Issue#1 - YouAreWhatYouEat

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L’Intermittente esce quando può Numero 1. Giornale Aperiodico dell’Associazione Chi Ragàs. Seguici su Facebook alla pagina Chi Ragàs. Prenota la tua copia alla mail: chiragas.associazione@gmail.com

EDITORIALE

COL CANOTTO SUL GALASSO_Rubrica di storie colornesi

Quanto costa l’insalata per un omosessuale?

COLORNO: TERRA DI MATTI, CUOCHI E PASTICCERI

Il 50% in meno della media nazionale (dati Instagram). La colpa è tutta del governo, che regala a questi qui buoni sconto per l’acquisto di zucchini, cetrioli e carote. Dall’altra parte, le proteste di tutte le famiglie che si vedono penalizzate ingiustamente: sembra che questa legge non sia altro che l’ennesimo inciucio, per far passare in silenzio (mascherando con un termine inglese, così nessuno ci capisce niente) il fatto che ora un bambino potrà essere preso da chiunque, come al supermercato. Che poi i problemi dell’Italia sono altri. Siamo in crisi e non c’è lavoro, ci mancava solo che le banche cominciassero a fallire. Abbiamo cambiato i milafranc con sto euro, e a Strasburgo non sono neanche capaci di capire se una banca crolla. La povera gente si fida dei consulenti in filiale, ci mette i suoi risparmi, e poi ci rimane dentro. Come mio zio, che ha investito tutto in azioni della cooperativa “ro.da.N.” e ora non ha nessun aiuto manco dal comune, perché vota radicale. Bisogna rimanere allegri però, non mollare mai. Ma come si fa, quando siamo circondati da gente vegana, che compra solo cose biologiche? C’è un mio amico che cerca da anni di impedirmi di mangiare il cavallo pesto il sabato, ma che si fotta. Che alla fine è tutto uguale, ci sparano su del veleno e prendono i soldi dall’Unione Europea per metterci su delle etichette finte.

William Alexis Jarrin non è certo un nome che, d’impatto, riporti alla mente scorci della famigliare e variopinta bassa parmense. Penseremmo piuttosto alle campagne inglesi, alla pioggia londinese, ad una camminata frettolosa sgomitando tra la folla di Trafalgar Square. Eppure, nonostante le immediate suggestioni esterofile, l’autore del best seller culinario The Italian Confectioner (Il pasticcere italiano) nasce in Italia, lontano dall’Inghilterra ma molto vicino ad un reggia che, per un attimo, potrebbe ingannarci, convincendoci di essere nella francese Versailles. Ci troviamo proprio nella bassa Parmense, nella Colorno del 1785. Probabilmente, se già nell’Ottocento avessimo avuto una Scuola Internazionale di Cucina Italiana, William, o come spesso si faceva chiamare, Guglielmo, si sarebbe iscritto ad ALMA anzichè emigrare in Francia. A poco più di vent’anni, infatti, lo troviamo a Parigi, dove si fa conoscere per la realizzazione di una statua di zucchero in onore di Napoleone. Nel 1817 si sposta ancora, questa volta a Londra; qui inizia lavorando da Gunter’s, una delle più famose pasticcerie londinesi dell’epoca, per poi aprire un proprio negozio in New Bond Street, quella strada nel centro di Londra in cui tutt’oggi ci si affolla per lo shopping in occasione dei saldi. Questi sono anche gli anni in cui Jarrin corona il proprio lavoro scrivendo The Italian Confectioner, che verrà ripubblicato per oltre quarant’anni. L’opera si presenta come un grande manuale di pasticceria, unico per l’accuratezza e la meticolosità dell’autore nella raccolta dei dettagli. Al suo interno non sono soltanto presenti numerosissime ricette, ma anche varie indicazione relative a quello che oggi definiremmo cake design. Per l’autore, infatti, l’arte della pasticceria è strettamente collegata alla scultura: per questo motivo disegnare, modellare, intagliare ed altre attività analoghe dovrebbero rientrare pienamente nelle competenze del pasticcere. Non a caso, gli ultimi capitoli dell’opera sono interamente dedicati all’arte della decorazione: dalla realizzazione degli ornamenti più vari, alle tecniche per modellare la cera, alla difficile arte dell’intaglio, per lavorare il legno da cui ottenerne gli stampi.

L’uomo è ciò che mangia. Non solo con la bocca, ma anche col cervello: junk in, junk out. Per uno scienziato, è una questione fondamentale: se i dati che vengono inseriti nel computer sono spazzatura, il risultato finale non può che finire nel bidone del rudo. Perché dovrebbe esserci differenza tra ciò che mangi e ciò che leggi? E invece, prendiamo le notizie come i prodotti al supermercato: scegliamo solo quelli di marche che conosciamo, messi negli scaffali centrali, senza leggere l’etichetta. Cos’è che ci blocca, perché continuiamo a dare in pasto alla nostra mente il misto di formaggi grattugiati invece del Parmigiano?

La grandezza di questo pasticciere nato nella nostra terra, abile tanto nell’arte culinaria quanto nell’estetica, viene purtroppo oscurata da grandi difficoltà di natura economica: viene infatti dichiarato in bancarotta per ben due volte, nel 1828 e nel 1834. Giunti a quest’ultima data, le informazioni si fanno rarefatte e la documentazione scarseggia, fatta eccezione per la data della sua morte, il 1848, sempre a Londra. Purtroppo la storia di William, per i colornesi Guglielmo, finisce qui, lasciandoci la testimonianza che Colorno, oggi come allora, era terra di eccellenza culinaria e incubatrice di talenti. La storia di William è stata segnalata da Marino Marini, bibliotecario di Alma, che ringrazio sentitamente.

Paola Panciroli

Se volete far migliore il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia. Ludwig Andreas Feuerbach


EDITORIALE

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L’Intermittente Le cause sono principalmente tre: non sei un meccanico. Allo stesso abitudine, paura,insicurezza. modo bisogna togliersi la paura dei numeri economici e capire i concetti Omosessualità: abitudine. chiave, e.g. A) sempre differenziare Supponiamo che tu abbia un fratello gli investimenti; B) rendimento più omosessuale. E che per sfiga il tuo alto comporta un rischio più elevato. bambino rimanga orfano. Saresti più contento di farlo crescere da Bio-Vegan: insicurezza. tuo fratello e dal suo compagno, I nostri nonni mangiavano carne entrambe persone che stimi, oppure raramente. Si faceva attenzione da una coppia che, seppure etero al portafoglio. Oggi, invece, si come te, non ti assicura un amore intrecciano due fenomeni: 1) siamo migliore?All we need is love, più ricchi rispetto al passato 2) cantavano a Liverpool. produzione di massa , quindi prezzi più bassi. I vegani avranno sì il Banche: paura. difetto di essere elastici come un La finanza fa il suo interesse, che è tombino di ghisa, ma ci costringono privato. Quando compri un’auto ti fidi a riflettere sul nostro stile di vista. ciecamente del venditore? No: cerchi di saperne il più possibile, anche se Stessi argomenti, metodo e stile

completamente diversi. Quelli della seconda parte, forse un po’ più noiosi ma più critici, non li vedo mai perché - lo ammetto - anche io su Facebook nascondo gli amici che pubblicano cose che non sembrano interessanti o non mi piacciono. Ora però nella Home vedo solo i post di gente identica a me, un circolo ristretto in cui leggo solo quello che voglio sentirmi dire. Ho anche smesso di fare copia-incolla su Google per controllare che la notizia che mi interessa venga riportata anche da qualche giornale ufficiale, gli unici che rischiano in termini legali. Metto like e condivido. Clic che sono tanto più numerosi quanto più il titolo è SCANDALOSO (rigorosamente maiuscolo), e il testo pieno di frasi

fatte, come quelle che ho usato nella prima parte. Questi fast food dell’informazione purtroppo scalzano gli chef del giornalismo, che accompagnano numeri e citazioni con fonti di qualità, per piatti eccezionali. I paesi del Mediterraneo sono famosi per la loro dieta salutare: adesso tocca a noi scegliere l’alimentazione della mente. E io non voglio un cervello gonfio di patatine fritte e hamburger: per le mie letture, solo Parmigiano 36 mesi. Gambaspillo

La cicogna del Devonshire

IN VIAGGIO TRA CIELO E TERRA ALLA SCOPERTA DELLA AGRI-CULTURA

AMICI DI PENNA_Collaborazioni con altre riviste, blog...

Un attore e regista, un videomaker, un’esperta di comunicazione, un consulente scientifico e un furgone, uniti in un viaggio verso chi pratica agricoltura biologica etica, pulita. Questo giro per l’Italia ha dato il via al progetto artistico “Viaggio Tra Terra e Cielo”, teso a realizzare una web story, un film documentario e una drammaturgia per uno spettacolo teatrale. Andrea Pierdicca, Nicolò Vivarelli, Valentina Gasperini e Andrea Lilli sono partiti da Bologna lo scorso 15 settembre e, per un mese, hanno girato diverse regioni italiane incontrando decine di contadini che realizzano in maniera autonoma i loro progetti di agricoltura. Li hanno incontrati, si sono confrontati, hanno condiviso goliardia e lavoro, hanno visitato i luoghi dove hanno messo radici, hanno raccolto un mosaico eterogeneo di storie impregnate dal sapere agronomico biologico, hanno scoperto cosa significhi, oggi, “tornare alla terra”. Ventisei tappe e settanta interviste dopo, Andrea Pierdicca, attore e drammaturgo, racconta la genesi del progetto: “Tutto è nato a teatro, per la precisione dal teatro di narrazione. Girando l’Italia in tournée mi sono reso conto che è possibile raccontare tra la gente, con il teatro, la contemporaneità. L’ambiente, la storia e il concetto di appartenenza sono legati e coinvolgono tutti, mi sono reso conto che il pubblico ha cominciato a reagire all’arte che è diventata uno strumento al servizio del nostro vivere nel mondo. Ho agito per unificare ciò che già c’era: le centinaia di date degli spettacoli si sono trasformate in una rete capillare di piccole e grandi realtà italiane che credono in un’alternativa etica all’agricoltura industrializzata. Mi sono detto, conosco così tante persone che coltivano la terra in maniera leale con belle storie sul rapporto con la terra, perché non provare a raccontare un’altra fisionomia del contadino di oggi?” Talvolta si tratta di storie che rappresentano un vero e proprio ritorno, come

nel caso di Giuseppe Begatti, contadino di Crevalcore nella campagna bolognese, che fino al 2000 adoperava i metodi convenzionali, utilizzando pesticidi e altri prodotti chimici. Poi la svolta che l’ha portato, nel 2007, ad ottenere un riconoscimento dall’Istituto Certificazione

The Bottom Up è un web magazine fondato e curato da un gruppo di giovani giornalisti, nato dalla voglia di mettersi alla prova, raccogliere idee, confrontarsi e partecipare in maniera libera e aperta. Ci occupiamo di tutto ciò che attira la nostra attenzione: politica, economia, esteri, diritti umani, cultura, musica, cinema e sport.

Etica e Ambientale per la sua attività “biologica”. Forte della competenza e della saggezza della tradizione, l’Azienda Agricola Begatti oggi riesce anche a commercializzare i suoi prodotti nei mercati della zona. Giuseppe è raccontato dal gruppo come un contadino assoluto, un uomo capace di coltivare 17 ettari da solo e di fare i mercati contadini, forte di un’attitudine a risolvere gli imprevisti con l’ingegno. Il rapporto tra la campagna e la dimensione spirituale dell’esistenza non è certo una scoperta recente. Etain racconta ai viandanti del Genio Silvanus, il signore delle foreste e dei campi a cui erano dedicati tempi pagani. Proprio sopra uno di questi è stata costruita l’Abbazia dei Mille, nella Vallingegno. Barbuto e protetto da un mantello di pecora, il Genio Silvanus rappresentava, come racconta Etain, la convivenza da Bene e Male in tutte le cose. Si trattava di un simbolo di unità che, per i contadini, dovrebbe essere riscoperta: “rispettando il Genio Silvanus e ciò che rappresenta il rapporto stesso tra uomo e natura sarebbe più equilibrato, in sintonia con i tempi e le necessità del mondo vegetale e animale circostante”. Come racconta Martino: “Molti mi chiedono perché non compro nemmeno una motozappa. Vangare l’orto mica è un brutto lavoro, sì ci metto un po’ di più, ma nel frattempo vivo bene.” Proprio nel “vivo bene” si nasconde il segreto, e l’auspicio, di chi sceglie di dedicarsi ad un sistema di agricoltura biologica e sostenibile. Si tratta di un vivere bene sviluppato attraverso le relazioni umane. Secondo Andrea Pierdicca è stata proprio questa la parte migliore del Viaggio: “Gli incontri, il bisogno di mettersi in relazione, la bellezza che accade quando sinceramente ci si guarda negli occhi, ci si stringe la mano, ci si incontra. Alla fine ti rendi conto che ciò di cui si sta parlando, riguarda tutti: in fondo è una questione di appartenenza nonostante la diversità. Siamo tutti “tra Terra e Cielo”, riconosciamoci e prendiamo consapevolezza di ciò che ci circonda.”

Angela Caporale

Giornalista freelance, si occupa di diritti umani e sociale, in Italia e all’Estero. Co-fondatrice di The Bottom up, è responsabile della sezione “Diritti umani” e si occupa dei social media.

COLORNO Via San Rocco, 36 Tel. 0521 816217


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ABBIAMO TOCCATO IL FONDO L’origine del brodo risale all’età del fuoco. Da allora tanti i miglioramenti che hanno permesso di averlo ancora sulle nostre tavole. E allora, mani sul timone e salpiamo nel mare del gusto, per un giro attorno al mondo. Nell’estremo oriente il dashi (brodo) viene arricchito e trasformato in zuppe che rappresentano la prima portata del pasto; addirittura le si trova a volte come piatto unico al di fuori di un menu omdegustate lungo la strada. Per citarne qualcuna pensiamo alla zuppa di miso, il ramen o l’osuimonu. In questo caso al brodo viene aggiunta pasta lunga oppure pezzetti di pesce o carne. Anche dall’altra parte dell’Oceano, nei paesi dell’America latina, il brodo detiene un ruolo da protagonista; non per niente si chiama caldo, nome che richiama subito alla mente qualcosa che rigenera e fa stare bene. Il suo arricchimento avviene con fagioli, cereali quali mais o quinoa, con carne di alpaca se ci si trova sulle Ande, di manzo se ci si trova nella pampas oppure di pesce se ci si trova sulla costa. In Europa, invece, il brodo ha sempre avuto una valenza importantissima nella cucina classica e sono proprio i cugini francesi ad averlo valorizzato. Il fondo bianco di carne, ottenuto grazie all’utilizzo di vitello, manzo o gallina, diventa un piatto ricco ed elegante tanto da essere servito a metà del pasto oppure in entrata. Proprio in questo ultimo caso prende il nome di consommé. E’ una base di fondo bianco di carne che viene fatta raffreddare

per poi essere arricchita con carne macinata (della stessa qualità del fondo preparato in precedenza) e amalgamata con numerosi albumi d’uovo, verdure tritate e grani di pepe. Si prepara poi un disco dello stesso diametro della marmitta da inserire nel preparato realizzato in modo che precipiti sul fondale del recipiente. Una volta partito il calore sotto di questo, il disco si alzerà sino alla superfice ed allora con molta attenzione bisognerà creare un buchetto al centro (in cucina si chiama camino) per far passare e sgorgare il fondo. Grazie a tale procedimento questo si pulirà dalle impurità arricchendosi di sapore. Una volta pronto si fa raffreddare il tutto e quando il disco precipiterà nuovamente sul fondale della marmitta si andrà a raccogliere il fondo e a filtrarlo con un’etamine (garza molto sottile). A questo punto il Consommé sarà pronto per essere servito.

La tipologia di fumetto che vedete qui corrisponde al formato di Comic Strip. Queste immagini in sequenza fecero la loro comparsa sui quotidiani americani verso la fine del ‘800 con la serialità di una striscia al giorno; alla domenica, invece, al fumetto veniva riservata un’intera pagina a colori detta Sunday Comics. A differenza delle Sunday Comics che potevano contare su narrazioni più lunghe ed espressive, la Comic Strip doveva raggiungere in poche vignette, spesso mute, un efficace risultato umoristico. Inizialmente queste strisce mettevano in scena tematiche molto

semplici, come il caso di Katzenjammer Kids (pubblicato in Italia nel 1912 su Il Corriere dei Piccoli con il titolo Bibì e Bibò), dove due gemelli pestiferi si ribellavano all’autorità scolastica e genitoriale combinando marachelle. Fu dopo la seconda guerra mondiale, quando l’istruzione media aumentò significativamente, che fu possibile per questo genere intraprendere strade che si allontanavano dalla comicità rocambolesca fatta di pugni e ruzzoloni (slapstick) verso gag più verbali fino ad approdare alla satira. Con il passare del tempo le spazio che i quotidiani riservarono alle

strisce diminuì, anche a causa della riduzione del formato delle loro stesse pagine. Oggigiorno sulle principali testate italiane assistiamo ad un’ulteriore estrema sintesi, là dove la gag è affidata ad una semplice vignetta con botta e risposta.

In queste poche righe ho voluto evidenziare la storia ricca ed articolata la storia di un piccolo tassello della tradizione gastronomica mondiale: il brodo. L’attenzione nella sua preparazione, nella scelta e nell’utilizzo degli ingredienti, sottolinea l’importanza di avere fondi buoni e tecnicamente ottimi in quanto strumenti senza i quali non si potrebbe parlare di grande cucina.

IL SECONDO CORTILE_Spazio dedicato ad Alma

In cucina si usano diverse terminologie specifiche per intendere preparazioni di base necessarie a finalizzare le pietanze: il fondo è una di queste e può essere bianco o bruno. Con questo termine si indica generalmente un liquido di cottura aromatizzato e ricco di sapore in cui sono stati cotti per lungo tempo e a fiamma bassa ingredienti - di origine vegetale o animale - inseriti nell’acqua. Il fondo viene preparato da una figura che si chiama soucier ed è lo chef più importante in una brigata di cucina. Quello bianco, o brodo, può essere realizzato attraverso la cottura in acqua fredda di verdure o carne; se si tratta di pesce sarà fumetto e si realizza utilizzando solo le lische di pesci piatti come il rombo, la sogliola, l’halibut. Il secondo invece, il fondo bruno, si ottiene utilizzando ossa di vitello, volatili in generale oppure selvaggina. Queste vengono tostate in forno e poi messe in una marmitta, tipica casseruola alta e stretta che si utilizza per le lunghe cotture, e arricchite con vegetali stufati tagliati a mirepoix coperti rigorosamente di acqua fredda. Tale composto viene poi fatto sobbollire per lunghe ore sulla stufa. Una volta filtrato e ridotto viene utilizzato per arricchire le salse di accompagnamento alle carni. Per ottenere invece un fondo bruno di crostacei sono necessari i carapaci dei crostacei stessi trattati secondo lo stesso procedimento appena descritto. In questo caso, però, è chiamato Bisque.

Cristian Broglia Chef ALMA

SATIRA

Sceneggiatore:

Marco Emilio Bonaccini Disegnatrice:

Caterina Savi

http://kate923.wix.com/lacateart


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MARY NON AVEVA UN AGNELLINO

RIEMPIRE LA CREDENZA Vivere da soli dà molte consapevolezze. Queste possono avere un impatto veramente rivoluzionario se le si abbina a certezze evidenti. Ad esempio, è un dato di fatto che si debba mangiare almeno tre volte al giorno. Ogni tanto mi piace avere qualche piccola certezza nella vita e una delle più grandi che mi voglio permettere è quella di iniziare la giornata con uno yogurt. Da quando non c’è più la mamma che procaccia la colazione, mi ritrovo automaticamente catapultata nella giungla del supermercato. Un safari di fermenti pompati, bifidus, grassi ridotti allo 0,00%, creme di latte gonfiate, colorate e insaporite; schierate ed unite nel solo obiettivo di convincerci di essere tutti belli e magri senza rinunciare al piacere del gusto. Beh, ho poche pretese: yogurt bianco, intero. Un gioco da ragazzi. E invece no. Disorientata ed impaurita vago tra i numerosi ripiani del frigorifero quando, infine, nell’angolino dimenticato eccolo: un vasetto di yogurt bianco, intero, tranquillo ed innocente. E’ evidente che il marketing, la disinformazione, la cultura contemporanea abbiano portato la maggior parte delle persone lontano dalle origini del sapore, della materia prima alla base del buon cibo. Additivi, emulsionanti, coloranti, aromi: queste sono le armi di sterminio di massa della consapevolezza alimentare e del sano senso del gusto. E se è vero che siamo ciò che mangiamo mi domando se ciò che porti a comprare questi prodotti - spinti dalla fretta, dalla pubblicità o dalla non curanza - non si rifletta in una cultura di massa sempre più minata nella sua genuinità. Ricerchiamo alimenti sempre belli, perfetti e tutti uguali nel sapore e nell’aspetto che rispecchino la maggior parte delle persone che incrociamo per la strada: tutte belle esteriormente, emulsionate e artificiali. E la diversità? La naturalezza? Dove sono finite? Certo che questi ingredienti non li puoi trovare senza la passione e la volontà. Ho incontrato una persona che mi ha fatto vedere che c’è qualcosa che si muove sotto questa coltre di indolenza. Si chiama Riccardo Astolfi, è

bolognese e si occupa di cibo. Crede in questo come nutrimento prima dello spirto che del corpo. Ha iniziato con la stessa passione e attenzione che solo un folle poteva avere e non per nulla, ma perché ci credeva. Ha cominciato dal principio,dalla base facendo la cosa più comune da mangiare: il pane. E l’ha fatto in modo semplice. Tra una pagnotta e l’altra ha creato la Comunità del Cibo Pasta Madre e la rete mondiale dei suoi spacciatori. Dopo un libro collettivo che racchiude i suoi anni di studio, dedizione e amore posso dire con grande felicità che il tempo l’ha ripagato aprendo, a Reggio Emilia, il Forno Stria. Lo definisco non solo una bottega ma un progetto che cresce e matura, un sogno che si realizza. Una storia fatta di semi, farine e cereali che racconta non solo di lui ma anche della sua famiglia e della sua anima. Una sfida personale anche per dimostrare che l’agricoltura biologica e sostenibile che rispetta la Terra rendendola di nuove fertile e vitale sia il primo piccolo (o grande) passo per ritrovare l’amore verso noi stessi e gli altri. Sto parlando ovviamente di un moto di riscoperta, di piacere, di stima reciproca fatto di diversità, di condivisione e semplicità. Fare il pane è qualcosa di antico e basilare. Non è solo un movimento o una ricetta: è una tradizione, una radice. Talvolta è musica, è un odore, un profumo, è memoria della voce di una nonna parmense che diceva di aprire al tavler dove sua mamma le aveva insegnato a conservare la pasta madre. Tuttavia senza la riscoperta del tempo come valore non sarebbe possibile riuscire a panificare così come anche a crescere, migliorare ed amare. Dare il giusto tempo e saperlo trovare: aspettare e avere delle priorità. La prossima volta che saremo davanti ad un frigo, ad un forno o dispersi tra gli scaffali con la pancia che brontola, chiediamoci sempre insieme a cosa preparare da mangiare, chi vogliamo essere.

Maria Monteverdi

IL CILE E LE SUE BELLEZZE

AL DI LÀ DALL’ARGINE_Rubrica di viaggi

“Chile esa larga y angusta faja de tierraque tanto queremos” “Cile questa lunga e stretta fascia di terra che tanto amiamo”

Il Cile è il paese più lungo del mondo, pieno di storia ed orrore. Come tanti paesi sudamericani è stato vittima di una dittatura violenta che ha causato la morte di molti civili e dello stesso Presidente: Salvador Allende. Il Cile ha un altro

primato: è uno dei paesi più sismici al mondo: infatti, si trova su una faglia che nel Febbraio del 2010 ha provocato un terremoto di 8.8 Richter mettendo in ginocchio il paese. La storia del Cile però ha radici molto più antiche. I primi abitanti di questa terra furono i Mapuche, valorosi guerrieri che durante l’avanzata spagnola del 1598 fermarono le truppe spagnole sul confine del Bio-Bio. Purtroppo negli anni del golpe di Pinochet furono emarginati e uccisi; solo negli ultimi tempi stanno ritrovando il rispetto della

gente cilena. Nel mio ultimo viaggio in Cile si percepiva che tuttora alcune persone sono molto diffidenti e pensano che siano una popolazione inferiore. Nel mio viaggio non ho solo rivissuto la storia di questo bellissimo paese ma….ho visto posti meravigliosi. Incominciamo dal Nord, dove il paese più turistico in assoluto - che comunque conserva la sua identità - è San Pedro de Atacama, che si trova nell’omonimo deserto. Il deserto più asciutto al mondo: un deserto di sale. Ha 150 milioni di anni ed è persino più arido della Death Valley in California. Nei vari tour affrontati non posso non ricordare una zona chiamata “El Valle de la Luna”. Ci si addentra nel deserto di sale, si cammina nei canyon scavati nella terra dal vento e si finisce con guardare il tramonto dall’alto di una montagna: una vista mozzafiato…il sale si colora di azzurro… uno spettacolo. Scendendo verso sud troviamo “Viña del Mar” la loro versione della nostra Sanremo. Si possono fare passeggiate a cavallo, fare il tour guidato fino a Valparaíso (città patrimonio dell’Unesco con le sue funicolari e tutte le case di colori diversi; nonché casa natale di Pablo Neruda). Lasciata la Sanremo cilena ho proseguito il viaggio fino alla capitale: Santiago. Come ogni capitale che si rispetti Santiago del Cile è una metropoli con tanti bar e centri commerciali in stile Milano.


L’Intermittente PASTAFARIANESIMO - REAL SPAGHETTHI MADNESS

Cos’è il vero pastafarianesimo?

NETWORK NEWS_Corrispondenti esteri

Vivere con un amico Italiano Il pastafarianesimo (Flying Spaghetti Monsterism) è una religione per un anno intero è stato come fondata dal fisico Bobby Henderson, per protestare contro la affrontare le forche caudine del decisione del Consiglio per l’Istruzione del Kansas di insegnare il gourmet. Quando non era in creazionismo nei corsi di scienze come un’alternativa alla teoria dell’evoluzione. Si basa su Dogmi che i più maliziosi potrebbero casa, io e la mia ragazza usavamo considerare parodistici: segretamente pasta di bassa • L’universo è stato creato da un invisibile Prodigioso Spaghetto qualità per vedere se l’Italiano in Volante in hangover (post-sbronza) questione notasse la differenza. • Le prove a sostegno della tesi evoluzionistica sono state impiantate Ogni pasto si trasformava in per mettere alla prova la fede dei Pastafariani una discussione accademica • Il riscaldamento globale, i terremoti e gli uragani sono conseguenza sulla presunta purezza del cibo diretta della diminuzione del numero dei pirati a partire dal XIX e l’esattezza della ricetta. Non secolo. Caso di studio è la Somalia, nazione con il più alto numero è che quest’amico giungesse di pirati al mondo, e al contempo la nazione con le minori emissioni le mani in preghiera prima di di CO2 mangiare, si trattava piuttosto di Inoltre, le preghiere terminano con la parola Ramen. Prevede anche otto comandamenti (condimenti), omessi per motivi di spazio, ma la un: “Heil Hitler!” “Niente olio cui ricerca è caldamente consigliata dalla redazione. Non capirò mai cos’è che rende molti dei miei nella Pasta!”. compatrioti dei completi imbecilli, perché siamo Non sono Cristiano, ma sono così reticenti a provare cose nuove, e cos’è che ci quasi sicuro che Mosè non abbia separato le acque prodotti Made in Italy che non soddisfano i vostri impone di conformarci a regole precise quando in del Mar Rosso per dare più spazio vitale a un criteri di qualità lievitano incredibilmente. Ma noi combatteremo, noi contrattaccheremo. Abbiamo realtà nessuna di esse è veramente attraente. Allo pacco di pasta. stesso modo mi chiedo cosa pensare di una banda Al giorno d’oggi, giovani anarchici Italiani la McDonaldizzazione …e da un momento di radicali New-Age ossessionati dalla pasta e diffondono su Internet le loro problematiche all’altro sbarcherà anche in Italia. Il resto del da ricette immutate da centinaia di anni su come risultato della cosiddetta sindrome ‘Pasta D.O.C’ mondo deve solo rendersi conto che la pasta tutto cucinarla?! (dove per DOC in questo caso s’intende Disturbo sommato non è un granché. È quindi con occhi ben aperti che mi sento Ossessivo Compulsivo). L’epidemiologia giustificato a spiegarvi perché la pasta non è Dio. memetica conferma che si tratta solo di una moda Molto studiosi affermano che lo sviluppo passeggera, ma resto comunque preoccupato: l’urlo dell’agricoltura di base rappresenti l’alba La pasta mi piace abbastanza. La compro…al della religione è potente. Quale potrà mai essere dell’ideologia religiosa, poiché coltivare discount – oddio! Questo è ciò che fanno di solito la punizione per apostasia? Lapidato a morte con implicava pianificare in modo strategico le le persone ragionevoli. A meno che non abbia a che spaghetti al pomodoro in lattina? Programmi di de- mansioni agricole. Prima di questa fase, la gente fare con la pasta per motivi di lavoro, perché non radicalizzazione volti all’insegnamento dell’antica non pensava che il proprio stile di vita ruotasse dovrei comprarla a basso costo? Quando punto il arte della pasta al dente o della preparazione attorno alle gratificazioni/castighi imposti da una dito contro i puritani della pasta, quello che voglio dei bigoli? Magari non ne siete al corrente, ma divinità. Bene cari Italiani, siete tornati al punto realmente sapere è il perché la considerano così mentre voi Italiani vi prendete cura di tortellini e di partenza, ci avete riportato dritto all’era della importante. fettucini, nei supermercati Inglesi i prezzi dei finti protostoria grazie alla vostra malata affinità per uova e farina. Ma nonostante le mie critiche, penso proprio di aver capito... si tratta del noto effetto Scientology. Dai “listini delle donazioni obbligatorie” interni si può quantificare in circa 25.000 euro il placebo. Siete stati cresciuti fin da bambini con la costo complessivo per raggiungere lo “stato di Clear”. Dieci volte tanto è invece il costo per raggiungere il massimo livello spirituale. Scientology è anche definita come la religione più costosa della terra. convinzione che la pasta Italiana sia sacrosanta, e questo ha su di voi un effetto psicotropico artificiale. Propongo quindi una ricerca! Se anche solo uno di voi pazzi Pastafariani riesce a condurre Quello che fa specie è visitare la capitale durante il Un altro posto che ho visitato con interesse è stata uno studio che dimostri l’effetto psicotropico weekend, come è successo a me. Per cena non c’è unaminiera, o meglio detta, mina. Con elmetto della pasta, allora vi lasceremo professare in pace un ristorante o paninoteca aperti. L’unico posto e torcia ho provato quello che i veri minatori il vostro credo. Ma nel frattempo, vi preghiamo dove i cileni e i turisti possono trovare alimenti provavano stando al buio per moltissime ore gentilmente di riunirvi con il mondo dei sani di sono i grandi centri commerciali che hanno un al giorno, se non per giorni. È terrificante. Ma mente. Ho sentito dire che Scientology sta ancora piano adibito solo al cibo. Durante il giorno si sicuramente una tappa da fare in un viaggio in reclutando. Con la quantità di denaro che avete posso fare dei tour per scoprire la città e nel Cile. sprecato in pacchi di pasta sovrapprezzo avreste tempo rimanente si può salire sul Cerro (il colle) Il mio viaggio finisce qui. Ovviamente mi manca potuto superarne tutti i livelli! più alto per ammirare Santiago del Cile dall’alto tutto il sud, che appena visiterò non mancherò di in compagnia degli amici a quattro zampe che ti descrivere. Nel frattempo vi invito ad assaggiare: Buon appetito. amano per il tempo che dai loro da mangiare, poi “Empanadas fritas o de horno” o per chi è amante vanno per la loro strada. del mais….Pastel de choclo (per chi non è stato al Il mio viaggio, purtroppo, finisce a Concepcion, padiglione Chile ad EXPO). Dylan Williams, UK che si trova al confine immaginario tra centro e Viva Chile siempre! sud, diviso dalle sponde del Rio Bio-Bio. Se vai per strada alcuni si credono del centro e altri del sud, ma tutti concordano sul fatto che. . la bellezza Traduzione di Eleonora Cantini Maria Julia Bizzi è poter andare ad ammirare il punto in cui il BioBio s’immette nell’oceano. Per i cileni questo è un luogo affascinante. Chiunque abbia detto che la religione è una reliquia morente dei tempi andati evidentemente non è mai stato in Italia. Se pensate che mi stia riferendo al Vaticano, vi sbagliate di grosso. Noi inglesi siamo più che consapevoli dell’immagine dell’Italiano passionale, e di come quest’immagine insulti il nostro rispettabile aplomb, il nostro tè delle cinque e la nostra blanda cucina. La nostra stereotipata prospettiva colonialista su quello che sia il “sud” (sì, mi riferisco a voi) ci suggerisce come proprio quella passione possa sfociare in anarchia. Il nero diventa bianco, il sopra cambia in sotto, e la realtà stessa viene rimpiazzata da una realtà parodiata. O in questo caso, una realtà pastificata.

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L’Intermittente

CAMMINANDO A NASO IN SU

NUTRIRSI D’AMORE Ricordo che quando ero piccola mi piaceva correre e che ero attenta a quello che mangiavo. Ero abbastanza rigida con me stessa da questo punto di vista e mi convincevo che le famose fette di pane e nutella con cui fare merenda non mi piacessero affatto. Con gli occhi di adesso mi rendo conto che tutto ciò era collegato a quello che provavo: l’insicurezza e la paura di non essere abbastanza mi portavano a cercare un punto fermo, che trovavo controllando ciò con cui mi nutrivo. Ora non posso dire di essere nella stessa situazione, anzi : il cibo è diventata più un’occasione piacevole e una soddisfazione, una scusa per condividere un momento sereno con amici e famigliari o quando sono sola per fare una pausa da un dovere o un pensiero dal quale voglio prender le distanze. Qualche tempo fa ho chiesto ad una ragazza italiana che vive a

Londra e lavora nel mondo della moda di raccontarmi come, in base alla sua esperienza, alimentazione ed emozioni possono definirsi collegate e in relazione tra loro. Dolce e determinata allo stesso tempo, trasmette con le sue parole un’ondata di forza e positività di incoraggiamento, anche quando sentiamo la paura che porta con sè l’accogliere emozioni, cibo e cambiamenti. Due anni fa circa ha sofferto di attacchi di panico giornalieri per quasi dodici mesi. Mangiare era diventata la cosa più difficile da fare; sedersi a tavola voleva dire sentire lo stomaco chiudersi, uscire a cena equivaleva ad un attacco di ansia immediato. Era troppo fragile e concentrata a mantenere il suo equilibrio interiore per poter far fronte anche a ciò che veniva dall’esterno; il cibo non poteva essere sotto il suo controllo

una volta introdotto nella sua bocca, per cui meglio tenerlo fuori. Stava insomma attraversando un periodo non facile. Un giorno le parole di una persona a lei cara le fornirono la chiave razionale che cercava da tempo per capire cosa le stava succedendo: le disse che era vero, introdurre del cibo nel proprio corpo significava effettivamente portare qualcosa di estraneo in noi, attuare un cambiamento, ma ciò rappresentava anche un grande atto di fiducia nei confronti del mondo esterno e di ciò che la circondava. Ora vive all’estero, con una serenità tutta nuova, 11 chili in più addosso e un rapporto con l’alimentazione molto diverso. Lontana da casa, in una città affollata, dove non raramente ci si sente soli, il cibo è diventato per lei una sorta di consolazione e di piccola felicità. Con lo stesso principio per cui prima voleva tenere fuori tutto

ciò che è esterno, ora ciò che viene dall’esterno lo accoglie volentieri. Oltre ad essere spaventati da ciò che ci circonda, diverso e sconosciuto, dobbiamo anche ricordare che siamo circondati da persone che ci amano, che ci fanno sentire a nostro agio e ci apprezzano per quello che siamo. La cena, quel momento che anni fa provocava attacchi d’ansia, viene descritta ora come un momento lungo e bellissimo, da vivere al meglio con le persone che ci circondano, per nutrirci dell’ energia positiva, della confidenza e complicità che condividiamo con loro. E così accoglieremo sempre l’energia che cibo ed emozioni portano dentro di noi.

Alice Mora

Elena Mistrello

Nata il 13\3\1990 a Sesto San Giovanni. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 2014. Si occupa di disegno, fumetto, illustrazione e murales. Nel 2012 dà vita ad un laboratorio collettivo ed autogestito di Serigrafia artigianale. Nel corso degli ultimi anni ha partecipato ad alcune residenze artistiche in Italia ed a diversi progetti di arte ed educazione sia Italia che all’estero. elenamistrello.wordpress.com

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L’Intermittente

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SIAMO CIÒ IN CUI VIVIAMO

Curatori: Franco Piccoli, Maria Teresa Moschini.

Giardino all’inglese Sono definiti anche paesaggistici e si sviluppano nel corso del XVIII secolo ispirandosi al Romanticismo. Si caratterizzano per l’utilizzo di viali sinuosi fra gli alberi, boschetti e radure, grotte, ruscelli e pergole. L’idea che anima tale architettura è la ricostruzione perfetta della natura impegnandosi a rispettarla lasciandola intatta e spontanea.

IL FAGIANO A MODO MIO Ingredienti: 1 fagiano 1 o 2 spicchi d’aglio 2 o 3 rametti di rosmarino 1/2 cipolla di Napoli o di Tropea bella grossa 1 bicchiere di vino rosso secco 5 cucchiai di olio extravergine sale fino q.b. pepe q.b. Tagliate il fagiano a pezzi come per cucinarlo in cacciatora. Tritate finemente il rosmarino e l’aglio aggiungendo un mezza manciata di sale fino. Con questa concia strofinate ogni pezzo di fagiano ed adagiatelo in una padella capiente insieme ai cinque cucchiai di olio extravergine. Fatelo rosolare a fuoco vivace finché assume un bel colore dorato. A questo punto affettate la mezza cipolla, unitela al fagiano insieme al vino rosso. Regolate di sale e pepe e mescolate bene. Fate finire la cottura a fuoco moderato. Poco prima di servirlo in tavola alzate la fiamma a fuoco vivace per almeno 5/10 minuti. BUON APPETITO!

COLORNO - Via San Rocco, 98 - Tel. 0521 313000

Paola Rinaldi

INCHIOSTRO E CICCIOLI

I giardini sono i luoghi privilegiati da persone di tutte le età in cerca di evasione dalla routine quotidiana, o semplicemente di una piacevole passeggiata in mezzo alla natura. Queste necessità comuni hanno fatto sì che queste aree verdi diventassero un vero e proprio punto di incontro tra cittadini. Come lo era per noi il nostro affezionato Parco Ducale. Il parco, come lo ricordiamo prima del nuovo millennio, era stato riedificato dietro ordine di Maria Luigia d’Austria, che seguendo la moda del tempo, optò per un giardino di tipo Romantico. Un giardino naturale, formato da boschetti, rii d’acqua e piccole praterie, dove quasi non era percettibile il tocco umano. Con il passare del tempo, gli interventi di ristrutturazione e manutenzione ne hanno cambiato l’aspetto estetico, lasciandoci tuttavia un’eredità botanica notevole. Infatti, con l’aiuto della Dr.ssa Elvira Pallone, abbiamo avuto modo di scoprire ciò che rende davvero unico e ricco il nostro parco. Tanto è vero che incontriamo delle specie di arbusti indicati come estremamente rari e protetti dalla Regione Emilia-Romagna come la Staphilea Pinnata, comunemente conosciuta come Borsolo. Ma non solo: ospitiamo anche specie di alberi antichissime come la Farnia, quercia di pianura per eccellenza, e il Carpino Bianco. Il Borsolo è presente in regione solo nel Giardino della Reggia di Colorno, mentre le altre due specienon esistono quasi più negli altri territori della Pianura Padana. È di estrema importanza anche la fascia erbacea, formata da flora cosiddetta nemorale, cioè dei boschi, che cresce solo ed esclusivamente nel sottobosco, e di cui sono rimaste pochissime testimonianze, comprendente sia specie protette dalla regione sia specie molto rare che sarebbe bene salvaguardare.

COL CANOTTO SUL GALASSO

Tratto da “Ricordo di Colorno vol. 1”

Nel 2000 la Provincia decide di Giardino all’italiana attuare il progetto di ripristino del parco in stile Settecentesco. Nasce a Firenze nel XV secolo, ispirandosi ai giardini della Roma Ricreando il parterre centrale, antica. Si caratterizza per la presenza di sempreverdi, siepi potate in i giochi d’acqua, i berceaux forme regolari, presenza costante di statue e fontane. Al suo interno laterali e infine, il laghetto. troviamo spazi arborei e schemi architettonici che culminano nell’arte Offrendo un panorama scenico della geometria e della simmetria. Questi ispireranno i giardini alla ed elegante che rende la nostra francese come quello della reggia Versailles, regno di Luigi XIV. Reggia degna dell’appellativo Petit Versailles. Questa trasformazione del parco, che l’ha reso indubbiamente motivo di orgoglio per tutti i cittadini della “piccola Parigi”, ha portato con sè grandi trasformazioni sociali. Infatti, il sontuoso parco settecentesco, che non manca di nulla in fatto di charme ed eleganza, non ha saputo tener vivo quello che prima era il cuore pulsante del Tratto da “Ricordo di Colorno vol. 3” - Curatori: Franco paese. Piccoli, Maria Teresa Moschini, Gianna e Giuliano Curti, Invero il giardino all’inglese di Maria Luigia, Pier Luigi e Paolo Mora, Luigi Simenone, Elena Barvitius. sebbene non molto scenico o motivo di attrazione turistica, era parte integrante della vita quotidiana Questo era, e vorrei che tornasse ad essere per noi, di tutti noi. Chi non ricorda i pomeriggi interi il nostro parco: CIBO SOCIALE. Un alimento per passati a giocare a pallone? Fare picnic in famiglia, il Paese e i suoi abitanti ,un nutrimento per noi e ritrovarsi con gli amici dopo scuola e perché no, per la collettività Colornese. anche per passare una giornata romantica con la propria dolce metà in mezzo alla natura. Per non Sofia Soliman parlare delle tre squadre di calcio degli amatori, il concorso ippico per la fiera di settembre, e - chi se lo ricorda? - anche le gare di motocross. Ognuno a Purtroppo un parco come il nostro, dato il suo modo suo, insomma, ha vissuto il nostro parco, in stile elaborato e la sua veneranda età, ha bisogno tante maniere diverse ma sempre con la certezza di di una manutenzione costante che negli ultimi trovare sicuramente qualcuno con cui scambiare decenni è venuta a mancare, dati gli alti costi e le due chiacchiere. risorse limitate. Dall’Ottobre 2013, infatti, la parte Molto tempo fa, un saggio uomo ha affermato romantica del parco è stata delimitata in quanto che “L’uomo è ciò che mangia”. Io prenderei in area sottoposta a pericoli di crollo. Qualcosa si prestito la sua celebre citazione per aggiungere che muove: speriamo di rivedere presto tornare a l’uomo è anche ciò in cui vive.Non ci si nutre solo respirare il nostro “polmone verde”. E perché no, di cibo ma anche di quello che ci circonda, che fa anche di provare a contribuire a renderlo più vivo. parte del nostro ambiente e della nostra società. Ma questa è un’altra storia...alla prossima!


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L’Intermittente

RECENSIONI

A PIEDI NUDI SUL DIVANO

NON TUTTI I PESCI VENGONO PER NUOCERE Dovete sapere che sono un povero studente universitario. Come molte altre persone nella mia stessa condizione, passo gran parte delle mie giornate in quel del Campus, rintanato in una qualche biblioteca, e l’unica pausa che mi concedo è quella che mi permette di pranzare in una delle varie mense che popolano l’Area delle Scienze. Ma poichè la qualità di questi pasti è, amorevolmente parlando, discutibile, non disdegno in certi casi un pranzo alternativo. Proprio come quella volta. Si trattava di una giornata importante, al pomeriggio avrei sostenuto l’esame di Meccanica Applicata alle Macchine. Dopo aver trascorso la mattinata a ripassare ed a chiedermi quali sostanze stupefacenti avessi assunto il giorno in cui decisi di iscrivermi ad ingegneria, trascinato

da alcuni malfamati colleghi vengo condotto a pranzare in uno dei tanti ristoranti giappo-coreanothailandesi di Parma. Già sulla soglia dell’ingresso il profumo di fritto mi spegne il cervello, ma con grande integrità mi sforzo di rimanere lucido ed opto per consumare un pasto leggero, sufficiente per fornirmi un adeguato apporto energetico ma abbastanza contenuto da non farmi abbioccare un quarto d’ora prima dell’agognato esame. Dopo un’attenta analisi del menu, il mio sguardo si posa su un bel filetto di platessa. Una bontà che mi permette di distrarmi e rasserenarmi, ma solo per poco. In un attimo, infatti, arriva il momento dell’esame, e con esso le prime domande, che scorrono tra alti (pochi) e bassi (qualche migliaio). Insomma, in maniera un

DISCLOSURE – CARACAL

ARROW

HATEFUL EIGHT

“Caracal”, uscito a fine settembre del 2015, ha fatto chiacchierare molto dei due fratelli inglesi. A distanza di due anni dal loro primo album “Settle” i Disclosure tornano sotto i riflettori con un album molto nel loro stile (inserito formalmente nel genere UK garage, ma con influenze deep house e fortemente caratterizzante), in cui non mancano collaborazioni con artisti protagonisti della scena odierna come The Weeknd e Lorde. Non manca neanche la hit, che sicuramente avrete già sentito più volte per radio, “Omen” insieme a Sam Smith, che ha rimpiazzato “Latch” (vincitrice di un disco di platino) dello scorso album, sempre cantata da Smith. Si può quindi considerare un ritorno in pompa magna da parte dei due djs, che ha fruttato loro molti supporti e feedback positivi, nonostante i fans più radicali e conservatori lo reputino un album “commerciale”. Li aspettiamo in Italia il 16 Febbraio al Mediolanum Forum.

Arrow. È godibile, facile da seguire, e in Italia è arrivato in chiaro su Italia 1 con la quarta stagione..si parte con l’addolcimento di Oliver, alias Green Arrow (nome del fumetto a cui la serie si ispira). È una svolta che comprendo: se da un lato Arrow non può restare lontano da arco e frecce (pena la noia per tutti noi), dall’altro la volontà di non disonorare la memoria di Tommy, che disprezzava i suoi omicidi, lo condiziona in modo profondo. Eppure era proprio quel “lato oscuro”, quella sua piccola dose di spietatezza, una delle ragioni principali per cui ho seguito volentieri la scorsa stagione. Ricordo ad esempio la scena in cui Oliver chiede al malcapitato di turno di restituire i soldi ai pensionati, minacciando di maciullargli la testa tra pale rotanti. Verrà ridata al protagonista la sua vecchia ambiguità morale? In caso contrario, Arrow continuerà a intrattenere come prima? E’ tutto da scoprire, ma per il momento..spero solo che il lato dark di Oliver ritorni.

Hateful Eight, l’ottava pellicola di Tarantino che già dal nome strizza l’occhio a Fellini (Otto e ½) e ci rimanda subito a Leone, mentore involontario del regista americano. Quello che vediamo è un vero e proprio esercizio di stile quasi teatrale, dove un luogo claustrofobico costringe i personaggi ad uscire allo scoperto coi loro sentimenti e le loro storie. Tarantino si avvale di attori eccellenti per quello un road movie che diventa un giallo in un batter d’occhio: la tensione e l’amarezza di sono la base di questo nuovo capolavoro dove la cura maniacale dei dettagli porta Tarantino ad un livello nettamente superiore. Si riesce a vivere il freddo, l’odore di umido e di sangue, si riesce a sentire il dolore delle pallottole. Tarantino non sbaglia un colpo, questo è chiaro.

Marco Becchi

po’ tortuosa e saltellante, arriviamo all’ultima domanda, quella che in genere è utile al professore per capire se arrotondare il voto per eccesso o per difetto. Un interrogativo quindi piuttosto facile, e per questo da non sbagliare per non essere cacciati con uno sganassone fuori dalla finestra: “Mi dica, attraverso quale superficie vite e madrevite si scambiano una forza?”. Ora, prima che potesse finire la domanda, ecco di punto in bianco un dolore di quelli forti e pungenti salirmi dallo stomaco senza pietà, compromettendo nettamente le mie possibilità di successo. Ormai senza forze e completamente dolorante, riverso sulla scrivania in stato confusionale, decido incomprensibilmente di investire le mie ultime energie per lamentarmi della presunta causa di cotanta

Luisa Villirillo

sofferenza, e con un filo di voce esclamo: “Quel filetto...”. “Bravo Maccapani, la superficie in questione è proprio quella relativa al filetto della vite. Firmi qui che verbalizziamo”. Sinceramente, non so bene come spiegarmi questa esperienza a dir poco surreale. So solo che i dolori di lì a poco cessarono e non ebbi più grosse conseguenze. Non avevo nemmeno idea se essere grato o meno al ristorante nippo-fusioncinese. Ad ogni modo ci pensarono i Nas a togliermi qualunque dubbio, chiudendolo. Torta fritta e salume, arrivo!

Lorenzo Maccapani

Danilo Barozzi

Alice Mora. Linguista. Alcuni la credono vegana. Chede non ci sia nulla di più coinvolgente che rendere il bianco nero e il nero bianco. Danilo Barozzi. Regista, aspirante consorte di Scarlett Johansson. Crede in Schwarzenegger e in Roberto Baggio. Pare sia Batman. Dylan Williams. Pedagogical Neuroscientist. I believe that one day Star Wars will become a reality. Eleonora Cantini. Museologa venduta al mondo della traduzione. Crede nell’importanza di viaggiare e nella supremazia del caffè Italiano. Gambaspillo. Arciere professionista. Crede che sia il momento di abbassare la leva e alzare le braccia. Lorenzo Maccapani. Laureato in Ingegneria meccanica, crede nella scienza e nel chiedersi il perché delle cose. Luisa Villirillo. Pettina le bambole. Crede che il ballo del “qua qua” debba ballarlo qualsiasi donna. Marco Becchi. Liceale durante la settimana e dj il sabato sera. Crede nella musica e nel kinder cereali. Marco Emilio Bonaccini. Sceneggiatore in erba, impiegato a tempo perso. Crede nei draghi e nei cinghiali. Maria Monteverdi. Comunicatrice e filosofa appassionata di cinema, crede nel fare cose, vedere gente. Sempre. Maria Julia Bizzi. Master in Privacy. Crede che due cittadinanze non le bastino. Paola Panciroli. Filosofa, tendenzialmente scettica. Crede che non ci sia nulla di più divertente di complottare, bufale e scie chimiche. Sofia Soliman. Studia filosofia. Crede che i gabbiani siano i piccioni del mare. Giulia Magnani. Fashion designer (sarta per gli amici), crede fortemente nel tiramisù.


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