Italia a Tavola 184 Luglio/Agosto 2010

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Cuochi aggiornamenti

Cavalieri della Cucina italiana Scibilia: No ai club esclusivi I

l 6 maggio scorso 11 cuochi italiani si sono riuniti alle Calandre di Rubano (Pd) per fondare ufficialmente i Cavalieri della Cucina italiana: Massimiliano Alajmo, Heinz Beck, Massimo Bottura, Moreno Cedroni, Enrico Cerea, Gennaro Esposito, Norbert Niederkofler, Giancarlo Perbellini, Niko Romito, Ciccio Sultano e Mauro Uliassi. L’idea di dare vita a questo gruppo coeso di professionisti, che si muove secondo un’unica linea guida, nasce

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opo qualche giorno di riflessione e dopo aver letto con un pizzico di meraviglia, che 11 grandi chef italiani hanno fondato un gruppo chiamandosi i Cavalieri della Cucina italiana ho deciso di scrivere, riflettendo ad alta voce. Cavalieri, quasi a indicare le battaglie, o forse uomini senza paura, che difendono le crociate, ma anche una idea che ho sottoposto al ministro Sandro Bondi, con cui collaboro per la salvaguardia della cultura della nostra Cucina, di istituire un Cavalierato per i nostri migliori cuochi, anche con lo spirito di premiare la nostra più fedele tradizione. Quello che mi meraviglia e mi sorprende è l’ennesimo tentativo dei nostri grandi cuochi di creare una sorta di club stellato della ristorazione italiana, lodevole intenzione, ma non ci sono già Le Soste e i Jre (Jeunes restaurateurs d’Europe)? Sembra quasi che ci sia un desiderio di dover e voler dimostrare che in fondo sono i migliori; sembra quasi che abbiano il desiderio di fare qualcosa al di fuori della grande famiglia della ristorazione; sembra quasi che

dall’esigenza di tutelare e sviluppare il mestiere del cuoco e l’immagine della cucina italiana. Matteo Scibilia, consigliere del ministero dei Beni culturali e patron dell’Osteria della Buona Condotta di Ornago (Mb) ha scritto una lettera aperta per contestare l’ennesimo tentativo dei nostri grandi cuochi di creare una sorta di club stellato, piuttosto che unirsi anche con i piccoli ristoratori in nome della Cucina italiana. B cod 16027

non abbiano la volontà di confrontarsi e dialogare con gli altri. Noi comuni ristoratori e cuochi che non andiamo sui palchi o in televisione a fare la star, noi comuni ristoratori che paghiamo nei congressi per assistere ai loro show, noi comuni ristoratori che compriamo i loro libri per scopiazzare le loro ricette, noi comuni cuochi che non firmiamo libri, cibi, bevande, patatine, ravioli, scatolette, noi comuni ristoratori che fatichiamo a fare solo i cuochi e ristoratori abbiamo colleghi, e scusate l’ardire, che da tempo ci dicono, con voi non c’entriamo niente. Infatti le prime 4 associazioni nazionali raccolgono appena 400 ristoranti, non sarebbe il caso invece di costruire una casa più grande? Forse potremmo contare di più. Non si riesce a capire che i grandi nomi devono trainare il settore, sarebbe come se nelle passerelle della moda sfilassero solo i grandi delle firme, o se in una squadra dopo una vittoria premiassero solo chi ha fatto goal, se non mi sbaglio premiano tutta la squadra. Ecco, a noi manca la squadra, che non può essere rappresentata solo da chi fa goal (tradotto solo da chi ha

stelle Michelin). In Italia la nostra categoria si è sempre contraddistinta per l’isolazionismo atavico, ma qualcosa è cambiato negli ultimi tempi. Piuttosto che nuove sigle, non era il caso che proprio i grandi tirassero le file dell’associazionismo esistente, che problema c’è a rappresentare, il Buon Ricordo, l’Orpi (Ordine ristoratori professionisti italiani), la Uir (Unione italiana ristoratori), i vari Consorzi nati da tempo, come quello delle Marche o quello recente lombardo, o i gruppi spontanei dell’Emilia Romagna, o addirittura misurarsi per il rilancio di sigle storiche come la Fic (Federazione italiana cuochi) o l’Apci (Associazione professionale cuochi italiani). Abbiamo ringraziato pubblicamente a Bergamo Lino Stoppani, per aver avuto il coraggio, riuscendo, di raccogliere decine e decine di cuochi nel tentativo, appunto di metterci assieme, e poi in sordina facciamo il contrario. Perché? Matteo Scibilia Consigliere del ministero dei Beni culturali

ItalIa a tavola · luglio/agosto 2010 63


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