fino all’inizio degli anni ‘80, del carcere borbonico reso celebre da un film con Mario Merola.


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Piazza Mercato

crocevia della storia

P

iazza Mercato a Napoli è il luogo dove “si compra bene” dai grossisti, tutto di ottima qualità e a buon prezzo, anche se oggi molti di loro hanno trasferito la loro attività al CIS di Nola. Ma questa piazza ha una storia antichissima ed è stata teatro di avvenimenti che hanno segnato la città e l’Europa intera. Nasce all’epoca di Maometto quando dalla Palestina arrivarono a Napoli alcuni fraticelli carmelitani sfuggiti alle persecuzioni maomettane. Essi portarono una tavola dipinta, si diceva, da S. Luca in persona: la Madonna Bruna. Per esporla ai fedeli innalzarono una chiesetta: il primo nucleo della chiesa del Carmine. Intorno all’anno Mille arrivarono gli abitanti di Scala di Amalfi, scampati ai Saraceni, che crearono lì vicino la chiesetta di S.Maria la Scala. Contemporaneamente venne edificato l’Ospedale di S. Giovanni a Mare per curare i reduci delle Crociate, quelle guerre religiose volute dai Papi contro i maomettani. La 46 job - feneal uil campania / giugno 2008

piazza divenne la più importante della città quando il re Carlo d’Angiò nel 1200 vi trasferì tutti i commerci per cui si svilupparono rapidamente intorno i quartieri Porto e Pendino. L’avvenimento che la rese famosa in tutta Europa risale al 26 ottobre 1269: in questa data il francese Carlo d’Angiò fece decapitare in questa piazza un ragazzo di diciotto anni bello e biondo che era l’erede di Federico II l’imperatore tedesco fondatore della nostra università: si chiamava Corradino di Svevia. Sconfitto da Carlo in battaglia, il vincitore ne ordinò la decapitazione. La madre di Corradino, per ottenere il riscatto del figlio, venne dalla Germania a Napoli con un’enorme quantità di oro e pietre preziose ma non arrivò in tempo per salvarlo; allora donò il tesoro ai carmelitani e ordinò che con esso fosse costruita la Chiesa del Carmine dove venne sepolto il figlio: ancora oggi c’è il monumento e la lapide che ricordano l’ultimo erede di quegli imperatori te-

deschi che tanto fecero per il nostro Meridione. A richiedere le ossa di questo giovanissimo principe si presentò nel 1943 un reparto di SS per ordine di Hitler, ma i frati tacquero sul luogo esatto della sepoltura nonostante le minacce di rappresaglia. Piazza Mercato fu il teatro della rivolta contro il governo degli Spagnoli nel 1647, la rivolta di Masaniello, coraggioso popolano della zona che riuscì a diventare governatore di Napoli per breve tempo, avendo commesso degli errori fu abbandonato dal suo stesso popolo e ucciso: la sua testa fu esposta proprio nella piazza da cui era partita la rivolta che resta uno degli avvenimenti più importanti del secolo perché nessuno osava ribellarsi ai potentissimi Spagnoli Piazza Mercato era adibita alle esecuzioni di tutte le sentenze di morte emesse dal Tribunale e faceva da sfondo a questi macabri spettacoli che richiamavano una gran folla come per una festa.Trovarono lì la morte anche i


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rivoluzionari del 1799, eroi della libertà napoletana che avevano proclamato la Repubblica e nel loro breve governo avevano varato leggi pienamente democratiche. Oggi la piazza si riempie per la festa della Madonna del Carmine una delle più sentite occasioni di devozione del popolo napoletano, caratterizzata dall’incendio del Campanile ad opera di mastri pirotecnici che con la loro abilità lo avvolgono di fiamme e fumo, per poi farlo ricomparire intatto, insieme all’immagine della Madonna, quasi fosse un miracolo. L’odierna Piazza Mercato presenta al suo interno un orrendo grattacielo innalzato nel 1960, noto come “Palazzo Ottieri”, che ha sfregiato uno dei luoghi cittadini più antichi e ricchi di storia; i più noti ar-

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chitetti italiani ne hanno proposto addirittura l’abbattimento, sono stati elaborati progetti per rivalorizzare tutta la zona, ma finora non c’è stato nessun intervento concreto. La cronaca recente ha portato sui giornali la Chiesa del Carmine perché alcuni “senzatetto” l’hanno occupata rivendicando il diritto alla casa, impedendo le rituali funzioni ecclesiastiche: il problema è stato risolto dall’amministrazione comunale che ha trovato per loro una sistemazione, ma, purtroppo, sono state danneggiate alcune opere d’arte presenti nella chiesa; dobbiamo diventare tutti consapevoli che l’arte e la cultura della nostra città ci appartengono.

la nostra storia

Liliana Palermo

DG, Largo Mercato; a sinistra A.Ioli, Piazza Mercato


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NAPOLI,

CON IL SEGNO Il Consiglio dei ministri che si riunisce a Napoli. I registi Matteo Garrone e Paolo Sorrentino premiati al Festival del Cinema di Cannes, il Napoli calcio torna ai vecchi fasti. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, punto di riferimento di tutti gli schieramenti politici, di maggioranza e di opposizione. Napoli è presente in tutti e quattro i casi. Caratterizzata dal segno “più”, fortunatamente. Sì, Napoli e la Campania sono diventati il centro dell’attenzione politica e mediatica con una forza devastante pari, forse, solo al post-terremoto del 1980. La storia, si sa, è sempre la stessa: grandi talenti, enormi potenzialità, poco lavoro e molta criminalità. Sono ancora questi i codici con cui svelare al mondo la nostra terra? Se, ciclicamente, si accendono i riflettori su di noi, probabilmente sì. Se vogliamo mostrare un volto diverso, e sottolineo se vogliamo, dobbiamo darci una mossa. Dipende solo da noi. Dalla nostra coscienza critica, dal voler far pendere la bilancia dal segno “più”. (c.p.)

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PILLOLE DI SAGGEZZA NAPOLETANA:

‘A nave ‘e Francischiello: a prora se cumbatteva e a poppa nun se sapeva. (La nave di Francischiello: a prua si combatteva e a poppa non si sapeva. - Si dice di situazioni particolarmente confuse)


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INDENNITA DI VACANZA CONTRATTUALE EDILIZIA (DAL 1째 APRILE 2008)

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