Novembre 2011

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EDITORIALE Gentili utenti, il team del forum ha pensato di condensare questa esperienza virtuale in una rivista interna al forum stesso per fornire nuovi spunti di riflessione e un po' di divertimento. Ci sembra doveroso, quindi, che con la pubblicazione del primo numero di questa rivista interna, noi ci presentiamo e vi illustriamo il nostro progetto riferito al forum. Schaferhunde.it, nasce dalla passione di tre persone completamente innamorate di questa razza... e dalla loro passione/dimestichezza con gli strumenti informatici. Il forum ha come unico obbiettivo quello di mettere a disposizione degli utenti informazioni, nozioni, esperienze personali che spaziano dalla cura del cucciolo, al pastore tedesco del privato, al campo d’addestramento, alle informazioni su competizioni di bellezza e utilità e non di meno sull'utilità sociale di questa fantastica razza. Priorità unica e assoluta è il Pastore Tedesco. Questo obbiettivo(?) ha portato a stabilire una conformazione del forum un po' diversa rispetto a quello che il web propone abitualmente. Il team è formato da persone che hanno tutti lo stesso baricentro: il PT. Per conseguire gli obbiettivi prefissati è imprescindibile una bella e buona squadra capace di fornire ciò che l’amante di questa razza ha bisogno. Non un solo amministratore latitante, non un moderatore con la penna rossa ma più amministratori presenti h24, più moderatori che fortunatamente hanno poco da moderare perché quando si parla solo del Pastore Tedesco tante diatribe non nascono. Il Forum schaferhunde.it si propone nel web come piattaforma specializzata e non generica. Questa politica comporta conseguenze che premiano la qualità immediata con dei numeri ridimensionati rispetto ad altre piattaforme in cui si trova di tutto un po'. Il forum schaferhunde.it è creato dal team per l’utente e non viceversa. L’utente fa il login per cercare ciò di cui ha bisogno; se la ricerca porta a risultati positivi è un bene, altrimenti può fare in modo, grazie al suo contributo di creare i presupposti affinché un altro utente possa un giorno trovare ciò che cerca. Per gli utenti appassionati di competizioni stiamo cercando di creare un servizio web in cui con pochi minuti di differita si riesca a trasmettere immagini dai campi di gara.. speriamo di riuscirci per la Siegherschau. Garanzia di risultati in tempo reale dai raduni e dai campi delle prove di lavoro, quando un componente del team od un utente volenteroso è presente sul luogo della manifestazione. Elemento fondamentale di questo forum; non circola denaro, non si raccoglie denaro per associazioni, la beneficenza la si può fare in tante forme e la formula donazione al forum che insindacabilmente decide a chi darli, non fa parte della nostra etica. Amministratori e moderatori qui fanno parte del forum proprio perchè vivono il pastore tedesco nelle sue mille sfaccettature..., lo vivono e partecipano attivamente, anche discutendo tra di loro, delle problematiche o dei successi della razza. Il loro intervento non è riferito alla moderazione o alla bacchetta della maestrina. In ultimo, ma non per importanza, vi ricordiamo che il forum schaferhunde.it lavora in modo parallelo con il gruppo Facebook “Mein Freund Deutsch Schaferhunde”, piazza fondamentale dei nostri tempi. Siamo sicuri di fornire un buon servizio e che il contributo degli utenti possa incrementare la qualità del forum. Buon forum a tutti e in bocca al Pastore Tedesco!!!!! Admin, Axel, Isabella Basiglio, Hurricane, Manacore.


ARGOMENTI DI QUESTO NUMERO EDITORIALE Grigio Il Pastore tedesco bianco L’ideale canino di Max von Stephanitz La leggenda del lupo e dell'uomo Norimberga 2011 Parassitologia Pericoli derivanti da Animali Velenosi Ucis

In copertina Remo Vom Fichtenschlag Da un’idea di Axel e Isabella Collaboratori al numero pilota: Admin, Axel, Isabella, Hurricane, Manacore Impaginazione grafica e fotografica: Isabella Basiglio. Edita in proprio e visibile solo agli utenti iscritti al forum. Foto tratte dal Forum Www.Schaferhunde.it Articoli tratti da: “Da Hector a Rex” di Daniela Dondero e Leandro Falaschetti. Dario Sgroi http://www.difossombrone.it/ Foto di copertina tratta da “Da Hector a Rex” di Daniela Dondero e Leandro Falaschetti. E’ vietata la riproduzione, anche parziale, del suo contenuto, senza autorizzazione.

Questa rivista non rappresenta una testata giornalistica in quanto non visibile al pubblico internet ma solo agli iscritti al forum. Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. La costituzione italiana non ammette in modo assoluto censure o autorizzazioni particolari per diffondere il libero pensiero che può essere diffuso con ogni mezzo, sempre che chi lo eserciti non contravvenga a nessuna legge. La censura è incostituzionale, vietata dall'articolo 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.


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Il pastore tedesco grigio - "un pezzo da museo"?

Il pastore tedesco grigio, almeno nel Sud Europa, non è particolarmente apprezzato, in special modo dagli addetti all'allevamento cosiddetto "di qualità". Perché ciò accada non so con esattezza ma vorrei sfatare alcuni pregiudizi ampiamente diffusi in proposito. Non è mia intenzione voler trasformare in mezz'ora ogni lettore di quest'articolo in un accanito partigiano del colore grigio ma vorrei almeno riuscire a dimostrargli come sia generalmente ragionevole il suo impiego nell'allevamento.

Prima di entrare nel vivo dell'argomento, voglio spiegare che cosa si intenda come "grigio". Alla voce "caratteristiche della razza" del pastore tedesco troviamo la descrizione dei colori ammessi: Nero con focature fulvo-bruno, bruno, giallo fino al grigio chiaro. Nero unicolore, grigio con screziature nere, con maschera e sella nera. Qualche piccola macchia bianca sul petto e nella porzione interna degli arti sono tollerate, anche se non auspicabili. Il tartufo, comunque sia il colore del mantello, deve essere sempre nero. La mancanza di maschera, gli occhi chiari e "rapaci", caratterizzati da una tonalità fredda, macchie bianche estese sul petto e sulle porzioni interne degli arti, unghie chiare e punta della coda rossastra sono


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indici di depigmentazione. Il sottopelo mostra una lieve tonalità grigia. Il bianco non è ammesso. Non voglio qui dissertare sui fondamenti genetici del colore. A tale proposito si può, per esempio, consultare il testo dello "Schleger". Per semplicita, nella mia esposizione quando parlo di soggetti nero-focati, indifferentemente dalle varie tonalità delle focature, li definirò nero-bruni. La varietà "grigia" è descritta con denominazioni differenti, a seconda dei criteri di osservazione adoperati.

Tutte le seguenti variazioni rientrano sempre nella varietà del "grigio", compresi quei soggetti che mostrano tonalità più chiare sulle guance e sui lati interni degli arti. Colore "grigio" - Grigio (grigio lupo); - Grigio-Nero; - Nero-Grigio; - Grigio-Bruno; - Grigio-Giallo; - Grigio con sfumature scure; - Grigio-Scuro con maschera; - Grigio, con screziature Nero-Bruno; - Grigio-Bruno con screziature Nere sugli arti e sulle dita; - Grigio con Focature Brune e maschera; - Grigio-Scuro con Sfumature Bluastre; - Grigio-Medio;


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- Grigio-Chiaro; - Grigio-Pallido

Fino al grigio-medio ogni variazione è tollerata e non comunque deprecabile a meno che non sia accompagnata da vaste aree molto chiare sulle guance e sugli arti. Sottilizzare troppo sulle singole denominazioni porterebbe a discussioni pressoché infinite a carattere teorico. Le varie gradazioni del colore grigio vengono annotate sul pedigree.

Il problema è che, se rivediamo a tre anni il soggetto che era stato descritto in un certo modo, in quanto al colore, sul pedigree, noteremo che questo è molto cambiato.


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Un esempio: Un cucciolo che presentava una tonalità grigio-chiara con sfumature bluastre è diventato adesso un soggetto adulto col mantello di un'intensa tonalità grigio-scura con base bruna. O, al contrario: Da un cucciolo classificato come grigio scuro con base bruna è adesso un grigio-giallo. Questa evoluzione, apparentemente del tutto imprevedibile, non è, d'altra parte, per nulla infrequente. Quel che è certo rimane il fatto che un soggetto grigio, di regola assume il suo colore definitvo al compimento del suo terzo anno d'età.

Sulla base della mia esperienza di allevatrice, ritengo di poter affermare che dall'attenta osservazione della maschera si possa prevedere la percentuale di nero che presenterà in futuro il mantello del soggetto adulto. In questo contesto si pone la domanda: Quando si vede che un soggetto sarà grigio? Subito dopo la nascita. Già allora potremo dire se un cucciolo è nero, nero-focato oppure grigio.


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Rispondo che tale soggetto:

Nella fattispecie di un soggetto adulto nero-focato, ma senza sella nera, mi vien chiesto sovente come possa venir classificata questa screziatura grigia sulla schiena. Non può in alcun modo esser definito un "grigio", bensì semplicemente un cane senza sella nera completa. E' comunque imprevedibile se un cucciolo nero-focato potrà o meno, in età adulta, presentare una sella nera completa. In nessun caso sarebbe lecito correggere la sua denominazione sul pedigree da nerofocato a grigio, in quanto grigio proprio non lo è! Questo soggetto non può neanche migliorare pigmentazione. Ed eccoci finalmente giunti al primo tema fondamentale del nostro articolo: Il pastore tedesco grigio È davvero miglioratore della pigmentazione? Non dobbiamo coltivare l'illusione che un soggetto grigio possa operare miracoli in una popolazione nella quale, da secoli, la tonalità bruno, gialla o fulvo-focata è sempre stata la preferita.


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In taluni casi particolari si possono, attraverso l'uso di un riproduttore grigio, ottenere progressi abbastanza rapidi. Ne parleremo più avanti. Sia il nero focato che il grigio hanno però un elemento in comune: Se accoppiati fra loro senza un preciso criterio di valutazione e senza un fine particolare, si finisce per ottenere un graduale "scolorimento", in ragione più o meno grave. Questo "scolorimento" si verifica a maggior ragione quando un riproduttore, anche se non necessariamente così chiaro nel fenotipo, possiede un genotipo per così dire "diluito". Se, dopo almeno tre o quattro successive generazioni di bruni-focati appare un significativo soggetto grigio o, viceversa, da più generazioni grige appare un significativo bruno-focato, possiamo star certi che abbiamo definitivamente stabilizzato la pigmentazione nel nostro allevamento.

E' opinione diffusa che accoppiando un nero focato con un genitore o genitrice grigio si ottenga una tonalità di grigio migliore nei figli di tale colore. Oppure che accoppiando grigio con grigio si ottengano dei grigi più chiari. Sulla base della mia personale esperienza, tale affermazione è, in linea di massima corretta. Naturalmente, le leggi dell'ereditarietà non possono venir interpretate in modo così grossolano né d'altra parte è lecito asserire che in una popolazione composta per il 95% da soggetti nero-focati, il fattore "grigio" sia da considerarsi geneticamente insignificante. In realtà è vero il contrario. Attraverso successivi accoppiamenti di nero-focati si può alla fine raggiungere l'omozigosi nei confronti di un determinato allele (forma di un gene), situazione che può effettivamente essere sperimentata dopo ripetuti accoppiamenti in stretta consanguineità. In tal modo viene


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gradualmente a diminuire la vitalità dell'allele medesimo, per esempio quello riguardante una soddisfacente pigmentazione. In un caso del genere potrebbe far molto comodo inserire un apporto del grigio, ormai eliminato dalle generazioni prodotte da continui accoppiamenti nero-focati. La trassmissione genetica del colore, così come della qualità del pelo (corto o lungo) sottostà a determinate leggi genetiche. Qualora volessimo accoppiare un soggetto nero-focato (omozigote per tale carattere) supposto che esista, con un'altro grigio (anch'esso omozigote), i loro figli dovrebbero presentare un colore intermedio rispetto a quello dei loro genitori, nella presente fattispecie, almeno in linea teorica, avremmo dei cuccioli con la seguente gradazione: grigiobruno, grigio-nero oppure grigio-bruno e grigio-nero variamente screziato. Come già accennato, non si conosce o almeno io non conosco un riproduttore nero-focato il quale, accoppiato con femmine grige, abbia prodotto almeno 100 figli col suo colore. Parimenti io non ho notizie di un riproduttore grigio dominante (ovvero omozigote) che abbia potuto trasmettere il suo colore nella generalità dei figli, compreso quelli ottenuti in unione con femmine nero-focate. Un tale individuo avrebbe tra l'altro il vantaggio di essere omozigote per il carattere pelocorto, ovvero non potrebbe in nessun caso riprodurre figli a pelo lungo. D'altra parte non bisogna pensare che, avendo in allevamento un riproduttore grigio, si debba per forza essere condannati per sempre a questo colore! Questo e completamente sbagliato perché :

Il grigio è un fattore dominante e non recessivo, il che vuol dire che il grigio può nascere soltanto se almeno uno dei due genitori è di tale colore. Da un accoppiamento tra due nero-focati nasceranno sempre esclusivamente nero-focati.


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Se in una cucciolata compare il grigio, vuol dire necessariamente che un grigio ci ha messo lo zampino... non possono esistere dubbi a proposito! Per contro, tra due grigi, possono benissimo nascere dei "Nero-focati", persino "neri". Questo non è assolutamente un caso raro, visto che il nero focato ed il nero si comportanno da recessivo rispetto al grigio. Per esempio: nessuno che nel proprio allevamento adoperi un maschio o una femmina grigia è condannato ad ottenere cuccioli grigi per il resto dei suoi giorni (uso volutamente questo tono provocatorio perché tale è l'argomentazione che si sente più spesso).

Accoppiando una femmina nero-focata con un maschio grigio si avranno, statisticamente, il 50% di nero-focati e il 50% di grigi. Se l'allevatore, non amando il colore grigio, metterà in riproduzione solo i neri-focati ottenuti da tale accoppiamento con altri nero-focati, i grigi non ricompariranno mai più. Il vantaggio dell'inserimento "una tantum" di un soggetto grigio nell'allevamento è la considerevole estensione della porzione nera nel mantello dei discendenti nero-focati.

Il modo errato di applicare questo principio, modo che purtroppo ho avuto sovente occasione di osservare, è il seguente:


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un allevatore che possiede fattrici molto chiare ritiene che l'accoppiamento di esse con un soggetto grigio possa rappresentare un salvataggio in extremis, ovvero rimediare ai danni che una serie di accoppiamenti sconsiderati hanno causato.

Dette femmine presentano dunque: - Unghie chiare - Maschera poco marcata - Punta della coda rossa - Sella nera incompleta - Occhi chiari - Labbra gengive depigmentate - Cuscinetti plantari poco pigmentati anche in estate - Porzione superiore della testa chiara - Peli bianchi dentro le orecchie - Porzioni interne degli arti molto chiari E tutti questi difetti spesso nella medesima cagna! .....così il Nostro Allevatore pensa:


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"Abra Cadabra, un maschio grigio e tutto va a posto!" A volte può anche funzionare, ma solo a volte... E una volta delusi del risultato della formula magica, essi diventano gli accesi sostenitori della seguente tesi: "E il grigio dovrebbe migliorare il pigmento? Ma non diciamo scemenze!" La ricetta di un buon pigmento finora nessuno l'ha ancora scoperta. L'inserimento intelligente di riproduttori grigi può sicuramente rappresentare una strada per il raggiungimento di tale obbiettivo. Se si ha l'intenzione di migliorare il pigmento bisogna prima di tutto considerare le sue modalità di trasmissione genetica. Possiamo procedere in diverse maniere, sempre a patto di essere al corrente di come, statisticamente, riproduce un certo stallone. Sono possibili i seguenti tipi d'accoppiamento per migliorare l'intensità del pigmento in un soggetto nero focato abbiamo a disposizione due strade: 1. Si accoppia, per esempio, una fattrice nero-focato (la quale mostri una certa scarsità di pigmento) con uno stallone grigio o con un stallone nero focato con una pigmentazione forte, i cui avi sono stati prodotti accertatamente da successivi accoppimaneti tra grigi e nero-focato. Tali soggetti sono i miglioratori piu sicuri del pigmento. Il fatto che uno dei due genitori sia stato grigio e l'altro nero-focato o viceversa è ininfluente per quel che riguarda la specifica eriditarietà del pigmento medesimo. In tale cucciolata (femmine nero-focate + maschio grigio) ci sarà senz'altro qualche soggetto grigio e qualche altro nerofocato meglio pigmentato della madre. Al contrario un riproduttore grigio ottenuto attraverso molte generazioni consecutive esclusivamente di grigi (sia per via paterna che materna) non trasmetterà una buona pigmentazione ai figli, sia nel grigio che nel nero-focato.


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2) Si accoppia la nostra fattrice nero-focata (con una certa scarsità di pigmento) con uno stallone grigio omozigote (AA) ovvero dominante, in modo da ottenere una cucciolata interamente di grigi, nelle varie tonalità. Statisticamente, il 50% di tali soggetti risulterà omozigote per il carattere grigio e l'altro 50% eterozigote (Aa). Volendo ora compiere ulteriori progressi sull'intensità della pigmentazione nero-focata, si accoppieranno i soggetti grigi eterozigoti con partner nero-focati. Questo secondo metodo proposto è alquanto lungo e faticoso ma ha il vantaggio di rafforzare il patrimonio genetico grigio offrendo in tal modo all'allevatore un più ampio ventaglio di possibilità. Ora il lettore si domanderà da dove il nostro stallone grigio dominante abbia ricevuto tale caratteritica ereditaria. Per accertarlo non è necessario risalire molto a monte, se i genitori erano grigi e nella fattispecie eterozigoti. Basterà risalire alla nostra prima ipotesi d'accoppiamento (grigio+nero-focato: vedi tavola Nr. 1) la quale mostra come, statisticamente parlando, il 25% dei soggetti sarà grigio omozigote. Questa seconda strada è comunque al giorno d'oggi impraticabile perché, al momento, non si conoscono stalloni grigi omozigoti.

La ricerca di un riproduttore grigio omozigote mi ha personalmente molto interessato anche se il permanere degli attuali pregiudizi contro l'inserimento del grigio nell'allevamento mi ha alquanto frustrato nella ricerca di questo obbiettivo. Ed ora vorrei ancora fornire un esempio pratico della mia "ricerca" per ottenere un buon pigmento.


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Il mio stallone "Flick von Arlett" (che non è ovviamente un soggetto grigio) ha fino ad oggi dimostrato, con i suoi 4 gruppi di riproduzione, di essere un eccezionale miglioratore di pigmento, in special modo per quel che riguarda le teste, praticamente dominante. Questa sua qualità, ovvero di migliorare il pigmento anche con fattrici molto chiare, gli deriva dalla sua ascendenza grigia per parte materna (vedi Pedigree Flick v. Arlett).

Uran v. Wildsteiger Land

Irk v. Arminius Palme v. Wildsteiger Land

Eiko v. Kirschental Xitta v. Kirschental

Lasso di Val Sole Nimi v. Kirschental

Yago v. Wildsteiger Land Xaver v. Arminius

Lasso di Val Sole Wilma v.d. Kisselschlucht

Quina v. Arminius Palme v. Wildsteiger Land

Nick v.d. Wienerau Fina v. Badsee

Uran v. Wildsteiger Land

Irk v. Arminius Palme v. Wildsteiger Land

Joker v. Arlett Katze v.d. Wienerau

Canto v. Ammerlandeck Era v.d. Wienerau

Ursa von Arlett Aramis v. Allamo

Quai v.d. Boxhochburg Moni v. Haus Eyll

Medea v. Aducht Wilma v. Patersweg

Igor v. Hylligen-Born Gitta v. Patersweg

Ora, dato che Flick, è un nero-focato egli potrà riprodurre figli grigi se accoppiato con una femmina grigia, ma al contrario se accoppiato con femmine nero-focate, pur essendo egli stesso il prodotto di un accoppiamento grigio con nero-focato, riprodurrà esclusivamente figli nero-focati.


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Come si vede anche gli allevatori che per nulla al mondo accetterebbero di produrre soggetti grigi, possono godere dei benefici prodotti da una femmina grigia sull'economia generale dell'allevamento.

Naturalmente è opportuno ripetere che tale femmina grigia proviene da una discendenza di accoppiamenti nero-focato+grigio alternati nell'arco di varie generazioni. Ed ora voglio proporre qualche dato statistico più o meno correlato con il grigio.


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Diese drei Rüden stammen aus Würfen nach Flick und sehr unterschiedlich pigmentieren Hündinnen: 1. aus einer hellen Hündin 2. aus einer normal pigmentierten Hündin 3. aus einer sehr gut pigmentierten Hündin An diesen Beispielen wird sichtbar, daß die Pigmentierung der Hündin nicht deutlich zum Tragen kommt. An dieser Stelle möchte ich Ihnen nun doch ein paar statistische Zahlen im Zusammenhang mit grauen Schäferhunden näherbringen.


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Tavola Nr. 8 - Mostra la consistenza numerica dei soggetti usati per l'allevamento nell'arco di un ventennio così come la percentuale di quelli grigi. Interessante il confronto tra la Germania Est e la Germania Ovest.


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Tavola Nr. 9 - Mostra la percentuale di cuccioli grigi iscritti nel libro d'allevamento negli ultimi 5 anni. Anche se percentualmente possiamo rimarcare un certo incremento, si tratta pur sempre, in termini statistici di un incremento assai modesto. dal 1992 al 1996 esso è stato di soli 80 cuccioli in più.


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Tavola Nr. 4 - Indica la pecentuale di soggetti grigi presentati alla Selezione dal 1970 al 1992. L'enorme incremento registrato tra il '90 e il '91, io penso, è la conseguenza della caduta del muro di Berlino. In ogni caso, anche tenendo conto di tale picco, si resta comunque al di sotto del 20%. In generale la media dei grigi si attesta intorno al 5%.


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Tavola Nr.5 - Mostra la pecentuale di soggetti grigi presentati dal '75 al '93 a gare di lavoro. Quì la percentuale oscilla tra il 25 e il 50%. Quest'ultimo dato è sproporzionato alla percentuale dei soggetti grigi nati ogni anni (5%). Su tale sproporzione si basa la seguente ipotesi teorica: i soggetti grigi sarebbero più portati al lavoro rispetto a quelli nero-focati (!?!) Assistiamo puntualmente ad infinite discussioni vertenti sulla tesi che carattere e colore siano in qualche modo collegati tra loro.

A mio modesto parere si tratta di un fondamento teoricamente mal impostato. Io penso che il maggior numero di soggetti grigi presenti nel mondo del lavoro (mondo dello sport) abbia invece un'altra spiegazione.


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Nel mondo sportivo del lavoro infatti, il criterio di selezione fondato sull colore o sulla pigmentazione 'e del tutto irrilevante. Quel che conta è piuttosto l'emulazione: in tal famoso conduttore X e l'altrettanto celebre conduttore Y hanno ottenuto grandi risultati con soggetti grigi? Ebbene, io posso fare altrettanto. In tal modo il grigio viene "sponsorizzato" e si da' il via a un crescendo di successo. I soggetti che a loro volta hanno ottenuto ottimi risultati nelle prove vengono più adoperati nella riproduzione, consolidando una certa base d'allevamento. Di conseguenza, allevatori e compratori ne vengono influenzati e si gettano sugli "aderenti al tipo paterno" ovvero, nella fattispecie, sui cuccioli grigi. Un analogo tipo di processo a spirale lo si è potuto rimarcare anche coi neri-focati, nel campo del lavoro, per esempio all'epoca di Bodo e Bernd Lierberg (due famosi auslese che hanno riprodotto molti campioni di lavoro, Nota di Tr.). Ora, visto che nel campo delle prove di lavoro il colore non gioca alcun ruolo, in quanto non influisce sul punteggio delle prove medesime, tale loro tinta (di Bodo e Bernd, molto scuri con focature assai chiare che davano un brutto contrasto. Nota di Tr.), sia lodato il cielo, non è stata finora coltivata nei cosidetti "Allevamenti da lavoro". Ritengo tuttavia opportuno indicare alcune note positive probabilmente collegate al colore grigio che la mia esperienza pratica di allevatrice mi ha permesso di rimarcare.

Sia detto forte e chiaro: si tratta di osservazioni empiriche senza alcuna pretesa scientifica dato che finora nessuno si è preoccupato di dimostrarlo scientificamente. Allevo a tempo pieno dal 1978, adoperando anche soggetti grigi. I miei principi di selezione riguardo alla scelta dei cuccioli non tengono in alcun modo conto del colore (intendo quando si debba scegliere tra grigi e i nero-focato). Quando debbo decidere quale soggetto di una cucciolata scegliere, considero le seguenti qualità (in ordine decrescente di priorità) ovvero:

Criterio di selezione: - Alta vitalità - Marcata propensione al gioco (vivacità) - Temperamento - Tipicità


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- Forza e sostanza - Armonia di movimento - Buona solidità del dorso - Colore ???? O meglio: Pigmentazione Queste qualità che mi hanno sempre colpito nei miei vent'anni d'attività e che eventualmente possono esser collegate con il colore grigio si possono già osservare alla nascita del soggetto. Prego il lettore che abbia trovato interesse in questo mio scritto di contattarmi per telefono o per lettera, in modo da poter iniziare ed eventualmente sviluppare un proficuo dibattito.

Lo ribadisco ancora una volta, si tratta di osservazioni tratte dalla mia esperienza pratica di allevamento. Ed ora vorrei elencare una serie di caratteristiche esclusive dei soggetti grigi.

Peculiarità dei grigi rispetto ai nero-focati:

Il peso alla nascita è, di regola, leggermente maggiore di quello dei nero-focati. La vitalità è pure rilevantemente più alta. La mortalità infantile (nei primi 10 giorni) è decisamente più bassa. Il peso al momento del tatuaggio (c.ca 2 mesi, N. di Tr) è spesso maggiore. Sia da cuccioli che da adulti sono meno attaccabrighe. Ciò può essere evidentemente osservato sia nelle esposizioni di bellezza che nelle gare di lavoro. Minor tendenza a contrarre eczemi. Non ho mai rimarcato in alcun grigio unghie chiare. Più frequenti sono nei e macchie sopra o sotto la lingua. Non ho mai rimarcato macchie bianche o labbra depigmentate. Peli bianchi all'interno delle orecchie sono estremamente rari. Quasi tutte le femmine grigie e la maggioranza di quelle nero-focate con ascendenti grigi, rigurgitano il cibo ai loro cuccioli con dedizione che ha del fanatico. E adesso elenchiamo alcune caratteristiche per le quali i soggetti grigi non si distinguono da quelli nero-focati, sempre, naturalmente, a mio personale giudizio:


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Nessuna differenza per: - Longevità; - Resistenza alle malattie - Capacità di lavoro - Tempra.

E infine ancora un metodo populare per il (apparente!!!) miglioramento della pigmentazione. Di nuovo e purtroppo sempre più spesso si deve constatare che alcuni "volponi assai astuti" migliorano la pigmentazione dei loro soggetti con interventi cosmetici sempre più raffinati. E devo aggiungere che talvolta non è così semplice rendersi conto di tali espedienti. Evidentemente ormai anche in questo campo sono nati dei veri e propri "specialisti". Ho la personale impressione che questi espositori o peggio ancora allevatori non si rendano conto di essere loro stessi le prime vittime dei propri imbrogli e che finiscano per scordarsi, quando li debbano adoperare per l'allevamento, qual'era il vero colore dei loro riproduttori medesimi... Forse perché l'hanno eliminato? Una mistificazione di questo tipo non riguarda tanto il singolo soggetto perché, se posta in essere con uno stallone molto adoperato, si trasforma, a mio parere, in un atto di irresponsabilità a danno dell'intera razza. Forse qualcuno di questi "specialisti" farebbe bene a considerare che la vera via per migliorare il pigmento è ancora quella dell'allevamento.

Es wäre wirklich unglaublich schade, wenn der "graue Deutsche Schäferhund" im 2. Jahrhundert der Rasse zum "Museumsstück" verkümmern würde.


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Der "graue" Schäferhund verdient Akzeptanz! ..........nicht nur wegen seiner Eigenschaft als Pigmentverstärker!

Farb-Vielfalt bedeutet Gen-Vielfalt!

Gen-Vielfalt bedeutet Vitalität und Fitness!

Meinungen, Fragen, eigene Erfahrungen usw. zu diesem Thema interessieren mich und vielleicht auch andere Fans der "grauen" Farbe beim Deutschen Schäferhund. Zuschriften bitte ins Gästebuch oder unter E-Mail: vandorssen@arlett.de


Il Pastore tedesco bianco oggi IL PASTORE BIANCO AMERICANO CANADESE Il bianco è un colore molto diffuso tra i cani da difesa del gregge: il Maremmanoabruzzese, il Kuvasz o il Komodor. Nei cani da conduzione è invece insolito; il cane non deve confondersi con il gregge, deve anzi essere sempre ben visibile dal pastore – e dalle pecore! Pastori bianchi erano comunque presenti in Germania nel secolo scorso. Può essere iscritto come Pastore Tedesco in america nei registri AKC, ma non presentato in esposizione o in prova di lavoro.

La Storia: Ammesso ma sgradito fino al 1930 Il bianco entra a pieno diritto nella storia ufficiale del Pastore Tedesco attraverso il primo cane iscritto al libro genealogico: Horand von Grafat. Il nonno

materno di Horand è infatti il bianchissimo Greif. Malgrado questo precedente, von Stephanitz, il padre della razza, scoraggia la selezione di questo colore. Siamo nel 1899, e per questo pastore si prepara una prova durissima: nato cane da conduzione sta per diventare un soldato. L’inglese Rowland Johns scrive: “La guerra (la prima Guerra Mondiale n.d.r.) portò alla luce le migliori e le peggiori qualità dei cani e degli uomini, e questo cane uscì dalla prova del fuoco con la reputazione grandemente accresciuta. I tedeschi, più pronti degli Alleati a capire l’utilità dei cani in certe fasi della guerra, ne addestrarono un grande numero…” (Il nostro amico Pastore Tedesco, Aldo Martello, Giunti Ed. 1974). Nel nuovo ruolo di cane soldato, poliziotto e da difesa, il bianco risulta svantaggiato: è troppo visibile. E’ comunque ammesso dallo standard tedesco, anche se sgradito, fino al 1933.“Riformato” dall’esercito, il pastore bianco diventa il preferito della nobiltà. E’ un figlio bianco di Horand il capostipite della linea dei bianchi della casata regioimperiale degli Hohenzollern. Un altro discendente di Horand, Berno von der Seewiese è il primo PT registrato sul libro genealogico della razza. Nel 1913 Miss Tracy, amica degli Hohenzollern, fonda il German Shepherd Dog Club

of America, e importa e iscrive anche soggetti bianchi. Solo nel 1968 il Club americano squalifica il colore bianco, che rimane però ammesso in Canada. Nel 1981 il Kennel Club canadese scrive: “Anche se si tratta di un colore da penalizzare nella riproduzione, il Pastore Tedesco bianco può essere presentato in esposizione”. Numerosi appassionati continuano però la selezione. L’evoluzione del pastore bianco avviene dunque in america. Dalla sua definitiva eliminazione dagli standard americani, viene rinominato Pastore Bianco Americanocanadese (A-C White Shepherd) Ritorna in Europa Negli anni Settanta alcuni allevatori svizzeri importano proprio dal Canada e dagli Stati Uniti dei Pastori bianchi. Nel 1980 inizia a diffondersi in molti paesi europei, compresa la nazione di origine, la Germania. Negli anni Novanta è iniziato un lento e difficile percorso per ottenere il riconoscimento ufficiale da parte della FCI. Nel 1995 il Pastore bianco A-C è stato presentato alla esposizione mondiale di Berna. Lo Standard Il Pastore bianco è un Pastore Tedesco: non è un meticcio. E’ stato infatti selezionato a partire da


soggetti bianchi importati negli Stati Uniti e in Canada nei primi decenni del 1900. L’aspetto e il carattere sono quelli tipici della razza, anche se i Pastori bianchi somigliano piuttosto ai cani di 30-40 anni fa, con le zampe posteriori meno angolate, la struttura più rustica, e il pelo in genere più corto. Anche se è bianco, non è albino, e non è soggetto a patologie legate all’albinismo, come la sordità o le patologie della cute. Lo standard è uguale a quello del Pastore Tedesco, con variazioni nell’altezza e nel mantello: - l’altezza per i maschi è di 60-66 cm al garrese, per le femmine di 55-61 cm al garrese; - il pelo è bianco, senza macchie, con rima labiale, rima palpebrale, tartufo e polpastrelli neri, pelle preferibilmente scura. Le unghie dovrebbero essere nere. E’ ammessa ma non gradita una sfumatura miele.

(immagine: http://www.weisseschaeferhunde.de/ )

Origine: Svizzera Classificazione F.C.I.: Gruppo 1 – cani da pastore e bovari (escluso bovari svizzeri) Brevi cenni storici: questa razza è stata allevata come razza indipendente, poiché il colore bianco è escluso dallo standard del “Pastore Tedesco”. Il suo nome originario era “Cane da Pastore canadese bianco”. Le prime documentazioni certe di allevamento di Cani da pastore bianchi arrivano dall’Alsazia Lorena; erano allevati dei pastori bianchi di razza pura alla Corte Reale degli Asburgo. La Svizzera nel 2002 ha assunto il prestigio del riconoscimento della paternità della razza, che aveva importato i primi esemplari negli anni Settanta. La razza al presente è riconosciuta dalla Federazione Internazionale Cinologica con il nome attuale. Aspetto generale: la razza è molto simile al Pastore tedesco, è solo un po’ più allungato e meno angolato. È un tipico cane da pastore, robusto, forte, potente, muscoloso. Di media taglia. La particolarità della razza è ovviamente il mantello che si presenta bianco e a doppio pelo, di lunghezza media o lunga. Ben costruito, con una eccellente struttura scheletrica e un’ottima muscolatura.

Carattere: cane di grande temperamento, non si dimostra mai nervoso, ma sempre attento e vigilante. Questo cane può essere leggermente riservato verso gli estranei, ma mai timoroso e mai aggressivo. Affezionatissimo al suo padrone dal quale non si allontana mai troppo e che sa difendere molto bene, secondo le sue possibilità. Piuttosto diffidente con gli altri animali.

( foto: http://www.chiotsfrance.com/ )

Standard: Altezza: maschi tra i 60 ed i 66 cm femmine tra i 55 ed i 61 cm. Tronco: robusto e potente. Molto solido e di grande tonicità. Testa e muso: di giuste proporzioni. Il rapporto tra cranio e muso è di 1:1. i suoi assi cranio-facciali sono nettamente paralleli. Tartufo: di colore scuro.


Denti: completi nello sviluppo e nel numero. Chiusura a forbice. Collo: con ottima incollatura, molto robusto e muscoloso. Di lunghezza giusta, in rapporto al tronco.

criptorchidismo, orecchie portate male, orecchie non erette, angolazioni eccessive o scarse, piede piccolo, occhio chiaro, muso lungo, testa atipica, retrotreno difettoso, carattere timido.

Orecchie: sono grandi e di forma triangolare, portate perfettamente erette. Occhi: sono a forma di mandorla, disposti leggermente obliqui, di colore da bruno a bruno focato. Arti: perfettamente in appiombo con il piano orizzontale. Ossatura buona. Muscolatura tonica e ben sviluppata, soprattutto negli arti posteriori. Buone le inclinazioni dei garretti posteriori e dell’omero nell’arto anteriore. Spalla: di buona inclinazione. Andatura: sciolta e veloce. Coda: è a forma di scimitarra; inserita e attaccata piuttosto in basso; raggiunge solo minimamente il garretto. Pelo: ha pelo doppio, di media lunghezza o lunga, denso e ben stratificato. Colori ammessi: bianco. Difetti più ricorrenti: mancanza di premolari, movimento scorretto, prognatismo, enognatismo, monorchidismo,

( foto: http://www.lacombenoire.co m/ ) Articolo di Dario Sgroi. Preso dal sito dell’ All.to di Fossombrone e di “Casa Sgroi”


L’ideale canino di Max von Stephanitz o il tempestivo, quanto opportuno modello precostituito di riferimento?

In definitiva, il breve ma intenso prodotto di selezione della ormai estinta società canina speciale denominata Philax 1891-1895 costituì un indubbio punto di riferimento verso la nascitura razza canina che di lì a pochi anni a venire prese il nome di Deutsche Schäferhunde. Alla fine del secono XIX° i tempi erano maturi perché una nuova razza canina di rango nazionale potesse trovare una concreta definizione attingendo dal bagaglio genetico delle varietà regionali di cane da pastore. I metodi di selezione acquisiti dagli allevatori del cane da pastore permisero di fissare alcuni aspetti tipologici e morfologici sufficientemente definiti per elevare di grado un modello rappresentativo di un'etnia canina in possesso di eccellenti caratteristiche

psicofisiche. La struttura muscoloscheletrica doveva essere tonica e robusta, ma non pesante, predisposta allo svolgimento di attività motorie sostenute. Il carattere brillante e reattivo doveva essere anche duttile, nonché finalizzato all'espletamento di una vasta gamma di impieghi ausiliari. L'espressione intelligente, accattivante ed un aspetto generale sufficientemente gradevole rispetto le rustiche varietà di cane da pastore preesistenti, completava un quadro d'assieme di particolare pregio per una razza canina a tal punto da conquistare il favore dei cinofili del tempo e determinare la conseguente ascesa della nascitura razza canina.

Esemplari selezionati durante l'esperienza Philax Tipo Stoppelhopser - di proprietà del cap. Reichelmann

Questa è la versione più accettabile per comprendere le origini (storicamente documentate) del Cane da Pastore “tedesco” incarnatosi nell’ideale canino precostituito in Hektor Linksrhein, nel 1899, ufficialmente designato tale dal capitano di cavalleria Max Emil Friederich von Stephanitz - cofondatore, nonché primo presidente della neonata associazione cinofila, Deutsche S.V. (Schäferhunde Verein). In Germania, il cane da pastore per propria indole e attitudine fu ritenuto concettualmente più adatto alla definizione di una razza canina di


rilevanza nazionale che potesse esprimere marcate doti di utilità e impiego ausiliario. Ebbene, i ceppi indigeni di cane da pastore caratteristici di alcune regioni del centro e del sud, come si è detto, ebbero una certa diffusione subito dopo l’esperienza della società canina Philax o perlomeno questa sarebbe la versione ufficiale. Non bisogna tralasciare altre fonti storiche, riportate e sostenute dagli zoologi francesi, Mégnin e Dechambre, giusto per nominare i più noti. Non a caso, anche l'attribuzione delle origini raziali del Deutsche Schaferhunde fu oggetto di contestazione da parte dei più insigni cinologi francesi, alle quali per onor di cronaca, é opportuno rendere quel tanto di enfasi. La Prussia, in occasione della guerra contro la Francia di Napoleone III (187071) ebbe modo di annettere i territori sul confine renano di Alsazia e Lorena (entrate a far parte stabilmente del territorio francese solo dopo la I° guerra mondiale, 1919). In uno dei suoi libri (Le Chien), il cinologo Mégnin attribuisce l'origine dello Schäferhund al ceppo alsaziano, già preesistente da diversi secoli nella zona della valle di St. Gregoire (o valle del Munster), in Alsazia appunto. Il cane da pastore alsaziano a sua volta avrebbe tratto origine dalla risultante genetica degli incroci voluti o casuali di una varietà di cane da pastore scozzese (introdotta nella zona dalla venuta dei monaci verso il X° secolo) con il lupo dei Vosgi - stanziale in quel distretto geografico di media montagna. Si racconta che a seguito dell'annessione dell'Alsazia, dopo il 1871, i nuovi conquistatori attratti dalle qualità fisiche e prestazionali del cane di Münster, avrebbero introdotto nel proprio territorio questa varietà canina incrociandola con

esemplari di cane da pastore tipici delle regioni germanico- prussiane. A questo punto è bene esaminare, per quanto possibile, le varietà tipologiche dei cane da pastore che bene o male avevano raggiunto una propria identità tipologica morfologica e che risultano documentate (e fotografate) almeno a partire dalla fine del '800. Nell'allora Impero Germanico unificato (dopo la guerra lampo con la Francia, nel 1871), la varietà tipologica del cane da pastore caratteristico del distretto turingio era la più ricercata perché più confacente ai gusti estetici dei cinofili del tempo (manto a pelo lungo, semilungo sino al corto con sottopelo), oltre essere dotata di una particolare dinamicità fisica e caratteriale. Il tipo del Wüttemberg, indipendentemente dalla lunghezza del pelo (vi erano almeno due specie uno a pelo lungo e l'altro a pelo medio) era meno richiesto; sebbene di taglia fosse più rilevato, questo ceppo presentava degli inestetismi che risultavano evidenti, come le orecchie non portate completamente erette o divergenti; tuttavia, un’accurata selezione portò questa varietà nel tempo ad essere popolare superando anche la varietä turingia, per la taglia più rilevata, per l'ossatura robusta e per la produzione di movimento più ampia assicurata da muscolosi arti posteriori; dal punto di vista estetico questo tipo acquistò maggior credito da parte dei sempre più numerosi appassionati del cane da pastore in Germania. In verità un'altra varietà tipologica era ben presente, sebbene si avvicinasse molto a quella del Wuttemberg: quella della Svevia (Schwaben). In seguito alla crescente domanda di cani da pastore, da parte dei nuovi estimatori, diversi commercianti (ed una parte degli stessi pastori) si adoperarono alacremente per soddisfare questa


richiesta di mercato. Essi per pochi Marchi reali (allora Reich Marken) acquistavano degli esemplari canini nel Wüttemberg, in Svevia, più al centro in Turingia ed Hessen che poi rivendevano nelle città a fronte di un lauto guadagno (10, 20 volte più del prezzo d’origine), senza badare certo all’aspetto qualitativo o ricercando i suggerimenti che von Stephanitz ormai da anni cercava di diffondere ed infondere, nei cinofili ed in specie ai novizi allevatori di cane da pastore del tempo. Fortunatamente ci fu chi rimase fedele ai sani principi di una selezione, intesa come miglioramento delle qualità da impiego. E’ bene ricordare fra i pastori Arnholdt della fattoria di Birkem nei pressi di Blankenheim (affisso "von Birkem"), Ehnert di Röden, Gozmann di Glostermainfeld e Weber di Geussnistz (i quali entrarono a far parte della novella associazione per il pastore tedesco la Deutsche Schäferhund Verein - S.V.) Di particolare rilievo gli allevatori di cane da pastore nel distretto di Francoforte, come Herr Sparwasser (a detta di von Stephanitz, un allevatore amatoriale che preferiva seguire le tendenze estetiche del momento), Herr Wachsmuth, titolare dell’omonimo affisso nel distretto turingio. Altri importanti allevamenti del tempo che diedero vita ai precursori di Hektor Linksrhein erano nel distretto del Wuttemberg, l'affisso Plieningen di Herr Hess e l'affisso Neckarursprung di Herr Sepp di Hilsbach ed il famoso affisso von der Kröne di Herr Eiselen (cui appartenne Hektror Linksrhein ceduto poi a Herr Sparwasser, in ultimo acquistato all'età di 4 anni dal Capt. Max von Stephanitz ).

“Luchs von Sparwasser” sz nr 155 WT 01.01.1895 Fratello di cucciolata di Horand, fu impiegato per la continuità dell’impronta razziale con ottimi esiti. Da questo esemplare scaturì una delle principali linee di sangue portanti per la continuità della razza. Grazie all’accoppiamento di diverse fattrici con questo esemplare di pastore tedesco.

Nonostante il buon operato di diversi allevatori era necessario impedire la diffusione poco ortodossa, volta al solo scopo di lucro, di esemplari canini commerciati dalle campagne per essere ceduti nelle città, che a conti fatti emulavano il tipo del cane da pastore, senza rispettare alcun criterio selettivo. Il cane da pastore regionale debitamente preservato nelle caratteristiche morfologiche e caratteriali, conseguì un consenso generale presso numerosi estimatori ricavandosi un proprio bacino di utenza. Si rese necessario indirizzare tali preferenze in modo costruttivo verso un modello “unificato” che avrebbe dovuto recepire le migliori caratteristiche psicofisiche insite nelle più noti varietà regionali così da costituire il genotipo basale sul quale determinare la futura evoluzione razziale. I tempi erano maturi per operare una scelta decisiva in tal senso e visto ormai il moltiplicarsi degli accoppiamenti tra esemplari caratteristici dei diversi contesti territoriali, la contestuale identificazione del tipo morfologico e caratteriale ideale” incarnato in Hektor von Linksrhein costituì un'adeguata quanto appropriata risposta ad un’esigenza ormai prossima dall'essere realizzata: la definizione di una razza di cane da pastore unitaria, rappresentativa dei vari Länder (distretti


regionali) nonché degna di assurgere ad una rilevanza nazionale. Un modello canino talmente valido ed efficiente che di lì a poco non mancò di essere esportato anche oltre frontiera. Il capitano von Stephanitz da anni era dedito alla ricerca del modello ideale di cane da pastore. Presso il suo centro in Grafrath svolgeva una selezione mirata tra i vari ceppi di cane da pastore ed era sempre pronto a viaggiare per i vari contesti territoriali della Germania allorquando riceveva notizie di un dato allevamento o dell’operato molto attivo e specializzato dei pastori, in specie nel Wüttemberg o in Turingia. Ciò che von Stephanitz intendeva riscontrare in un soggetto di cane da pastore erano in particolar modo delle doti eccezionali di utilità (che preludevano obbedienza e capacità intellettive) integrate in una struttura morfologica idonea. La concomitanza di un aspetto esteriore gradevole poteva rivestire una certa importanza, tuttavia, ritenuta di secondaria importanza rispetto la precipua funzione ausiliaria all'uomo cui il cane da pastore di Germania doveva essere in grado di assolvere. La svolta vera e propria, come testé accennato, si ebbe nel 1899 con un esemplare di oltre 4 anni, Hektor von Linksrhein, rinominato poi con il nome di Horand e con l'affisso di Grafrath.

Hecktor von Linksrhein - 1895 alias SZ 1 Horand von Grafrath

La madre di Hektor, Lene von Sparwasser, corrispondeva alle caratteristiche morfologiche della varietà turingen però con evidenti miglioramenti morfologici. Era noto che l’allevatore. Sparwasser del distretto di Francoforte, si riferisse alla vicina Turingia per acquisire gli esemplari di cane da pastore per il proprio allevamento (i genitori Greif e Lotte originarono dall'allevamento Wachsmuth, in Hanau, poi furono rilevati da Herr Sparwasser, tuttavia, egli aveva agio di appropinquarsi ad un particolare ceppo genetico, modificato per alcuni aspetti morfologici. Il cap. Max von Stephanitz per spiegarsi la diversità tipologica della madre di Hektor, Lene v. Sparwasser (Greif x Lotte) rispetto la media qualitativa della varietà di appartenenza, arrivò alla conclusione che alcuni esemplari di tipo turingio, in qualche occasione, dovevano essersi commisti (selezione indotta dall’uomo o naturale) con la varietà di cane da pastore nordico; ipotesi plausibile anche per la relativa vicinanza degli ambiti territoriali in questione e per il manto di color bianco di Greif. I ceppi tipologici utilizzati per la selezione del cane da pastore tedesco Il

tipo weiß norddeutscher Schäferhund presentava generalmente il pelo di pigmento bianco, sebbene di diverse varietà. Nel caso specifico doveva trattarsi dello stockhaarig (manto a pelo liscio di media lunghezza con sottopelo fitto) dotato di corporatura medio-grande dalle linee corporee gradevoli, armoniose, buona angolature, d’aspetto più gradevole rispetto i cani da pastore delle regioni del centro-sud.


Tipo norddeutschland Weiß - fine '800

Tipo Turingio varietà stockhaarig - 1900 ca

A conferma di ciò il tipo corporale di Hektor, riguardo il formato, al garrese misurava ca. 62cm. e differiva quindi dal biotipo Turingio, di taglia più piccola (circa 50/55cm). Occorre segnalare inoltre che a seguito degli esperimenti di selezione canina effettuati dalla società Philax nel periodo dal 1891 fino al 1895, furono utilizzati vari ceppi di cane da pastore allo scopo di fissare delle specifiche caratteristiche morfologiche e caratteriali. Le varietà utilizzate spaziavano dai cani da pastore presenti nei comprensori zonali della Germania centrale (Turingia, Hessen, Rheinland) e del nord (Westfalia, Sassonia) utilizzando in modo particolare le varietà di questi ultimi ambiti territoriali per apportare una maggiore taglia e attuare delle migliorie di tipo estetico alle varietà tipologiche che ne abbisognavano.

tipo della Svevia var. rauhhaarig 1900 ca

Testa di Malinois - fine 800

Come affermò von Stephanitz nel suo libro – “in parte, Hektor poteva anche essere la risultante genetica del breve operato della società canina Philax”. In

Beauceron fine '800

ogni caso, vari ceppi di cane da pastore, con caratteristiche morfologiche simili, alla fine del '800, popolavano tutto il bacino mitteleuropeo, sebbene con


diversi elementi fisici esteriori. E’ sufficiente ricordare alcune varietà francesi più simili al cane da pastore dei territori germanici centro meridionali come il Malinois, il Beauceron o il pastore Belga. In linea di massima i cani da pastore a manto tendenzialmente scuro (grigio screziato con focature giallastre, nero melangiato o unicolore), di lunghezza e caratteristica pilifera variabile (pelo corto e ispido, medio e regolare, lungo con modesto sottopelo, ecc, ecc), popolavano il centro ed il sud mentre nelle regioni più a nord non era infrequente ravvisare delle varietà di cane da pastore aventi il manto con pelo di copertura di color bianco unicolore o altresì caratterizzato da aree tendenzialmente più scure, sino al sabbia o al marrone chiaro. Un discorso a parte riguarda la varietà denominata altendeutsch (cane da .

Tipo Altendeutscher - varietà Zothhaarig Territori a Sud- sudEst Germania “Ruß von der Kröne“ sz 241 - 1900 ca

pastore tipo antico) alla fine del secolo XIX° ancora presente nelle aree rurali della Baviera meridionale, Svizzera e Prussia orientale (regione sud-orientale della Germania), varietà canina annoverabile nell'ambito tipologico zothhaarig, di taglia grande, costituzione robusta, di sostanza, impiegato per la guardia degli armenti o sorveglianza della fattoria (vedi “Ruß von der Kröne“). Il Wuttemberger lang rauhhaarig era un altra varietà canina che trovava impiego nell'ambito della pastoriza da pastore ravvisabile nel contesto territoriale del (vedi Titan von der Kröne), di taglia medio grande, manto a pelo corto alcuni esemplari furono adoperati in riproduzione nell'ambito specifico della neonata razza canina del cane da pastore tedesco, sebbene molto limitatamente e solo ad esordio dalla fondazione della S.V.

Tipo Wuttemberg - varietà Rauhharrig Territorio del Wuttemberg "Titan von der Krone " sz 151 - 1900 ca

Tipo Turingio - Varietà lang stockhaarig 1900 ca Germania centrale (Hessen, Turingia)


Tipo della Svevia varietà stockhaarig. Tipo del Wuttemberg - varietà stockhaarig Tipo Turingio - varietà a pelo corto - fine Manto nero e zone di colore bianche o giallastro 800 Cane da lavoro, manto nero con aree giallastri o chiare

L’introduzione dei bianchi a nord (solo per citare in tempi relativamente recenti) probabilmente si ebbe almeno fino al 1600 circa, con l’instaurazione della lega Anseatica (XII-XVII secolo). Le città del nord di Germania (Lubecca, Amburgo, Brema), come anche le città di Belgio e Olanda che si affacciavano sul mare, ebbero grande influenza su tutti i paesi del Mar Baltico sino alla Svezia ed Islanda, ed anche nei riguardi della più vicina Inghilterra. E’ facile pensare che insieme agli scambi commerciali fossero approdati nel comprensorio nord europeo anche ceppi genetici di cani nordici. Ritengo che lo scritto "Oeconomia ruralis et domestica" di Johann Coler - fine del 1600) bene si presta per spiegare l'introduzione di questi ceppi di cane da pastore e da utilità nei territori a nord della Germania dove appunto, nel trattato di zoologia, Coler descriveva il tipo islandese e norvegese, nella varietà con il manto a pelo lungo di color bianco, dalla taglia medio grande e di ossatura robusta che al tempo era utilizzato ai moli portuali per sorvegliare la merce scaricata e contenuta nelle balle scaricata dalle navi da trasporto merci. Il cane dal pigmento bianco in verità era adoperato sin dai tempi dei romani, in particolare per badare le armenti, visto il colore del manto che ben si prestava a distinguersi da quello di un eventuale predatore (lupo). Già il cittadino romano nel 60 d.C. Columella, nel suo "De de Rustica"

accennava l'uso in terra iberica di particolari cani che i pastori utilizzavano per cacciare il lupo. Anche egli intendeva affermare che il pigmento bianco era il più opportuno perché nell'oscurità della notte ad esempio, il cane da pastore potesse ben distinguersi dal predatore, per contro, i cani da utilizzare per la sorveglianza o la guardia della fattoria, magari verso i ladri di bestiame o di animali da cortile preferibilmente, doveva avere il manto di pigmento scuro o nero, anche unicolore, per meglio mimetizzarsi favorito dalle tenebre notturne e meglio sorprendere il malfattore, oltre che per esercitare un effetto da subito dissuadente dal compiere dei misfatti nei confronti del fattore. In questo scritto si accenna alla somiglianza del cane, sia con manto bianco che scuro (per la conduzione del gregge o per la guardia della fattoria) alle fattezze morfologiche del lupo, quindi la testa triangolare, le orecchie portate erette, gli occhi leggermente obliqui e la taglia prossima a quella del lupo. La dentizione differisce nel senso che la lunghezza degli incisivi non è paritaria fra cane e lupo, come anche il raffronto delle dimensioni del teschio. Un paragrafo scritto in latino relativo ad un'antica legge germanica in vigore nel VII° secolo d.c. riportava una pena detentiva oltre un'ammenda pecuniaria per chi si rendeva autore dell'uccisione di un cane capace di contrastare il lupo o


che dimostrava una particolare sonorità nell'abbaio (udibile dalle fattorie vicinanti). La prima fonte storica attendibile che cita il cane da pastore come "Schaffhunde" si ebbe molto più tardi nel 1606 grazie a Conrad von Gessner (naturalista della prima metà del 1600) il quale lo descrive come abile all'addestramento per la guardia delle fattorie o degli armenti. Dal carattere impavido e coraggioso questa varietà canina era di costituzione

Tipologia altendeutscher G. Phoebus. Museo di Numberg - 1656

robusta, in possesso di un forte abbaio. Era solito essere allevato con il manto di colore bianco per essere distinto dal lupo e non essere cacciato o colpito da un'arma da fuoco al posto del predatore. Il cane da pastore era fornito di un collare largo, in ferro, dotato di cunei a punta a protezione della gola nei combattimenti occasionali con il lupo.

Cane da pastore. Illustrazione dal libro di Illustrazione di Johannes von. der Hecke Particolare del collare con aculei - 1300 ca

Cani utilizzati per la caccia (Jadghunde) . Sculture esterne alla Cattedrale di Magdeburgo 1300 ca

Nel 1701 il naturalista Hohberg nella sua opera "Georgica Curiosa" conferma e spiega l'utilizzo del colore bianco del manto per il cane da pastore, cioè secondo lui, il lupo stanziale attaccando il gregge e ritrovandosi di fronte il cane da pastore, nel tempo avrebbe anche potuto desistere dal riferirsi a quel tipo di preda. In ogni modo, con la sempre più ridotta presenza dei lupi nei territori germanici, l'esigenza del manto bianco non era più

ritenuta utile ai fini dell'utilizzo come sopra specificato; la varietà cromatica del manto ebbe modo di ampliarsi, almeno per gli utilizzi di lavoro e guardia. Diverse illustrazioni storiche attestano quale fosse il tipo di cane da pastore utilizzato nelle mansioni di guardia e di conduzione del gregge ed anche da caccia. In sostanza fino al 1600 circa la visione della tipologia morfologica del


cane da pastore utilizzato in Germania con orecchie discese il manto in prevalenza di pigmento bianco o al massimo costellato da alcuni punti di pelo di pigmento variabile dal chiaro-giallastro o un marrone grigio chiaro. La taglia, eccezion fatta per il cane utilizzato per la sorveglianza agli armenti o alla fattoria (con ossatura grossa e formato almeno medio grande), verteva preferibilmente su di un formato mediano, dalle prestazioni fisiche eccellenti, scattante. Il tipo adatto alla conduzione del gregge doveva avere un'ossatura robusta, una taglia media ed una predisposizione al trotto per poter seguire e radunare il gregge (percorrendo giornalmente da 2 a 3 volte distanze maggiori rispetto al gregge). Il cane da pastore il cui utilizzo preferenziale era per la guardia era invece di taglia anche più rilevata e strutturalmente più robusto (tipo Altendeutsch),. oltre al fisico possente doveva possedere un abbaio sonoro per dissuadere gli eventuali predatori. La mansione principale del cane da guardia consisteva nel vigilare ed all'occorrenza affrontare i predatori di turno che si avvicinavano alla fattoria (stalla, pollaio, ovile ecc ecc). Indipendentemente dalle varietà tipologiche (secondo la mansione affidata), la postura delle orecchie discesa era una costante in tutte le raffigurazioni storiche nel succedersi dei secoli. L'introduzione delle varietà nordiche ed il conseguente insanguamento potrebbe aver determinato il portamento eretto e la direzione verso il davanti. delle pinne auricolari.

La teoria delle origini di Max von Stephanitz. Il prologo storico, con alcuni dei riferimenti storici apposti, è servito ad illustrare la complessità delle origini del cane da pastore; ovvero il precursore canino del moderno pastore tedesco. La tavola posta qui di sotto rappresenta schematicamente la teoria di von Stephanitz relativa alle origini della razza nel procedere dei millenni. Le linee genetiche riconducibili all'attuale pastore tedesco si riconducono a due ceppi di canis lupus ben distinti fra i quali uno origina dal lupo di media taglia. Il progenitore del cane da pastore che a seguito della selezione moderna darà la vita alla razza del pastore tedesco, in definitiva è il canis familiaris optimae o cane dell'età del bronzo. Il raffronto del teschio con il pastore tedesco sembra costituire una prova determinante. Del resto questo progenitore canino era già una risorsa per l'uomo del tempo poiché lo accompagnava nelle battute di caccia, o assolveva alle funzioni di sorveglianza o di guardia, quindi si parla sia di comunità umane stanziali dedite all'agricoltura o all'allevamento, come anche popolazioni nomadi, dedite alla caccia ed in continuo spostamento; in concreto era la dimostrazione dell'intreccio di profonde relazioni tra uomo e cane e quindi di una compiuta domesticazione di quest'ultimo. La collocazione designata nel grafico per inquadrare il cane da pastore (progenitore a sua volta del pastore tedesco moderno) è la Germania, come anche i territori ad ovest, in riferimento al bacino mitteleuropeo, compresi quindi paesi come Francia, Belgio, Olanda.


Le origini del pastore tedesco Max von Stephanitz tratto da "Der Deutsche Schaferhund in Wort und Bild".


Traduzione della tavola originale

Ad esempio, il Buffon, naturalista francese vissuto a cavallo tra il sec. XVII° e XVIII° descriveva due varietà ben distinte di cani da pastore, uno a pelo scuro con orecchie pendenti dalla coda portata discesa e l'altro a pelo bianco delle regioni a nord, con orecchie tese, coda arricciolata, di taglia media. Quindi al tempo nel comprensorio francese le varietà razziali del cane da pastore erano simili a quelle che alla fine del secolo XIX° - come è stato ben documentato da Max von Stephanitz nel suo libro "Deutsche Schaferhund in Wort und Bild" - popolavano i vari contesti regionali germanici: in definitiva un'unica stirpe di razza canina, sfociata poi

nel pastore tedesco, come lo si intese in Horand, grazie al lavoro di selezione dei primi pionieri della costituenda razza.

Il pastore tedesco...o cane lupo. Era molto in voga già dagli inizi del secolo XX° la dicitura "cane lupo" per descrivere il cane da pastore tedesco. Ciò era dovuto proprio alla somiglianza dei caratteri esteriori col suo progenitore lupo.


Il soma relativo tipico del cane da pastore, la testa cuneiforme, le orecchie portate erette, occhi con taglio leggermente obliquo, la coda discesa, il manto di colore grigio screziato elementi esteriori tipologici preservati anche nel moderno pastore tedesco - rendono una notevole somiglianza rispetto il progenitore lupo. Ai primordi della sua origine come razza canina documentata, il ceppo primordiale che dette vita al prototipo canino di Horand von Grafrath ebbe a disporre a distanza di sole poche generazioni dei geni del lupo mitteleuropeo di media taglia. Non solo in tempi ancestrali tale commistione si rese fattiva, come volle affermare in alcune occasioni il capitano von Stephanitz (molto schivo nell'ammettere tale insanguamento in tempi recenti). Non a caso destò molto scalpore nei primi anni del 1900 la discussione sortita fuori dalle "ingenue" dichiarazioni di Herr Otto Rahm di Wohlen (fondatore della SV Svizzera) secondo il quale Morés Plienigen (madre di Hektor Schaben x Horand Grafrath, nonchè Sieger del 1901) fu generata dall'accoppiamento fra un cane da pastore ed un lupo.

Max von Stephanitz intervenne in questa disputa dichiarando prontamente che un accoppiamento in tal senso ebbe a verificarsi, ma riguardava soltanto il bisnonno di Mores - a suo dire, effettuato "ufficialmente" nel 1881 presso il giardino zoologico di Stuttgard, ancor prima del riconoscimento a razza canina del cane da pastore tedesco, per fini meramente scientifici. Questo breve accenno relativo agli incroci verificatisi fra il cane da pastore ed il lupo (di media taglia) non può mancare di una fonte autorevole come quella del cinologo Strebel, autore del libro "Die Deutschen Hunde" secondo il quale, il famoso "Philax von Eulau", il bianco cane da pastore preso a modello ideale dagli studenti della società canina Philax (1891-1895), altro non era che un meticcio derivato da un accoppiamento di lupo con un cane da pastore. Philax venne impiegato per essere mostrato negli spettacoli itineranti (tipo circense) ed in un'occasione Herr Strebel vide per l'appunto dei cani Borzois (razza di origine russa utilizzata in muta per la caccia al lupo) che alla sola vista di Philax reagirono come quando erano soliti rapportarsi ad un lupo di foresta.

Articolo di Dario Sgroi Articolo preso dal sito dell’ All.to Di “Fossombrone” e “di Casa Sgroi”


La leggenda del lupo e dell' uomo

“Venne un giorno, all’alba del mondo, in cui Colui che Crea non riuscì più a seguire con gli occhi le moltitudini di cose che accadevano sulla terra. Allora chiese a un lupo di farne il giro di corsa per scoprire come vivevano e operavano gli essere da Lui creati. La prima volta il lupo fece il giro della terra molto rapidamente. Ma era troppo veloce e Colui che Crea lo rimandò indietro. La seconda volta il lupo impiegò un anno, ma nel corso di quel tempo non fece in tempo a vedere tutto. Di nuovo Colui che Crea lo rimandò sulla terra. La terza volta il lupo non tornò più perché la terra era diventata troppo grande per lui e vi accadevano troppe cose. Colui che Crea attende ancora oggi il ritorno del lupo… Sulla terra il lupo ebbe molti discendenti che, con il passare del tempo, dimenticarono la missione affidata loro da Colui che Crea. Fu così che i lupi cominciarono a vivere come tutti gli animali, ma per mantenere la promessa fatta a Colui che Crea cercarono qualcuno che potesse sostituirli nella loro missione. I lupi pensarono che gli uomini fossero, fra tutti gli animali creati da Colui che Crea, quelli più adatti. Ma, con il passare del tempo, i lupi si accorsero che la loro era una scelta sbagliata. Gli uomini si rivelarono violenti,

deboli, fragili dentro. I lupi decisero allora di diventare i guardiani degli uomini finchè questi ultimi non fossero pronti a diventare la loro discendenza e a prendere il loro posto nella missione voluta da Colui che Crea, placando la sua collera. Ma i secoli sono passati e gli uomini non sono cambiati. Il popolo dei lupi è l’ombra del popolo degli uomini. Certi uomini lo sanno. Certi uomini sono lupi….”

(da un'antica leggenda Mohicana Mohicano in lingua indiana significa “lupo”)


Il cane Il lupo è il progenitore del cane domestico. L’origine della domesticazione del migliore amico dell’uomo potrebbe essere fatta risalire ad almeno 12.000 anni fa e potrebbe essere messa in relazione al fatto che i contatti tra lupo e uomo preistorico fossero frequenti, in quanto cacciatori delle stesse prede. Le più accreditate teorie suggeriscono che i lupi seguissero a breve distanza gli umani ed i loro accampamenti sfruttando, come risorsa alimentare, i loro rifiuti. L’uomo capì che gli straordinari sensi del lupo potevano essere sfruttati sia per la caccia che per allertare gli assembramenti umani in caso di pericolo e così iniziò a prendere e ad addomesticare dei cuccioli di lupi.

Con l’evolversi della civiltà, i compiti dei cani si diversificarono e specializzarono; come risultato vennero selezionate varie razze rispondenti alle differenti necessità. I cani sono ancora geneticamente dei lupi, con cui condividono tutto il patrimonio genetico e sono in grado di ibridarsi con loro, dando origine a prole fertile.

(Da una ceramica romana)

Il cane (Canis lupus familiaris) è un mammifero onnivoro (con la domesticazione si è distinto dal suo predecessore carnivoro, il lupo, del quale rappresenta una forma neotenica e rispetto al quale ha canini meno aguzzi, intestino più lungo, ed è privo di artigli affilati). L' evoluzione Evolutivamente, si è ritenuto (a partire dagli studi di Konrad Lorenz) che il cane potesse discendere dal lupo o dallo sciacallo, o da entrambi, che avrebbero dato origine a razze primitive diverse, dalle quali sarebbero derivate le molteplici forme attuali. I più recenti studi basati sulla genetica, supportati dagli approfondimenti paleontologici, hanno portato a ritenere valido il riconoscimento del lupo grigio (Canis lupus) come progenitore del cane domestico, riconosciuto come sottospecie (Canis lupus familiaris). Ancora incerte sono le ipotesi sul processo di domesticazione. Una delle ipotesi più accreditate è quella dei coniugi Ray e Lorna Coppinger, biologi, che propongono la teoria di un "domesticamento naturale" del lupo, una selezione naturale di soggetti meno abili nella caccia, ma al contempo meno timorosi nei confronti dell'uomo, che avrebbero cominciato a seguire i primi gruppi di cacciatori nomadi, nutrendosi dei resti dei loro pasti, ma fornendo inconsapevolmente un prezioso servizio di "sentinelle", stabilendosi in seguito nei pressi dei primi insediamenti, e dando il via ad una sorprendente coabitazione tra due specie di predatori, con reciproci vantaggi. Alcuni di questi "cani selvatici" sarebbero


poi stati avvicinati ed adottati nella comunità umana (village dogs, i "cani pariah" che si trovano ancora oggi in alcune società, cani "di tutto il villaggio", tollerati per il loro ruolo di spazzini e di predatori di piccoli nocivi), dando il via ad un perfetto esempio di coevoluzione.

Quasi certamente, come dimostrato anche dagli studi di Dimitri Belayev, la naturale selezione basata sulle attitudini caratteriali al domesticamento ha provocato la comparsa di mutamenti fisici (dalla riduzione del volume cranico, all'accorciamento dei denti, ma anche la comparsa di caratteri quali le chiazze bianche sul mantello e le code arrotolate). Nei siti archeologici più antichi, numerosi sono i ritrovamenti di resti di cani (che pure testimoniano le prime differenze dall'antenato selvatico), anche se recanti per lo più evidenti segni di macellazione. La prima testimonianza di un legame nuovo, più profondo, tra uomo e cane, lo troviamo nella cultura natufiana, risalente a 12000 anni fa, in una tomba che conserva di resti di un uomo anziano che appoggia la testa ed una mano al corpo di un cucciolo. La prima differenziazione tra le diverse "razze" locali, è da attribuirsi alle diverse sottospecie di lupo che vennero addomesticate quasi contemporaneamente in diverse parti del mondo, in situazioni geografiche e climatiche altrettanto dissimili. Possiamo farci un'idea del loro aspetto se

prendiamo in considerazione le razze "moderne" riunite nel gruppo 5 della classificazione F.C.I. Federazione Cinologica Internazionale (cani di tipo spitz e primitivo, appunto). I primi cani erano certamente lavoratori versatili, in grado di assolvere molteplici compiti, dalla guardia del villaggio all'ausilio nella caccia, dal trasporto di piccoli carichi alla conduzione delle prime mandrie della nascente pastorizia.

Successivamente, i soggetti più dotati fisicamente e/o attitudinalmente per i diversi impieghi, cominciarono ad essere selezionati dall'uomo, in modo dapprima "istintivo" (privilegiando i preferiti con una migliore alimentazione), poi con metodi sempre più efficaci. Può essere interessante osservare come le grandi variazioni morfologiche che hanno permesso al lupo di "trasformarsi" in alano, chihuahua oppure bassotto, si sono presentate nel corso dei secoli in forma involontaria, vere e proprie mutazioni spontanee che l'uomo ha saputo sfruttare e valorizzare; la struttura del levriero non era certo "progettabile" da parte di un cacciatore del deserto, ma lui ha saputo osservare come i suoi cani più validi nel raggiungere la preda fossero quelli dotati di arti lunghi e sottili, sterno carenato e coda portata in modo da bilanciarne il movimento in velocità: ecco


nascere nella sua mente una sorta di "standard di razza", da ricercare nella scelta dei cani dai quali farsi accompagnare nella caccia. Un levrieroSi sono talvolta sfruttate quelle che potevano apparire assurde bizzarrie genetiche, quali il nanismo acondroplasico (arti corti su corpi normali), utili in cani adibiti a seguire la selvaggina nel folto dei cespugli, o dentro le tane: ecco la comparsa delle forme "bassette" in molte razze da caccia! Molto interessante, poi, lo ricostruzione dell'evoluzione delle razze attraverso il fenomeno del pedomorfismo neotenico, la conservazione cioè nei cani adulti di alcuni tratti morfologici e caratteriali tipici di diverse fasi giovanili dello sviluppo del lupo. In base a tale teoria, si possono raccogliere le razze in 4 gruppi: cani primitivi-con proporzioni della testa e struttura generale fortemente lupine, orecchie erette.

marcato, orecchie pendenti, pelle più spessa. Cani giocatori con gli oggetti, buoni riportatori. Esempi: terranova, retrievers, barbet, spaniels, bichon pedomorfi di terzo grado-accentuati diametri trasversali, musi corti o cortissimi, occhi frontali, orecchie piccole e cadenti, cute abbondante che forma rughe, molto predisposti all'accumulo di grassi. Cani "lottatori" (anche nella forma giocosa), fortemente territoriali e diffidenti. Esempi: mastini, cani da montagna, cani da presa, bulldog, carlino, pechinese.

Nel tempo, l'uomo ha selezionato molte diverse razze e varietà di cani, per avere un aiuto nelle sue molte attività: esistono quindi oggi razze di cani da pastore, da caccia, da guardia, da compagnia, da corsa e altre ancora.

Cirneco dell’Etna o Pharaon Hound

Esempi: groenlandese, laika, pharaon hound, basenji, vastgotaspets pedomorfi di primo grado-teste allungate, stop accentuato, orecchie semi erette. Sono segugi e cani paratori, con spiccato istinto all'inseguimento. Esempi: wolfhound, bloodhound, bracchi, collies, terrier, bassetti pedomorfi di secondo gradoteste più larghe, musi più quadrati, stop


NORIMBERGA 2011 Siegerschau 2 – 4 Settembre 2011

I preparativi per la partenza verso la Germania, sono sempre frenetici…. Che so… sale quell’adrenalina che ti fa arricciare lo stomaco… proprio come quando da bambini si aspetta con ansia la partenza verso il mare… Questa per me è la seconda Siegerschau della mia vita, questa volta però sono un po’ meglio preparata rispetto la prima … anche quella a Norimberga… quindi memore della precedente esperienza preparo la borsa.. con felpe e pantaloni lunghi… inconsapevole che questa volta Norimberga ci riserva un clima tropicale…. Ma ci si adatta a tutto! Arriviamo a Norimberga il giovedi pomeriggio e la prima tappa è l’Easy Credit Stadium, spettacolare struttura sportiva che ospita l’intera manifestazione, si incontrano i primi amici… e si incrociano molti

conoscenti, sembra quasi di essere ad un raduno in Italia… solo quintuplicato nelle dimensioni e nella affluenza di persone…. E’ sempre una bella emozione l’impatto con la Siegerschau… pastori tedeschi in ogni se e in ogni dove…persone che prima della competizione sono allegre e nervose… in attesa delle prove del giorno dopo. Tutto comincia il venerdì

mattina, con la prova caratteriale delle classi adulte, e le ferme delle classi inferiori… oltre a quelle delle classi lavoro, il regolamento

per loro prevede che la ferma venga fatta entro un’ ora dalla prova caratteriale… sempre nel caso che questa venga superata. Perdo un po’ di tempo nella ricerca dell’ufficio dedicato alla stampa per poter ritirare il pass che ci è stato concesso grazie all’appartenenza al forum, mi spiegano dove e cosa posso fare con questo pass…. Purtroppo però…. mi perdo i primi attacchi.. tra cui qualche italiano, mi perdo l’attacco di Mork dei Profeti, il cane per me più bello assoluto in Italia… proprio senza rivali, che purtroppo non passa la prova, ma non ho nulla da dire in merito proprio perché non l’ho visto…. Così come mi sono persa l’attacco di Rock…anche lui tra i miei preferiti in fatto di “bello e made in Italy”!!!


Il primo cane Italiano che ho il piacere di vedere è Fulz di Zenevredo… dopo molto tempo che non lo vedevo, l’ho rivisto in splendida forma… sicuro di sè… passa l’attacco con 4-3… è un bell’inizio… ancora non

sapevo degli attacchi sbagliati dagli italiani.. si perché si crea una sorta di cameralismo tra gli italiani presenti in Germania… ed io tifo indifferentemente per tutti… soprattutto ora che ho capito e sto provando sulla mia

pelle cosa vuol dire preparare un cane per questa prova… e non immagino nemmeno cosa vuol dire, stare la in mezzo e concentrarsi per vedere il frutto di tanto lavoro!

Attacco improvviso di Fulz di Zenevredo. Cat 1086, 14° ecc Gebrauchshundklasse Ruden

La mattinata prosegue con gli attacchi, ma i cani

“importanti” sono tutti attesi nel tardo pomeriggio…

intanto si fa il toto sieger… le voci più sentite sono un


testa a testa tra Arex von Der Wilhelmswarte… e Remo vom Fichtenschlag… io ho già delle mie preferenze… non sono una fan di Arex… ma è una mia personale opinione… Assistiamo ad una mattinata di attacchi, dove siamo tutti concordi nel rilevare che i peli lunghi… stanno facendo attacchi nettamente superiori ai normopelo. Dovremo aspettare l’attacco di Cronos d’Ulmental per vedere un attacco al loro pari…. Nel frattempo mi diletto tra attacchi delle femmine e attacchi dei maschi… ed a mio modesto parere, quest’anno i maschi vanno meglio delle femmine.. rispetto lo scorso anno…. Assisto molto felice ad un attacco in cui la star è un ragazzino che avrà dieci anni., con la sua cagna… che

verrà poi premiato come uno dei dieci migliori attacchi…Henni von der Brossmerhohe… stra applaudito dal poco numeroso pubblico presente! Parlando di questo alcune persone che siedono con me a vedere gli attacchi ricordano i tempi passati in cui, mi dicevano che per vedere gli attacchi alla siegerschau dovevi andare allo Stadio alle 7 del mattino a prendere il posto… perché c’era un sacco di gente… guardandomi attorno

Il tempo scorre… arriviamo al pomeriggio tanto atteso… arrivano i cani tanto attesi… una nota malinconica in questa mattinata… vedere i figuranti che si raccomandavano tra loro quando una/un cagna/cane è da trattare o meno in un certo modo… non ci credevo, ma le diversità di trattamento c’erano eccome… tipo nel lanciato agevolare il cane andandogli

desolata, vedendo lo stadio semivuoto ho cercato di immaginarmi quella scena. E mi sono chiesta per quanto ancora la politica sarà disposta a sacrificare la razza per questioni economiche… inducendo così gli appassionati veri a lasciare pian piano questo fantastico mondo… che appartiene oramai a pochi. Torniamo alla gara…. Chira del Frutteto, siegerin delle giovani lo scorso anno e papabile auslese, non passa la prova caratteriale, assisto a quella di Zara von der Zenteiche, una bella figlia di Furbo degli Achei… che mi rapisce l’attenzione… con il movimento elegante che le appartiene… passa la prova caratteriale senza grandi difficoltà, si classificherà 2 Auslese….

incontro e servirgli la manica…. Oppure l’uso più soft del frustino… che credetemi non lo risparmiano.. in Italia pochi figuranti preparano i cani a tale trattamento… per questo molti si risentono proprio di fronte alla minaccia, solo che se il cane è …. “il cane”… allora il trattamento è ponderato!


Confidenze tra figuranti!!!!

Ma torniamo agli attacchi.. a differenza di molti, per me il venerdi alla Sieghershau è interamente dedicato agli attacchi… io soffro fisicamente al dovermi alzare per le esigenze primarie… infatti puntualmente, quando

mi alzo io… mi perdo qualche attacco interessante!!! Frau di Zenevredo passa l’attacco senza problemi, cosi’ come Carlotta di Casa Beggiato… poi classificatasi 9° Ecc, anche se la prova caratteriale a mio modesto parere non è stata nulla di eccezionale… non passa Orly di casa Beggiato… me ne rammarico molto…bell’attacco di Angie della Val Sangro e Xilit di Turboland… che vantava un tifo tutto particolare…

In attesa di entrare… per la prova caratteriale…


Adesso è il momento dei grandi… sfilano uno dietro l’altro.. non necessariamente in questo ordine: Etoo’ aus Wattenscheid, 4° Ecc, figlio di Paer vom Hasenborn 5° Auslese; Koby Von fidelius un figlio di Godalis Tino classificatosi 2° Ecc… che non mi ha particolarmente entusiasmato, ne sulla

prova ne nella morfologia…. Ringo Crveni Mayestoso condotto da un impeccabile Pier Luigi Carrubba….un po’ in difficoltà sui lascia… ma anche lui supera la prova, classificatosi 48° Ecc. , Guccy vom Heinrichplatz, che passa con il punteggio massimo… e diviene il 10° Auslese. Poi Ustinov Vom Romerland per cui ho un debole, passa l’attacco.. un po’ incerto nel lanciato… ma sempre un bel vedere..

Ustinov in una esemplare condotta durante la prova caratteriale.

E’ il turno di Tyson vom Emkendorfer Park, supera senza problemi, passano Faust di Casa Beggiato, e Paer Blue Iris, altro soggetto che mi piace molto, 12° Ecc, Wallaby vom Kapellenberg, che non esegue una prova proprio brillante…. Anzi, sull’improvviso lascia la manica e la riprende…. Un fischio generale avvolge la sua prova, ma il giudice prosegue nel lanciato e passa la prova con il presente…

fasi dell’attacco di Arex;

passando per la cruna dell’ago…, Ferrari vom Agilolfinger…e finalmente Arex… tanto atteso…. Tanto sponsorizzato…. La sua candidatura a Sieger è indiscussa da tutti…. Ma le sorprese non finiscono mai… Arex dopo un improvviso così così, fallisce il lanciato… o meglio… decide di non farlo…. Tanto che è bellissimo vederlo correre felice per il campo… a tutto interessato tranne che al figurante….


Remo vom Fischtenschlag, che ha sostenuto l’attacco prima di Arex, passa senza problemi,

con una bella prova dimostrando un rapporto di simbiosi con la sua conduttrice.

Attacco Remo; Arrivano gli italiani, è il momento di Homar dei Colli di Uzzano, che purtroppo non regge la minaccia e non passa la prova….

Homar… che si allontana durante la minaccia della prova caratteriale .

Ziko della Vignazzola, che passa l’attacco e si classifica 16° Ecc. , Fico di Casa Vizzato, 49° Ecc., Ron della Bocca del Vesuvio, 27° Ecc., prova non esaltante… una buona prova comunque…. L’intesa sfilata di cani che affrontano la prova caratteriale arriva fin alle 18 di sera… ci spostiamo alle ferme, do un’occhiata veloce.. poi mi soffermo a fare quattro chiacchere con gli amici… ci si organizza per

cena… Norimberga ci aspetta…. Andiamo in centro, in un bel ristorante italiano… io non amo la cucina tedesca, quindi apprezzo particolarmente un bel piatto di gnocchi e le scaloppine…. Norimberga mi affascina con il suo look moderno-antico, un centro storico che parla della storia europea più recente… lo scorso anno non ero riuscita a visitarla… ma davvero ne vale la pena!!!

Il sabato solitamente è il giorno più atteso, sfilano i terzi e secondi gruppi delle classi, tutti assieme… una politica che non condivido, perché devi un po’ scegliere cosa vuoi vedere!!!! Ed immancabilmente qualcosa ti perdi…. Nell’attraversare le strade che dal parcheggio conducono allo stadio ancora una volta devo constatare la mancanza di pubblico…. È davvero triste vedere come


poche persone siano accorse a vedere la manifestazione più bella dell’anno per ciò che riguarda il pastore tedesco, e sfogliando le riviste urma degli anni addietro, mi accorgo che davvero c’era un affluenza di spettatori enormi… ed ancora una volta mi colgo a riflettere sul perché!???!! L’attesa più forte è per i gruppi di riproduzione, grazie al pass ho una

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posizione privilegiata per vederli.. e davvero rimango senza fiato e senza parole… cominciano a sfilare.. ovviamente qualcuno lo aspetto più di altri… ma davvero è uno spettacolo che non conosce parole per essere spiegato!!! Io vorrei davvero che almeno una volta nella vita le persone che amano il pastore tedesco assistano a questo spettacolo…. Perché descriverlo per me è

Renzo Vom Holtkamper See  gruppo di non particolare interesse;

impossibile… racconterò quello che ho visto… ma è impossibile descrivere le sensazioni…. Sfilano in ordine i gruppi di : -

Sultan Von Der Jahnhohe  presenta un bel gruppo, senza particolari soggetti che spiccano.


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Koby Von Fidelius ďƒ come ho giĂ detto, un soggetto che non mi colpisce su nessun fronte, quindi anche il suo

gruppo rimane per me un gruppo di soggetti nella norma;

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Zerxis vom Osterberger-Land; bel gruppo che si distingue per il forte pigmento, le belle focature la

correttezza degli angoli, e la correttezza delle taglie.

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Peik vom Holtkamper Hof, che presenta un gruppo dai colori

spettacolari, una eccellente pigmentazione e correttezza delle taglie;

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Quattro von der Partnachklamm, che non mi entusiasma particolarmente come sogetto, anche se qualcuno lo ritiene il più bel figlio di

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Zamp vom Thermodos, a mio parere è un soggetto alto che non spicca in nessun modo, qualche dubbio lo nutro anche nella

correttezza degli appiombi anteriore, ciò non toglie che si è classificato 2° auslese.


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Geck di Casa Nobili, gruppo aderente al tipo paterno, con buon dimorfismo, di cui non mi entusiasmano le linee

superiori; tutti i soggetti presentati si distinguono per il buon pigmento e le correttezze negli appiombi

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Yerom von Haus Salihin, nulla da segnalare;

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Hatto vom Huhnegrab, gruppo di poco interesse che anche nel movimento dimostra un allungo un po’ scarso dovuto alla non correttezza degli anteriori.

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Nelson vom Frankengold, nulla da segnalare;

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Dux von der Glockenheide;

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Tyson vom Kottersbusch;


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Kanto von der Karl-May Hohle;

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Joker vom Eichenplatz;

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Wegas vom Fichtenschlag;

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Arex von der Wilhelmswarte, presenta un buon gruppo aderente al tipo paterno, con molto buon dimorfismo,

tutti i soggetti presentano un eccellente pigmento con maschere scure e ben delineate.

Paer von Hasenborn, presenta un bellissimo gruppo, aderente in modo strepitoso al tipo paterno, con taglie

corrette, bei colori, mb gli angoli ed il pigmento‌una sorpresa;

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Schicco von der Freiheit Westerholt, anche questo un bel gruppo, con eccellente pigmento e giuste taglie.

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Gigolo von der Barenschlucht;

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Ustinov Vom Romerland, aderente al tipo paterno, di giusta taglia, con mb

dimorfismo sessuale, eccellente pigmento e molto buone le focature;

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Nino von Troje, gruppo con buon tipo, buon dimorfismo sessuale, con molto

buon pigmento ed eccellenti focature, nell’insieme un gruppo corretto.

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Furbo degli Achei… il gruppo ancora una volta si presenta in modo spettacolare, per qualità e quantità dei soggetti presentati… la nota negativa è che in testa al gruppo ci sono i cinesi.. e non lui…. Ed io che ancora credo nelle

favole, avrei tanto voluto vederlo davanti al suo gruppo… per rendergli quell’onore che i bipedi gli hanno levato!! Per questo motivo quella sotto è l’unica foto che secondo me va pubblicata circa il suo gruppo….


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Ober von Bad Boll‌. Mi astengo dal commentare il gruppo che non ho guardato con interesse particolare, visto

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Enosch v.Amasis

che Ober non rispecchia in alcun modo il mio tipo di pastore tedesco‌.


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Vegas du Haut Mansard…. E qui cominciamo davvero a rifarci gli occhi… primo perché in testa al gruppo c’è finalmente il PADRE… e quando si parla di aderenza al tipo paterno.. è tutto li da vedere, Vegas in splendida forma, presenta un gruppo eccezionale…. Il dimorfismo è molto buono, il pigmento ed i colori sono eccellenti, mb le linee superiori ed eccellenti quelli inferiori, eccellenti gli

angoli anteriori, in alcuni soggetti gli angoli posteriori sono al limite massimo con garretti leggermente oscillanti…. Molti soggetti delle classi giovani… presentano elevate caratteristiche zootecniche da tenere in considerazione per tornare allo standard di razza ed a quella bellezza funzionale di cui tanto si parla… ma poco si pratica… un gruppo davvero notevole;

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Remo Vom Fichtenschlag, chiude la sfilata il sieger 2011, che presenta un gruppo davvero di alto livello, in cui il tipo paterno è eccezionale, il dimorfismo sessuale molto buono, teste forti, ben cesellate con colori superbi; i soggetti sono tutti in taglia, e presentano un movimento ampio, sciolto e radente in tutte le andature…

ai miei occhi spiccano alcuni soggetti giovani, tra cui Ex D’Ulmental, Daisy von Melanchthon, Figo du Schellenthal, su tutti Erik vom Nordteich… l’intero stadio applaude il futuro sieger meritatamente… anche se il gruppo di Vegas… non discosta da quello di REMO per qualità….


Il sabato pomeriggio… la magia dei gruppi di riproduzione ti rimane un po’ addosso… almeno sino al giorno dopo… io ho passato e ripassato le foto (circa 500) che ho scattato durante l’intero pomeriggio, per rivedermi i soggetti che più mi avevano colpita… e le prime impressioni sono state

confermate dagli scatti…. Rinnovo i complimenti al gruppo di Vegas ed a quello di Remo… che mi hanno entusiasmata…. Ma anche quello di Paer… davvero una bella giornata… ed ora… si aspetta la domenica e la proclamazione dei vincitori…..

….04 settembre 2011…. Quest’oggi il mio corrispondente in Italia per il forum… è una persona che di gare di bellezza… non ne vuole sapere… per lui il pastore tedesco è quello che gli ha insegnato ad andare in bicicletta… e per me è bellissimo sapere che starà tutto il

giorno li ad aspettare le notizie che tra una baraonda e l’altra cercherò di inviargli… in fondo… un po’ di passione riusciremo a trasmettergliela.. almeno speriamo… La mattinata comincia presto… girano i gruppi delle classi giovani, i

primi venti di ogni classe gireranno poi nello stadio grande e verranno effettuate le premiazioni… nel frattempo girano anche i secondi gruppi delle classi lavoro.. che si fa? … ci si spacca in due e si sceglie cosa non vedere…. Io mi fiondo


verso i ring più piccoli.. ho amici che girano nelle classi giovanissime… rimango senza fiato quando vedo Baru di Croce Santo Spirito… sapevo bello… ma agli

occhi davvero super… a mio avviso meritava di più… soprattutto se parliamo di rispetto delle taglie…. Ma quarto alla Siegerschau… è davvero un super risultato..

complimenti agli allevatori… a chi ci ha creduto… speriamo di rivederlo nelle classi superiori….

Premiazione giovanissimi maschi: 4214 1° class: Labo vom Schollweiher (Arex von der Wilhelmswarte x Fraya D’Ulmental)

Da segnalare al 20 posto della giovanissimi maschi Sonik della Valle dei Rovi, figlio di Homar dei colli di Uzzano…. A mio parere un po’ alto…. Ma complimenti comunque.

Meravigliosa anche la siegerin delle giovanissime femmine… una bellissima figlia di Remo che farà sicuramente parlare di se….


Premiazione Giovanissime femmine: - 6009 I° class. Sydney vom Pendler ( Remo Vom Fichtenschlag x Corsika vom Pendler)

Nella giovani femmine vince una cagna secondo me un po’ grande, figlia di Dux da Intercanina, una femmina che non mi ha colpita, ritengo che nelle posizione dietro, vi

erano soggetti meritevoli di una più alta considerazione, ma ammetto che la classe vantava comunque una alta qualità….


Premiazione giovani femmine, la prima classificata la 4001, Ilari vom Huhnegrab.

Ed infine la splendida classe dei giovani maschi… quella che per motivi logistici ho seguito meno, ma che nel vederla sfilare mi ha maggiormente colpita… Soprattutto il secondo classificato, figlio di Vegas… soggetto che mi è piaciuto di

impatto… l’ho fotografato anche il giorno prima senza sapere chi fosse… bè.. mi pare di avere l’occhio lungo… visto il piazzamento!!!

Premiazione giovani maschi: I° Class:Team Marlboro Harley ( di cui non apprezzo particolarmente la testa), 2° class: Cobra d’Ulmental, 3 ° class: Luca von der Wilhelmswarte.

Mentre nei ring piccoli si svolgevano le classi minori, nello stadio andavano avanti i gruppi delle classi lavoro, dove il piccolo Martin, al giro veloce con Cormak in classe

lavoro, guadagnava posizioni e veniva ripescato per girare nel primo gruppo nel pomeriggio, tra l’ovazione estasiata del pubblico che assisteva……


Martin e Cormak sono stati il simbolo di questa Siegerschau, un grazie va detto soprattutto ad Antonella Niccolini che ha reso possibile questa cosa meravigliosa.. rendere vive le emozioni

che solo il pastore tedesco può dare… ad un ragazzino che vive la sua esperienz a… ed al pubblico che è andato in visibilio davanti a quel cucciolo d’uomo che al giro veloce diventava un tutt’uno con il cane che portava… mi inchino davanti a questa cosa meravigliosa, perché

anche se personaggi di spicco dietro le mie spalle hanno ovviamente criticato questa scelta di Antonella… io l’ho sostenuta a gran voce… ma qui entrano poi in gioco cose come la politica sporca del mondo delle gare… e del Dio soldo…. Che un ragazzino come Martin non ha interesse a conoscere…. … plauso per la bellissima gara di martin.. e per la bellissima persona che è Antonella… il resto.. ed i resti… sono noia…

Seguo la classe della lavoro femmine… Si entra nel vivo della Siegerschau… ho seguito gli attacchi ed ho idee mie su chi andrà o meno a fare l’auselse in questa classe.. ma purtroppo sono ancora troppo immatura politicamente.. cosi’ decido di sedermi all’ombra.. sugli spalti e godermi lo spettacolo….ho imparato in queste due anni, che solitamente i cani vengono chiamati nell’ordine che poi sarà quello di arrivo.. almeno nelle prime posizioni, magari qualche spostamento di un paio di posti, ma i giochi sono già fatti al momento delle ferme.. l’anno prossimo cerco di seguire anche quelle!! Non so come ma ci provo!

Torniamo a noi… la siegerin è la bellissima JACI VON EICHENPLATZ figlia

di Yukon von der Bastille x Alischa von Eichenplatz, in consanguineità 2-3 su Hill Farbenspiel è una cagna grande forte e solida. Al secondo posto Natalie Von Alcudia

secondo me un po’ mascolina… al terzo posto la bellissima figlia di Furbo che vedevo in lotta per il titolo di Siegerin, Zara Von Zenteiche, una cagna armoniosa con begli angoli ed un movimento pieno di classe. Al quarto posto Xilske aus der Brunnenstrasse… è il momento delle italiane, segue al quinto posto la bellissima Frau di Zenevredo, che conduce una discreta gara… unico neo… Frau già venduta


ai cinesi prima ancora di godersi il meritato titolo… davvero triste…. Segue una in formissima Musa di cà San Marco, già prima eccellente lo scorso anno.. corona una splendida carriera.. tra la felicità straripante di Giorgio…. E del suo impeccabile conduttore Enrico Strazzo….. Seguono la settima classificata Wendy von der Piste

Trophe, anch’essa una figlia di Furbo…., Viva von der Karstaeder Strasse (davvero non mi spiego il titolo di Auslese per questa cagna figlia di Ober, che a mio modesto parere non possiede grandi qualità morfologiche e non mostra nemmeno un movimento sciolto… fischiata dal pubblico…

davvero nulla c’entra con il resto delle cagne che hanno conquistato il titolo di Auslese?!?), Fenia los Madriles.. una cagna davvero bella, figlia di Floro degli Achei… Queeni Von Termodos in pieno tipo paterno, allungata robusta e solida… Quana von der Biberfalle e Melci vom Messina.

Una nota anche per la vincitrice della classe lavoro femmine a pelo lungo:Aebby vom Elmbach, in queste classi non è stato attribuito il titolo di auslese… Classe lavoro maschi.. Finalmente arriva il momento della lavoro maschi… sono due giorni che aspetto il momento di vedere Remo in movimento e con Arex che ha bagliato l’attacco i giochi per il sieger sono fatti… Remo Fischtenschlag, anche lui in consanguineità 3-3 con Hill Farbenspiel, è un soggetto solido, asciutto, armonioso di giusta

taglia, con ottimo pelo e pieno di tipo… una testa nobile come non mi è mai capitato di vedere… per me.. il pastore tedesco ideale…. Anche

se nella giornata di domenica non l’ho visto gran che in forma.. forse il caldo, lo stress dei tre giorni.. rimane sempre un grande cane…

di tutti il più bel figlio di Zamp von Thermodos,

secondo me è decisamente alto ed ha

Remo al giro veloce. Seguono Quatro von der Partnachklamm, a detta


l’occhio un pò chiaro… non lo avrei messo secondo, tra l’altro posto ottenuto dopo qualche giro, che gli vedeva davanti Hustinov…. Il quale si classifica terzo,Ustinov vom Roemerland, figlio mi Quantum, mi piace molto, molto ben costruito buon pigmento bellissimo movimento…. Qualche dubbio nell’espressione e nella testa che non mi ha

Vegas di cui raccoglie l’eleganza… con un bel movimento di cui sarebbe auspicabile un miglior allungo…

Segue Sultan von der Jahnoehe, bel figlio di

Quinto, Nino Von Tronije, seguito al sesto posto dal bellissimo Paer Von Hasenborn, fgilio di Quenn mostra magnifici colori, eccellenti proporzioni, giusta taglia ed una grande classe… tenendo conto anche del meraviglioso gruppo di riproduzione, vera novità e sorpresa di questo campionato.

mi piace in modo particolare, leggermente alto, ma asciutto e ben proporzionato con ottimi colori e forte impronta maschia… davvero bello. Segue un figlio di Furbo, Hagadals Figo, molto ben pigmentato, pieno di classe e con ottimo movimento.

Guccy vom Heinrichplatz e Ballack zur Worringer Rheinhaue…. Che non ho molto apprezzato…. Chiude la rosa degli auslesi. Anche qui, ricordiamo il primo sieger a pelo lungo della storia, “Rico aus dem Aurum Zwinger”…

convinto pienamente.

Paer al giro veloce. Segue Menthos vom Ostenberger Land, che ha espresso una prova in movimento eccellente… l’ho seguito poco ma ho avuto modo di rifarmi al campionato italiano… soggetto di notevole rilievo… Peik Holtkaemper Hof, Lennox von Regina Pacis, figlio di Tyson che


Il campionato di Norimberga di quest’anno 2011 vede l’ufficializzazione dei pelo lungo che trova

presenti un centinaio di soggetti. Per “pelo lungo” si intende il pelo lungo duro con presenza di sottopelo

(langstockhaar), differente dal pelo lungo e morbido con assenza di sottopelo ( langhaar).


I figuranti‌..


Commento finale: Cosa mi è rimasto di questa siegerschau? Intanto due nuove amiche… Martina e Claudia… capitate per caso in un viaggio tanto atteso e goduto…. Poi mi è rimasto nello sguardo Remo.. il Sieger… vorrei tanto dire ai signori dietro di me… (tra i quali anche personaggi politici della sas)… che comunque sia un sieger o un auslese, va applaudito…. Sempre… onore al merito… politico o sportivo è comunque merito… e pretendere gli applausi solo quando il merito (politico o sportivo) ci colpisce direttamente… e da persone piccole… cominciamo a fare i cani ed a fare gli auslesi, e soprattutto a portare rispetto per chi gli auslesi li ha in mano… forse… se queste persone riflettessero un po’ di più, invece che criticare capirebbero che vengono battuti al gioco che loro stessi stanno giocando… l’astuzia.. la politica… il savoir faire…. Tutto tranne che il pt.. ed allora… applaudite signori.. la prossima volta toccherà a voi.. e vorrete gli applausi… o no???? Terzo…la conferma che un cane.. non è per sempre… Frau di Zenevredo… auslese…. Italiana… già venduta ai cinesi prima ancora che le venisse conferito il

vederlo.. a viverlo questo infinito momento di felicità.. tutta Italiana!!!! Complimenti a Giorgio e Musa….

titolo… il mercato a farla da padrone… e la finta gioia negli occhi dentro ad una fotografia… sapendo che è tutto finito prima di cominciare… ciao Frau… tanto bella.. e cosi’ poco voluta… altro soggetto di elevato valore zootecnico che lascia l’Italia…. Prima ancora di cominciare a viverla… contrastata alla felicità di un Giorgio Dolci, che la sua Musa.. auslese nella realtà e nel cuore di Giorgio… se la porta in braccio… cosi’ come la prima volta che li ho visti insieme ad un raduno.. con Musa in classe giovanissime.. finita la gara.. Giorgio la prende al volo tra le sue braccia e la festeggia sino alla macchina.. è stato riviverlo quel momento…allora provo a pensare che davvero li.. in quella felicità… c’è l’uomo…. La vittoria… ed il suo cane… e per questo vale la pena di essere li a

Quarto…. Mi è rimasta dentro l’adrenalina ed il terrore di Mario.. in quei secondi che precedono l’attacco.. la prova per cui metti in discussione te stesso.. ed il lavoro duro di un anno intero… in cinque minuti… tutto li… in quei trenta passi che ti separano dal revier… poi in un attimo sei li… il comando… il figurante.. il giudice… mille sguardi sconosciuti che si posano su dite.. e dieci sguardi di persone che invece sono li solo per te…. E poi tutto viene naturale… l’attacco, il lascia.. il responso del giudice.. e la tensione che si scioglie in un sorriso.. e nell’agitare quel foglietto che ti dice che ce l’hai fatta… gli abbracci… soprattutto gli abbracci.. ancora una volta a significare che dove c’è voglia.. onestà… amicizia…tutto va come deve andare.. e per tutto il resto “c’è mastercard!”.


Quinto… i bellissimi gruppi di Vegas e Remo.. che se richiudo gli occhi un secondo li rivedo sfilare davanti a me.. ed in un secondo comprendere perché quella per il pastore tedesco sia una malattia da cui non voglio guarire… la maestosità.. l’eleganza… le bellezza… tutte riunite in un solo esemplare.. il pastore tedesco… in quegli occhi color nocciola che agli occhi dei pochi attenti sono solo meglio o peggio pigmentati…. Ma che ai mie occhi indicano semplicemente la perfezione di una razza…. Contrapposta alla brutta sensazione di fallimento e desolazione nel veder sfilare il gruppo di Furbo..(papà del mio napoletano), con alla testa.. la signora cinese che sorride.. come a dirci.. “ahahahaa ve l’ho fatta!!!!”… ho trovato di cattivo gusto questa uscita… e preferisco non parlare del gruppo.. quanto

del fatto che il dio soldo fa contenti pochi e per poco… mentre Furbo.. avrebbe dovuto avere a suo favore quell’applauso che gli spettava… quel riconoscimento dal suo pubblico ITALIANO che molto probabilmente lo ha amato e lo ama più di chi lo ha gestito… soprattutto visto l’alto numero di figli presenti in Italia…. Almeno questo era dovuto… ai posteri l’ardua sentenza. Sesto…l’esperienza della Siegerschau… è indescrivibile.. buttarsi in mezzo alla folla e vedere gli auslesi ad un passo da te è indescrivibile…. Respirare pastore tedesco per quattro giorni è indescrivibile… il mio non è un commento tecnico… non ne ho le capacità.. chissà se il prossimo anno “Romerau”…. Che ho avuto spesso di fianco vorrà illuminarmi con un pò della sua conoscenza…il mio vuole essere un semplice racconto di cosa è stato Norimberga 2011… e se le parole non bastano…..




Commenti… fotografie… impressioni.. errori… strafalcioni ecc. ecc… By: Emanuela R. Mori……. E Axel…….


Parassitologia: l'otoacariasi o rogna otodettica

Quando il vostro cane o gatto si gratta l'orecchio, scuote la testa, tiene il capo reclinato da una lato, va fatto esaminare con urgenza: di solito la causa è proprio un problema alle orecchie, che determina un'infiammazione di questi organi, il cui termine medico è otite.

Nel campo delle otiti ve ne sono di differenti origini: da corpo estraneo, batteriche, micotiche e alcune di origine parassitaria, ovvero causate dalla presenza di piccoli acari che vivono nel condotto

uditivo, nutrendosi di cerume e detriti cellulari; quindi di per sé banali e benigne se trattate precocemente; ma che, se non curate adeguatamente, possono dar luogo ad un'ulteriore evoluzione della patologia originaria, anche nota come rogna otodettica (a causa del forte prurito), in otiti complicate, molto più serie e più gravi per l'organo stesso, in quanto possono arrivare sino alla compromissione della funzione uditiva. Esistono diversi tipi di acari che possono invadere il condotto uditivo di cani, cuccioli, gatti e gattini. Comunque nei cuccioli e nei gattini il più comune acaro dell'orecchio è senz'altro l'Otodectes cynotis. Si tratta di acari psoroptici, dalle tipiche zampe lunghe, di colore bianco (riconoscibili facilmente se esaminati con l'ausilio di una lente di ingrandimento, come quella dell'otoscopio) liberi di muoversi e dotati, da adulti, di 4 paia di arti.

Il loro ciclo vitale (uovolarva esapode-protoninfadeutoninfa-adulto) dura circa tre settimane, e la durata complessiva della loro vita da adulti è approssimativamente di due mesi. La trasmissione avviene solitamente per contatto diretto o più raramente indiretto, attraverso l'ambiente (cucce, coperte, tappeti, ecc.), dove però possono sopravvivere al massimo per alcune settimane.

La caratteristica principale è la mancanza di specie-specificità,


ovvero gli stessi acari possono infestare indifferentemente sia i gatti che i cani. A questo proposito si ritiene che il 50% o più della totalità delle otiti del gatto ed il 10% di quelle del cane siano causati da acari auricolari. Le infestazioni nei felini (che appaiono essere di gran lunga i più predisposti) variano differentemente da Paese a Paese con valori di appena 3,5% in Australia e fino al 75% negli Stati Uniti.

Ad ogni modo nella diagnosi e nel trattamento degli acari dell'orecchio non è particolarmente importante identificare esattamente e scientificamente il tipo di acaro presente. Abitualmente, infatti, questi parassiti vengono semplicemente chiamati acari dell'orecchio. Inoltre, contrariamente a quanto comunemente si crede, tali acari possono vivere, oltre che nell'orecchio, ovunque

sul corpo degli animali, e in particolare su collo, groppa e coda. Gli acari dell'orecchio sono estremamente contagiosi e particolarmente diffusi nei giovani. Si possono trasferire dal corpo della madre a quello dei figli.

Addirittura sembra che le stesse pulci possano veicolarli, trasportando, adesi su di sé, sia gli acari che le loro uova! Inoltre, proprio per la mancanza di speciespecificità che li contraddistingue, possono essere facilmente trasmessi dai cani e gatti infestati agli altri animali domestici, quali conigli, criceti, topi, furetti, ecc. Il periodo d'incubazione (ovvero il tempo che intercorre dal contagio alla manifestazione dei sintomi) varia da una a due settimane. L’uomo, invece, non

viene infestato e pertanto questa non può considerarsi una zoonosi.

I cuccioli e i gattini con gli acari auricolari si grattano la zona intorno alle orecchie e/o scuotono la testa in continuazione, dal momento che questi parassiti causano un’intensa irritazione, oltre che per la loro azione meccanica diretta, sembra anche per lo scatenamento di una vera e propria reazione allergica (a questo proposito si è riscontrata una reazione allergica crociata con gli acari della polvere di cui sono lontani parenti).

L’entità di queste manifestazioni sembra


comunque essere indipendente dalla carica infestante; in quanto è dovuta principalmente alla reazione dell'organismo ospite e alla sua diversa sensibilità: può infatti decorrere indifferentemente in forma silente (dal punto di vista del prurito) oppure si può avere un lieve fastidio o al contrario un prurito intenso con lesioni da grattamento anche serie sino alle forme più gravi che possono esitare in vere e proprie crisi epilettiche.

Nello stadio avanzato della malattia, si può riscontrare un sanguinamento dei condotti uditivi, al cui interno si osserva la presenza di sangue (fresco o coagulato) e a volte anche esternamente sono visibili spesse croste bruno rossastre attorno e all'interno dei padiglioni auricolari. Il sangue secco è molto

simile ai fondi di caffè; pertanto se scrutate nelle orecchie del vostro animale e notate l'accumulo di un materiale simile, probabilmente sono presenti degli acari, benché sia anche possibile una concomitante infezione batterica e/o da lieviti.

L’infestazione da acari dunque è una malattia comune che non va tuttavia sottovalutata. Se non vengono trattati infatti, questi parassiti danneggiano gravemente (direttamente o indirettamente) il condotto uditivo ed il timpano, causando perdite di udito permanenti oppure, a causa dello scuotimento continuo e violento delle orecchie, si può arrivare alla rottura dei capillari del padiglione auricolare con conseguente otoematoma, che richiede, nella maggior parte dei casi, una terapia chirurgica per la

sua risoluzione.

Nei casi in cui l’infestazione si spinge anche al di fuori dall'orecchio, l’animale a volte si gratta le zone colpite, altre volte no. In commercio si trovano molte preparazioni per uccidere gli acari. Questi prodotti contengono un insetticida, di solito piretrine, carbammati, organofosforici o altre sostanze di sintesi più recenti, con analoga funzione.

I prodotti per le orecchie che non contengono insetticidi non elimineranno gli acari e per questo è inutile usare prodotti umani che ovviamente non contengono tali sostanze. A seconda del farmaco


usato poi, può essere necessario trattare le orecchie per 1 - 3 settimane e comunque sino alla completa scomparsa degli acari.

Come già ricordato, molti acari delle orecchie vivono sull’intera superficie del corpo dell’animale, comprese le zampe e la coda, per cui a volte si rende necessario trattare anche queste zone. In questo caso saranno efficaci prodotti studiati per le pulci e le zecche come spray, spot-on, e shampoo che contengono una delle sostanze sopracitate.

Verificate accuratamente di utilizzare prodotti approvati specificamente per i gatti quando trattate tali animali (perché spesso quelli usati per i cani sono tossici per il

gatto) e soprattutto abbiate cura di trattare anche la coda. Oltre alle orecchie è proprio questa, infatti, che arrotolandosi attorno al corpo del gatto durante il sonno, risulta essere una delle parti più a stretto contatto con le orecchie. Essendo gli acari facilmente trasmissibili tra tutti gli animali domestici, è opportuno trattare contemporaneamente tutti quelli che vivono nella stessa casa.

Molti tipi di acari non sopravvivono a lungo fuori dagli animali, e quindi, di solito, non occorre trattare anche la casa ed il cortile. Ad ogni modo ovviamente seguite sempre le indicazioni e i consigli che solo il vostro veterinario è in grado di darvi, una volta esaminato il vostro

animale e fatta la corretta diagnosi, prescrivendovi i prodotti più indicati e dandovi direttive precise su come comportarvi caso per caso. Scritto da Antovet66 Veterinario Comportamentalista. Articolo preso dal suo Blog.


Pericoli derivanti da Animali Velenosi Quelli di cui si parlerà qui di seguito infatti sono tutti animali che abitano il nostro bel paese e quindi sarebbe utile conoscerli meglio, proprio per sapere come comportarci nel caso avvenga di incrociarli, o peggio, di subire il loro attacco... Molti di essi posseggono ghiandole del veleno che secernono sostanze di cui si servono per paralizzare o uccidere le prede prima di cibarsene o per difesa contro i predatori.Pur non essendo di regola aggressivi, se vengono calpestati o disturbati, o se avvertono la presenza di un intruso, uomo o animale che sia, come minacciosa per la prole, si difendono mordendo o pungendo ed inoculandogli il liquido velenoso. Questo agisce di solito localmente (per lo più come necrotizzante), ma in alcuni casi può anche provocare un avvelenamento generale. I più noti, tra gli animali velenosi, sono scorpioni, ragni, api, vespe, centopiedi e serpenti, ma anche formiche, farfalle (nello stadio larvale di bruchi), e numerosi animali marini possono recare danno a chi,

casualmente, venga a contatto con loro. ANIMALI MARINI Numerosi e zoologicamente diversissimi sono gli animali marini che possono infliggere all'uomo danni dovuti alle sostanze velenose di cui sono provvisti per la cattura delle prede e/o per la difesa. Per quanto riguarda i Celenterati, è ben noto come il contatto con i tentacoli delle meduse presenti nei nostri mari provochi lesioni orticarioidi lineari dolorose, ma di breve durata.

Queste lesioni sono dovute a scariche di nematocisti, cioè di strutture capsulari filamentose contenenti sostanze ad azione orticante e/o tossica che vengono emesse da cellule specializzate (cnidoblasti) dei tentacoli. Anche le attinie (anemoni di mare) possono essere causa di reazioni cutanee orticarioidi.

Ecco che cosa fare se vi capita un incontro con queste creature marine: 1)-Sciacquatevi! Sciacquate immediatamente l'area dolorante con acqua salata; non usate acqua dolce, che attiverebbe le cellule urticanti non ancora rotte. Per la stessa ragione, non sfregate la pelle. 2)-Neutralizzate le cellule urticanti. Alleviate il dolore sciacquando l'area con una delle sostanze indicate di seguito. Prima agite meglio è. Ma anche in questo caso il sollievo può durare solo un'ora o due, quindi riapplicate il liquido quando occorre; Alcol - distribuite dell'alcool sulle zone interessate. Anche se è meglio usare l'alcol denaturato, potete usare vino, liquori o qualsiasi altro liquido alcolico che abbiate sottomano; Aceto - si raccomanda di mettere aceto sulla lesione appena potete. Non sarebbe male


portarsi una bottiglia di aceto ogni volta che andate in spiaggia; Ammoniaca - anche l'ammoniaca è efficace. Un vecchio trucco delle popolazioni marine è tamponare la zona con l'urina della persona lesionata. 3)-Se ci sono tentacoli attaccati alla pelle è il momento di toglierli. Però, naturalmente, non toccateli con le mani nude. Usate una di queste tecniche: - Proteggetevi le mani con un panno o un tovagliolo di carta; - usate della crema da barba e radete via i tentacoli con dolcezza; - se questo non è pratico, applicate una pasta di sabbia ed acqua salata; poi grattate via i tentacoli con un coltello, una carta di credito di plastica o qualche altro strumento affilato; - potete anche applicare una pasta di bicarbonato e acqua di mare, procedendo poi come sopra. 4)-Curare i sintomi. Provvedete al bruciore e all'infiammazione con medicinali specifici: - dare sollievo alla pelle bruciante con degli antistaminici; - ridurre il gonfiore con una crema all'idrocortisone; - se il dolore persiste prendere un antidolorifico.

Alcune centinaia di specie di Pesci sono provviste di aculei o spine connessi a ghiandole produttrici di sostanze irritanti che, se inoculate nella cute umana, sono responsabili di dolore acuto, edema e, a volte, necrosi circoscritte.

Vipera aspis (aspide o vipera comune): lunga 55-65 cm, si rinviene su tutto il territorio nazionale, ad esclusione della Sardegna.

Vipera berus (marasso palustre): lunga 50-60 cm, appare abbastanza uniformemente distribuita in tutta l'Italia settentrionale, dalla pianura alla zona alpina.

Vipera ammodytes (vipera dal corno): lunga fino a 90

E' il caso di vari pesci comuni nei nostri mari (razza, pesce-ragno, pesce-gatto, scorfano, etc.). RETTILI Gli unici serpenti velenosi presenti in Italia appartengono al genere Vipera (famiglia Viperidae), con le seguenti quattro specie:


cm, il suo areale sembra limitato al Trentino-Alto Adige, al FriuliVenezia Giulia ed al Bellunese, con massima densità sull'altopiano del Carso.

Vipera ursinii (vipera di Orsini): lunga 50 cm, vive in Abruzzo, quasi esclusivamente sul versante orientale del Gran sasso.

In realtà, nel nostro paese è presente anche un altro serpente velenoso, diffuso in tutta l'Europa meridionale:

è il colubride Malpolon monspessilanus (colubro lacertino o di Montpellier), lungo circa 2 metri. Il suo veleno è teoricamente pericoloso, ma la posizione dei denti veleniferi è così arretrata da renderne pressoché impossibile l'inoculazione nell'uomo e negli animali di grossa taglia. Va ricordato che le vipere

sono rettili molto schivi e che, nei confronti dell'uomo e dei grandi animali, l'azione del mordere non ha un significato aggressivo ma difensivo. In effetti, il morso velenoso è l'unica arma realmente efficace di cui esse dispongono per la sopravvivenza, essendo troppo lente negli spostamenti per sottrarsi ai nemici con la fuga e possedendo inoltre un udito molto debole (ma a quest'ultima carenza sopperiscono in parte con una fine percezione delle vibrazioni del terreno all'avvicinarsi sia delle possibili prede che dei potenziali nemici). L'efficacia del morso è dovuta alla sua fulmineità ed al perfetto sincronismo tra la penetrazione dei denti veleniferi nei tessuti della vittima e l'inoculazione del veleno. Da quanto si è detto emerge comunque che, se nei luoghi in cui l'incontro con le vipere è ritenuto possibile ogni persona osservasse alcune elementari norme di prudenza, il rischio di subire il morso di questi animali sarebbe molto remoto.

Il veleno dei serpenti, secreto da due ghiandole preposte a questa specifica funzione, ciascuna delle quali connessa da un dotto a un dente velenifero canalicolato e spesso articolato, è costituito da un complesso di molecole proteiche, enzimatiche e non, e di tossine polipeptidiche. Queste ultime, a seconda della prevalente azione tossica esplicata da una o più di esse, conferiscono al veleno un suo proprio profilo di tossicità. Così, ad esempio, mentre nel veleno di cobra prevalgono le neurotossine, che agiscono rapidamente sul sistema nervoso ed in particolare sul centro respiratorio, per cui la vittima va incontro ad insufficienza respiratoria e può soccombere per asfissia, le emotossine del veleno di vipera o di crotalo agiscono sull'apparato cardiovascolare, danneggiandone soprattutto la componente capillare,


sulle cellule del sangue e sul sistema emocoagulativo.

Il morso della vipera oltre al dolore, sempre intenso - provoca un cospicuo edema nella regione offesa (la sede del morso è identificata dalle ferite pressoché puntiformi lasciate dai denti veleniferi del rettile). In molto casi si formano alcune flittene, mentre è meno frequente la comparsa di necrosi ed emorragie. Una sintomatologia sistemica con cefalea, malessere generale, astenia, polso irregolare, abbondante sudorazione, etc. non manca quasi mai e può prolungarsi, attenuandosi lentamente, per un paio di giorni. Nei casi a decorso più grave, non frequenti nel nostro paese, si aggiungono più marcati segni di cardiotossicità, manifestazioni emorragiche, torpore e, a volte, shock irreversibile. Il laboratorio ha dimostrato, qualche volta, il tipico pattern della coagulazione intravascolare disseminata (DIC). SCORPIONI

Sono aracnidi (subphylum Chelicerata, ordine Scorpionida) diffusi nelle zone tropicali, subtropicali e temperate di tutti i continenti. Se ne conoscono circa 800 specie. Vivono in nascondigli umidi - per lo più sotto i sassi, nei muri di pietra o in gallerie poco profonde scavate nel terreno - dai quali escono di notte per catturare le prede (insetti, ragni, altri scorpioni, etc.) di cui si nutrono. Sull'ultimo segmento caudale presentano un aculeo (detto velenifero) collegato a due ghiandole del veleno, con il quale pungono la preda e le inoculano il liquido ad azione paralizzante. Le loro dimensioni, non sono correlate, in termini di proporzionalità, all'intensità dell'effetto tossico.

In Italia vivono poche specie del genere Euscorpios, praticamente inoffensive per l'uomo. Nella maggior parte dei casi gli effetti della loro puntura sono paragonabili a quelli della

puntura di un vespide in un soggetto normosensibile. RAGNI Anche i ragni, come gli scorpioni, sono aracnidi (subphylum Chelicerata, ordine Araneae) presenti in quasi tutti gli habitat del pianeta, dai deserti alle paludi ed alle foreste, dalle pianure fertili all'alta montagna, e così via. Delle oltre 40.000 specie conosciute, solo poche sono temibili per l'uomo a causa del loro veleno, anche perché hanno in prevalenza abitudini notturne e sono in genere molto schive. Si nutrono soprattutto di insetti, che possono catturare attivamente (ragni vaganti) oppure servendosi di tele fisse (ragni sedentari). La specie di maggiore interesse sanitario appartiene al genere Latrodectus. La tristemente nota "vedova nera" (il cui nome scientifico è Latrodectus mactans), è un ragno assai velenoso diffuso più che altro in America, ma nel nostro paese si rinviene una particolare sottospecie di vedova nera (L. mactans tredecimguttatus), nota anche come "malmignatta" o "ragno volterrano", che vive di preferenza in campagna, tra i sassi e le sterpaglie, spesso attorno ai campi di grano, per cui sono


soprattutto i contadini ad essere vittime occasionali del suo morso, che però non produce quasi mai le più gravi conseguenze imputabili al suo parente americano.

La vedova nera nostrana, di circa 1 cm, di colore nero lucido, con corpo globoso e - come indica il suo stesso nome - tredici piccole macchie rosse sulla superficie dorsale dell'addome, è più comune in Maremma, in Liguria, nel meridione d'Italia e nelle isole, dove spesso le popolazioni locali lo identificano erroneamente come "tarantola" e dove alcuni dei sintomi provocati dal suo morso (gli spasmi muscolari e l'agitazione) si ricollegano alla tradizione magicoreligiosa del "tarantismo" e, forse, anche a quella ludico-popolare della "tarantella".

Il nome "tarantola" andrebbe invece attribuito ad un altro ragno, Lycosa tarentula, di dimensioni molto maggiori (fino a 3 cm), presente in gran parte delle regioni italiane ma più diffuso nelle stesse zone predilette dalla vedova nera, che vive in campagna, nei campi o attorno ad essi, ed il cui morso, debolmente velenoso, non procura quasi mai danni significativi.

Altro ragno velenoso diffuso in tutto il mediterraneo e quindi anche nel nostro paese è il cosiddetto ragno violino (Loxosceles Rufescens) le cui dimensioni si aggirano tra gli 8 e i 10 mm, di abitudini notturne, lo si rinviene anche nelle nostre abitazioni (sotto le tegole dei tetti, nei solai e negli sgabuzzini), dato che predilige luoghi

antropizzati; ma anche in edifici quali granai, stalle, fienili o garages; all'esterno vive di preferenza sotto tronchi, rocce isolate o cataste di legna. Normalmente non è aggressivo: morde solo se calpestato o disturbato e allora il suo morso causa edemi, necrosi ed ulcerazioni alle parti colpite, sintomi generalmente accompagnati da febbre, malessere ed esantema eritematoso generalizzato. A queste manifestazioni possono aggiungersi gravi complicazioni sistemiche quali anemia emolitica, emoglobinuria, ematuria, ittero, febbre alta con implicazioni del sensorio, con esito mortale nel 4% dei casi. Nei casi registrati la patologia dovuta al morso si è finora manifestata con necrosi cutanee più o meno estese; in un singolo caso una necrosi di lieve entità era accompagnata da linfangite (infiammazione acuta dei vasi linfatici sottocutanei, di solito provocata dallo Streptococcus pyogenes). Altre specie che si rinvengono nei giardini e nelle abitazioni del nostro bel paese, quali:


il ragno zattera (Dolomedes fimbriatus) che predilige ambienti acquatici e di abitudini diurne,

il ragno minatore (Segestria fiorentina), così chiamato per la prerogativa di costruirsi una tana di seta tubolare orizzontale utilizzando anfratti di varia natura come sostegni portanti,

ma soprattutto varie specie di Tegenaria (ragno delle case), possono anch'esse occasionalmente aggredire, quando molestate o intrappolate; ma senz'altre conseguenze che un dolore lieve e fugace nella sede del morso.

H. sulcata, Dermacentor marginatus, Rhipicephalus sanguineus e Hyalomma marginatum, appartenenti al gruppo delle zecche "dure" (Ixodidae). Nelle abitazioni sono invece state rinvenute le specie Argas reflexus, A. persicus, A.transgariepinus e Ornithodoros coniceps (Argasidae), dette zecche "molli". Le zecche del primo gruppo sono definite "dure" perché presentano un ispessimento della cuticola (scudo dorsale rigido che copre tutto il corpo del maschio e solo la parte anteriore di quello della femmina), che invece è totalmente assente nel secondo gruppo.

ZECCHE

il ragno crociato (Araneus diadematus), per la tipica disposizione del corpo a riposo, con gli arti a formare una X,

Anch'esse fanno parte della classe degli aracnidi (poiché dotate di 4 paia di zampe); ma al contrario dei loro parenti, precedentemente trattati, sono ectoparassiti temporanei (raramente stazionanti), che si nutrono di sangue (ematofagi) dallo stadio di larva a quello di adulto, e che possono aggredire, oltre a molti altri vertebrati, anche l'uomo. In Italia, le specie identificate sono Ixodes ricinus, I. gibbosus, I. hexagonus, Haemaphysalis punctata,

Le zecche pongono un problema speciale perché affondano il rostro nella pelle e non mollano più la presa. Tirarla fuori a forza lascia attaccato il rostro che può provocare un'infezione. La puntura delle zecche è diversa da quella degli


insetti: la saliva inoculata digerisce i tessuti provocando la rottura di capillari ematici e linfatici, e relativa formazione dei c.d. laghi ematici; questa digestione è rapida nel caso delle zecche "molli" e più lenta per quelle "dure". Si produce quindi un danno locale di tipo traumatico, specialmente quando si tenti di rimuovere il parassita mentre si nutre (le Ixodidae producono anche un "manicotto ialino" che le aiuta a fissarsi meglio sull'ospite durante il lungo pasto di sangue). Numerose specie hanno particolare importanza in quanto vettrici di patogeni responsabili di malattie gravi ed a volte letali quali tularemia, febbri ricorrenti, malattia di Lyme, febbri maculose, febbre bottonosa, febbre Q, ehrlichiosi, encefaliti, babesiosi, theileriosi, etc.

La specie Ixodes ricinus riveste notevole importanza epidemiologica per la duplice circostanza di essere implicata nella

trasmissione di numerosi agenti patogeni e di avere un'ampia diffusione sia in Europa (con un areale compreso tra le regioni più meridionali di Norvegia, Svezia e Finlandia a nord, la regione maghrebina a sud, le coste bagnate dall'Atlantico ad ovest e la catena degli Urali ad est), sia in Italia, dove è stata segnalata in quasi tutte le regioni, ma con frequenza tendenzialmente decrescente da quelle settentrionali a quelle meridionali (in queste ultime risulta spesso sostituita da un'altra specie: I. gibbosus). E' la rickettsiosi oggi la più frequente patologia trasmessa, in Italia, principalmente dalla zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus) all'uomo.

Il maggior serbatoio dell'infezione è di certo il cane, ma altre possibili fonti sono rappresentate da roditori, bovini e ungulati selvatici. L'agente eziologico è Rickettsia conori. La malattia è più comune d'estate e lungo i litorali

(soprattutto delle isole maggiori). La diagnosi è orientata all'anamnesi (permanenza in zone di endemia) e dal riscontro di una tipica ulcerazione nerastra (tâche noire) in corrispondenza della puntura della zecca, localizzata per lo più agli arti inferiori. Il decorso, caratterizzato da febbre elevata e da un esantema maculopapuloso, è in genere benigno se diagnosticato per tempo e può essere abbreviato da un tempestivo trattamento antibiotico.

Le zecche, che possono essersi infettate attraverso pasti di sangue consumati su specie animali anche molto lontane dall'uomo (selvatiche), sono spesso in grado di trasmettere tali microrganismi alla prole. In generale, si può affermare che le zecche "molli" sono maggiormente legate alla trasmissione delle febbri


ricorrenti da spirochete, mentre quelle "dure" sono vettrici di una più vasta gamma di agenti infettanti (spirochete, rickettsie, altri batteri, virus, protozoi e nematoidi). Questi artropodi, inoltre, mentre si nutrono, concentrano il sangue succhiato eliminando acqua ed ioni residui attraverso la saliva (Ixodidae) o le ghiandole coxali (Argasidae). Sembra che ciò renda alcune Ixodidae (Dermacentor, Ixodes) capaci di inoculare con la saliva anche sostanze neurotossiche di origine ovarica, in grado di provocare la cosiddetta paralisi da zecche, una paralisi ascendente acuta di tipo flaccido, che può anche essere mortale.

L'unico sistema valido per per far mollare la presa alla zecca è quello delicato, quindi tiratela fuori sempre con dolcezza: prendere un paio di pinzette, afferratela nel punto di innesto cutaneo (quindi molto vicino alla testa) ed estraetela con un movimento contemporaneamente di

trazione e di rotazione. Non tirate troppo bruscamente, altrimenti rischiereste di lasciare il rostro (l'apparato boccale della zecca), che spezzandosi rimarrebbe sottocute e potrebbe dar luogo ad un conseguente granuloma o ad un'infezione più o meno grave.

Al contrario di quello che si pensa comunemente bisognerebbe evitare di usare sostanze con lo scopo di irritarla o di soffocarla onde farle allentare la presa, perché ciò potrebbe causare l'immissione nel torrente circolatorio di quei patogeni che magari la zecca ancora non aveva inoculato.

Una volta tolta la zecca lavate l'area della puntura con acqua e sapone, poi applicate tintura di iodio o acqua ossigenata per evitare eventuali rischi d’infezione. Giugno e Luglio sono l'alta stagione per le zecche, che però, alle nostre latitudini, sono un pericolo dall'inizio della primavera fino all'autunno, in quanto le temperature ideali per questo parassita vanno tra i 15° e i 30° C. Se passate del tempo all'aperto, soprattutto in zone di boschi o di erba alta, o di dune erbose, prendete queste precauzioni:

un modo per scoprire se ci sono zecche in giro, è legare a una corda un pezzo di flanella bianca e tirarsela dietro nell'erba e nel sottobosco. Controllatela spesso: se ci sono zecche aderiranno al tessuto; se siete in una zona di zecche tenete la pelle al coperto più che potete. Questo significa pantaloni lunghi, maniche lunghe e calze lunghe; prima di andare a dormire controllate se vi è rimasta addosso qualche zecca. Alcune specie sono molto piccole e potreste non vederle se non con molta attenzione.

INSETTI Lepidotteri Le larve (bruchi) di alcune farfalle hanno il corpo ricoperto da peli e spine, che in parte sono, per difesa, velenosi. Se vengono a contatto con la cute, questi annessi orticanti possono indurre manifestazioni irritativoinfiammatorie locali, spesso a carattere pomfoide, cui talora si associano disturbi generali (malessere, nausea, cefalea, etc.).


sensibilizzare chi venga punto, casualmente o per motivi professionali (agricoltori, allevatori, apicoltori).

Il caso più noto è quello delle processionarie del pino, della quercia, etc. (genere Thaumatopoea), i cui peli, possono liberare sostanze urticanti per contatto (come sanno bene tutti i proprietari di quei cani che hanno provato ad assaggiare questi curiosi bruchi che procedono in fila indiana e che conseguentemente riportano forti ustioni chimiche alla mucosa orale, con successiva necrosi tissutale) oppure trasportati dal vento, possono dar luogo a reazioni infiammatorie a carico dell'occhio, di altre mucose o della cute stessa.

Questi insetti posseggono all'apice dell'addome un apparato pungitore, connesso a ghiandole velenigene, che (nel caso delle Api) in occasione della puntura, viene lasciato infisso nella cute insieme al segmento addominale; tale segmento, continuando a contrarsi, prolunga l'inoculazione del veleno.

Imenotteri Nel veleno di numerosi Apidi (soprattutto Apis mellifera nel nostro paese) e Vespidi (soprattutto, in Italia, Vespa crabro o calabrone, Polistes gallicus o vespa nostrana ed altre vespe del genere Vespula), oltre a sostanze dotate di tossicità primaria, sono presenti sostanze antigenicamente attive, cioè in grado di

Mentre in individui normosensibili il danno indotto dalla puntura risulta limitato a un dolore acuto e ad una reazione eritemato-edematosa nella sede colpita, in soggetti ipersensibili si sviluppa un quadro sintomatico, con

manifestazioni che possono variare da un'orticaria acuta all'angioedema (peraltro spesso associati), all'asma bronchiale ed al temibilissimo shock anafilattico, che richiede un intervento terapeutico d'urgenza.

Sostanze efficaci ma da usare in fretta, subito dopo la puntura IL FREDDO una borsa di ghiaccio o anche semplicemente un cubetto di ghiaccio posto sopra la puntura possono bloccare il gonfiore e impedire al veleno di diffondersi. IL CALDO paradossalmente, anche il caldo può fare bene perché neutralizza una delle sostanze chimiche che provocano l'infiammazione. Basta prendere un asciugacapelli e dirigere il getto sulla puntura. ACIDO ACETILSALICILICO una delle cose più semplici e più efficaci che potete fare è applicare aspirina sulla zona colpita. Bagnate la puntura, poi strofinateci


sopra una compressa di aspirina. L'aspirina neutralizza alcune delle sostanze infiammatorie del veleno. Attenzione: questo trattamento non va applicato a chi è allergico o sensibile all'aspirina. BICARBONATO applicare sulla puntura una pasta di acqua e bicarbonato. CARBONE ATTIVO una pasta di carbone attivo in polvere e acqua assorbe rapidamente il veleno, per cui la puntura non si gonfia e non fa male. Aprite con precauzione qualche capsula di carbone e fatene uscire la polvere. Inumiditela con l'acqua e applicatela alla puntura. Coprite con garza o anche con un foglio di plastica: il carbone funziona meglio se è tenuto umido. ARGILLA se non avete nient'altro sottomano, mescolate un pò di terra argillosa e di acqua fino ad ottenere una pasta fangosa. Applicatela come il carbone, coprite con una benda o un fazzoletto, e lasciate in posizione finché l'argilla non si asciuga. AMMONIACA a volte l'ammoniaca che avete in casa raggiunge il suo scopo; se funziona, il dolore passa molto in fretta. Distribuitela sulla puntura. Per le gite all'aperto

potete comprare in farmacia prodotti in stick che contengono ammoniaca. La prevenzione ovviamente è però molto più efficace di tutti i rimedi suggeriti per curare le conseguenze della puntura, e può risparmiare molti fastidi: 

vestitevi di bianco o comunque di un colore chiaro ma non sgargiante. Gli insetti che pungono preferiscono i colori scuri; attenti ai profumi. Evitate i profumi, dopobarba e qualsiasi altra fragranza che possa far si che l'insetto vi scambi per un fiore colmo di nettare; aumentate il vostro consumo di zinco. Pare che gli insetti siano attratti dalle persone che hanno carenza di zinco. E' consigliabile aumentare il consumo di zinco però solo con l'approvazione e la supervisione del vostro medico; correte al riparo! Se siete inseguiti da un'orda di vespe correte al chiuso o tuffatevi nell'acqua, oppure dirigetevi nel folto

di un bosco. Gli insetti hanno difficoltà a seguire la preda nell'intrico della vegetazione. CENTOPIEDI Questi artropodi (classe Chilopoda), di cui sono descritte circa 3000 specie, hanno corpo allungato ed appiattito dorso-ventralmente, costituito da un numero variabile di segmenti ciascuno dei quali dotato di un paio di zampe. Quelle del primo segmento sono particolarmente robuste e modificate a formare una tenaglia (forcipula). All'apice di tali appendici sbocca il dotto della ghiandola del veleno. Presenti in tutte le zone tropicali, subtropicali e temperate del mondo, vivono di giorno nascosti sotto sassi, tronchi, legname, etc. ed escono di notte per procurarsi il cibo, rappresentato da altri artropodi e, a volte, anche da piccoli vertebrati, che uccidono rapidamente con il veleno.


Nel nostro paese è molto diffusa la specie Scolopendra, dotata di 21 paia di zampe. Le conseguenze, se il soggetto non è ipersensibile al veleno, sono essenzialmente locali - con dolore acuto, edema e, spesso, lesioni di tipo necroticoemorragico - e risultano più serie nei bambini. I centopiedi non vanno confusi con gli innocui millepiedi (Diplopodi), in genere molto più piccoli, con il corpo pressoché cilindrico costituito da doppi segmenti ciascuno dei quali dotato di due paia di zampe.

una serie di fori presenti sui lati del corpo per tener lontani i predatori. Tale secreto può essere tutt'al più leggermente irritante per la pelle umana integra. Dopo questo excursus tra le varie specie velenose di casa nostra spero di non avervi fatto passare la voglia di trascorrere un po' di tempo all'aria aperta, perché non era proprio mia intenzione; ma, come si dice: meglio essere preparati in caso di qualsiasi evenienza...

Scritto da Antovet66 Veterinario Comportamentalista. Articolo preso dal suo Blog.

Se ne conoscono oltre 7000 specie, in prevalenza vegetariane. Anche ai millepiedi si attribuisce la secrezione di un veleno, ma si tratta in realtà di un liquido prodotto da ghiandole repugnatorie, contenente fra l'altro anche cianuro, che essi emettono da






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