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16-02-2009
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parte di Dio. Per il cristianesimo, il battezzato è salvato dalla morte eterna attraverso il sacrificio dell’«unico Figlio» sulla croce, come Isacco è stato risparmiato da Dio e sostituito con un ariete sull’altare sacrificale. Ma Gesù, novello Isacco, è stato davvero sacrificato per la salvezza del mondo. L’episodio indica anche che il sacrificio di figli, praticato nei culti cananei (Levitico 18,21), era proibito da Dio che, per contro, autorizzava i sacrifici di animali, essendo stato sostituito un ariete a Isacco. La morte di Cristo è il sacrificio della nuova alleanza che abolisce tutti i sacrifici. Il nuovo culto non ha bisogno dei sacrifici del Tempio, ormai superati dalla venuta del Messia, come Gesù dice alla Samaritana: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Giovanni 4,24). Quando Costantino prese il potere, motivato dalla fede cristiana, fece abolire i sacrifici nei culti romani. D’altra parte, sulla scorta di san Paolo, Abramo diviene figura tipo dell’uomo di fede, del credente che accorda a Dio un credito assoluto, culminante nella fede nella resurrezione. La lettera agli Ebrei dà questa interpretazione: «Per fede Abramo (...) offrì il suo unico figlio (...) Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo» (11,17-19), il simbolo di Cristo crocifisso e resuscitato. Alla molteplicità delle immagini fanno riscontro i numerosi testi patristici. «Abramo, il grande patriarca» dice Gregorio di Nazianzo, «fu giustificato dalla sua fede e offrì un sacrificio insolito, figura del grande sacrificio [quello di Cristo]»9. Secondo l’«economia del legno», cara a Ireneo come agli scrittori cristiani dei primi secoli, il legno del sacrificio che Isacco porta sulle spalle evocava la croce di Cristo. Anche il legno di rovi in cui era tenuto l’ariete, evocava il legno della croce. È quindi il sacrificio dell’ariete da parte di Abramo che, allo stesso modo del sacrificio dell’agnello pasquale, simboleggia il sacrificio di Gesù, che avviene nello stesso momento in cui, secondo Giovanni, nel Tempio si immolavano gli agnelli per la Pasqua. Clemente Alessandrino esprime bene l’interpretazione cristiana della scena biblica: «Isacco (...) è figura del Signore. Fanciullo perché figlio (era figlio di Abramo, come il Cristo è figlio di Dio), vittima come il Signore. Ma non fu sacrificato come il Signore; Isacco portò soltanto la legna del sacrificio, come il Signore il legno della croce. (...) ma col non essere stato immolato egli indica anche la divinità del Signore. Gesù infatti risuscitò dopo la sepoltura (...) come Isacco fu liberato dal sacrificio»10. Spiegheremo più avanti, nella trattazione dei simboli escatologici, il senso della fantasiosa espressione «seno di Abramo».
1. Il sacrificio di Isacco, sarcofago proveniente dalla necropoli Saint-Victor (particolare), V secolo, Musée historique de Marseille. 2. Vocazione di Mosè; Mosè e il roveto ardente; Mosè e il suo gregge, pannello del portale ligneo, basilica di S. Sabina, Roma.
IL CICLO DI MOSÈ Mosè è la figura centrale della tradizione ebraica per ragioni ben precise. È lui che ha guidato la liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto, forgiato la coscienza del popolo in quel crogiolo che fu la peregrinazione nel deserto per quarant’anni, e che lo ha condotto alla «Terra promessa» senza entrarvi. È lui 162
EPISODI DELL’ANTICO TESTAMENTO
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