Parchi metropolitani

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Intorno ai Parchi periurbani. Le aree protette di città, per la crescita della consapevolezza del rapporto uomo-natura. di Ippolito Ostellino

Tra i cultori delle aree protette la questione della conservazione della natura e degli istituti di protezione nei contesti metropolitani ed a forte densità abitativa è stato spesso considerato un tema secondario, o addirittura non meritevole di attenzione. A dispetto di questa visione da tempo si sono succedute esperienze e contributi che sostengono una tesi diversa, ritenendo la sfida delle aree protette di tipo periurbano o metropolitano una questione di valore pari a quello dei parchi "tradizionali", che vedono nei territori montani, nelle aree umide e nei biomi forestali i loro luoghi d'elezione istitutiva. Anche le esperienze di creazione avvenute con i parchi regionali a partire dagli anni '70 sono una testimonianza dell'importanza di questa politica, tra natura e città: in Piemonte l'istituzione di aree protette regionali come La Mandria o il Po, in Lombardia con il Parco Sud Milano e il Parco Nord o a Roma con il sistema di Roma Natura sono i principali esempi, ai quali non mancano tante altre realtà a partire dai sistemi fluviali spesso in prossimità di centri urbani anche di una certa dimensione come nel caso del Parco Ticino. Il tema aveva avuto anche un riconoscimento fin dalla II Conferenza nazionale sulle aree protette tenutasi a Torino nel 2002, organizzata dal Ministero dell'Ambiente, durante la quale uno dei seminari tematici era stato dedicato proprio al parchi periurbani. A livello della stessa Regione Piemonte l'argomento è stato al centro del programma Corona Verde avviato nel 2000 e che ha avuto due stagioni di programmazione nei fondi UE, purtroppo non più replicati nella fase attuativa 14-20, ma che sarà oggetto di un programma nel Progetto periferie con una azione che partirà nel 2018 in accordo tra Città metropolitana torinese e Regione Piemonte. Oggi possiamo sostenere ancora di più che questo tema è uno dei quali sui cui si misura la capacità delle politiche ambientali nel dare risposte al degrado del pianeta, in quanto le dimensioni dei problemi ecologici sono divenute così estese e pervasive da portare la comunità internazionale a sostenere la seguente tesi: tra le strategie di conservazione e di riequilibrio del degrado del pianeta la sola azione di conservazione di quella porzione classicamente non utilizzata dalla comunità umana non è più sufficiente ed a questa deve affiancarsi una forte azione di conolizzazione da parte delle culture ecologiche dei parchi verso i territori esterni ad esse, come misura di difesa e contrasto all'aumento dei deficit ambienti. È inoltre molto importante gestire in modo virtuoso quegli spazi ambientali nei quali l'intreccio tra antropico e naturale è molto forte e stretto, come proprio nelle aree protette metropolitane. L'azione di gestione attiva delle risorse naturali e le attività di recupero sono quindi centrali per una semplice ragione: meno del 25% degli ecosistemi terresti non conosce una forte impronta umana, ma questa componente del pianeta è destinata a scendere al 10% nel 2050 a causa delle dinamiche di sviluppo dei paesi emergenti. Ecco che il lavoro gestionale di protezione dei corridoi naturali ancora presenti in aree esterne ai parchi tradizionali, o la gestione di spazi ambientali di interesse collocati in contesti metropolitani, diviene una porzione importante di politiche ambientalmente attive. I contesti urbani e le problematiche legate al continuo aumento della percentuale di popolazione che vive in aree metropolitane (oltre il 75% in Europa) costringono la


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