Ipotesi di coordinamento Piano d'area del Po e Piano paesaggistico regionale del Piemonte.

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Gruppo di lavoro istituito dal Parco del Po piemontese – relazione a cura del Dr. Ippolito Ostellino

MATERIALI PER L’AGGIORNAMENTO DEL PIANO D’AREA DELLA FASCIA FLUVIALE DEL PO IN PIEMONTE

Elementi per lo sviluppo del processo di aggiornamento: il contesto normativo del Piano paesaggistico regionale per l’aggiornamento del Piano d’area..

2 Sommario Introduzione...................................................................................................................................................................................................................................................3 1- Il contesto normativo e di processo per l’aggiornamento del Piano nel quadro del Piano paesaggistico regionale del Piemonte. ................................................6 1.1 Un piano unico per il fiume Po in Piemonte: un progetto in una situazione normativa non omogenea.........................................................................................6 1.2 L’ipotesi approfondimento del PPR: alcuni primi elementi di contesto normativo..........................................................................................................................9 1.3 Il raccordo pianificatorio con il sistema della Collina Torino-Valenza ed i rilievi del Mombracco. ................................................................................................25 1.4 L’articolazione di un percorso di approfondimento del PPR del territorio della fascia del fiume Po e della collina Torino-Valenza...........................................32 1.5 Chi gestisce e come. Non solo un parco e non solo con strumenti ordinari....................................................................................................................................52 2 – Il ruolo dell’approfondimento del PPR Po-Collina nel quadro generale del progetto MaB UNESCO dell’asta del fiume Po. ...........................................................57

Lo stato di frammentazione degli istituti di protezione nell’ambito delle aree protette del Po in Piemonte e il tratto cuneese affidato ad altro ente del Po

Trattogestore.cuneese

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1 https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente

territorio/biodiversita aree naturali/parchi/ente gestione delle aree protette po piemontese

Introduzione. Nell’ambito delle attività sviluppate dal gruppo di lavoro per l’aggiornamento del Piano d’area della fascia fluviale del Po, tra le diverse problematiche evidenziabili e che necessitano di essere affrontate a quasi 30 anni dalla sua approvazione, sono evidenziabili da un lato temi legati al nuovo quadro delle tutele normative oggi presenti sul territorio che hanno generato una differenziazione che non era presente all’atto della sua originaria approvazione 1, e dall’altro problematiche legate alle opzioni di fondo. A questi due profili è dedicata la presente relazione.

4 ELENCO AREE GESTITE:  Parco naturale del Po piemontese o Po-Virle Piemonte Po Carmagnola Po Santena Po Torino Est Po Torino Ovest PoPoPoPoPoPoPoPoPoPoPoPoPoPoPo-AviglianaLaMandria-SettimoChivasso-MontanaroLivornoFerrarisVerruaSavoiaMombelloMonferratoCasale-FassinetoPoValenza-BassignanaSale-AlzanoScriviaAlessandria  Parco naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange vercellesi cartografia  Parco naturale della Collina di Superga cartografia  Riserva naturale del Bosco del Vaj - cartografia  Riserva naturale del Mulino Vecchio cartografia  Riserva naturale dell'Isolotto del Ritano cartografia 1 cartografia 2  Riserva naturale Castelnuovo Scrivia cartografia  Riserva naturale del Torrente Orba - cartografia  IT1110002 SIC/ZSC Collina di Superga cartografia  IT1110016 SIC/ZSC Confluenza Po Maira cartografia  IT1110017 SIC/ZSC coincidente con ZPS Lanca di Santa Marta (confluenza Po Banna) cartografia  IT1110018 SIC/ZSC coincidente con ZPS Confluenza Po Orco Malone cartografia  IT1110019 SIC/ZSC coincidente con ZPS Baraccone (confluenza Po - Dora Baltea) - cartografia  IT1110024 SIC/ZSC coincidente con ZPS Lanca di San Michele cartografia

5  IT1110025 SIC/ZSC coincidente con ZPS Po morto di Carignano cartografia  IT1110050 SIC/ZSC Mulino Vecchio (Fascia Fluviale del Po) - cartografia  IT1120013 SIC/ZSC coincidente con ZPS Isolotto del Ritano (Dora Baltea) cartografia  IT1110070 ZPS Meisino (confluenza Po-Stura) - cartografia  IT1110009 SIC/ZSC Bosco del Vaj e Bosc Grand cartografia  IT1120007 SIC/ZSC compreso in ZPS Palude di S. Genuario cartografia  IT1120008 SIC/ZSC coincidente con ZPS Fontana Gigante (Tricerro) cartografia  IT1120023 SIC/ZSC compreso in ZPS Isola di S. Maria cartografia  IT1180002 SIC/ZSC coincidente con ZPS Torrente Orba - cartografia  IT1180005 SIC/ZSC compreso in ZPS Ghiaia Grande (Fiume Po) cartografia  IT1180027 SIC/ZSC compreso in ZPS Confluenza Po - Sesia - Tanaro - cartografia  IT1120029 ZPS comprendente SIC/ZSC Paludi di San Genuario e San Silvestro cartografia IT1180028 ZPS comprendente SIC/ZSC Fiume Po - tratto vercellese alessandrino - cartografia IT1120002 SIC/ZSC compreso in ZPS Bosco della Partecipanza di Trino cartografia  IT1120021 ZPS Risaie vercellesi cartografia IT1120030 SIC/ZSC compreso in ZPS Sponde fluviali di Palazzolo V.se cartografia IT1180031 SIC Basso Scrivia cartografia  IT1180032 SIC Bric Montariolo - cartografia

A questo quadro sufficientemente complesso ed articolato si aggiunge anche il fatto che l’ente del Parco del Po piemontese ricomprende al suo interno anche aree protette del sistema dei rilievi della collina Torino Valenza, un tema di ambito geografico pianificatorio già presente nei materiali dell’originario Progetto Po di Roberto Gambino, ma che ha avuto alterne vicende di riconoscimento generale nella stessa storia della denominazione degli enti di gestione di questo complesso che si sono avvicendati specie negli ultimi anni, assumendo per alcuni versi una non ancora chiarita definizione di appartenenza e programmatica. Nel quadro degli strumenti di aggiornamento del Piano è utile infatti ricordare che l’area di Superga e dell’omonimo parco naturale è oggi dotata di Piano d’Area, anche se molto datato come redazione e che è opportuno ricomprendere nel processo di revisione degli strumenti di pianificazione delle aree protette affidate in gestione all’ente del Po Piemontese: una occasione questa per poter anche considerare la questione della previsione di aree contigue che permettano di connettere l’area dei colle di Superga con le aree boschive tutelate e di grande pregio collocate a nord del complesso già tutelato sino all’area del Bosc Grand e della storica Riserva naturale del Bosco del NonVaj. ultimi sono da segnalare le novità relative ai temi che nella ricerca territoriale di questi anni interessano la questione del tessuto insediativo minore, quale quello montano alpino (che ha proprio nel territorio del Po uno degli esempi nazionali di maggiore pregio e qualità come testimoniato dalle iniziative legate al Comune di Ostana) 3, ed anche quello dei borghi e centri minori presenti in particolare nella fascia collinare che si affaccia al Po, che nella dimensione contemporanea assumono un significato diverso e di maggiore valenza di quanto non fosse negli anni ’80 ’90.4

1 Il contesto normativo e di processo per l’aggiornamento del Piano nel quadro del Piano paesaggistico regionale del Piemonte.

1.1 Un piano unico per il fiume Po in Piemonte: un progetto in una situazione normativa non omogenea.

4 https://www.ilsole24ore.com/art/la rinascita borghi parte reti non solo digitali AEviF5F

Come già sottolineato nel lavoro pubblicato con IRES su trent’anni di pianificazione del Po in Piemonte, la situazione di aggiornamento del Piano si trova a dover superare una forte criticità dovuta all’attuale sistema di protezione della fascia del Po che ha perso la sua omogeneità originaria, individuata nella legge regionale n. 28/90 all’atto della sua istituzione. Questo sistema unitario di protezione è stato sostituito da quello della legge 12/90 e modifiche successive, che ha diviso la fascia del Po in aree gestite da due enti aventi obiettivi e finalità diverse tra di loro (uno centrato sulle tematiche alpine e montane e l’altro prettamente fluviale planiziale); inoltre la fascia fluviale è stata divisa in diversi istituti di protezione ai quali sono stati affidati diversi strumenti di pianificazione, al posto di uno solo come in origine previsto dalla legge del 1990(appunto il Piano d’area) : i piani naturalistici per le Riserve naturali (presenti ancora nel tratto del Po piemontese e nel tratto cuneese oggi compreso nel Parco del Monviso), il piano d’area per le porzioni di parco naturale presente, i piani e programmi per le aree contigue.2 (vedi figura a pag. 8) Infine in parte in sovrapposizione e in parte no con le aree protette, sono presenti i siti di Rete Natura 2000 per i quali sono previsti i relativi piani di gestione.

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2 “Per le aree contigue la Giunta regionale può disciplinare la gestione della caccia e della pesca, delle attività estrattive elatuteladell'ambienteedellabiodiversità,ancheattraversolapredisposizione di idonei piani e programmi, d'intesa con gli enti locali interessati e con i soggetti gestori.”

3 https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/turismo 2021/2021/05/10/news/ostana_borgo_ripopolato 299805824/

a. l’implementazione della rete di connessione paesaggistica attraverso il progetto strategico Rete di valorizzazione ambientale (RVA) quale strumento progettuale per l’attuazione integrata degli elementi della rete ecologica regionale, della rete culturale e della rete di fruizione sociale; la Regione, mediante strategie integrate tra i diversi settori competenti (territorio, ambiente, parchi, montagna, agricoltura, difesa del suolo, trasporti, attività estrattive), in accordo con province e comuni e coinvolgendo tutti i soggetti interessati, predispone linee di azione e specifici progetti integrati a livello locale, volti a garantire la funzionalità complessiva della rete alla scala sovra locale in coerenza con le reti sovra regionali; il progetto RVA tiene conto delle azioni strategiche prospettate dai piani e programmi provinciali e locali, nonché dagli enti di gestione delle aree protette, con particolare riferimento a quelle che riguardano i contesti dei nodi ecologici e i contesti fluviali, tenuto conto dell’esperienza maturata con il Progetto territoriale operativo per la fascia del Po, il relativo piano d’area e in connessione con le iniziative promosse dai contratti di fiume e dagli strumenti della pianificazione di bacino;

Ora, il tentativo di condurre questo complesso “puzzle” territoriale a unitarietà, e che interessa ambiti geografici planiziali, di collina ed una più netta presenza anche dei territori montano alpini, può essere percorso attraverso due strade:

1. riformare la legge, ricostituendo l’originaria area protetta del Po unitaria, affidandone la gestione pianificatoria ad un un unico Piano Speciale istituito per legge (come avvenne nel 1990); 2. ricondurre l’attuale situazione ad un documento unitario di pianificazione ripreso dalla vigente normativa di pianificazione di area vasta della Regione Piemonte; Il primo caso comporta una serie di passaggi politico amministrativi non semplici ed anche se avrebbe tutto il suo senso percorrerlo, appare critico. Il secondo è più facilmente percorribile, ma comporta anch’esso una scelta di campo non del tutto semplice.

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Nel secondo caso l’ipotesi potrebbe esser quella di percorrere la strada dell’Area di approfondimento tematico del Piano Paesaggistico regionale (PPR) di cui all’art. 44 delle NdA del PPR 5, che avrebbe come perimetro il contesto ampio comprendente le aree in gestione a due enti ed un territorio schematizzato nell’area indicata nella figura a pag. 8 in colore giallo. 5 NormediAttuazionedelPPRRegionePiemonte. Art.44.Progettieprogrammistrategici 1.IlPprsostienelepolitichedisalvaguardia evalorizzazionedelpaesaggioanchemediantela promozionediprogettieprogrammistrategiciaregiaregionaleelarealizzazionediapprofondimenti tematiciattraversoladefinizionedistudieanalisi(lineeguida,cataloghi,ecc.)diaccompagnamentoalprocessodiattuazionedelPpr. 2. In relazione ai contenuti e alla finalità del Ppr, con particolare riferimento alle strategie di cui all’articolo 8, comma 1,sonodiseguitoelencatiiprincipalitemioggettodisuccessivoapprofondimento: a. l’implementazione della rete di connessionepaesaggistica; e.d.c.sistemib.ladefinizionedicriteriemodalitàspecificheperlaqualificazionedeiurbanieperiurbaniinterminiedilizi,urbanisticiediqualitàdelpaesaggiourbano;lasalvaguardiadeipaesaggiagrari;ilcontenimentodelconsumodisuolo;lavalorizzazionedeipaesaggiidentitari; f. l’inserimento paesaggistico dei manufatti specialistici e degli impianti tecnologici o di produzione di energia e la riqualificazione delle aree dismesse o compromesse, nonché di quelle identificate ai sensi dell’articolo 41. L’approfondimento di tali temi avviene attraverso gli studi e i progetti di cui al comma 1. [3]. Gli accordi e le intese di cui all’articolo 43 costituiscono la base su cui si fondano i progetti e programmi strategici di interesse regionale, in relazione alle strategie definite all’articolo 8; il Ppr evidenzia l’approfondimento delle aree tematiche di cui al comma 2 attraverso la realizzazione di alcuni programmi e progetti strategici di seguito indicati:

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Ecco che pertanto l’incardinamento del lavoro di ricomposizione territoriale che il PPR permettere di effettuare rispetto alla disarticolazione degli istituti di salvaguardia che oggi interessa il Po, potrebbe essere uno strumento di adeguato utilizzo anche in ragione degli aspetti normativi sopra richiamati e previsti dalle NdA del PPR vigente come illustrato di seguito nella presente relazione. b. la qualificazione dei sistemi urbani e periurbani, mediante la definizione di progetti orientati a rendere più sostenibile l’impronta ecologica e paesaggistica dei maggiori sistemi urbani piemontesi e a potenziare le risorse ambientali, identitarie e storico culturali in una prospettiva di ridisegno della città e di mitigazione degli impatti pregressi; c. la salvaguardia attiva dei paesaggi agrari, mediante la definizione di progetti orientati a contrastare sia i processi di banalizzazione e degrado che connotano molte aree a coltivazione intensiva, soprattutto nelle pianure più fertili, sia i fenomeni di abbandono tipici delle aree montane più marginali; d. il contenimento del consumo di suolo, mediante la promozione di politiche e azioni finalizzate a contrastare la dispersione insediativa, nonché l’espansione edilizia e infrastrutturale sulle aree libere, in coerenza con le indicazioni normative del Ptr e in attuazione delle previsioni specifiche del Ppr, tenendo conto degli approfondimenti e dei dati contenuti nel Progetto “Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte”; e. la valorizzazione dei paesaggi identitari, mediante la definizione di progetti strategici, orientati a mantenere i caratteri identitari del territorio piemontese, con particolare riferimento ai siti inseriti nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco e a quelli da candidare all’inserimento in tale lista, nonché al sistema dei Tenimenti storici dell’Ordine Mauriziano. f. l’inserimento paesaggistico degli interventi di trasformazione, anche mediante la definizione di specifiche linee guida di supporto alla progettazione dei manufatti di tipo specialistico e degli impianti tecnologici o di produzione di energia, nonché la predisposizione o l’approfondimento dei criteri relativi al recupero e alla riqualificazione delle aree degradate, dismesse e paesaggisticamente critiche.

Lo stato di frammentazione degli istituti di protezione nell’ambito delle aree protette in gestione al Po piemontese e Parco del Monviso e l’area di possibile interesse di approfondimento del PPR regionale (in giallo).

9 1.2 L’ipotesi approfondimento del PPR: alcuni primi elementi di contesto normativo. Il percorso proposto nel paragrafo precedente che prevede l’utilizzo del PPR regionale, si gioverebbe della individuazione, già effettuata a livello di sua normativa, di una importante parte del territorio oggetto di approfondimento, come zone di natura strategica che il piano paesaggistico individuata nelle Riserve della Biosfera MaB CollinaPo e Monviso 6, e che la restante area ora esterna, quella dell’area VC Al, potrebbe essere inserita in ragione del percorso di allargamento dello stesso MaB CollinaPo di cui alla relazione allegata. Ma oltre a ciò già il comma 3 lett. A dello stesso art. 44 delle NdA, specifica che il lavoro d’approfondimento è da inquadrare nelle azioni di definizione della Rete di valorizzazione ambientale (RVA), precisando ulteriormente più avanti che: “ (...) il progetto RVA tiene conto delle azioni strategiche prospettate dai piani e programmi provinciali e locali, nonché dagli enti di gestione delle aree protette, con particolare riferimento a quelle che riguardano i contesti dei nodi ecologici e i contesti fluviali, tenuto conto dell’esperienza maturata con il Progetto territoriale operativo per la fascia del Po, il relativo piano d’area e in connessione con le iniziative promosse dai contratti di fiume e dagli strumenti della pianificazione di bacino;” Ulteriore fattore di natura giuridico normativa è rappresentato dalla posizione di competenza dei Piani paesaggistici che rispetto ai piani per i parchi non hanno più assunto una valenza subordinata, permettendo quindi di poter svolgere un ruolo ordinatore di particolare interesse per la natura del piano dei parchi, che al loro interno possono venire a svolgere quel ruolo di gestione della componente naturalistica in un quadro di natura paesaggistica. Un approccio operativo di un certo interesse anche dal punto di vista teorico e metodologico. 6 Art. 44. Programmi, piani e progetti strategici. (....) (NdA) [4]. Il Ppr riconosce quali primi strumenti di approfondimento dei temi di cui al comma 2, in corso di attuazione, i programmi e progetti strategici di seguito indicati: a. Corona verde; b. i contratti di fiume e di lago; c. le attività connesse al progetto “Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte”; d. l’implementazione della rete ecologica regionale; e. i progetti relativi ai siti inseriti nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco e alle Riserve della biosfera (MAB); f. i progetti europei finanziati con il programma di cooperazione transnazionale “Alpine space”. Ipotesi macro area di espansione (confine esterno transition area in rosso) del MaB CollinaPo ai territori orientali rispetto all’attuale assetto (area in giallo).

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Ma accanto a motivazioni legate all’opportunità di poter utilizzare un percorso normativo già esistente, vi è anche una ragione culturale di fondo. L’opportunità di utilizzare un percorso di natura paesaggistica, permette infatti di sviluppare una politica di piano che utilizzi la categoria del paesaggio, intesa secondo la Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), ovvero come strumento di connessione più efficace tra le dinamiche locali degli abitanti e dei diversi utilizzatori del territorio e i sistemi di salvaguardia territoriale. Parlare in sostanza di paesaggio invece che solo di natura, costituisce un passaggio teorico che potrebbe facilitare, se corredato ovviamente degli adeguanti strumenti di coinvolgimento, facilitazione ed accompagnamento, la migliore ricaduta delle politiche previste sulle aree interessate.

La cartografia P6 del PPr che riprende il tema delle strategie territoriali riconosciute dal PPr.

Rete paesaggistica ed ecologica descritta alla tav. 5 del PPR piemontese.

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Di seguito sono riportati gli stralci dell’area del Po con evidenziata la legenda di riferimento al fine di dare raffigurazione dei contenuti.

Nelle singole legende di accompagnamento delle tavole sono riportati alcuni commenti campione per evidenziare elementi notevoli individuati dalla rete del PPR.

Alla precisazione dei contenuti della RVA prima richiamata, contribuiscono non solo gli aspetti di carattere normativo presenti nelle NdA del Piano, ma anche i contenti che il piano ha già identificato, ad esempio a livello delle rete paesaggistica ed ecologica che è stata descritta alla tav. 5 del Piano. Questo elaborato contiene una serie notevole di elementi di riferimenti dai quali partire per lo sviluppo di un approfondimento normativo, e che possono essere integrati con il profilo della normativa del PdA vigente.

12 Legenda della tavola 5.

13 Legenda della tavola 5.

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Stralcio Rete paesaggistica ed ecologica descritta alla tav. 5 del PPR piemontese relativo al territorio della fascia del Po nel tratto cuneese.

Si noti l’ampia area di riferimento del Monte Bracco a nord di Rifreddo e la fascia estesa di valorizzazione del Po tra Saluzzo e l’espansione più a nord corrispondente al territorio di Staffarda. Sono entrambi elementi di particolare importanza che denotano lo stretto legame tra fascia fluviale e comparti di paesaggio circostanti che necessitano di una loro pianificazione unitaria. Degni di segnalazione anche i varchi ecologici posti a nord di Staffarda e il sistema della mobilità green presente in destra orografica nella piana a nord di Saluzzo.

Si noti l’ampia area di riqualificazione come nodo del sistema metropolitano in cui è inserita la fascia del Po (connessa al programma Corona Verde) e le molteplici connessioni e progettualità a livello della collina torinese che meriterebbero la loro trattazione in un disegno unitario tra fiume e colline, quale occasione anche per l’aggiornamento del piano d’area della collina torinese e la contestuale proposta di aree contigue di connessione lungo l’asse che porta al Bosco del Vaj.

Stralcio Rete paesaggistica ed ecologica descritta alla tav. 5 del PPR piemontese relativo al territorio della fascia del Po nel tratto tra il torinese e le prime propaggini del casalese.

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Stralcio Rete paesaggistica ed ecologica descritta alla tav. 5 del PPR piemontese relativo al territorio della fascia del Po nel tratto casalese valenzano ed al confine con la Lombardia.

Si noti il ricco sistema di relazioni presenti a nord ed a sud di Casale Monferrato (area planiziale risicola ed area collinare dell’alto Monferrato che comprende aree in World Herytage Liste UNESCO), il raccordo della fascia sinistra del Po con la Lombardia ove è collocata la ZPS delle Risaie di Lomellina, ed infine le ampie aree di valorizzazione lungo il Tanaro e lo Scrivia dove sono già presenti territori in gestione all’ente del Po piemontese.

[2]. Il Ppr riconosce e individua nella Tavola P5, le aree di conservazione della biodiversità, così articolate: a. le aree protette di cui all’articolo 4 della l.r. 19/2009; b. i siti della Rete Natura 2000 di cui all’articolo 39 della l.r. 19/2009; c. le aree contigue, le zone naturali di salvaguardia e i corridoi ecologici di cui agli articoli 6, 52bis e 53 della l.r. 19/2009 e gli ulteriori altri siti di interesse naturalistico. [3]. Con riferimento alle aree, di cui ai commi 1 e 2, il Ppr persegue i seguenti a.obiettivi:conservazione della struttura, della funzione e della potenzialità evolutiva della biodiversità; b. mantenimento della diversità del paesaggio e dell’habitat, dell’insieme delle specie e dell’ecosistema e della loro integrità nel lungo periodo; c. conservazione, con particolare riferimento alle aree sensibili e agli habitat

17 In merito ai temi dei legami tra PPR e PdA sono inoltre da richiamare gli stessi contenuti delle NdA del PPR che in merito alle aree protette indicano specifici indirizzi normatici raccolti nell’art. 18 delle norme riportato qui di seguito con la evidenziazione di alcuni passaggi particolarmente significativi ai fini del lavoro di aggiornamento del PdA. Art. 18. Aree naturali protette e altre aree di conservazione della biodiversità. [1]. Il Ppr riconosce e individua alla Tavola P2 e nel Catalogo di cui all’articolo 4, comma 1, lettera c., i parchi e le riserve di cui all’articolo 142, comma 1, lettera f. del Codice, assoggettati alla disciplina in materia di autorizzazione paesaggistica, per i quali si applicano le presenti norme: a. parchi nazionali e regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi, quali le aree contigue; b. riserve nazionali e regionali. Ai fini dell’individuazione dei territori soggetti all'autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del Codice, in quanto compresi nelle aree di cui alle lettere a. e b., valgono i confini definiti dalla l.r. 19/2009 e smi. e dai provvedimenti istitutivi delle aree protette nazionali.

18 originari residui, delle componenti naturali, paesaggistiche, geomorfologiche, dotate di maggior naturalità e poco intaccate dalla pressione antropica; d. miglioramento delle connessioni paesaggistiche, ecologiche e funzionali tra le componenti del sistema regionale e sovraregionale e i serbatoi di naturalità diffusa; e. recupero delle condizioni di naturalità e della biodiversità in particolare nelle aree più critiche o degradate, anche attraverso il contrasto ai processi di frammentazione del territorio; f. promozione della ricerca scientifica e del monitoraggio delle condizioni di conservazione della biodiversità; g. promozione della fruizione sociale sostenibile, della diffusione della cultura ambientale, della didattica e dei servizi di formazione e di informazione; h. difesa dei valori paesaggistici, antropologici e storico culturali, nonché delle tradizioni locali e dei luoghi devozionali e di culto associati ai valori i.naturali;promozione delle buone pratiche agricole, tutela e valorizzazione degli elementi rurali tradizionali (quali siepi, filari, canalizzazioni, ecc. ). Direttive [4]. Per le aree di cui al comma 2 lettera a., i piani d’area, i piani naturalistici e di gestione, redatti ai sensi della l.r. 19/2009, devono essere integrati con misure che favoriscano le relazioni di continuità con gli altri elementi di rilievo naturalistico dell’intorno, secondo gli indirizzi definiti per la formazione della Rete di connessione paesaggistica di cui all’articolo 42. [5]. Per i siti di cui al comma 2 lettera b., anche in coerenza con le misure di conservazione, di cui all’articolo 40 della l.r. 19/2009, i piani di gestione di cui alla l.r. 19/2009, devono: a. essere elaborati secondo le indicazioni del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), integrandosi con i piani previsti per

19 le aree protette ove il sito sia incluso nelle aree protette di cui ai commi 1 e 2 lettera a.; b. definire le misure di tutela degli elementi d’importanza naturalistica e le relazioni con le eventuali aree limitrofe di cui al comma 2 lettera c., includendo anche le aree agricole che li connettono ad altri beni di interesse naturalistico (boschi, laghi, corsi d'acqua), al fine di valorizzare la funzionalità degli ambiti e dei sistemi naturali circostanti.

Prescrizioni [6]. Nei parchi nazionali, regionali e provinciali, dotati di piano d’area, sono consentiti esclusivamente gli interventi conformi con i piani d’area vigenti, se non in contrasto con le presenti norme. [7]. Nei parchi privi di piano d’area, fino all’approvazione del piano d’area adeguato al Ppr, sono cogenti le norme di quest’ultimo e, per quanto non in contrasto, quelle contenute negli strumenti di governo del territorio, nel rispetto della legge istitutiva dell’area protetta e delle eventuali misure di conservazione della Rete Natura 2000. Art. 42. Rete di connessione paesaggistica. [1]. Il Ppr promuove la formazione della Rete di connessione paesaggistica (Rete), anche mediante l’attuazione dei progetti strategici di cui all’articolo 44 7; la Rete di connessione paesaggistica è costituita dall’integrazione degli elementi delle reti ecologica, storico culturale e fruitiva. [2]. Il Ppr riconosce la rete ecologica regionale, nell’ambito della predisposizione della Carta della Natura prevista dalla l.r. 19/2009, inquadrata nella rete ecologica nazionale ed europea, quale sistema integrato di risorse naturali interconnesse, volto ad assicurare in tutto il territorio regionale le condizioni di base, anche per la sostenibilità ambientale dei processi di trasformazione e, in primo luogo, per la 7 Vedi nota a piè di pag. a pagina 9.

20 conservazione attiva della biodiversità. [3]. Il Ppr riconosce nella Tavola P5 gli elementi che concorrono alla definizione della rete ecologica regionale di seguito elencati: a. i nodi (core areas) , formati dal sistema delle aree protette, dai siti della Rete Natura 2000 (i siti di importanza comunitaria SIC, le zone di protezione speciale ZPS e, in prospettiva, le zone speciali di conservazione ZSC), dalle zone naturali di salvaguardia, dalle aree contigue, nonché da ulteriori siti di interesse naturalistico; i nodi sono le aree con maggiore ricchezza di habitat naturali; b. le connessioni ecologiche formate dai corridoi su rete idrografica, dai corridoi ecologici, dai punti di appoggio (stepping stones), dalle aree di continuità naturale, dalle fasce di buona connessione e dalle principali fasce di connessione sovraregionale; le connessioni mantengono e favoriscono le dinamiche di dispersione delle popolazioni biologiche tra i diversi nodi della rete; c. le aree di progetto, formate dalle aree tampone (buffer zones), dai contesti dei nodi, dai contesti fluviali e dai varchi ambientali, così definiti:

d. le aree di riqualificazione ambientale comprendenti i contesti periurbani di

I. le aree tampone sono aree in cui modulare l’impatto antropico fra il nodo della rete e l’ambiente esterno; II. i contesti dei nodi sono i luoghi di integrazione tra la rete ecologica e il territorio in cui sono inseriti, che richiedono prioritariamente la considerazione delle principali interdipendenze che si producono in termini ecologici, funzionali, paesaggistici e culturali; III. i contesti fluviali sono definiti dalle terre alluvionali poste lungo le aste principali (fiume Po e affluenti maggiori), nonché lungo i corsi d’acqua minori, quando interessati da situazioni di stretta relazione con aree protette o per necessità di ricostruzione delle connessioni; IV. i varchi ambientali sono pause del tessuto antropico funzionali al passaggio della biodiversità.

[5]. La rete di fruizione è costituita da un insieme di mete storico culturali e naturali, di diverso interesse e capacità attrattiva, collegate tra loro da itinerari, caratterizzabili a tema e strutturati per ambiti territoriali, rappresentativi del paesaggio regionale; le connessioni della rete di fruizione sono formate dagli assi infrastrutturali di tipo stradale o ferroviario e dalla rete sentieristica, nonché dalle interconnessioni della rete storico culturale di cui al comma 4, come individuati nella Tavola P5, in funzione della valorizzazione complessiva del patrimonio storico culturale regionale, con particolare riferimento agli accessi alle aree naturali e ai punti panoramici. [6]. Le individuazioni cartografiche della Tavola P5 assumono carattere di rappresentazione indicativa, volte a definire le prestazioni attese per gli elementi della rete nei diversi contesti territoriali. [7]. Con riferimento alla Rete di cui al comma 1, il Ppr persegue i seguenti obiettivi: a. assicurare le condizioni di base per la sostenibilità ambientale dei processi di crescita e di trasformazione e la conservazione attiva della biodiversità;

[4]. La rete storico-culturale è costituita dalle mete di fruizione di interesse naturale e culturale, dai sistemi di valorizzazione del patrimonio culturale (sistemi delle residenze sabaude, dei castelli, delle fortificazioni, delle abbazie, dei santuari, dei ricetti, degli insediamenti Walser, degli ecomusei e dei Sacri Monti) dai siti archeologici di rilevanza regionale e dai siti inseriti nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, individuati nella Tavola P5, la cui interconnessione svolge un ruolo cruciale ai fini della valorizzazione complessiva del paesaggio regionale; alcuni elementi della rete storico culturale, pur non essendo direttamente interconnessi tra loro, costituiscono mete della rete di fruizione di cui al comma 5.

21 rilevanza regionale e locale, le aree urbanizzate, nonché le aree agricole in cui ricreare connettività diffusa e i tratti di discontinuità da recuperare e Glimitigare.elementi della rete sono maggiormente approfonditi o integrati in relazione ai progetti e programmi strategici di cui all’articolo 44, comma 3, e all’attuazione dell’articolo 3 della l.r. 19/2009 (Carta della Natura).

22 b. assicurare un’adeguata tutela e accessibilità alle risorse naturali e paesaggistiche; c. ridurre o contenere gli impatti negativi sul paesaggio e sull’ambiente; d. valorizzare il patrimonio culturale regionale anche in funzione della sua accessibilità e fruibilità; e. migliorare le prestazioni delle infrastrutture dedicate alla fruizione paesaggistica e ambientale.

[8].IndirizziIpiani territoriali provinciali e i piani locali considerano gli elementi della Rete anche in relazione alle indicazioni del progetto della rete di valorizzazione ambientale, di cui all’articolo 44, individuando le misure di tutela e di intervento per migliorarne il funzionamento, mediante appositi progetti, piani e programmi che ne approfondiscano e specifichino gli aspetti di interesse sub regionale e locale, in coerenza con le norme specifiche di tutela e conservazione delle aree naturali protette e dei Siti della Rete Natura 2000. [9]. Gli enti locali assicurano l’accessibilità e la fruibilità della Rete, con particolare riferimento agli elementi di cui ai commi 4 e 5, prevedendo, dove necessario, l’installazione di un’adeguata cartellonistica e di punti informativi. [10]. In relazione agli elementi della rete ecologica di cui al comma 3, individuati nella Tavola P5: a. i nodi rappresentano ambiti di salvaguardia ecologica in cui la Regione può promuovere l’istituzione di nuove aree protette, se non presenti, o comunque di salvaguardia intorno a quelle già istituite, laddove sia b.necessario;leareedi riqualificazione ambientale costituiscono gli ambiti in cui sviluppare azioni per assicurare e ricostruire connessioni ecologiche, nonché ricreare connettività anche minime (ad esempio siepi e filari) al fine di ristabilire il corretto equilibrio tra città e campagna; le eventuali trasformazioni contribuiscono a ridefinire i bordi urbani sfrangiati; gli interventi di riqualificazione, compensazione e progettazione paesaggistica

23 e ambientale sono finalizzati a mantenere i varchi tra nuclei urbani, alla realizzazione di greenbelt, greenway e cunei verdi, nonché a valorizzare le attività agricole anche in chiave turistica e didattica; c. le connessioni lineari (ad es. siepi e filari) esistenti, anche minime, rappresentano gli elementi da conservare e incrementare, in particolare a tutela delle bealere, dei canali e lungo i percorsi individuati nella Tavola P5; d. i contesti fluviali rappresentano gli ambiti all’interno dei quali promuovere l’ampliamento delle aree golenali e la riqualificazione dei tratti spondali (nel rispetto di quanto previsto dal PAI e dalle Direttive e programmi a esso collegati, per quanto non attiene la tutela del paesaggio), mantenere la vegetazione arborea spondale esistente e impiantarne di nuova con specie autoctone ove necessario, ripristinare il bosco ripariale e promuovere interventi di valorizzazione paesaggistica e ambientale delle casse di espansione esistenti. [11]. Con riferimento alle indicazioni relative alle rete fruitiva, i piani settoriali, territoriali provinciali e i piani locali, per quanto di rispettiva competenza, definiscono azioni finalizzate a: a. adottare orientamenti progettuali tali da aderire ai caratteri specifici dei contesti interessati, con particolare riferimento alle indicazioni di cui alla Parte III delle presenti norme; b. prestare speciale attenzione agli aspetti panoramici e di intervisibilità, sia attivi (le infrastrutture come canali di fruizione visiva), sia passivi (le infrastrutture come oggetto di relazioni visive), con particolare riferimento a quelle considerate agli articoli 30 e 33; c. prestare speciale attenzione all’uso della vegetazione (cortine verdi, viali d’accesso, arredo vegetale, barriere verdi anti-rumore ecc.) nei progetti di d.infrastrutture;adottarespecifiche misure di mitigazione nei confronti delle criticità esistenti.

24 [12].DirettiveIpiani territoriali provinciali riconoscono e approfondiscono gli elementi della Rete descritti nei commi 3, 4 e 5, precisando la disciplina operativa necessaria alla loro salvaguardia e all’attuazione delle indicazioni progettuali del Ppr, con particolare riferimento ai corridoi e ai sistemi (ambientali, storici e infrastrutturali) di livello sovra locale. [13]. I piani locali assumono e specificano alla scala di maggior dettaglio gli elementi della Rete, ponendo particolare attenzione alla disciplina per gli elementi puntuali e recependo dalla pianificazione di area vasta le indicazioni riguardanti le misure di tutela di livello sovra locale. [14]. La Rete costituisce riferimento per: a. le valutazioni ambientali strategiche, di impatto o di incidenza di piani o progetti che possono influire sulla consistenza, l’integrità e la fruibilità delle risorse naturali e di quelle storico culturali a esse associate; le analisi e gli studi dovranno evidenziare le interferenze dei piani e dei progetti con la rete, individuando eventuali azioni di mitigazione e compensazione; b. le misure di qualificazione ambientale previste dal programma di sviluppo rurale o da altri programmi di finanziamento del settore agricolo e forestale con finalità ambientali, nonché per la localizzazione di misure di compensazione relative a trasformazioni d’uso o realizzazione di infrastrutture. Si può pertanto desumere da questo articolato normativo come il PPR regionale collochi le aree protette come nodi centrali da cui partire per la loro connessione con gli elementi del contesto, nell’ottica di creazione della Rete di valorizzazione ambientale, creando una visione fortemente integrata tra elementi naturali, storico culturali e fruitivi, senza esclusione di alcuna di queste tre componenti di base. Tra queste in particolare si assegna all’ultima, quella degli usi di natura fruitiva, il ruolo di attivatori delle altre attività come processo di riconoscimento dei luoghi.

25 1.3 Il raccordo pianificatorio con il sistema della Collina Torino Valenza ed i rilievi del Mombracco. Il percorso di costruzione di un processo di Area di approfondimento del PPR dedicato al territorio fluviale, come anche sottolineato dalle tavole del PPR prima riportare, comporta necessariamente anche il tema di affrontare la relazione con alcuni sistemi di rilievi che sono strettamente connessi all’area della fascia fluviale del Po. Sull’argomento è innanzi tutto utile richiamare un elemento di competenza territoriale che riguarda la questione delle aree protette del sistema della collina TorinoValenza: la figura seguente rappresenta come già l’attuale assetto delle aree protette, e istituti analoghi, interessi ben quattro ambiti di territori collinari, rendendo plausibile prevedere che l’area di approfondimento ricomprenda la fascia collinare per un territorio coerente con le attività di pianificazione del sistema territoriale fluviale: si tratta delle aree di Superga, del Bosco del Vaj, dell’area di Pontestura, dell’area del Comune di Lu e dintorni e dell’area di Pecetto di Valenza. Analogamente questioni di tale natura si pongono anche per il tratto particolare del Po nella sua parte montana, dove ad esempio il sistema fluviale si intreccia strettamente con ambiti geografici di valorizzazione come il Mombracco intorno a Sanfront. Tale situazione è peraltro frutto di una politica regionale che a partire dal 2009 ha portato ad unitarietà il sistema degli enti digestione tra Po ed in particolare Collina torinese, dove sorgono le due aree principali di protezione come il Parco naturale di Superga e l’area del SIC del Bosc Grand. Le aree protette di ambito collinare del sistema Torino Valenza (nell’area della collina torinese è anche presente la zona naturale di Salvaguardia del Lago di Marentino).

Aree protette e zone di tutela nell’attuale sistema della Collina Torino Valenza

SupergaLagoMarentinoBosco Vaj Area Pontestura Area Lu Parco Pecetto di Valenza

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Relazioni tra l’area di scheda progettuale (area di confine in arancione) e gli elementi di pregio e criticità individuati dal PPR tavola P4 comprendente il settore del Mombracco, raffigurato nella tavola ripresa dalla relazione sull’attuazione delle schede progettuali del Piano a cura dello scrivente.

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I territori protetti nella pianura a nord del corso del Fiume Po dopo le recenti modifiche legislative del 2019 con l’istituzione del Parco naturale delle Grange e della Partecipanza. Le Colline del Po viste nella raffigurazione del Progetto Po di Roberto Gambino.

Un percorso di estensione dei ragionamenti di piano nel contesto collinare costituisce pertanto un fattore di completamento ed arricchimento del processo di piano, che permetterebbe di valorizzare una fascia di territorio che si trova in una situazione di mancata valorizzazione: questo territorio collinare è infatti stretto tra un’area a nord che dagli anni ’90 ha avuto una attenzione di sviluppo grazie alle politiche delle aree protette, dove si collocano le aree naturali del Bosco della Partecipanza e la recente importante creazione del sistema del Parco naturale delle Grange ed una seconda a sud, che tradizionalmente ricade nel territori di più chiaro riferimento al Monferrato, rimanendo pertanto in qualche modo orfana di una attenzione centrale che invece merita per numerose motivazioni.

Ad ulteriore elemento a supporto della tesi di ricomprendere da subito nel progetto di lavoro pianificatorio è anche lo stesso schema territoriale che Roberto Gambino aveva individuato nel suo schema territoriale del Progetto Po, dove le Colline a sud del corso del Po erano parte integrate dell’area territoriale come anche il sistema delle risaie.

L’articolazione territoriale del sistema territoriale del Monferrato, suddiviso nelle sue diversi componenti interne, e l’area di transizione ibrida tra il corso del Po e le colline torinesi e casalesi (area in azzurro).

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Immagini degli spazi di promozione turistica oggi online sul tema del sistema Po e colline del Monferrato casalese e del territorio più a ovest intorno a Casalborgone

29 A corredo di tali valutazioni è anche utile ricordare le esperienze che si sono avvicendate nel territorio collinare generalmente inteso del casalese come l’attività svolta dal Consorzio MONDO, oggi confluito nell’ATL dei Alessandria, che per anni ha sviluppato azioni di valorizzazione proprio del territori a cavallo tra il Po e le sue colline a sud. Come significativamente riporta la pagina web del progetto di valorizzazione messo a punto a partire dagli anni 2000 l’ideazione di un territorio denominato Il Monferrato e la piana del Po, andava proprio nella direzione di unire due sistemi intimamente integrata, come anche elegantemente raffigurato dalla silhouette che ancora oggi marca l’idea di territorio con un uccello in volo in cui le ali sono il Po e il corpo l’area casalese che si spinge nel basso Monferrato. Analoga iniziativa, anche se molto più limitata, è quella sorta più verso Chivasso intorno ai progetti di valorizzazione dei sentieri messa in campo dai Comuni intorno a Casalborgone nella Città Metropolitana di Torino.

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Ma in tema di raccordo tra il sistema collinare e la fascia del fiume Po è ancora più significativa la piattaforma della Riserva della Biosfera CollinaPo, che è stata progettata e poi riconosciuta dal programma mondiale nel 2016, proprio partendo dall’idea di una identità territoriale tra fiume e colline che sorgono ad oriente di questo, sancita e sintetizzata nello stesso nome scelto di CollinaPo che corrisponde anche ad un brand territoriale registrato.

La zonazione di core area collocate sui rilievi collinari (in rosso il Parco naturale di Superga a sud e il SIC Bosc Grande comprendente la Riserva del Bosco del Vaj a nord) e le buffer zone (in verde) della RB CollinaPo che contornano l’area di Superga collegandola con le core area e buffer zone del sistema del Po.

L’idea territoriale è stata anche accompagnata da una specifica zonazione del territorio che ha visto la creazione di una importante buffer zone sul territorio dei rilievi ottenuta incrociando i dati di natura paesaggistica dei vincoli presenti con i territori a tutela regionale.

Ipotesi di sviluppo di ambiti di protezione dell’area della collina torinese (Ostellino I , 2019)

31 In merito ad un possibile percorso di unione del territorio oggetto dell’area di approfondimento del PPR tra fascia del Po e sistema collinare, un modello di elaborazione territoriale è stato sviluppato e pubblicato nel lavoro presentato a INU del 2019 dallo scrivente 8 , nel quale si sono integrate tra di loro le diverse letture del territorio sviluppate dal PPR, incrociate con altri elementi di piano e programma (quali Corona Verde e le aree della Riserva CollinaPo): da questa visione è nata una zonazione di ambiti di interesse lungo i quali è possibile immaginare sia politiche di salvaguardia mirata, sia azioni di valorizzazione in una prospettiva di programmi di sviluppo locale.

8 IlParcodelPotorinese:gestione, pianificazione e sviluppo di progetti territoriali. Dal Piano d’Area del Po al sito UNESCO della Riserva della BiosferaCollinaPo.MaterialiperunnuovoProgettoTerritoriale Operativo pilota per la Collina torinese e gli strumenti attuativi collegati dei “contratti territoriali” in una visione antropologica dello spazio pianificato. dr. Ippolito Ostellino (elaborazioni grafiche e cartografia dr. Claudio Tensi e dr. Andrea Colombelli) (*) (*) il presente contributo sviluppa la ricerca effettuata per la produzione dei materiali di partecipazione alla VII Rassegna INU Nazionale / Riva del Garda aprile 2019. Available from: a_della_Biosfera_CollinaPo_Materiali_per_un_nuovo_Progetto_Terri.https://www.researchgate.net/publication/332143387_Il_Parco_del_Po_torinese_gestione_pianificazione_e_sviluppo_di_progetti_territoriali_Dal_Piano_d'Area_del_Po_al_sito_UNESCO_della_Riserv

Il primo elemento di efficacia di tale operazione è quello di poter inserire in un unico processo l’approvazione di una normativa di Piano estesa alle aree contigue della fascia del Po, quale condizione prima necessaria ed indispensabile per garantire la continuità di pianificazione della fascia. Un secondo aspetto è legato allo sviluppo di un ragionamento di pianificazione che permetta di porre le basi per una zonazione ragionata del sistema della collina Torino-Valenza in una ottica di superamento, quale primo effetto diretto, dell’isolamento tra le due aree protette di Superga e del Bosco del Vaj e la creazione di un corridoio di area contigua sulla scia dello schema territoriale che è stato sviluppato con la buffer zone della Riserva della Biosfera CollinaPo.

Ambito territoriale generale oggetto dell’approfondimento del PPR regionale.

Tentando di esaminare più in dettaglio ed in termini operativi il percorso che si può avviare di inquadramento dell’aggiornamento del PdA del Po nel PPR regionale, si può immaginare una articolazione che vede una ampia fascia di spazio regionale coinvolto, articolata al suo interno secondo i contenuti degli Ambiti di Integrazione Operativa, estesi ai territori di riferimento collinare.

32 1.4 L’articolazione di un percorso di approfondimento del PPR del territorio della fascia del fiume Po e della collina Torino Valenza.

33 L’articolazione di questa area di panificazione potrebbe essere organizzata come schematizzato nella figura che segue, con i diversi livelli di istituti di tutela compresi all’interno di un progetto tematico del PPR tramite il quale:  redigere ed approvare i piani naturalistici per le Riserve naturali (presenti ancora nel tratto del Po piemontese e nel tratto cuneese oggi compreso nel parco del Monviso);  redigere ed approvare il piano d’area del Po per le porzioni di parco naturale presente, recuperando la zonazione e l’impianto normativo del Progetto Po richiamato dalla normativa del PPR e il Piano d’Area per le aree da questi già coperte ed estendendone la zonazione a quelle ad oggi non interessate dal PdA; La distribuzione degli AIO secondo le proposte di modifica indicate nella relazione sugli strumenti attuativi e le schede progettuali del Pda.

34  aggiornare il Piano d’area del Parco naturale della Collina di Superga, sviluppando le ipotesi di costituzione di aree contigue collinari o di sistemi di tutela paesaggistica specifici che permettano di declinare i vincoli oggi già presenti.

 redigere ed approvare i piani ambientali per le aree contigue9 , utilizzando l’impianto normativo del Progetto Po richiamato dalla normativa del PPR e il Piano d’Area per le aree da questi già coperte ed estendendone la zonazione a quelle ad oggi non interessate dal PdA;  integrare e redigere (laddove possibile) per i siti di Rete Natura 2000 i piani di gestione, ovvero le misure sito specifiche;  integrare con i 4 precedenti livelli di tutela la normativa di tutela e valorizzazione del PPR per le restanti aree di connessione tra di essi.

Possibile organizzazione tematica dell’approfondimento del territorio del Po e Collina Torino Valenza L’approvazione complessiva di questo “pacchetto” pianificatorio permetterebbe di assegnare a questo sistema, che potremmo denominare Area di approfondimento territoriale del PPR della Fascia fluviale del Po e della collina Torino-Valenza, una valenza unitaria alla cui base si propone una Norma specifica di attuazione che sia il 9 “Per le aree contigue la Giunta regionale può disciplinare la gestione della caccia e della pesca, delle attività estrattive elatuteladell'ambienteedellabiodiversità,ancheattraversolapredisposizione di idonei piani e programmi, d'intesa con gli enti locali interessati e con i soggetti gestori.”

A questo aspetto legato al sistema collinare fa da contraltare la possibilità di sviluppare il grande tema dell’ambito di influenza indiretta del Progetto Po, che purtroppo è rimasto sostanzialmente lettera morta nell’attuazione del PTO del Po, essendo all’esterno delle competenze della fascia più ristretta del Ente Parco, inserendo nelle norme di natura paesaggistica la specificazione delle modalità di recupero delle connessioni specialmente di natura ecologica ma anche paesaggistica con i territori circostanti. Un tema che è per altra strada affrontabile andando a definire la RVA (Rete di valorizzazione ambientale) individuata dal PPR con progetti locali di specificazione e individuazione.

Nella parte dedicata alle componenti paesaggistiche si prevede di comprendere uno schema di approfondimento della fascia della Collina Torino Valenza sulla base dell’esperienza condotta in via sperimentale e di studio per il tratto torinese citato a pg. 23, quale contributo per il miglioramento delle modalità di applicazione del PPR e l’individuazione di ambiti di integrazione operativa che permettano una migliore organizzazione della gestione delle risorse naturali e storico culturali dell’importante comprensorio del rilievo collinare che segue il corso del Po in molti tratti definendo aree di sovrapposizione e interazione a vari livelli territoriali.

35 risultato dell’incrocio e coordinamento tra 3 componenti (paesaggistica, del piano d’area e naturalistica) accompagnato da una cartografia di piano che sia il risultato di una lettura integrata tra Piano d’area, piani naturalistici e PPR (vedi figura evocativa a pag. 33) :

Possibile organizzazione della normativa di attuazione dell’approfondimento Po e Collina.

Si può a questo proposito portare l’esempio dell’area che ruota intorno all’Abbazia di Staffarda e che presta una serie di isole circostanti di pregio, per le quali tuttavia la connettività ecologica e paesistica è dispersa senza un raccordo tra area del Po e tali isole circostanti. Oltre a questo punto di interesse occorre ricordare che la pianura del Po in questo territorio è interessata sulla sua destra orografica dai percorsi sud nord dei Torrenti Maira e Varaita, che vanno a costituire una maglia territoriale rispetto alla quale ad oriente sono presenti l’area in gestione al parco del Monviso del Bosco del Merlino e il Parco di Racconigi (area SIC).

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Come si può desumere dalla planimetria stralcio ratta dalla tavola 5 del PPR, in questo ambito l’approfondimento del PPR potrebbe connettere in modo più forte i contenuti della pianificazione lungo il Po, includendo le norme per le aree contigue, oltre alla costruzione di progetti di contesto che rendano il telaio ambientale di questo territorio una maggiore impronta sostenibile e naturale.

Area di Staffarda Ambito territoriale ampio comprendente il Bosco del Merlino a est, il Parco di Racconigi, le fasce fluviali, le Riserve naturali del Po e l’area boschiva di Staffarda.

37 Stralcio area Tavola P5 dl PPR e assi di miglioramento ambientale e nodi stepping zone tra Staffarda e Caramagna Piemonte.

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Per giungere ad una visualizzazione di natura del tutto generale del percorso che un progetto di approfondimento potrebbe seguire, è utile richiamare come la fascia del territorio interessato sia oggetto di molti e diffusi approfondimento di analisi che il PPR ha sviluppato, oltre a considerare che il numero degli ambiti di paesaggio interessati raggiungerebbe le 13 unità. L’impronta del sistema fluviale del Po e dei suoi affluenti, come quello del sistema collinare Torino Valenza, assumono a scala degli ambiti del PPR regionale una valenza davvero significativa come illustrato nelle figure seguenti. Ambiti di paesaggio del PPR regionale interessati dalla fascia fluviale del Po e delle Colline del Po (in verde scuro) e dalle aree di protezione degli enti del Po piemontese e Monviso.

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Il dettaglio di indicazioni contenute nella tavola P4 del PPR nonché le specifiche indicazioni relative alla tavola P5 riportate per stralcio nelle pagine 14 16 precedenti, danno conto di un apparato di conoscenze ed indirizzi che possono dialogare con l’impianto normativo del Piano d’area di ambito ristretto della fascia del Po (comprendente le aree naturali protette e le aree contigue).

La struttura dell’asta del Po e le relazioni con i corridoi fluviali e territoriali regionali.

Come raffigurato nelle due immagini successive l’incrocio tra queste rappresentazioni ed elaborazioni potrebbe oltre alla creazione di un progetto di approfondimento che coinvolga pertanto un significativo territorio, sviluppando nel contempo quelle indicazioni di contesto che sono indispensabili affinché il progetto di tutela del Po

40 possa essere consolidato nel tempo, e non trovarsi in una situazione di isolamento, ristretto nel suo limitato ambito di intervento e quindi gioco forza soggetto alle criticità e debolezze di un sistema territoriale di limitata portata difronte alle pressioni di natura esterna potenzialmente capaci di ridurre l’efficacia del progetto del fiume.

Dettaglio della tavola P4 delle componenti paesaggistiche del PPR e l’esploso nel territorio di Casale Monferrato.

Schema esemplificativo dell’intreccio tra la cartografia normativa delle componenti paesaggistiche del PPR (P4), il Piano d’area e la proposta di approfondimento dell’area collina (limitatamente all’area stralcio del Torinese).

Un cenno finale è da dedicare ad una possibile articolazione delle norme di attuazione di uno schema di approfondimento del PPR come quello qui proposto che può essere immaginata come indicato di seguito, considerate anche questioni che sono successivamente descritte al paragrafo 1.5 seguente relative ai controlli e utile ricordare che in considerazione del ventaglio di aspetti di natura diversificata, da quelli normativi classici, a quelli della facilitazione e delle attività di sensibilizzazione che sono stati descritti precedentemente, il contenuto delle Norme di attuazione di un piano come quello descritto comprendono anche attività che tradizionalmente non fanno parte degli strumenti urbanistici di dettaglio. Tuttavia proprio la particolare estensione e natura generale che questo piano considera,

41

Amonitoraggi.premessaè

42 si ritiene di inserire al suo interno anche voci di natura più organizzative e di orientamento, senza le quali come illustrato più sopra, gli obiettivi indicati sono di parziale raggiungimenti. Occorre in premessa richiamare l’articolazione delle NdA del PdA vigente al fine di poterne affrontare la loro collocazione all’interno di uno schema di approfondimento del PPR: INDICE DEL PIANO d’AREA vigente: 1. Norme generali 1.1 Norme generali di tutela 1.2 Efficacia e campo d'applicazione 1.3 Contenuti ed elaborati 1.4 Finalità ed obiettivi 1.5 Strategie ed opzioni di fondo 1.6 Categorie normative 2. Norme per ambiti territoriali 2.1 Articolazione in fasce ed in zone 2.2 Fascia di pertinenza fluviale (FPF) 2.3 Classificazione delle zone 2.4 Zone N, di prevalente interesse naturalistico 2.5 Zone A, di prevalente interesse agricolo 2.6 Zone U, urbanizzate 2.7 Zone T, di trasformazione 2.8 Tabella riepilogativa degli usi, delle modalità e delle condizioni di intervento, per zone 3. Norme per particolari categorie di risorse, d'opere e d'attività 3.1 Opere di sistemazione e difesa idraulica 3.2 Uso e qualità delle acque 3.3 Aree ed elementi di interesse naturalistico 3.4 Gestione forestale

4. Norme di gestione 4.1 Strumenti attuativi 4.1.1 Piano di regimazione delle acque e di sistemazione delle sponde 4.1.2 Ambiti d'integrazione operativa 4.1.3 Schede progettuali e schemi grafici 4.2 Sistemi informativi e valutativi 5. Norme finali 5.1 Norme finali Ora, rispetto a questo quadro la situazione generale secondo la quale potrebbe articolarsi la composizione delle NdA dell’approfondimento del PPR interessa una realtà molto più differenziata rispetto a quella vigente alla data di approvazione del PdA, comportando pertanto una organizzazione dei temi differente e più che segue è illustrata una ipotesi di organizzazioni delle NdA del Piano di approfondimento, con l’indicazione dei riferimenti di rimando alle NdA del PdA:

Nellodiversificata.schema

43 3.5 Gestione faunistica 3.6 Aree ed attività agricole, aree verdi 3.7 Aree ed elementi di specifico interesse storico, artistico, culturale e paesaggistico 3.7.1 Centri e nuclei storici 3.7.2 Beni Culturali isolati e loro pertinenze 3.7.3 Siti di interesse archeologico 3.7.4 Aree ed elementi di specifico interesse paesaggistico ambientale 3.8 Strade, percorsi e circuiti d'accesso e di fruizione 3.9 Impianti, attrezzature turistiche, sportive e del tempo libero, strutture d'interesse dell'area protetta 3.10 Aree ed attività estrattive 3.11 Aree degradate ed insediamenti marginali, insediamenti arteriali 3.12 Infrastrutture, impianti ed attrezzature tecnologiche, impianti produttivi

Titolo 1 – Finalità, obiettivi e strategie.

1.5 Progetto strategico “Fiume Po e Colline Torino Valenza”. Individuazione dello strumento del Piano strategico come contenitore progettuale per l’orientamento di fondi europei, nazionali, locali e privati per l’attuazione delle misure inserite nel PAPPR Po Colline.

1.6 Ruolo gestionale degli enti di gestione delle aree protette della Fascia fluviale del Po e delle colline Torno Valenza

1.7 Sistema delle Riserve della Biosfera Programma Man and Biosphere UNESCO. Definizione del ruolo delle RB inserite nel contesto del PAPPR Po Colline per l’attuazione delle misure materiali ed immateriali.

1.8 Cogenza e campo di applicazione del PAPPR Po Colline. Individuazione strumenti di cogenza urbanistica del PAPPR Po Colline e degli istituti di tutela interessati dal piano. (rif. NdA del PdA 1.2)

Definizione del ruolo degli enti di gestione delle aree protette nell’attuazione e monitoraggio del PAPPR Po Colline.

ATTUAZIONE

1.4 Rete di valorizzazione ambientale (RVA) dell’area di approfondimento. Definizione della RVA del PAPPR Po Colline quale elemento stralcio della RVA del PPR regionale.

44

1.1 Norme generali di tutela e finalità. Definizione delle norme generali di tutela con rinvio alle diverse categorie di istituti di salvaguardia contenuti nel piano di approfondimento del PPR dedicata al Po ed alle Colline Torino Valenza (di seguito PAPPR Po Colline) e individuazione delle finalità tramite l’incrocio tra le finalità del PPR e quelle del PdA vigente, con inserimento di nuove tematiche contemporanee territoriali ed ambientali (consumo e rigenerazione dei suoli, crisi climatica, salute e benessere, sostenibilità) (rif. NdA del PdA 1.1, 1.4)

1.2 Obiettivi e strategie. Aggiornamento obiettivi e strategie del PdA vigente in rapporto alle finalità ridefinite secondo il precedente punto 1. (rif. NdA del PdA 1.5)

1.3 Relazioni con il PPR regionale. Specificazione delle relazioni generali ed operative del PPR con il PAPPR Po Colline.

PROPOSTA NORME DI DELL’AREA DI APPROFONDIMENTO DEL PPR “FASCIA FLUVIALE DEL PO E COLLINE TORINO-VALENZA” - Piano Po e Colline. (Ogni punto indicato è corredato di un breve commento relativo a contenuti e finalità dell’articolo previsto e dal riferimento per quanto riconducibile alle NdA del PdA. Ove mancante l’articolato proposto è di nuova ideazione)

1. Settore Ambito integrazione operativa Valle Po.

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2. Settore Ambito integrazione operativa A1 (pianura cuneese e torinese e colline torinese)

TITOLO 2 - Norme per ambiti territoriali Indicazione delle aree di zonazione del piano, degli ambiti di operatività e delle zone di classificazione del suolo al fine di orientarne gli usi e le 2.1trasformazioni.Articolazione in ambiti, fasce ed in zone. (rif. NdA del PdA 2.1) 2.2 Ambiti di influenza interna.

5. Settore Ambito integrazione operativa A3 (area valenzana, fiumi Tanaro e Scrivia e Lomellina) 1.8.2 Aree protette regionali. 1. Parchi naturali. 2. Riserve naturali. 1.8.3 Aree contigue. 1. Aree contigue del sistema della Fascia fluviale del Po. 2. Aree contigue del sistema della collina Torino Valenza. 3. Aree contigue del territorio montano e prealpino 1.8.4 Rete Natura 2000. 1. Siti di interesse Comunitario. 2. Zone di Protezione Speciale. 3. ZSC. Zone speciali di conservazione. 1.9 Contenuti ed elaborati. (rif. NdA del PdA 1.3) 1.10 Categorie normative per le aree protette (parchi naturali e riserve naturali) e per le aree contigue. (rif. NdA del PdA 1.6) 1.11 Categorie normative per le aree di contesto inserite negli Ambiti di integrazione operativa.

1.8.1 Ambiti di integrazione operativa ad influenza interna ed esterna alla fascia fluviale

3. Settore Ambito metropolitano torinese 4. Settore Ambito integrazione operativa A2 (pianura chivassese e casalese e colline del Monferrato)

Indicazione degli ambiti interni relativi alla fascia fluviale ed alle aree collinari afferenti ai sistemi di salvaguardia ambientale

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2.4 Le fasce fluviali del PAI. Inserimento nella normativa delle fasce fluviali cosi come definite dal PAI in sostituzione del principio della fascia di pertinenza fluviale. (rif. NdA del PdA 2.2) 2.5 Classificazione delle zone. (rif. NdA del PdA 2.3 2.7) Descrizione delle zone di vocazione con loro riperimetrazione e analisi allo stato attuale dell’assetto dell’uso del suolo Zone N, di prevalente interesse naturalistico Zone A, di prevalente interesse agricolo Zone U, urbanizzate Zone T, di trasformazione 2.6 Tabella riepilogativa degli usi, delle modalità e delle condizioni di intervento, per zone. (rif. NdA del PdA 2.8) Definizione delle condizioni di intervento ammesse per le diverse categorie inserite in fasce e zone.

TITOLO 3 - Norme per particolari categorie di risorse, d'opere e d'attività (rif. NdA del PdA 3.1 - 3.12) Descrizione ed indirizzi applicativi per le diverse categorie di opere. 3.1 Opere di sistemazione e difesa idraulica 3.2 Uso e qualità delle acque 3.3 Aree ed elementi di interesse naturalistico 3.4 Gestione forestale 3.5 Gestione faunistica

2.3 Ambiti di Influenza esterna. Indicazione degli ambiti interni relativi alla fascia fluviale ed alle aree collinari afferenti ai sistemi di salvaguardia paesaggistica

47 3.6 Aree ed attività agricole, aree verdi 3.7 Aree ed elementi di specifico interesse storico, artistico, culturale e paesaggistico 3.7.1 Centri e nuclei storici 3.7.2 Beni Culturali isolati e loro pertinenze 3.7.3 Siti di interesse archeologico 3.7.4 Aree ed elementi di specifico interesse paesaggistico ambientale 3.8 Strade, percorsi e circuiti d'accesso e di fruizione 3.9 Impianti, attrezzature turistiche, sportive e del tempo libero, strutture d'interesse dell'area protetta 3.10 Aree ed attività estrattive 3.11 Aree degradate ed insediamenti marginali, insediamenti arteriali 3.12 Infrastrutture, impianti ed attrezzature tecnologiche, impianti produttivi

4.3.1 Integrazione con il PAI e con le Direttive dell’Autorità di Bacino del Fiume Po (Naturazione e Sedimenti). Definizione delle forme di coerenza tra il PAPPR Po Colline e con le Direttive dell’AdB Po al fine dell’applicazione congiunta delle azioni previste. 4.3.2 Integrazione con il Piano di Tutela delle Acque. Individuazione modalità di intreccio tra PAPPR Po Colline e PTA. 4.3.3 Piano di settore fruizione e turismo.

TITOLO 4 - Norme di gestione ed attuazione 4.1 Strumenti attuativi. (rif. NdA del PdA 4.1) 4.2 Progetto strategico europeo “Fiume Po e Colline Torino Valenza”: risorse e strumenti. Individuazione dei filoni di azione da inserire all’interno degli strumenti di finanziamento di natura europea, nazionale e locale e individuazione forme di partecipazione soggetti privati. 4.3 Piani di settore. (rif. NdA del PdA 4.1.1)

4.4 Ambiti di integrazione operativa. Perimetrazione secondo approccio a buffer degli ambiti di integrazione operativa derivanti dagli Aio del PdA vigente estesi e modificati in rapporto alle condizioni attuali. (rif. NdA del PdA 4.1.2)

1 Settore Ambito integrazione operativa Valle Po.

3. Ambito metropolitano torinese

SP Pian del Re Ostana SP Paesana Sanfront SP Staffarda 2 Settore Ambito integrazione operativa A1 (pianura cuneese e torinese e colline torinese)

5. Ambito integrazione operativa A3 (area valenzana, fiumi Tanaro e Scrivia e Lomellina)

48

SP Casalgrasso SP Carmagnola Carignano SP Garettino SP Carignano Po Morto SP Carignano la Loggia SP La Loggia Cascina Lanca SP La Loggia SP Molinello

4.3.4

Piano di settore attività agro forestali. Sostegno alla attuazione del Piano di gestione forestale, e sviluppo piano di miglioramento delle produzioni agricole e pastorali.

4.5 Schede progettuali (SP) ambito di influenza interna. Individuazione e riperimetrazione delle schede progettuali del piano sulla base delle schede del PdA vigenti e di integrazioni ulteriori. (rif. NdA del PdA 4.1.3)

Predisposizione di un piano attuativo per la promozione e attuazione dei progetti di fruizione per la mobilità ciclabile (ciclovie VENTO, Pistaaa, Via del Monviso), per l’utilizzo per la navigazione e gli sport remieri, per le infrastrutture di attracco e di attrezzature delle sponde, per le attività di pesca, per gli insediamenti delle baracche fluviali ed altre attività connesse alla fruizione delle fasce fluviali.

2. Ambito integrazione operativa A1 (pianura cuneese e torinese e colline torinese)

4. Ambito integrazione operativa A2 (pianura chivassese e casalese e colline del monferrato)

1. Ambito integrazione operativa Valle Po.

SP Vallere SP Erba SP Michelotti SP Madonna del Pilone SP Meisino SP Settimo San Mauro SP Goretti Gassino SP Sangone A SP Sangone B SP Sangone C SP Stura di Lanzo Basse di Stura e sottoschede.

3

4 Settore Ambito integrazione operativa A2 (pianura chivassese e casalese e colline del Monferrato)

SP Bassignana SP Valenza SP Isola Sant’Antonio 6 Schede progettuali specificamente connesse all’applicazione della direttiva sedimenti dell’AdB Po.

Settore Ambito integrazione operativa A3 (area valenzana, fiumi Tanaro e Scrivia e Lomellina)

49

4.6 Schede progettuali ambito di influenza esterna. Individuazione e riperimetrazione delle schede progettuali del piano secondo la metodologia del Piano direttore di Corona Verde e le indicazioni della tavola P5 del PPR. 1. Settore Ambito integrazione operativa Valle Po. 2. Settore Ambito integrazione operativa A1 (pianura cuneese e torinese e colline torinese)

SP San Raffaele Cimena SP Po Orco Malone SP Baraccone Dora Baltea SP Saluggia SP Mazzè Rondissone SP Trino SP Casale Monferrato 5

Settore Ambito metropolitano torinese

5. Settore Ambito integrazione operativa A3 (area valenzana, fiumi Tanaro e Scrivia e Lomellina)

4.7 Procedure di modifica sostanziale e non sostanziale delle indicazione delle schede progettuali. Individuazione delle modalità di applicazione delle modifiche non sostanziali e sostanziali alle schede per rispondere alle situazioni di operatività e procedure semplificate connesse. (rif. NdA del PdA 4.1.3 part.) 4.7.1 Regolazione delle modifiche non sostanziali alle schede progettuali. 4.7.2 Regolazione delle modifiche sostanziali alle schede progettuali.

4.8 Accordi attuativi. Individuazione dei modelli di accordo da applicarsi agli AIO per l’attivazione dei progetti regionali. Titolo 5 – Strumenti di facilitazione, sensibilizzazione e valutazione. (rif. NdA del PdA 4.2 part.)

5.1 Osservatorio del Paesaggio del Piano. Istituzione. Istituzione di un organismo per favorire la partecipazione e la condivisione delle comunità locali all’applicazione e gestione del piano ed alla cura dei beni Comuni presenti nel territorio di riferimento

50 3. Settore Ambito metropolitano torinese 4. Settore Ambito integrazione operativa A2 (pianura chivassese e casalese e colline del Monferrato)

5.2 Commissione urbanistica ambito di influenza interna. Istituzione della commissione urbanistica per l’emissione dei pareri di coerenza con il piano per i territori inseriti nelle aree protette e nelle aree contigue.

5.3 Osservatorio ambito di influenza esterna (area MaB). Istituzione organismo di monitoraggio per la gestione delle modalità di uso del suolo e del paesaggio negli ambiti di influenza esterna del Piano ricompresi negli AIO.

5.4 Monitoraggio applicazione del Piano: organizzazione. Individuazione dei compiti di attività dell’osservatorio di cui al punto 1 con particolare riferimento alla produzione di una ricerca con report biennale delle attività di trasformazione del suolo.

5.5

51

Programma di facilitazione e iniziative di sensibilizzazione. Individuazione di un piano di attività di sensibilizzazione e cura dell’osservatorio per la promozione di iniziative locali di valorizzazione anche tramite la costituzione di comunità di cooperazione locale per la cura dei beni comuni.

5.6 Accordi di ricerca. Individuazione di azioni di partnership con l’Università e il Politenico per il sostegno alle attività di ricerca, monitoraggio e di promozione dell’osservatorio. TITOLO 6 - Norme finali 6.1 Norme finali

Ma oltre alla questione delle competenze territoriali è necessario che la normativa dello strumento di approfondimento del PPR sul Po preveda espressamente l’utilizzo delle Commissioni urbanistiche, sulla falsa riga delle CIE o delle CLP, evitando che la questione dell’esame dei pareri sia lasciato alla libera interpretazione degli enti deputati, ovvero utilizzando uffici interni o commissioni organizzate senza omogeneità. Anche qui l’esperienza maturata negli enti di gestione delle aree protette del Po sino agli anni 2010 è significativa: infatti dalla istituzione di commissioni urbanistiche multidisciplinari che esaminavano le istanze presentate totalmente costituire da soggetti esterni specialistici (geologi, naturalisti, biologi, idrologi, geomorfologi, forestali, agronomi, architetti) si è passato a commissioni miste o a gruppi solamente interni. La proposta potrebbe quindi essere quella di prevedere per normativa l’istituzione di commissioni con gettoni di presenza, composte secondo principi di multidisciplinarietà ed aventi il compito di supportare l’attività di istruttoria del soggetto titolato all’emissione del parere. Una indecisione o mancanza di chiarezza su questo versante renderebbe vano il reale lavoro di controllo e monitoraggio sul territorio che negli anni dal 1990 all’inizio degli anni 2010 p stato garantito: non solo per gli aspetti di verifica della fattibilità ma anche per quelli di orientamenti della qualità progettuale in moltissimi campi. L’efficienza del controllo sulle modifiche degli usi del suolo è fondamentale che avvenga in via preventiva rispetto al progetto da attuare: una semplice attività di monitoraggio ex post rischia infatti semplicemente di aprire contenziosi nei quali la sicurezza di un esito che porti al ripristino della situazione ex ante è, come testimoniano le cronache e le esperienze concrete, al di là di ogni risultato positivo immaginabile. Ma affinché l’azione di salvaguardia abbia effetti reali, il sistema territoriale interessato dal nucleo più diretto legato ai corsi d’acqua deve essere raccordato ad una analoga attività di guida dell’utilizzo delle risorse territoriali nelle fasce circostanti. Sotto questo profilo può essere recuperato un aspetto strategico e di indirizzo contenuto nello stesso Piano Paesaggistico che riconosce le aree MaB Unesco quali elementi di valore attuativo del PPR. In questo senso l’ipotesi di ampliamento del MaB CollinaPo, la presenza attuale del MaB CollinaPo su un territorio significativo dell’asta del Po e della collina torinese, il riconoscimento MaB per il tratto cuneese già in vigore dal 2013, permetterebbe di potersi appoggiare ad una struttura tecnica inter MaB Unesco alla quale affidare una funzione di monitoraggio del territorio interessato dall’area di approfondimento del Piano del Po, quale parte integrante del proprio piano d’azione e quindi delle linee gestionali delle stesse aree riconosciute di valore mondiale.

52 1.5 Chi gestisce e come. Non solo un parco e non solo con strumenti ordinari Un aspetto finale di importante valore è rappresentato dai soggetti chiamati alla gestione di uno strumento quale lo schema di approfondimento del Piano paesaggistico. Una semplice ipotesi di gestione basata sul classico modello della Regione che svolge un semplice ruolo di sorveglianza rispetto alle attività dei Comuni non può considerarsi valido: vi sono infatti scale di applicazione che superano i confini comunali e soprattutto questioni di carattere culturale locale dove l’approccio resta sempre quello della garanzia dei principi edificatori e scapito della salvaguardia del paesaggio come anche della qualità del progetto, sia architettonico che Laurbanistico.lungaesperienza che i parchi del Po hanno condotto su questo tema è ampiamente utilizzabile per motivare questo tipo di situazione, rispetto alla quale è necessario immaginare modelli di lavoro diversi. Da un lato è necessario infatti che la gestione tramite i pareri di coerenza con il Piano, per le sue parti di Piano d’Area e dei Piani naturalistici comprendenti Parco naturale e riserve naturali e comprese le aree contigue, resti in capo agli enti di gestione delle aree protette del Po piemontese e del Monviso, con una migliore e specifica definizione dei suoi ruoli (vedasi relazione relativa alle schede progettuali) sia attuativi che per la parte relativa al monitoraggio (elemento che nella precedente gestione del piano oggi in vigore non è stata applicata.

Parere degli enti gestori delle aree protette ed aree afferenti (contigue e Rete Natura 2000) Attività di monitoraggio e facilitazione del Comitato coordinamento tecnico MaB UNESCO dell’Osservatorionell’ambitodelPaesaggio della Fascia fluviale del Po Ipotesi degli organismi di supporto tecnico ai quali affidare una supervisione tecnica d’applicazione delle NdA dell’area di approfondimento del PPR della fascia del Po e della collina Torino Valenza.

Mutuando l’esempio della commissione urbanistica per le aree protette e contigue, le RB potrebbero dotarsi, sempre su indirizzo della normativa dell’approfondimento del PPR, di un organismo di verifica: in questo caso l’attività potrebbe svolgersi non come azione diretta sui permessi di costruire, ma come attività di indirizzo culturale sulla falsa riga delle attività degli Osservatori del paesaggio così come sviluppati nelle esperienze di alcune regioni italiane.

53

Un caso interessante che viene qui ripreso a titolo esemplificativo è quello dell’Osservatorio del Paesaggio Trentino, istituito come strumento per il governo del territorio, previsto dall’ordinamento della Provincia autonoma di Trento. L’Osservatorio è stato istituito nel 2010 in attuazione della Convenzione europea del paesaggio e le sue finalità sono la documentazione, lo studio, l’analisi, il monitoraggio del paesaggio trentino e la promozione della qualità delle trasformazioni che lo investono, che vengono perseguite grazie ad un modello organizzativo composto da un Forum rappresentativo delle diverse componenti della società trentina e da una Segreteria tecnico scientifica e con il supporto organizzativo all’attività dell’Osservatorio assicurato dalla Scuola per il governo del territorio e del paesaggio istituita

 Mostre su progetti del territorio per là diffusioni delle buone pratiche esistenti.

 Seminari di approfondimento. La home del sito web dell’Osservatorio del Paesaggio.

 Mostra di fotografia.  Volumi illustrativi dei temi interessanti il Po.

54 in collaborazione con l’Università di Trento https://www.tsm.tn.it/about/step scuola per il governo del territorio e del paesaggio (https://www.paesaggiotrentino.it/it/organizzazione/).

L’azione di qualificazione del paesaggio e del territorio che una realtà di tale tipo potrebbe seguire, si andrebbe a comporre anche di quelle attività di miglioramento territoriale individuate negli assi progettuali individuati dall’approfondimento del PPR del Po per la fascia di influenza esterna di cui si è parlato anche nella relazione sul tema delle schede progettuali assumendo così anche un vero ruolo di attivatore delle azioni locali di qualificazione dell’insieme del territorio coinvolto. In questo senso infatti le attività di animazione e accompagnamento sul territorio, fatte di Summer school, premi, seminari, ricerche in cooperazione con Università e politecnico, rappresentano quel ricco humus di contesto all’interno del quale i rapporti tra soggetti pubblici, investitori e diversi portatori di interesse possono portare a far germinare idee progettuali concrete, ed attraverso una adeguata azione di promozione portarle alla attenzione della politica e degli organismi decisori di livello locale o Questaregionale.proposta trova anche spunto da esperienze già condotte a livello del Po in particolare nel tratto torinese che sviluppò proprio in partnership con il Politecnico di Torino L’Osservatorio del Paesaggio dei Parchi del Po e della Collina torinese (http://www.parcopopiemontese.it/documenti/index.htm).,che a partire da metà degli anni 2000 aveva creato una cooperazione tra i due enti in allora separati di gestione delle aree protette del Po e della Collina torinese (uniti poi in un unico ente a partire dal 2009), con l’allora struttura dell’Osservatorio Città sostenibili del Politecnico di Torino guidata dal Prof. Carlo Socco.

Questa attività nata nel 2006, ha sviluppato una serie di iniziative di carattere comunicativo, di studio, approfondimento che sono state oggetto di comunicazione sul suo sito web, tra le quali assume valore di spicco la Biennale inaugurata nel 2008. La Biennale, denominata Paesaggio zero, che fu attivata dal Parco del Po tratto torinese dal 2008 al 2014 ha permesso di svolgere in merito ai temi generali del paesaggio e della qualificazione del territorio tutta una serie di attività a supporto culturale quali:

 L’apertura di un canale Youtube di promozione.

Il profilo educativo e formativo. Non v’è dubbio che nel tempo, anche di medio periodo, la questione della crescita della qualità della formazione delle professioni legate alla gestione del territorio è di primo pano, anche per informare i curricula disciplinari delle attività che si svolgono sul territorio. Spesso giovani laureandi o laureati dei comuni presenti nelle aree territoriali di interesse possono svolgere un ruolo innovativo e di proposta rispetto agli standard consolidati delle cultura tradizionaliste locali, apportando nuovi contributi ed un sostanziale miglioramenti della sensibilità verso i temi ambientai e del paesaggio. Ecco che quindi iniziative che avvicinino le singole esperienze con gli istituti formativi e gli enti possono permettere di progredire verso il miglioramento delle azioni: percorsi come le tesi, gli stage, le attività di dottorato in cooperazioen o le stesse azioni di finanziamento degli enti verso gli istituti educativi per la costruzione di percorsi di analisi, sono tutte occasioni di affiancamento alla possibilità di rendere vivo e partecipato il piano, permettendogli una crescita nel tempo soprattutto nel campo del monitoraggio.

Il logo della Biennale

Cooperazione con Istituti formativi come il politecnico.

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Sul fronte del come svolgere l’azione gestionale è importante ricordare come le attività di natura culturale e di coinvolgimento (accompagnamento, sensibilizzazione, facilitazione), quale quella di un Osservatorio del Paesaggio, sono di grande importanza sotto diversi profili, che qui di seguito sono ripresi al fine di scongiurare una certa qual diffusa abitudine ad assegnarvi un ruolo ancellare se non addirittura “superfluo”.

Il profilo della comunicazione e dell’attenzione dei media. Il grado di adesione alle misure di salvaguardia e buona gestione delle risorse ambientali e territoriali passa anche tramite una partecipazione convinta dei cittadini alla buona gestione di queste: ecco che quindi il raggiungimento tramite i media degli abitanti è fondamentale per diffondere il messaggio di qualità che i piani di gestione ambientale possiedono, anche rispetto alle questioni inerenti la qualità della vita, compresi i temi della salute pubblica. E’ questa una necessità ancor più urgente se si riflette sulla dominante narrazione, purtroppo proprio cavalcata spesso dalla stampa più orientata a diffondere la polemica che la riflessione (per motivi strettamente economici e di pubblicità), delle tutele viste come vincoli al fare delle comunità. Il vincolo corrisponde alla gestione dei limiti utili a garantire un rispettoso uso delle risorse, e questo contenuto deve anche essere oggetto di specifici contenitori culturali che gli organismi atti alla tutela devono porre in opera, proprio per consentire ai media di accedere ad altre e diverse narrazioni. Per raggiungere i mezzi di informazione occorre costruire contenitori culturali, eventi e meeting che possano rappresentare oggetto di interesse pubblico e nei diversi canali informativi, superando la classica comunicazione istituzionale che non ha l’appel delle altre attività.

Visite ed attività di coinvolgimento sul territorio con il supporto di associazioni locali.

 Partnership importanti di posizionamento del tema del paesaggio fluviale presso i principali ordini professionali.

Presenza sui media del tema paesaggio, grazie alla veicolazione delle escursioni e delle mostre oltre che dei convegni.

Il profilo intersoggettivo o cooperativo. E’ nota la difficoltà di facilitazione del dialogo tra i soggetti istituzionali tra di loro e tra questi è la società civile o i portatori di interesse privati. Ora le attività di incontro e promozione sono utilissimi momento di confronto extraufficiale nei quali lo scambio di visioni ed esperienze possono essere condotti senza il peso della chiusura di un procedimento o la attenzione naturale agli equilibri politico amministrativi, permettendo che l’azione di lobbing e di scambio creativo delle posizioni, possa sviluppate itinerari innovativi per l’attuazione di progetti o anche e proprio la nascita di nuove idee progettuali. La coppetta open tra soggetti ha un valore in se di straordinaria importanza, è solo un terreno “neutro” costruito dagli spazi di relazione e di promozione può costituire un fertile momento per la loro evoluzione.

56

del PPR Po Collina nel quadro generale del progetto MaB UNESCO dell’asta del fiume Po. E’ noto che a partire dal 2014 si sono succedute una serie di azioni di riconoscimento dei territori fluviali del Po all’interno del Programma UNESCO Man and Biosphere che oggi interessano una vasta porzione del corso del Po: dal Monviso fino al territorio nel Comune di Revere in Provincia di Mantova, oltre all’area di Delta del Po tra le Regioni Veneto ed Emilia Romagna. Ancora esclusi da questo programma il corso del fiume Po nel tratto comprendente l’ex territorio del parco del Po vercellese alessandrino in Piemonte, il tratto del Po che percorre la Provincia di Pavia ed infine quello che interessa l’area tra Veneto ed Emilia Romagna a monte del Comune di Ferrara per un tratto di circa altri 50 km. Per il tratto piemontese sono in discussione ipotesi di inclusione tramite l’allargamento della Riserva di CollinaPo, mentre l’Autorità di Bacino del Fiume Po che auspica anzi un progetto generale di unione di questo i territori, con quindi l’estensione della Riserva del Po Grande a monte sino al confine con il Piemonte oltre alla copertura dei restanti bracci ancora non compresi nel programma UNESCO.

Il ruolo dell’approfondimento

57 2

L’assetto generale della distribuzione delle aree MaB UNESCO sui corsi del Po e del Ticino e l’area di interesse dell’approfondimento del PPR piemontese sulla fascia del Po (in giallo)

58 L’ipotesi di una approfondimento del PPR regionale in Piemonte potrebbe essere una importante occasione per sviluppare sinergie territoriali, specie in materia ambientale e paesaggistica, ma con un forte legame con i temi economico sociali ed identitari, tra le due Riserve piemontesi Monviso e CollinaPo, anche per un arricchimento del loro Piano d’azione, dando quindi maggiore corpo anche all’indirizzo del PPR che vede nei progetti UNESCO MaB azioni di natura strategica.

Entrambe le Riserve della Biosfera piemontesi che interessano il corso del fiume Po ad oggi non sono interessate dai relativi Piano di azione secondo le linee guida attualmente vigenti a scala mondiale (dopo la loro approvazione al congresso Mondiale di Lima).

Lo sviluppo di modelli esportabili anche nelle aree delle restanti Riserve, in considerazione del ruolo coordinatore che in merito l’Autorità di bacino del Po sta svolgendo, potrebbero infatti rafforzare le attività di carattere virtuoso rispetto agli obiettivi di sostenibilità.

L’impresa di saper leggere i piani paesaggistici di ben 4 regioni con approcci tra di loro alquanto diversi non è certo cosa semplice, ma tuttavia la categoria del paesaggio potrebbe divenire l’algoritmo in grado di colmare un vuoto di piano che riguarda l’asta del Po sotto un profilo più ampio di quanto non abbia già tentato di fare il PAI ed i vari documenti di indirizzo approvati dell’Autorità, che costituiscono certo un riferimento importantissimo, ma che con la componete del paesaggio si sono confrontati solo parzialmente. E ‘altresì importante valutare come le zioni volte alla costruzione di un progetto identitario e di comunità, quali sono quelli che passano tramite la pianificazione paesaggistica e le attività delle Riserve di Biosfera, costituiscono un ”anello mancate” al processo di sana gestione del territori, molto legata oggi alle gestioni dei vincoli e poco alle attività di valorizzazione: un aspetto questo che aveva già avuto esempi in un passato non recente come quelli delle attività della ex consulta delle provincie rivierasche del Po, che negli anni ’90 lanciarono proposte in tal senso, che purtroppo si sono via via perse nel tempo a causa di una mancanza di maturazione complessiva del territorio, molto orientata alla visione di uso delle risorse non alla loro preservazione come capitali naturali.

E’ infatti evidente nella ricostruzione storica delle attività che hanno interessato la pianificazione strategica del corso intero del fiume Po, a partire dal PSS Valle del Po, che le questioni di natura pianificatoria in merito all’uso del suolo e quindi le scelte che sottendono a scala di tempo medio lungo, necessitano di una impostazione territoriale oltre che di una progettuale, che ha invece caratterizzato molte delle attività sul territorio a partire dalla annosa questione della “bacinizzazione del Po” a fini di navigazione commerciale.

Oltre a tale aspetto interno alla Regione Piemonte, la prospettiva di un PPR per la fascia del Po e collina potrebbe rappresentare una esempio di lavoro molto interessante anche a scala di bacino del Po.

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Considerato il significato molto ampio che tali piani hanno assunto attualmente, configurandosi come vere e proprie agende di lavoro orientate al tema della sostenibilità, il lavoro del Piano qui ipotizzato potrebbe portare un considerevole valore aggiunto in particolare per la parte relativa alle attività di coinvolgimento e sensibilizzazione che nella attività del programma MaB hanno un particolare significato e valore.

60 Ipotesi macro area di espansione (confine esterno transition area) del MaB CollinaPo (in giallo) ai territori orientali vercellesi alessandrini, ed attuale assetto delle confinanti Riserve della Biosfera del Monviso, del Po Grande e del Delta del Po.

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