Inchiostro Fresco - novembre 2018

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Direttore Responsabile: Fabio Mazzari

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ANNO XXXIII / N. 8 - OTTOBRE/NOVEMBRE 2018

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Tra polemiche e salute dell'ambiente parte la nuova

Speciale Caccia in Valle Stura

Parlano i cacciatori e i politici locali

Un reportage sulle cave di Pozzolo F.ro

Nuova raccolta differenziata

Luca e Matteo Serlenga - pag. 5

Valle Scrivia: una bella giornata tra bancarelle e

Il treno storico a Ronco Scrivia

No Tav e Terzo Valico

Luisa Russo - pag. 8

Federica Riccardi - pag. 19

Gian Battista Cassulo - pag. 24

Perché il crollo del Ponte Morandi è l’11 settembre del Capoluogo ligure

Una nuova Superba?

P

rima di fare questa copertina, qui in redazione abbiamo discusso molto tra noi, per poi decidere di mandarla in stampa, perché, anche dalle sensazioni raccolte in giro, la ferita del “Morandi” ha segnato una svolta epocale al pari di quella delle “Torri gemelle”. Lo abbiamo constatato direttamente quando, da poco aperta la ferrovia che da Ovada porta a Genova, vi siamo transitati sotto. Il troncone del ponte a noi più vicino sembrava una mano protesa nel vuoto e nello scompartimento all’improvviso è calato il silenzio con tutti gli occhi in su a vedere quella desolazione. Ma come dal disastro delle Torri gemelle, gli americani, capendo che ormai neppure loro erano al sicuro all’interno dei confini nazionali, hanno saputo scrollarsi di dosso ogni paura ed ora, dopo essersi ripuliti anche dalla "finanza spazzatura", si stanno risollevando con una economia che tira, così è sperabile che anche il nostro Paese, nel vedere materialmente nel Morandi il crollo del nostro vecchio sistema politico, sappia risollevarsi, lasciando spazio al nuovo. E gli spazi a nostro giudizio ci sono, perchè ci sfoziamo fortemente di credere nei giovani tra i quali, speriamo, dovremmo trovare le nuove risorse per il futuro. Il nostro recente e meno recente passato, infatti, non è stato molto edificante ed è sotto gli occhi di tutti. Oggi dunque, dopo il disastro del "Morandi", dobbiamo cambiare pagina, un po’ come nella Genova secentesca dove si accese un contrasto tra i nobili “Vecchi” e i “Nuovi” dal quale ne uscì una Repubblica marinara forte e Superba. La redazione

Genova Trade Center

L’editoriale di GB

Cassulo

L’Italia in pezzi

N

ew York, 11 settembre 2001: due aerei colpiscono le torri del Word Trade Center. Il mondo è testimone di una tragedia, con gli aerei che distruggono gli edifici e le persone che si buttano nel vuoto saltando dagli edifici in fiamme per tentare di salvarsi. L’attacco causerà 2.974 vittime e danni alla società, a più livelli. • La ferita economica, nel perdere edifici centro del commercio nel cuore del capitalismo americano. • Il guasto morale, nel percepire la Patria vulnerabile, nel subire un attacco ancora più diretto di quelli delle guerre tradizionali. • L’incertezza politica: il radicalismo islamico aveva dimostrato di poter sfidare una superpotenza a casa sua, proponendosi come forza meritevole di considerazione. Genova, 14 agosto 2018: crolla una parte del Viadotto sul Polcevera, o “Ponte Morandi”, dal nome del suo creatore. L’incidente interessa la parte della struttura sovrastante la zona fluviale e industriale di Sampierdarena, lunga circa 200 metri. Alla fine, i morti saranno 43, automobilisti in transito ma anche operai al lavoro nell’area ecologica sottostante. Ma la caduta del ponte non è stato solo fenomeno fisico: è stato un terremoto sociale e psicologico, che ha colpito la città a vari livelli. Il numero elevato di vittime. La perdita di un’arteria vitale per il traffico cittadino, che ha riacceso vecchie dispute sulla viabilità, in primis il dilemma Gronda. Il crollo di un’opera da sempre contestata, con pesanti interrogativi sui

I

Un ponte spezzato

L

a tragedia di Genova, anche se attesa perché da anni si sapeva dell’instabilità di questo bello quanto ardito viadotto, progettato e collaudato per ben altri carichi che non quelli che poi vi sono stati fatti passare, ci ha, non solo impressionato, ma fatto esplodere dentro di noi una paura recondita: quella per aver visto da vicino, e per la prima volta, il volto dell’ingordigia e della potenza del denaro. Un ponte instabile che scavalcava i tetti di centinaia di case, sovraccaricato per incassare pedaggi e poi collassato su gente inerme, trascinando con sé vite diverse, infatti ci ha fatto vedere quanto il senso della responsabilità e della pietà umana in questo mondo, dove le distanze tra ricchi e poveri si stanno enormemente dilatando, non esistano più. Guardando dall’alto delle colline di Coronata quelle rovine e quell’apocalisse, non ce la sentiamo di stare zitti ed eccoci qui ancora a scrivere sul “Morandi”.

politici del passato. L’impiego del privato (in questo caso, Autostrade per l’Italia) per la gestione del patrimonio pubblico, con dubbi e incertezze sulla classe. Negli Stati Uniti, l’11 settembre è diventato sinonimo di paura e dolore, con il disperato coraggio di pochi incapace di rispondere all’angoscia di molti. Ha portato a decisioni discutibili in politica estera e ha scavato un solco di diffidenza tra i musulmani e gli altri cittadini americani. A Genova, il fatto è ancora troppo fresco nella memoria per dare giudizi definitivi. Una cosa però è certa: se la città vuole risorgere, ha bisogno di quella voglia di riscatto mostrata nel 2001 dagli americani.

La redazione

due tronconi del “Morandi” che a Genova spaventosamente sovrastano i tetti delle case, rappresentano visivamente il crollo di una classe dirigente che ha fallito la ricostruzione morale e materiale del nostro Paese. Macerie dopo il secondo conflitto mondiale, tra le quali si è consumata la ancor più atroce guerra civile, macerie oggi, dopo il crollo dei vecchi partiti, seppelliti dalla loro stessa demagogia. E su tutto una crisi di valori che non lascia intravvedere un futuro, con i giovani che, quali fantasmi, si stanno muovendo in una selva oscura. Eppure dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia non fu lasciata sola, anzi, trovandosi a ridosso della cosiddetta “Cortina di ferro”, beneficiò largamente della dottrina Truman, per la quale, tra il 1948 e il 1952, nelle casse dello Stato, grazie al "Piano Mashall"; si riversarono ben 1.511 milioni di dollari stanziati dall’E.R.P. (European Recovery Program) per la ricostruzione. Dove sono andati a finire quei soldi? Come sono stati utilizzati? Se fossero stati spesi con oculatezza e lungimiranza forse oggi avremmo le strade, non dico ricoperte d’oro, ma percorribili. Invece abbiamo solo macerie e l’Italia si sta in tutti i sensi sgretolando quasi come una casa costruita più che con le pietre con la sabbia. Gian Battista Cassulo

Matteo Clerici

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