RCMIC, 32

Page 1


ENTOLOMA SERICEUM F. PALLIDUM F. NOV., UNA NUOVA FORMA DI ENTOLOMA

E. BATTISTIN e N. RIGHETTO

Museo di Storia Naturale “Dr. Dal Lago”, Corso Italia, 63-36078 Valdagno (VI)-Italia

E-mail: eliseo_battistin@yahoo.it; righetto@interfree.it

RESUMEN Entoloma sericeum f. pallidum f. nov., una nueva forma de Entoloma. Se describen las características macro y microscópicas de una nueva forma de Entoloma sericeum, asì como se aportan fotografías de los ejemplares en su hábitat junto al diagnóstico del taxon. Un análisis estadístico de la muestra de sesenta esporas es efectuada junto a algunas consideraciones sobre algunas taxa próximas.

Palabras clave: Entoloma, pallidum, cinereoopacum, sericeum, terrenos herbosos, nueva forma, taxonomía.

ABSTRACT. Entoloma sericeum f. pallidum f. nov. The macro- and microscopical features of a new form of Entoloma sericeum are described. A latin diagnosis related to the new taxon along with colour photographs of the basidiomata are provided. A statistical analysis of a sample of sixty spores and short considerations regarding some similar taxa are carried out.

Key words: Entoloma, pallidum, cinereoopacum, sericeum, grasslands, new form, taxonomy.

RIASSUNTO. Entoloma sericeum f. pallidum f. nov. Vengono descritti i caratteri macro- e microscopici di una nuova forma di Entoloma sericeum, nonché forniti fotocolor dei basidiomi assieme alla diagnosi latina del nuovo taxon. Un analisi statistica del campione sporale viene altresì effettuata assieme a alcune brevi considerazioni su taxa simili.

Parole chiave: Entoloma, pallidum, cinereoopacum, sericeum, terreni erbosi, nuova forma, tassonomia.

INTRODUZIONE

Durante una recente escursione micologica in una zona prealpina dell’Italia nord orientale, finalizzata alla ricerca di specie appartenenti al genere Entoloma, ci siamo imbattuti in un prato letteralmente cosparso di E. sericeum; tra questi spiccavano dei basidiomi biancastri e crema che ci hanno incuriosito ed indotto ad approfondire l’analisi.

MATERIALI E METODI

Preparati microscopici: le spore, gli elementi dell’imenoforo e la pileipellis di campioni freschi sono stati osservati direttamente in acqua o in Rosso Congo mentre frammenti di exsiccata sono stati dapprima reidratati con una soluzione acquosa al 5 % di KOH e poi colorati con rosso Congo. Misurazioni sporali: sono state misurate 60 spore e riportati i valori medi di lunghezza, larghezza e Q, la loro deviazione standard e tra parentesi i valori estremi riscontrati.

Altri parametri tipici della cosiddetta “statistica descrittiva” quali la mediana, moda, deviazione standard, varianza, valore campionario minimo e massimo, curtosi, asimmetria, coefficiente di variazione, limiti di confidenza al 95% della media, riferiti al campione in studio, sono altresì riportati (Tab. 1). Tali valori sono stati calcolati mediante il software statistico Graphpad Prism versione 5.0.

Revista Catalana de Micologia, vol. 32: 1-5; 2010.

Sistematica: è stata seguita l’impostazione tassonomica di NOORDELOOS (1992, 2004).

Exsiccata: il materiale è conservato nell’erbario del Museo Civico di Storia Naturale di Venezia (MCVE) con numero identificativo 25685.

DESCRIZIONE

Entoloma sericeum (Bull.) Quél. f. pallidum Battistin et Righetto f. nov.

Mycobank: MB 519087.

A typo differt pileo albo vel cremeo. Holotypus hic designatus in Herbario MCVE sub n° 25685 conservatur.

Cappello: largo da 17 a 30 mm, inizialmente campanulato-convesso poi convesso, infine piano, biancastro-crema, igrofano, pallidescente con l’essiccamento a partire dal centro, con superficie glabra e sericea, radialmente fibrillosa, con o senza piccolo umbone giallo paglierino. Margine intero striato per trasparenza. Lamelle: L = 7-13, l = 3-7 mm, moderatamente rade da smarginate a quasi libere, distintamente ventricose, grigio-chiaro, rosate a maturità.

Gambo: cilindrico, diritto o incurvato verso la base lungo fino a 50 mm e spesso fino a 4 mm, di colore grigio-brunastro chiaro, longitudinalmente fibrilloso, fistoloso, provvisto di un feltro miceliare bianco alla base. Carne: esigua, di sapore ed odore farinoso.

Spore: (7,1)-8,4 ± 0,7-(11,1) × (6,4)-7,5 ± 0,5-(8,8) µm, Q = (1)-1,1 ± 0,1-(1,4), poligonali, con 5-6 angoli viste di profilo, Altri indici e valori di statistica descrittiva sono riportati nella Tabella 1. Basidi: 35-44 × 10-12 µm, claviformi, tetrasporici, spesso provvisti di giunto a fibbia basale. Cheilocistidi: assenti. Giunti a fibbia: presenti. Pileipellis: cutis di ife cilindriche spesse 5-12 µm provviste di pigmento bruno sparso, incrostante.

MATERIALE STUDIATO. Località Recoaro Mille, Comune di Recoaro Terme (VI), in un pascolo a circa 1100 m.s.l.m. Esemplari raccolti il 26-09-2009. Leg. Eliseo Battistin e Norberto Righetto.

OSSERVAZIONI

Entoloma sericeum var. sericeum (Bull.) Quél. è una specie cosmopolita piuttosto comune in Europa (NOORDELOOS, 1992) e in Nord America (LARGENT, 1994). Numerose forme e varietà sono state descritte: Entoloma sericeum var. cinereoopacum Noordel. (1980) differisce

Tabella 1: valori di statistica descrittiva relativi ad un campione di 60 spore.

Lunghezza L Larghezza l Q (L/l)

dalla varietà sericeum per il cappello più scuro e l’assenza di striatura per trasparenza, E. sericeum var. minutisporum Vila & Llimona (2006) presenta invece un cappello di colore bruno e spore più piccole. Acurtis sericeus ssp. antarcticus Sing. (1959) ricombinato successivamente in Entoloma sericeum var. antarcticus (Singer) May & Wood (1995), Entoloma sericeum f. flexipes (Favre) Horak (1993), Entoloma sericeum f. luridofuscum (Favre) Horak (1993), Entoloma sericeum f. nanum (Favre) Horak (1993), Entoloma sericeum f. nolaniforme (Kühner & Romagn.) Noordel. (1980), Entoloma sericeum f. rubellotactum (Favre) Horak (1993) possiedono un cappello di colore bruno più o meno accentuato e pertanto possono essere facilmente differenziate da Entoloma sericeum f. pallidum (vedi Fig. 3), che è invece per quanto a nostra conoscenza, la prima o una delle prime forme chiare di Entoloma afferenti alla sottosezione Cosmeoexonema del sottogenere Nolanea.

BIBLIOGRAFIA

HORAK, E. (1993).- Entoloma in the Alpine Zone of the Alps: 1. Revision of the taxa described by J. Favre (1955). 2.- New records from the Swiss National Park and other locations in the Alps. Bibliotheca Mycologica 150: 63-91

LARGENT, D.L. (1994).- Entolomatoid fungi of the Western United States and Alaska. Mad River Press, Eureka. 515 pp.

MAY, T.W. & A.E. WOOD (1995).- Nomenclatural notes on australian macro fungi. Mycotaxon 54: 147-150.

NOORDELOOS, M.E. (1980).- Entoloma subgenus Nolanea in the Netherlands and adjacent regions with a reconaissance of its remaining taxa in Europe. Persoonia 10: 427-534.

NOORDELOOS, M.E. (1992).- Entoloma s.l. Fungi Europaei. Edizioni Giovanna Biella. 760 pp.

NOORDELOOS, M.E. (2004).- Entoloma s.l. Supplemento. Fungi Europaei. Edizioni Candusso. 1378 pp.

SINGER, R. (1959).- New and interesting species of Basidiomycetes. VII. Mycologia 51 (4): 578-588.

VILA, J. & X. LLIMONA (2006).- Noves dades sobre el component fúngic de les comunitats de Cistus de Catalunya. II. Revista Catalana de Micologia 28: 167-207.

Fig. 1. Spore di Entoloma sericeum f. pallidum. Barra = 10 µm.
Fig. 2: Pileipellis e pigmento incrostante di Entoloma sericeum f. pallidum. Barra = 8 µm Autore della foto: E. Battistin
Fig. 3: Entoloma sericeum f. pallidum in habitat. Autore della foto: N. Righetto
Fig. 4: Entoloma sericeum var. cinereoopacum in habitat. Autore della foto: N. Righetto
Fig. 5: Entoloma sericeum var. sericeum in habitat. Autore della foto: N. Righetto

CLITOCYBULA STRIATA SP. NOV. (BASIDIOMYCOTA, AGARICOMYCETES, AGARICALES): UNA NUOVA SPECIE

DELLE ISOLE CANARIE (SPAGNA), CON NOTE SULLA

DIFFUSIONE DEL GENERE CLITOCYBULA

NELL’ISOLA DI LA PALMA

R.M. DÄHNCKE 1, M. CONTU 2 ed A. VIZZINI 3

1- Finca 'Los Castañeros', 38710 Breña Alta - La Palma (Islas Canarias), España

2- Via Marmilla, 12-07026 Olbia (OT), Italia. marcocontu@interfree.it

3- Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Torino, Viale Mattioli 25, 10125 Torino, Italia. alfredo.vizzini@unito.it

Riassunto. Viene descritta dall’ isola La Palma (Isole Canarie, Spagna) la nuova specie Clitocybula striata, rinvenuta in un prato xerico con sporadici arbusti di Cistus symphytifolius e Laburnum anagyroides. Le principali caratteristiche della nuova specie sono la taglia media o medio-piccola, le colorazioni cupe, l’assenza di odore e, dal punto di vista micromorfologico, le piccole spore ellissoidi o ellisso-ovoidi, lisce ed i cistidi versiformi, per lo più fusiformi. Una foto a colori di basidiomi freschi in situ ed una tavola dei principali caratteri micromorfologici complementano la discussione tassonomica. Infine viene presentata una breve rassegna delle specie di Clitocybula presenti sull’isola ed una chiave per la loro identificazione.

Abstract. The new species Clitocybula striata is described from La Palma Island (Canary Islands, Spain), growing in a dry pasture with rare shrubs of Cistus symphytifolius and Laburnum anagyroides. The main features of Clitocybula striata are the medium to small sized basidiomes, the dark tinges, the odourless context and, from the micromorphological point of view, the small, broadly ellipsoid to ellipso-ovoid, smooth basidiospores and the versiform, mainly fusiform cheilocystidia. A colour photograph of fresh basidiomata and a drawing of the main micromorphological features are provided. Lastly, notes on the Clitocybula species so far reported from La Palma and an identification key, are given.

Key words: Clitocybula, identification key, La Palma Island, Spain, taxonomy

INTRODUZIONE

Le caratteristiche generiche e la distribuzione del genere Clitocybula (Singer) Singer ex Métrod su scala mondiale sono state, assai di recente, riviste da BARRASA et al. (2006), in occasione della descrizione della nuova specie Clitocybula canariensis Barrasa, Esteve-Rav. & Dähncke, successivamente denominata Clitocybula wildpretii (Bañares, Beltrán-Tej. & Bon) Esteve-Rav., Barrasa & Bañares (ESTEVE-RAVENTÓS et al. 2008). Questa specie, rinvenuta da R.M. Dähncke nell’Isola di La Palma, nelle Canarie, è ben caratterizzata per il pileo grigio scuro, minutamente fibrilloso fino a subsquamuloso, le lamelle grigiastre e decorrenti, lo stipite concolore al pileo e decorato, verso la sommità, da piccole squamette puntiformi, nerastre, la carne priva di odore e, micromorfologicamente, dalle grandi spore subglobose o largamente ovoidali, i vistosi basidi tetrasporici, i cheilocistidi cilindrici o clavati provvisti di un pigmento citoplasmatico bruno cupo ed i pileo- e caulocistidi vescicolosi. Si tratta di una specie lignicola, agente di carie bruna, crescente su legno in decomposizione di Pinus radiata D. Don.

Catalana de Micologia, vol. 32: 7-12; 2010.

Nel corso di ulteriori indagini micologiche sull’isola di La Palma, sono stati rinvenuti alcuni esemplari di una Clitocybula che non è stato possibile ricondurre a nessuna specie nota; la sua descrizione come specie nuova costituisce l’oggetto della presente comunicazione.

MATERIALI

E METODI

La descrizione dei caratteri sia macro- che micromorfologici è stata desunta dallo studio di materiale fresco; i caratteri micromorfologici sono stati ricontrollati su materiale d’erbario rigonfiato in L4 e colorato con Rosso Congo Ammoniacale o con Phloxin B. Per il range di dimensione sporale sono state misurate 40 spore. Il typus è attualmente depositato in TO (Erbario del Dipartimento di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Torino, Italia).

TASSONOMIA

Clitocybula striata Dähncke, Contu et Vizzini, sp. nov.

Mycobank: MB 518347.

Figure 1-2

Pileus 15-26 mm, parce carnosus, umbilicatus, radialiter fibrillosus sed levis, haud vel parce hygrophanus, griseo-fuscus deinde griseo-brunneus, striis destituto. Lamellae subconfertae vel modice distantes, latiusculae, decurrentes, pallide griseae vel albae. Stipes 15-20 × 1-2 mm, cylindricus, sublevis, pileo concolor, pruina alba omnino ornato. Caro parce conspicua, tenuis, alba, ad basim stipitis brunnescens; odor saporque debiles. Sporae 5-7 × 3,5-4,8 m, hyalinae, amyloideae, late et regulariter ellipsoideae, laeves, crassotunicatae. Basidia15-33 × 6-7 m, plerumque tetraspora, clavata, fibulifera. Subymenium cellularis Lamellarum trama regularis, ex cellulis inflatis atque hyalinis efformata. Pleurocystidia nulla. Cheilocystidia 22-55 × 8-12 m, plerumque fusiformia vel mucronata vel etiam utriformia aut lageniformia, hyalina, tenuitunicata. Pilei cutis ex hyphis cylindricis repentibus usque ad 7,5 (10) mlatis constituta, pigmento parietali et citoplasmatico. Caulocystidia nulla. Fibulae numerosae. Habitat.: in agro aperto, ad quisquilis graminacearum. Hiberno. Typus: Hispania, Isole Canarie, La Palma, Tacande, 1200 m.s.l.m., 8-XII-2006, leg. R.M. Dähncke (TO HG2000, holotypus).

Pileo di 15-26 mm, poco carnoso, convesso con il disco fortemente depresso, nell’adulto ombelicato o ciatiforme, margine sottile, ondulato, involuto, non o scarsamente igrofano, secco, non pruinoso, radialmente fibrilloso per la presenza di fibrille radiali appressate, derivanti dalla lacerazione della pileipellis, ma liscio, opaco, da grigio-bistro a bruno, impallidente a partire dal centro, mai striato per trasparenza. Lamelle da mediamente fitte a distanziate, piuttosto larghe, non intervenose, non anastomizzate, nettamente decorrenti, da bianche a grigio pallido, taglio concolore, integro. Stipite di 15-20 × 1-2 mm, farcito, centrale, cilindrico, a rivestimento liscio o subliscio sotto una copiosa pruina formata da evidenti fiocchi bianchi e persistenti, concolore al pileo, micelio basale bianco. Carne tenace, bianca, bruna verso la base dello stipite, immutabile. Odore e sapore non distinti. Sporata bianca.

Spore di 5-7 × 3,5-4,8 m, in media 6 × 4 m, Qm = 1,5, largamente ellissoidali, con apice ottuso e regolare, non ogivale, più raramente con sommità leggermente attenuata ma sempre ottusa, ialine, lisce, a parete spessa, apicolo evidente, nettamente amiloidi, con numerose guttule lipidiche (Fig. 1a). Basidi di 15-33 × 6-7 m, clavati, per lo più tetrasporici, raramente bisporici, con giunti a fibbia (Fig. 1b). Subimenio cellulare. Trama lamellare regolare, formata da ife ± cilindriche, piuttosto grandi, larghe 7,5-15 m, ialine, plurisettate, con frequenti giunti a fibbia. Cheilocistidi di 22-55 × 8-12 m, più o meno frequenti, per lo più fusiformi o mucronati ma anche utriformi o lageniformi, ialini, a parete sottile, non incrostati (Fig. 1c). Pleurocistidi assenti. Rivestimento pileico (pileipellis) composto da una cutis piuttosto compatta di ife cilindriche parallele, larghe 37,5 (10) m, con elemento terminale da eguale a leggermente clavato, con pigmento parietale e

citoplasmatico, suprapellis solo leggermente gelificata; subpellis compatta, composta da ife più voluminose, larghe fino a 15 m, brunastre, con tendenza ad allargarsi maggiormente nella trama pileica ma senza assumere mai una vera struttura pseudoparenchimatica (Fig. 1d). Pileocistidi non osservati. Rivestimento caulinare (stipitipellis) costituito da una cutis piuttosto compatta di ife cilindriche del tutto analoghe a quelle del rivestimento pileico e della trama lamellare (Fig. 1e); caulocistidi assenti. Ife tromboplere non osservate. Giunti a fibbia abbondanti a tutti i livelli.

Habitat: gregario, su residui di Poaceae, in un’ area erbosa aperta, soleggiata, con vegetazione bassa e sporadici arbusti di Cistus symphytifolius Lam. e Laburnum anagyroides Medik. Inverno. Conosciuto solo dalle Isole Canarie.

MATERIALE ESAMINATO: SPAGNA, Isole Canarie, La Palma, Tacande, a circa 1200 m di altitudine, 08-12-2006, leg. R.M. Dähncke (TO HG2000, holotypus).

Fig. 1. Clitocybula striata Dähncke, Contu & Vizzini (TO HG2000, holotypus). a-e, caratteri microscopici. a) spore. b) basidi. c) cheilocistidi. d) pileipellis. e) stipitipellis.

DISCUSSIONE

La letteratura specialistica consultata non ha permesso di poter attribuire la raccolta di La Palma a nessuna entità già descritta. La recente chiave per le specie europee proposta da BARRASA et al. (2006) conduce a Clitocybula taniae Vila, la quale, tuttavia, risulta notevolmente diversa per il pileo con tinte aranciate o bruno-aranciate, lo stipite radicante, la carne con odore nitroso, le spore con profilo più variabile ed cistidi a collo decisamente più allungato (VILA, 2002).

Viceversa, utilizzando la chiave di BIGELOW (1973), ove si ritenga lo stipite squamuloso si perviene a C. oculus (Peck) Singer, specie facilmente separabile per le spore più larghe, “5-6,5 × 45,5 m” secondo l’autore americano, i cheilocistidi francamente clavati ed abbondanti caulocistidi.

Sempre utilizzando la chiave di BIGELOW, ove si prescinda dalla pruina che decora lo stipite, si perviene a C. abundans (Peck) Singer, la quale si separa anche più agevolmente per le spore minori e subglobose, “4,5-6-(6,5) × 3,5-5-(5,5) m” secondo l’autore americano ed i cheilocistidi saccati o clavato-basidioidi.

La chiave su scala mondiale di SINGER (1978), ove si privilegi l’habitat di crescita del fungo, condurrebbe a C. aperta (Peck) Singer, la quale risulta notevolmente differente per le spore assai minori, “4-5-(6) × 2-3 m”, i basidi alquanto più piccoli, “15-21 × 3-5,5 m” e per l’assenza di cistidi (dati ripresi da BIGELOW, 1982, che ha studiato il typus). Peraltro l’appartenenza di questa specie al genere Clitocybula, sostenuta da SINGER (1962), è contestata da BIGELOW, il quale fa leva sul fatto che si tratta di un fungo dall’habitus clitociboide e non micenoide, privo di cistidi e vegetante in terreni erbosi aperti, mentre le Clitocybula sarebbero specie esclusivamente lignicole e sempre provviste quantomeno di cheilocistidi (l’argomentare di Bigelow appare, tuttavia, fragile perché esistono Clitocybula prive di cistidi e Clitocybe crescenti su legno).

Fra le altre chiavi per la determinazione delle specie di Clitocybula vanno citate quelle di BON (1997) e VESTERHOLT (2008). Con la prima si perviene a C. abundans, le cui differenze con riguardo alla nostra nuova specie sono già state evidenziate precedentemente, mentre con la seconda la nostra specie sarebbe indeterminabile.

Peraltro, allargando il confronto a tutte le specie di Clitocybula descritte su scala mondiale, se si escludono le entità a colorazioni bluastre, come C. cyanocephala (Pat.) Singer e C. azurea Singer, e quelle provviste di spore sferiche, come C. abundans (Peck) Singer, C. familia (Peck) Singer, C. globispora (Raithel.) Raithel., C. grisella (G. Stev. & G.M. Taylor) E. Horak (entità molto vicina a Hydropus dusenii Singer sec. SINGER, 1982, che a lungo ha ritenuto Panus dusenii Bres. appartenente al genere Clitocybula prima di trasferire definitivamente la specie al genere Hydropus), C. lacerata (Scop.) Singer ex Métrod, C. omphaliiformis Pegler, C. paropsis Raithel. nom. inv. (diagnosi latina assente nel protologo), C. tarnensis (Speg.) Singer, C. tilieti (Singer) Singer, rimarrebbero unicamente C. wildpretii, C. atrialba (Murrill) Singer e C. oculata (Murrill) H.E. Bigelow. C. wildpretii differisce per le spore più grandi ed i cheilocistidi cilindrici o clavati, dotati di pigmento vacuolare brunastro, mentre C. atrialba e C. oculata, ritenute identiche da BARRASA et al. (2006, revisione dei typus) benché di colorazione non troppo diversa da C. striata, si separano per le spore più nettamente subglobose (ma si v. la diagnosi originale di “Clitocybe atrialba” di MURRILL, 1913, dove le spore di questa specie sono descritte come largamente ellissoidali, “8,5-10 × 7-8,5 m”) e per l’assenza di cheilocistidi.

DIFFUSIONE DELLE SPECIE DEL GENERE CLITOCYBULA NELL’ISOLA DI LA PALMA E CHIAVE PER LA LORO DETERMINAZIONE

Con la specie proposta come nuova nella presente comunicazione le specie del genere Clitocybula attualmente conosciute per l’Isola di La Palma assommano a tre, in particolare:

1. Clitocybula familia (Peck) Singer in Sydowia 15: 53, 1961.

Agaricus familia Peck in Ann. Rep. N.Y. St. Mus. 23: 79, 1872- Collybia familia (Peck) Sacc. in Syll. Fung. V: 241, 1887- Gymnopus familia (Peck) Murrill in North Am. Fl. 9: 365, 1916Baeospora familia (Peck) Singer in Rev. Mycol. (Paris) 3: 193, 1938- Fayodia familia (Peck) Singer in Lilloa 22: 349, 1949 (1951).

Descrizioni selezionate: BIGELOW (1973: 1106-1107).

MATERIALE STUDIATO: SPAGNA, Isole Canarie, La Palma, Pared Vieja, su legno di Pinus radiata Don, 16-2-2003, leg. R.M. Dähncke 1692- id, La Palma, Pequeño Peru, en la finca de Urbano, su legno di Pinus radiata, 31-1-2004, leg. R.M. Dähncke 1883, 2-1-2005, leg. R.M. Dähncke 2082.

Gli esemplari delle raccolte sopra citate erano caratterizzati dalle tinte pallide di pileo e stipite, dalla pruina ricoprente la superficie pileica, le lamelle bianche e larghe, la carne priva di odori particolari e, micromorfologicamente, dalle piccole spore subglobose 5-6 × 4-4,8 µm e dall’assenza di cheilocistidi. Nel materiale secco i colori dei basidiomi sono brunastri così da suggerire che potrebbe trattarsi della varietà compressa (Romagn.) H.E. Bigelow, distinta dal tipo appunto per i colori brunastri o grigio-brunastri di pileo e stipite (BON, 1997).

2. Clitocybula wildpretii (Bañares, Beltrán-Tej. & Bon) Esteve-Rav., Barrasa & Bañares in Bol. Soc. Micol. Madr. 32: 69, 2008.

Gerronema wildpretii Bañares, Beltrán-Tej. & Bon in Mycologia 98 (6): 455, 2006. Clitocybula canariensis Barrasa, Esteve-Rav. & Dähncke in Fungal Diversity 22: 4, 2006. Questa specie è stata descritta come nuova sempre dalle Isole Canarie (Tenerife, Anaga, Reserva Naturalis Integralis Ijuanae) nel 2006, sulla base di raccolte effettuate su residui di Erica scoparia L. ssp. platycodon (Webb & Berthel.) A. Hansen & G. Kunkel (BAÑARES et al., come “Gerronema wildpretii”). Pressoché contemporaneamente un fungo molto simile, sub nomine “Clitocybula canariensis” è stato descritto come nuovo proprio sulla base di materiale raccolto da R.M. Dähncke a La Palma, nelle stazioni di Pared Vieja e Pequeño Peru, su legno decomposto di Pinus radiata, negli anni 2003 e 2004 (BARRASA et al., 2006). ESTEVE-RAVENTÓS et al. (2008) hanno proposto la sinonimia fra i due taxa, stabilendo che wildpretii ha priorità, sia pure di pochi mesi. Clitocybula wildpretii è caratterizzata dal pileo di grandi dimensioni, largo 30-70 mm e di colore grigio scuro, le lamelle grigiastre con taglio bruno a maturità, stipite decorato alla sommità da fiocchi nerastri e, dal punto di vista micromorfologico, dalle grandi spore subglobose o largamente ovoidali, “8,1-9,9 (10,3) × 5,5-7 m” in “Gerronema wildpretii” e “7,2-9,5 × 5,8-7,2 m” in Clitocybula canariensis, i cheilocistidi cilindrici o clavati, spesso appendicolati e provvisti di pigmento vacuolare bruno scuro e dal rivestimento pileico con pileocistidi vescicolosi. Si tratta di una specie affine a Clitocybula atrialba (Murrill) Singer ed a C. oculata (Murrill) Bigelow.

3. Clitocybula striata Dähncke, Contu & Vizzini sp. nov.

Viene qui proposta una chiave per la determinazione delle Clitocybula presenti a La Palma:

1 Basidiomi bianchi o molto pallidi, cheilocistidi assenti...................................................... C. familia

1* Basidiomi colorati, grigio-bruni o bruni..........................................................................................2

2 Spore 7,2-9,5 × 5,8-7,2 m, allungate, cheilocistidi cilindrici o clavati, spesso con pigmento vacuolare bruno, pileocistidi presenti, vescicolosi....................................................... C. wildpretii

2* Spore 5-7 × 3,5-4,8 m, largamente ellissoidali, cheilocistidi fusiformi o mucronati, ialini, pileocistidi assenti...............................................................................................................C. striata

BIBLIOGRAFIA

BAÑARES, A.; BELTRÁN, E. & M. BON (2006).- Gerronema wildpretii sp. nov. (Agaricales, Basidiomycetes) a new species from the Canary Islands. Mycologia 98 (3): 455-459.

BARRASA, J.M.; ESTEVE-RAVENTÓS, F. & R.M. DÄHNCKE (2006).- Clitocybula canariensis (Tricholomataceae), a new brown-rot fungus from the Canary Islands (Spain). Fungal Diversity 22: 1-11.

BIGELOW, H.E. (1973).- The genus Clitocybula Mycologia 65 (5): 1101-1116.

BIGELOW, H.E (1982).- North American Species of Clitocybe, Part I. Beih. Nova Hedwigia 72: 1-280.

BON, M. (1997).- Les Clitocybes, Omphales et ressemblants. Tricholomataceae (2). Clitocyboideae. Flore Mycologique d’Europe. 4. Doc. Mycol., Mémoire Hors Série N° 4. Amiens, 181 p.

ESTEVE-RAVENTÓS, F.; BARRASA, J.M. & A. BAÑARES (2008).- Clitocybula wildpretii comb. nov., nuevos comentarios y observaciones. Bol. Soc. Micol. Madrid 32: 69-73.

MURRILL, W.A. (1913).- The Agaricaceae of the Pacific Coast - IV. New species of Clitocybe and Melanoleuca. Mycologia 5 (4): 206-223.

SINGER, R. (1962).- Diagnoses Fungorum Novorum Agaricalium. II. Sydowia 15: 45-83.

SINGER, R. (1978).- Keys for the identification of the species of Agaricales II. Sydowia 31: 193-237.

SINGER, R. (1982).- Hydropus (Basidiomycetes-Tricholomataceae-Myceneae). Flora Neotropica 32: 1-152.

SINGER, R. (1986).- The Agaricales in modern taxonomy, 4 ed. Koeltz, Königstein, 981 pp.

VESTERHOLT, J. (2008).- Clitocybula. In: Knudsen H., Vesterholt J. (eds.), Funga Nordica. Nordsvamp, Copenhagen, p. 277.

VILA, J. (2002).- Clitocybula taniae, una nova espècie del litoral català. Rev. Catal Micol. 24: 283-286.

Clitocybula striata Dähncke, Contu & Vizzini (TO HG2000, holotypus). Basidiomi.

FONGS NOUS O POC CITATS A CATALUNYA. XII

M. TABARÉS, J. RIUS i A. ROCABRUNA

Societat Catalana de Micologia, carrer de la Marina, 96 1r. 4a. E-08028 Barcelona mtabac@hotmail. com; joriusm@yahoo.es; arocabruna_micol@hotmail.com

ABSTRAT. New or rarely recorded fungi from Catalonia (Spain). XII. This work includes the description and iconography of 8 species collected in Catalonia (NE of Spain). Three of them are Ascomycetes, two in the order Pezizales: Peziza apiculata.Cooke (Pezizaceae) and Kompsoscypha chudei, (Pat. ex Le Gal) Pfister (Sarcoscyphaceae), two are Helotiales: Ionomidotis irregularis (Schwein.) E.J. Durand and Crocicreas pallidum (Velen.) S.E. Carp. The basidiomicetes are three aphyllophorales: Pycnoporellus fulgens. (Fr.) Donk, Subulicystidium longisporum (Pat.) Parmasto and Xenasmatella vaga (Fr.) Stalpers, and one agarical: Hohenbuehelia cyphelliformis, (Berk.) O.K. Miller.

Key words: Ascomycetes Basidiomycetes Aphyllophorales, Agaricales. Catalonia, Spain

RESUM. Fongs nous o poc citats a Catalunya, XII. En aquesta nova aportació descrivim i il·lustrem 8 espècies recol·lectades a Catalunya: dos ascomicets, de l’ordre de les pezizals, Komsoscypha chudei (Pat. ex Le Gal) D.H. Pfister i Peziza apiculata Cooke i dos de la familia Helotiaceae: Ionomidotis irregularis (Schwein.) E.J. Durand i Crocicreas pallidum (Velen.) S.E. Carp. Els basidiomicets, són tres afil·loforals: Pycnoporellus fulgens (Fr.) Donk., Subulicystidium longisporum (Pat.) Parmasto i Xenasmatella vaga (Fr.) Stalpers, i un agarical: Hohenbuehelia cyphelliforms (Berk.) O.K. Miller Paraules clau: Ascomicets, Basidiomicets, Afil·loforals, Agaricals, Catalunya, Espanya

RESUMEN: Hongos nuevos o poco citados en Cataluña XII. En esta nueva aportación, describimos e ilustramos 8 especies recolectadas en Cataluña: dos son Ascomycetes del orden Pezizales, , Komsoscypha chudei (Pat. ex Le Gal) D.H. Pfister y Peziza apiculata Cooke y dos de la familia Helotiaceae: Ionomidotis irregularis (Schwein.) E.J. Durand y Crocicreas pallidum (Velen.) S.E. Carp. De los basidiomicetes tres son afiloforales: Pycnoporellus fulgens (Fr.) Donk., Subulicystidium longisporum (Pat.) Parmasto y Xenasmatella vaga (Fr.) Stalpers, y una agarical: Hohenbuehelia cyphelliformis (Berk.) O.K. Miller. Palabras clave: Ascomicetes, Basidiomicetes, Afiloforales, Agaricales, Cataluña. España

INTRODUCCIÓ

Aquest treball és una nova aportació a la sèrie de treballs dedicats als fongs nous o poc citats a Catalunya, iniciada per VILA et al. (l996 i l997) i continuada posteriorment per ROCABRUNA i TABARÉS (1999, 2002, 2003 i 2005), TABARÉS i ROCABRUNA (2006, 2007, 2008 i 2009) i M. TABARÉS et al. (2004), en els quals hem aportat una descripció de 183 tàxons entre ascomicets i basidiomicets. El material estudiat es conserva a l’herbari de la Societat Catalana de Micologia, dipositat al Centre de Documentació de Biodiversitat Vegetal (CeDocBiV) de la Universitat de Barcelona. (Herbari BCN).

ESPÉCIES ESTUDIADES

Peziza apiculata Cooke

Cos fructífer de 4-8 mm de diàmetre, primer aplanat, en envellir, cupuliforme, sèssil. Cara himenial de color bru-olivaci fosc. Cara externa del mateix color, furfuràcia. Espores de 18,5-22,5 × 7,6-9,8 µm, el·líptiques, verrucoses, amb apèndixs polars exclosos (1 o 2), que són cònics i poden arribar fins a 4 µm, Qm = 2,37. Ascs de 255-260 × 14-16 µm, octosporats, operculats, amb uncínul.

Espores uniseriades. Paràfisis que es dilaten progressivament fins a 5-7 µm en l’àpex. Exciple ectal d’estructura cel·lulosa-angular, amb elements de 5-10 µm de calibre. Exciple medul·lar amb estructura intricada, de 9-16 µm de calibre. Tot el citoplasma de la fructificació té una pigmentació de color groc daurat.

MATERIAL ESTUDIAT. BARCELONA. Rodalies de La Font Groga en un antic jardí privat, 13 exemplars sobre fusta morta de Populus nigra, 13-6-2010. Leg. S. Santamaria i M. Tabarés. SCM A-1093

OBSERVACIONS. Aquesta espècie es fàcil d’identificar per la seva petita mida i per l’hàbitat, sobre fusta. Mcroscòpicament ho és per les seves espores amb apèndixs polars. P. polarispinosa també presenta aquests apèndixs però són més nombrosos, i no arriben a 1,5 µm de llargada. . L’espècie descrita també fou trobada, en data propera, a Astúries, sobre fusta de faig, segons comunicació personal de E. Rubio.

Kompsoscypha chudei (Pat. ex Le Gal) Pfister

Cos fructífer de fins a 10 mm de diàmetre, primer caliciforme-pulvinat, després aplanat, amb el marge ondulat en els exemplars grans. Cara interna de color rosat-rogenc o salmó-rosat. Cara externa de color un mica més clar. Està unida al substrat per una inserció central. Espores de 2230(36) × 15-16(17,5) µm, llises, multigutulades. Ascs de 330-500 × 20-28 µm, operculats, octosporats, no amiloides, amb les espores uniseriades. No presenta uncínuls basilars. Paràfisis filiformes, poc dilatades a l’àpex, de 2 µm, amb vacúols a la cèl·lula terminal (VBs), molt dispersos en la part baixa. Excíple ectal més aviat prim en comparació amb el medul·lar, amb estructura cel·lulosa composta per elements isodiamètrics. Excíple medul·lar amb estructura intricada.

MATERIAL ESTUDIAT. BARCELONA, Sant Cugat del Vallès (Vallès Occidental) UTM 31T, 40 exemplars sobre restes de branques seques de Pinus halepensis, sobre Geum urbanum, aments, branques i fruits de Corylus avellana i sobre branques seques d’Hedera helix, 15-XI-06. Leg. M. Tabarés. SCM A-1092.

OBSERVACIONS El gènere Kompsoscypha és diferencia de Sarcoscypha per l’estructura de l’exciple, medul·lar. En el gènere Sarcoscypha, l’estructura és cel·lulosa i l’ectal és intricada, mentre que en Komsoscypha, és a l’inrevés: la medul·lar és intricada i l’ectal és cel·lulosa.

Ionomidotis irregularis (Schwein.) E.J. Durand

Cos fructífer de fins 30 mm d’amplada, de forma cupuliforme, sèssil. Himeni (cara interna) de color bru olivaci més fosc, quasi negra en estat hidratat. Cara externa del mateix color o una mica més clara, més furfuràcia i finament arrugada. Ascòspores de (6,5) 9-12 × 3-4 µm, Qm = 2,4, bigutulades. Esporada de color violaci. Ascs de 60-75 × 4-7 µm, amb tub apical, amb les espores uni o biseriades. Paràfisis de 100-230 × 3-4,5 µm, lanceolades, septades, a vegades bifurcades. Tota la fructificació reacciona prenent, un color gris verdós amb KOH, (reacció ionomidòtica). Exciple ectal amb estructura cel·lulosa-angular. Excípul medul·lar amb estructura intricada.

MATERIAL ESTUDIAT. LLEIDA, Arriu de Bordius. (Val d’Aràn) UTM 31T 0315-4744 Alt. 1400 m, 60 exemplars, amb creixement fasciculat, sobre fusta de Fagus sylvatica, 28-8-2005. Leg. A.M. Tarín. SCM A-1091.

Crocicreas pallidum (Velen.) S.E. Carp.

= Cyathicula pallida Velen.

Cos fructífer de fins a 2 mm de diàmetre, apoteci caliciforme, amb pèls triangulars, de fins 0,2 mm de llargada, de color blanc. Cara himenial de color groc daurat. Cara externa del mateix color. Peu de fins a 0,5 × 0,2 mm, de color blanc. Espores cilíndriques, de 10-12 × 2-3. Qm = 4,4. Ascs de

55-75 × 5-6 µm amiloides, amb porus apical. Paràfisis filiformes, amb l’àpex eixamplat fins a 1,5 µm. Exciple integrat per elements de 9-20 × 3,5-6 µm.

MATERIAL ESTUDIAT. LLEIDA, Bosc de Marimanha (Val d’Aràn), UTM 31T 0340-4736, Alt. 1900 m. 18 exemplars que creixien sobre restes mortes de Pteridium aquilinu., 27-9-2009. Leg. M. Tabarés. SCM A-1094.

OBSERVACIONS: Aquesta espècie pot ésser confosa fàcilment amb Crocicreas coronatum, però les espores d’aquesta són fusiformes i no cilíndriques. La mida, generalment més petita, de C. pallidum, no la considerem un caràcter prou significatiu.

Pycnoporellus fulgens (Fr.) Donk

Basidiomes anuals, sèssils, que poden créixer de forma aïllada, però generalment imbricats, mesuren de 8-10 cm de llarg, 4-5 cm d’amplada, i de 2-2,5 cm, de gruix. Superfície molt irregular, com abonyegada, furfuràcia, amb pèls que van desapareixent cap al marge; de color ataronjat més o menys viu, més pàl·lid cap al marge. Superfície inferior amb porus poligonals, que passen del color groc al principi, a ataronjat després, per passar al final a rosats i dentats a prop de la unió amb el substrat; tubs de fins 5-6 mm, de color groguenc ataronjat. Carn de color groguenc rosat, de textura esponjosa i elàstica en estat fresc, molt fràgil quan s’asseca. Sense olor ni sabor remarcables. Dóna una reacció de color vermell vinós amb KOH. Sistema d’hifes monomític, amb hifes generatives en el subhimeni, hialines, septades, no fibulíferes, ramificades de fins a 4 µm, hifes en el context, de paret gruixuda, poc ramificades, amb cristalls solubles en KOH de fins a 10 µm de diàmetre. Cistidis nombrosos, cilíndrics, flexuosos, de 25-23 × 4-6 µm. Basidis fibulífers, tetraspòrics, de 2530 × 5-6 µm. Espores llises, el·lipsoïdals de 6-8,5 × 3-4 µm.

MATERIAL ESTUDIAT: BARCELONA, Mollet del Vallès, Espai Natural de Gallecs (Vallès Oriental), UTM 31T 0433-4602, alt. 140 m, a la base d’un tronc de Pinus halepensis; 10-06-2010. Leg. J. Rius. SCM B-5410.

OBSERVACIONS. Segons la bibliografia consultada, és una espècie comú en el Nord d’Europa, que creix preferentment en boscos de coníferes o mixtos, en alçades al voltant de 1000 m, sobre Abies alba o Pinus sylvestris, si bé nosaltres l’hem trobat a 140 m d’altura, sobre Pinus halepensis, el mateix hàbitat en el què es va trobar per primera vegada a l’estat a Brunyola (Mallorca) (SIQUIER et al., 2006). Aquesta espècie es podria confondre amb Hapalopilus nidulans (Pers.)

P. Karst o amb Pycnoporus cinnabarinus (Jacq.) Fr. que tenen una coloració similar, però aquestes espècies son de mida més petita i que tenen les hifes fibulíferes.

Subulicystidium longisporum (Pat.) Parmasto

Basidiomes resupinats, units al substrat en tota llur superfície, que a vegades queda recoberta per extensions molt grans, però discontinues. Superfície llisa o lleugerament vellutada degut als cistidis emergents, de color blanquinós; marge no diferenciat, sense cordons miceliars de consistència molt variable segons el grau d’hidratació. Sistema d’hifes monomític; les hifes son fibulíferes i ramificades, de paret prima, de 3-4 µm. Cistidis nombrosos, cilíndrics, de 50-70 × 3-5 µm, fibulífers i amb l’àpex molt agut, de paret gruixuda, amb incrustacions de cristalls, arrenglerats al llarg de tota la paret, deixant la part apical lliure. Basidis cilíndrics, tetraspòrics i fibulífers, de 1218 × 5-6 µm. Espores estretament fusiformes o sigmoides, llises i no amiloides, de 10-14 × 2-2,5 µm.

MATERIAL ESTUDIAT: BARCELONA, Santa Fe del Montseny (Vallès Oriental), UTM 31T 0455 4624, alt. 1100 m, sobre un tronc ajagut i degradat de Fagus sylvatica; 05-06-2010. Leg. J. Rius; SCM B-5411.

OBSERVACIONS. Es tracta d’una espècie de fàcil reconeixement pels caràcters microscòpics, sobretot per la forma característica dels cistidis; macroscòpicament. es podria confondre amb alguna espècie del gènere Athelia s.l.

Xenasmatella vaga (Fr.) Stalpers = Phlebiella sulphurea (Pers.) Ginns & Lefebvre; Trechispora vaga (Fr.) Liberta

Basidiomes resupinats, formats per un revestiment fibril·lós, de 0,2-0,5 mm de gruix, membranós, que pot variar del color groc al principi, passant d’ocre a brunenc a mida que madura; amb el marge amb cordons miceliars d’un vistós color groc sofre viu, amb les puntes ramificades i blanquinoses. El basidioma pren una coloració violàcia en contacte amb KOH. Sistema hifal monomític, amb hifes fibulíferes, de 2,5-5 µm de gruix, groguenques amb incrustacions. Basidis fibulífers, tetraspòrics de 16-22 × 5-6 µm. Espores el·lipsoïdals, hialines i equinades, de 4-5,5 × 33,5 µm. No té cistidis.

MATERIAL ESTUDIAT: BARCELONA Coll Fred, Vidrà (Osona), UTM 31T 0453 4666, alt. 1200 m, a la part inferior d’un tronc ajagut de Fagus sylvatica en descomposició, 03-07-2010. Leg. J. Rius i J. Vázquez. SCM B5404.

OBSERVACIONS. Aquesta espècie a primera vista i en estat jove, podria semblar el miceli d’un fong, degut a l’aspecte dels cordons miceliars. El podem trobar sobre fusta en descomposició d’arbres caducifolis, especialment de faig (Fagus sylvatica).

Hohenbuehelia cyphelliformis (Berk.) O.K. Mill.

Basidioma còncau. de fins a 5 mm de diàmetre, viscós de color gris brunenc, sèssil. Làmines estretes, denses (hi ha deu làmines i quatre lamèl·lules per cm), de color blanc, inserides a la part central. Espores al·lantoides, de 7,6-10 × 3,2-4 µm, Qm = 2,35, amb contingut refringent de color groc. Basidis tetraspòrics, fibulífers, de 20-30 × 7-8 µm; esterigmes de 2-8 µm, Cutícula amb hifes fibulíferes y pigment incrustant zebrat.

MATERIAL ESTUDIAT. BARCELONA: riera de Can Busquets, Valldoreix (Vallès Occidental), UTM 31 T 04224588, alt. 200 m. Un grup de 15 exemplars, sobre branques mortes de plantes herbàcies i també d’Ulmus minor. 9-12010. Leg. M. Tabarés. SCM B-5409.

OBSERVACIONS: L’anamorf de aquesta espècie (Nematoctonus leiosporus Drechler) pot atrapar cucs y digerir-los. La infecció dels nemàtodes es produeix pels conidis que germinen, i formen trampes en forma d’anell que, quan un nemàtode s’hi introdueix, s’inflen, immobilitzen la presa, de forma que el fong aviat hi penetra.

BIBLIOGRAFÍA

BERNICCHIA, A. (2005).- Polyporaceae s.l. Fungi Europaei, Edizione Candusso. Alassio 806 pp. BREITENBACH, J. & KRANZLIN, F.(1986).- Champignons de Suisse. Tome II. Edit. Mykologia. Lucerna 412 pp. BREITENBACH, J. & KRÄNZLIN, F.(2000) - Champignons de Suisse. Tome V Edit. Mykologia. Lucerna 340 pp. HÄFFNER, J. (1986).- Die apikulate Becherlinge. Zeit. F. Mykologie 52(1): 189, HOMEYER, H.(1986) Chiave alle specie europee del genere Peziza. Zeitschr. F Mycologie 52: 161. INDEX FUNGORUM-CABI (2010).- http: //www.indexfungorum.org/Names/Names.asp. JAMONI. P.G. (1997).- Lo Studio del genere Peziza. Fungi e Ambiente, núm. 74-75.

JÜLICH, W.(1984).- Guida a la determinazione dei funghi Vol. 2º, Arti grafiche Saturnia. Trento 597 pp. KÜHNER R. & H. ROMAGNESI (1978).- Flore Analitique des Champignons Supérieurs. Mason. París- New yorkBarcelona-Milan. 556 pp.

LLISTOSELLA, J. (2010).- Mòdul Fongs. Banc de Dades de Biodiversitat de Catalunya. Generalitat de Catalunya i Universitat de Barcelona. http: //biodiver.bio.ub.es/biocat/homepage.html.

MOSER, M. (1980).- Guida a la determinacione dei fungi. Arti grafiche Saturnia. Trento. PÉREZ GORJÓN, S. (2008).- Contribución al estudio taxonómico, corológico y ecológico de los hongos Aphyllophorales s.l. y Gasterales s.l. presentes en los Ecosistemas del Parque Natural y Reserva de la Biosfera de "Las Batuecas-Sierra de Francia" (Salamanca, España). Tesis doctoral (inéd.) Universidad de Salamanca.

Revista Catalana de Micologia, vol. 32: 13-21; 2010. 17

SIQUIER, J.L., CONSTANTINO, C. & CONSTANTINO, C. (2006).- Pycnoporellus fulgens, nueva cita para el catálogo micológico español, Bol. Soc. Micol. Madrid, 30: 199-200. WATLING R.& M. GREGORY, N.M (1989).- Crepidotaceae, Pleurotaceae and other pleurotoid agarics. Royal Botanic Garden. 157 pp.

Ionomidotis irregularis (Schwein.) E.J. Durand; A) espores. B Ascs. C) paràfisis . Escala = m

Catalana de Micologia, vol. 32: 13-21; 2010.

Crocicreas pallidum (Velen.) S.E. Carp.
Hohenbuehelia cyphelliformis (Berk.) O.K. Mill.
Kompsoscypha chudei (Pat. ex Le Gal) D.H. Pfister
Peziza apiculata Cooke
Pycnoporellus fulgens (Fr.) Donk
Subulicystidium longisporum (Pat.) Parmasto
Xenasmatella vaga (Fr.) Stalpers

RUHLANDIELLA RETICULATA COMB. NOV. Y RUHLANDIELLA TRUNCATA COMB. NOV. (ASCOMYCOTA, PEZIZALES).

NUEVAS COMBINACIONES PARA

DOS

RARAS ESPECIES SEMIHIPOGEAS, EUCALIPTÍCOLAS Y PIRÓFILAS DE ORIGEN AUSTRAL: MUCITURBO

RETICULATUS Y MUCITURBO TRUNCATUS.

E. RUBIO 1, R. TENA 2, J. ORMAD 3 y A. SUÁREZ 4

1- c/José Cueto 3 5ºB 33407 Avilés (Asturias): enrirubio@mrbit.es

2- c/Arreñales del Portillo B nº 21 1º D 44003 Teruel: raultenalahoz@yahoo.es

3- c/Málaga 13-7ª 46009 Valencia: javormad@telefonica.net

4- c/Fdo. Morán 9 10º D 33400 Avilés (Asturias): angelsuarezaviles@yahoo.es

Summary. Ruhlandiella truncata and Ruhlandiella reticulata, new combinations for Muciturbo truncatus P.H.B. Talbot and Muciturbo reticulatus P.H.B. Talbot, two rare australasian semihypogeous, carbonicolous and eucalypticolous fungi recorded in Valencia and Asturias (Spain).

Key words: Fungi, Ascomycota, Muciturbo, Ruhlandiella, taxonomy, Eucalyptus

Resumen. El presente trabajo da cuenta de la recolección en Valencia y Asturias de dos raras especies semihipogeas australes, pirófilas y eucaliptícolas: Ruhlandiella truncata y Ruhlandiella reticulata, nuevas combinaciones para Muciturbo truncatus P.H.B. Talbot y Muciturbo reticulatus P.H.B. Talbot.

Palabras clave: Hongos, Ascomycota, Muciturbo, Ruhlandiella, taxonomía, Eucalyptus

INTRODUCCIÓN

En el transcurso de un paseo otoñal por la valenciana playa de El Saler durante las Jornadas Micológicas de la SOMIVAL en 2008, casualmente avistamos un cierto número de pequeños ascomas de color vinoso, semiinmersos en el suelo arenoso de una antigua hoguera colonizada por musgos y rodeada de Eucalyptus spp. Su aspecto recordaba tanto al de las fructificaciones de Ruhlandiella berolinensis, una especie común en los eucaliptales norteños, que dimos por seguro que se trataba de dicha especie. La sorpresa fue grande cuando más tarde pudimos observar que sus ascósporas eran espinosas y, por tanto, carecían de las mallas alveoladas típicas de la ornamentación de aquel taxón. Intrigados ante el descubrimiento, seguimos la pista del extraño hongo y tratamos de indagar datos sobre la identidad de otra especie un tanto enigmática, originalmente descrita en Tasmania, que quizá pudiera ser compatible con nuestro hallazgo: Spragueola mucida Rodway (RODWAY, 1919-1920), sin poder obtener resultados concluyentes en cuanto a sus analogías con nuestra recolección, especialmente por la existencia de paráfisis lanceoladas descritas por su autor en esta especie. Sin embargo, las anotaciones de HANSFORD (1956) al recombinar este hongo como Sphaerosoma mucidum (ut ‘mucida’) parecen satisfactorias y, aunque algo sucintas y, en ausencia del pertinente reexamen de material original de Spragueola mucida Rodway o Sphaerosoma mucidum (Rodway) Hansford, nos parece que podríamos estar ante el mismo hongo más tarde descrito por TALBOT (in WARCUP & TALBOT, 1989) bajo el binomio Muciturbo truncatus. Tan sólo resultaba discordante el hábitat: madera enterrada sin

aparente relación de vecindad con plantas de Eucalyptus, árbol que por otra parte es muy abundante en la región. Finalmente evacuamos una consulta con M.A.Castellano (Corvallis, Oregon), que amablemente respondió, afirmando que nuestro hongo era concordante con Muciturbo truncatus P.H.B. Talbot y que se trataba además de la segunda recolección mundial de este taxón.

Semanas más tarde y en el mismo lugar se hallaron nuevos ascomas, similares a los anteriores pero mucho más pequeños, de apenas 2-3 mm de diámetro. El examen microscópico de las muestras nos hizo ver que estábamos ante otra rara especie del género: Muciturbo reticulatus P.H.B. Talbot, un taxón provisto de grandes ascósporas retículo-alveoladas, similares a las de Ruhlandiella berolinensis Henn., pero de mayores dimensiones y ornamentación más compleja.

MATERIAL Y MÉTODOS

Han sido los habituales en este tipo de estudios: examen previo con lupa binocular a suficientes aumentos y preparación de las muestras para su estudio microscópico en agua, azul de lactofenol, reactivo de yodo-yodurado de Melzer, Lugol (IKI) y potasa acuosa (KOH 10%), mediante un microscopio Nikon Eclipse E-400. Las fotografías macroscópicas fueron realizadas con una cámara réflex Nikon D-70 s, provista de un objetivo Micro Nikkor de 60 mm y, para las microfotos, se utilizó dicho cuerpo de cámara adaptado a un tubo triocular. Las micrografías al microscopio electrónico de barrido (SEM), se obtuvieron mediante un microscopio JEOL JSM 6100, con pulverización de las muestras desecadas y previo recubrimiento mediante sputtering con oro durante 300 s a 28-30 mA, hasta formar una capa de, aproximadamente, 20-30 nm de espesor sobre las muestras. Finalmente, las muestras fueron desecadas, registradas y conservadas en los herbarios personales de los autores (ERD, RT, JOS y AS).

Ruhlandiella reticulata (P.H.B. Talbot) E. Rubio, R. Tena, J. Ormad & A. Suárez, comb. nov. Basyonim.- Muciturbo reticulatus P.H.B. Talbot, in Warcup & Talbot, Mycol. Res. 92 (1): 95 (1989).

MATERIAL ESTUDIADO. Valencia (V), El Saler. Gola del Pujol, 30SYJ308590, 1 m, en restos carbonizados, bajo Eucalyptus globulus, Myoporum laetum, Ficus carica y Pinus halepensis, 24-XII-2008, leg. R. Tena y J. Ormad, RT08122402. Ibid., 3-I-2009, leg. J. Ormad, JOS 20090103.02. Ibid., 6-I-2009, leg. R. Tena, RT09010602. Valencia (V), El Saler. Tallafoc de la Rambla, antiguo camping, 30SYJ303618, 1 m, en restos carbonizados colonizados por briófitos, próximos a Eucalyptus camaldulensis, Pinus halepensis y Myoporum laetum, 7-II-2009, leg. R. Tena, RT09020701. Asturias (O), La Candaliega, Castrillón, 29TTP610260, 100 m, en restos carbonizados, bajo Eucalyptus globulus, 9-I-2010, leg. A. Suárez, ERD-5.040/AS-2.710.

Ascomas dispersos, semiinmersos, turbinados o pulvinados, a veces lenticulares, de hasta 3 mm de diámetro y 2 mm de altura, de color púrpura vinoso, pardo púrpura a casi negruzco. Superficie regular, lisa o cubierta de finísimas pústulas oscuras. Margen siempre desbordante. Consistencia cartilaginosa al inicio, resistente a la sección, gelatinosa, blanda y depresible en las fases avanzadas de su desarrollo, delicuescente al final. Contexto gelatinizado, más o menos hialino, recubierto por una estrecha capa cortical periférica, de color intenso, que alberga el himenio. Base del ascoma truncada o ligeramente deprimida, pilosa por la presencia de ralos mechones hifales procedentes del micelio.

Himenio con orientación centrífuga, siempre expuesto, corticalmente dispuesto en una empalizada perpendicular a la superficie de los ascomas. Algunos ascos se muestran claramente operculados, cilíndrico-claviformes en la juventud y entonces de hasta 575 × 25 µm, cilíndricos y de menores dimensiones en la madurez (400-500 × 30-45 µm), no alcanzan el nivel de las paráfisis y tienen la base provista de uncínulos, paredes difusamente amiloides (Mlz., IKI, IKI + pretratamiento con KOH) e intenso contenido dextrinoide en fases juveniles. En fases avanzadas del desarrollo, su reacción ante los compuestos yodados, o es muy variable, o no puede ser apreciada con claridad,

dado el oscurecimiento generalizado de la pared y del citoplasma ascales. Dichos ascos contienen ocho ascósporas en disposición habitualmente uniseriada en la madurez e irregularmente biseriada en la juventud. Paráfisis filiformes, de 3-4 µm de anchura en la base, que sobrepasan ampliamente el nivel de los ascos, multiseptadas y ramificadas, hialinas o amarillentas, gelificadas, ocasionalmente anastomosadas, regulares hacia la base, pero con muy frecuentes segmentos moniliformes hacia los ápices, dilatados hasta × 25 µm, que se encuentran aglutinados por una materia amorfa mucilaginosa, de color pardo oscuro o pardo rojizo, que forman un pseudoepitecio de aproximadamente 100 µm de espesor. Ascósporas esféricas de (25)-30-(35) µm de diámetro (ornamentación incluida) (26-36 µm fide TALBOT, in WARCUP & TALBOT, 1989), (20)-24(30) µm (sin ornamentación), uninucleadas, hialinas, lisas y monogutuladas al inicio, indextrinoides, de color pardo amarillento o pardo oscuro en la madurez, retículo-alveoladas mediante mallas y alvéolos cianófilos y muy irregulares, de hasta 10 µm de anchura y 5-7 µm de altura. Excípulo medular gelificado, formado por hifas vesiculosas o poligonales hialinas o amarillentas de (17)-45-(120) µm de anchura (textura globulosa o globuloso-angularis) que ocupan la casi totalidad del interior de la fructificación.

Ruhlandiella truncata (P.H.B. Talbot) E. Rubio, R. Tena, J. Ormad & A. Suárez, comb. nov. Basyonim.- Muciturbo truncatus P.H.B. Talbot, in Warcup & Talbot, Mycol. Res. 92 (1): 97 (1989).

=? Spragueola mucida Rodway, Papers of the Royal Society of Tasmania: 114 (1919) (1920). =? Sphaerosoma mucidum (Rodway) Hansford, Proc. Linn. Soc. N.S.W. 81 (1): 38. (1956).

MATERIAL ESTUDIADO. Valencia (V), El Saler. Tallafoc de la Rambla, antiguo camping, 30SYJ304619, 1 m, en restos carbonizados, colonizados por briófitos, próximos a Eucalyptus camaldulensis, Pinus halepensis y Myoporum laetum, 24-XII-2007, leg. R. Tena y J. Ormad, JOS 20071224.04. Ibid., 07-II-2009, leg. R. Tena, RT090207002. Valencia (V), El Saler. Gola del Pujol, 30SYJ308590, 1 m, en restos carbonizados bajo Eucalyptus globulus, Myophorum laetum, Ficus carica y Pinus halepensis 8-XI-2008, leg. R. Tena, E. Rubio y J. Ormad, ERD-4.709/RT08110801/ JOS 20081108.01. Ibid., 15-XI-2008, leg. J. Ormad, JOS 20081115.01. Ibid., 9-XII-2008, leg. J. Ormad, JOS 20081209.01. Ibid., 24-XII-2008, leg. R. Tena y J. Ormad, RT08122401. Ibid., 30-XII-2008, leg. J. Ormad, JOS 20081230.01. Ibid., 3I-2009, leg. J. Ormad, JOS 20090103.01. Ibid., 6-I-2009, leg. R. Tena, RT09010601. Ibid., 10-I-2009, leg. J. Ormad, JOS 20090110.01. Ibid., 13-I-2009, leg. J. Ormad, JOS 20090113.01. Ibid., 18-I-2009, leg. R. Tena, RT09011801. Ibid., 6-II-2009, leg. J. Ormad, JOS 20090206.01

Ascomas dispersos, semiinmersos, de 5-9 mm de diámetro y 2-3 mm de altura, con morfología variable pero mayoritariamente esféricos o subesféricos, tuberiformes, con la superficie provista de algunos pliegues irregulares, que delimitan lobulaciones que les confieren un claro aspecto cerebriforme; lisa y homogénea o cubierta de finísimas pústulas oscuras. De color blanquecino o sonrosado vinoso en la juventud, más tarde púrpura vinoso, pardo púrpura a casi negruzco en la madurez extrema, mucho más claro en las superficies enterradas. Consistencia ligeramente cartilaginosa al inicio, gelatinosa, blanda y depresible en las fases avanzadas de su desarrollo, delicuescente al final. Contexto gelatinizado, más o menos hialino, que puede llegar a reabsorberse y cavitarse en la madurez y que está recubiereto por una estrecha capa cortical periférica, de color intenso, que alberga el himenio. Peridio ausente. Base del ascoma truncada o ligeramente deprimida, en ocasiones anfractuosa, pilosa por la presencia de ralos mechones hifales procedentes del micelio. Dichos ascomas son, en la práctica, difícilmente distinguibles de los de Ruhlandiella berolinensis y R. reticulata. Sólo podemos presumir que los ascomas de este último son siempre más pequeños (hasta 2-3 mm), generalmente turbinados o pulvinados e infrecuentemente lobulados y que Ruhlandiella berolinenis suele formar ascomas mayores (hasta 15 mm o más), siempre tuberiformes y lobulados, con ascósporas de 24-29 µm (ornamentación incluida) y de 18-20 µm sin contemplar su ornamentación.

Himenio con orientación centrífuga, siempre expuesto, corticalmente dispuesto en una empalizada perpendicular a la superficie de los ascomas. Ascos cilíndrico-claviformes en la juventud, y entonces de hasta 500 × 22 µm, cilíndricos y de menores dimensiones en la madurez, de 300-360 ×

35-50 µm, que no alcanzan el nivel de las paráfisis, con la base provista de uncínulos y paredes difusamente amiloides (Mlz., IKI, IKI + pretratamiento con KOH) e intenso contenido dextrinoide en fases juveniles. Dicha reacción amiloide se muestra muy inconstante, siendo notable en algunas ocasiones y completamente inexistente en otras. En fases avanzadas del desarrollo, su reacción ante los compuestos yodados también es muy variable o no puede ser apreciada con claridad dado el oscurecimiento generalizado de la pared y citoplasma ascales. Dichos ascos contienen habitualmente ocho ascósporas en disposición uniseriada en la madurez e irregularmente bi o triseriada en la juventud. Paráfisis filiformes que sobrepasan ampliamente el nivel de los ascos, de 3-4 µm de anchura, multiseptadas y ramificadas, hialinas o amarillentas, gelificadas, ocasionalmente anastomosadas, regulares hacia la base, pero con muy frecuentes segmentos moniliformes hacia los ápices, dilatados progresivamente hasta × 15-20 µm, que se encuentran

Fig. 1 - Ruhlandiella reticulata (RT08122402). A) Himenio; B) Ascósporas (H2O y azul de algodón); C) Paráfisis; D) Ascos (Melzer); E) Asco (Melzer); F) Uncínulos basilares; G) Opérculo; H) Excípulo medular.

aglutinados por materia amorfa mucilaginosa, de color pardo oscuro o pardo rojizo, que forma un pseudoepitecio de aproximadamente 100 µm de espesor. Los acúmulos originados por la unión de varios ápices ascales englobados por la materia gelificada oscura generan las pústulas de la superficie del ascoma. Ascósporas esféricas, muy raramente subesféricas, de 19-22,5 µm de diámetro (ornamentación incluida) (28-38 µm, fide TALBOT, in WARCUP & TALBOT, 1989), 15-18 µm (sin ornamentación), hialinas, lisas y monogutuladas al inicio, indextrinoides, de color pardo amarillento o pardo oscuro en la madurez, ornamentadas mediante espinas hialinas, cianófilas, cónicas y erectas al inicio, oscuras, flexuosas y obtusas al final de su desarrollo. Dichas espinas alcanzan 2-3,5 (4) µm de longitud, por 1-2 µm de anchura en la base, y pueden llegar a unirse parcialmente a las contiguas, creando un cierto aspecto pseudoreticulado. Excípulo medular gelificado, formado por hifas vesiculosas o poligonales, hialinas o amarillentas, de 15-35 µm de anchura (textura globulosa o globuloso-angularis) que ocupa la casi totalidad del interior de la fructificación.

Fig. 2 - Ruhlandiella truncata (RT08110801). A) Ascósporas; B) Asco; C) Asco inmaduro (Melzer); D) Uncínulo basilar; E) Paráfisis.

CONCLUSIONES

En el transcurso de un estudio sobre hongos micorrizógenos de Eucalyptus, TALBOT (in WARCUP & TALBOT, op. cit), describió su nuevo género Muciturbo, en el que introdujo tres especies: M. truncatus, M. verrucosus (aún no hallado en España) y M. reticulatus. En dicho género acoge (in lit.) hongos con ascomas pequeños, hipogeos, de forma hemisférica o lenticular, hasta turbinada, aplanados o cóncavos en la base, con un pequeño punto cónico de inserción, o incluso deprimidos en este lugar, lisos o lobulados, firmes y blanquecinos en la juventud, con el himenio periféricamente dispuesto por la superficie de la fructificación, que es de color lila-vinoso, pardo oscuro a negruzco, al igual que las ascósporas en el transcurso de la maduración. Excípulo medular con hifas globulosas o angulosas. Ascos que nacen de uncínulos, ligeramente amiloides en la juventud, con ocho ascósporas -a veces menos- irregularmente dispuestas en el ápice de los mismos. Ascos maduros subcilíndricos y no amiloides, con paredes delgadas y sin signos evidentes de estructuras apicales de descarga, delicuescentes en la madurez. Ascósporas uniseriadas, mononucleadas, esféricas, hialinas, luego de color púrpura vinoso y finalmente pardo oscuras a negruzcas, ornamentadas y no amiloides. Paráfisis hialinas o de color pajizo pálido, ramificadas desde su base o incluso en toda su longitud, ligeramente más pequeñas en los ápices, con paredes delgadas o engrosadas y gelatinizadas, con frecuentes septos, que se extienden hasta más allá del nivel de los ascos para formar un epitecio, finalmente delicuescentes.

A principios del siglo XX, HENNINGS (1903) definió el nuevo género Ruhlandiella para acoger R. berolinensis, un nuevo ascomicete semihipogeo hallado en un jardín berlinés. La breve diagnosis genérica, más detallada y complementada por algunos iconos en la descripción específica, nos parece lo suficientemente explícita como para proponer las nuevas combinaciones de las especies de Muciturbo en este antiguo género. A nuestro entender, la anatomía e histología de las fructificaciones de ambos géneros nos resultan extremadamente similares, y tan sólo las ornamentaciones esporales nos sirven para poder distinguir estos taxones entre sí. Muchos años más tarde, en la redescripción y enmienda del género Ruhlandiella por parte de DISSING & KORF (1980), en la que estos autores, y dada la inexistencia del holótipo, seleccionaron un nuevo neotipo para la especie tipo del género: R. berolinensis, se contempla la evidencia de una reacción amiloide de la capa periascal y la existencia de paráfisis gelificadas, hechos éstos no mencionados en la descripción original de HENNINGS (op. cit.).

Tanto TALBOT (in WARCUP & TALBOT, op. cit) como DISSING & KORF (1980) y GALÁN & MORENO (1998), afirman que la liberación esporal se produce por lisis de las paredes ascales. Sin embargo nosotros hemos advertido claros opérculos en al menos algunos de los ascos de Ruhlandiella reticulata. Con frecuencia podemos observar truncamientos o incluso depresiones del ápice ascal, que suelen indicar la existencia de un aparato apical activo. Esto pondría de manifiesto una clara afinidad del hongo por la dispersión anemocórica de sus esporas. Estos últimos autores señalan asimismo la ausencia de uncínulos basilares en los ascos de R. berolinensis. Sin embargo, nosotros los hallamos habitualmente en los exámenes microscópicos de las tres especies estudiadas. Como anteriormente hemos comentado, nos parece importante recalcar la volubilidad e inconstancia de la difusa reacción amiloide de las paredes ascales, tanto si se emplea el clásico reactivo de Melzer como el simple IKI y tanto si el estudio se efectúa sobre material fresco como si éste ha sido previamente desecado o pretratado con KOH.

TALBOT (in WARCUP & TALBOT, op. cit) se plantea la posibilidad de que Ruhlandiella berolinensis y Muciturbo reticulatus pudieran ser coespecíficos, pero después de nuestros exámenes, se han mostrado claramente diferentes en lo referente al tamaño de los ascomas, más reducidos y turbinados en este último taxón, y en la morfología, dimensiones y tipo de ornamentación esporal: ascósporas más grandes con ornamentación mucho más compleja en Ruhlandiella reticulata. GALÁN & MORENO (op. cit.) y HANSEN (in ERIKSSON, 2000) ya habían sugerido entonces una posible sinonimización de Muciturbo y Ruhlandiella, lo que, aún a falta de los pertinentes y necesarios estudios moleculares, nos parece ahora claro y evidente.

Fig. 3 - Micrografía de las esporas (SEM) de Ruhlandiella reticulata (izquierda) y Ruhlandiella truncata (derecha). Barra = 10 m.

Los tres hongos ahora encuadrados en Ruhlandiella parecen formar ectomicorrizas con diferentes especies de Eucalyptus, Acacia, Casuarina, Melaleuca y otras plantas alóctonas introducidas. La acción previa del fuego sobre el substrato pudiera ser determinante, ya que en todos los casos, nuestros hallazgos y otros muchos descritos en la literatura (WARCUP, 1990) ocurren en zonas arboladas previamente incendiadas.

AGRADECIMIENTOS

A M.A. Castellano por su determinación de Muciturbo truncatus y a R.P. Korf por sus sugerencias sobre los géneros Ruhlandiella, Smardaea y Sphaerosoma. A A. Rodríguez por sus observaciones sobre R. berolinensis; M.A. Miranda por la corrección crítica del texto y finalmente a A.J. Quintana, responsable del Servicio de Microscopía Electrónica de Barrido y Microanálisis EDS de los Servicios Comunes de Investigación de la Universidad de Oviedo, por su paciente colaboración en el estudio ultramicroscópico de las muestras.

BIBLIOGRAFÍA

DISSING, H. & R.P. KORF (1980). Preliminary studies in the genera Ruhlandiella, Sphaerosoma and Sphaerozone (Order Pezizales). Mycotaxon 12 (1): 287-306.

ERIKSSON, O.E. (2000). Notes on ascomycete systematics. nº 3015. Muciturbo. Myconet 5: 1-35. http://www.fieldmuseum.org/myconet/printed_v5.asp.

GALÁN, R. & G. MORENO (1998). Ruhlandiella berolinensis, an exotic species in Europe. Mycotaxon 68: 265-271. HANSFORD, C.G. (1956). Australian fungi III. New species and revisions (continued). Proc. Linn. Soc. N.S.W. 81 (1): 38. HENNINGS, P. (1903). Ruhlandiella berolinensis P. Henn. n. gen. et n. sp., eine neue deutsche Rhizinaceae. Hedwigia 42: 22-24.

RODWAY, L. (1919) (1920). Spragueola mucida sp. nov. Papers of the Royal Society of Tasmania: 114.

WARCUP, J.H. (1990). Occurrence of ectomycorrhizal and saprophytic discomycetes after a wild fire in a eucalypt forest. Mycol. Res. 94 (8): 1065-1069.

WARCUP, J.H. & P.H.B. TALBOT (1989). Muciturbo: a new genus of hypogeous ectomycorrhizal Ascomycetes. Mycol. Res. 92 (1): 95-100.

Catalana de Micologia, vol. 33: 23-30;

Ruhlandiella reticulata (P.H.B. Talbot) E. Rubio, R. Tena, J. Ormad & A. Suárez
Ruhlandiella truncata (P.H.B. Talbot) E. Rubio, R. Tena, J. Ormad & A. Suárez

MARCELLEINA PARVISPORA (ASCOMYCOTA, PEZIZALES), A NEW MARCELLEINA SPECIES FROM CATALONIA (SPAIN)

E. RUBIO ¹, M. TABARÉS ² & A. MARTÍNEZ ²

1- C/ José Cueto, 3, 5º B. E-33400 Avilés (Asturias). E-mail enrirubio@mrbit.es

2- Societat Catalana de Micologia, carrer de la Marina, 94, 1º 4ª, E-08028 Barcelona. E-mail mtabac@hotmail.com

SUMMARY. Marcelleina parvispora (Ascomycota, Pezizales), a new Marcelleina species from Catalonia (Spain). Marcelleina parvispora sp. nov. (Pezizales, Ascomycota) is described as a new ascomycete species from Catalonia (NE of continental Spain). This first Spanish collection belongs to a new, apparently saprotrophic species that grows in Eucalyptus sp. plantations. A comparison is made with related European species of Marcelleina.

Key words. Fungi, taxonomy, Eucalyptus, Ascomycota, Pezizales, Marcelleina

RESUMEN. Marcelleina parvispora sp. nov. (Pezizales, Ascomycota), una nueva especie de ascomicete, aparentemente saprobia en plantaciones de Eucalyptus sp., procedente de Cataluña (NE de España continental). La descripción se acompaña de fotografías macro y microscópicas de sus singulares caracteres y de su comparación con algunas especies europeas próximas.

Palabras clave: Hongos, taxonomía, Eucalyptus, Ascomycota, Pezizales, Marcelleina

MATERIAL AND METHODS

Standard methodology for this type of study was followed: examination under binocular microscope (Nikon Eclipse E-400) and preparation of samples for microscopic study in water, cotton blue, KOH and Melzer’s reagent. Macroscopic photographs were taken with a Canon EOS 500 D camera fitted with an EF60 mm macro lens. Microscopic photographs were taken with a Nikon D-70 camera fitted with a trinocular eyepiece, with exposure of 1/3 s at a magnification of 1000 and of 1/15 s for a magnification of 400, all at ISO 200. Samples were dried and covered with a 28-30 nm layer of gold, before being studied under a JEOL SSM6100 scanning electron microscope (SEM). Finally, the remaining material was dried, registered and stored in the herbarium of the Catalonian Mycological Association (Societat Catalana de Micologia, SCM, BCN Universitat de Barcelona) and in the private herbarium of one of the authors (ERD).

Marcelleina parvispora E. Rubio, M. Tabarés et A. Martínez sp. nov.

Mikobank: MB519608.

Etymology: parvispora, latin, referring to its small size of spores.

Apothecia sessilia vel subsessilia, raro leviter stipitata, 5-14 mm in diam., leniter turbinata vel cupuliformis, deinde complanata. Hymenium laevis, albidum vel roseo-incarnatum (Séguy nº 204205 ‘incarnat’) usque roseo-violaceum (Séguy nº 16 ‘amarante rose’). Margo furfuraceo vel leviter tomentoso, concolor. Caro usque 1,5 mm crassa, idem atque hymenio colorata. Ascosporae globosae, (7,5) -8-9 (10,7) µm in diam., laeves, guttulatae. Hymenium 180-

230 µm crassus. Asci cylindracei, 162-212 × 9-11 µm, octosporati, operculati, tunica non amyloidea. Paraphyses filiformes, septatae, ramosae vel furcatae, luteolae, tortuosae vel moniliformis; apices 2,3-11,9 µm in diam. Excipulum subhymenialis 100-150 µm crasso, textura globulosa, e hyphis 15-55 µm diam. composito. Exipulum medullaris 300 µm crasso, textura intricata, ex hyphis cylindraceis et 15-55 µm diam. composito. Excipulum ectale textura globulosa, ex cellulis vesiculosis, 15-30 µm latis, 2-3 catenatae composito. Margo apotheciorum pilis elongati, usque ad 175 × 10 µm, cum tunica hyalina, instructus.

Holotypus prope locus Llagostera (La Selva) dictam, in Catalonia (Hispania), a A. Martínez lectus, 28-II-2009, 100 m altitudinis, ad humus sub Eucalyptus sp. In herbario SCM A-1088 (BCN, Universitatis Barcinonensis) servatus; isotypus in herbario ERD-4.703.

Fig. 1.- Marcelleina parvispora E. Rubio, M. Tabarés & A. Martínez; A) Ascospores; B) Asci; C) Paraphyses; D) Subhymenium; E) Medullary excipulum; F) Ectal excipulum.

Apothecia, 5-14 mm in diameter, sessile or subsessile, rarely substipitate, subturbinate when young, later cup-shaped, flattened or semi-flattened when old. Hymenium smooth and regular, whitish, salmon pink (Séguy no. 204-205: ‘incarnat’) or pinkish violaceous (Séguy no. 16: ‘amarante rose’), rose beige and sordid when old. Margin regular, never depressed, furfuraceous, showing some hyaline hairs, poorly differentiated, striped with a more intense colour. Base shows a typical bundle of saffron-coloured hairs anchoring the apothecia. Flesh up to 1.5 mm thick, of the same colour as the hymenium.

Ascospores (7.5)-8-9 (10.7) µm, hyaline, smooth, perfectly spherical, with oleaginous multiguttulate content. Hymenium 180-230 µm wide. Asci 162-212 × 9-11 µm, operculate, IKI (-), octosporic, with spores uniseriate, arising from croziers. Paraphyses slender, with yellowish pigment, multiseptate and very branched, with the tips 2.3-11.9 µm thick, straight or undulating, sometimes clearly recurved or uncinate and very heterogeneous: attenuated, inflated, tuberculate, sometimes with moniliform segments, bifurcate, sinuous and sometimes with lateral protuberances, little or scarcely protruding beyond the general level of the hymenium. Upper medullary excipulum 100-150 µm, with textura globulosa, of elements 15-55 µm wide. Lower medullary excipulum 300µm, with textura intricata of cylindrical hyphae, 10-45 µm wide, constricted at the septa. Some vesiculose hyphae can also occasionally be observed in this layer. Ectal excipulum 150 µm, with a textura globulosa of vesiculose hyphae, 15-30 µm wide, which are arranged perpendicular to the surface and with their elements linked in bundles of 2-3 cells, making the surface pruinose. Near the apothecial margin one can see some scattered hyphoid hairs, hyaline, aseptate or 1-septate, up to 175 × 10 µm, cylindrical, obtuse, with thin walls arising from the vesiculose hyphae of the ectal excipulum. The thickness of the different flesh layers has been measured on young apothecia and with the hymenium not definitively exposed.

Marcelleina parvispora E. Rubio, M. Tabarés & A. Martínez (Holotypus).

Apotecios de 5-14 mm de diámetro, sésiles a subsésiles, subturbinados cuando son jóvenes, luego acopados y finalmente aplanados. Himenio liso y regular, de color blanquecino, sonrosadoasalmonado (Seguy nº 204-205: “incarnat”), sonrosado violáceo (Seguy nº16: amarante rose), beige sonrosado sórdido en la vejez. Margen regular, nunca hendido, furfuráceo, provisto de algunos ralos pelos hialinos poco diferenciados, ribeteado de un color algo mas intenso. Base provista de típicos mechones de color azafranado que sirven de anclaje al substrato. Carne de hasta 1,5 mm de grosor, del mismo color que el himenio.

Ascosporas de (7,5) -8-9 (10,7), esféricas, lisas con contenido oleaginoso multigutular. Himenio de 180-230 µm de grosor. Ascos de 162-212 × 9-11 operculados, no amiloides, provistos de uncínulos, octosporados, con las esporas uniseriadas. Paráfisis filiformes con pigmento amarillento, multiseptadas, ricamente ramificadas, con los ápices de 2,3-11,9 µm de anchura, provistas o no de segmentos monoliformes, bifurcadas, sinuosas, y en ocasiones, con protuberancias laterales, poco profundas, poco protrusivas sobre el nivel de los ascos. Excípulo medular superior de 100-150 µm con textura globulosa, compuesto por elementos de 15-55 µm de grosor. Excípulo medular inferior de 300 µm con textura intricata, compuesto por elementos cilíndricos de 10-45 µm de grosor, constreñidos en los septos. En este estrato puede también observarse ocasionalmente alguna hifa vesiculosa. Excípulo ectal de 150 µm con textura globulosa compuesta por hifas vesiculosas de 1530 µm de ancho, que hacia el exterior forman fascículos encadenados de 2-3 células. En el margen de los ascomas se pueden observar algunos pelos hifoides hialinos de hasta 175 × 10 µm, generalmente no tabicados, raramente provistos de un único septo, cilíndricos obtusos, con paredes delgadas, que nacen de las hifas vesiculosas del excípulo ectal. Los espesores de las diferentes capas de la carne han sido tomados en los ascomas jóvenes con el himenio no definitivamente expuesto.

COLLECTION EXAMINED. Spain, Catalonia, Girona, Llagostera (UTM 31T 0492476-4630314), alt. 100 m, on acidic humus-rich soil above granite, in a plantation of Eucalyptus sp. pl, probably saprotrophic, 28-II-2009, leg. A. Martínez, SCM A-1088 (holotypus), isotypus in ERD-4.703.

OBSERVATIONS. The species, proposed as new, differs in the smaller size of its spores from the group of species of the same genus having smooth and spherical ascospores. The closest taxa seem to be: M. atroviolacea (Delile ex De Seynes) Brumm., with dark purple fruit body and ascospores of 9-11 µm (MORAVEC, 1987), M. benkertii Moravec, flat shaped or briefly cupulate, with ascospores of 9-10-11.5-(12) µm (MORAVEC, op. cit.), and the exotic M. chopraiana (L.R. Batra) S.C. Causal, with ascospores of (11)-14-17 µm (fide BATRA, 1961).

ACKNOWLEDGEMENTS

We wish to thank A.J. Quintana Garcia, head of the Servicio de Microscopia Electrónica de Barrido y Microanálisis EDS of the Servicios Comunes de Investigación of Oviedo University, for his patient collaboration in the ultramicroscopic study of our material, J. Llistosella for the latin diagnosis, and S. Tabarés and I. Suarez for the English translation of the text.

REFERENCES

BATRA, L.R. (1960). New species of discomycetes from India, II. Mycologia 52: 665-667.

MORAVEC, J. (1987). A taxonomic revision of the genus Marcelleina Mycotaxon 30: 473-499.

LANTIERI, A. & FISTER, D.H. (2010). Marcelleina mediterranea. A new species of Marcelleina from Italy. Mycotaxon vol. 111, pp. 465-469.

Fig. 2.- Marcelleina parvispora E. Rubio, M. Tabarés & A. Martínez; micrograph SEM of spores.

L’ÚS DELS ESCLEROCIS DE CLAVICEPS PURPUREA DINS LA MEDICINA POPULAR ANDORRANA

M. NIELL 1, J. GIRBAL 2 i L. RIBAS 3

1- Centre d’Estudis de la Neu i de la Muntanya d’Andorra (CENMA) de l’Institut d’Estudis Andorrans (IEA). Av. Rocafort, 21-23. Edifici Molí, 3er pis Sant Julià de Lòria AD600- Andorra. E-mail: mniell.cenma@iea.ad

2- Unitat de Botànica. Dept. Biologia Animal, Vegetal i Ecologia. Universitat Autònoma de Barcelona. 08193 Bellaterra, Barcelona.

3- Societat Catalana de Micologia, carrer de la Marina 96, 1er 4a, E-08028 Barcelona

RESUM. Es reporta l’ús del Claviceps purpurea (Fr.) Tul. en la medicina tradicional d’Andorra i l’Alt Urgell, segons les dades de diversos informants, que esmenten que era emprat per les llevadores. Aquest ús sembla estar lligat a un coneixement expert per part de les persones especialitzades en obstetrícia.

Paraules clau: Claviceps purpurea, oxitòcic, abortiu, Andorra, Alt Urgell.

ABSTRACT. The use of the Claviceps purpurea (Fr) Tulle. is reported from the traditional medicine of Andorra and the Alt Urgell according to information of some interviewed people during our study of the ethnobotany of Andorra. This fungi was used by midwifes and seems to be restricted to the people specialized in obstetrics of the traditional society.

Key words: Claviceps purpurea, oxitocic, abortive, Andorra, Alt Urgell.

INTRODUCCIÓ

El part és un dels moments crítics a la vida de qualsevol persona, tant per les mares com pels nadons. A l’antiguitat, el nombre de defuncions com a conseqüència de complicacions en el part era força elevat. Aquestes són encara avui dia, una causa important de defunció de moltes dones. Segons dades de la UNICEF (2007), cada any moren 500.000 dones a conseqüència del part; a l’Àfrica subsaharia, indica l’esmentat informe, hi moren 1 de cada 22 dones. Una de les principals causes de mortaldat durant el part és l’hemorràgia postpart (HERTOG, 2000). De les moltes substàncies que s’han emprat per estimular el part i evitar les hemorràgies, així com per ajudar a expulsar la placenta, hi ha els esclerocis de la banya del sègol (Claviceps purpurea (Fr.) Tul.). L’estudi del seus alcaloides va portar a purificar l’ergonovina i l’ergometrina, emprades a l’actualitat com a oxitòcics.

El seu ús en la farmacopea tradicional ha estat reportat en un gran nombre de treballs a l’Europa Central, però poques dades s’han recollit de l’Europa mediterrània, malgrat que el consum dels esclerocis del Claviceps amb finalitats enteogèniques s’ha relacionat amb els cultes a la deessa Demèter que tenien lloc al santuari d’Eleusis, prop d’Atenes (WASSON et al, 1980). La troballa de restes d’esclerocis en un suposat santuari a les deesses Demèter i Persèfone localitzat a Mas Castellar a Pontós (Girona), (GUERRA & LÓPEZ, 2005) podrien avalar la hipòtesi de WASSON et al. (1980). En aquest estudi hem recollit informacions referents a l’ús dels esclerocis de Claviceps purpurea practicat en obstetrícia per les llevadores dels pobles del Pirineu, Es tracta d’un ús poc documentat fins la data en el territori de parla catalana.

METODOLOGIA

L’àrea de treball inclou tot el que comprèn les Valls d’Andorra, però també hem inclòs les zones d’influència properes, com poden ser els terrenys limítrofs de l’Alt Urgell, en especial Os de Civís, amb una sortida natural que drena, a través del riu d’Os, a Sant Julià de Lòria, a Andorra.

L’eina de recerca bàsica han estat les entrevistes a la gent gran del país que ha viscut, o que recorda, la vida en la societat tradicional. Les entrevistes són gravades en format digital i emmagatzemades per tal de ser transcrites posteriorment. El nombre de persones entrevistades es situa al voltant de la cinquantena, d’aquests vora el 70% eren dones i el 30% homes. L’edat mitjana ha estat d’aproximadament 78 anys. La gran majoria eren nascudes a Andorra, de família andorrana, i algunes provenien de l’Alt Urgell, del Pallars Sobirà o de la Cerdanya.

Claviceps purpurea ha estat identificat a través de les descripcions, dels dibuixos i de les fotografies d’espigues del cereal infectades amb l’escleroci del fong, que foren mostrades a les persones entrevistades.

HISTÒRIA DE L’ÚS EN LA MEDICINA POPULAR DELS ESCLEROCIS DE CLAVICEPS PURPUREA COM A UTEROTÒNICS

Les principals referències mundials que tenim d’aquest fong són d’informacions indirectes que provenen de fonts bibliogràfiques, i ens parlen de les intoxicacions provocades del consum de pa fet amb farina contaminada amb els esclerocis, un enverinament conegut com a ergotisme o mal de Sant Antoni. La malaltia es manifestava per gangrena de les extremitats o per moviments compulsius i deliris i sovint acabava amb mutilació o mort de les persones enverinades (HOFMANN, 1972, PIETER et al., 1995, OTT, 2000, SCHULTES et al. 2000; ILLANA, 2008, 2009).

Les referències de l‘ús d’aquest fong en la farmacopea popular indiquen que va ser emprat principalment en obstetrícia per induir el part a les dones en determinades regions d’Europa (OTT, 2000). A la Xina, Chou Kung (1.100 aC.) esmenta que els esclerocis eren emprats en obstetrícia (ILLANA, 2008).

Les primeres dades que tenim són de Lonitzer, metge, botànic i naturalista alemany que va afirmar, a l’any 1582, al seu llibre Kreuterbuch: “las mujeres creen que estas puntas [en referència als esclerocis del Claviceps] de trigo son una buena ayuda y una medicina eficaz contra los dolores del embarazo y del parto que sufren las madres cuando se toman tres veces al día y se guarda reposo.” (citat en SCHULTES et al., 2000, pg 104, de. L’ed. espanyola). Aquesta citació es complementa amb la descripció que fa PIETER et al. (1995) del mateix treball de Lonitzer, on indica que aquest autor utilitza 3 esclerocis per estimular les contraccions uterines del part. Camerarius, al 1683, assenyala que era un remei popular a Alemanya per accelerar el part, (PEREIRA, 1853)(citació extreta de la pàgina web: http: //www.henriettesherbal.com/eclectic/pereira/secale-corn.html) El farmacèutic De Lloyd (1911) (citació extreta de la pàgina web: http: //www.henriettesherbal.com/eclectic/lloyd-hist/claviceps.html), indica que el seu ús també va ser referenciat per John Ray, botànic i metge britànic, al 1693; per Rathland, metge holandès, al 1747 i per Desgranes, un metge de Lió, al 1777.

El metge Paulizky, al 1787, va fer la primera descripció dels esclerocis en una revista mèdica i el va designar amb el nom de “Pulvis partum” (PIETER et al., 1995). A l’any 1808, entrarà a la medicina oficial com a uterotònic gràcies al metge nord-americà John Stearns (OTT, 2000; HOFMANN, 1972, PIETER et al. 1995) que esmenta que s’han d’administrar 5-10 grams (PIETER et al. 1995) per part.

Com a conseqüència dels efectes adversos que provoquen la resta dels alcaloides dels esclerocis, (nàusees, vòmits violents, contraccions de l’úter) i sobretot a partir de l’article de Hosack, publicat al 1824, on esmentava alguns casos de morts de la mare per ruptura de l’úter, la utilització dels

esclerocis va disminuir en la medicina oficial (PIETER et al. 1995). HOFMANN (1972) assenyala que Hosack va recomanar que només s’utilitzés per controlar l’hemorràgia post-part. Al 1828, el metge escocès Adam Neale escriu una monografia de l’ús dels esclerocis del Claviceps purpurea del sègol, on se’ls considera indicats per estimular el part, però també alerta dels perills de ferir el nen com a conseqüència de les violentes contraccions uterines que provoca (DUNN, 1993).

PEREIRA (1853) (cita extreta de la pàgina web: http: //www.henriettesherbal.com/eclectic/pereira/ secale-corn.html), indica que s’empra en els següents casos:

- per estimular el part quan les contraccions de l’úter són molt febles o quan tenen lloc hemorràgies durant el part (en casos de leucorrea i gonorrea).

- per ajudar a retenir la sang en les hemorràgies, durant el part (en casos de leucorrea i gonorrea).

- per provocar l’expulsió de la placenta quan la seva retenció depèn de les contraccions del úter (en casos de leucorrea i gonorrea).

- per provocar l’expulsió de coàguls sanguinis i pòlips de l’úter (en casos de leucorrea i gonorrea).

- per provocar avortaments (en casos de leucorrea i gonorrea).

- per contenir la sang en tota mena d’hemorràgies (PEREIRA indica que calen noves evidències per indicar el seu poder com antihemorràgic) (en casos d’amenorrea).

Continuant amb el mateix autor, també indica que les formes d’administració són les següents:

- en forma de pólvores: que es preparen triturant els esclerocis.

- en infusió: fragmentant primer els esclerocis en partícules gruixudes que es deixen en infusió durant 1 hora en un pot tapat.

- en forma de tintures: els esclerocis es deixen macerar diversos dies en un alcohol rebaixat.

Alguns derivats dels alcaloides del Claviceps purpurea encara són emprats en obstetrícia, sobretot després que al 1932 es va sintetitzar l’ergometrina (Velázquez, 1942; Den Hertog et al. 2001), encara en ús en forma de maleat d’ergometrina o maleat de metilergometrina. L’ergometrina és utilitzada per evitar les hemorràgies post-part per i estimular les contraccions de l’úter per expulsar la placenta (LIABSUETRAKUL et al. 2007), tot i que, segons el mateix autor, incrementen el risc de vòmits, elevació de la pressió sanguínia derivada de la vasoconstricció i el pànic després del naixement i també hi ha el risc que, amb les constriccions de l’úter quedi atrapada la placenta (MAUGHAN et al 2006).

A part dels preparats que comercialitzen diverses companyies farmacèutiques, VELÁZQUEZ (1942) indica que els esclerocis de Claviceps es poden administrar en pols i que es prenen 2-3 cops al dia, en dosis de mig gram.

És molt probable que aquest fong encara fos emprat en la medicina popular fins temps recents. FONT I QUER (2005) indica que havia vist que els esclerocis del Claviceps es venien lliurement a Galícia a l’any 1935, i que aquest comerç va quedar intervingut per l’estat després de la Guerra Civil. És a destacar, però, l’escàs nombre de referències en tractats d’etnobotànica sobre l’ús d’aquest fong en obstetrícia, sobretot tenint en compte que durant el renaixement sembla haver estat un remei d’ús comú per ajudar al part o per disminuir les hemorràgies del part.

Una de les darreres referències sobre el seu ús en obstetrícia popular està recollida en un Memoràndum mèdic del 1958 (BRIDGER I RODA, 1958), on assenyalen la mort d’una noia de 20 anys en induir-se un avortament amb el consum de comprimits de banya de sègol i comenta que és una pràctica de les llevadores emprar-lo per tallar les hemorràgies post-part sense prescripció mèdica, o en veterinària.

Els esclerocis de Claviceps són la base de nombrosos preparats farmacèutics, no només de medicines orientades a solucionar els problemes del part. ILLANA (2009) esmenta altres usos mèdics, com poden ser: les migranyes, la malaltia de Parkinson, casos d’insuficiència cerebrovascular o bé pel tractament de la malaltia d’Alzheimer.

ÚS DELS ESCLEROCIS DE CLAVICEPS PURPUREA EN OBSTETRÍCIA POPULAR A ANDORRA

L’ús medicinal en obstetrícia dels esclerocis del Claviceps purpurea als Pirineus és quasi desconegut. Als principals llocs on s’han realitzat estudis etnobotànics dels Pirineus Orientals, el seu ús encara no havia estat reportat per escrit (Antoni Agelet en els dos Pallars; Joan Muntané per la Cerdanya i Luís Villar pel Pirineu Aragonès, com. pers.) i és molt probable que aquest coneixement hagi desaparegut. Muntané (com. pers.) indica que un informant de la Cerdanya coneixia els esclerocis amb el nom de “sègol boig”. El seu ús a la Península Ibèrica pot haver estat freqüent, però aquest coneixement quasi ha desaparegut, quedant referències del seu ús per ajudar al part al bestiar, o bé per què era recol·lectat per vendre’l a companyies farmacèutiques a llocs com Zamora, Salamanca, Extremadura i Galícia (BLANCO, com. pers.) o a l’Aragó (Villar, com. pers.).

Una altra dada que cal remarcar, l’aporta RIGAT et al. (2006), indicant una altra espècie de fong, en aquest cas el carbó Urocystis occulta, paràsit de les espigues dels cereals, que es prenia en medicina humana en forma de tisana com abortiu. La utilització dels carbons com a oxitòcic encara està pendent de confirmació a l’espera que hi hagi més informacions sobre el seu ús tradicional o sobre la seva composició química.

D’entre la cinquantena de persones entrevistades a Andorra, cinc ens han comentat que coneixen els esclerocis del Claviceps purpurea. D’aquests, tres el coneixen amb el nom de “blat mascle”: una dona de Castellnou de Carcolze (edat aproximada d’uns 75 anys), a la comarca de l’Alt Urgell, limítrof amb la Cerdanya, una dona de Sant Julià de Lòria (edat 78 anys l’any de l’entrevista que va ser el 2007) i una dona d’Andorra la Vella 83 anys al 2007). Una quarta persona és una dona d’Erts, a la Parròquia de la Massana, de 84 anys al 2007, i només coneix el Claviceps com “unes llavors negres del sèguel”. Tots els entrevistats van comentar l’associació entre el part i els esclerocis i algunes persones ens van indicar que era usada com a ajudant del part. En un cas, ens van comentar que també s’havia utilitzat com abortiu. La persona de Castellnou de Carcolze ens va indicar que:

- Descripció i ecologia: “El blat mascle neix de l’espiga del blat, [les llevadores] es tornaven queiques per trobar una espiga amb blat mascle, normalment només hi havia al sègol, d’aquelles coses negres n’hi havia 4-5 i quan veien una espiga d’aquelles semblava que tenien el cel obert.”

- Ús: “No sé si era per ajudar el part, alguna llevadora vella us ho diria.”

La dona informant de Sant Julià de Lòria ens va donar una informació més detallada del seu ús:

- Descripció i ecologia: “Blat mascle es un blat que és blat séguel, se sembre a la primavera, quan grana surten els grans aquets, al juny o juliol, però això normalment és per quan les dones van de part.” “Ha de ser blat séguel. Creix en el séguel sembrat a la primavera, el sembrat a la tardor no en fa. El blat mascle es fa als camps.” Quan li vam preguntar si sabia si creixia silvestre sobre altres plantes la seva resposta va ser categòrica indicant que només creixia en el sègol.

- Ús: “El feien servir quan tenien una senyora que anava de part i no podia i això es veu que dilatava” “El blat mascle quan les dones van de part se’ls hi fa una aigua per què això els hi eixampla.” La resposta a la pregunta sobre el seu efecte tòxic va ser: “Jo no ho crec per què sinó totes les dones d’aquest país ja serien mortes.”

- Preparació: “El prenien amb aigua, donaven a beure aquella aigua” “Els hi posaven blat mascle i corona de rei [Saxifraga longifolia].”

CONCLUSIONS

A partir d’aquestes dades podem concloure que les llevadores tradicionals empraven els esclerocis per estimular el part. Ens faltaria saber si l’utilitzaven com a uterotònic o per evitar les hemorràgies post-part o per les dues coses, malgrat que una de les nostres informants ens ha comentat que

prenien els esclerocis per què els “dilatava” o “eixamplava”, cosa que ens porta a pensar que el seu efecte seria més com a uterotònic.

Ens falta molta informació sobre la preparació del medicament: quantitat d’esclerocis per litre d’aigua, com es feien les decoccions a les que la informant de Sant Julià sembla referir-se, el temps d’ebullició o d’infusió. I tampoc sabem la posologia, ni quan ni com les dones prenyades empraven aquesta decocció.

Un altre element a considerar és el reduït nombre de persones que coneixen l’ús dels esclerocis. Pensem que això podria ser la conseqüència de dos fenòmens:

- Poca gent coneix Claviceps purpurea, per què es tractaria d’una espècie rara a Andorra.

- El seu ús era reservat a determinades persones, que serien les llevadores, encarregades de preparar els remeis, tal i com observa AGELET (com pers.). Aquesta idea es pot veure avalada si tenim en compte les opinions de l’informant de Sant Julià, que ens indica que era subministrat a moltes de les dones en el moment d’anar de part.

També cal destacar el desconeixement sobre el seu efecte tòxic, tenint en compte que es tracta d’una espècie que, com ja s’ha indicat, ha estat assenyalada com la causa de múltiples desordres vasculars, que provocaven gangrena i espasmes musculars.

Aquest treball conté un exemple del fet que la gent sempre s’ha servit d’allò que té més a l’abast per satisfer les seves necessitats materials en la seva vida de cada dia. En aquest cas, s’ha mostrat que un moment crític en la vida de les dones, com és el part, es veia dirigit per llevadores que coneixien i aplicaven uns productes de gran toxicitat, com són els esclerocis del Claviceps. Però aquest coneixent, com passa a una gran part del saber tradicional referent a moltes plantes remeieres, que definia una relació entre l’home i el medi que el circumda, està quasi desapareixent, ja que cada cop són menys les persones que identifiquen determinades plantes o fongs i que recorden els seus usos.

AGRAÏMENTS

Volem agrair a A. Agelet les seves observacions a l’hora de redactar l’article, així com a L. Álvarez, que ens va aportar informació bibliogràfica, i a les informacions que ens han donat E. Blanco, J. Mutaner i L. Villar.

BIBLIOGRAFIA

BRIDGER, M.G. I RODAN, K.S. (1958). Medical Memorandum. Ergot Poisoning Causing Death in Pregnancy. British Medical Journal, Jan. 4, 28.

DEN HERTOG, C.E.C., GROOT, A.N.J.A., VAN DONGEN, P.W.J. (2001). Historia y uso de los oxitócicos. European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology (Ed. Española) 2001: 315-319.

DUNN, P.M. (1993). Perinatal lessons from the past. Adam Neale (c1780-1832) and ergot of rye. Archives of Disease in Childhood, 68: 617-618.

FONT I QUER, PÍUS. (2005, 7ena ed.). Plantas medicinales. El Dióscorides renovado. Ed. Península.

GUERRA, E. & LÓPEZ, J.A. (2006). El registro arqueobotánico de plantas psicoactivas en la prehistoria de la Península Ibérica. Una aproximación etnobotánica y fitoquímica a la interpretación de la evidencia. Complutum 17: 7-24.

HOFMANN, A. (1972). Ergot-A rich source of pharmacologically active substances. En: Plants in the developments of modern medicine. Eds. T. Swain. Harvard University Press. Cambridge. 235-260.

ILLANA, C. (2008). El cornezuelo del centeno (I): Biología, Historia y Ergotismo. Bol. Soc. Micol. Madrid, 32: 293-306.

ILLANA, C. (2009). El cornezuelo del centeno (II): Brujería, Medicina y Contenido en Alcaloides. Bol. Soc. Micol. Madrid, 33: 263-272.

LIABSUETRAKUL, T.; CHOOBUN, T.; PEEYANANJARASSRI, K. I ISLAM, QM. (2007). Prophylactic use of ergot alkaloids in the third stage of labour. Cochrane Database of Systematic Reviews 2007, Issue 2.

MAUGHAN, K.L.; HEIM, S.W.; GALAZKA, S.S. (2006). Preventing postpartum haemorrhage: Managing the third stage of labour. American Family Physician. www.aafp.org/afp.

PIETER, W.J. I AKOSUA, N.J.A. (1995). History of ergot alkaloids from ergotism to ergometrine. Eur. J. Obstet. Gynecol. Reprod. Biol. 60: 109-116.

RIGAT, M., GARNATGE, T. I VALLÈS, J. (2006). Plantes i gent. Estudi etnobotànic de l’Alta Vall del Ter. Centre d’Estudis Comarcals del Ripollès. 634 pp.

SCHULTES, R.E. I HOFMANN, A. (2000). Plantas de los Dioses. Origenes del uso de los alucinógenos. Fondo de Cultura Económica. México. 220 pp.

OTT, J. (2000, 2on ed.). Pharmacotheon. Drogas enteogénicas, sus fuentes vegetales y su historia. Ed. La Liebre de Marzo. Barcelona. 629 pp.

VELÁZQUEZ (1942). Terapéutica con sus fundamentos de farmacología experimental. Editorial Científico-Médica. Barcelona. 3a ed 1267 pp.

WASSON, R.G.; HOFMANN, A.; RUCK, C. (1980). El camino a Eleusis. Fondo de Cultura Económica. México. 240 pp. http: //www.henriettesherbal.com.

UNICEF (2007). Progreso para la infancia. Número 6. Ed. UNICEF.

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
RCMIC, 32 by Institut d'Estudis Catalans - Issuu