T EATRO
di Luisa Del Prete
La vulnerabilitĂ dellâessere umano al Pompeii Theatrum Mundi Intervista allâattore Marco Baliani e allo scrittore Franco Marcoaldi
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itorna nel Teatro Grande degli Scavi Archeologici di Pompei, la rassegna di spettacoli del Pompeii Theatrum Mundi. Dopo un anno di assenza, causa covid, il teatro riprende grazie a questâiniziativa del Teatro Nazionale di Napoli. Numerosi gli artisti che si sono esibiti su quel palcoscenico e che continuano a fare la storia del teatro contemporaneo. Tra questi, lâattore Marco Baliani e lo scrittore Franco Marcoaldi, hanno portato in scena lo spettacolo âLa quinta stagioneâ. Un vero e proprio viaggio nellâinterioritĂ dellâuomo moderno che, con le sue fragilitĂ e la sua vulnerabilitĂ , deve continuare a mettersi in gioco e a provarci. Li abbiamo intervistati dopo la prima messa in scena, ricca di suggestivitĂ ed emozione. Franco Marcoaldi-Marco Baliani: comâè nato questo connubio? ÂŤIn modo del tutto casuale e, allo stesso tempo, magico. Da quando io e Marco ci siamo incontrati è scattato qualcosa parlando del lavoro, ma parlando anche di altro: io credo molto nellâamicizia e penso anche che tanto piĂš la politica naufraghi tanto piĂš lâamicizia diviene una condizione indispensabile di fare comunitĂ tra gli esseri umani. Inoltre, Marco ha compiuto, con questo spettacolo, davvero un piccolo miracolo. Nello spettacolo non câè una cupezza di fondo, ma câè lâidea di dire allo spettatore come stanno messe male le cose, però allo stesso tempo dare un incoraggiamento perchĂŠ il nostro mondo è pieno di cose meravigliose e si deve affrontare questa âQuinta stagioneâ. Io ho fatto tantissime letture dei miei testi, ma non ho mai visto la capacitĂ di fare, della poesia, un corpo di metamorfosi: la poesia è rimasta poesia, ma ha cambiato pelle diventando teatro. E tutto questo grazie a MarcoÂť cosĂŹ ha affermato lo scrittore Franco Marcoaldi. ÂŤLâamicizia è il simbolo della nostra collaborazione. Abbiamo scoperto di avere una visione del mondo stranamente coincidente ed è stato un incontro molto bello. Franco ha scritto delle parole che, durante lo spettacolo, piĂš ripetevo e piĂš sentivo mieÂť cosĂŹ, invece, ha concluso lâat-
Da sx Franco Marcoaldi e Marco Baliani
tore Marco Baliani. Dopo un anno di lockdown, si ritorna al Pompeii Theatrum Mundi. Comâè rientrare in quel teatro dopo tutto questo tempo? ÂŤHo fatto altri spettacoli da quando abbiamo riaperto, ma la sensazione che ho è quella di una cosa allo stato nascente. Mi spiego, le persone che vengono a vedere lo spettacolo, le sento con uno spirito diverso. Non è quello con cui venivano prima a teatro, ma è come se accettassero la sfida. Li sento molto piĂš complici, come se si stessero mettendo in giocoÂť ha dichiarato Marco Baliani. âAttendi senza pensiero perchĂŠ tu non sei pronto a pensareâ diceva Elliot e viene riportato da voi nello spettacolo. Davvero lâuomo, in questi ultimi tempi, non è pronto a pensare? ÂŤUn poeta italiano che io amo molto, Giorgio Caproni, diceva che la poesia, prima ancora di essere capita, deve essere sentita. Non è che questo va a discapito del pensiero, ma è un arricchimento di esso. Noi viviamo in un mondo iper-formalizzato ed è questa la fine del pensiero. LâindividualitĂ di ogni singola esistenza finisce dentro un modello formalistico-matematico. Il pensiero di cui parliamo noi, invece, è un invito ad estendere le cose che viviamo ed a viverle con tutti i
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sensiÂť ha precisato Franco Marcoaldi. ÂŤQuesto è il lavoro che io provo a fare principalmente a teatro, sia quando sono da solo che quando faccio regia. Il âcorpo narranteâ ovvero le parole che escono se câè un corpo che le porta. Un corpo fatto di gesti, di posture, di movimenti, ed è questo che io voglio sempre portare in scena. Il tutto cercando sempre di non recitare, cercando di non far sentire lâenfasi, la tecnica dellâattore. Lâarte è puro artificio e il lavoro dellâartista è proprio quello di nasconderloÂť ha continuato Marco Baliani. ÂŤIn questo Marco è unico, perchĂŠ vuole davvero arrivare a toccare la âcosaâ. Anche se non ci riusciremo mai, però bisogna provarciÂť ha concluso Marcoaldi. Viaggi struggenti nellâinterioritĂ : leggere carezze e, allo stesso tempo, forti strattonate. Mettere in scena i sentimenti e portare in scena lâuomo vulnerabile. PerchĂŠ nel 2021, vivendo in una societĂ di âuomini potentiâ, câè necessitĂ di far vedere lâuomo nelle sue fragilitĂ ? ÂŤDopo questa pandemia, la fragilitĂ regna sovrana â sottolinea lâattore Baliani -. Le persone sembrano invulnerabili proprio perchĂŠ hanno paura di quello che hanno scoperto: il genere umano, per la prima volta, si è spaventato. E come si risponde a questa inquietudine? O mostri i muscoli e fai finta di essere piĂš forte, come stanno facendo la maggior parte delle nazioni, o fregandosene e facendo finta che non esiste nulla, come ha fatto Trump. Il problema reale è che la società è profondamente malata: di questo parla âLa quinta stagioneâ. Una societĂ malata giĂ da molto tempo e tutto questo è uscito fuori, ancora piĂš forte, durante la pandemia. Adesso la fragilità è la nostra forza e dobbiamo esserne consapevoli. âSono un pellegrino disperso nella nebbia accettando il mio stato di indigenzaâ questa è la frase chiave. Noi tutti dobbiamo riuscire ad ammettere la nostra fragilitĂ e partire da questo, ignorando il pensiero di essere superiori a qualcosa. PerchĂŠ, poi, basta davvero un microbo per distruggerciÂť.
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