I Semini 06: Dio con noi: L'Eucarestia

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Dio con noi conOSCERE l’eucarestia I SEMINI 06

Se sacrifichiamo tante cose per salvare la vita del corpo, che dopotutto dovrà morire, come non dobbiamo essere pronti a tutto sacrificare per salvare la vita dell’anima destinata a durare in eterno? E non deve l’uomo amare la propria anima più del suo corpo? Una sola cosa è necessaria, ascoltare la parola di Dio e viverla per salvare l’anima propria. È questa la parte migliore che non può essere tolta all’anima fedele». (R. Garrigou-Lagrange)

«La vita interiore del giusto che tende a Dio, e che già vive di Lui, è veramente l’unica cosa necessaria (Lc 10,42).

I SEMINI n. 06

È evidente che per essere un santo non è indispensabile aver ricevuto una cultura intellettuale, e spiegare una grande attività interiore; basta vivere profondamente di Dio. […] “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?” (Mt 16,26 CEI 1974).

“Il mondo potrebbe stare anche senza sole, ma non può stare senza la Santa Messa” Padre Pio

A tal proposito, basterebbe ricordare il celebre sogno di San Gio vanni Bosco delle due colonne in mare: egli raccontò di aver visto una grande e maestosa nave attaccata da ogni lato da navi nemiche, che cer cano di urtarla con rostri, di incendiarla e di arrecarle più danno possibile; a peggiorare la situazione, anche il vento le è contrario e le onde sembrano favorire i nemici. Tuttavia, “In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: Auxilium Chri1

1 SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO!

Il più grande dono che Dio ci abbia fatto è il dono di Dio-Figlio, la seconda Persona della Santissima Trinità, l’eterna Sapienza incarnata.

Non a caso, “tabernacolo” significa “tenda del Dio con noi”. Esso ri evoca la tenda nella quale, durante l’Esodo del popolo di Israele dall’Egitto, dimorava la Presenza di Dio, il luogo in cui si ritirava la nube di fuoco e luce che guidava gli israeliti, quando questi non erano in marcia. Questa tenda costituiva un santuario mobile, e “fino alla costruzio ne del tempio di Gerusalemme, era l’unico luogo di culto ufficialmente riconosciuto. Consisteva in un recinto rettangolare delimitato da ten daggi; al centro si trovava il tabernacolo propriamente detto, la tenda sacra, divisa da un velo in due parti: il ‘Santo’, in cui si trovavano la mensa dei pani di proposizione, il candelabro e l’altare dei profumi, e il ‘Santissimo’ o ‘Santo dei Santi’, che, contenendo l’arca dell’alleanza, era concepito come dimora di Dio” (Treccani). Allo stesso modo, il tabernacolo è la dimora di Dio tra gli uomini; il Santissimo Sacramento, in quanto presenza reale e viva di Gesù Cristo, nuova nube di fuoco e luce che ci guida nel nostro esodo terreno. Il sogno delle due colonne

L’Eucaristia è Gesù Cristo stesso, in Corpo, Sangue, Anima e Divi nità, sotto l’apparenza delle particole e del vino. Questo dono mirabile fu istituito da nostro Signore Gesù durante l’Ultima Cena. È davvero l’Emmanuele, il “Dio con noi”.

1) la Presenza Reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; la transustanziazione avviene al momento della Consacrazione; - tale presenza permane per circa 15 minuti nel fedele che si è comunicato-talepresenza permane nel tabernacolo, anche dopo la fine della Messa, per l’adorazione personale dei fedeli, per dispensare l’Eucaristia ai malati e ai moribondi, ecc. 2

Dopo continui attacchi e varie vicissitudini la grande nave, guidata da un nuovo Papa, arriva in mezzo alle due colonne e ad essa viene legata usando delle catene. “Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch’esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma”.

2 stianorum (Aiuto dei cristiani); sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’Ostia di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium” (Salute dei credenti). […] Avviene talvolta che, [la grande nave], percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano”.

Don Bosco conclude, riguardo tale sogno: “Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: Devozione a Maria Ss. e frequente Comunione”. IL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’ALTARE: CONCETTI FONDAMENTALI Nomi con cui viene indicato questo Sacramento: Eucarestia o Eucaristia, Santissimo Sacramento, Sacramento dell’Altare, Corpo e Sangue di Cristo, Ostia consacrata, Gesù Eucaristia, Santa Comunione.

La Santa Eucarestia è uno dei sette Sacramenti della Chiesa. Anzi, essa è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (C.V. II, Lumen gentium,11). “Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella Santissima Eucaristia è racchiuso tut to il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua”. (C.V. II, Presbyterorum ordinis, 51) [CCC 1324]. Essa è “la più grande di tutte le meraviglie operate da Cristo, il mirabile documento del suo Amore” (S. Tommaso d’Aquino). È il tesoro della Chiesa e sorgente di tutte le Vogliamograzie.adesso guardare il Santissimo Sacramento da vicino, di per Se Stesso: a) prima come Presenza Reale, b) poi come Santa Comunione. Infine su di esso in quanto offerto, o, in altre parole, c) nella Santa Messa.

3) La Santa Messa: - La Santa Messa è un sacrificio vero e proprio - Il Sacrificio della Messa e quello della Croce sono lo stesso sacrificio (il sacrificio è uno) - Il Sacrificio della Messa è l’oblazione perenne vivente nel Cuore di Cristo.-Gesù

2) La Santa Comunione: unione di Cristo e noi;

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4) I quattro fini del sacrificio eucaristico, al quale siamo chia mati a partecipare in virtù del nostro essere Corpo Mistico di Cristo, sono: adorazione, riparazione, supplica, ringraziamento.

Cristo è presente nella santa Messa come Sacerdote e Vittima sacrificale; l’altare del sacrificio è la Croce.

La presenza di Cristo nell’Eucaristia permane finché permangono le specie eucaristiche nell’organismo umano, cioè circa 15 minuti; per questo motivo è importante ricordare la necessità di trattenersi in ringraziamento, come atto d’ossequio e amore, dopo essersi comunicati. È da sottolineare che la Presenza reale di Cristo permane nelle particole anche dopo la Messa, quando esse vengono riposte nel tabernacolo.

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Al cuore della Santa Messa sta la Consacrazione o “Transustanzia zione”: Il sacerdote dice parole sul pane e sul vino che li trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, così che il nostro Signore Gesù 3

A) LA PRESENZA REALE “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui”

La dottrina della Presenza Reale è che nel Santissimo Sacramento nostro Signore Gesù Cristo è realmente presente, o più precisamente il Santissimo Sacramento è Gesù Cristo stesso sotto l’apparenza di pane e di vino. Questo è un dogma cattolico che, con gli altri dogmi sulla Santa Eucarestia, venne definito nel Concilio di Trento (1545-1563). I dogmi cattolici sono le verità che la Chiesa propone infallibilmente da credere come tali, e che costituiscono la fede. Il dogma della Presenza Reale viene definito con le parole seguenti: “Se qualcuno negasse che nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia è contenuto veramente, re almente, e sostanzialmente il Corpo e Sangue assieme all’Anima e alla Divinità di nostro Signore Gesù Cristo e dunque il Cristo totale, ma dicesse che esso è solo come segno, figura o virtù, sia anatema”. (Trento S. XIII Can. 1) Questo dogma della Chiesa si basa soprattutto su alcuni passi del Nuovo Testamento, tra cui il discorso del Signore sulla S. Eucarestia (Gv 6, 51-58) e una serie di passi sulla parole di Consacrazione ripor tate nei vangeli di San Matteo, San Marco, San Luca e nella prima Epistola di San Paolo ai Corinzi.

Transustanziazione

5 Cristo è reso presente realmente sull’Altare. Transustanziazione si gnifica “passaggio da una sostanza ad un’altra”. Questo dogma ci insegna che nella Ss. Eucaristia è realmente presente Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità sotto le specie (apparenze) di pane e vino.

“L’Epiclesi (“l’invocazione su -”) è l’intercessione con la quale il sa cerdote supplica il Padre di inviare lo Spirito Santificatore affinché le offerte diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e i fedeli, ricevendole, divengano esse pure un’offerta viva a Dio” (CCC 1105). Lo Spirito Santo attualizza il mistero di Cristo. Prima della Consacrazione ci sono il pane e il vino; dopo la Consacrazione c’è Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima, e Divinità. Il pane e il vino non esistono più, ma Gesù Cristo Solo, e del pane e vino resta soltanto l’apparenza. “Nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia è contenuto veramente, realmente, so stanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e quindi Cristo tutto intero” (CCC n. 1374). San Gregorio Nazianzeno (Ep. 161) dice che il sacerdote separa con taglio incruento il Corpo e il Sangue del Signore, usando la voce come una spada.Non è che Gesù Cristo esista “in” o “sotto” il pane (Lutero), che si chiama “Consustanziazione”. Non è che il pane sia simbolo di Gesù Cristo (Zwingli). Non è nemmeno che il pane sia una virtù di Gesù Cristo che ci dà una forza spirituale (Calvino). Ma il pane e il vino sono divenuti Gesù Cristo vivo e vero, Presenza Reale.

L’Eucaristia è il pane vivo disceso dal cielo «L’anima che tende alla perfezione cristiana deve vivere sempre più 4

B) LA SANTA COMUNIONE La Santa Comunione è un miracolo: la fusione del Corpo, Sangue, dell’Anima e Divinità di Gesù Cristo con noi. Il motivo di questa unione è l’amore di Gesù Cristo verso di noi, perché l’amore cerca l’unione.

6 dell’Eucaristia, non solo con l’assistere alla Santa Messa, ma ancora con la Comunione frequente ed anche quotidiana. […]

La ricezione dell’Eucaristia si chiama Comunione o unione intima del Cuore di Dio e del cuore dell’uomo, unione che nutre l’anima e la vivifica soprannaturalmente ognora più; in certo modo la deifica, au mentando in essa la grazia santificante, partecipazione della vita intima di Dio. “La mia carne è veramente cibo”. Ogni vita creata ha bisogno di essere alimentata. […] Per giungere alla vita eterna, l’uomo deve nutrirsi soprattutto di fede, di speranza e di amore. Il Salvatore gli offre però un altro cibo più divino: Egli offre se stesso come alimento delle anime nostre. Il Signore disse a Sant’Agostino: “Io sono l’alimento dei forti; cresci e mi mangerai. Tu però non mi cambierai in te stesso come il cibo del tuo corpo; tu invece sarai cambiato in me”. In questa comu nione, il Salvatore non fa alcun guadagno, ma è l’anima che riceve, che è vivificata, soprannaturalizzata; le virtù di Gesù Cristo passano in essa; l’anima è come incorporata in Lui, e diviene un membro più vivo del suo corpo mistico. Ma come può compiersi questa incorporazione, questa trasformazione? Soprattutto perché Gesù, presente nell’Eucaristia, porta l’anima ad un amore di Dio più puro e più forte. […]. San Tommaso d’Aquino esprime magistralmente questo mistero della Comunione: “O prodigio inaudito! L’uomo povero, schiavo, miserabile, mangia il suo Signore!».

Nostro Signore, per la salvezza di tutti in generale, non poteva dar se stesso più di quanto lo ha fatto sulla Croce, ed ora non può darsi a ciascuno di noi in particolare più di quanto lo fa nell’Eucaristia. Cono scendo i nostri più intimi bisogni spirituali volle dirci, promettendoci l’Eucaristia (Gv 6, 35;41;51). L’Eucaristia è quindi il più grande dei Sa cramenti perché non solo contiene la grazia, ma l’Autore stesso della grazia. È il Sacramento di amore, perché è il frutto dell’amore che si dona, ed ha per effetto principale l’accrescere in noi l’amore di Dio e delle anime in Dio.

È l’unione sublime della suprema ricchezza e della povertà. E dire che spesso l’abitudine, degenerando in uso, c’impedisce di porre attenzione allo splendore soprannaturale di questo dono infinito!” ».

“La S. Messa non è un nuovo sacrificio, ma è la presenza del sacrificio di Cristo: una nuova presenza del sacrificio redentore, una nuova presentazione, una ripresentazione del sacrificio del Calvario che diventa realtà del nostro tempo e della nostra vita. La S. Messa è il “sa cramento del sacrificio del Cristo”: ci sono miliardi di ostie consacrate, ma c’è un solo Corpo di Cristo. Ci sono milioni di S. Messe offerte attraverso i secoli, ma c’è un solo sacrificio di Cristo offerto sulla Cro ce. Tra il sacrificio del calvario e quello dell’altare c’è la differenza della visibilità: visibile sul Calvario, sacramentale (invisibile) nell’eucaristia”. (Leon — Dufour)

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1) La Santa Messa è un sacrificio vero e proprio Il Concilio di Trento insegna che la santa Messa è un sacrificio vero e proprio. Questo è un dogma di fede: “Se qualcuno dicesse che nella Messa non venga offerto a Dio un sacrificio vero e proprio, Sia Anatema” (Trento S. XXII Canone 1). Questo dogma si basa su diversi passi della Sacra Scrittura (tra i quali: Malachia 1,10; Luca 22, 19-20; )

C) IL SACRIFICIO DELLA SANTA MESSA

2) Il Sacrificio della Messa è identico al sacrificio della Croce La Santa Messa è dunque un sacrificio; ma cos’è questo sacrificio? Il Concilio di Trento insegna che il sacrificio di Cristo è UNICO: Cristo è morto una volta sola sulla Croce ma il suo sacrificio si ATTUALIZZA, è reso presente, nella Santa Messa. Questo è un ulteriore dogma della Fede che viene definito nel concilio con le parole seguenti:

“Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell’Eucarestia sono un unico sacrificio, si tratta di una sola e identica vittima e lo stesso Gesù lo offre ora per il ministero dei sacerdoti, Egli che un giorno offrì se stesso sulla Croce: diverso è solo il modo di offrirsi. In questo divino sacrificio, che si compie nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo che si offrì una volta sola in modo cruento sull’altare della Croce” (Trento S. XXII Cap. 2) (CCC 1367). 5

«L’eccellenza del sacrificio della Messa proviene, dice il Concilio di Trento, dall’essere in sostanza lo stesso sacrificio della Croce, poiché è lo stesso sacerdote che continua attualmente ad offrirsi per mezzo dei suoi ministri, è la stessa vittima, realmente presente sull’altare, che viene realmente offerta. Solo il modo di offrirla è diverso: mentre sulla Croce vi fu un’immolazione cruenta, nella Messa v’è una immolazione sacramentale per mezzo della separazione, non già fisica, ma sacramen tale del Corpo e del Sangue del Salvatore, in virtù della duplice consacrazione. In tal modo il Sangue di Gesù, senza essere sparso fisicamen te, lo è però sacramentalmente. Questa immolazione sacramentale, è un segno dell’oblazione interiore di Gesù, alla quale dobbiamo unirci ed è pure il memoriale dell’immolazione cruenta del Calvario.

L’oblazione perennemente vivente nel cuore di Cristo

Non possiamo progredire nella vita interiore senza penetrare ogni giorno più ciò che forma il valore infinito del sacrificio dell’altare».

dell’Imitazione di Cristo (libro IV, c. 8) insiste giustamente su questo punto: «Come Io mi sono offerto volontariamente al Padre mio per i vostri peccati, sulla Croce […], così dovete offrirvi a me ogni giorno nel sacrificio della Messa, offrirvi dal più profondo del cuore,

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«È necessario insistere sopra una cosa di somma importanza. Dobbiamo soprattutto unirci profondamente all’oblazione del Salvatore, Sacerdote principale: con Lui, dobbiamo offrirlo al Padre Suo, ricordandoci che questa oblazione è più gradita a Dio di quello che possano dispiacergli tutti i peccati. Dobbiamo pure offrire noi stessi ogni giorno più intensamente, offrire in particolare le pene e le contrarietà che già dobbiamo sopportare e quelle che a noi si presenteranno durante la giornata.L’autore

Questa oblazione interiore di Gesù, che fu come “l’anima” del sacri ficio della Croce, resta “l’anima” del sacrificio della Messa, che in sostanza perpetua quello del Calvario. […] Questa oblazione ha un valore infinito, che attinge dalla persona divina del Verbo fatto carne, sacerdote principale e vittima, la cui immolazione continua sotto una for ma sacramentale.

Come possiamo unirci al sacrificio eucaristico?

1) Essere in grazia di Dio, cioè senza colpa grave. Chi si comu nica in peccato mortale, commette un sacrilegio (cioè un secondo peccato mortale); meglio non comunicarsi che comunicarsi male. Sarebbe come ricevere Iddio in una caverna oscura e fetida, che è l’anima nello stato di morte spirituale. San Paolo dice chiaramente (1Cor 11, 27-30): “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esami ni se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.” Chi è in stato di peccato mortale deve recarsi al sacramento della Confessione. Così è sicuro di essere perdonato. Il semplice atto di dolore non dà questa sicurezza.

2) Sapere e pensare Chi si va a ricevere, cioè bisogna conosce re le verità fondamentali che riguardano l’Eucaristia, e soprattutto che l’Ostia consacrata è davvero Gesù vivo e presente.

Per una Comunione fervorosa: «Una comunione molto fervorosa è assai più vantaggiosa di mol te comunioni tiepide» poiché «i frutti di una Comunione fervorosa sono proporzionati alla generosità delle nostre disposizioni. A chi ha (la buona volontà), sarà dato ancora, e si troverà nell’abbondanza (Mt 13, 12)». 6

CONDIZIONI MINIME NECESSARIE PER FARE

3) Osservare il digiuno di almeno un’ora prima di comunicarsi (condizione minima stabilita dalla Chiesa); caramelle e gomme da masticare sono da evitare. Acqua e farmaci non rompono il digiuno.

9 come un’Ostia pura e santa... Voglio voi, e non i vostri doni... Se resta te in voi stessi, se non vi abbandonate senza riserva alla mia volontà, la vostra oblazione non è totale, e non potremo essere perfettamente uniti».

LA COMUNIONE

Tutte queste condizioni si riassumono in queste brevi parole: avere fameComedell’Eucaristia.fareperavere in noi questa fame dell’Eucaristia? “Per averla, dobbiamo essere ben persuasi che essa è il cibo indispensabile per l’anima nostra […]Abbiamo tanto bisogno di questa unione col Salvatore, che è l’effetto principale della Comunione. Se fossimo profondamente convinti che l’Eucaristia è il nutrimento necessario all’anima nostra, avremmo anche noi quella fame spirituale che riscontriamo nei Santi.

Per ritrovarla, se l’avessimo perduta, dobbiamo «fare un po’ di eserci zio». Qui l’esercizio spirituale consiste nell’offrire a Dio qualche sacrificio ogni giorno; dobbiamo rinunziare in modo particolare a ricercare noi stessi in tutto quello che facciamo. Poco per volta, scomparirà l’egoismo, e la carità occuperà il primo posto nell’anima nostra senza con trasto; cesseremo di preoccuparci di quei nonnulla che ci riguardano,

3) L’intenzione retta e pia: «non vi si conduca per abitudine, per vanità, né per qualsiasi altra ragione umana, ma si voglia invece appa gare il desiderio di Dio, unirsi intimamente a Lui con la carità, e con questa medicina divina porre rimedio alle proprie infermità e ai propri difetti».4)Far precedere alla Comunione una buona preparazione e, dopo averla ricevuta, fare un conveniente ringraziamento, tenendo conto delle capacità e della condizione di ciascun individuo».

6) Umiltà interiore ed esteriore (“Signore, non sono degno…”); decenza nel vestire; 7) Assiduità, cioè comunione frequente.

1) Avere una fede viva e un santo desiderio di ricevere Gesù Sa cramentato, pane di vita;

2) Sapere Chi è Eucaristia: sapere che sto andando a ricevere Qualcuno, il mio Salvatore, l’Autore stesso della vita;

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5) Volontà di combattere ogni attaccamento al peccato veniale: maldicenza, gelosia, vanità, sensualità, ecc., sia l’attaccamento alle imperfezioni e la lotta contro i propri difetti .

Poiché il Signore rimane nel nostro corpo per quindici o venti minuti dopo la Santa Comunione, non è questo il momento di chiacchie rare né dentro né fuori la Chiesa. Cerca di usare in modo fruttuoso

• per salvaguardare la fede nella Presenza Reale (ricordando che la Comunione nella mano fu introdotto nell’epoca moderna dai Rifor matori esplicitamente per distruggere la fede nella Presenza Reale, o, come lo esprime Martin Bucer nella sua Censura: “Per abolire [...] qual siasi forma di adorazione del pane”);

IL RINGRAZIAMENTO

• per evitare che neanche il più piccolo frammento del Santissimo cada per terra, poiché la Chiesa insegna che il Signore è presente interamente anche in esso: “Cristo esiste totale e intero sotto la specie del pane e sotto qualsiasi parte della specie; esiste totale altrettanto sot to la specie del vino e sotto le sue parti”. (Trento S. XIII cap. 3).

11 per pensare di più alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Allora tornerà in noi la fame dell’Eucaristia”.

• per evitare che il Santissimo venga sottratto dalla Chiesa per motivi sacrileghi, per capriccio, o per pura ignoranza;

• per mostrare un maggior rispetto verso il Santissimo;

EXTRA: La Comunione sulla lingua. Già nel sesto secolo, con più profonda conoscenza della Presenza Reale, la Chiesa aveva stabilito che la Santa Comunione dovesse essere ricevuta sulla lingua. Nel nono secolo era prescritto per la Chiesa Universale. Il Papa Paolo VI ha ribadito questa pratica (in Memoriale Domini di 1967) e il Papa Giovanni Paolo II ha scritto (nella sua lettera Dominicae Cenae di 1980) che toccare il Santissimo Sacramento è “un privilegio degli ordinati”. Più tardi, però, in seguito a disubbidienza di una parte del clero di Olanda e altrove nell’Europa centrale, concedette la pratica della Comunione nella mano per il nuovo rito, pur con rilut tanza e provando a limitarla. I fedeli che assistono alla santa Messa secondo il rito nuovo sono liberi di scegliere come sentono, ma la pratica della Comunione sulla lingua è da raccomandare:

LE COMUNIONI SENZA RINGRAZIAMENTO

«La negligenza così frequente nel ringraziamento dopo la Comunione proviene dal non conoscere noi abbastanza il dono di Dio. Chie diamo a Nostro Signore, umilmente ma ardentemente, la grazia di un grande spirito di fede, che ci permetta di “realizzare” ogni giorno me glio il valore dell’Eucaristia; domandiamo la grazia della contemplazione soprannaturale di questo mistero di fede[…] ». «Molte anime interiori ci hanno espresso il dolore che provano nel vedere, in alcuni luoghi, la quasi totalità dei fedeli abbandonare la chiesa, anche in gruppo, non appena terminata la Messa in cui si sono comunicati.

Quante volte è stata citata questa lezione ben meritata! Ma oggigiorno, purtroppo, tutti o quasi tutti prendono male abitu7

12 il tempo di silenzio dopo esserti comunicato, seguendo l’esempio dei Santi. Moltissimi Santi restavano in ringraziamento per una o due ore, infiammati d’amore per Dio. San Luigi M. Grignon de Montfort affer mò che non avrebbe cambiato quest’ora di ringraziamento per un’ora in Paradiso. Santa Teresa d’Avila esortava così: “Appena comunicati chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell’anima, per fissarli in fondo al vostro cuore dove il Signore è disceso. Vi dico, vi torno a dire e ve lo ripeterei all’infinito, che se vi abituate a questa pratica ogni vol ta che vi accostate alla Comunione, il Signore non si nasconderà mai” (Cammino di Perfezione, cap. 34, a.12). Insomma, facciamo il possibile per adorare e ringraziare il nostro Signore Gesù Cristo adeguatamente e degnamente, e per testimoniare la nostra fede nella Sua Presenza Reale in quest’epoca in cui Lui è tal mente ignorato, trascurato, disprezzato e oltraggiato.

[…] Allora, per mostrare la necessità del ringraziamento, veniva citato il fatto di San Filippo Neri, il quale fece accompagnare alla porta della chiesa da due chierichetti con ceri accesi una signora che se ne andava non appena terminata la Messa nella quale si era comunica ta [per ricordarle della Presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata].

13 dini con la massima disinvoltura, senza riguardo […] nemmeno verso Nostro Signore. Se le cose continuano a questo modo vi saranno molte Comunioni e pochi veri comunicanti. Se anime zelanti non si adopera no ad andare contro a questa corrente di disinvoltura, essa ingrosserà sempre più, distruggendo a poco a poco ogni spirito di mortificazione e di vera e solida pietà. Eppure Nostro Signore è sempre lo stesso, e i nostri doveri di riconoscenza a Suo riguardo non sono affatto cambiati.

Possiamo quindi comprendere il motivo per cui molte anime interiori hanno a cuore da qualche tempo di far celebrare delle Messe di ringraziamento, per supplire all’ingratitudine degli uomini e di molti cristiani, che non sanno più dire nemmeno un «grazie» neppure dopo i benefici più grandi. […] Per mezzo dell’Eucaristia, Egli si dà a noi per assimilarci a Lui. San Nicola de Fitte diceva: «Signore Gesù, togli me

Il ringraziare non è forse un dovere per chi ha ricevuto un beneficio? E non deve essere forse in proporzione del beneficio ricevuto? Quando offriamo un oggetto di qualche valore ad una persona amica, siamo giustamente rattristati se quella non si degna di dare nemmeno una parola di ringraziamento. La cosa è diventata oggi troppo frequente. E se in questa indifferenza disinvolta, che rasenta l’ingratitudine, v’è qualcosa che ci ferisce, che dire dell’ingratitudine a riguardo di Nostro Signore i cui benefici hanno un valore infinitamente più grande dei nostri? Ce lo disse Gesù stesso quando, dopo la guarigione miracolosa dei dieci lebbrosi, uno solo andò a ringraziarlo. «E gli altri nove dove sono?» chiese il Salvatore. Erano stati guariti miracolosamente e non vennero nemmeno a dirgli: Grazie! Nella Comunione, riceviamo un beneficio ben più grande della gua rigione miracolosa di una malattia corporale; noi riceviamo l’Autore della salvezza ed un accrescimento della vita di grazia, che è il germe della gloria, ossia l’inizio della vita eterna; riceviamo un aumento della carità, della più elevata tra le virtù, la quale vivifica ed anima tutte le altre. Gesù rese spesso grazie al Padre Suo per tutti i Suoi benefici […] e non cessa di ringraziare nel santo sacrificio della Messa, di cui Egli è il Sacerdote principale. Il ringraziamento è uno dei quattro fini del sa crificio, sempre unito all’adorazione, alla supplica, alla riparazione. […]

Tutto questo può portare assai oltre. Si dimentica in tal modo che ogni cristiano, secondo la propria condizione, deve tendere alla perfezione della carità, in virtù del precetto massimo: “Amerai il Si gnore Dio tuo, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutto lo spirito e con tutte le forze” (Lc 10, 27).

14 a me e dammi a Te». E noi soggiungiamo: «Signore Gesù dà Te a me, affinché io ti appartenga totalmente». È questo il più gran dono che possiamo ricevere. E non meriterebbe forse un ringraziamento tutto speciale? Questo appunto è il fine della devozione al Cuore Eucaristico di Gesù. Se l’autore che vi offre un buon libro resta giustamente offeso nel non ricevere da voi ringraziamento alcuno, quanto più offensiva sarà l’ingratitudine di colui che non sa dire grazie, dopo la Comunione, per la quale Gesù dona se stesso a noi! I fedeli che lasciano la chiesa quasi subito dopo essersi comunicati hanno forse dimenticato che la presenza reale resta in essi finché restano le specie sacramentali, vale a dire circa un quarto d’ora dopo la co munione? E come non possono tenere compagnia all’Ospite divino per questo breve spazio di tempo? Come è possibile che non comprendano l’irriverenza di cui si fanno rei? Il Signore ci chiama, si dà a noi con tanto amore, e noi niente abbiamo da dirgli e ci pesa l’ascoltarlo per po chi istanti. […]Gesù parla solo a quelli che l’ascoltano, a quelli che non sono volontariamente distratti. Non dobbiamo rimproverarci soltanto le nostre distrazioni direttamente volontarie, ma ancora quelle che lo sono indirettamente, a motivo della nostra negligenza nel considerare, nel volere e nel fare ciò che è nostro stretto dovere di fare. Questa negligenza è causa di una moltitudine di peccati d’omissione, che passano quasi inavvertiti nell’esame di coscienza perché non sono niente di positivo, ma solo l’assenza di ciò che dovrebbe essere. Molti individui che non sanno trovare peccato alcuno perché niente hanno commesso di grave, sono tuttavia pieni di peccati di omissione, di negligenza indirettamente volontaria e quindi colpevole. Non trascuriamo il dovere del ringraziamento, come avviene così spesso ai no stri giorni. Quale frutto possono portarci le Comunioni fatte con tanta disinvoltura?

È necessario dunque ravvivare la fede e rafforzare la volontà, per superare gli ostacoli che tengono lontani dalla Comunione” (p. Giuseppe Tomaselli, L’Ostia consacrata).

[...] Anzitutto vogliamo ricordare una verità, a voi ben nota, ma assai necessaria a respingere ogni veleno di razionalismo, verità che molti cattolici hanno suggellato col proprio sangue e che celebri Padri e Dottori della Chiesa costantemente hanno professato e insegnato, che cioè l’Eucaristia è un altissimo mistero, anzi propriamente, come dice la Sacra Liturgia, il mistero di fede: « In esso solo infatti, come mol to saggiamente dice il Nostro Predecessore Leone XIII di f. m., sono contenute con singolare ricchezza e varietà di miracoli, tutte le realtà soprannaturali».16.Èdunque necessario che specialmente a questo mistero ci accostiamo con umile ossequio non seguendo umani argomenti, che devo no tacere, ma aderendo fermamente alla divina Rivelazione.

“Perché la Santa Comunione è ricevuta raramente ed alle volte ma lamente? C’è poca fede eucaristica! Chi realmente crede che l’Ostia Consacrata è quel Gesù che nacque da Maria Vergine e morì in Croce, quel Gesù che è il Padrone assoluto dell’universo, non può star lontano dalla Comunione! Il demonio, che conosce il valore della Santissima Eucaristia, mette in atto le sue insidie per tenerne le anime lontane.

15 Ravvivare la fede.

ESTRATTO: MYSTERIUM FIDEI (PAOLO VI)

17. San Giovanni Crisostomo, il quale, come sapete, trattò, con tanta elevatezza di linguaggio e con tanto acume di pietà, del Mistero Eu caristico, istruendo una volta i suoi fedeli intorno a questa verità, si espresse in questi appropriati termini: «Inchiniamoci a Dio senza con traddirgli, anche se ciò che Egli dice possa sembrare contrario alla no stra ragione e alla nostra intelligenza; ma prevalga sulla nostra ragione e intelligenza la sua parola. Così anche comportiamoci riguardo al Mi stero [eucaristico], non considerando solo quello che cade sotto i sensi, 8

Che in questo Sacramento sia presente il vero corpo e il vero sangue di Cristo, «non si può apprendere coi sensi, dice san Tommaso, ma con la sola fede, la quale si appoggia alla autorità di Dio. Per questo, com mentando il passo di san Luca 22,19: Questo è il mio corpo che viene dato per voi,Cirillo dice: Non mettere in dubbio se questo sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché essendo egli la verità, non mentisce». [...]

27. Giova anzitutto ricordare quello che è come la sintesi e l’apice di questa dottrina, che cioè nel Mistero Eucaristico è rappresentato in modo mirabile il Sacrificio della Croce una volta per sempre consuma to sul Calvario; vi si richiama perennemente alla memoria e ne viene applicata la virtù salutifera in remissione dei peccati che si commettono quotidianamente. [...]

16 ma stando alle sue parole: giacché la sua parola non può ingannare ».

34. Raccomandiamo dunque con paterna insistenza ai sacerdoti, che sono in modo particolare Nostro gaudio e Nostra corona nel Signore, affinché memori del potere ricevuto dal Vescovo consacrante, di offrire cioè a Dio il Sacrificio, di celebrare Messe sia per i vivi che per i defunti nel nome del Signore, celebrino la Messa ogni giorno degnamente e con devozione, perché essi stessi e gli altri fedeli cristiani usu fruiscano dell’applicazione dei copiosi frutti provenienti dal sacrificio della Croce. In tal modo contribuiranno molto anche alla salvezza del genere umano.

26. Ora, a comune edificazione e letizia, Ci piace, Venerabili Fratel li, richiamare la dottrina che la Chiesa Cattolica possiede della tradizione e insegna con unanime consenso.

31. Sant’Agostino attesta che la consuetudine di offrire il sacrificio della nostra redenzione anche per i defunti vigeva nella Chiesa Romana e nello stesso tempo attesta che quella consuetudine, come tramandata dai Padri, si osservava in tutta la Chiesa. [...]

18. Identiche affermazioni hanno fatto spesso i Dottori scolastici.

19 1) Paolo VI, Mysterium Fidei. Enciclica sulla dottrina e il culto della ss. Eucaristia 2) Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia. Enciclica sull’Euca ristia nel suo rapporto con la Chiesa 3) P. Stefano Manelli, Gesù Eucaristico Amore 4) Henry J.M. Nouwen, La forza della sua presenza 5) P. Serafino Tognetti, Meditazioni sull’Eucaristia 6) S.Alfonso M. de Liguori, Visite al Ss. Sacramento e a Maria Ss. 7) Don Elia Piazza, Davanti a Gesù Eucaristia. 31 visite o adorazioni al Santissimo Sacramento 8) Cuore a cuore con Gesù. Ringraziamento dopo la comunione eucaristica, Editrice Shalom Opuscolo non commerciabile realizzato a scopo didattico e divulgativo, a gloria di Dio e per la salvezza della anime. ALCUNE LETTURE CONSIGLIATE

Signore mio Gesù Cristo, Pane Vivo disceso dal cielo, io credo con tutta l’anima che Tu sei realmen te presente nel Ss. Sacramento dell’altare in Corpo, Anima e Divinità. Quindi ti adoro in esso e ti riconosco come mio Creatore, mio Signore, mio Redentore e mio unico sommo Bene. Signore, mio Dio, ti amo quanto so e posso, e desidero amarti sempre più. I Semini: piccoli semi per il cammino spirituale, riscoprendo la bellezza della spiritualità cattolica Trovi questo e altri opuscoli al seguente indirizzo: issuu.com/isemini Scaricabile da https://bit.ly/isemini commerciabile

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Amen.

20 ATTO DI FEDE E DI ADORAZIONE

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