iNBiCi magazine anno 7 – 11/12 Novembre-Dicembre 2015

Page 1

PERIODICO IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

WWW.INBICI.NET

Anno VII n°11 • novembre-dicembre 2015



1

LE CITTA’ DELLA BICICLETTA

Losanna ELEGANZA A CINQUE CERCHI A cura della Redazione

Sul lago di Lemano, dominata dalla sua imponente cattedrale gotica, sorge una delle città più affascinanti della Svizzera. Importante sede universitaria e commerciale, da oltre un secolo ospita anche la sede del Comitato Olimpico Internazionale (CIO)

La cattedrale di Losanna

L

osanna, la seconda città per importanza sul Lago svizzero di Lemano, unisce il carattere di una dinamica metropoli commerciale con la posizione di una località di villeggiatura. Il capoluogo del Cantone di Vaud è inoltre una vivace città universitaria e un apprezzato centro per congressi. La posizione di Losanna è molto pittoresca: quindi, non c’è da stupirsi se il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha impiantato qui la sua sede dal 1914. La città si è sviluppata su tre colline, circondata da vigneti, e il Lago Lemano ai suoi piedi. Sulla sponda francese di fronte s’innalzano imponenti le Alpi Savoiarde. Lo stupendo centro storico è per lo più chiuso al traffico. I piccoli vicoli con caffè e boutique caratterizzano l’immagine del cuore medievale di questa

città. Il centro storico è dominato dalla cattedrale, una delle opere più impressionanti in stile primo gotico della Svizzera. Per più di un millennio Losanna è stata sede episcopale. Le vie commerciali si sviluppano attorno alla cattedrale e nel quartiere portuale Ouchy. L’unica «metro» della Svizzera unisce i quartieri cittadini ed agevola gli spostamenti nella città collinare. La città è anche una meta molto apprezzata dai cicloturisti elvetici. Per un itinerario panoramico adatto anche ai meno sportivi - la città è tutta un saliscendi - l’ideale è partire dalle Quais d’Ouchy, le rive del Lemano, e costeggiare il lago. Non mancano percorsi alternativi: attraversano la città dal lago al Bois de Sauvabelin e si estendono per tutto il Canton Vaud. Perché a Losanna lo sport ce l’hanno nel dna e l’offerta

di biketour non può che essere ampia. I ciclisti “slow” al lago possono muoversi indisturbati. Tra barche a vela, miriadi di gabbiani, cigni, giovani in monopattino e rollerblade. Nei dintorni, meritano una visita il Museo olimpico e il suo parco. All’esterno tante sculture atletiche immerse tra le sfumature autunnali e la vegetazione mediterranea. Addentrandosi nella struttura, rinnovata di recente, c’è la storia dello sport da Olimpia ai giorni nostri, tra percorsi interattivi e multimediali, collezioni filateliche e numismatiche. Per gli amanti del brunch il ristorante del Museo olimpico è il posto giusto per gustare un buffet internazionale di tutto rispetto, accostando a pancake e poulet aux épices una vista mozzafiato.


2

LE CITTA’ DELLA BICICLETTA

Portofino tradizioni

d’élite

A cura della Redazione

Incastonata nel cuore delle Cinque Terre, l’elegante località ligure è un meraviglioso affresco dai colori pastello. Da non perdere la piazzetta che declina verso il mare ed il Castello Brown avvolto dalla rigogliosa natura mediterranea

Portofino

D

i lei Maupassant disse: “Un piccolo villaggio che si allarga come un arco di luna attorno a questo calmo bacino”. Di origini romane, anche Plinio il Vecchio parlò delle straordinarie bellezze di Portofino, definendola “Portus Delphini” in relazione alle tante specie di delfini che popolavano le sue acque. Benché meta da anni del turismo d’élite, con porticcioli e baie affollati da lussuosi yacht, oggi le tradizioni marinare e artigianali sono ancor vive a Portofino, località ligure delle Cinque Terre dagli inconfondibili colori pastello. Almeno quattro le cose “da vedere assolutamente”. In primis, la celebre Piazzetta che declina e termina nell’acqua del porticciolo. Qui da sempre - e ancora oggi - i marinai portano le barche a secco. Fanno da cornice a questo affresco fuori dal tempo, i portici con i negozi, i ristoranti e gli american bar. Molto suggestivo anche il Castello Brown, avvolto da un parco mediterraneo con tutto intorno lo scenario affascinante del golfo. Chiamato anche Castello di San Giorgio, risale probabilmente al XIV secolo. Recentemente sono stati trovati i resti di un’antica

torre di avvistamento romana in corrispondenza del castello. Riportata alla luce grazie gli scavi dell’ultimo dopoguerra, la Chiesa di San Giorgio risale invece al 1154. Vi si conservano i resti sacri del Santo patrono di Portofino, trasportate dai marinai ritornati dalle Crociate. Infine il Teatrino, salotto intellettuale e cuore di incontri tra genti di risonanza internazionale. Portofino è anche una meta molto ricercata

dai cicloturisti. Da non perdere, in particolare, il classico giro panoramico che segue la costa Ligure nell’area del Tigullio, offrendo scorci da cartolina. Si parte da Chiavari andando ad immettersi sulla Aurelia in direzione Genova. La strada alterna tratti in salita in falsopiano e in discesa. Da Chiavari si sale subito e si incomincia a vedere la parte sud del golfo del Tigullio verso Sestri Levante.


LIBERA IL CAMPIONE CHE È IN TE! Oltrepassa ogni limite, indossa il comfort e l’affidabilità dei prodotti Biotex. Per una performance sempre vincente.

BIOFLEX WARM

COMPRESSIONE DIFFERENZIATA Prodotti in polipropilene BTX sfruttano l’esclusivo principio della fast sweat-off garantisce un’ottima traspirazione corporea ed una perfetta termoregolazione anche con repentini cambi climatici. L’assenza di cuciture e la compressione muscolare differenziata, assicurano un grande comfort e valorizzano lo sportivo che vuole essere unico anche quanto i battiti cardiaci salgono. THERMAL CHECK

Ideale per le stagioni temperate e fredde. La Linea BIOFLEX WARM ha la sua massima efficacia tra -15° e +15° THERMAL CHECK

-15°

-10°

-5°

10°

15°

UNDERWEAR INNOVATOR +39 0546 622468 • info@biotex.it • biotex.it 225x305_inbici5.indd 14

21/10/15 18:38


08 10 12

RICOMINCIAMO DA TRE a cura della Redazione

EDITORIALE

di Maurizio Rocchi

IN COPERTINA

28 42 14 58 66 76 82 52 90 110

INBICI TOP CHALLENGE

InBici Magazine Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese Direttore Generale Maurizio Rocchi In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Paolo Aghini Lombardi, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Dr. Iader Fabbri, Equipe Enervit, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Bruno Filippi, Emanuele Magnani (Staff tecnico Alcedo Italia) Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto grafico Federico Lodesani Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra

Per la tua pubblicità: Fabio Tornati Cell.: 342.0306764 E-mail: commerciale@inbici.net Ufficio Marketing: 0547.300826 Website: www.inbici.net E-mail: info@inbici.net

a cura di Mario Pugliese

MONDO ACSI

a cura della Redazione

DONNA IN BICI

METTI UNA SERA TRA AMICI a cura di Paolo Mei

BIOMECCANICA INBICI a cura di Fabrizio Fagioli

LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA a cura di Bruno Filippi

IL COACH

Inbicimagazine

124

L’ATLETA DEL MESE di Paolo Mei

inbicimagazine

E-BIKE UN MONDO INTORNO A TE a cura di Alcedo Italia

DOSSIER SPORT E MEDICINA a cura di Maurizio Radi

Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013.

Inbici magazine

10 DOMANDE A

a cura di Mario Pugliese

di Iader Fabbri

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.

a cura di Paolo Mei

114

SOCIAL & BICICLETTA a cura di Sara Falco

120

TRENTINO MTB

a cura di Newspower

Con Layar, guarda i contenuti multimediali quando vedi questa icona! Scarica Layar




Abu Dhabi Tour 2015 - Photo by Bettiniphoto


8

3

LE NOSTRE NOVITÀ PER IL 2016

RICO

MINCIAMO DA

A cura della Redazione

Veste grafica più moderna, una nuova App dedicata al mondo delle granfondo e la novità multimediale della “Realtà Aumentata”. Così il nostro magazine si prepara, nel 2016, alla svolta 2.0


9

S

i chiama Federico Lodesani ed è il professionista che ha creato la nuova veste grafica di InBici. Per il nostro magazine un nuovo partner giovane e ambizioso che, grazie ad un know-how particolarmente collaudato nel segmento 2.0, garantirà un aggiornamento significativo soprattutto sul versante dei servizi online. Quindi up-to-date rivolti alle nuove tendenze del mercato che, per i lettori del nostro magazine, si tradurranno in una più moderna fruizione dei contenuti. Poiché l’inerzia del mercato tende a portare la comunicazione sempre più sul palmo della mano, anche la nostra rivista si adegua alle nuove piattaforme della comunicazione mobile e, già da questo numero, è pronta ad offrire ai propri lettori e clienti un’anteprima di prodotti all’avanguardia. La sfida è affascinante: rilanciare la carta stampata trasformandola, con un refresh rivoluzionario, in un prodotto multimediale. In questo senso s’inserisce la novità della realtà aumentata, un’applicazione webbased di ultima generazione che consente di visualizzare direttamente in streaming una sovrapposizione fra elementi reali e virtuali (animazioni 3D, filmati, elementi audio e multimediali). La Realtà aumentata, augmented reality per gli inglesi e più facilmente abbreviabile con la sigla AR, può essere fruita attraverso telefoni di ultima generazione o monitor del pc dotati di webcam, grazie all’utilizzo di markers. I marker sono elementi digitali che la fotocamera riconosce e ai quali vengono

In questo numero, potrai trovare contenuti multimediali a pagina 3 e a pagina 103 Scarica l’APP gratuita Layar da App Store e Google Play

immediatamente sovrapposti contenuti multimediali disponibili per la visione. Questa sovrapposizione avviene istantaneamente davanti agli occhi dell’osservatore, generando un effetto strabiliante, per la particolare sensazione di avvicinarsi concretamente, come mai prima, ad una dimensione virtuale, con la possibilità di interagire attivamente con essa. Queste applicazioni, secondo gli osservatori del mercato, rivoluzioneranno il settore della pubblicità. InBici è la prima rivista nel settore ciclismo che affronta, con decisione, questo passaggio, cavalcando un trend che oggi è pionieristico ma che, a breve, diventerà un approdo scontato. Da questo numero, dunque, InBici compie un triplice salto di qualità: 1) una nuova veste grafica, un look più aggiornato ai nuovi stilemi editoriali; 2) Una App dedicata al mondo della bici, BikeMaster, prima in italia con una matrice commerciale: i marchi, i produttori e ogni player del settore bici può presentarsi e presentate la propria migliore offerta collegandosi anche al primo database completo e mobile delle gare granfondistiche. Un’applicazione immancabile nello smartphone di ogni ciclista; 3) Nuovi contenuti multimediali collegati alle pagine del magazine, per rendere la notizia oppure la pagina pubblicitaria ancora più ricca e accattivante; gli stessi contenuti saranno disponibili, in prima battuta, tramite una App gratuita di terze parti (Layar), per iOs e Android, per poi essere visibili entro febbraio 2016 - all’interno della stessa BikeMaster.


InBici entra nell’era

2.0

Cari lettori, sfogliando queste prime pagine della Vostra rivista, vi sarete già accorti di una sostanziale novità. Dopo qualche anno, anche il magazine InBici ha deciso di rinfrescare la sua veste grafica con un restyling generale. Un concept più dinamico e al passo coi tempi che, speriamo, possa incontrare il Vostro gradimento. Investire in un nuovo progetto grafico significa anche rilanciare l’immagine di una rivista che, pur non avendo alcuna necessità commerciale di cambiare, non si stanca mai di migliorare e di aprirsi a nuovi potenziali lettori. Significa proseguire in quel processo di crescita che, oggi più che mai, il mondo editoriale richiede. E significa, soprattutto, continuare a credere in un magazine che, in questi anni - senza alcuna borìa referenziale - è diventata sempre più solida ed autorevole. E, a proposito di crescita, in questo speciale numero di fine anno, abbiamo il piacere di presentarvi il 1° InBici Top Challenge, il nuovo circuito granfondistico che debutterà nel 2016. Dopo aver raccontato per tanti anni le corse di tutto il mondo, abbiamo deciso di scommettere su un nostro prodotto, riunendo - sotto un unico brand - sei delle principali manifestazioni italiane. Un progetto ambizioso che integra e, forse, completa un’esperienza editoriale sempre vissuta a 360° con il piacere inebriante della scoperta e della sperimentazione. Maurizio Rocchi

Photo by Bettiniphoto



12

Un uomo solo al comando? No, meglio il gioco di squadra...

È

il responsabile nazionale della sezione ciclistica dell’Acsi, avvocato Emiliano Borgna, l’uomo-cover del nostro numero speciale di InBici. Una scelta che vuole premiare chi, con la forza del lavoro e l’impulso della passione, ha contribuito in maniera determinante, anche in questo 2015, alla valorizzazione del ciclismo. Non il ciclismo d’elité, che celebra (solo) i campioni, si nutre di agonismo ed esaspera la competizione. Ma il ciclismo di tutti, quello che fa spallucce davanti alle classifiche, che privilegia il valore dell’aggregazione ed accoglie sempre, tra gli applausi, anche l’ultimo arrivato. Nel corso della sua presidenza, non a caso, Emiliano Borgna ha dato impulso soprattutto al ciclismo femminile, perché le donne, anche nella competizione più aspra, sanno sempre anteporre lo spirito decubertiano all’ossessione del risultato. In questi anni l’ACSI è diventata la “vera casa dei ciclisti”, l’ente che, più di tutti, ha saputo interpretare i cambiamenti e diffondere una nuova filosofia di “fare sport”. Non a caso, oggi, le granfondo più prestigiose si svolgono sotto l’egida di questo ente di promozione. Anche il 2015 va in archivio sotto il segno del successo. E, con gli iscritti, cresce anche la credibilità di un ente nel quale oggi si riconoscono la maggior parte dei cicloamatori italiani. Nell’Acsi non esistono “uomini soli al comando”, ma tanti gregari che pedalano assieme e che, grazie al lavoro di squadra, sono pronti a tagliare nuovi ambiziosi traguardi.


a Scarp 29" Performance Full Carbon

1 ×11

SLL - Straight-Line-Link-90mm E Boost 148mm

f RockShox RS-1 w 9,8kg

PRESTIGE

SRAM XX1

design by groupe-de jour.de

LA PIÚ LEGGERA SCARP DI SEMPRE La KTM Scarp 2016 è stata totalmente rivoluzionata sulla base di un grande sviluppo, che ha portato a notevoli cambiamenti tra comfort e prestazioni, migliorando la guidabilità, aumentato la rigidità consentendo di avere maggior trazione, con l’efficienza del peso ridotto. La nuova tecnologia sull’ammortizzazione Straight–Line–Link (SLL), assorbe le forze direttamente, reagendo più sensibilmente alle irregolarità dei percorsi. Con la Scarp 2016, KTM annuncia l’inizio di una nuova era. € 6.899,-

KTM-BIKES.AT


14

METTI UNA SERA TRA AMICI...

CHATEAU D’OEX 18 ANNI DOPO A cura di Paolo Mei

A Marostica il ricordo della storica vittoria iridata di Pallhuber nel 1997. Gran cerimoniere Claudio Brusi che, tra aneddoti ed omaggi, ricorda così le emozioni di quella formidabile impresa

Il gruppo degli ospiti alla serata

A

utunno 1997, Chateau d’Oex, campionati del mondo di Mountain Bike, un’edizione storica per i colori azzurri. L’Italia delle ruote artigliate fa il colpaccio e vince tra le donne con Paola Pezzo e tra gli uomini con Hubert Pallhuber. Mai più la maglia irida verrà indossata dagli azzurri nella categoria Elite. Il contadino di Anterselva domina la gara e demolisce la resistenza del triplice campione del mondo, il danese Henryk Djernis, già iridato del cross, e dell’altro azzurro Luca Bramati, l’altro pezzo da novanta di casa Italia. Un successo targato DBR, Diamond Back Racing. Autunno 2015, 18 anni dopo. Quel mondiale è diventato maggiorenne, ma è un qualcosa di indimenticabile. Una seconda volta, un revival, un flash-back. Molte cose sono cambiate da allora: Hubert Pallhuber ha smesso di correre, oggi è il tecnico della

nazionale italiana di MTB, ha lo stesso fisico di allora: “Sono un po’ meno muscoloso rispetto a quegli anni, ho perso un po’ di capelli e ho difficoltà a leggere da vicino. Per il resto sono rimasto la stessa persona”, si racconta Hubi. Anche Claudio Brusi, storico patron del Team DBR (per il quale hanno corso, tra gli altri, Cadel Evans, Christoph Sauser, Massimo Debertolis, Yader Zoli e Mirko e Daniele Bruschi) ha chiuso con la sua attività trentennale: “Ho iniziato con le bmx negli anni 80, sono stato forse il primo a portarla in Italia. Pochi anni dopo, scoprii le MTB e fu amore a prima vista. Divenni importatore Diamond Back e Marin, riuscii a far convivere i due marchi e fondai il team DBR e il team Marin, sotto la regia del mio marchio, Freewheeling. Un’esperienza fantastica che ha segnato la mia vita e che mi ha permesso di conoscere persone fantastiche”. Quelle persone si sono ritrovate, nell’au-

tunno 2015 appunto, in una location molto amata dai ciclisti, il ristorante La Rosina a Marostica, per festeggiare quella storica vittoria. C’è anche da restituire a Hubi la bicicletta usata dal campione altoatesino in quella corsa: “La DBR Axis TT – dice Brusi – è rimasta in esposizione nella mia azienda sino a ieri. Mi sembrava giusto omaggiare Hubert, consegnandogli ufficialmente il mezzo in una serata ufficiale ma riservata a pochi intimi.” Alle ore 20 la sala ristorante riservata è elegantissima. C’è Hubi, emozionato e felice. Si fa fotografare con la maglia iridata. Anzi con due: una porta le scritte del team, l’altra è un cimelio incorniciato, priva di sponsor. Claudio Brusi è con lui, le maglie le ha portate lui. Ha gli occhi lucidi e, per l’occasione, sfoggia un giubbotto vintage, marchiato DBR. In pochi minuti arrivano tutti, alla spicciolata. Il primo è Domenico Marangoni. Arriva da Cotignola, padre di due figli, uno dei


15

quali Alan, professionista della Garmin Cannondale. Marangoni era il massaggiatore: “Personaggi come Hubi sono rari, uomini veri. La nazionale ha fatto un affare a scegliere un C.T. come lui.” Pochi istanti dopo arrivano i fratelli Minella, Fabio e Renzo. Renzo è stato il Team Manager di quel team: “Ho lavorato con Claudio Brusi per parecchi anni, eravamo una piccola realtà che diventò grande grazie a Claudio e a Hubert. Quel giorno, nel 1997, io e Brusi eravamo in Fiera a Milano, non potemmo seguire il nostro corridore e gioimmo insieme davanti ad un maxi schermo. Un’emozione indescrivibile”. Poco dopo arrivano i fratelli Bettini, da Bel-

Ai mondiali ero pronto e motivato, realizzai il sogno”. Le parole di Hubert si interrompono quando in sala arriva la bici originale di Chateau d’Oex. Per un attimo i suoi occhi brillano, le labbra mimano un sorriso fatto di ricordi. La dolcezza di quell’uomo che pare ruvido, grintoso e determinato, emerge: “Eccola – fa Hubert accarezzandola – questa era una signorina. Ha ancora la punzonatura col numero. Era una bici di lusso, la più bella della carriera, rigida. Perfetta quando doveva assorbire gli urti. Con il gruppo XTR, quello della serie più elegante e più resistente.” Ci si siede a tavola, finalmente. Hubi e Clau-

luno: Stefano e Daniel. Quest’ultimo era il meccanico di quella spedizione: “La maglia originale, quella col numero 3 di dorsalino, ce l’ho autografata da Pallhuber e la custodisco gelosamente nella mia officina.” Arriva in camicia anche Antonio Rossetto, l’uomo-SIDI, le scarpe del campione del mondo. Elegantissimo, ecco arrivare Luigi Girardi, il numero uno di Selle San Marco, quelle usate dal team. Quasi pronti per la cena, ecco una coppia, sono Johnny Moletta e Laura Manfrin, l’uomo delle grafiche dell’abbigliamento e dei mezzi tecnici e la donna dei comunicati stampa. Ci si può sedere a tavola. Prima però, ancora due parole con il campione del mondo ‘97: “Fu una vittoria bellissima, un po’ a sorpresa ma non totalmente inaspettata. Nel 1996 riuscii ad arrivare secondo all’europeo e podio al mondiale di Cairns. Poco prima del mondiale ‘97 per poco non feci il colpaccio in coppa del mondo negli Stati Uniti.

dio sono al centro e, quasi a sorpresa, si lanciano in un discorso spontaneo. “Ho pensato a voi qui presenti – dice Brusi – per ricordare quella vittoria e quelle stagioni vissute insieme a voi. Questa bici e questa maglia sono i simboli di un sogno che ho realizzato grazie a voi”. Hubert gli fa eco: “Essere qui per me è bellissimo. Eravamo una famiglia, prima che un team. Squadre cosi non si vedono più in giro. Oggi ho una moglie e tre figli a casa. Tante volte abbiamo riguardato il VHS di quella vittoria. Ogni volta la stessa emozione, ogni giorno gli stessi brividi. Da domani, però, potrò mostrare loro anche la mia MTB iridata, l’originale, per cui il mio ringraziamento è per tutti voi.” Alle 23 la cena finisce, restano gli amici, le vittorie, i ricordi. Ancora Claudio Brusi: “Vi racconto qualche aneddoto, so che vi farà piacere. Nel 1987 leggevo riviste americane di queste strane biciclette, le MTB. Rimasi

affascinato da una pubblicità di un marchio statunitense. Il logo era un serpente (Diamond Back era infatti il nome di un rettile, n.d.r.), ma nella pubblicità era impossibile trovare un indirizzo, una sede. Rimasi affascinato e mi innamorai di queste bici ma non sapevo come arrivarci. Internet non esisteva, ma conoscevo dei preti americani che venivano da me a sistemare le loro bici. Un giorno mi dissero che avrebbero voluto sdebitarsi. Gli domandai di aiutarmi a mettermi in contatto con questa azienda. Dopo qualche mese mi arrivò una lettera: la Diamond Back (DB, n.d.r.) mi permise di diventare importatore del loro prestigioso marchio in agosto e mi imposero di vendere subito una moltitudine di bici in un periodo dell’anno in cui tutti pensano già alla novità dell’anno successivo. Caricai due di quelle bici in auto e incominciai a viaggiare e a farle vedere in giro. Fu l’inizio del sogno. Creai poi un team DB, che in futuro sarebbe divenuto DBR (R come Racing) che vinse tantissimo. Alcuni nostri atleti furono Claudio Vandelli, Giuliano Badiali, persino Dario Cioni, atleta di classe sopraffina. Volete sapere chi era il ‘top del top’? Un ragazzino svizzero, composto e educato. Una sera venne da me e mi disse: ho un sogno, vorrei diventare un tuo corridore e correre al fianco di Hubert Pallhuber. Avevo l’organico completo e gli risposi che ero già a posto. Lessi la delusione nei suoi occhi e mi disse che la mattina successiva sarebbe partito per i campionati svizzeri all’alba. Non dormii, pensai tutta la notte e ritornai sui miei passi. Mi feci trovare davanti a lui all’alba. Gli feci un’offerta più che altro simbolica, mi guardò felice e mi disse: “sono così felice che oggi vado e vinco il titolo svizzero”. Così fu, vinse. Poco tempo dopo, in una prova di coppa, partì in ultima fila, non aveva punti, ma chiuse undicesimo. Due team importantissimi si fecero avanti con delle offerte astronomiche rispetto a quanto potevo garantirgli io. Lui mi guardò e mi disse: “Io corro con te!” L’anno successivo vinse così tanto che fui io a prenderlo da parte e gli dissi di accettare le nuove offerte, perché sarebbe stato il suo memento. Andò alla Volvo Cannondale e divenne una star. Quel ragazzo era Christophe Sauser (più avanti diventò campione del mondo XC e anche Marathon, n.d.r.). Pensate che ogni 23 dicembre mi arriva ancora la sua cartolina di auguri…” E’ mezzanotte, Hubert e Claudio dormono in Hotel. Prima di salire in camera Hubi prende la “sua” Axis TT” e la mette in macchina. “Ma non hai paura che te la rubino di notte?” gli fa un giornalista. “Non è un problema, dormo in auto con lei oggi”.


16

LO SPORT NON È UN

capriccio ma un’esigenza

PRIMOR DIALE

A cura di Gianpaolo Mondini

La piramide di Maslow vi spiega perché il movimento è importante. Come l’amicizia, il lavoro e l’amore

S

tanchi di dover attingere al vostro ricco campionario di scuse per praticare il vostro sport preferito? Ma, soprattutto, non vi sentite compresi dai vostri familiari che vi accusano di passare troppo tempo fuori casa? Ebbene ora potete rispondere a tutti, senza più sensi di colpa, che state solamente assecondando un bisogno vitale, anzi più bisogni contemporaneamente! Questo grazie ad un articolato studio del 1943 (ma ancora attualissimo) dello psicologo americano Abraham Maslow sui bisogni fondamentali dell’essere umano. Alla base della piramide dei bisogni dell’essere umano – al pari di respirare, nutrirsi e riprodursi - c’è anche il bisogno fisiologico di movimento. Ed è interessante notare come lo sport non risponda solo a questa categoria, ma veda collegamenti in quasi tutti gli altri ambiti. Il secondo livello, infatti, oltre a comprendere un lavoro sicuro e durevole, investe direttamente la sfera della salute: per molti il significato più importante dell’attività fisica. Il terzo cam-

po è quello dell’affettività e dei rapporti. Lo sport ricopre dunque un ruolo sociale determinante per soddisfare il bisogno di avere amici e una vita sociale, come capita con i compagni di squadra o appassionati di altre discipline sportive. Risalendo la Piramide, troviamo al penultimo stadio il riconoscimento sociale espresso come: fama, dignità, reputazione, etica… In questo senso si può capire perché, a volte, gli sportivi a livello amatoriale siano così determinati a raggiungere un risultato (e così si comprende perché qualcuno tenda ad esagerare più di altri...). L’ultimo ambito riguarda l’autostima a livello personale, rivolto cioè alla propria autorealizzazione e al proprio benessere, quindi all’auto-elevazione di se stessi in termini di sicurezza, di fiducia nei propri mezzi e di equilibrio psicofisico. Riuscire a soddisfare i bisogni di stadio più elevato e avere un miglior rapporto con se stessi e con gli altri, può avvenire anche attraverso questo percorso. Da qui nasce la

base della creazione e/o consolidamento della motivazione. Oltre a questi aspetti teorici sono convinto che lo sport sia un veicolo di comunicazione sociale di grandissimo rilievo. Insomma, spero di avervi convinto di quanto sia importante fare attività fisica, perché dopo aver fatto sport il nostro benessere contagia anche le persone che ci vivono accanto. Provare per credere.

A.A. Maslow. Un’ interpretazione della gerarchia dei bisogni di Maslow rappresentata da una piramide con i bisogni primari alla base e i secondari nella parte alta. http://www.lucamascaro.info/tag/maslow


TECH

COOL

CASCO

ARES OCCHIALI

NOWIND

Linee graffianti e grande varietà di colori per il casco Ares il più aerodinamico della linea Gist. È studiato appositamente per chi, andando al massimo della velocità, vuole sentirsi sicuro e protetto. Nowind l’occhiale monopezzo offre la migliore protezione e visibilità, mantenendo le qualità ottiche delle lenti anche in corrispondenza degli angoli più periferici. Robustezza e flessibilità vanno di pari passo regalando una vestibilità comoda per chilometri e chilometri di continuo utilizzo.

gistitalia.it


18

INBICI HOLIDAY

IN VACANZA con

Belli Un’immagine suggestiva di Benidorm by night


19

A cura della Redazione

L’ex professionista bergamasco sarà il “tutor” dei partecipanti alla “Settimana in Bicicletta” organizzata in Costa Blanca a gennaio: “Strade perfette e clima ideale. Al resto, ci penso io…”

“S

trade come biliardi e temperature ideali. Credete a me, a gennaio per un ciclista non c’è niente di meglio della Costa Blanca”. A parlare non è un tour operator, ma uno che - in fatto di ciclismo - ne ha viste di tutti i colori. Lui è Wladimir Belli, ex professionista di Brescialat, Fassa Bortolo, Festina, Lampre, Domina e Diquigiovanni, uno che nel 1990 vinse il Giro d’Italia Dilettanti davanti ad un certo Marco Pantani. Fu quello il preludio di una carriera formidabile che, per quattordici anni (dal 1992 al 2006), lo ha visto protagonista a cavallo del millennio di alcune delle pagine più belle del ciclismo moderno (dal 3° posto

nella leggendaria tappa dell’Aprica al Giro del ‘94 dietro ad uno scatenato Pirata ai successi nel Giro del Trentino e alla Vuelta Murcia, fino alla top-ten nel Tour del 1999). Belli è stato il prototipo del “regolarista perfetto”, non a caso ha sempre ottenuto piazzamenti di prestigio nelle classifiche stagionali Uci (il top nel 2000 con il 13° posto assoluto) e, se la fortuna lo avesse assistito nei momenti topici (una su tutte, il ritiro al Giro 2006 per una contrattura quando stava lottando per il podio), oggi probabilmente la sua bacheca di trofei sarebbe quella di un campionissimo. Ebbene, proprio lui in carne ed ossa sarà il tutor della “Settimana in Bicicletta” (16-23 gennaio e 23-30 gennaio 2016) organizza-

ta in Costa Blanca da InBici Holiday e Marche and Bike. Una vacanza a misura di ciclista, un pacchetto “all-inclusive” ritagliato, come un abito sartoriale, sulle esigenze specifiche di chi, quando parte, non vuole rinunciare al piacere di una rigenerante pedalata oppure, supportato da una condizione fisica ottimale, vuole provare a misurarsi con un ex professionista. La scelta della location in Costa Blanca nel triangolo spagnolo di Alicante, Benidorm ed Altea - è il frutto di una scrupolosa selezione. In questo angolo suggestivo di Penisola Iberica, infatti, il clima, soprattutto nel mese di gennaio, è ideale per l’attività sportiva e le strade, oggetto di


20

Una vista panoramica di Benidorm

Belli sul podio del Tour de Svisse

un recentissimo restyling, sono perfette per pedalare in sicurezza: “In effetti - conferma Wladimir Belli - ho un ricordo molto nitido di quell’angolo di Spagna. In Costa Blanca ho corso diverse gare e, in qualche stagione, ci ho ha fatto anche i ritiri con la squadra per la preparazione. A gennaio la temperatura è ideale e anche le strade, sgombre dal traffico frenetico delle grandi città, consentono pedalate davvero entusiasmanti”. Il territorio ha inoltre una consolidata cultura ciclistica, visto che ha ospitato, in passato, alcune rassegne ciclistiche di straordinaria importanza, come i campionati mondiali di ciclismo del 1992, quando – sotto il traguardo di Benidorm – sfrecciò proprio il nostro Gianni Bugno. Ma anche nel recentissimo passato, in occasione dell’ultima Vuelta di Spagna vinta da FaWladimir Belli con il campione Marco Pantani

Una vista di Altea

bio Aru, la Costa Blanca ha ospitato una tappa della kermesse spagnola: “Il mio compito - prosegue Belli - sarà quello del ‘tutor’: effettuerò cioè dei test biomeccanici sui cicloamatori, darò loro dei consigli e, soprattutto, pedaleremo assieme. Metterò a disposizione le mie conoscenze e la mia esperienza cercando di trasmettere quel patrimonio di informazioni che ho accumulato in quattordici anni di professionismo. Sarò il loro consulente, il riferimento a cui rivolgersi per chiarirsi ogni dubbio legato alla postura, alla preparazione e all’interpretazione delle corse”. Strade perfette, clima ideale e un ex professionista sempre a disposizione. Se sei un ciclista, riesci ad immaginare una vacanza migliore di questa?


SETTIMANA IN BICICLETTA

COSTA BLANCA - SPAGNA ALICANTE - BENIDORM - ALTEA

SPECIALE SQUADRE dal 16 al 23 Gennaio 2016 dal 23 al 30 Gennaio 2016

CON SISTEMAZIONE IN HOTEL A 4 STELLE

A PARTIRE DA €765,00

VIENI A PEDALARE CON

WLADIMIR BELLI

Fulvia - 377 115 3061

www.marcheandbike.it marcheandbike@gmail.com

Sara - 342 068 5969 www.inbici.net redazione@inbici.net


22

ROMAGNA BIKE CUP 2015

IL GRAN GIORNO DELLE PREMIAZIONI A cura della Redazione

Nella sede ravennate di Culture Velo l’atto finale di un circuito in costante crescita. A fare gli onori di casa lo staff della Speed di Andrea Chiarini na mega-festa ha dato il via ai titoli di coda per il Campionato Romagna Bike Cup 2015 che ha consegnato agli archivi una stagione ricca di soddisfazioni. Teatro del commiato il civico 88 di via Grandi a Ravenna, sede di Culture Velo, il nuovo punto vendita di Andrea Chiarini, personaggio molto noto nel mondo della bicicletta romagnola per la sua prestigiosa rete commerciale concentrata, fino a ieri, soprattutto nel cesenate. Il circuito Romagna Bike Cup prevedeva otto tappe, incastonate in varie località dell’Appennino Romagnolo. La risposta degli atleti è stata all’altezza delle più rosee aspettative, con un crescendo di adesioni al circuito che, alla fine, ha contabilizzato ben 210 abbonati. Nel corso delle otto prove si sono cimentati circa 3.200 atleti con un incremento di oltre il 14% rispetto alla passata edizione. Merito di una formula rivista con grande lungimiranza, che ha apportato alcuni robusti aggiustamenti. Tra i più significativi, il chilometraggio più idoneo, percorsi selezionati, elevati standard nel servizio di assistenza, ribasso del costo degli abbonamenti, iscrizioni gratuite per le categorie Esordienti, Allievi e Junior e Premiazioni Finali degni di una grande manifestazione con premi fino al 10° classificato di ogni categoria e alle prime 10 società. Nel pomeriggio hanno fatto la loro comparsa anche personalità importanti del mondo del fuori strada. Avvistato, in particolare, lo Staff al completo della SPEED, main sponsor del Circuito, con in prima fila il Presidente Andrea Chiarini, che ha portato il suo saluto ai partecipanti. Presenti anche Alessandro Pedroni, Presidente ADSCOST (gestore del sistema di cronometraggio), Ivano Ognibene, presidente di Promosport (organizzatore del circuito) e la responsabile del settore Giudici di gara Franca Ricci.

Come sempre, al centro dell’attenzione, i vincitori di tutte le categorie, maschili e femminili, con ampio spazio anche ai risultati a livello societario. La giornata si è conclusa con un ricco buffet, per poi passare alla visita nella sala

espositiva dei campionari della SPEED, che ha presentato la sua nuova produzione di Mountain Bike 2016, con la presenza di tecnici preparati, disponibili ad illustrare i nuovi modelli, rispondendo ai vari quesiti e a tutte le curiosità.


UNITI

SI VINCE

MODENA

RAVENNA

Modernità, Unione, Forza FORLì CESENA

MODENA Via Claudia 847 | 41056 Sav. sul P. MO | 059 796326 RAVENNA Via A. Grandi 88 | Ravenna | T. 0544 451588 FORLÌ Via Rio Becca 2|A 47100 FC | T. 0543 754013 > NEXT OPENING CESENA Via Pitagora 19 | 47521 FC | T. 0547 304023 > NEXT OPENING CESENA infoline T. 0547 645364

Un’insegna internazionale per assistervi meglio, con marche leader, servizi innovativi, all’interno di un nuovo concept! www.culturevelo.it - www.culturevelo.com



Campionati Europei pista 2015 - UEC Cycling - Grenchen (Svizzera) - Photo by Bettiniphoto


26

GRANFONDO SELLE ITALIA VIA DEL SALE

Sui pedali vince la

A cura della Redazione

Già partito il conto alla rovescia per la rassegna cervese del prossimo 3 aprile. E mentre i primi pettorali sono stati “bruciati” in pochi giorni, tiene banco il tema della 20ª edizione. Ancora una volta consacrato alla solidarietà

L

a Granfondo Selle Italia Via del Sale non si ferma mai. Consegnata agli archivi l’edizione passata, lo staff è già al lavoro per preparare al meglio l’edizione 2016, in programma il 3 aprile nel consueto, splendido scenario di Cervia-Milano Marittima, tra le rigogliose colline degli appennini di Romagna e l’hospitality ‘vista mare’ del Fantini Club di Cervia. Sarà un’edizione speciale, che celebra i suoi primi vent’anni, un arco temporale nel corso del quale la manifestazione è diventata la granfondo regina di inizio stagione e fra le più importanti di tutta Italia TEMA EDIZIONE 2016: LA CONDIVISIONE “Quando qualcuno condivide, tutti vincono!” . L’aforisma del tedesco Wolfgang Pe-

tersen racchiude il senso del tema scelto per l’edizione del prossimo 3 aprile. Perché la parte migliore di ogni esperienza, che sia un viaggio o una gara, è sempre nelle persone che si incontrano e nel piacere di condividere con altri le emozioni, la fatica, la gioia… e soprattutto la propria passione! La condivisione è dunque voglia di stare insieme e di vivere gomito a gomito momenti irripetibili. Per questo gli organizzatori della Granfondo Via del Sale hanno scelto di aprire la partecipazione alla ventesima edizione davvero a tutti, con qualunque tipo di bicicletta: dalle citybike, ai tandem, alla mitica ‘Graziella’… e perfino le E-bike elettriche! Chiunque vorrà provare l’emozione dei pedalare sul percorso della ‘Via del Sale’ potrà iscri-

versi come cicloturista e partire in coda al serpentone dei 4500 ciclisti attesi. NOVITA’: COLAZIONE INSIEME ALLA PARTENZA La condivisione parte dal buon giorno! Per la sua ventesima edizione gli organizzatori della Via del Sale allestiranno una grande colazione con dolci e caffè a disposizione di tutti i partecipanti in attesa della partenza. Non un semplice servizio breakfest, ma un momento da trascorrere insieme, da condividere in un clima di emozione e familiarità. CONDIVIDERE IL PASSATO… PER CONDIVIDERE IL FUTURO: LA GRANDE FESTA DEI VENT’ANNI! Il week end dell’edizione 2016 si aprirà con un’emozionante serata in cui si rivivranno


27

Il gruppo di atleti in azione alla Granfondo Selle Italia Via del Sale

insieme i vent’anni di storia della Granfondo Via del Sale, attraverso foto, video, aneddoti ed i tanti personaggi del mondo del ciclismo che negli anni sono entrati a far parte della storia della Granfondo Via del Sale.In occasione dell’evento saranno premiati i ‘fedelissimi’ che hanno partecipato a tutte le venti edizioni e tutti gli iscritti che compiono vent’anni nel 2016. CONDIVIDIAMO LA NOSTRA PASSIONE, REGALANDO BICICLETTE AI BAMBINI PIÙ SFORTUNATI Per ogni bambino la bicicletta è il regalo più bello che si possa ricevere, ma per tanti piccoli nel mondo, una bici è anche l’unico mezzo per poter raggiungere la scuola ed avere accesso all’istruzione. La 20ª Granfondo Selle Italia Via del Sale sceglie

di pedalare per la solidarietà con un nuovo progetto charity che consentirà di regalare biciclette a chi è stato meno fortunato. NUOVO FOTOCONTEST ‘SHARING PASSION’ Per tutti quelli che amano condividere anche sui social la propria passione per la bici, al via da novembre il nuovo contest fotografico #sharingpassion. L’invito, rivolto a tutti, è quello di caricare la foto che meglio racconta la propria ‘passione per il ciclismo’ sulla pagina facebook #granfondoselleitalia. Saranno premiati gli autori delle 3 foto che riceveranno più Like. Altro contest... nel contest: un premio speciale andrà inoltre all’autore della foto più bella foto scattata in occasione di una delle precedenti 19 edizioni della Granfondo

Selle Italia Via del Sale. APERTURA DELLE ISCRIZIONI 1° DICEMBRE Dopo i primi mille posti riservati ai preiscritti, ed i mille pettorali assegnati in poche ore lo scorso ottobre, le iscrizioni hanno riaperto il primo dicembre. Dalla mezzanotte disponibili 2000 pettorali a quota 50 euro con la possibilità di iscriversi dal sito granfondoselleitalia.com (online con carta di credito, oppure scaricando il modulo in pdf). Cinquecento ultimissimi posti charity, infine saranno venduti da febbraio 2016, a prezzo maggiorato, con il ricavato devoluto in beneficienza.


28

CORRI CON NOI

È NATO

INBICI TOP CHALLENGE A cura della Redazione

In un unico circuito sei Granfondo di prestigio: Selle Italia Via del Sale, Vernaccia, San Benedetto, Bagno di Romagna, Straducale e Charly Gaul. E chi si abbona prima ha vantaggi formidabili

E’

nato INBICI TOP CHALLENGE, il nuovo circuito granfondistico nazionale che debutterà nel 2016, riunendo sotto un’unica insegna alcune tra le più prestigiose manifestazioni ciclistiche italiane. Il calendario comprenderà sei Gran Fondo di rilievo assoluto, in rappresentanza di ben quattro regioni (Emilia Romagna, Marche, Toscana e Trentino). Si parte il 3 aprile 2016 con la Gran Fondo Selle Italia Via del Sale, dopo la Nove Colli - per numeri e storia - la rassegna per cicloamatori più importante della Regione. A maggio (8) si vola sul Colle Val D’Elsa, nel cuore della campagna senese, teatro della Gran Fondo della Vernaccia. Terza frazione (il 29 maggio) con la Gran Fondo di San Benedetto, disegnata tra le palme del suggestivo lungomare marchigiano. A giugno (5) il circuito fa tappa sugli appennini romagnoli, dove a Bagno di Romagna si corre la Gran Fondo del Capitano. Poi si torna nelle Marche, tra i tesori Unesco di Urbino che, il 26 giugno, ospita la Gran Fondo Straducale. Gran finale il 17 luglio a Trento con la Gran Fondo Charly Gaul, prova regina del 1° INBICI TOP CHALLENGE, che assegnerà

punteggio doppio nella classifica finale. Alla consolle organizzativa ci sarà l’Asd Inbici Cycling Team che - in virtù di una lunga esperienza nel mondo del ciclismo - ha selezionato per questo nuovo circuito alcune tra le gran fondo più importanti del Belpaese: “Molti circuiti stanno scomparendo - spiega l’ideatore del circuito Maurizio Rocchi - per questo, recependo le esigenze di molti cicloamatori, siamo scesi in campo con una nostra proposta. L’idea era quella di riunire, in un unico circuito, le granfondo più importanti d’Italia, quelle che, oltre ad avere una valenza tecnica di prim’ordine, si svolgono in territori di grande suggestione e che sanno abbinare al pathos della gara anche il patrimonio storico e naturalistico di località turisticamente all’avanguardia. Crediamo di esserci pienamente riusciti dando vita ad un circuito che nasce su basi innovative, molto attento alla comunicazione e calibrato sulle esigenze dei cicloamatori ma anche degli organizzatori”. Il circuito, grazie a sinergie prestigiose, ha subito conquistato una dimensione internazionale. A tutti i vincitori di classifica verrà infatti assegnata la maglia di leader “Inbici Top Challenge” e, nella graduato-

ria finale, i primi assoluti (uomo e donna) acquisiranno il diritto a partecipare alla Granfondo di Tarragona - prova valida per il World Tour Championship - che si disputerà in Spagna il prossimo mese di ottobre (l’iscrizione e l’ospitalità per i due leader sarà totalmente gratuita). Nella classifica finale è previsto anche un premio alla società con il numero maggiore di atleti e a quella che, al termine delle sei prove, avrà ottenuto il punteggio più alto. L’abbonamento a tutte le prove del Circuito si effettua, in un’unica soluzione, versando la quota di euro 160 per gli uomini, euro 140 per le donne e euro 120 per i diversamente abili, entro la data del 26 marzo 2016. Chi si abbonerà entro il 31 dicembre 2015 riceverà in omaggio il “welcome pack” Inbici Top Challenge del valore di € 70 costituito da zainetto porta casco, t-shirt da collezione Inbici History, manicotti Inbici by Pissei, guantino estivo Inbici by Pissei, calzino estivo Inbici by Pissei e una bomboletta Spray lucidante special carbon by Stacplastic. Per favorire la partecipazione delle società più numerose, infine, per ogni dieci iscritti, l’undicesimo sarà in omaggio.


search Inbici Top Challenge


30

LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL

Lassù dove volano i

N

on c’è momento migliore dell’autunno per prepararsi alla nuova stagione e rivivere nuove emozioni in sella alla tanto amata due ruote, fedele compagna di tante avventure. Avventure tutte da programmare per il 2016 per non mancare agli appuntamenti che contano. Una data da segnare sul calendario è sicuramente quella della manifestazione trentina “La Leggendaria Charly Gaul”, alla sua 11ª edizione, in programma dal 15 al 17 luglio.

Un lungo weekend in sella alla bicicletta tra le bellezze di Trento, il Monte Bondone e la Valle dei Laghi, con la possibilità di scegliere se iscriversi solo alla gara di venerdì 15 (la cronometro di 24 Km e 442 metri di dislivello) o a quella di domenica 17 (la Mediofondo di 57 km e 2000 metri di dislivello) o magari alla Granfondo di 141 km e 4000 metri di dislivello oppure ad entrambe, ripercorrendo le orme del mitico Charly Gaul, l’Angelo della Montagna, perché è proprio a lui che “La Leggendaria” è dedicata. Nel 2016, fra l’altro - evento nell’evento - ri-

corrono i 60 anni dalla mitica impresa di Charly Gaul. Tutto cominciò l’8 giugno 1956, data in cui il ciclista lussemburghese si apprestava a compiere l’ascesa al Monte Bondone in occasione del Giro d’Italia. Il tempo non era dei migliori, con neve e vento a farla da padroni e i chilometri della tappa erano tanti, 242. Molti degli iscritti abbandonarono la corsa per il troppo freddo, ma Charly Gaul non si lasciò intimorire e affrontò con coraggio le ascese della giornata sferrando l’attacco proprio sulla salita del Monte Bondone e riuscendo a mantenere il primato


31

A cura di Newspower

Dal 15 al 17 luglio in Trentino si rinnova l’appuntamento con la gran fondo dedicata al mitico scalatore lussemburghese. Sull’eco di un’impresa epica, il remake di un evento che promette spettacolo

davanti a quelli che erano i favoriti del Giro. Un’impresa epica la sua, che lo vide arrivare al traguardo con otto minuti di vantaggio sugli inseguitori, risalendo la classifica fino al primo posto, primato che riuscì a difendere fino all’ultimo aggiudicandosi così la vittoria del Giro d’Italia. Non per niente, dunque, quando si pensa alla salita Charly Gaul, si pensa anche ad un luogo che ha segnato la storia del ciclismo, ad “una salita - per dirla con le parole di Gilberto Simoni, due volte vincitore del Giro d’Italia - che domina tutto il territorio, cir-

condata da giganti... le Dolomiti di Brenta, l’Adamello... giganti da dominare, da eguagliare... scalando il Bondone hai la sensazione di eguagliarli tutti...”. E non per niente nel 2005 l’agognata salita venne intitolata a Charly Gaul, in una giornata commemorativa in cui era presente anche lo stesso Gaul. Fu proprio in quell’occasione che nacque l’idea di rievocare l’impresa con un raduno internazionale di cicloamatori. Da lì il passo fu breve: quella che era solo un’idea conquistò subito l’attenzione dell’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi trasformandosi nel 2006 nella prima edizione de La Leggendaria Charly Gaul. E fu subito successo. La gara ha continuato ad evolversi negli anni, richiamando sempre un grande pubblico e diventando così un appuntamento imperdibile per molti appassionati. La rassegna, fra l’altro, si inserisce regolarmente nell’UCI World Cycling Tour come unica gara italiana della serie mondiale, valida per qualificarsi alle finali dei Campionati del Mondo Amatori e Master. Dal 2016 La Leggendaria Charly Gaul fa parte anche del nuovo INBICI TOP CHALLENGE, circuito granfondistico nazionale che riu-

nisce sotto un’unica insegna sei tra le più prestigiose manifestazioni ciclistiche italiane in Toscana, Emila Romagna, Marche e Trentino. Il Gran finale sarà proprio il 17 luglio con La Leggendaria Charly Gaul prova regina del 1° INBICI TOP CHALLENGE, che assegnerà punteggio doppio. Durante il weekend ogni anno si concentrano molti appuntamenti orchestrati dal comitato organizzatore guidato dall’ASD Charly Gaul Internazionale e dall’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, tra cui anche la seconda edizione de La Moserissima, la prima ciclostorica di Trento dedicata agli appassionati di abbigliamento e biciclette vintage, unico appuntamento in Trentino inserito nel calendario del Giro d’Italia d’Epoca, che nel 2016 si svolgerà sabato 16 luglio. Le iscrizioni sono aperte sul sito ufficiale della manifestazione e, per chi decidesse di prendere parte a più eventi, sono disponibili degli speciali pacchetti “combinata”, cui si aggiungono anche delle offerte turistiche create ad hoc. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.laleggendariacharlygaul.it


32

FAUSTO COPPI

Quando muore

l’UOMO, nasce il A cura della Redazione

Le origini umili, i trionfi epici, il declino e la precoce scomparsa. Ma, in fin dei conti, Fausto Coppi non si è mai spento, perché, mezzo secolo dopo, la sua leggenda è ancora viva

“U

n uomo solo è al comando… la sua maglia è biancoceleste… il suo nome è Fausto Coppi”. Con questa storica frase di Mario Ferretti, nella cronaca della Cuneo-Pinerolo, terzultima tappa del Giro d’Italia del 1949, Fausto Coppi entrava nella leggenda del ciclismo. Soprannominato il Campionissimo o l’Airone, fu il corridore più vincente e famoso dell’epoca d’oro del ciclismo ed è considerato uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi. Il 2 gennaio 1960 scomparve, per una malattia non diagnosticata, un campione ineguagliabile, eroe del novecento, un emblema del nostro paese che ancora oggi, nonostante siano passati più di cinquanta anni dalla sua morte, celebriamo e ammiriamo. Nasce il 15 settembre 1919, ed è Ca-

stellania a dare i natali a questo uomo straordinario che ha accompagnato la difficile rinascita dell’Italia del dopoguerra. In un periodo così duro per il nostro paese, reduce dagli orrori della guerra, ha tracciato una via di speranza, è stato un esempio, un luminoso diversivo, un’iniezione di coraggio, per la rinascita di un’intera nazione. E’ stata una figura per certi aspetti sovversiva, un vero innovatore. Nato nella povertà, grazie ai suoi sacrifici, realizza il suo sogno, dando vita a una favola che ancora oggi ci coinvolge, incantandoci. Nel suo palmares 154 vittorie e, già nel 1940, al suo primo anno da professionista, riesce a firmare il suo primo Giro d’Italia. Dopo un periodo avaro di successi ed un lieve declino il ritorno in scena impetuoso e costellato da soddisfazioni, come solo i fuoriclasse sanno fare. Dal 1947 fino al 1952 riesce a

vincere 4 Giri e 2 Tour de France e fu il primo a trionfare nelle due grandi corse a tappe nello stesso anno. Coppi scrive una commedia, dove recita in ogni vicenda sempre il ruolo dell’attore protagonista: atleta straordinario e professionista esemplare nelle corse, uomo ricco, famoso e gentleman nella vita privata, dove cattura interamente l’interesse mediatico, che ne esalta le gesta epiche e allo stesso tempo ne denuncia gli scandali che caratterizzano la sua sfera intima. La sua morte improvvisa, in modo paradossale, valorizza le sue imprese eroiche. Nel 1959 Coppi va in Africa, in Burkina Faso, dove contrae la malaria che ce lo porta via fra diagnosi sbagliate e medici incapaci di risolvere questa malattia che, in realtà, anche all’epoca, era perfettamente curabile. Ma Fausto Coppi non si è mai spento, perché, morto lui, nasce il suo mito.


LA NUOVA COLLEZIONE DEDICATA AI CAMPIONI DEL PASSATO

a t s i u Acq bito su a la tuirt t-sh

PRESSO GLI

INBICI POINT

Oppure prenotala a redazione@inbici.net - tel. 0547-300826 www.inbici.net


34

UNESCO CYCLING TOUR

MAGNIFICHE

A cura di Paolo Mei

Ferrara, Bra, Urbino e Verona. Cancellata la rassegna delle Cinque Terre, il circuito riparte da questo poker di granfondo il Castello Estense a Ferrara città patrimonio Unesco

L’

Unesco Cycling Tour consegna agli archivi la stagione 2015 con tanti consensi, rinnovate certezze e alcune novità per la stagione che verrà. Terminato il 2015 in anticipo rispetto alle scadenze previste, a causa dell’annullamento per maltempo della Granfondo Internazionale delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina, il comitato organizzatore ha definito ufficialmente data e luogo per le premiazioni della stagione appena conclusa. La sede prescelta è Ferrara, location come noto di una delle Gran Fondo del circuito, la Gran Fondo del Po. L’appuntamento è per il 16 gennaio 2016, nel Palazzo Comunale della Città, alle ore 15.30. Se per il 2015 le prove erano cinque, al momento il programma 2016 prevede la

disputa di quattro prove, per le quali sono già definite le date. La prima sarà ancora una volta a Ferrara con la Gran Fondo del Po, in programma il 6 marzo 2016, con percorso semplice e pianeggiante. Seconda prova il primo maggio 2016, con la Bra Bra, gara storica sulle colline piemontesi. Terza prova il 26 giugno 2016 con una grande classica del centro Italia, la Straducale di Urbino. Quarta prova sarà la Gran Fondo Damiano Cunego Città di Verona, in programma il 18 settembre, prova che porta il nome del vincitore del Giro 2004, di tre edizioni del Lombardia e di un’Amstel Gold Race. Simone Zanini, neo-coordinatore dell’Unesco Cycling Tour, è pronto ad un grande 2016: “Le prove in calendario sono quattro, in virtù del fatto che esce di scena la Gran

Fondo Cinque Terre, che come noto non verrà più disputata. Siamo pertanto fermi a quattro prove ma non escludiamo di trovare, entro la fine dell’anno, una quinta gara in sostituzione della gara di Deiva. Stiamo inoltre studiando la formula per realizzare un “pacchetto”, o meglio una sorta di abbonamento per coloro che prenderanno parte a tutte le prove. Ribadisco che il principio del circuito è sempre lo stesso: ovvero pedalare, gareggiare e allo stesso tempo visitare luoghi che tutto il mondo ci invidia e che fanno parte e sono protetti dall’Unesco, ente che dà il nome al nostro prestigioso circuito. Per quanto riguarda il sito internet, ricordiamo che tutte le novità e gli aggiornamenti saranno ovviamente inseriti nel nostro portale ufficiale, all’indirizzo www.unescocyclingtour.it”.


a MYROON 29 LTD 11 IT Full-Carbon-Monocoque f RockShox SID RLT 29 SA100 black

29 Limited

0 Shimano Deore XT M8000 shadow plus, DM q ZTR Crest 29er a 17-19-21 w 9,9 kg

1 ×11 2 ×11

d es i g n by g r o u p e-d e j o u r. d e

MYROON 29 LTD ITALIA La nuova Myroon 29 “Limited Edition” Italia è stata sviluppata per gli appassionati di corsa alla ricerca di prestazioni sempre più performanti. Attraverso decenni di esperienza nel settore corse, la KTM ha lavorato a stretto contatto gli ingegneri e con gli atleti, alla ricerca di un prodotto perfetto e competitivo! La KTM Myroon 29 LTD 2016 determina una nuova epoca in termini di Hardtail! La forza di KTM offre la Myroon 29 LTD 2016 al prezzo di soli € 3.399,- con la doppia, ed € 3.299,- con al mono corona.

KTM-BIKES.AT



Campionati Europei pista 2015 Inseguimento a squadre femminile – Italia - Photo by Bettiniphoto


38

MARCIALONGA

Svelate

agli occhi del mondo le novitĂ

2016

Immagini della Marcialonga Cycling 2015


39

A cura di Newspower

Presentate all’Expò di Milano, davanti agli ex campioni Zorzi e Paruzzi, le manifestazioni Skiing, Cycling e Running. Si parte il 31 gennaio con la regina delle granfondo. Al via 7800 iscritti!

I

l luogo prescelto da Marcialonga per presentarsi agli occhi del mondo pare una rappresentazione moderna del tempio di Apollo a Delfi, la cui architrave riporta la celebre frase “gnothi s’auton”, ovvero conosci te stesso, principio chiave del pensiero socratico. Ed è attraverso questo processo di conoscenza che Marcialonga è giunta fin qui. Un processo di miglioramento, aggiornamento e sviluppo costante che l’ha portata ad enunciare i propri eventi direttamente dal tetto del mondo. Nella cornice prestigiosa di Expo Milano 2015 - al padiglione KIP - sono state svelate le novità del palcoscenico Marcialonga 2016, riguardanti la “storica” 70 km di sci di fondo del 31 gennaio, la “Cycling Craft” del 12 giugno con i suoi percorsi di 135 e 80 km, unica tappa italiana del circuito internazionale “GF World Tour”, e la “Running Coop” di 26 km del 4 settembre, giunta alla quattordicesima edizione. L’evento ha visto gli interventi di numerosi protagonisti della scena sportiva italiana ed internazionale, tra i quali il presidente Marcialonga Angelo Corradini e il direttore generale Gloria Trettel, l’ex campione del fondo Cristian “Zorro” Zorzi, vincitore di medaglie olimpiche e mondiali, il quale ha presentato sia la Marcialonga invernale che quella ciclistica, l’altra ex campionessa olimpica Gabriella Paruzzi, vincitrice della Marcialonga 2004 ed ora consigliere federale FISI e capo della commissione femminile FIS, il presidente dell’Associazione Centri Sportivi Italiani Antonino Viti, oltre al coordinatore della sezione ciclistica di ACSI Emiliano Borgna, i quali hanno commentato soddisfatti la nuova partnership: “Marcialonga è una manifestazione che i ciclisti scelgono per la sua eccellenza organizzativa - hanno detto - è un onore per noi legarci a loro”. Il presidente Angelo Corradini ha voluto ringraziare ACSI per l’ospitalità ed ha commentato con soddisfazione ed orgoglio il momento fortunato dell’universo Marcialonga in generale e della Marcialonga invernale in particolare, con gli sponsor da anni legati a questa “macchina di successo”, e la RAI che trasmette l’evento sulle reti televisive nazionali da ben 32 anni: “È una crescita costante, anche i grandi atleti hanno piacere di trovarsi assieme ad 8000 persone. Assistiamo ad una crescita esponenziale dei team, principalmente scandinavi, che partecipano alle nostre gare. Marcialonga viene trasmessa in diretta in 10 stati ed è un motivo d’orgoglio incredibile nella sua

internazionalità, con il 65% di atleti stranieri e 29 nazioni partecipanti”. Anche Zorzi lo segue a ruota, ed essendo “di casa”, è legato all’evento da un profondo affetto: “Essendo di Moena, la Marcialonga è sempre stata il mio punto di riferimento. Le emozioni sono le stesse del Mondiale, non vedi l’ora di partire perché nell’aria c’è un’emozione particolare, da lì in poi senti solo i tuoi battiti cardiaci”. Ed ha aggiunto simpaticamente: “Quando sento che Moena è in vista io do il massimo, per farmi vedere da amici e familiari!” Il tema del padiglione KIP è: “Territori attraenti per un mondo sostenibile”, un invito rivolto alle associazioni ad investire per rendere il territorio locale un posto ideale in cui vivere, attraverso migliorie nella qualità dei servizi, cultura, ricchezze naturali, storia ed iniziative. Concetti chiari a Marcialonga, che sviluppa i propri eventi in un contesto che regala luoghi d’incanto alle pendici delle cime dolomitiche dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Lungo il percorso di accesso al padiglione è presente anche il Giardino delle Nazioni Unite, un’area verde in cui gli spettatori sono introdotti alla Sfida Fame Zero, simboleggiata da un gigantesco cucchiaio blu, atto ad indicare l’abitudine a lavorare insieme per vincere ogni sfida, la stessa che raccoglieranno gli atleti in occasione della Marcialonga invernale, che si affronteranno per combattere spalla a spalla sorretti dal calore del pubblico, in un evento che anche nel prossimo anno farà parte di Worldloppet, Visma Ski Classics e FIS Worldloppet Cup, i più autorevoli del panorama mondiale dello sci nordico. Il 31 gennaio sono annunciati al via tutti i più forti specialisti oltre al vincitore dello scorso gennaio Gjerdalen. Ci saranno tra gli altri Giorgio Di Centa, l’olimpionico Dementiev e probabilmente anche Justyna Kowalczyk. Marcialonga Cycling Craft, che nel 2016 spegnerà la sua decima candelina, farà parte del circuito Gran Fondo World Tour, rappresentato alla conferenza stampa dal proprio general manager Dani Buyo Gine, il quale ha raccontato di come il circuito attraverserà tre continenti parlando la medesima lingua, quella delle due ruote. Completeranno l’opera GF di Barcellona, Volta als Ports d’Andorra, GF di Golden in Colorado, valutato dalla Lega dei Ciclisti Americani come il secondo Stato più bike-friendly della nazione, e GF di Almaty in Kazakistan. Cristian Zorzi, testimonial anche dell’evento ciclistico, alla domanda su quale fosse il


40

Atleti impegnati alla Marcialonga Running

Immagini della Marcialonga Cycling 2015

punto più duro della gara ha così risposto: “Il punto più duro è il momento della scelta, quando devi decidere se concludere le tue fatiche ad 80 km o proseguire, prolungando l’agonia!” Il direttore generale Gloria Trettel ha presentato l’ultimo evento del calendario Marcialonga, la “Running Coop”, ed ha raccontato come il successo Marcialonga sia merito della perfetta sincronia fra i 1300 membri del gruppo di lavoro Marcialonga,

formato da appassionati volontari: “Il nostro mondo è composto da uomini e donne fieri di poter organizzare eventi sportivi per il bene sociale ed economico della valle. Lavoriamo per la salute degli atleti, per realizzare gare in sicurezza. Expo è un’occasione unica, dovevamo esserci perché Marcialonga grazie ai nostri partecipanti rappresenta il Mondo”. Marcialonga Running Coop è l’ultimo appuntamento annuale ed anche nella prossima edizione sarà

decisivo. Determinerà gli esiti della Combinata Punto3 CRAFT, una speciale classifica chiamata a sommare i tempi ottenuti dagli atleti in tutte e tre le discipline del panorama Marcialonga. Il percorso della “Running Coop” partirà dal centro di Moena in Val di Fassa, attraversando tutti i centri abitati sino a terminare alla salita finale che condurrà al traguardo di Cavalese. Prosegue Gloria Trettel: “Abbiamo portato questa gara proprio in centro a Cavalese, questa è la novità di un percorso che seguirà negli ultimi chilometri quello della Marcialonga invernale, sui prati verdi che seguono il torrente Avisio. Marcialonga è un sovrapporsi di impegni che ci rendono orgogliosi”. “Marcialonga crea un indotto di oltre 8 milioni di euro annui, il soggiorno medio dei marcialonghisti è di 4 giorni, un evento che porta alle Valli di Fiemme e Fassa circa 50.000 presenze turistiche ogni anno”, commenta soddisfatto il presidente Corradini. Marcialonga coglie nello sport l’essenza della vita, poiché lo sport come la vita affronta un percorso, costituito da numerosi ostacoli, che non importa vengano superati o meno, l’importante è affrontarli, perché la risoluzione del problema fa parte di una sfida costante con se stessi, che implica una conoscenza personale costruita nell’arco degli anni. Lo sport è crescita, è miglioramento, è scoperta. Marcialonga come Expo, nutre il pianeta, ed è energia per la vita. Info: www.marcialonga.it


Enrico Zen e Francesco Cipolletta - Marcialonga Cycling 2015 - Photo by Newspower


42

MONDO ACSI

Un altro INCORNI CIARE

A cura della Redazione

Oltre 45mila affiliati in rappresentanza di 1800 società. Un elenco infinito di rassegne ed iniziative organizzate in tutta Italia. Sono i numeri, ancora una volta, a promuovere l’attività sportiva (e non) dell’ente presieduto da Emiliano Borgna

La Granfondo Colnago Desenzano del Garda

L’

anno sta per volgere al crepuscolo e per ACSI Ciclismo è già tempo di bilanci. Subito i numeri: 45.000 affiliati e 1.800 società hanno scelto ACSI come ente di promozione, ricevendo in cambio professionalità e competenza. Un ricchissimo campionario di eventi si sono svolti praticamente in tutta Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. In tutte queste occasioni i benefit riservati a tesserati e organizzatori si sono intrecciati ad un’infinità di iniziative legate alle due ruote, come granfondo, ciclocross, mountain bike, cicloturistiche, prove in salita e su pista, eventi promozionali, legati alla beneficenza, il tutto immersi fra vallate, laghi, centri storici, boschi e scenari pittoreschi proposti dal territorio italiano.

Su tutti, a titolo esemplificativo, i numeri della stagione granfondistica che sta per terminare: 40 manifestazioni si sono svolte sulle strade d’Italia, tra le quali eventi di prim’ordine, come la GF Selle Italia di Cervia o la GF Colnago di Desenzano del Garda. Un’annata che si chiuderà con le premiazioni di domenica 13 dicembre a Riccione. Ma poiché la parola d’ordine di ACSI è “guardare sempre al futuro”, in quella stessa occasione verrà svelato ufficialmente il calendario granfondo 2016. Una new entry è già stata preannunciata, anche perché il censo della rassegna era troppo rilevante per venire celato fino a scadenza: Marcialonga si avvarrà della competenza di ACSI e, dal 2016, costituirà una nuova partnership con il circuito internazionale “Gran Fondo World Tour”, che vedrà la tappa di Fiemme e Fassa come unica italiana, assieme alla GF spagnola di Barcellona, ai Pirenei della GF di Andorra, alla GF del Colorado (definito il secondo Stato più bike-friendly degli Stati

Uniti) e alla curiosa tappa conclusiva di Almaty, GF del Kazakistan. Ma ACSI non chiuderà i battenti nemmeno con l’avanzare dell’inverno, visto che a gennaio toccherà al ciclocross mettersi in mostra con i Campionati Italiani, Europei e a Staffetta, rispettivamente il 10 gennaio a Garbagnate Milanese, il 17 gennaio a Dalmine in provincia di Bergamo ed il 31 gennaio a Pozzolo di Villaga in provincia di Vicenza. ACSI propone un calendario così ricco da non lasciar spazio a nessuna scusante. Troveranno pane per i loro denti gli agonisti, gli amatori, ma anche chi, semplicemente, non vuole rinunciare al piacere di un’allegra biciclettata all’aria aperta, in tutto relax, serenità e benessere psicofisico, poiché i vantaggi delle due ruote sono risaputi: aiutano il corretto funzionamento del sistema circolatorio, riducono la glicemia, contrastano il colesterolo, rafforzano la muscolatura, proteggono il cuore e… migliorano l’umore!




Campionati Europei pista 2015 - UEC CYCLING - Grenchen (Svizzera) - Omnium - Elia Viviani (Italia) - Photo by Bettiniphoto


46

CENTRO CITTÀ

L’APP CHE PREMIA I CICLISTI A cura della Redazione

WeCity, scaricata da 10mila utenti in diverse città italiane, calcola quanta CO2 si risparmia per i propri spostamenti utilizzando due ruote o mezzi pubblici. E ogni due settimane ricompensa i più virtuosi li italiani, si sa, non rinunciano facilmente ai loro comfort. Ad esempio all’automobile, utilizzata in città anche per andare sottocasa dal lattaio. E così, per sconfiggere le (cattive) abitudini dell’uomo di città, alcuni professionisti 2.0. si sono inventati un’app - disponibile gratuitamente per iPhone, Android e Windows Phone - che premia chi utilizza la bicicletta. Si chiama “WeCity” e, scaricata da oltre 10mila utenti in diverse città, calcola quanta Co2 si risparmia per i propri spostamenti utilizzando due ruote o mezzi pubblici. E ogni due settimane ricompensa gli ambientalisti più fedeli, per innescare un

meccanismo d’emulazione virtuosa. WeCity, nemica giurata dell’inquinamento, è la prima applicazione che premia ogni forma di mobilità sostenibile: l’anidride carbonica “risparmiata” all’ambiente, si trasforma in punti da scambiare con premi a sfondo ecologico: bici elettriche, eco-viaggi, buoni per i maggiori servizi di car-sharing, attrezzature per gli amanti della bicicletta. In pratica, l’applicazione offre un sistema che incoraggia lo spostamento urbano a basso impatto ambientale attraverso un gioco e dei piccoli premi. WeCity è in grado di calcolare quante emissioni di CO2 produciamo quotidianamente: gli spostamenti a piedi, in bici, con auto condivisa e mezzi pubblici vengono riconosciuti dall’applicazione e generano dei crediti, proporzionali alla CO2 evitata, e spendibili in un negozio virtuale. Oltre 10 mila gli utenti che hanno scaricato l’app nei primi sei mesi, 4 mila invece i chilometri pedalati in media al giorno. Roma, Milano, Torino e Bologna, invece, le città dove WeCity è più diffusa. Maglia nera, invece, il sud Italia, dove l’eco-sostenibilità sembra ancora una chimera. Ma come funziona la App? Dopo aver scaricato l’applicazione, è necessario segnalare ogni volta il tragitto che si sta per compiere in modo sostenibile, riducendo le emissioni di anidride carbonica. Si monta in sella alla bicicletta, si sale su un mezzo pubblico o si offre un passaggio a un amico e - alla fine del viaggio - il sistema calcola percorso effettuato e CO2 risparmiata, tradotta in punti che l’utente potrà utilizzare sul negozio virtuale di WeCity. Dove si possono scegliere premi a sfondo “green”. Per mezzo di un gioco e di premi “sostenibili”, dunque, WeCity porta un cliente specificamente profilato, interessato a problematiche di mobilità, energetiche e ambientali in gene-

rale, direttamente dai distributori di mezzi alternativi elettrici. I premi, messi a disposizione dalle aziende, fungono da veicolo pubblicitario per la stessa società, che accetta il pagamento in crediti virtuali per un numero minimo di prodotti, in cambio della visibilità garantita dalla piattaforma e dagli utenti che condividono i loro successi sui social network. L’obiettivo parallelo di WeCity è, infatti, anche la creazione di una community di utenti che, tenendosi in contatto tramite Facebook e Twitter, decidono - per pura vocazione ambientalista - di far evolvere la mobilità convenzionale verso forme più sostenibili e verso un esperienza sociale. Per le aziende, insomma, WeCity non rappresenta un canale di vendita, ma di promozione della loro linea di prodotti, concessi alla piattaforma in proporzione agli investimenti pubblicitari accantonati per l’esercizio in corso. Secondo i dati rilasciati dalla società, uno spostamento in autobus o su auto condivisa, consente di risparmiare mediamente 2 Kg di CO2. Un tragitto a piedi o in bicicletta, scongiura l’immissione di altri 3 Kg di anidride carbonica nell’ambiente. Entrambe le pratiche virtuose si trasformano in moneta virtuale da spendere nella quotidianità, grazie ai premi che si possono ottenere per continuare a spostarsi in maniera sostenibile. E chissà che, in cambio di premi reali, anche l’italiano non rinunci finalmente all’inseparabile automobile.


Jury Chechi - La leggendaria Charly Gaul - Photo by Newspower


48

SICUREZZA IN GARA

Scorte TECNICHE nelle gare podistiche? grazie... A cura di Gianluca Barbieri

Spesso si generano equivoci quando ci si interroga sul ruolo effettivo degli ASA delle Scorte Tecniche. Ecco alcuni opportuni chiarimenti

T

orniamo a parlare di personale ASA e Scorte Tecniche, perché continua a persistere una certa confusione sul ruolo di queste figure, comunque importantissime per il regolare svolgimento di una gara ciclistica. In questo ultimo mese, seguendo alcuni corsi di formazione e di aggiornamento, abbiamo potuto appurare che non è ancora del tutto chiaro in quali contesti possano operare queste figure. E allora chiariamo un punto: sia gli ASA, cioè Addetti alla Segnalazione Aggiuntiva (tradotto “addetti a terra”, muniti di bandierina e paletta omologata, aventi un patentino rilasciato dalla Questura di competenza) che le Scorte Tecniche, cioè quelle moto che, dotate di determinati dispositivi di segnalazione, sostituiscono la Polizia Stradale durante la gara ciclistica, possono operare solo ed esclusivamente in ambiente ciclistico. Alcuni interrogativi posti da alcuni corsisti chiedevano se gli ASA o Scorte Tecniche

possono operare in gare podistiche. Certo che no! Basta leggere le norme, secondo cui l’operato di questo personale è inserito tra il passaggio delle vetture di inizio e fine gara “ciclistica”. Nessuno sia chiaro vuole negare che l’esperienza acquisita durante le gare ciclistiche non renda queste figure perfettamente idonee per destreggiarsi anche in altri contesti, ma questo lo si deve fare senza indossare casacche o adoperare palette rosse omologate. Anche le scorte tecniche

in moto possono operare solo nelle gare ciclistiche agonistiche (non nelle cicloturistiche, a patto che non vengano espressamente richieste dalle prefetture) e, contrariamente a ciò che in tanti credono, non sono abilitate alla scorta di carichi eccezionali. Insomma, ASA e Scorte Tecniche sono figure importanti e riconosciute dalle Questure, ma possono essere impiegate solo ed esclusivamente nelle gare di ciclismo, nulla più.


Gran Fondo Barcelona速



Campionati Europei pista 2015 - UEC Cycling - Grenchen (Svizzera) - Photo by Bettiniphoto


52

IL COACH

Chi è Iader Fabbri Classe ’78, dalla sua esperienza di atleta, matura la voglia di approfondire le proprie conoscenze, passando dall’insegnamento di varie discipline a trainer in molti eventi per aziende sportive, lavorando come mental coach e preparatore atletico. Finiti gli studi da dietista si laurea presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Camerino in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei prodotti della salute. Partecipa come relatore a congressi e conferenze e offre consulenze ad aziende di integrazione alimentare e a varie società sportive. Iader è Consulente in ambito Nutrizionale per tutte le nazionali di Ciclismo della Federazione Ciclistica Italiana, Strada, MTB e BMX. È preparatore del Team Gresini Racing di Motomondiale e membro dell’equipe medicoscientifica della Nazionale Italiana di Football Americano. Oggi esercita la sua attività di professionista presso il suo Poliambulatorio “FIT” a Faenza.

I

n questa ultima settimana ho dovuto, mio malgrado, rispondere decine di volte al quesito più “gettonato” del momento, ovvero: la carne rossa provoca il tumore? Tra sedicenti ricerche scientifiche e boutade alquanto azzardate, ne ho sentite davvero di... “cotte e di crude”. Alcune di queste informazioni avevano, in effetti, un fondamento scientifico, ma altre le ho trovate davvero simpatiche e bizzarre, come quella teoria, esposta da un “esperto” durante una trasmissione radiofonica, secondo cui mangiare carne rossa equivarrebbe a fumare 600 sigarette. Insomma, se certe dicerie avessero dignità scientifica, all’ingresso di tutte le macellerie bisognerebbe appendere un cartello con su scritto “Lasciate ogni speranza a voi che entrate...”. Come spesso capita quando la psicosi contagia l’opinione pubblica, anche questa volta abbiamo sfiorato il ridicolo. La mia filosofia professionale è sempre stata incentrata sulla teoria dell’equilibrio. Per

questo la cosa più saggia, anche in questa occasione, è non lasciarsi prendere dai deliri del momento e valutare con lucidità tutte le sfaccettature della questione. Insomma, keep calm e ragioniamo secondo logica. Partiamo dall’inizio. E’ già da diverso tempo che si dice e si legge che “la carne rossa fa male”. Spesso carni e insaccati vengono associate ad una dieta sbagliata perché il loro consumo eccessivo provocherebbe il cancro. La bomba mediatica, deflagrata qualche giorno prima di Halloween, ha spinto tutti gli organi d’informazione a diffondere il messaggio secondo cui la “carne rossa e quella lavorata sarebbe cancerogena”, “più nociva dell’amianto”, “pericolosa come alcool e sigarette” e chi più ne ha più ne metta. La viralità della notizia, come puntualmente accade in una società globalizzata, ha subito contagiato l’opinione pubblica soprattutto perché arrivava da fonte autorevole, e nel mondo ultra-ricettivo dei social

#carne o #carnerossa è stato uno degli ashtag più utilizzati. Per completezza di informazione penso che, al di là del gossip e delle sintesi da bar, la cosa più corretta, in questi casi, sia partire dalle carte. Ovvero analizzare prima di tutto il documento redatto il 26 ottobre 2015 dalla IARC (International Agency for Research on Cancer) per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità WHO). Il documento si ispira ad uno studio scientifico pubblicato su The Lancet Oncology il 23 ottobre 2015. Nel documento dello IARC, nel quale vengono analizzati 800 studi epidemiologici, ventidue esperti provenienti da 10 paesi hanno indagato sull’associazione tra carne rossa e cancro, analizzando i regimi dietetici delle diverse popolazioni etniche. Gli studiosi dello IARC hanno classificato la carne rossa (carni muscolari di mammifero, come manzo, vitello, maiale, agnello, cavallo, capra e montone) nel Gruppo 2 A, ovvero il gruppo che classifica gli alimenti come “probabili carcinogenici in umani”.


53

A cura di Iader Fabbri

polazione che consuma carne rossa varia universalmente da meno del 5% fino al 100%, e da meno del 2% al 65% per le carni trasformate”. Gli studi sono stati analizzati a gruppi per tipologia di cancro e, in alcuni casi, si è riscontrato anche un disaccordo sulla valutazione della documentazione stessa: “The Working Group concluded that there is limited evidence in human beings for the carcinogenicity of the consumption of red meat. There is inadequate evidence in experimental animals for the carcinogenicity of consumption of red meat and of processed meat” Lo IARC, dunque, ha inserito queste tipolo-

Sintetizzando, ma solo in linea teorica, la carne rossa potrebbe avere effetti carcinogenici. E, per l’esattezza, potrebbe generare il cancro colon rettale, ma probabilmente anche il cancro pancreatico e prostatico. La carne rossa “lavorata”, ovvero quella che dopo la macellazione ha subìto dei trattamenti postumi (salatura, stagionatura, fermentazione, affumicatura o altri processi che ne migliorino il sapore e la conservazione), è stata classificata nel Gruppo 1 A, quello che include gli alimenti che - “in base a sufficienti evidenze scientifiche” possono causare un cancro colon rettale. Nello studio si specifica anche che “a seconda del paese, la proporzione della po-

gie di carni in queste due categorie, ma c’è un “ma”: questa Agenzia Internazionale verifica solamente quanto sia valida o meno l’ipotesi che un determinato alimento abbia un tasso di canceronigicità, ma non specifica quanto questa sostanza sia, di fatto, cancerogena. Detto questo, il gruppo di studio ha comunque convenuto che, rispetto alla letteratura utile analizzata, la carne rossa processata dovesse essere nella categoria A1 e quella rossa nella categoria A2. Nel documento dello IARC troviamo anche una serie di risposte ad alcune domande. Per migliorare la comprensione al lettore, riporto la domanda n.9: Le carni lavorate

La carne rossa provoca il cancro? Tra ricerche scientifiche e boutade azzardate, facciamo un po’ di chiarezza sul tema del momento

sono state classificate come cancerogene per l’uomo (gruppo1). Allo stesso modo, il fumo di tabacco e l’amianto sono entrambi classificati come cancerogeni per l’uomo (gruppo1). Questo vuol dire che il consumo di carne lavorata è cancerogeno come il fumo di tabacco e amianto? No, le carni lavorate sono state sì classificate nella medesima categoria di “causa di cancro” del fumo di tabacco e dell’amianto (IARC Gruppo1, cancerogeno per l’uomo), ma questo non significa che sono tutti ugualmente pericolosi. Le classificazioni dello IARC descrivono, infatti, il livello di evidenza scientifica circa la cancerogenicità di un agente, ma non valutano, come detto, il livello di rischio. I giornalisti e i media hanno dato alcune informazioni che, anche secondo alcuni esperti, sono state travisate. Per questo alcune ricerche possono aiutarci a chiarirci le idee. Ecco cosa ne pensa il professor David Phillips, di Cancer Research UK, membro dell’IARC: “Lo IARC si occupa di identificare i pericoli, non di valutare i rischi. Significa che lo IARC non è tenuto a comunicarci in quale misura qualcosa possa favorire lo sviluppo di un cancro, bensì solo se contribuisce o meno. Per esempio, pensiamo alle bucce di banana: possono causare incidenti, ma di fatto ciò non accade molto spesso. Inoltre, il tipo di danno causato dallo scivolare su una buccia di banana, di solito, non è paragonabile a quello causato da un incidente stradale. In un sistema di identificazione dei pericoli, come quello dello IARC, però, ‘buccia di banana’ e ‘incidente d’auto’ finirebbero nella stessa categoria, perché entrambi possono tecnicamente causare incidenti.” Susan Higginbotham dell’American institute for cancer research, concorda nel sostenere “che un consumo moderato di carne


54

rossa non aumenta in modo significativo il rischio di tumore del colon-retto”. “Il rischio di sviluppare un tumore colorettale a causa della carne lavorata resta basso e cresce proporzionalmente all’aumentare del consumo di questi prodotti”, conferma Kurt Straif dello IARC, precisando “che il rischio del 18 per cento si riferisce al rischio relativo e non a quello assoluto di un singolo individuo”. In altre parole, questa percentuale varia nelle singole persone in base a molti altri fattori che non hanno nulla a che vedere con la carne che si consuma: predisposizione genetica, fumo, attività fisica e molto altro ancora: “Non dimentichiamo poi che la carne ha un valore nutrizionale importante e rappresenta un’ottima fonte di proteine, ferro e vitamina B12”. Paolo Boffetta, un medico che ha lavorato per l’OMS in un gruppo di ricerca simile a quello che ha pubblicato il recente report, la pensa così: “Posso capire che la gente sia scettica su questo report perché i dati non sono tremendamente solidi. Ma in questo caso le prove epidemiologiche sono molto concrete”. Questa invece l’opinione del Professor Dino Amadori dell’Istituto Oncologico Romagnolo e Direttore Scientifico

IRST: “E’ un’informazione un po’ tardiva rispetto al vero problema. Indubbiamente possono insorgere dei rischi potenziali se si segue un regime alimentare eccessivamente ricco di carni rosse, nessuno però dice qual è il motivo per il quale questo tipo di prodotti possono essere la causa del cancro. Il motivo è perché questi prodotti inseriscono nello stomaco dei nitriti e dei nitrati e possono, con le ammine presenti nel cibo, in uno stomaco con poca acidità, produrre le nitrosammine. Questo, però, lo si sapeva già da tempo. Io stesso ho pubblicato uno studio nel 1980 che evidenziava questa relazione. Ma un dato che viene omesso spesso è che occorrono alcuni fattori importanti alla reazione. Ci deve essere, ad esempio, uno stomaco privo di acidità e non deve esserci vitamina C. Pertanto è sufficiente, dopo aver mangiato un cibo di questo tipo, introdurre una bella spremuta d’arancio o pompelmo per scongiurare questa reazione chimica di sintesi ed evitare formazione di nitrosammine. Quindi il problema della dieta è sempre un problema di equilibrio. E’ imparagonabile il rischio di utilizzo di carne con il fumo di sigaretta che rimane sempre, con certezza, il rischio numero uno su molti fronti”. In effetti la classe di rischio IARC non indica quanto una sostanza sia cancerogena, ma solo che - sulla base dei dati finora disponibili - quella sostanza sia davvero cancerogena. Questo spiega anche come sia sbagliato mettere sullo stesso piano le carni lavorate e il fumo: entrambi sono in classe 1, ma questo significa solo che gli esperti IARC hanno lo stesso livello di certezza (basata sui dati disponibili ad oggi) che le due sostanze causino il cancro ma non vuol dire che sono pericolose allo stesso modo per la salute. Molti esperti dunque hanno parlato del rischio carne rossa, senza approfondire il motivo per il quale questa può divenire cancerogena. Ci sono stati alcuni studiosi, anche molto autorevoli, che hanno ricordato che le carni rosse hanno un elevato contenuto di ferro e quindi possono aumentare l’ossidazione corporea; altri che hanno puntato l’indice contro i metodi di cottura “che possono generare sostanze cancerogene”; altri ancora hanno parlato della contaminazione delle carni da parte di farmaci o altre sostanze tossiche legate ai metodi di allevamento e, infine, altri hanno parlato, nel bene e nel male, dei nitriti e nitrati. Ricordo che l’ossidazione per molti sportivi è uno dei fattori fondamentali per migliorare e incrementare la loro supercompensa-

zione e implementare le loro performance adattandosi al carico di lavoro precedentemente svolto. Infatti alcuni recenti studi dimostrano come, in realtà, chi svolge attività fisica sia più esposto ai radicali liberi e quindi ad un’ossidazione. Ma, proprio per il carico di lavoro svolto, il corpo mette automaticamente in atto una serie di difese per migliorarne il processo antiossidante rispetto al livello basale. Ergo, è azzardato sostenere che sia sufficiente un prodotto contenente ferro per aumentare l’ossidazione corporea. Oltretutto, proprio in virtù di alcune sostante nutritive che contiene, la carne rossa è utile per migliorare i valori del profilo emocromo, b12, ferro, sostanze molto utili soprattutto agli sportivi. Per quel che riguarda i metodi di cottura lo stesso documento dell’IARC alla domanda “I metodi di cottura della carne modificano il rischio?” risponde più o meno così: il ruolo della cottura non è ancora stato pienamente compreso. E, nella domanda successiva, sempre relativa a quale fosse il metodo di cottura più sicuro, risponde: “Secondo il gruppo di ricerca IARC non ci sono ancora dati sufficienti per concludere in maniera definitiva che il modo in cui la carne è cotta influenzi il rischio di cancro”. Molti divulgatori scientifici anche in programmi televisivi hanno parlato di uno studio durato molti anni. In realtà si tratta di una revisione di 800 studi scientifici, e nello stesso documento di Lancet, si evince che molti di questi studi non sono stati presi in esame perché potevano non dare evidenze scientifiche. Per quel che riguarda i metodi di allevamento, un report diramato da Assica-Assocarni sottolinea come gli animali allevati in Italia e i controlli presenti siano molto più severi rispetto ad altri paesi e continenti. Sempre nello stesso report, a quanto pare, il consumo di carne in Italia è mediamente di 100g al giorno per 2 volte a settimana (28,5g al giorno), mentre il consumo della cosidetta “carne trasformata” mediamente si aggira intorno ai 25g al giorno. Ricordiamo che le quantità indicate dallo studio come condizione per un aumento del rischio-cancro si aggira intorno ai 100g al giorno per la carne rossa e per 50g al giorno per quella trasformata. Coldiretti stima che il consumo di carne per gli italiani si aggiri intorno ai 78kg a testa, dunque ben al di sotto dei 125kg degli Stati Uniti e 120 kg degli Australiani e dei 87kg dei nostri vicini francesi. Definendo anche che per la carne lavorata i metodi e le procedure tramandate nei secoli dalla


55

tradizione italiana fanno dei nostri prodotti una garanzia di qualità contraddistinta anche dai marchi ‘Doc’ che, come noto, seguono rigidi disciplinari di produzione. In alcune latitudini del mondo, anche per contrastare il timore (a volte giustificato) dei metodi di allevamento, si stanno allevando capi di bestiame esclusivamente “ad erba”. In questo caso i tempi di allevamento e macellazione si dilungano, ma le tutele per il consumatore finale sono molto più elevate. Nelle realtà rurali italiane è ancora possibile, con un po’ di impegno, trovare qualche agricoltore locale disposto ad allevare il bestiame con i “tempi di un tempo”, il che – come detto – sul piano della tutela della salute, ci garantirebbe stand di sicurezza molto elevati. A questo punto, dunque - per dirimere gran parte della questione - sarebbe interessante uno studio che valutasse i carnivori che usano qualsiasi tipo di carne con conservanti e chi invece utilizza carni non lavorate allevate ad erba e senza conservanti. Per quel che riguarda Nitrati e Nitriti che si formano nel nostro stomaco, il pericolo numero uno sono, come detto, le nitrosammine, ma come ci ha spiegato con chiarezza l’illustre professor Amadori, la loro potenziale nocività può essere disattivata con l’utilizzo di quantità adeguate di vitamina C. I Nitrati e i Nitriti (nitriti sono identificati dalle sigleE249 ed E250, i nitrati dalle sigle E251 ed E252.) ingeriti con la carne non sono per forza un problema legato direttamente al prodotto stesso, ma sono un problema legato alla loro conservazione e commercializzazione, quindi la questione è ben diversa. Inoltre, esiste ampia letteratura in merito a quello che è l’utilizzo o la ricerca della stimolazione endogena di ossido ni-

trico (un gas endogeno) attraverso l’utilizzo di alimenti contenti nitrati o nitriti (come la barbabietola rossa o altri tipi di alimenti) che molto spesso si trovano nelle tavole degli atleti perché vengono considerati migliorativi della performance. Quindi, anche in questo caso, tutto dipende dall’equilibrio del nostro tratto digerente (non solo dalla presenza della vitamina C, ma anche dall’equilibrio del nostro biota). Il nostro corpo è un sistema molto complesso, frutto di un insieme di interazioni in perenne equilibrio tra quello che è lo stimolo subito e la risposta messa in campo. Penso che, a dispetto delle ricerche più serie ed autorevoli, difficilmente si possa trovare uno studioso in grado di affermare, con ragionevole certezza scientifica, che esiste una singola causa o un unico colpevole di un problema, soprattutto se questo problema si chiama cancro. Secondo la mia esperienza, alla base di un problema, esistono sempre molti fattori scatenanti e penso che l’insieme dell’equilibrio possa generare in noi la salute o la malattia. E che dire delle nostre emozioni e di quelle che ci teniamo dentro? Sono anch’esse un fattore che influenzano il nostro stato di salute? Su questo bisognerebbe leggere qualche studio a riguardo molto affascinante. Concludendo. Se si genera un allarmismo globale, il rischio è quello di portare molte persone ad eliminare dalla propria dieta degli alimenti che, in realtà, se consumati con moderazione, sono preziosi per il nostro corpo. Si arriverebbe, dunque, ad una ristrettezza di scelte di alimenti che porterebbe a carenze nutrizionali. Quando, invece, si parla di alimentazione, un killer ben codificato del nostro organismo è l’obesità,

questo sì un fattore in grado di aumentare i rischi per la nostra salute, sia sul fronte cardiocircolatorio che su quello oncologico. I media hanno diramato la ricerca sulle carni rosse in maniera diversa: c’è chi lo ha fatto in modo un po’ superficiale indulgendo ad un approccio scandalistico e chi, al contrario, ha scelto la misura e l’equilibrio. Certamente, in futuro, accadranno casi simili, perché l’alimentazione è un argomento straordinariamente complesso. Forse ci parleranno del pesce che contiene un metallo pesante molto tossico nel nostro organismo come il mercurio, oppure ci parleranno della contaminazione dell’acqua per colpa delle condutture, per non parlare di acque in bottiglia contaminate da pvc esposto al sole. Di questo passo, si potrebbe parlare anche delle aflatossine contenute in alcuni vegetali oppure dell’eugenolo contenuto nel basilico e magari anche dell’aria che respiriamo oppure delle radiazioni costanti alle quali siamo sottoposti con wirless e cellulari. Direi che, ancora una volta, il richiamo all’equilibrio è d’obbligo e, forse, la morale di tutta questa vicenda è ben sintetizzata in un titolo di giornale che volentieri vi riporto: “La prima causa di morte è VIVERE”. Penso che occorra molta cautela quando si danno notizie che riguardano una sfera così intima come il cibo. Qualche tempo fa il padre della medicina diceva: “Fa che il cibo sia la nostra medicina e la medicina sia il nostro cibo”. Ma si dovrebbe ricordare sempre che la salute è un grande “puzzle” nel quale noi - con il nostro stile di vita - giochiamo la partita più importante guidando, ogni giorno, il nostro equilibrio psicofisico. E allora, per dirla alla Confucio: “Siamo ciò che mangiamo e diventiamo quello che abbiamo mangiato”.


56

ARRIVA L’INVERNO: E’ TEMPO DI CICLISMO INDOOR A cura della Dott.ssa Elena Casiraghi – Equipe Enervit

Ecco i suggerimenti per non accumulare peso e dimagrire allenandosi l meteo e le temperature invernali non ci consentono, se non in giornate fortunate, di godere dell’allenamento e dei percorsi tipici della bella stagione ma, per non vanificare i sacrifici passati, la forma fisica non va mai persa di vista. Anche l’inverno porta con sé modalità e strategie per allenarsi, evitando di mettere su peso e arrivare poi perfettamente preparati alla ripresa della bella stagione. L’allenamento a digiuno è consigliato per chi ha poco tempo e vuole potenziare gli effetti del proprio allenamento, in vista delle granfondo di primavera, o per chi vuole migliorare la capacità di bruciare i grassi. Quando invece prevediamo uscite su strada o un allenamento di lunga durata, è fortemente consigliabile fare colazione per tempo prima di salire in sella. E la corsa è la disciplina che sembra avere la miglior efficacia in questo senso. Ma per chi soffre particolarmente il freddo e non ama allenarsi in esterno in pieno inverno, la soluzione congeniale sono

i rulli. Ovvero, il ciclismo indoor. Così indoor che possiamo pedalare nel nostro salotto di casa o nella cantina con la stessa bicicletta con cui siamo abituati ad uscire in strada o gareggiare. Cosa serve? Sono sufficienti 30 minuti al giorno 3 volte alla settimana. Come? Si parte con un breve riscaldamento: 5 minuti con pochi watt possono bastare. A seguire eseguire 30″ all-out sprigionando sui pedali tutta la potenza. Recuperare per 2 minuti pedalando con agilità e con pochi watt. Ripetere per 3 volte. Eseguire, infine, 5 minuti di defaticamento. Con quale frequenza? Tre volte alla settimana per 6 settimane è un periodo sufficiente per ottenere significativi miglioramenti. Questo allenamento, infatti, aumenta la capacità ossidativa del muscolo scheletrico - cioè la capacità di consumare i grassi da parte del muscolo per produrre energia - e la salute cardiometabolica. Nello studio in cui questo allenamento è stato sperimentato si è osservato un au-

mento del metabolismo del 12% nella prima ora successiva al test, una diminuzione della pressione arteriosa del 7%, un aumento dell’attività di un marker relativo all’aumento dell’ossidazione di lipidi (il cui nome proprio è Beta-hydroxy acyl coA dehydrogenase) e dell’attività della proteina GLUT 4 che, in parole più semplici, significa un miglioramento del trasporto degli zuccheri senza un necessario coinvolgimento dell’ormone insulina. Se siamo molto allenati o non possiamo allenarci a digiuno, il consiglio è quello di effettuare da 4 a 6 ripetizioni del programma centrale con 4-5 minuti di recupero tra un blocco e l’altro. Questo è un allenamento semplice, rapido ed efficace per chi desidera “insegnare” all’organismo a consumare i grassi migliorando la propria composizione corporea, diminuendo la massa grassa e ottimizzando la salute cardiovascolare..

BIBLIO: Gillen J.B. et al. Three minutes of all-out intermittent exercise per week increases skeletal muscle oxidative capacity and improves cardiometabolic health. Plos One 9:11, 2014.

In un programma di allenamento come questo ci possono venire in aiuto alcuni prodotti, che rappresentano una valida integrazione proteica, carboidrati e sali minerali, magnesio e potassio. Enervit Gymline Muscle – barrette - ENERVIT GYMLINE PROTEIN BAR 30% CREMA DI NOCCIOLE – TORTA AL LIMONE La linea di barrette high protein Enervit Gymline Muscle è stata sviluppata per soddisfare l’aumentato fabbisogno proteico di chi pratica attività fisica intensa e prevalentemente basata sullo sforzo muscolare. Le proteine contribuiscono al mantenimento ed alla crescita della massa muscolare. 11 barrette di differenti gusti e sizing, disponibili a partire da 12 g di proteine per barretta fino ad arrivare a 30 g. Ogni barretta contiene un mix vitaminico completo tra cui Vitamina C, Vitamina E, Vitamina B6 e Niancina e Tiammina, che contribuiscono al normale metabolismo energetico.

Enervit Pre Sport Arancia - è un prodotto energetico a base di carboidrati da utilizzarsi prima di un esercizio fisico sportivo intenso e prolungato. Pre Sport è senza grassi; l’isomaltulosio costituisce il 30% degli zuccheri totali presenti nel prodotto. L’assunzione di alimenti contenenti isomaltulosio anziché altri zuccheri induce un minor aumento di glucosio nel sangue dopo la loro assunzione rispetto agli alimenti contenenti zucchero. Queste caratteristiche sono per la prima volta disponibili in un alimento solido da assumersi prima dell’attività sportiva. Enervit G Sport Un granulato istantaneo per la preparazione di una bevanda a base di carboidrati e sali minerali da utilizzarsi in caso di sudorazione abbondante conseguente ad un’intensa attività muscolare e sportiva. Le bevande di carboidrati - sali minerali aumentano l’assorbimento di acqua durante l’esercizio fisico e contribuiscono al mantenimento di prestazioni di resistenza durante l’esercizio fisico prolungato.


carbo

FLOW SCOPRI LA MAGIA DEL FLOW

Enervit Carbo Flow è un nuovo rivoluzionario prodotto studiato dall’Equipe Enervit vit appositamente per atleti esigenti come te. Carbo Flow può infatti aiutarti a raggiungere re il flow: quel magico stato di perfetta concentrazione, in cui sei completamente immerso so nella performance. Un prodotto esclusivo, a base di carboidrati, flavanoli del cacao e vitamina B1. Un nuovo importante rituale da aggiungere alla tua preparazione.

Ora non resta che allenarti, il tuo prossimo Flow ti aspetta. • I flavanoli* del cacao aiutano a mantenere l’elasticità dei vasi sanguigni, che he li: contribuisce al fisiologico flusso del sangue. • Elevata concentrazione di flavanoli: fino all’800% in più rispetto al cacao convenzionale.** • Basso tenore di grassi..

enervitcarboflow.com * Per un’assunzione di 200 mg al giorno nel contesto di una dieta variata ed equilibrata e uno stile di vita sano. Attenersi al modo odo d’uso ed alle avvertenze indicate sull’etichetta del prodotto. Ai sensi del Regolamento (UE) N. 851/2013 su autorizzazione del legittimo titolare del claim. ** Per maggiori informazioni vai al sito www.enervitcarboflow.com.


58

DONNA IN BICI

Manuela

SONZ OGNI

“SPIACENTE, DAL PODIO NON SCENDO”

A cura di Paolo Mei

Si è appassionata al ciclismo seguendo le orme del padre. La trentenne bergamasca è diventata in breve tempo una delle più titolate granfondiste italiane, riuscendo nel 2015 a salire sul podio ad ogni gara a cui ha partecipato

I

l movimento granfondistico italiano è senza dubbio un movimento di altissima qualità. La bicicletta, un tempo sport maschile, si è aperta all’altra metà del cielo e sempre più donne decidono di salire in sella. Manuela Sonzogni ha incominciato relativamente tardi ad appassionarsi alla bicicletta, dopo aver praticato nuoto, il basket e la pallavolo. Da tre anni fa parte del Team Isolmant, una delle formazioni più titolate a livello di cicloamatori. Nell’ultimo biennio ha vinto, tra

le altre, la Felice Gimondi, la Stelvio Santini e la prima edizione della Granfondo Internazionale Città di Torino. E i secondi posti in gare importanti non sono certo mancati. Manuela, a quanto pare tutto è iniziato per “colpa” di suo padre? Sì, tutto è iniziato sei anni fa quando, incuriosita dalla grande passione di mio padre per la bici, ho chiesto di poter avere anch’io una bicicletta da corsa e da lì, pedalata dopo pedalata, la sua grande passione è diventata anche la mia.

Quali sono le motivazioni che spingono una giovane donna a correre in bicicletta? Per me la bicicletta significa in primis piacere e libertà. Ad ogni uscita mi sento in pace con me stessa, riesco a staccare dalla vita reale, condivido momenti piacevoli con molti amici e, allo stesso tempo, questo sport mi dà la possibilità di conoscere posti sempre nuovi. Le gare poi sono una cosa in più, un modo per mettersi alla prova. Lei è bergamasca, non si può certo dire che manchino i terreni per allenarsi dal-


le sue parti: quali sono le sue caratteristiche tecniche? Il territorio bergamasco in effetti è quanto di più vario: si spazia da ampie zone di pianura, alle colline, al lago, poi ci sono davvero molte salite bellissime su cui cimentarsi. Io sono una scalatrice pura e, di conseguenza, sono molto molto fortunata a potermi allenare in queste zone. Giovane, ma non giovanissima, lei sta ottenendo innumerevoli podi e vittorie in gare di un certo spessore. Non ha mai pensato al professionismo? Il professionismo è un sogno a cui ambire ma ormai non sono più giovanissima e le priorità della vita sono diventate altre. Resta comunque un’opportunità che, se mi fosse capitata in età più giovane, non mi sarei di certo lasciata scappare. Pratica solo strada o anche mountain bike e ciclo cross? Mi sono cimentata diverse volte per diletto in MTB ma, dopo poche uscite, mi sono subito accorta che questa disciplina non fa per me e ho deciso di dedicarmi esclusivamente alla bici da strada, anche se la Mtb rimane comunque una valida alternativa nel periodo invernale. Quanto tempo dedica agli allenamenti? Mi alleno quasi tutti i giorni, prevalentemente la mattina. Da qualche mese sono rimasta purtroppo senza un’occupazione e di conseguenza riesco a gestirmi gi allenamenti senza problemi di tempo. Ogni giornata diversifico l’allenamento sia per durata che per tipologia di terreno in base a sensazioni fisiche e mentali e cerco di dosare le energie, soprattutto in vista di qualche gara impegnativa nel weekend. Sino all’anno scorso era solita partecipare soprattutto alle medio fondo. Da quest’anno invece quasi sempre gran fondo: una scelta facilitata dai risultati e da allenamenti sempre più specifici? Una scelta dettata da diversi fattori. In primis, avendo più tempo per allenarmi, ho potuto aumentare il chilometraggio anche durante la settimana e, di conseguenza, la preparazione fisica anche sulla distanza è migliorata. Poi, dopo alcuni anni, in cui mi cimentavo nei percorsi medi, sentivo l’esigenza di “alzare l’asticella” e di mettermi alla prova in qualcosa di più impegnativo. Lei è fresca vincitrice della 1ª Gran Fondo Città di Torino. Si è presentata sul rettilineo finale in compagnia di due gregari: sono così necessari ? Affrontando percorsi così impegnativi, è fondamentale per una donna avere accanto almeno una figura di supporto che

la possa sostenere sia mentalmente che meccanicamente in caso di guasti, forature, ecc... Un gregario non è solo colui che “tira” la donna al traguardo, ma è un compagno, un sostegno, un appoggio che dà fiducia e quel pizzico di carica in più. Nel biennio 2014-2015 troviamo 19 vittorie (alla data odierna si è appena aggiunta la G.F. Avesani), sino a questo momento, divise quasi equamente. Nel 2014 prevalentemente medio fondo, quest’anno gran fondo. Spiccano gare molto titolate, quali sono a suo parere le più importanti? Questa è stata davvero una stagione da incorniciare per me e per il mio Team. Insieme abbiamo raggiunto tante vittorie importanti, ma sicuramente fra le più significative spiccano la Gf Bra-Bra organizzata con il supporto di Specialized che è uno dei nostri sponsor, la Gf Felice Gimondi che è per noi la gara di casa e, a pari merito, metterei anche la Gf Stelvio Santini e La Campionissimo sulle salite dello Stelvio, Gavia e Mortirolo. Se le gare dove ha vinto sono certamente importanti, a noi non sfuggono alcuni secondi posti importantissimi: Sportful Dolomiti Race e Maratone dles Dolomites. Pensa in futuro di poter trovare la vittoria anche lì?

Sonzogni, Photo Newspower

Quest’anno ci siamo arrivati vicini e non nego un pizzico di rammarico. Merito alle mie avversarie che si sono dimostrate in grande condizione in quelle occasioni. Che dire? Ci metteremo tutto l’impegno possibile per riprovarci il prossimo anno. Team Isolmant, visti da fuori sembrate una famiglia. E’ così? Siamo davvero un bel gruppo. Il Team Isolmant è composto da amici ancor prima che da corridori. Ci divertiamo nel condividere questa grande passione e l’atmosfera di serenità che si respira crea le condizioni ottimali per portare avanti questo sport senza alcun tipo di pressione. Rimarrà con loro anche nel 2016? Certamente sì! Se penso alla mia prossima stagione in bicicletta non riesco ad immaginarmi in un gruppo diverso da quello che è il Team Isolmant; abbiamo sponsor e persone davvero speciali che ci seguono e non ci fanno mancare nulla. Ha un sogno nel cassetto? Se parliamo a livello ciclistico, essendo io una scalatrice è chiaro che mi piacerebbe vincere la Maratona delle Dolomiti; ma la vita, al di là della bici, ha ben più grandi priorità e il mio sogno credo sia quello di tutti e cioè … la felicità!


60

SFIDE EPICHE

DUELLI TRA GRANDI CAMPIONI DEL

CICLISMO A cura di Federico Tosi

Guerra contro Binda, Merckx contro Gimondi, Moser contro Saronni: ripercorriamo le grandi rivalità sui pedali che hanno fatto la storia del ciclismo

I

duelli, da sempre, sono l’essenza dello sport. E il teorema vale anche nel ciclismo dove – anche senza un ring, un parquet o un campo da calcio – talvolta, per manifesta superiorità, le vertenze agonistiche riguardano, stringi stringi, solo due atleti. Dagli anni del referendum sulla Repubblica e la Monarchia, l’Italia del dopoguerra è sempre stato, suo malgrado, un Paese spaccato in due. E nello sport, questa divisione ha spesso vissuto la sua sublimazione. E così, anche il ciclismo, nella sua dimensione più popolare, deve gran parte del suo successo alle grandi rivalità. La prima figura di eroe dominante è Costante Girardengo, meglio noto come “l’omino di Novi”, cui si oppone il francese Henry Pelissier. Terzo incomodo Tano Belloni. Negli anni Venti tramonta la stella di Pelissier, prontamente sostituito da Alfredo Binda. Con Girardengo non parla, si limita a staccarlo, sempre, in salita. Learco

Guerra, mantovano, formidabile passista, meglio noto come “la locomotiva umana”, è l’avversario del Binda di fine carriera, nei primi anni Trenta, con Giuseppe Olmo nel ruolo del guastafeste. Nel 1935 spunta la stella di Gino Bartali, “il pio”, destinato a dominare a lungo la scena mondiale. Il toscanaccio imperversa sino al 1940 quando la Legnano, per la quale gareggia, ingaggia l’avversario più temibile. Fausto Coppi, giovane promessa, fa centro al primo colpo, vince il primo dei suoi cinque Giri proprio a spese del suo capitano, Bartali, che mai gli perdonerà l’affronto. Alla ripresa dopo la guerra, nel 1946, Bartali ha ragione del rivale. Coppi si rifarà negli anni dispari (’47, ‘49 e ‘53) aggiungendo una perla pari, nel ‘52. Secondo un collaudato copione nella rivalità Bartali-Coppi si inserisce Fiorenzo Magni, “il terzo che gode”, toscano capace di vincere ben tre Giri d’Italia. Per ritrovare altri duelli epici bisogna

aspettare le rivalità fra Adorni e Gimondi e fra Gimondi e Motta, ma l’avvento di Merckx, un asso pigliatutto soprannominato non a caso il “Cannibale”, mortifica le ambizioni di molti avversari. Una delle ultime rivalità è quella fra Moser e Saronni, che vede, per la prima volta, il tifo organizzato in club. Francesco Moser assomma sino a 53 mila appassionati nel suo magico 1984, anno che annota il doppio primato dell’ora in Messico, la vittoria nella Milano-Sanremo e, dopo tanti tentativi infruttuosi, il successo nel Giro d’Italia, grazie al quale il trentino accorcia le distanze (Saronni aveva vinto il Giro nel 1981 e nel 1983). Nei giorni nostri, sono stati tanti i rivali di Marco Pantani, da Indurain ad Armstrong. Duelli deturpati da fialette e polverine con un finale inesorabilmente mozzato. Oggi il duello più vibrante sembra quello fra Aru e Nibali. Due talenti con la stessa maglia e l’Italia, ancora una volta, è pronta a dividersi in due.


Campionati del Mondo Richmond 2015, Tom Boonen & Philippe Gilbert - Photo by Bettiniphoto


62

NALINI SPORTWARE

CLASSICA JACKET, PROTEZIONE TOTALE A cura della Redazione

Un grande CLASSICO per il ciclismo invernale, targato Nalini Disegnata da Nalini per la collezione invernale 2015/16, CLASSICA Jacket fa parte della linea Red Label, una soluzione che vuole offrire al ciclista la massima libertà di movimento e il top delle prestazioni dal punta di vista del comfort e dei risultati. Si tratta di una giacca tecnica composta da un tessuto a tre strati con l’interno in pile termico. Grazie alle sue proprietà traspiranti, CLASSICA permette al ciclista di non sudare eccessivamente durante lo sforzo fisico, mentre l’applicazione di un’apposita membrana interna consente una protezione ottimale dal vento. Nella stagione autunnale è importante che le goccioline di umidità presenti nell’aria non penetrino all’interno del tessuto ed è per questo che la giacca è stata sottoposta al trattamento idrorepellente W.R.T. CLASSICA si presenta come un capo dal design essenziale e pulito, completato da tre tasche posteriori (di cui una con zip), da un elastico siliconato al fondo (per evitare fastidiosi sventolamenti) e dall’interno collo realizzato in tessuto antipilling. La sua vestibilità - definita “regular” - è pensata infine per soddisfare le esigenze dei ciclisti che preferiscono godersi una pedalata in completo relax.



64

GIRO D’ITALIA AMATORI

ALLA SCOPERTA DELLA CAMPANIA A cura della Redazione

Quest’anno la “tre giorni” rosa approderà, dal 3 al 5 giugno 2016, nella provincia di Salerno, tra Polla e Montesano sulla Marcella. Già aperte le iscrizioni

I

l Giro d’Italia Amatori è una rassegna che piace, intriga, stuzzica e agita i sogni di tanti appassionati del pedale, pronti a sfidarsi in una tre giorni dedicata allo sport più affascinante, ma anche alla promozione del territorio e le sue eccellenze. Sono ufficialmente aperte le Iscrizioni al Giro d’Italia Amatori, la corsa rosa organizzata dall’omonima Asd. La manifestazione si suddivide come al solito in tre tappe: ogni anno viene toccata una regione d’Italia diversa con l’obiettivo dichiarato di far conoscere a tutti gli appassionati le varie zone dello Stivale. Quest’anno gli appassionati potranno scoprire le bellezze della Campania, in particolare quelle della provincia di Salerno. La manifestazione si disputerà dal 3 al 5 giugno 2016 e sarà articolata su tre tappe. La città che ospiterà i cicloamatori sarà Polla, mentre la partenza ufficiale sarà data a Padula. Da qui prenderà il via la prima novità 2016 del Giro d’Italia Amatori: la corsa inizierà infatti con una cronometro individuale, con partenza nei pressi della Certosa e arrivo a Montesano sulla Marcellana.

Sabato 4 giugno si correrà la seconda tappa, con partenza e arrivo a Montesano sulla Marcella per 86 km complessivi. Partenza e arrivo saranno ubicati a Piazza Filippo Gagliardi, a Montesano sulla Marcellana. Il percorso si snoda lungo lo splendido Parco Nazionale del Vallo di Diano e, nel finale, i ciclisti lambiranno la Certosa di Padula. Per raggiungere il traguardo affronteranno una salita di 5 chilometri con pendenza media al 4%. L’organizzazione della seconda tappa è curata dall’Asd Marco Pantani Montesano sulla Marcellana. Il presidente, fondatore e sponsor è Maurizio Radesca che, dalla stagione 2005, organizza ininterrottamente a Montesano sulla Marcellana il Campionato nazionale UsAcli specialità Montagna. Domenica 5 giugno si terrà, infine, la terza tappa, con partenza e arrivo a Polla: la frazione si snoderà lungo il collaudato circuito di 21 chilometri da ripetere 4 volte, sul quale si svolge annualmente la classica del ciclismo amatoriale, il Memorial Maria Cianci Tortora e Memorial Fausto Tortora, manifestazione giunta alla sua ventunesima edizione.

A curare l’organizzazione della tappa è un personaggio storico delle due ruote pollesi, Rufino Tortora, patron della società ciclistica Tortorabike Criscuolo Petroli. Questa quinta edizione del Giro d’Italia Amatori è stata disegnata all’interno del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, in cui paesaggi incantati sono incorniciati dalla natura incontaminata e selvaggia. Un evento organizzato non solo per gli appassionati del pedale, ma anche per le loro famiglie che potranno visitare la Certosa di San Lorenzo a Padula patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1998, la casa di Joe Petrosino, celebre poliziotto italiano naturalizzato statunitense, il Sacrario dei Trecento, la splendida chiesa di S. Anna a Montesano sulla Marcellana, le Grotte di Pertosa Auletta alle porte di Polla Città del Libro. Ma anche raggiungere la Costiera Amalfitana, la vicina Salerno e Napoli. Come ogni anno, il Giro d’Italia Amatori sarà vicino all’attività giovanile: il 2 giugno a Montoro (Avellino) si tiene infatti una manifestazione per Giovanissimi organizzata in collaborazione con Giovanni Romano e Asd Montoro 1927.



66

DOMANDE A... A cura di Mario Pugliese

ALESSANDRA DE

STEFANO

1) Al traguardo l’intervista più difficile… Quella della famosa lite dopo l’arrivo tra Basso e Simoni al Giro d’Italia del 2006 2) Quella volta che ti sei commossa col microfono in mano… Mi è capitato tante volte, soprattutto nei primi anni. Ricordo però, in particolare, le interviste ai Campi Elisi il giorno dopo la morte di Pantani. Mentre facevo le domande, mi scendevano le lacrime

Giornalista, conduttrice televisiva e scrittrice italiana. Da sempre appassionata al ciclismo, è membro della redazione di Rai Sport dal 1992, dove è stata assunta nell’agosto del 1995; diventa inviato speciale nel 2000, sempre presente sul traguardo di tutti i principali eventi ciclistici trasmessi dalla 3) Nibali o Aru: a chi le insegne da capitano? Rai (Giro d’Italia, Tour de France) seguendone oltre Aru, soprattutto se penso al Tour de France 30 edizioni complessive. Ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi olimpici estivi e due edizioni di 4) Più affascinata dalla volata o dall’arrivo in solitudine? quelli invernali. Dal 2010 è la prima donna a condurSono due emozioni diverse, anche se, ad esempio, l’adrenalina re Il processo alla tappa, la prestigiosa trasmissione di una volata alla San Remo, quando i ciclisti spuntano creata da Sergio Zavoli in onda su Raitre. in lontananza da viale Roma, resta inimitabile

5) Nell’epoca dei social più o meno difficile fare la giornalista? Dipende. Certo, i social aiutano, ma secondo me, non appannano la professionalità di un giornalista 6) Si poteva fare meglio all’ultimo mondiale? No, perché Cassani non aveva un Sagan 7) Pantani, favorevole o contraria all’archiviazione? Per quel poco che ha svelato l’inchiesta, l’archiviazione oggi mi sembra un approdo scontato. Ma se, su questo caso, ci fosse stata un’inchiesta più seria, “l’approdo scontato” oggi sarebbe un altro 8) Dopo il ciclismo lo sport che ti piacerebbe raccontare? Il rugby 9) Hai mai tolto il saluto ad un ciclista beccato per doping? No, quello che pensavo, gliel’ho sempre detto in faccia

Foto Bettiniphoto

10) Un maestro di giornalismo? Ne cito due: Zavoli per quello che ci ha insegnato al processo, e Gianni Mura, che m’incanta sempre per la raffinatezza con cui racconta lo sport.


Campionati Europei pista 2015 - Robert Forstemann (Germania) - Photo by Bettiniphoto


68

RUOTE ROVENTI

Il ciclista

ai raggi X A cura di Roberto Sgalla

Analisi della frequenza cardiaca costante, rilevazione del consumo di ossigeno e soglia anaerobica: la “prestazione perfetta” si misura in primis da questi parametri

U

a preparazione sportiva quando vuole essere razionale e scientifica non può non tenere conto di un aspetto fondamentale, quale la valutazione funzionale dell’atleta allo scopo di ottimizzare l’impegno svolto sulla bici in termini prestativi, nonché per trarre il massimo beneficio fisico dalla pratica realizzata in termini di benessere. Una valutazione funzionale necessita di un sistema riproduttivo della pedalata, di una analisi della frequenza cardiaca costante, della rilevazione del consumo di ossigeno e della soglia anaerobica. Per far questo i principali test utilizzati per la valutazione del ciclista sono quelli che vanno a valutare le caratteristiche fisiologiche maggiormente coinvolte nel definirne il profilo funzionale. Tra questi ricordiamo Test della soglia anaerobica (SA) è fondamentale per individuare la frequenza cardiaca alla soglia e i Watt di potenza sviluppati alla soglia. Questo test è particolarmente utile per seguire nel tempo gli effetti dell’allenamento di un atleta confrontato con se stesso. Sulla base della definizione di massimo lattato allo stato stazionario

(MLSS) la SA può essere valutata tramite la metodologia diretta di tipo rettangolare che però richiede più prove di lunga durata (almeno 30 minuti) diverse tra loro per quanto riguarda il carico di lavoro, ciascuna a intensità costante (Faina et al, 1988). Durante ogni prova sono necessari più rilievi della lattatemia (ogni 5-10 min) per verificare l’eventuale aumento, in modo da trovare, procedendo per tentativi, quale sia l’intensità del carico più elevata che può essere mantenuta senza accumulo di lattato nel sangue (Soglia Anaerobica Reale SAR,). Essendo una metodica troppo lunga e poco pratica, la SA viene di solito valutata utilizzando metodiche indirette, attraverso test incrementali, ossia metodiche che analizzano il transient, cioè le variazioni dell’andamento di alcuni parametri (per esempio quello lattatemico, ventilatorio, cardiaco, ecc.) durante il passaggio dal solo metabolismo aerobico a quello misto aerobicoanaerobico. Fino al 1976 quando Mader suggerì di considerare come intensità di SA il carico di lavoro corrispondente al valore di 4 mM di lattato ematico, l’unico metodo utilizzato era stato il rilievo della variazione

dell’andamento della Ventilazione (VE) relativamente a quello del VO2 (Wasserman et al 1973); la VE ha infatti, durante una prova a carichi crescenti, una relazione lineare con il VO2 fino ad un determinato carico oltre il quale (Ventilation Breaking Point) essa aumenta più di quanto non aumenti il VO2 diventando sproporzionata rispetto alle richieste organiche di ossigeno. Tale punto può essere considerato la SA del soggetto. Un altro metodo per la determinazione della SA è il metodo Conconi, un test da campo che mette in relazione la frequenza cardiaca con il carico lavorativo e indica, nel punto in cui generalmente si perde la relazione lineare tra questi due parametri, la frequenza cardiaca e l’intensità della SA. Questo avverrebbe poiché, a causa, o in coincidenza, della produzione di ATP l’intensità lavorativa aumenterebbe più della FC, facendo anche registrare un aumento brusco del polso di ossigeno (V’O2/FC). Il metodo proposto da Mader (Mader et al., 1976) si basa sulla determinazione della curva lattatemica durante alcune prove (3-4) a carichi crescenti, ciascuno della durata di 5-6 min, con una pausa tra ciascun carico e il successivo suf-


69

ficiente a effettuare il prelievo di sangue. Lo scopo è quello di evidenziare il passaggio della curva lattatemica attraverso il valore di 4mM. Questo valore secondo l’autore rappresenta il punto di SA. Test del massimo consumo di ossigeno (VO2 max) per calcolare la “cilindrata” del motore aerobico dell’atleta. Si tratta fondamentalmente di un test incrementale massimale al cicloergometro con incrementi del carico di lavoro di intensità e durata variabile fino al raggiungimento del massimo carico tollerabile o del VO2max. Il VO2max (o massimo consumo di ossigeno) è il parametro di valutazione funzionale che, meglio di tutti gli altri, rende l’idea delle potenzialità prestative di un ciclista. Da un test di valutazione del VO2max si può individuare un potenziale campione dal resto della popolazione ciclistica. Possiamo definirlo come la “quantità massima di ossigeno che un individuo può utilizzare per fini energetici nell’arco di un minuto”. L’ossigeno respirato dai polmoni si riversa nel sangue e, attraverso arterie e capillari, va a fornire energia ai mitocondri, le componenti della cellula specializzate nella resintesi dell’ATP

di derivazione aerobica. Quindi, più ossigeno arriva ai muscoli, maggiore sarà la capacità di prestazioni. Il valore del VO2max è allenabile ed è strettamente legato alle caratteristiche genetiche dell’individuo. Dai test effettuati in fisiologia dello sport è stato constatato che i miglioramenti che si possono ottenere sono molto variabili e variano da individuo ad individuo. Applicando lo stesso protocollo di allenamento, si sono registrati miglioramenti variabili addirittura tra il 5 e il 50%. Inoltre è stato dimostrato che l’efficacia dell’allenamento sul VO2max è riscontrabile nelle prime 8-12 settimane di allenamento, dopodiché i carichi di lavoro non portano più benefici apprezzabili. L’individuo più dotato geneticamente raggiungerà valori di 75-85 ml/min/kg mentre il cicloamatore di medio livello si attesterà su valori di circa 55-65 ml/min/kg. Test Anaerobici: tra i test anaerobici il WINGATE, è sicuramente, il più diffuso. Proposto nel 1974 da Ayalon et al. il test consiste nell’effettuare una prova al cicloergometro ad attrito frazionale della durata di 30 secondi; il soggetto è invitato a pedalare alla massima velocità possibile contro una

resistenza costante che di norma è relativa al peso corporeo. Alla fine del test vengono misurati 3 parametri: il picco di potenza, che rappresenta la più alta potenza sviluppata (tale picco si raggiunge normalmente entro i primi 5 secondi); la potenza media, definita come valore di potenza media sviluppata durante i 30 secondi; il decremento di potenza , dal suo livello massimo al suo livello minimo. Dott.ssa Maria Rosaria Squeo, Dott.ssa Eliana Tranchita Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport - Sapienza Università di Roma Bibliografia Dal Monte A., Faina M; Valutazione dell’atleta, Analisi funzionale e biomeccanica della capacità di prestazione. Scienza dello Sport. UTET (2000) Carbonieri S www.Ciclismopassione.com. La valutazione funzionale che cos’ è e perché è utile (2014) Faina M., Sardella F., Marini C.: La soglia anaerobica, Progressi in medicina dello sport, Aulo Gaggi, Bologna, 37:7, 1988


70

LA MOSERISSIMA

a casa dello

A cura della Redazione

“Sceriffo”

L

a Moserissima, alla sua 2ª edizione, è la prima ciclo-storica internazionale non competitiva di Trento, l’unica manifestazione del Giro d’Italia d’Epoca in Trentino Alto Adige, nata nel 2015 in onore del celebre ciclista Francesco Moser e della sua famiglia. Il nuovo appuntamento si svolgerà la mattina di sabato 16 luglio 2016 e - trattandosi di un evento non competitivo - ha come obiettivo il divertimento e la rievocazione del ciclismo d’epoca lungo un tracciato di circa 60 km, su strade bianche, piste ciclabili e percorsi tra borghi storici, giusto per non farsi mancare nulla. Un percorso alla portata di tutti, con unico requisito il possesso di una bicicletta costruita prima del 1987, accompagnata da un abbigliamento d’epoca o d’ispirazione storica. In sella al proprio “cavallo d’acciaio” i cicloturisti partiranno dal cuore della città di Trento, la bella Piazza Duomo, per poi procedere alla scoperta della valle dell’Adige e dei suoi borghi, tra paesaggi immersi nel verde e tratti lungo la storica strada romana Via Claudia Augusta, e ritornare a Trento in Piazza Fiera. Non mancheranno i momenti un po’ più conviviali ad allietare la pedalata, con due punti-ristoro che saranno situati presso le cantine Moser ed un pasta-party all’arrivo, facendo così apprezzare ai partecipanti anche i prodotti eno-gastronomici del

Il 16 luglio, a Trento, la 2ª edizione della ciclo-storica internazionale non competitiva. E tra una pedalata e l’altra, da non perdere un buon calice di rosso nei pregiati vitigni di Francesco Moser

Trentino. Sembra che il comitato organizzatore ASD Charly Gaul Internazionale e l’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi abbiano pensato proprio a tutto, con un occhio di riguardo anche alle iscrizioni ed alla quota agevolata di 30 Euro, valida per chi deciderà di iscriversi entro il 31 marzo 2016, che includerà il pacco gara. Chi invece volesse cogliere l’occasione per partecipare non solo a La Moserissima ma anche all’11ª Leggendaria Charly Gaul, unica tappa italiana dell’UCI World Cycling

Tour, potrà approfittare della speciale tariffa combinata di 65 Euro. Insomma un weekend a tutto ciclismo, oltre che un’opportunità per esplorare i territori trentini sulle due ruote, approfittando anche della speciale offerta “una vacanza leggendaria” a partire da 119 Euro che comprende un soggiorno di due notti con prima colazione, due visite guidate e la vantaggiosa Guest Card Trentino. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.lamoserissima.it.



72

DENTRO UNA

A cura della Redazione

La praticità e l’immediatezza che solo un’ applicazione di ultima generazione può regalare. Un sinonimo di semplicità ed efficacia: pianificare direttamente gli impegni sportivi e la propria trasferta, in un colpo solo.

S

emplicemente quello che mancava al mondo del ciclismo italiano. Bike Master è l’applicazione progettata per rispondere alle esigenze del ciclista di oggi. Uno di quegli strumenti di cui non si sente la necessità fino a che non si provano, un’ammiraglia sempre in tasca che anticipa le esigenze, un sussidio digitale per organizzare al meglio la stagione agonistica e poter fare la differenza. Il database più completo ed aggiornato delle gran fondo BDC e MTB - in esclusiva per la visualizzazione mobile - sarà consultabile solo su Bike Master grazie alla collaborazione strategica con il portale Dalzero.

it che da diversi anni è punto di riferimento per ogni atleta a due ruote. La vera innovazione, che rende questa applicazione anche uno strumento di incoming - utile per esempio a tutti gli organizzatori oppure agli enti turistici - sta nel mettere in relazione le singole gare con i marchi sponsor ed ogni attività commerciale - non solo del settore bici - limitrofa. Per chi pianifica la propria trasferta, quindi, Bike Mater diventa essenziale: la manifestazione sportiva si arricchisce immediatamente dell’offerta commerciale di hotel, ristoranti, centri specializzati e bike shop, mettendo di fatto in relazione l’utente con quello che di meglio offre il territorio.

Da un lato questo si traduce in un significativo miglioramento dell’esperienza di utilizzo della App - oltre ad un interfaccia grafica curata nei minimi dettagli e contenuti selezionati; dall’altro lato, Bike Master offre agli operatori del settore bici un concreto supporto alla promozione, aprendo loro una porta verso la comunicazione digitale di ultima generazione e creare matching commerciale. Una sola applicazione, tanti servizi, un download gratuito, disponibile da fine dicembre 2015 per iOS e, a seguire, anche per Android. Info su www.bikemaster.it Per preventivi: info@bikemaster.it


Federico Lodesani

Stai organizzando la tua agenda sportiva? Bike Master è tutto ciò che ti serve per una pianificazione rapida, semplice, intuitiva, completa. Un database di tutte le gare in programma* e la possibilità di trovare, sul territorio, le strutture ricettive e completare agevolmente il tuo planning. Ristoranti, hotel e negozi specializzati con le loro offerte commerciali più accattivanti: Bike Master è la tua ammiraglia sempre in tasca!

www.bikemaster.it Seguici su Facebook!

Bike Master è un progetto di: Starter - InBici - IoAppo *Powered by Dalzero.it

VUOI PROMUOVERE

IL TUO BRAND

SU BIKE MASTER?

Contatta la nostra redazione per conoscere l’offerta più adatta alle tue esigenze. Scrivi a info@bikemaster.it


74

FONDO CITTÀ DI CERIGNOLA

NEL TACCO D’ITALIA SFILANO IN

A cura di Luca Alò

Formidabile la partecipazione alla seconda edizione della rassegna pugliese. Ciliegina sulla torta la presenza a sorpresa del prof Domenico Pozzovivo

Domenico Pozzovivo tra i partenti della Fondo Città di Cerignola – Photo by Bettini

I

n 500 hanno partecipato alla Fondo Città di Cerignola. La seconda edizione dell’evento ciclo-amatoriale, disputato tra Puglia e Basilicata, ha aumentato sensibilmente gli iscritti grazie all’efficace organizzazione dell’Asd Cicogna-Lanotte Bike e ad un percorso di 120 chilometri caratterizzato da elevatissimi standard di sicurezza e disegnato tra le località di Cerignola, Lavello, Venosa, Ginestra, Barile e Rapolla. La sorpresa più grande è stata la presenza - come ospite d’onore - di Domenico Pozzovivo, in compagnia della neo-moglie Valentina. Lo scalatore lucano dell’AG2R La Mondiale, sempre disponibile nei confronti dei tifosi, in attesa di ritornare alle competizioni, è rimasto sorpreso dall’accoglienza calorosa ed ha gradito particolarmente il tracciato che, a suo dire, è stato “tecnicamente valido con una parte centrale impegnativa e resa selettiva dal forte vento”. La corsa è filata via senza intoppi tra le strade della valle dell’Ofanto e dell’Alto Vulture con Igor Zanetti (Cannondale Gobbi-Fsa) e Tommaso Elettrico (Legend Factory-Miche)

bravi a prendere il largo dal gruppo dei big dopo 35 chilometri dal via. I due battistrada hanno guadagnato un vantaggio notevole e, per chiudere in bellezza la giornata, si sono presentati all’arrivo in parata e a braccia alzate, raccogliendo i fragorosi applausi del pubblico di Cerignola. Alla fine la classifica recita: Zanetti primo ed Elettrico secondo con gli inseguitori a circa 3 minuti regolati da Fabio Laghi (Cannondale Gobbi-Fsa) sul terzo gradino del podio. Sulla corsa femminile ha messo nuovamente la firma Barbara De Lorenzo (Team Termoli), dopo l’exploit del 2014, mettendosi alle proprie spalle le dirette inseguitrici Caterina Bello (Ciclisport 2000 Focus Team), Roberta D’Ascanio (Pedale Sulmonese) e Roberta Scafa (Piconese Melendugno). Oltre a Zanetti (senior), Elettrico (junior), Laghi (veterani) e De Lorenzo (donne), i primati di categoria sono andati a Marco Larossa (Hello Shop Bike Trani) tra i cicloturisti, Antonio Elio Cacciapuoti (Boemio Bike Racing) tra i cadetti, Maurizio Iaconisi (Team Calcagni) tra i gentlemen, Davide Lorenzo (GC Airone Leo Constru-

cions) tra i debuttanti, Cosimo Orlando (Team Dpf Bike) tra i supergentlemen A e Fosco Caposanti (GCD Capo Leuca) tra i supergentlemen B. La Fondo Città di Cerignola - valevole come Centro Italia Tour, Giro dell’Arcobaleno, Giro delle Regioni d’Italia Csain e campionato italiano Fondo Csain - ha tutte le carte in regola per crescere e realizzare grandi numeri dopo aver presentato agli occhi di tutti gli appassionati una manifestazione in cui nulla è stato lasciato al caso: dalle strade completamente chiuse al traffico al sontuoso pasta party e ai ristori, senza dimenticare le ricche premiazioni. L’impegno messo in campo da Carmine e Matteo Lanotte, Michele Piacquadio e da tutto lo staff dell’Asd Cicogna-Lanotte Bike è stato encomiabile con l’appoggio delle comunità di Lavello, Venosa, Ginestra, Barile e Rapolla nell’attendere il passaggio dei corridori (dal primo all’ultimo), ma con l’auspicio di trovare in futuro una piena collaborazione da parte anche delle istituzioni cittadine per un evento granfondistico che ha superato l’esame a pieni voti e che adesso attende solo la consacrazione.



76

BIOMECCANICA INBICI

i riferimenti biomeccanici A cura di Fabrizio Fagioli (Velosystem® Bike Fitting Center)

Dal telaio alle regolazioni di assetto, ecco i parametri per fare sempre la scelta giusta ed ottenere una bicicletta perfetta. Su ogni tipo di tracciato Photo by Bettiniphoto

I

l ciclocross, cugina “povera” delle discipline su strada, da sempre molto amata nei Paesi Bassi e in Francia, negli ultimi anni ha ripreso vigore, conquistando anche in Italia nuovi adepti. Già al momento dell’acquisto o dell’adattamento di una bicicletta da strada, si presentano una serie di dubbi circa alcune scelte tecniche che riguardano telaio e componenti. E allora per chiarirsi qualche dubbio occorre focalizzare la nostra attenzione su quali siano le caratteristiche di percorso e di impegno biomeccanico tipiche di questa disciplina. I percorsi ciclocross, come noto, sono costituiti da lunghi tratti di fuori strada, sentieri di campagna con terra e fango, sterrati, prati e boschi, intervallati a brevi segmenti in asfalto e con un fondo e pendenze variabili. Spesso il tracciato prevede curve molto angolate e tratti di “singletrack” (ovvero sentieri in cui passa una sola bicicletta per volta). In qualche tratto, inoltre, il ciclista è costretto (per pendenza e/o fango) a scendere dal mezzo ed affrontare il percorso a piedi trasportando la bici in spalla (e questo avviene in media sul 10% del percorso). Quindi, in poche parole, percorsi caratterizzati da un’estrema variabilità con tratti brevi ma molto impegnativi dove il bilanciamento del mezzo e dei baricentri e la cosidetta “guidabilità” del mezzo giocano un ruolo fondamentale. Queste caratteristiche peculiari del ciclocross han-

no già trovato da parte delle aziende che propongono biciclette “dedicate”, una serie di efficaci risposte tecniche in termini di geometrie e di componenti. Il telaio ciclocross deve essere, in primis, leggermente più corto 10-20 mm rispetto al telaio normalmente utilizzato su strada al fine di garantire una maggiore compattezza della struttura e dell’assetto del ciclista. L’altezza dello sterzo risulta anch’essa ridotta al fine di favorire non, come si pensa, l’aerodinamica, bensì una migliore distribuzione del peso anche sulla ruota anteriore oltre che la compattezza della geometria. L’angolo del piantone è invece più avanzato al fine di favorire una posizione del baricentro corporeo più avanzata utile a supportare i numerosi passaggi impegnativi del tracciato. In termini di guidabilità del mezzo, l’angolo di sterzo più steso indietro (meno verticale rispetto alla strada) si abbina ad un rake della forcella più ampio così da favorire un aumento del passo e della sensibilità di manovra nei passaggi tecnici più difficili. Per quanto riguarda la scelta dei componenti, pedale e scarpa da mtb sono obbligati, ma con l’accorgimento di una regolazione della tacchetta più arretrata al fine di ridurre l’impatto sul tricipite del polpaccio già molto sollecitato nell’affrontare i tratti impegnativi di corsa. La sella, giusta nella larghezza posteriore, dovrebbe risultare più stretta nella parte anteriore per asse-

condare i frequenti spostamenti del baricentro corporeo. Infine il manubrio dev’essere più largo per favorire una maggiore sensibilità della guida nei passaggi tecnici impegnativi con fango e terreno pesante. L’altezza della sella nei due assetti deve rimanere inalterata, salvo eventuali adattamenti necessari nel caso in cui le pedivelle montate nelle due biciclette siano di lunghezza diversa. In questo caso la scelta può giustamente ricadere su una pedivella più corta rispetto a quella utilizzata su strada al fine di favorire l’agilità anche nei tratti più pesanti del percorso. L’arretramento della sella deve, invece, subire un leggero avanzamento verso la verticale del movimento centrale per riuscire ad avanzare il baricentro corporeo a supporto dei maggiori picchi di potenza da imprimere sul pedale. Lo scarto (o dislivello) fra sella e manubrio deve risultare maggiorato in quanto, come già detto, deve favorire un bilanciamento migliore del peso sulla ruota anteriore quando il tracciato lo richiede. Al contrario, la distanza sella-manubrio deve subire una riduzione per garantire una maggiore compattezza del ciclista e spostamenti più precisi e fini del baricentro corporeo. Tutto ciò non può non prescindere da una attenta valutazione biomeccanica da parte di tecnici competenti sull’ergonomia e la biomeccanica applicata al ciclismo. E allora, buon “fango” a tutti.


www.velosystem.com

CYCLING CENTERS

L L L L L L L L L L L L L L L L L L P P P P P P P P P P P

LabVelò 2 Ruote Biomeccanica CicliConte Ciclitalia Cicli Lazzaretti CicloMotorSport_DM Ciclismo Tecnico FastBike MABI_Biomeccanica PowerCycle RecordBike Sessantallora SportEvolution Studio Aretè To Shine Top Speed Valtellina Bike Velosystem Athleia Bici Mania BikeCafè B-MAD Doctor Bike Chianti Bike CicloSport Fisiology Center Il Velocipede Spano Cicli SportBike

Cesenatico FC Monza-Brianza MB Fondi LT Luzzi CS Roma RM Nuoro NU Pergine V. TN Piacenza PC Massagno - Svizzera Capriolo BS Malo VI Carpi MO Cascina PI Città di Castello PG Argenta FE Novoli LE Tovo di S. Agata SO Brasilia Brasile Varese VA Terni TR Pinerolo TO Civitavecchia RM Boffalora S.T. MI Impruneta FI Crema CR Forlì FC Bari BA Manfredonia FG Cesenatico FC

0547 675940 348 5179391 0771 537644 0984 543780 06 8553828 0784 39050 331 4266446 334 8984694 +41 79 6237763 333.8786175 0445 607702 331 1769295 328 5516679 338 7989271 0532 852233 0832 711052 0342 770066 (61) 3248 0460 0332 1810073 324 6232614 0121 3258151 0766 3 20 39 02 97255461 055 2020004 0373 278063 338 8723018 080 8964504 0884 536306 0547 673499

L

Laboratorio biomeccanico professionale offre tutti i servizi Velosystem

Punto attrezzato per l’offerta dei servizi base per il comfort del ciclista


78

PEDALANDO COI CAMPIONI

La legge del A cura della Redazione

DIABLO

In provincia di Bergamo Claudio Chiappucci, al cospetto di un parterre di grandi nomi del ciclismo del passato, si aggiudica la 10ª edizione della crono-squadre

Q

uando aveva il numero attaccato sulla schiena il suo forte non erano certo le prove contro il tempo: fu proprio la cronometro di Lac de Vassivière del Tour del 1990 a fargli perdere la maglia gialla a favore di Greg Lemond. Oggi, però, Claudio Chiappucci ha deciso di sorprendere un po’ tutti, aggiudicandosi il 10° Trofeo Uc Casazza – 3° Trofeo Sci Club Valtorta, la crono-squadra disegnata attorno al lago di Endine e caratterizzata dalla presenza di oltre cento ex professionisti. L’ex corridore della Carrera, scortato dagli amatori Luca Magagnin, Romano Ambrogio e Stefano Sala, ha preceduto di 5” il quartetto di Matteo Algeri (Ivan Pasta, Fabio Mazzoleni, Giacomo Palazzi), vincitore dell’edizione 2014, e di 41” quello capitanato da Ettore Badolato (Paolo Togni, Andrea Togni, Wlady May). Ma, soprattutto, il vincitore della Sanremo del 1991 ha messo la firma su una delle edizioni più riuscite della manifestazione curata dall’Unione Ciclistica Casazza. Sotto un sole di fine estate, alla

rimpatriata di vecchie glorie ideata e voluta da Ennio Vanotti, hanno partecipato 120 campioni del ciclismo: 104 hanno inforcato la bici, come Felice Gimondi, Maria Canins, il due volte iridato Gianni Bugno e Giovanni Battaglin; altri, come Roger De Vlaeminck, il sergente di ferro Gianfranco Ferretti e Bruno Wolfer (vincitore nel 1979 della tappa del Giro con arrivo a Chieti) hanno voluto semplicemente onorare l’appuntamento con la loro presenza. Un appuntamento che, per celebrare il suo decimo anno, è iniziato già sabato sera con una cena di gala al Cristallo Palace di Bergamo, a cui hanno partecipato 250 persone tra autorità, sponsor e i grandi nomi dello sport. Ma il piatto forte del weekend è stata la crono-squadre di 17 km intorno al Lago di Endine. Sulle strade della Valle Cavallina si sono visti sfilare, uno dopo l’altro, autentici monumenti del ciclismo del passato: oltre ai campioni già citati, presenti anche lo svedese Tommy Prim (due volte secondo al Giro), Silvano Contini (padrone

della Liegi 1982), Dino Zandegù, Gibì Baronchelli, Gianni Motta, Paolo Savoldelli, Michele Dancelli, Dario Acquaroli o Pierino Gavazzi. Folta e di prestigio anche la presenza femminile con Roberta Bonanomi (vincitrice di un Giro Rosa), Imelda Chiappa (argento olimpico ad Atlanta ‘96), Maria Luisa Seghezzi, Lorella Sacchetto e la giovane biker Chiara Teocchi. Tra gli amatori, da segnalare la presenza dei non vedenti Emanuele Persini, Annalisa Laurea e Angelo Zanotti, dal presidente di Promoeventi Sport Giovanni Bettineschi, dall’ex allenatore dell’Atalanta Lino Mutti e dai giovanissimi ciclisti del Gc Almenno e del Team Bramati. Insomma tantissimi campioni e capitani, che a Casazza hanno vestito i panni dei gregari. La loro presenza, infatti, ha permesso di destinare 3000 euro a Terre d’Europa, onlus bergamasca che si occupa di seguire nel doposcuola ragazzi dai 9 ai 19 anni con disturbi specifici dell’apprendimento.

Alcuni dei partecipanti della “Pedalando coi campioni”


La leggendaria Charly Gaul 2015 - Photo by Newspower


80

L’EROICA

Sempre più bella di

A cura del Dr. Alessandro Gardini

La più incredibile rassegna vintage del mondo vissuta da chi, per passione, ha deciso di concedersi, nel cuore della valle del Chianti, un suggestivo viaggio a ritroso nella storia della bicicletta

C

hissà se quella vecchia bicicletta che stava per finire in qualche mercatino dell’usato sapeva che un romantico ciclista, un po’ pazzo e in cerca di avventure, dopo un sapiente restauro, l’avrebbe portata a percorrere eroici percorsi nel cuore della Toscana? Di certo questa bici di battaglie ne ha vinte: orgogliosa, porta con sè una storia tramandata di padre in figlio, quando la bicicletta non era un hobby ma per molti l’unico mezzo di trasporto, con tutte le evoluzioni meccaniche che ci sono state, dall’inizio degli anni quaranta, età della sua corazza, fino alla metà degli anni cinquanta, con il suo Campagnolo di tutto rispetto. E oggi è arrivata qui, all’Eroica di Gaiole, una delle corse più belle ed emozionanti che un amante delle due ruote possa vivere nella sua vita. Difficile spiegare in poche battute quello che si prova quando si arriva in quest’angolo d’Italia che non ti aspetti,

dove per qualche giorno sembra di essere catapultati in quei momenti che hanno fatto la storia del ciclismo e non solo, quando si correva davvero “per rabbia o per amore”. Per vivere l’Eroica fino in fondo, bisogna avere lo spirito giusto, un po’ “matti” ed un po’ bambini, tirare fuori il cuore e la voglia di pedalare che è dentro di noi, abbandonare la timidezza e lasciarsi andare con tutti i colori ed il calore dei suoi partecipanti. Non pensate che sia una gara, ma una cavalcata in un luogo di particolare e invidiata bellezza, e soprattutto un tuffo nel passato in sella a una bici per cui avere rispetto. Io e mia moglie, emozionata e incuriosita quanto me, fra un temporale e l’altro, attraversando l’Appennino Tosco-Romagnolo, con quel clima fresco umido che ti entra nelle ossa, e con quel sapore di vendemmia che penetra dal finestrino percorrendo la valle, arriviamo a Gaiole in Chianti già il venerdì. E’ un piccolo paese, circondato dalle viti, dai meravigliosi casolari, dai ca-

stelli. Poco più su c’è Barbischio, un piccolo borghetto medioevale di rara bellezza, immerso nelle nuvole. Tutto frizza da qualche tempo, con gente che va e che viene con le loro biciclette, un po’ da tutto il mondo. Più di settanta i Paesi partecipanti, tutti uniti dalla stessa passione che tra un bicchiere di Chianti e l’altro freme sempre più, aspettando la corsa della domenica. Dalle osterie fuoriesce il profumo della carne alla brace, della ribollita e sentori di tartufo e di finocchiona. L’appetito sale, così, complice il fresco della sera, da buoni romagnoli non ci facciamo scappare niente! In un weekend prevalentemente dominato dalla pioggia e dal fango, il sole del sabato, ci scalda anima e muscoli, ci accoglie dolcemente per i mercatini dove decine di appassionati fanno bella mostra dei loro cimeli e dei pezzi di ricambio: ce ne sono di tutte le marche e di tutte le età, con quell’odore di benzina rimasta dal restauro e dell’immancabile naftalina per quei capi di lana


81

dare in ogni stagione, i percorsi sono permanenti (46, 75, 135, 209 km) attraversando ogni angolo della regione fino giù a Siena, ma l’Eroica di domenica 4 ottobre 2015, con tutta quella pioggia battente e tutto quel fango che entrava in ogni spiffero, è stata davvero un’impresa d’altri tempi. In compagnia del mio caro amico Alberto e di simpatici ragazzi trentini denominati “Ricicloni”, veterani della manifestazione, complice il maltempo decidiamo di affrontare la 75 km, percorrendo le zone di produzioni del Chianti Classico godendoci appieno il paesaggio intorno a noi e quel che ne restava delle famose strade bianche: un torrente di fango e acqua dove sfrecciare

foto Guidorubino.com

che quasi tutti abbiamo indossato il giorno seguente. La tappa obbligata è al Caffè dell’Eroica per il ritiro di un pacco gara, che non è solo un pacco nel senso più comune che gli si puo’ dare, ma uno scrigno dove al momento troviamo Chianti e prodotti tipici, ma un giorno potrà contenere, chissà, i nostri ricordi del bell’andare in bicicletta. Arriva il tramonto e la tappa obbligata è quel romantico castello di Brolio la cui vista con quella luce rossa, le cantine con i trattori che vanno e che vengono carichi d’uva vale la sosta di cui tanto avevamo letto. Soprattutto di lì a poco mi rendo conto che il giorno dopo sarebbe stata dura: tanta salita e le nuvole che stavano arrivando non erano un buon presagio. Intanto, in paese sono arrivati tutti, ma proprio tutti, quasi seimila partecipanti e le arti culinarie degli chef toscani, portano ad estasiare i nostri palati alla Cena degli Eroici. E così l’Eroica, che fino ad allora era stata solo un sogno, diventa realtà il giorno dopo. Ci si può an-

nè in discesa, gli olandesi con il tandem, e i tanti personaggi baffuti, curati a pennello. Il primo ristoro di Radda in Chianti, trasformato per l’occasione in un luogo d’altri tempi, ci è sembrato come un’oasi nel deserto, ma eravamo sempre più dentro la corsa e, quando la strada permetteva di alzare lo sguardo, il paesaggio e l’atmosfera attorno sono valse tutte le nostre fatiche. C’è stato spazio anche per divertirsi e rilassarsi all’Eroica, quando si arriva da Cecchini, il re della ciccia, la pressata di lardo, l’olio buono toscano e il vino servito nel bicchiere di vetro, come si fa all’osteria, beh ci credo che vengono e ci invidiano da tutto il mondo! Quel poco di vino di sicuro ci ha scalda-

L’arrivo gioioso di Alessandro Gardini con gli amici a Gaiole in Chianti

con le nostre bici. Lasciamo Gaiole in prima mattinata con le note della banda e gli applausi dei curiosi e di qualche sostenitore e, di lì a poco, sotto un’acqua battente, raggiungiamo il Castello di Brolio. Qui la nostra delusione per la pioggia che aveva rovinato la festa, si trasforma in una delle più belle scalate del nostro anno di bicicletta, con quella strada che conduce al castello tutta illuminata dalle fiaccole. L’abbiamo fatta tutta in piedi, sempre a spingere, godendoci questo spettacolo unico, tra la fatica di molti, le lacrime di qualche arrendevole ciclista e gli applausi unanimi della gente, che ci hanno accompagnato dall’incrocio più insignificante fino al paese più tirato a festa per l’occasione. Via via raggiungiamo Vagliagli, divertendoci tra una pozzanghera e l’altra e cercando spesso di stare in piedi, ma lanciandoci in discesa quasi ci piacesse il fango di quello davanti. Non posso non citare il giapponese che non mollava un centimetro nè in salita

to il cuore ma ci ha indebolito i muscoli in vista di quella che è stata la salita più dura di tutta la corsa, ma anche qui non ci siamo arresi, sempre lì a spingere con orgoglio il nostro mezzo e come premio la Ribollita del ristoro di Panzano. Da lì in poi quasi una passeggiata, tra i cipressi e le viti, vissuta con i respiri profondi dei bambini a cui togli il loro gioco più bello, quasi ci dispiacesse che stesse per finire. Tanti altri bei luoghi ci accompagnano da Villa di Radda passando per Vertine fino ad arrivare velocemente a Gaiole per concludere la nostra emozionante corsa nel passato. In paese, tra eroici, ci si saluta tutti con felicità e gioia: questa è la sensazione più bella che mi è rimasta della nostra avventura toscana, con la speranza che un giorno la possa ripetere con il sole, la polvere e perché no? tutta giù fino a Siena per poi tornare su in questo angolino del nostro Paese dove seppure per un solo giorno il tempo si è davvero fermato.


82

LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA

A DIRE

SI FA PRESTO

A cura di Bruno Filippi

Come si pratica il massaggio perfetto? La risposta più corretta è sempre “dipende...”

L

ome abbiamo già avuto modo di evidenziare in passato, il massaggio o – meglio - il “lavoro manuale” deve essere adattato al massimo alle specifiche esigenze emerse al momento della valutazione. Prima di tutto occorre verificare la fase in cui si trova l’atleta: preparazione, periodo di attività, fine stagione. Chiariamo subito che per “periodo di attività” intendiamo quel lasso di tempo in cui si vanno ad affrontare le competizioni all’interno del quale si deve salvaguardare al massimo la migliore condizione fisica. Sottolineo ancora una volta che il nostro adattamento deve tener conto in primis del tipo di disciplina che affronta l’atleta: ciclismo, calcio, sci, maratona… discipline che, sul piano della gestualità, si differenziano enormemente per quanto riguarda la sollecitazione muscolare. Chiaramente uno stesso gruppo muscolare coinvolto in sport diversi ha caratteristiche morfologiche e fisiologiche che richiedono, quindi, un approccio manuale differente. Qui parliamo di ciclismo. A seconda del momento in cui si agisce, si adottano stra-

tegie diverse: a volte è indicato un lavoro di scarico, in altre quello stimolante, tonico. Quindi nel primo caso verrà interessato prevalentemente il tessuto connettivale – linfatico, mentre nel secondo quello muscolare. Insomma ci si deve adattare alle esigenze dettate sul momento. PRE – GARA Nell’ultima ora che precede la partenza di una competizione è indicato un lavoro di riscaldamento, cioè quelle manovre che favoriscono un maggior afflusso di sangue al muscolo e, di conseguenza, un aumento di temperatura, fattore importante nell’ottimizzazione dello scivolamento delle fibre muscolari (una gamba fredda gira male…). La pressione deve essere decisa, con manovre di scivolamento rapide ma di breve durata, per non rischiare di stressare troppo il muscolo prima dello sforzo. POST – GARA In questa fase, attraverso manovre di scarico, si ripuliscono i distretti muscolari dalle tossine accumulate durante e dopo lo sforzo. Tali “rifiuti” vengono rilasciati dai diversi momenti metabolici e, più in particolare, durante quello glicolitico che si attiva quando si oltrepassa la famosa

soglia aerobica. Si lavora quindi prima sullo strato muscolare per mettere in movimento le tossine che si depositano fra le fibre e poi su quello connettivale per convogliarle, attraverso le vie linfatiche, in direzione dei linfonodi più prossimali. Qui le tecniche sono più di una, ma l’importante è tenere a mente che - per coinvolgere il tessuto muscolare - la mano deve andare a fondo e manovrare l’intero calibro muscolare, mentre nel connettivale si utilizzano pressioni leggere che interessano solo tutto ciò che sta al di sopra del muscolo; quest’ultimo non deve essere chiamato in causa. Fino a qui è tutto abbastanza semplice e schematico, ma in realtà ci sono parecchie varianti discriminative. In un post gara ci possiamo trovare di fronte ad una gamba condizionata da una caduta, da temperature estremamente rigide, da un accumulo eccessivo, da esiti di un trauma pregresso… Tutte situazioni che ci possono suggerire di adottare variazioni di manovra più consone e vantaggiose. Uno dei “difetti” più comuni, segnale indiscusso di affaticamento e criticità del muscolo, è la CONTRATTURA MUSCOLARE.


83

la differenza prima e dopo il trattamento esclusivamente manuale focalizzato sul sistema di scarico PRIMA

Chi è Bruno Filippi Romagnolo di Rocca San Casciano in provincia di Forli, matura la sua esperienza di fisioterapista alla corte del dott. Costa nell’equipe della Clinica Mobile. Numerose sono le esperienze professionali svolte al fianco di atleti in numerosi sport attualmente è il fisioterapista della squadra di ciclismo AG2R la Mondiale. Oggi svolge la sua attività di professionista presso il suo studio a Rocca San Casciano (Fc).

Per comprendere meglio di cosa si tratta a livello anatomico descrivo sinteticamente come è fatto un muscolo e cosa succede. Il muscolo è composto da tanti fasci di fibre muscolari; ogni singolo fascio è formato, a sua volta, da tante fibre. Tali fibre sono disposte in serie ed in parallelo fra loro (immaginate quando tiriamo fuori dalla confezione un pugno di spaghetti) e scivolano longitudinalmente grazie alla presenza di particolari proteine caratterizzando l’allungamento e l’accorciamento (contrazione ) del muscolo. Nel’immagine sottostante, sezione trasversa di un muscolo, si nota chiaramente la disposizione appena descritta.

La contrattura, apprezzabile manualmente abbastanza facilmente, è praticamente un blocco, un nodo di un certo numero di fibre che, in un determinato punto del muscolo, riduce il normale slittamento delle fibre stesse diminuendo la capacità contrattile complessiva dell’intero muscolo. Ovviamente le dimensioni di tali anomalie sono proporzionali al numero di fibre interessate. Mentre la consistenza è invece proporzionale all’origine scatenante e all’arco temporale di ”permanenza indisturbata”. Più avanti, descriverò quali possono essere gli approcci a tale difetto. Sulla base di quanto detto fin’ora vi sottolineo le caratteristiche discriminanti che aumentano sensibilmente le possibilità di successo di un trattamento. Di questi imperativi, tutti assolutamente essenziali per ottenere ciò che si vuole, invito a particolare attenzione la sensibilità percepita attraverso le mani e l’osservazione di eventuali segnali provenienti dal distretto sul quale si lavora. In questo caso, ad esempio, emerge chiaramente una zona cutanea decisamente infiammata che deve essere gestita e rispettata pur continuando il lavoro. Spesso, chi si trova di fronte a situazioni del genere si lascia condizionare interrompendo il trattamento manuale; al contrario, invece, bisogna eliminare tale imprevisto al più presto proprio per non intralciare il piano di trattamento prefissato. Nelle due foto sottostanti, riguardanti lo stesso caso, si nota

DOPO

Qualsiasi atleta, infortunato o no, si rivolge a noi per ottenere sempre un miglioramento rispetto alla condizione precedente. E noi, sfruttando il potenziale più ampio a nostra disposizione, dobbiamo dimostrare attimo dopo attimo che il nostro intervento può soddisfare tale richiesta. La criticità psicologica di un sportivo che crede di dover stare lontano dall’attività per tempi lunghi deve essere abbattuta precocemente per stimolare,invece, la voglia di impegnarsi e guarire.


84

BMC STILE METROPOLITANO

EVANS INAUGURA LO SHOW ROOM BMC A MILANO A cura di Roberto Zanetti

Lo scorso 15 ottobre, al “Milano Cycling” di via Tagiura, in un’atmosfera informale e festosa, il campione australiano ha partecipato al taglio del nastro del nuovo punto vendita

occasione era l’inaugurazione dello show room BMC all’interno del punto vendita milanese dove, d’ora in avanti, si potranno trovare i migliori articoli della collezione del prestigioso marchio svizzero. Cadel Evans, nella sua nuova veste di brand ambassador BMC, ha subito manifestato una grande disponibilità verso tutti, rispondendo alle domande dei giornalisti e lasciandosi fotografare dai numerosi tifosi. Ad accoglierlo per primi il sales manager di BMC Italia Orso Francardo, i proprietari

I pezzi migliori della collezione BMC sono tutti qui: Timemachine, Teamelite, Granfondo, in tutte le varianti e per tutte le discipline della strada e dell’off road. Esposte anche le biciclette che valsero al mitico Cadel la vittoria al Tour del 2011: quella utilizzata per la crono con cui strappò la maglia gialla all’avversario Schlek (e che riporta in calce il suo nome) e quella con cui entrò vittorioso, il giorno successivo, ai Champs Elysées. In esposizione anche altri pezzi della storia del ciclismo contemporaneo in cui BMC è stata protagonista, come la bicicletta del campione del mondo di mountain bike Julien Absalon (con il nuovo sistema di ammortizzazione MTT) e quella utilizzata da Van Avermaet al Fiandre e alla Parigi Roubaix. Questi pezzi di tecnologia altamente performanti - frutto di ricerche, passione e incessante ricerca di innovazione Il campione Cadel Evans ospite all’inaugurazione di Milano Cycling - hanno testimoniato a tutti i presenti quanto BMC sia osdi Milano Cycling Roberta, Fabio e Stefano, sessionata dalla ricerca della perfezione e ma anche semplici appassionati o amici dal soddisfacimento delle richieste, anche del ciclismo come Davide Nardello, il jaz- le più esigenti, degli atleti top mondiali. zista Gigi Cifarelli e il simpatico Riccardo Una mission ben rappresentata dal grande Magrini. Nel negozio Milano Cycling, in vero campione australiano, simbolo del successtile metropolitano-newyorkese, l’atmo- so di BMC nel mondo che, nella bella festa sfera underground che si respira mette di Milano Cycling, ha saputo tenere la scena ancora più in risalto i gioielli della scuderia con la semplicità e il cuore che – in bicicletBMC, colorati, eleganti, con mille storie da ta come nella vita di tutti i giorni - lo hanno raccontare. In questo spazio ampio ed in- sempre contraddistinto. formale, il cliente riesce ad ammirare e toc- nuovi modelli, rispondendo ai vari quesiti e care i prodotti con mano e ad ottenere tut- a tutte le curiosità. ta l’assistenza e la cura di cui ha necessità.


Photo di Pierfrancesco Macchi, La Montagna Chiama

E-Bike




Colle Val d’Elsa

88

BOEMIA d’Italia A cura di Roberto Zanetti

Incastonato fra Monteriggioni e Poggibonsi, è uno dei centri di maggior rilievo della Val d’Elsa. Da non perdere le bellezze architettoniche di Colle Alta e l’antica industria del cristallo

Le colline di Colle Val d’Elsa

C

olle Val d’Elsa si trova a nord della provincia di Siena, lungo la strada che collega il capoluogo di provincia a Firenze. Il paese è diviso tra borgo vecchio (Colle Alta) e la parte nuova (Colle Bassa). Da sempre teatro della guerra tra Guelfi e Ghibellini, solo nel 1500 trova la sua dimensione come nuova diocesi e con l’esplosione economica dell’industria del ferro e del vetro. La parte alta è quella più antica, il primo nucleo abitativo colligiano, meta dei turisti in vacanza in Toscana, a cui si può accedere da Porta Nuova e da via della Rimembranza dove si trovano dei posteggi. La parte bassa, con la centralissima Piazza Arnolfo, è invece la sede delle attività produttive. L’industria del cristallo, discendente diretta di quella del vetro e del ferro, decretò l’esplosione economica colligiana nel cinquecento. Già nell’Ottocento era definita la “Boemia d’Italia” e oggi Colle Val d’Elsa è conosciuta in tutto il mondo come la “Città del Cristallo”, vantando il 15% di tutta la produzione mondiale di cristallo ed oltre il 95% di quella italiana. Colle ha ottenuto anche la denominazione di Città del Bio (marchio promosso dall’A.I.A.B. - Associazione Italiana per

l’Agricoltura Biologica) per lo sviluppo di progetti importanti per l’ambiente, l’agricoltura biologica e la sostenibilità. Dal punto di vista artistico spicca la stagione teatrale colligiana, con due teatri molto attivi e con appuntamenti degni di nota. Cenni storici del suo stemma Lo stemma di Colle di Val d’Elsa è cambiato molte volte nel corso degli anni. In alcuni periodi la testa di cavallo ha avuto il giglio, in altri ne è stato privo. Nel 1881, le famiglie di Gracciano dell’Elsa proposero al comune di mettere l’asinello con lo storico drappo di Gracciano dell’Elsa (il pilastro romano con i due gigli) al posto della testa di cavallo, ma il comune non accettò. L’ultima variazione dello stemma è avvenuta nel 2000, quando il consiglio comunale decise di mettere solo la testa di cavallo senza il giglio, ma gran parte dei colligiani contestarono quella modifica imposta dal consiglio comunale e chiesero al comune di rimettere il giglio vicino alla testa del cavallo. Attualmente, lo stemma è una testa di cavallo rossa in campo bianco, senza il giglio. Si tratta di un gonfalone che è cambiato molte volte.

Come arrivarci Da Firenze Prendere l’autostrada del Sole A1, uscire a Firenze Certosa, imboccare il raccordo autostradale “Autopalio” Firenze - Siena, continuare fino all’uscita di Colle di Val D’Elsa Nord e proseguire in direzione Colle di Val D’Elsa. Da Siena Prendere l’autostrada del Sole A1, uscire a Valdichiana, imboccare il raccordo autostradale Bettole - Siena in direzione Siena, a Siena proseguire in direzione Firenze, imboccare il raccordo autostradale “Autopalio” Siena - Firenze, uscire a Colle di Val D’Elsa Sud e proseguire in direzione Colle di Val D’Elsa. Da Volterra Prendere l’autostrada A12, uscire a Rosignano, imboccare la Superstrada Variante per Grosseto - Roma (Aurelia) fino a Cecina Nord, continuare per Volterra SS 68, giunti a Volterra proseguire in direzione Colle di Val D’Elsa.


Righettini Andrea - 3TBIKE 2015 - Photo by Newspower


90

E-BIKE UN MONDO INTORNO A TE

MINI GUIDA

ALLE BATTERIE

LI-ION PER

L

E-BIKES

a batteria rappresenta certamente l’elemento più importante e, spesso, anche il più costoso di una bici a pedalata assistita. Da essa dipendono direttamente autonomia, peso e prestazioni del sistema. Iniziamo subito col precisare che possiamo pensare alla batteria come un “serbatoio” con una determinata capacità, espressa in Wh (watt/ora), dal quale attingere energia in grado di far funzionare la bici. Senza entrare nello specifico, possiamo affermare che esistono diverse tipologie di batterie, classificate in base alla chimica degli elementi che la compongono. In questa sede ci occuperemo esclusivamente di batterie agli Ioni di Litio (Li-Ion), l’unica chimica che attualmente permette di realizzare batterie piccole, compatte, leggere ed estremamente performanti (in termini di scarica e durata), ovvero compatibili con le esigenze del mondo E-MTB. Queste batterie non risentono dell’effetto memoria e dell’effetto di autoscarica. Possono essere ricaricate in qualsiasi momento, anche parzialmente, senza che questo abbia effetti negativi sulla loro durata. Al momento la

capacità standard delle batterie per E-bike è di 400Wh, a parte alcune eccezioni quali il nuovo sistema Bosch 2016 (500Wh), oppure Impulse che arriva ad un massimo di 640Wh. Questi valori, definiti da alcuni dei più importanti costruttori, rappresentano certamente un fattore importante nella scelta di un sistema. A questo si aggiunge il fatto che su sistemi quali Bosch,Yamaha o Impulse non è possibile utilizzare batterie diverse da quelle di fabbrica. Oggi è possibile installare sulla propria MTB efficientissimi sistemi di assistenza alla pedalata completamente svincolati dai limiti imposti dai vari costruttori. Il kit di conversione rappresenta infatti una realtà già molto affermata, apprezzatissima dai bikers più esigenti. A tal proposito si veda anche l’articolo sul BBS Mid Drive apparso sulle pagine di questa rivista (n.10 Ottobre 2015). Vengono definiti “sistemi aperti”, nel senso che sono configurabili a seconda delle esigenze dell’utente, sia per quanto riguarda la gestione della potenza del motore, sia per la capacità batteria. Il vantaggio risiede principalmente nel fatto che si possono ottenere risultati migliori in quanto a peso, prestazioni e durata rispetto ai sistemi standard.

Per offrire ai nostri clienti il massimo dell’autonomia con il minor peso possibile realizziamo da anni una specifica linea di batterie “su misura” (Alcedo Custom Powerpacks), costruite secondo i più alti standard qualitativi e in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Come vengono realizzate? La forma del vostro telaio viene rilevato mediante scanner 3D che ne definisce la geometria e tutti i particolari sensibili (ammortizzatore, passacavi ecc..). La scansione viene poi inviata ad un software di modellazione che calcola gli spazi disponibili e, di conseguenza, la capacità massima della vostra batteria. Attraverso una serie di parametri vengono poi individuati gli offset di montaggio. A questo punto il file viene inviato ad un foam cutter che realizza automaticamnte il modello 3D della batteria in polistirolo. Dopo aver provato il modello direttamente sulla bici si procede alla realizzazione della batteria, interamente fatta a mano e avendo cura di ogni dettaglio. Quali sono invece gli elementi che le contraddistinguono? CELLE. Costituiscono l’elemento di base di una batteria. Ne esistono di tanti formati


91

A cura dello staff tecnico di Alcedo Italia

Fari puntati sull’unica chimica che attualmente permette di realizzare batterie piccole, compatte, leggere ed estremamente performanti

(la più diffusa in ambito E-Bike è la 18650). Le migliori celle sono prodotte da Samsung, Panasonic e da LG. Le celle utilizzate (che misurano 18mm di diametro x 65 mm di lunghezza) devono essere accuratamente selezionate secondo capacità e resistenza interna per ottenere un pacco batteria veramente affidabile. Basta infatti una sola cella “debole” per mandare in crisi una batteria costituita da 40, 50 o 60 celle! Si può scegliere tra celle aventi caratteristiche diverse al fine di avere le massime prestazioni desiderate. BMS. Il circuito elettronico di gestione della batteria (Battery Management System) protegge la stessa dalle elevate temperature, dal sovraccarico e dalla scarica profonda. Controlla ogni singola cella, bilan-

ciandone i valori, affinché la batteria sia sempre al massimo della sua efficienza. SISTEMA DI AGGANCIO (SGANCIO) AL TELAIO. Nei sistemi tradizionali per bici elettriche troviamo sempre la batteria alloggiata all’interno di un’apposita staffa ancorata al telaio della bici. Le batterie custom vengono invece agganciate al telaio mediante straps di velcro da 50 mm ultraresistente al fine di sopportare le più severe sollecitazioni. Sono disponibili anche batterie da applicare al carro sottosella della vostra bici, oppure da inserire nello zaino (Freeride, Downhill). Queste ultime possono essere utilizzate anche come batterie supplementari (Range Extender). CONNETTORI. Le batterie attuali, anche se piccole leggere, contengono una grande quantità di energia. Le connessioni per la carica e la scarica della batteria devono essere

sicure ed efficienti nel far passare la corrente in ingresso/uscita. A tal proposito si utilizzano speciali connettori e cablaggi ad hoc. CARICABATTERIA. Determina la velocità di carica della vostra batteria. Sono disponibili caricabatteria rapidi, piccoli e compatti in grado di caricare la stessa in 3-4 ore per offrire la possibilità di sfruttare al meglio la propria bici nell’arco della giornata. Il caricabatteria è anche l’elemento potenzialmente più pericoloso. Importantissimo scegliere soltanto prodotti costruiti secondo alti standard qualitativi. RAPPORTO PESO/CAPACITA’. Questo valore si riferisce alla densità energetica di una batteria. Estremamente importante per avere il massimo delle performances anche in termini di guidabilità del mezzo. Lo sviluppo tecnologico a cui abbiamo assistito negli ultimi cinque anni ha portato quasi a raddoppiare la densità energetica delle batterie al litio. Quello che non e’ cambiato affatto e’ il peso dei case (contenitori) e delle staffe portabatteria. Oggi il rapporto è di circa 100140Wh/Kg per le batterie standard di ottima qualità (a seconda delle celle utilizzate). Le Custom Powerpacks invece offrono un valore di densità energetica pari a circa 200 Wh/ Kg, arrivando a fornire circa 500Wh con soli 2,5Kg di peso!!! Dopo aver visto quali sono gli elementi da tenere in consdierazione per la scelta di una batteria passiamo ad analizzare nel dettaglio i fattori che influenzano l’autonomia di percorrenza. L’autonomia di una bici elettrica si misura solitamente in chilometri percorsi, tuttavia chi è pratico di MTB sa perfettamente che ha senso conoscere anche il dislivello (espresso in metri) che si può superare. La cosa migliore è senza dubbio quella di prendere in considerazione entrambi i valori. Vediamo di fare chiarezza su quali siano i principali fattori che influenzano il computo e di portare un esempio pratico con valori credibili. APPORTO MUSCOLARE. Il sistema batteria-motore aiuta il ciclista nella pedalata. Quest’ultimo può contribuire più o meno allo sforzo richiesto per affrontare un certo percorso ad una determinata velocità. Aiutare di più con le proprie gambe non solo contribuisce a mantenere un buona forma fisica ma contribuisce altresì in maniera decisiva ad allungare le vostre uscite!!! DISLIVELLO. Ovviamente i percorsi con molti metri di dislivello richiedono un consumo elevato di energia ripetto a tracciati vallonati o pianeggianti. Anche più del doppio in termini numerici. PESO. Il peso del ciclista, della bici e del bagaglio dovrebbe esCaricabatteria Alcedo Factory


92

sere ridotto al minimo, sempre. In poche parole meno massa complessiva più autonomia. Come regola generale si può affermare che il peso ideale massimo sia circa 95 Kg in ordine di marcia. TIPOLOGIA E PRESSIONE DELLE GOMME. La resistenza al rotolamento dipende direttamente dalla mescola, dal disegno e dalla pressione dello pneumatico.Viaggiare con pneumatici sgonfi riduce drasticamante l’autonomia di percorrenza. Si consiglia di tenere le gomme sempre alla massima pressione consigliata, salvo eccezioni! STILE DI GUIDA. Il corretto utilizzo del cambio della bici determina una pedalata effciente e di conseguenza un aiuto maggiore al minor consumo del motore. Frequenti partenze e ripartenze, frenate e accellerazioni improvvise sono certamente fonte di maggiori consumi se confrontati con lunghi percorsi a velocità costante. FONDO STRADALE. Le caratteristiche del fondo stradale sono un altro elemento importantissimo. Terreni duri e compatti rapBMS_Battery Mnagement System

presentano le condizioni ottimali di scorrevolezza e quindi anche in termini di percorrenza. Al contrario, terreni allentati e accidentati richiedono un consumo molto maggiore di energia per avanzare. CONDIZIONI ATMOSFERICHE. Il vento contrario o a favore sposta molto il computo dell’autonomia. Così come la temperatura di esercizio della batteria. Uscire in bici in inverno con temperature vicine allo zero determinano un calo prestazionale stimato intorno al 20% dovuto all’aumento della resistenza elettrica. USO E MANUTENZIONE. Osservare scrupolosamente le indicazioni che vengono fornite al momento dell’acquisto della batteria comporta automaticamente un incremento delle prestazioni della stessa e di conseguenza ha effetti diretti anche sull’autonomia. Per concludere, analizziamo ora le percorrenze stimate considerando un sistema BBS Mid Drive 36V 250W con batteria 36V 500Wh. Dal 2009 raccogliamo sistematicamente tutti i dati sui consumi effettivi nei percorsi offroad, pertanto i valori riportati sono piuttosto veritieri e calibrati. Possiamo affermare con ragionevole sicurezza che, considerando un peso di 95Kg in ordine di marcia (ciclista + bici), il consumo medio si attesta sui 10Wh/Km, pertanto un ciclista mediamente allenato con un mezzo in piena efficienza può percorrere circa 50 Km

con circa 1300 mt di dislivello. Un ciclista allenato consuma, nelle stesse condizioni, circa 6 Wh/Km che significa una percorrenza di circa 80 Km con 2000 mt di dislivello!! Nel caso di un ciclista non allenato i consumi salgono fino a circa 15 Wh/Km che abbassano la percorrenza complessiva a circa 45 Km con 800 metri di dislivello. Questi valori sono piuttosto veritieri e sono il frutto di svariate misurazioni, effettuate in tutte le condizioni possibili, tuttavia come si può intuire possono esserci sempre piccole differenze. La vita media di una batteria agli Ioni di Litio di alta qualità, se trattata con cura, si può stimare in circa 600 cicli di ricarica completi (100%) che equivalgono a circa 3 anni di funzionamento. Questo valore va inteso come vita media alle massime prestazioni. La vostra batteria non deve necessariamente essere sostituita trascorso quel periodo. Semplicemente subirà un calo prestazionale progressivo che in ogni caso garantisce il suo utilizzo. Da ultimo, uno sguardo ai costi per l’energia elettrica consumata per ricaricare la propria batteria. Si può stimare che ogni ricarica completa di una batteria da 500Wh abbia un costo di circa 0,10 euro (prendendo come riferimento un costo energia pari a 0,25 euro/Kw). Un ciclista che esce 3-4 volte a settimana con la propria bici consumera’ probabilmente circa 20 euro di energia elettrica in un anno. Utilizzare regolarmente la bici non fa bene soltanto alla salute ma anche alle proprie tasche!



94

IL FUTURO È DELLE BICICLETTE ELETTRICHE

ACQUISTARE UNA E-BIKE

N

el 2014 in Italia sono state vendute 1,6 milioni di biciclette. Un dato in netta crescita rispetto all’anno precedente (+6,6%). Di queste, più di 51mila sono e-bike, ovvero biciclette elettriche. Tante, ma ancora poche rispetto ad altri paesi. In Europa, ad esempio, dopo le resistenze iniziali, hanno già superato il milione di unità. Lo conferma a “GQ” Fabrizio Storti, Ceo di Neox, impresa italiana della prima e-bike nata elettrica: “Le richieste fino ad ora sono venute più dall’estero che dall’Italia, soprattutto dai paesi nordici, nei quali la cultura dell’e-bike è or-

A cura di Sara Falco

Comode, economiche ed ecologiche: le biciclette a pedalata assistita conquistano i mercati europei

mai consolidata”. Eppure, il futuro sembra tutto delle biciclette elettriche. Per un’infinità di ragioni, anche se il prezzo - da uno a cinquemila euro - la rendono comunque un bene non alla portata di tutti. In alcune regioni italiane, tuttavia, è in vigore un bonus per il suo acquisto. La Regione Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ha appena comunicato che “il bonus per incentivare l’acquisto di bici a pedalata assistita sarà rifinanziato”. Lo ha assicurato ad inizio novembre il vicepresidente e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello, rispondendo all’appello delle associazioni Fiab, Legambiente

Tourismus verband Stubai Tirol

e Uisp che avevano sollecitato una continuazione dell’investimento. In ogni caso, ci sono almeno dieci buone ragioni per acquistare una bicicletta a pedalata assistita: 1. E’ un mezzo pratico e comodo per spostarsi. 2. Non inquina, è silenziosa e contribuisce a ridurre l’inquinamento acustico e da polveri sottili. Una soluzione ecologica che fa bene sia a voi che all’ambiente. 3. E’ economica perché, ammortizzata la spesa iniziale, ricaricare la batteria vi costerà più o meno come ricaricare il cellulare. 4. Fa bene alla salute e alla vostra linea: pedalando un’ora a 25-30 km/h si consumano in media 850 kcal. 5. Non necessita di una patente. 6. Non c’è obbligo di assicurazione. 7. A differenza di scooter e motorini, non ci sono limiti di età per guidarle. 8. Non sono in vigore particolari restrizioni sulle piste ciclabili. 9. E’ pratica e, malgrado la dotazione del piccolo propulsore, non è soggetta al blocco del traffico. 10. E’ divertente perché ha una perfetta manovrabilità che la rende il mezzo ideale per destreggiarsi nel traffico cittadino. Le e-bike, lo ricordiamo, sono velocipedi e non ciclomotori, Pedelec (Pedal Electric Cycle) per l’esattezza. Attenzione, non è obbligatorio indossare il casco, ma la prudenza non è mai troppa. Per motivi di sicurezza sono state progettate per non superare i 25 km/h e il motore ha una funzione ausiliaria rispetto alla pedalata, riducendo lo sforzo.



96

MONTE BONDONE NORDIC SKI MARATHON

dei giovani A cura della Redazione

È appena nata ma promette subito grande spettacolo l’ultima scommessa organizzativa di Elda Verones

Archivio APT Trento Monte Bondone Valle dei Laghi

L

a Monte Bondone Nordic Ski Marathon si rifà il “make up” e raddoppia. Dopo la positiva esperienza dello scorso inverno, la gara trentina verrà inserita anche nel 2016 nel calendario nazionale delle gran fondo, ripresentandosi al pubblico degli appassionati degli sci stretti con un ricco campionario di novità. La prima, e la più importante, riguarda la formula della gara, che prevede una doppia prova anziché una come nell’edizione d’esordio. Saranno pertanto due anche le giornate della manifestazione, proposta in entrambe le tecniche dello sci di fondo, classica e skating, in scena allo splendido e suggestivo centro del fondo delle Viote del Bondone, con partenza alle 10 del mattino.

L’altra importante news, invece, riguarda lo spostamento della gran fondo al mese di febbraio, così come nuovi saranno il soggetto organizzatore e la data d’apertura delle iscrizioni, fissata ufficialmente per mercoledì 14 ottobre, con abbinati interessanti pacchetti promozionali. La fresca Monte Bondone Nordic Ski Marathon si presenta dunque come un “giovane” evento con Dna da big e richiamerà i fondisti sulla montagna che domina la città di Trento nel weekend di sabato 27 e domenica 28 febbraio 2016. La prima giornata sarà dedicata alla tecnica classica, con la possibilità di misurarsi su due percorsi di differente lunghezza, rispettivamente di 30 km con 300 metri di dislivello e di 15 km con dislivello dimezza-

to (150 metri). La domenica, quindi, la sfida sportiva sarà in tecnica libera, sempre con le due opportunità di percorso. Non mancherà la speciale classifica di combinata per la due giorni di gare, che premierà gli atleti che avranno fatto registrare il miglior risultato combinato nei due giorni di gara. Anche questo evento fonda le sue radici nella proficua collaborazione tra l’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e il soggetto organizzatore Asd Charly Gaul Internazionale, con Elda Verones in cabina di regia, che nel finale della stagione estiva hanno dato vita a due tappe di Coppa del Mondo di skiroll a Trento e sul Monte Bondone. Una scelta che testimonia il sempre stretto


97

legame fra le specialità del ciclismo e dello sci di fondo, che spesso diventa un prezioso allenamento invernale per chi d’estate poi vuole mettere carburante nelle gambe in vista delle gran fondo a pedali. Un dato che conferma le capacità organizzative dello staff capeggiato da Elda Verones e che ne alimenta le ambizioni in chiave futura, favorito da una location ideale per questo tipo di manifestazione, senza dimenticare l’altrettanto importante esperienza maturata con la sempre più apprezzata La Leggendaria Charly Gaul, evento riservato ai cicloamatori che tornerà puntualmente anche nel 2016 (17 luglio) e che ha nella mitica salita del Bondone – teatro di storiche battaglie del Giro d’Italia – il giudice supremo di gara.

La quota di partecipazione fino al 31 dicembre 2015 è fissata in 28 euro per ciascuna delle due gare, ricordando che le procedure di iscrizione si eseguono sul sito www.skimarathonmontebondone.it. Come detto, atleti e appassionati potranno beneficiare di favorevoli pacchetti promozionali, che abbinano pernottamento, trattamento di mezza pensione, iscrizione alle due gare, un doppio accesso alle piste del centro Fondo Viote e la Guest Card Trentino che offre l’accesso nei musei e nei castelli del Trentino e permette di viaggiare liberamente con tutti i trasporti pubblici locali, treni inclusi. L’edizione 2015 della Monte Bondone Nordic Ski Marathon, ovvero quella che ha sancito il debutto della nuova manifesta-

zione “made in Trentino”, si risolse con un combattuto e appassionante arrivo allo sprint tra il fiemmese Nicola Morandini e il fondista del Primiero Bruno Debertolis, entrambi ex azzurri, con successo del primo sul secondo. Nella gara femminile, invece, la vittoria andò a Roberta Tarter, anche lei fondista fiemmese al pari di Morandini. Potrebbero essere ancora loro i protagonisti dell’edizione 2016, ma per saperlo bisognerà attendere la fine del mese di febbraio. Per info e iscrizioni consultare il sito ufficiale dell’evento: www.skimarathonmontebondone.it o scrivere all’indirizzo email: info@discovermontebondone.it Tel. 0461/216000.


98

A cura della Redazione

Nel cuore della Val Venosta, nella provincia autonoma di Bolzano, si trova il borgo più piccolo dell’Alto Adige. Tra le sue caratteristiche le possenti mura medioevali perfettamente conservate e le antiche dimore decorate con affreschi

L

a località bolzanina di Glorenza, situata a 907 metri sul livello del mare, è la più piccola città dell’Alto Adige (appena 876 abitanti spalmati su un’area di dodici chilometri quadrati) ed il suo segno distintivo sono le mura medievali, perfettamente conservate. Mura cittadine intatte, con torrioni semicircolari e tre porte testimoniano l’antico carattere difensivo della cittadina. Idillicamente circondata da prati e campi, Glorenza rappresenta un piccolo gioiello architettonico di cui, solitamente, ci si

innamora a prima vista. Glorenza, che fa parte dell’associazione “I borghi più belli d’Italia”, si trova al centro della val Venosta, sovrastata dal colle di Tarces, noto sito archeologico. Nei suoi dintorni, verso ovest, troverete Tubre in val Monastero, vicina al confine con la Svizzera, mentre verso nord, incontrerete prima Malles, poi il lago di Resia e l’omonimo passo. Durante l’epoca romana sappiamo che Glorenza fu un’importante crocevia sia per la via Claudia Augusta che per l’antica via commerciale verso la Svizzera.

La prima citazione del borgo risale al 1163 e viene usato il nome “Glurnis”, che significa “ontaneto” o “noccioleto”. Nel 1332 la città assume un tale rilievo commerciale, che nella vallata viene imposta nella pesatura delle merci, la “misura di Glorenza”. Il borgo detiene anche il monopolio del commercio del sale, che proviene da Hall in Tirolo. Questa pittoresca cittadina medievale, abbracciata da mura possenti, che la proteggono e allo stesso tempo creano un’atmosfera suggestiva, ha un organizzazione urbanistica tipica del medioevo, anche se lo stile architettonico della maggior parte degli edifici è del XVI secolo. Nel centro storico di Glorenza, l’unico con dei portici in tutta la val Venosta, troverete numerose dimore di grande valore artistico, arricchite dai tipici Erker, e decorate con affreschi. Con i suoi stretti vicoli ed angoli pittoreschi, Glorenza conserva un carattere del tutto particolare. Suggestivi portici, luogo di sosta preferito dalle mucche, cortili interni, case con facciate del primo gotico ed infine la piazza del Mercato con la fontana invitano ad una tranquilla sosta. Tra i tesori da visitare c’è l’attuale municipio (realizzato tra il 1573 e il 1591), la torre Flurin (ex sede del tribunale), la Porta di Tubre (porta d’entrata della città), la torre Kolben, la chiesa dell’Ospedale, la chiesa parrocchiale di San Pancrazio e quella di San Giacomo al Maso Söles.


Photo Newspower

MTB


100

3TBIKE

Vito Buono

grim peur e la legge del

A cura di Newspower

L’atleta lucano domina davanti a Zamboni e Righettini. Tra le donne primeggia la veronese Lorena Zocca

Il vincitore Vito Buono in azione

U

no squarcio di sole fra le nuvole ha dato il benvenuto all’8ª edizione della 3TBIKE, baciando la fronte degli atleti allineati allo start, per eclissarsi al richiamo degli scrosci piovosi solamente dopo che gli ultimi hanno oltrepassato la linea del traguardo. Tanti i nomi dei papabili vincitori al via, che si sono sfidati lungo i 32 chilometri e 1305 metri di dislivello del percorso. L’uggiosa mattinata di domenica 4 ottobre a Telve Valsugana (Tn) ha reso “pesante” il tracciato della 3TBIKE - ultima tappa del circuito Trentino MTB presented by

crankbrothers - che ha lambito i comuni di Telve, Telve di Sopra, Torcegno, da qui il nome della gara, con l’aggiunta di Carzano. Vito Buono non è uno come tanti, vive e lavora a Matera, terra lucana intrisa di storia, dove gestisce un negozio di biciclette assieme al fratello. La scomodità nel recarsi ad affrontare questo tipo di gare al nord lo ha reso un atleta con un nome “poco familiare” nel panorama del ciclismo amatoriale, anche se da qualche anno si sta facendo conoscere per merito degli ottimi risultati ottenuti. Sarà la sua giornata.

Parte subito al comando e, sin dalla seconda salita, si mette a dettar legge, rendendosi inafferrabile agli inseguitori. Scatta e conclude in solitaria, dominando in ciò che meglio sa fare… salire. Quando il terreno inizia ad impennarsi, Vito esprime al meglio le sue qualità fisiche e - per dirla alla Stefano Benni - “Era un ciclista così potente che a volte doveva frenare in salita per non finire fuori strada!”. Il duo trentino di “alleati”, Andrea Zamboni e Andrea Righettini, non può far altro che assistere impotente a quell’assolo incontenibile. Giunti rispettivamente secondo


101

il podio femminile, Lorena Zocca, Chiara Mandelli, Patrizia Damato

e terzo, senza particolari rammarichi, recitano in coro all’arrivo: “Abbiamo tentato di andare a riprenderlo, ma non c’è stato nulla da fare, in salita Vito è stato imprendibile”. Quarto Marzio Deho, cui fanno difetto la brevità del percorso e la tenacia dei giovani avversari, che hanno dato il meglio di loro stessi sorprendendo il “vecchio leone”. Primeggia fra le donne la veronese Lorena Zocca che, dopo aver mancato la tappa in Val di Sole, riagguanta definitivamente la maglia di leader del circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers”, aggiudicandosi anche quest’ultima tappa davanti a

Chiara Mandelli e Patrizia D’Amato. Ivan Degasperi, sfortunato protagonista di diverse disavventure in quest’ultima gara, ha ottenuto la vittoria nella classifica assoluta maschile e nella Master1. Altri successi a Luca Zampedri (M2), Claudio Segata (M3), Michele Bazzanella (M4), Giuseppe Baricchi (M5), l’inossidabile Silvano Janes (M6), Alberto Lenzi (Junior), Klaus Fontana (Open), Gabriele Depaul (élite sport), mentre Andrea Zamboni e Patrizia D’Amato, rispettivamente secondo nella gara maschile e terza nella femminile, si sono aggiudicati il GP dello Scalatore. Fra le squa-

dre vince il Team Todesco. Se “la bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significhi salire e scendere, non solo dalle montagne, ma anche nelle sfortune e nei dispiaceri”, Ivan Degasperi ne è la perfetta incarnazione, e sa bene di cosa si stia parlando. Dopo 15 chilometri, all’incirca a metà gara, nell’affrontare il nuovo tratto boscoso in discesa, è caduto rovinosamente rompendo la leva del freno e finendo nella polvere ma, spinto dall’audacia insita nel DNA di ogni biker, si è rialzato stoicamente per andare a prendersi ciò che era suo: il titolo individuale dell’intero circuito.


102

Protezione totale per l’ A cura del Dr. Alessandro Gardini*

Alla scoperta dell’Immunac, coadiuvante dietetico per sostenere le naturali difese dell’organismo

L’

attività fisica, intensa e prolungata, provoca importanti cambiamenti nel nostro sistema immunitario, incrementando il rischio delle malattie da raffreddamento. Queste si manifestano con una serie di sintomi quali mal di gola, tosse, raffreddore, febbre e, a volte, dolori articolari, che ci costringono a lasciare la nostra bici in garage abbandonando gli allenamenti. Queste infezioni sono causate da virus e batteri ospiti delle prime vie aeree che diventano infettivi in concomitanza con l’esposizione ai primi freddi. Per mantenere sempre in forma il nostro sistema immunitario, la dieta gioca un ruolo fondamentale. Bere molto e consumare adeguate porzioni di frutta e verdura è indispensabile per mantenere in equilibrio i nostri sistemi di difesa. Le vitamine ed i sali minerali sviluppano infatti la nostra capacità di resistenza, prima fra tutte la vitamina C, che stimola per l’appunto le difese immunitarie. Sostenere, dal punto di vista nutrizionale, le nostre difese immunitarie significa dunque favorire, con una quota integrazionale specifica, la notevole complessità dei sistemi di controllo che l’organismo mette in atto per riconoscere ciò che è estraneo e per eliminare ciò che può alterare l’omeostasi dell’ambiente interno. Per mantenere sempre alte le difese immunitarie dello

sportivo a tutti i livelli può essere utile integrare alla dieta un prodotto innovativo della Linea Benessere e Protezione Farmacia del Bivio, denominato Immunac. La formulazione di questo prodotto presenta componenti amminoacidici quali glutammina e arginina, in associazione ad acetilscisteina, zinco ed estratti standardizzati di echinacea. La l-glutammina è l’amminoacido più rappresentato nell’organismo, con il livello plasmatico più elevato tra tutti quelli degli aminoacidi liberi. Oltre alla funzione anticatabolica e di sostegno per il metabolismo e per il Sistema Nervoso Centrale, rilevante è il ruolo della glutammina per sostenere i livelli di alcuni protagonisti del meccanismo di difesa nella prevenzione dell’attacco dei batteri alle cellule delle mucose. La Glutammina, assunta per via orale, agisce così a livello intestinale stimolando il sistema immunitario. Altro amminoacido determinante per l’equilibrio e le funzioni del sistema immunitario è la l-arginina, in particolare per il suo ruolo di precursore del NO (Ossido Nitrico). L’NO è principalmente determinante per le funzioni antiossidanti di contrasto delle specie reattive dell’ossigeno, per l’inibizione dell’aggregazione piastrinica e per la funzione antieterogenica. L’arginina puo’ aiutare lo sportivo per rimettersi in forma in seguito a periodi di convalescenza e, gra-

zie ad una azione diretta sulla cellule deputate alle nostre difese, esercitare un’azione immunomodulante. La N-Acetilcisteina, è un agente riducente, quindi ha attività antiossidante. Utilizzato in medicina come epatoprotettore e mucolitico esprime la sua principale funzione nel rigenerare le scorte di glutatione a livello epatico. Attraverso il glutatione il nostro corpo esplica la più importante azione di disintossicazione cellulare e di protezione delle membrane. Interessante, infine, la presenza di estratti concentrati di Echinacea. Nota fin dall’antichità, veniva utilizzata dagli Indiani d’America per le sue proprietà curative sulle malattie da raffreddamento. Questa caratteristica è dovuta a due principi attivi: l’echinacoside con proprietà di antibatteriche ed i polisaccaridi con potente azione attivatrice sulle cellule del sistema immunitario. Completa la formulazione la presenza nel prodotto di Zinco Metionina, uno dei più importanti minerali coinvolti nella modulazione del sistema immunitario. Immunac è una formulazione in bustine al gusto mirtillo da assumere una volta al giorno al mattino disciolta in un bicchiere d’acqua, due settimane all’inizio dell’autunno e due settimane nella seconda metà di gennaio. *Responsabile Reparto Sport e Nutrizione Farmacia del Bivio - alessandrogardini@gmail.com



104

SALUTE E BENESSERE

ORDEMAR: OLIO PURIFICATO DI FEGATO DI SQUALO (Alchilgliceroli) A cura del Dr. Alessandro Gardini*

Dal profondo degli abissi un aiuto concreto per il sistema immunitario olio di fegato di squalo è un rimedio naturale dalle sorprendenti proprietà salutistiche e per questo anche denominato “oro del mare”. Nel corso dei secoli è stato impiegato dalle popolazioni costiere dei mari del Nord come medicina da impiegare in caso d’immunodeficienze, infezioni, allergie, per migliorare la rimarginazione delle ferite e come ricostituente. L’olio di fegato di squalo era anche utilizzato come alimento per favorire una rapida riabilitazione fisica e riacquistare le forze. Le moderne ricerche hanno confermato le straordinarie qualità di quest’alimento. Lo squalo è conosciuto come l’animale più sano, estremamente resistente al cancro e ad altre malattie, ed è insuperato in quanto a vigore e forza fisica da oltre 350 milioni di anni. Nel 1922 gli scienziati isolarono alcuni componenti con attività terapeutica, gli Alchilgliceroli, presenti in abbondanza nel loro fegato. La ricerca attribuisce agli Alchilgliceroli le propietà di resistenza e vigore degli squali. Quando uno squalo muore, ci dicono i biologi, è solo per “vecchiaia “. Anche nell’uomo sono contenuti gli Alchilgliceroli, presenti soprattutto nel latte materno ai quali è attribuita una protezione naturale dalle infezioni, in quanto di aiuto per lo sviluppo del sistema immunitario. Nell’olio di fegato di squalo, gli Alchilgliceroli sono presenti 1000 volte di più che nel latte materno, e gli adulti hanno

bisogno, in proporzione, di alte dosi di Alchilgliceroli rispetto ai bambini per continuare a sostenere e ad accrescere le difese immunitarie. Quando cominciamo ad invecchiare, il nostro complesso sistema immunitario si deteriora a causa delle condizioni in cui viviamo: abitudini non salutari, un ambiente bombardato dall’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, e non per ultimo lo stress fisico e mentale. Il nostro cibo è pieno di conservanti, pesticidi e insetticidi. I medicinali che dobbiamo assumere, da quelli che non necessitano di ricetta, agli antibiotici o di altro genere, tutti questi indeboliscono il nostro sistema immunitario. Esistono sostanze chimiche, nuove o vecchie e introdotte ovunque, che il nostro corpo riesce a tollerare con grande difficoltà. L’Olio di fegato di squalo che è solo “cibo” nel senso più stretto del termine senza effetti collaterali, è un supplemento nutritivo che contiene gli Alchilgliceroli in abbondanza, essi esercitano un’influenza diretta su tutto il sistema immunitario aumentando la secrezione di più di cinquanta fattori dell’immunità. Particolare importanza è data soprattutto dalla capacità di attivare alcuni cellule importanti del sistema immunitario come i macrofagi che vengono considerati gli “spazzini” del nostro corpo ed i linfociti T-killer che hanno la funzione di distruggere i virus. Gli Alchilgliceroli sono inoltre dei

potenti antiossidanti con la particolarità di penetrare anche all’interno della cellula e agire di conseguenza sui radicali liberi presenti in essa contrastando perciò l’invecchiamento cellulare e grazie a questo una buona azione neuro protettiva. L’Olio di Fegato di Squalo, lo possiamo trovare sottoforma di perle nell’integratore ORDEMAR distribuito da Due Emme Trade. La specie che ne rappresenta la fonte principale è il cosiddetto squalo della Groenlandia, anche conosciuto come lo «squalo dormiente» o Somniosus microcephalus. Il fegato di questi animali corrisponde a circa un terzo della dimensione e del peso dell’intero animale e può fornire fino a 220 Kg di olio, con un contenuto di Alchilgliceroli superiore al 30%. L’integratore ORDEMAR (Olio di Fegato di Squalo) ha diverse finalità: rafforzare il sistema immunitario, prevenire la riduzione della vista, aiutare la fase di ripresa dopo una convalescenza o un periodo di forte stress e contrastare l’invecchiamento della pelle. Ultimamente sono state attributite anche propietà cardio e neuro protettive. Gli effetti collaterali sono praticamente nulli e possono essere somministrati anche in concomitanza con altre terapie.

*Responsabile Reparto Sport e Nutrizione Farmacia del Bivio - alessandrogardini@gmail.com

BUONO EXTRA SCONTO 10%

su acquisto prodotti Sport e Nutrizione su www.farmaciadelbivio.it codice coupon PROMOSPORT2015

WWW.FARMACIADELBIVIO. IT



106

RALLY DI ROMAGNA

Spettacolo

A RIS CHIO

A cura della Redazione

A Riolo Terme già aperte le iscrizioni per l’edizione 2016. Presenti come sempre i più titolati interpreti della mountain bike, ma gli organizzatori rivolgono un particolare invito anche agli amatori:“Su questo percorso possono pedalare davvero tutti” Alcune immagini dell’edizione 2014 - Photo by Newspower

T

orna sulle incantevoli colline dell’Appennino faentino il Rally di Romagna che - dal 1° al 5 giugno 2016 - trasformerà Riolo Terme (Ra) nella capitale europea della mountain bike. Presenti, come sempre, i più titolati interpreti della disciplina, anche se gli organizzatori quest’anno rivolgono un particolare invito anche ai semplici amatori, coloro cioè che, senza alcuna velleità agonistica, non vogliono rinunciare al piacere di una passeggiata in mezzo a scenari naturalistici di formidabile bellezza. Parola d’ordine di questa edizione sarà infatti “sicurezza”, ovvero la possibilità di gareggiare in uno scenario “a rischi zero”, su

un tracciato interamente disegnato su fondi drenanti che, anche in caso di pioggia, garantiscono una perfetta tenuta. Un particolare che, al di là degli elevati contenuti tecnici, rende il “Rally di Romagna” una manifestazione realmente adatta a tutti. Cinque, come sempre, le tappe, rispettivamente di 17, 46, 60, 90 e 45 chilometri. Cinque frazioni (con un dislivello che oscilla dai 500 ai 2700 metri) che toccheranno le località di Riolo Terme, Casola, Brisighella, Palazzuolo sul Senio e Castel del Rio. Una rassegna in costante crescita, “anche grazie - spiegano gli organizzatori - alla sensibilità dell’amministrazione comunale di Riolo Terme che ha sempre creduto in

questa sfida, sostenendoci in tutti i modi”. E a proposito di “sostegno”, impossibile non citare la “Gyproc Saint-Gobain”, azienda leader nell’edilizia “green”, main-sponsor - non a caso - del Rally di Romagna. La manifestazione, a dispetto del suo indiscutibile valore tecnico, punta infatti anche a divulgare un messaggio di sensibilizzazione verso l’eco-sostenibilità, ben espressa da un territorio che, da sempre, vive in simbiosi con i suoi rinomati centri termali. Anche quest’anno, infatti, a suggellare il matrimonio fra bicicletta e benessere, saranno proprio le Terme di Riolo. Già aperte le iscrizioni. Per tutte le info basta cliccare il sito www.rallydiromagna.com


Rally di

Romagna dal

MTB 5 2016

1 al 째

GIUGNO

RALLYDIROMAGNA.COM by


108

ALICE BIKE

PRIMA LA PASSIONE POI IL BUSINESS A cura della Redazione

A dicembre inaugura il nuovo mega-store di Cesena, 250 metri quadrati dedicati al mondo della bicicletta. Alice Zoffoli: “I nostri ‘punti forti’ saranno Vicini e Ktm, ma spero che il negozio si trasformi, col tempo, anche in un punto d’incontro per tutti i ciclisti del territorio” ul piano imprenditoriale, aprire in questi anni un negozio di quasi 250 metri quadri potrebbe anche sembrare un azzardo, ma questa avventura, al di là di ogni logica commerciale, nasce soprattutto dalla grande passione per il ciclismo”. Alice Zoffoli, anima e sorriso di Alice Bike, spiega così la decisione di inaugurare, nel prossimo mese di dicembre, il nuovo mega-store di Alice Bike Cesena che sorgerà sulla via Emilia, nei locali che per tanti decenni hanno ospitato il mitico negozio Vicini: “Lì, quando ero bambina - ricorda Alice - i miei genitori mi comprarono la mia prima bicicletta. Ereditiamo un testimone importante, quello di un negozio che a Cesena esiste da sempre. Avvertiamo tutta la responsabilità del nome Vicini, ma siamo anche convinti che, con il lavoro e la serietà, sapremo essere all’altezza di un

passato così prestigioso”. Il negozio sulla Cervese resterà attivo, “ma - spiega Alice sarà soprattutto un’officina della bicicletta e sugli scaffali saranno in vendita solo pochi articoli essenziali”. Dietro al bancone del vecchio punto vendita resterà Claudio Savini, ex professionista romagnolo, per credenziali ed esperienza “sul campo”, uno dei meccanici più affidabili e preparati del ciclismo contemporaneo. Il nuovo store ospiterà invece i campionari delle principali aziende della bicicletta: “Vicini sarà sempre il marchio di riferimento - prosegue Alice - mentre per il settore mountain-bike e strada avremo l’intera collezione Ktm”. Ma al di là dei modelli più ricercati del mercato, il punto vendita cesenate vuole essere, almeno negli intenti, qualcosa di più di un semplice negozio: “Mi piacerebbe che diventasse un luogo d’aggregazione, un punto d’incontro per i ciclisti del territorio,

non solo quelli del nostro team. Per questo doteremo il negozio di una zona salotto per ricevere i nostri amici”. E a chi gli fa notare l’azzardo di un negozio tanto grande in un periodo così magro, Alice risponde così: “Siamo partiti 4-5 anni fa, quindi nel cuore della crisi economica. Ciò nonostante siamo ancora qui con la voglia di rimetterci in gioco e d’investire su progetti ancora più ambiziosi. Mi piace pensare che il peggio sia alle spalle e che, finalmente, si possa tornare a lavorare con grande soddisfazione”. Infine, proseguono i corsi gratuiti di MTB tenuti da Alice Zoffoli in persona e riservati ai clienti del negozio: “E’ il quinto anno che organizziamo l’iniziativa - conclude - gli scorsi anni il servizio è stato molto apprezzato, dunque riproporlo è stata una piacevole imposizione”. Perché, in fondo, Alice è fatta così: salire sui pedali non potrà mai essere un vero lavoro.


A DICEMBRE IL NUOVO MEGA-STORE DEDICATO ALLA BICI!

Vendita, assistenza tenica e tutta la garanzia di un servizio di alta qualitĂ

nel nuovo punto vendita di Cesena. Alice Bike Cesena Via Guarneri,155 Cesena (FC) - Telefono 329.3157891 - www.alicebike.it


110

DOSSIER SPORT E MEDICINA

FOCUS

A cura di Paola Lanari*

sull’appoggio

I

n cosa consiste l’esame Baropodometrico? L’esame baropodometrico è un metodo diagnostico non invasivo che consente di avere una valutazione computerizzata dell’appoggio plantare in posizione statica (da fermi) e dinamica (in movimento). Le acquisizioni sono precise, istantanee, ripetibili. L’interpretazione dei parametri e delle immagini consente di valutare il comportamento generale del sistema posturale. E’ possibile rilevare le proiezioni a terra dei baricentri, l’andamento del baricentro generale durante il passo e la distribuzione del carico del paziente. Inoltre con la valutazione baropodometrica si ha anche una valutazione stabilometrica misurando le oscillazioni posturali rilevandone l’instabilità, ossia problemi di equilibrio del paziente che potrebbero essere dovuti ad interferenze vestibolari, oculomotori, odontostomatognatici, oppure a patologie

esterocettive plantari e propriocettive. Le acquisizioni sono precise, istantanee, ripetibili. L’esame baropodometrico è un metodo diagnostico non invasivo. In quale campo medico è utile l’esame baropodometrico? Si hanno richieste nell’ambito ortopedico, fisioterapico, riabilitativo ed è impiegato anche nella medicina dello sport, medicina del lavoro, in campo odontostomatologico ed oculistico. Dall’esame di baropodometria, in caso di necessità, si può realizzare un plantare su misura strettamente personalizzato in grado di correggere, migliorare e stabilizzare patologie che si sono create nel paziente e, conseguentemente, si migliora la postura. I plantari realizzati su misura accompagnano e consolidano le terapie fisiche, fisioterapiche già effettuate o in corso di svolgimento, al fine di far ottenere al paziente tutto il beneficio dei trattamenti.

L’esame Baropodometrico consente una valutazione computerizzata del sistema posturale

*Tecnico Ortopedico - centro Fisioradi Pesaro

Quali sono le principali patologie dove trova indicazione l’esame baropodometrico?

• • • • •

Dolore ai piedi Mal di schiena Controllo della postura Disturbi dell’equilibrio Disturbi odontostomatognatici

Pesaro Viale XXVI Maggio, 78 Tel. e Fax 82 linee: 0721.33998 – 0721.33985 www.fisioradi.it – info@fisioradi.it



112

LA MUSICA IN MOVIMENTO

L

a tua musica preferita? Da oggi portala sempre con te grazie a Sound Blaster Free, un nuovo altoparlante versatile e tecnologicamente all’avanguardia in grado di emettere e produrre un suono-audio di altissima qualità. Grazie ad un dispositivo ultra-compatto, con il minimo ingombro, questo formidabile speaker Bluetooth garantisce prestazioni eccellenti in qualsiasi condizione: posizionato verticalmente l’altoparlante irradia un suono a 360°. Oppure, se non vuoi rinunciare alle tue hit anche al lavoro, collocalo in orizzontale sulla scrivania per ottenere una separazione stereo accurata. Godrai di uno sound-stage ampio e aperto, in grado di creare un audio coinvolgente. La resa sonora è infatti sempre calda e bilanciata, capace di riprodurre in scioltezza anche brani acusticamente complessi e ricchi di sotto tracce e salti tonali. Lo speaker - con certificazione IPX4 ed una buona tenuta all’acqua - ha un design intri-

gante, in quanto è un cilindro con sezione esagonale ad angoli arrotondati. La metà frontale della superficie è costituita da una fitta griglia metallica, che copre interamente tre lati. Altri due sono lisci, con il logo Sound Blaster, mentre quello posteriore, nero, ospita diversi tasti, le connessioni e un radiatore passivo per bassi ottimizzati che garantisce una potenza inimmaginabile. L’altoparlante inoltre regola automaticamente l’equalizzazione, consentendoti di ottenere il massimo della resa sonora. Nella zona posteriore troviamo un set di controlli molto esteso, che includono anche i tradizionali play/pausa e avanti/indietro. In cima c’è il tasto Loud, con relativa spia di accensione verde, che amplifica il suono rendendolo più potente e coinvolgente. Il tasto con l’icona del microfono consente di mettere il mute nelle conversazioni telefoniche (si accenderà una spia rossa), mentre a destra c’è la modalità shuffle (con spia verde in cima). Il lettore MP3 integrato di Sound Blaster


113

A cura della Redazione

Compatto, funzionale e dal design accattivante. Alla scoperta dello speaker Bluetooth che, grazie ad un suono di altissima qualità, ha cambiato le abitudini dei music-addict

FRee, con un’autonomia di dieci ore, ti consente di riprodurre la tua musica preferita senza che sia necessario l’abbinamento ad una sorgente esterna. Grazie alla capacità di supporto fino a 32 GB potrai divertirti senza sosta per ore ascoltando i tuoi brani preferiti. Durante l’abbinamento con il tuo telefono, Sound Blaster FRee supporta Multi-Point Bluetooth, che consente fino a due connessioni alla volta. Ciò significa che il dispositivo mobile sarà sempre pronto per l’abbinamento all’altoparlante. Sound Blaster FRee supporta la tecnologia HD VOICE, che consente di effettuare chiamate ad alta definizione e sfrutta la suite tecnologica SBX Pro Studio2 che rende il tuo audio coinvolgente e personalizzabile. Collegando il tuo Sound Blaster FRee al PC tramite USB avrai a disposizione un altoparlante digitale extra. È semplice e pratico. Per gli amanti della vera musica un “must” irrinunciabile.


114

SOCIAL & BICICLETTA

METTI UN “LIKE” ALLE GRANFONDO A cura di Sara Falco

In crescita le manifestazioni cicloturistiche che decidono di reclamizzarsi su Instagram. Da Miami alla Nove Colli, ecco chi ha già iniziato la caccia ai followers ell’era 2.0. dei social, anche le granfondo - dopo gli anni delle organizzazioni “caserecce” - hanno finalmente compreso l’importanza della promozione mediatica. E così, già passato di moda il vetusto sito internet, molti organizzatori hanno deciso di investire tempo (molto) e risorse (poche) nel mondo sconfinato delle community online. E, ancora una volta, con facebook sempre leader dei social ma in lieve fase declinante (dicono le statistiche), è instagram il vettore considerato potenzialmente più interessante per reclamizzare le proprie manifestazioni. L’esercizio è semplice: nel motore di ricerca del network digitiamo la famosa parolina (granfondo). Ci si schiude un mondo che, dalle Alpi all’Equatore, srotola una mappa singolare delle manifestazioni granfondistiche più famose o, semplicemente, più all’avanguardia. Si parte con la Granfondo di Miami, l’evento più mondano del ciclismo planetario, dove infatti ci accoglie

la foto di un’avvenente mora che non richiama il mondo della bicicletta, ma fa comunque un certo effetto. Restando negli States merita una visita anche la pagina della Granfondo Bandlans nello Stato di Alberta e quella della granfondo di New York (sponsorizzata Campagnolo) che si corre il 15 maggio.Scendendo nel continente americano ecco la Granfondoba, ovvero la kermesse cicloturistica argentina di Buenos Aires, la “Granfondotourcuba”, la rassegna dell’Havana celebrata l’ottobre scorso, e la granfondo Vuelta Hidalgo in Messico. Tornano in Europa, incuriosisce il pasta party della Granfondo di Stoccolma in Svezia

con i suoi maxi-cetrioli arrostiti e - al grido di “comienza la aventura” - molto interessante anche la granfondo spagnola di Buitrago. Per restare nell’universo InBici segnaliamo anche la pagina del gfworldtour con oltre cinquemila follower. In Italia, infine, segnaliamo la mitica Nove Colli con i suoi 761 seguaci, tanti ma - con 12mila partenti (e forse altrettanti che non riescono a garantirsi un pettorale) - è lecito attendersi nel prossimo futuro un significativo aumento dei followers. Più o meno sullo stesso numero di seguaci si attesta infatti la granfondo della Versilia, che dà appuntamento a tutti il prossimo 20 marzo.


www.federicolodesani.it


116

MENTE IN SELLA

TRAINING

E STANCHEZZA MENTALE: qundo si supera il

A cura di Claudia Maffi

LIMITE

Dice il saggio: “Ogni cosa ha il suo tempo: se ci affanniamo per annaffiare una piantina ciò non garantisce che essa cresca prima...” Photo by Bettiniphoto

U

ella fretta di raggiungere per tempo la forma fisica adeguata ad affrontare le competizioni più importanti, può capitare ai corridori di “prenderci un po’ la gamba” ed eccedere nell’allenamento fisico, provocando così al proprio corpo uno stress psico-fisico elevato; non lasciandosi il tempo per recuperare dalla fatica accumulata, infatti, l’atleta rischia di danneggiare la preparazione effettuata sino a quel momento, rendendosi inoltre più vulnerabile a malesseri sia fisici sia psicologici: sto parlando della “sindrome da overtraining”, ossia il sovrallenamento. Quando un corridore pratica allenamento troppo intenso e non lascia tempo all’organismo per recuperare, si crea uno squilibrio psico-fisico tale che l’atleta inizierà, in certi casi, a rifiutare mentalmente (e fisicamente) l’allenamento. Dolori muscolari, sensazione di affaticamento, disturbi gastro-intestinali, variazioni del peso, ma anche disturbi del sonno fino, addirittura, alla depressione, sono tutti sintomi che possono accompagnare la sindrome da overtraining. Le statistiche ci dicono che più del 65% de-

gli atleti, nel corso della loro carriera, sono stati almeno una volta protagonisti di episodi del genere; è quindi importante monitorare e tenere sotto controllo la propria preparazione, senza esagerare! Alcuni corridori purtroppo sottovalutano questo rischio ed intensificano l’allenamento ed i carichi di lavoro, pensando in questo modo di raggiungere prima del tempo l’auspicato stato di forma. Ma ricordate che sovraccaricarsi di lavoro non vi farà arrivare in forma prima. La forma fisica deve essere coltivata nei tempi giusti in coerenza con le esigenze del proprio organismo. Dal punto di vista psicologico il corridore che si sottopone ad un allenamento troppo intenso può andare incontro ad un calo nel tono dell’umore. Potrà sentirsi triste e depresso in certi casi, perdendo tutto il gusto del divertimento delle uscite in bici; potrà perfino arrivare ad odiare il suo mezzo meccanico e gli allenamenti quotidiani. Stanchezza mentale, senso di malessere e demotivazione diventeranno i protagonisti della scena. Se poi si aggiungono problemi extra, lavorativi o familiari, stili di vita sbagliati come un’alimentazione carente di

tutti i nutritivi necessari all’organismo, oppure stress legato ad errori nella pianificazione della stagione agonistica, pressione derivante dai calendari di gara e stress di altro genere, ecco che lo stato di overtraining si può sensibilmente aggravare. L’incremento dei carichi di lavoro, per diventare funzionale, deve essere pianificato e monitorato usando la testa; solo così il corridore potrà ottenere beneficio dagli allenamenti. Se viene sottovalutato il rapporto fra intensità degli allenamenti e tempo dedicato al recupero, con molta probabilità l’atleta otterrà invece una condizione di overtraining. Un corridore deve saper dosare carichi di allenamento, gare e misure di recupero, tra le quali possono sicuramente tornare utili anche tecniche psicologiche come il rilassamento e il training autogeno. A tal proposito, la psicologia dello sport ha creato una serie di test che, monitorando il tono dell’umore e di benessere psico-fisico dell’atleta, potranno aiutare i corridori ad individuare per tempo un’eventuale stato o rischio di sovrallenamento e, quindi, la necessità di ripristinare il giusto equilibrio mente-corpo attraverso il recupero.



118

le regole da non sottovalutare Chi è Iader Fabbri Classe ’78, dalla sua esperienza di atleta, matura la voglia di approfondire le proprie conoscenze, passando dall’insegnamento di varie discipline a trainer in molti eventi per aziende sportive, lavorando come mental coach e preparatore atletico. Finiti gli studi da dietista si laurea presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Camerino in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei prodotti della salute. Partecipa come relatore a congressi e conferenze e offre consulenze ad aziende di integrazione alimentare e a varie società sportive. Iader è Consulente in ambito Nutrizionale per tutte le nazionali di Ciclismo della Federazione Ciclistica Italiana, Strada, MTB e BMX. È preparatore del Team Gresini Racing di Motomondiale e membro dell’equipe medico-scientifica della Nazionale Italiana di Football Americano. Oggi esercita la sua attività di professionista presso il suo Poliambulatorio “FIT” a Faenza.

L’

obiettivo principale dello stiramento muscolare è il miglioramento e il mantenimento della mobilità articolare, per cui deve essere utilizzato principalmente per questo scopo e con metodiche pratiche che permettano di ottenere questo effetto. È fondamentale che il risultato ottenuto sia a lungo termine ed è per questo che, chi si occupa di consulenza, preparazione atletica o fitness, e consiglia questo tipo di attività, deve farlo finalizzato ad un obiettivo ben specifico in relazione alla persona alla quale viene prescritto. Le forme dello stretching Lo stretching viene effettuato e proposto in varie forme: dal classico stretching di Bob Anderson, passando per lo stretching

globale attivo e lo stretching balistico utilizzato negli sport di combattimento, finendo con altre tecniche legate anch’esse all’allungamento muscolare quali lo yoga o altre ginnastiche posturali specifiche come PANCAFIT® o Pilates. Tutte queste tecniche sono utilissime per contrastare l’irrigidimento muscolare causato da scorrette posture, da eccessivi carichi muscolari o da croniche posizioni statiche che possono retrarre le catene cinetiche portando a problematiche muscolari e osteoarticolari. Le strutture coinvolte a livello fisiologico nello stretching sono: il tessuto connettivo (tendini, congiunzione osso – tendine, congiunzione muscolo – tendine, elementi elastici in parallelo e strutture muscolari, elementi propriocettivi) e gli elementi elastici del sarcomero (actina, miosina, titina).

Sottoponendo a stiramento il sistema tendine-muscolo viene prima di tutto sollecitata la parte muscolare a livello dei ponti actino-miosina e degli elementi elastici del sarcomero, mentre il tessuto connettivo e i tendini sono coinvolti dagli allungamenti di grande ampiezza. È un dato ormai accertato che lo stretching, in tutte le sue forme, è indispensabile e va quindi praticato e consigliato a tutti, dallo sportivo alla persona sedentaria. Esso ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un progresso per diverse fasi della preparazione atletica ma è giusto chiedersi se le credenze popolari che lo riguardano e gli usuali metodi di applicazione siano sempre confermati da studi scientifici oppure, in qualche caso, ci si debba ricredere su qualche suo utilizzo. Penso che la curiosità e il trovare risposte


119

A cura di Iader Fabbri

Benefici e controindicazioni: tutto dipende dall’obiettivo. Per questo, prima di “stirare” i muscoli, è sempre consigliabile porsi alcuniquesiti

ai quesiti che possono venirci in mente, mentre seguiamo un atleta o uno sportivo, siano la linfa per far bene il nostro lavoro di consulenza. Alcuni studi controcorrente Ora andiamo a vedere, a titolo divulgativo, anche l’altra faccia della medaglia attraverso una serie di studi di ricercatori che osservano in specifico alcune applicazioni dello stretching. Alcuni ricercatori, come Mastèrovoi, motivati da credenze classiche, sostengono che praticare lo stretching prima dell’attività fisica comporta, con l’alternanza di contrazioni concentriche contro resistenza, l’innalzamento della temperatura dei muscoli stirati invece altri autori (Wiemann, Klee) ne hanno dimostrato la scarsa efficacia. Anche Alter, su Science of

flexibility, ha dimostrato che gli stiramenti provocano nel muscolo delle tensioni che interrompono l’irrorazione sanguigna, cioè esattamente il contrario dell’effetto voluto e creduto. Secondo alcuni studi scientifici, lo stretching prima dell’attività fisica comporta un miglioramento della performance; al contrario, Shier, in una rewiew del 2004 ha affermato che lo stretching nella fase di riscaldamento influenzerebbe negativamente la prestazione atletica, soprattutto quelle di elevazione e quelle di forza. È convinzione comune che lo stretching eseguito prima dell’attività fisica prevenga gli infortuni muscolari, ma non sempre è vero. Infatti, alcuni autori citano i benefici dello stretching prima dell’attività fisica negli sport con stimoli eccentrici perché si può migliorare la viscosità tendinea, oppure nelle attività con ampiezze estreme come la ginnastica artistica o simili. Altri, soprattutto negli sport come la corsa, sostengono che lo stretching non migliori gli esiti di infortuni muscolari. Van Mechelen e coll. in uno studio del 1993 ha esaminato per sedici settimane, su una popolazione di 320 podisti, gli effetti del riscaldamento con esercizi di allungamento e di un lavoro di defaticamento. Il gruppo di controllo che non aveva effettuato il riscaldamento, gli stiramenti e il defaticamento ha subito meno incidenti muscolari rispetto al gruppo sperimentale. Anche Lally ha dimostrato, su seicento soggetti maratoneti, che il numero di incidenti risultava superiore del 35% nel gruppo che aveva utilizzato lo stretching prima dello sforzo fisico. È noto, e anche alcuni studi scientifici ne parlano, che lo stretching è necessario e ottimale per migliorare il recupero; quest’ultimo è influenzato dall’irrorazione sanguigna e quindi, per un miglior recupero, si dovrebbe aumentare il drenaggio e il flusso della circolazione periferica ma, come già precedentemente citato, alcuni studi ne dimostrano una diminuzione per compressione del flusso. Dorado e Coll. in uno studio del 2004 hanno valutato il recupero rispetto a quattro lavori muscolari condotti ad alta intensità, e poi sono state comparate tre modalità di recupero: riposo, stretching e recupero attivo al 20%VO2 max. Solamente il gruppo con il recupero attivo ha migliorato le proprie performance e quindi se ne deduce che gli stiramenti non costituiscono il miglior modo per facilitare il drenaggio. Alcuni autori hanno valutato gli effetti dello stretching post work out per la prevenzione degli indolen-

zimenti muscolari. È noto a tutti gli sportivi che dopo sedute di allenamento intenso si possono avere indolenzimenti muscolari, solitamente ritardati di 48 o 72 ore. Broker e Schwane, in uno studio datato, hanno valutato dopo un allenamento eccentrico del quadricipite e del tricipite surale gli stiramenti statici ma non hanno constatato nessuna attenuazione dei dolori nei tre giorni successivi rispetto agli altri gruppi di controllo. Lo stretching durante l’attività fisica ha portato a risultati contraddittori. Wiemann e altri hanno utilizzato durante sedute di potenziamento muscolare alcuni esercizi di stiramento a carico di una sola gamba; l’arto stirato risultò essere più indolenzito dell’arto di controllo. Lo stiramento, in questo caso, aggiunge microtraumi a quelli già presenti per via dello sforzo fisico. Un uso consapevole dello stretching Dopo questa carrellata di studi scientifici che mettono in discussione le usuali credenze applicate nello sport a tutti i livelli penso che, prima di adottare lo stretching sempre e comunque, dobbiamo porci alcuni quesiti, in relazione a quanto evidenziato ma soprattutto in relazione al nostro obiettivo: questi studi identificano comunque un effetto positivo dello stiramento in alcune discipline sportive mirate, oppure in determinati momenti della fase di preparazione e quindi lo stretching è comunque positivo. Ad esempio, è possibile collocare una seduta di stiramento muscolare al termine di un allenamento non considerandola una fase di recupero ma una parte attiva di carico del programma. Oppure, si può inserire una seduta di stretching come seduta di allenamento con la finalità di migliorare l’ampiezza articolare, conoscendo le conseguenze che comporta e quindi posizionandola all’interno del carico di lavoro, lontano dalla competizione. Penso che lo stretching rivesta una grande importanza nell’attività fisica e nella preparazione atletica ed esiste ampia letteratura a riprova del fatto che lo stretching possa aiutare a mantenere le ampiezze articolari e contrastare le retrazioni muscolari; è quindi giusto farne uso poiché dà grandi risultati per il mantenimento della postura e dell’ampiezza muscolare, messa a dura prova dagli allenamenti e dagli stress muscolari, ma bisogna essere consapevoli delle due facce della medaglia per poterlo utilizzare ancora meglio. Come abbiamo visto, è facile trovare in letteratura scientifica cose a favore di una pratica e cose contrarie alla stessa identica pratica.


120

TRENTINO MTB PRESENTED BY CRANKBROTHERS

della A cura di Newspower

A Trento le premiazioni del circuito, spigolando tra i successi della stagione appena conclusa e le attese spasmodiche per quella che verrà

G

li indomiti della mountain bike hanno visto scorrere i titoli di coda sull’edizione 2015 di una delle manifestazioni più amate dagli appassionati. Le premiazioni del circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers” hanno posato la classica ciliegina sulla torta ad un’annata da incorniciare sotto ogni aspetto, organizzativo e agonistico. Non a caso tutte le tappe di quest’anno saranno riconfermate anche per il 2016. Presso la sala Don Guetti di Cassa Centrale Banca, a Trento, si è reso omaggio ai campioni della stagione appena conclusa - e perché no?- è stata anche un’occasione di confronto, crescita e sviluppo, raccontandosi, ancora con lo stupore negli occhi per le passate avventure delle scorse ValdiNon Bike, 100 Km dei Forti, Dolomitica Brenta Bike, La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme, Val di Sole Marathon e 3TBIKE, e di quanto e cosa potrebbe cambiare in futuro per rendere ancor più avvincente la serie trentina. Gli atleti sono stati premiati dal presidente della FCI trentina Dario Broccardo, dal responsabile marketing di Cassa Centrale Banca, Andrea Gentilini, e dagli organizza-

tori dei singoli eventi. Il presidente di “Trentino MTB” Alessandro Bertagnolli ha voluto rimarcare l’apprezzamento dei partecipanti, l’assoluta sicurezza garantita ai corridori e la formula di grande effetto che ha visto affiancare amatori e grandi campioni della mountain bike, uno su tutti l’iridato Roel Paulissen. Uno dopo l’altro si sono succeduti sul palco i campioni della stagione in MTB, dal re e la regina del circuito, Ivan Degasperi e Lorena Zocca, trionfatori anche nelle rispettive categorie M1 e femminile, cui si sono aggiunti Luca Zampedri (M2), Claudio Segata (M3), Michele Bazzanella (M4), Giuseppe Baricchi (M5), Silvano Janes (M6), Alberto Lenzi (Junior), Klaus Fontana (Open), Gabriele Depaul (Elite Sport), il Team Todesco (miglior squadra), oltre ai vincitori del GP dello Scalatore Andrea Zamboni e Patrizia D’Amato, agli ottantacinque fedelissimi che hanno svolto tutte le gare ed ai restanti atleti, con le premiazioni dei primi 5 classificati di ogni categoria individuale ed a squadre. I bikers si sono portati a casa premi in denaro, deliziosi prodotti locali trentini e gadget tecnici by crankbrothers. Il circuito “Trentino MTB” è un prodotto or-

mai consolidato, caratterizzato da percorsi dal tasso tecnico elevato, il tutto completato dall’emozionante scenario paesaggistico trentino. Un sodalizio di eventi che dal 2009 hanno coinvolto più di 40.000 bikers, di cui 31.000 sono riusciti regolarmente a classificarsi. I poderosi campioni delle due ruote hanno percorso un totale di chilometri corrispondente a… 218 volte il giro del mondo! Sentiremo ancora parlare molto di Trentino MTB. Al termine delle premiazioni sono state infatti annunciate le date ufficiose delle tappe per la prossima stagione. Il via alle danze verrà dato l’8 maggio con la ValdiNon Bike dell’omonima valle, e poi via via tutte le altre: 100 Km dei Forti dell’Alpe Cimbra il 12 giugno, Dolomitica Brenta Bike il 26 giugno a Pinzolo, il 7 agosto sarà la volta de La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme, il 28 agosto della Val di Sole Marathon, mentre la 3TBIKE conclusiva fra i comuni di Telve, Telve di Sopra, Torcegno e Carzano sarà di scena il 2 ottobre. Gare passate, nuove emozioni in vista, numerosi aneddoti sono stati raccontati ma più interessanti sono ancora da scoprire, poiché sempre e comunque in MTB… THE SHOW MUST GO ON!


121

I vincitori assoluti di Trentino Mtb 2015 - Photo by Newspower

Gli organizzatori - Photo by Newspower

I Leader Assoluti Ivan Degasperi e Lorena Zocca - Photo by Newspower


122

GRANFONDO RESOLV.BIKE “VENA DEL GESSO”

NUOVO SPONSOR

e nuovo tracciato A cura di Newspower

Grandi novità per la giovane rassegna di Riolo Terme: formalizzata la partnership con la prestigiosa azienda cesenate. Ed il tracciato avrà più sterrato e meno asfalto.Alla consolle sempre il Romagna Bike Grandi Eventi: “L’obiettivo sono i mille partenti della scorsa edizione”

H

a appena tre anni, ma profuma già di classica la Granfondo Resolv.Bike “Vena del Gesso”, che si correrà in una data storica per la patria, il 2 giugno 2016, festa della Repubblica Italiana. La novità sostanziale dell’edizione 2016 è già nel nome: Resolv.Bike, azienda cesenate leader nella produzione e commercializzazione di detergenti per la pulizia delle biciclette, sarà il nuovo sponsor della manifestazione riolese. Una partnership di prestigio, che il presidente di Romagna Bike Grandi Eventi Stefano Quarneti commenta così: “Il fatto che un’azienda solida e importante come Resolv.Bike abbia deciso di sponsorizzare la nostra granfondo è, per tutti noi, motivo di grande orgoglio. Questo dimostra come la nostra manifestazione, malgrado la giovane età, venga già considerata un importante veicolo promozionale. Siamo certi che, assieme a Resolv.Bike, riusciremo a crescere ancora, trasformando il nostro piccolo sogno in realtà, ovvero portare questa corsa nel gotha delle gran fondo più importanti d’Italia”. Altra importante novità è l’ingresso della

Immagini dell’edizione 2015 della Granfondo Vena del Gesso - Photo by Newspower

Gran Fondo di Riolo Terme in due circuiti: Challenge Torpado e l’Appennino Superbike, anche in questo caso sinergie importanti in grado di far compiere alla manifestazione un salto di qualità. La Gran Fondo sarà valida come tappa del Rally di Romagna ma - come sempre - sarà aperta a tutti i partecipanti. Per il resto, il successo precoce della Gf “Vena del Gesso” ha due ragioni precise: la grande ambizione dello staff organizzativo di Romagna Bike Grandi Eventi (lo stesso che ha portato il Rally di Romagna nel firmamento internazionale del calendario Mtb); e l’impareggiabile bellezza degli scenari che la ospitano. L’ombelico della corsa sarà infatti, come sempre, Riolo Terme, antico borgo incastonato sulle colline faentine. A tal proposito, va precisato che il tracciato - quest’anno di 46 chilometri con 1600 metri di dislivello - è stato modificato rispetto alle precedenti edizioni (“Avremo più sterrato e meno asfalto”, sintetizza Quarneti). La corsa si dipanerà sempre tra calanchi, colline e tratti boschivi lungo le vallate del Santerno, Senio, Sintria e Lamone che solcano gli Appennini nella parte occidentale

della Romagna, ma quest’anno il percorso attraverserà anche l’abitato di Brisighella senza più imboccare dunque la salita “della Settantina”. Confermata invece la salita di Monte Mauro, già in grado di operare una prima credibile selezione. Lo scorso anno, regolando oltre mille partenti, s’impose tra gli uomini il senese Roberto Rinaldini (che coprì i 49 chilometri del tracciato in 2 ore e 1) e tra le donne l’ucraina Krystyna Konvisarova (2 ore e 24 minuti): “Al di là dell’aspetto agonistico conclude Quarneti - l’obiettivo è ovviamente confermare la quota partecipanti della scorsa edizione che, per una gran fondo di appena due anni, rappresenta già un ottimo risultato”. Le iscrizioni sono già aperte e, fino al 31 maggio, la quota sarà di € 20,00 (25 il giorno prima della gara, € 30,00 il giorno dello start) Info 3357282336 - 347.6458548


Elena Gaddoni - Rally di Romagna MTB 2015 - Photo by Newspower


124

L’ATLETA DEL MESE

Jacopo

BILLI

da biker a stradista

sognando un posto tra i

A cura di Paolo Mei

Quattro chiacchiere col giovane corridore piemontese. Più volte convocato in nazionale da junior nel settore mountain bike, Jacopo ha poi deciso di dedicarsi a tempo pieno alla strada. Con un sogno nel cassetto...

J

acopo Billi ha lo sguardo sveglio di un ragazzo che sa quello che vuole. Piemontese e attualmente Under 23, ha incominciato la carriera ciclistica sui sentieri e sulle mulattiere, palestre naturali di ogni buon biker. Da junior non è mai stato considerato un vincente, ma tre convocazioni in nazionale per le prove di Houffalize in Belgio (tempio della mountain bike), Nove Mesto (sede dei prossimi campionati del mondo, nel 2016) e Val d’Isère parlano certamente a suo favore. Il secondo posto alla Roc Junior in Francia è certamente il risultato più brillante ottenuto nella categoria giovani. Dopo un 2013 e un 2014 discreti, il 2015 ha segnato una svolta, il cambio di disciplina, dalla mountain bike alla strada. Jacopo, come e perché ha incominciato ad andare in bicicletta? Ho fatto le prime pedalate all’età di 3 anni, subito senza rotelle. Poi a 6 anni, un po’ per caso, ho iniziato a correre con il Team Cicloteca, mi sono innamorato subito dell’atmosfera molto “racing” delle gare e andare in bici è diventata la mia vita. Così non ho più lasciato le due ruote e sono cresciuto passando per le varie categorie, prima

con la Nolese Condor e poi con la Silmax. Guardando il suo percorso agonistico, spicca senz’altro il secondo posto alla Roc Junior nel 2012 in Francia. Un bel risultato che sembrava potesse essere il miglior viatico per una super carriera da biker: poi cos’è successo? Il secondo posto in Francia è arrivato a fine stagione ed è stata la “ciliegina sulla torta” di un’ottima annata. Forse quel risultato è arrivato grazie alla rabbia per la mancata convocazione al Mondiale di Saalfelden, che per me contava moltissimo. L’anno successivo, tra la scuola e la nuova categoria, non sono riuscito a tornare ai miei livelli, almeno fino al 2014. Da junior, in mountain bike, vanta tre presenze in nazionale. Cos’ha di così magico vestire l’azzurro? Essere in nazionale è sempre speciale perché in quella precisa occasione sei tu a rappresentare la tua Nazione, l’Italia. Quando prima della gara ti vesti, senti che indossare la maglia azzurra ti può veramente dare qualcosa in più in termini di motivazione, forza e sicurezza. Insomma, ti dà una marcia in più che un giorno mi piacerebbe ritrovare.

Dopo il 2014, ecco la scelta di abbandonare la bici da montagna. Perchè? La strada mi ha sempre attirato molto e la scelta di cambiare è arrivata più dalla voglia di mettermi alla prova in qualcosa di nuovo che non dal voler abbandonare la Mtb. Venivo da un’annata molto buona, ma come al mio solito, un gradino sotto ai 3-4 migliori della categoria. Allora mi sono detto: “A questa età la Mtb è qui e può aspettare, la strada invece è un treno che passa una volta sola”. Così ho cambiato tutto nella mia vita e ora eccomi qui. E’ difficile passare dalla mountain bike alla strada? Sì, è difficile. E’ un mondo molto più complicato e non nascondo che ci ho messo un po’ ad abituarmi. E’ un bel salto, la stagione sembra infinita (circa 60 gare) e devi saper gestire le forze in corsa e fuori. Poi in certi momenti è snervante lavorare duramente e non raccogliere niente per settimane. Non immaginavo fosse così dura. Incoraggiato e influenzato forse dalle prestazioni di ex biker diventati top riders su strada? Sicuramente fa sempre piacere vedere ex bikers in azione su strada, spesso con ot-


125

timi risultati, perché la mtb ti dà qualcosa in più, si sa. Ma la scelta di provarci è nata dalla mia seconda passione che è proprio la strada. Sinceramente, Jacopo Billi è più un biker o più uno stradista? Decisamente più biker. Me lo dicono spesso i miei compagni di squadra: sono biker sia nel modo di pedalare ancora un po’ “alto” e scomposto, sia nel vivere la bicicletta al di fuori delle gare. Mi sento più me stesso su una Mtb che su una bici da strada, ma credo che dopo 14 anni sugli sterrati sia normale, anche se poi ho un rapporto speciale con entrambe le mie bici. Caratteristiche tecniche? Sono passato alla strada pensando di essere uno scalatore puro, ma con i mesi ho capito di essere nella media sulle salite lunghe con pendenze normali, mentre mi sento molto a mio agio su quelle corte e dure. Do il meglio di me sui muri con pendenze sopra il 10% dove devi andare di agilità, ma sempre spingendo il rapporto. Veniamo al 2015, con l’esordio nella categoria Under 23 su strada. Quattro volte piazzato nella top ten, tra cui un quarto posto a Capodarco, icona delle gare su strada

in Italia. Non male per un appassionato di radici e pietre come lei... Nelle prime gare ho cercato di imparare più cose possibili e devo dire grazie ai miei compagni di squadra che in questo mi sono stati di grande aiuto. Poi finalmente in qualche occasione sono riuscito ad arrivare davanti e il quarto posto di Capodarco è arrivato dopo una giornata durissima, con condizioni meteo quasi estreme, da veri biker insomma. Nonostante qualche errore che mi è costato caro nel finale, è stato tutto molto bello. Tra le sue corse di quest’anno, figura anche la più dura, il Giro Ciclistico Internazionale della Valle d’Aosta, una corsa che non assegna le posizioni in classifica in maniera casuale. Se togliamo l’ultima tappa sul Gran San Bernardo, il suo è stato un ottimo Val d’Aosta. Sarà mica un uomo da corse a tappe? Il Giro della Valle d’Aosta è stata sicuramente la corsa più bella e dura dell’anno. Ho un rapporto speciale con questa regione e ho preparato l’appuntamento curando ogni aspetto, poi la strada ha fatto il resto. Tolti gli ultimi 2 giorni, dove avevo davvero finito le forze, sono stato soddisfatto della mia

corsa, anche se per ora non mi sento un corridore da corse a tappe. Devo migliorare in primis il recupero e poi la posizione in gruppo. La chiusura di stagione è alle porte, cosa chiede al 2016 in termini agonistici? Ho voglia di mettere in pratica tutta l’esperienza raccolta quest’anno per fare qualcosa di bello. Al 2016 chiedo quindi più costanza nei risultati e meno errori in corsa. Sogno nel cassetto? Non sono mai stato un vincente, ma ho sempre lottato per diventarlo un giorno. Sogno di poter alzare le braccia al cielo anche su strada, magari in una corsa di spessore. Ogni corridore moderno dedica tempo anche su internet, anche solo per essere presenti a livello mediatico. E’ cosi anche per lei? Sì, io sono impegnato in questo senso e oltre tutto curo in prima persona un blog che potete trovare a questo link: http://billijacopo.blogspot.it/


126

TERME DI RIOLO

C’E’ UN CENTRO BENESSERE NEL CUORE DELLA ROMAGNA A cura delle Redazione*

Natura ed enogastronomia, relax e bellezza. da oltre 140 anni gli stabilimenti termali di questo lembo di romagna attirano da tutto il mondo gli amanti del weelness e delle tradizioni iamo in Romagna, nel cuore verde dell’appennino tosco romagnolo. Romagna, terra vocata all’ospitalità e avvolta da una tradizione enogastronomica che si è tramandata e arricchita nei secoli, rispettosa delle stagioni e dei prodotti di una terra fertile e generosa: lo scalogno di Romagna Igp, i vini romagnoli Doc, l’olio di Brisighella, la pasta fatta a mano, i salumi e i formaggi dai sapori veri. Riolo Terme è anche scenario ideale e suggestivo di tanti eventi che ripercorrono la storia, il patrimonio enogastronomico e le tradizioni del luogo: dalle sagre, che esaltano i prodotti della terra, alle rassegne culturali, alle mostre ed esposizioni. E’ il luogo ideale per abbandonare la frenesia della vita quotidiana e per riconquistare i ritmi cadenzati della natura, grazie a un territorio di straordinaria bellezza, a strutture di prim’ordine e a bellissime cittadine situate nei paraggi. Gli alberghi di Riolo Terme poi offrono diversi servizi gratuiti: miniclub per i più piccoli, corsi di ginnastica dolce del buon risveglio e corsi di aerobica, laboratori artistici, serate danzanti e d’intrattenimento, escursioni a piedi e in bicicletta. In particolare, le Terme di Riolo propongono tante occasioni di benessere e remise en forme, alla scoperta di territorio e di tradizioni locali. La Valle del Senio, dove si trova Riolo con le sue Terme, è infatti - grazie alla presenza dell’imponente Vena del Gesso e alle sue caratteristiche geologiche - uno dei territori in Italia con la maggior concentrazione di acque medicamentose. Queste risorse naturali, impiegate già prima degli Etruschi, portarono alla edificazione nel 1870 degli stabilimenti delle Terme di Riolo che, sin dalla fondazione, hanno ospitato personaggi del calibro di Gioacchino Murat e Lord Byron. Da sempre, infatti, le Terme di Riolo sono

rinomate in tutta Europa per la cura della bronchite, dell’asma, delle riniti allergiche e della sordità. Grazie anche alle molteplici sorgenti del territorio, fra loro diverse per composizione chimica, che offrono le Acqua Breta, Acqua Margherita, Acqua Vittoria e Acqua Salsoiodica. I padiglioni Liberty sono immersi in un meraviglioso parco secolare di ben 12 ettari, disseminato da alberi ad alto fusto, tra cui spiccano le maestose sequoie canadesi ed i cedri dell’Himalaya. E dove tappeti di Hypericus si alternano a cespugli di piante officinali. A metà tra centro benessere e clinica medica, Terme di Riolo si caratterizza per la presenza di una efficiente equipe medica composta da dermatologo, dietologo, naturopata, medico estetico affiancata da estetiste e terapisti qualificati ed esperti di bellezza ed estetica. L’equipe analizza lo stress cellulare dell’organismo, la funzionalità del metabolismo basale e la quantità di massa muscolare magra, grassa e dei liquidi extra cellulari per prescrivere regole alimentari che permettano un reale e bilanciato dimagrimento e soprattutto un regime alimentare antinfiammatorio. con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza delle malattie e degli stati di malessere. Le prescrizioni quindi sono personalizzate e mirano a indurre gli ospiti a eliminare o ridurre gli errori nel loro stile di vita. Tutto in una location di charme, incorniciata da una natura incontaminata. Numerosissimi i trattamenti proposti per la cura biologica della persona: quindi non invasivi e indolori, aiutati dal soggiorno piacevole per un benessere anche psicologico, fatto di tante piccole attenzioni. Con un regalo d’arrivederci, i preziosi prodotti all’acqua termale della SPA, indispensabili per mantenere i risultati conseguiti, anche al rientro a casa.

Terme di Riolo ospita infine anche il Centro di Metodologie Naturali. Nasce nel ‘96, 1° in Italia come progetto pilota dell’Università di Milano. Impiega innovative tecniche diagnostiche non invasive tra cui la termoregolazione, la metabolimetria, il test delle intolleranze alimentari su base immunologica, la valutazione dello stress ossidativo ed efficaci trattamenti naturali ispirati alla fitoterapia (compresse calde, bagno di fieno, impacchi di argilla, senape, achillea), all’idroterapia Kneipp (idrocolonterapia, bagno di vapore, vaschette Schiele, jungebad personalizzati: sarete immersi in calda acqua termale e oleoliti micronizzati così finemente da penetrare perfettamente nell’epidermide regalando tutti i benefici delle piante officinali), cromo e aromaterapia, gli efficacissimi impacchi drenanti al fango sorgivo medicato con olii essenziali, il ricco menù dei massaggi olistici. Tutte le info su www.termediriolo.it


Calendario

UISP sportpertutti

Circuito e in 6 tapp e

2016 Mare & Collina

senza i scart

1ª tappa Domenica 14 FEBBRAIO 2ª tappa Domenica 21 FEBBRAIO 3ª tappa Domenica 28 FEBBRAIO

Info: cell. 338.6834464

4ª tappa Domenica 06 MARZO 5ª tappa Domenica 13 MARZO 6ª tappa Domenica 20 MARZO

MILANO MARITTIMA (RA) MARINA ROMEA (RA) MISANO ADRIATICO (RN)

LIDO DI DANTE (RA) CASTROCARO TERME (FC) FRATTA TERME (FC)

Premiazioni Finali Mare & Collina DOMENICA 20 MARZO ore 12,30

con arti in10 tappe DUE sc

Circuito

1ª tappa 2ª tappa 3ª tappa 4ª tappa 5ª tappa

D D D D D

20 10 01 15 29

MARZO APRILE MAGGIO MAGGIO MAGGIO

Romagna Bike Cup

Itally Ita

www.cycleclub.eu

6ª tappa 7ª tappa 8ª tappa 9ª tappa 10ª tappa

FRATTA TERME (FC) BORGO TOSSIGNANO (BO) VILLAGRANDE (PU) CARPEGNA (PU) OZZANO EMILIA (BO)

D D D D D

05 19 10 07 25

GIUGNO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE

MARRADI (FI) POPPI (AR) BALZE-VERGHERETO (FC) MONTECORONARO (FC) Case Castagnoli CESENA (FC)

Premiazioni Finali Romagna Bike Cup DOMENICA 25 SETTEMBRE ore 12,30 ESORDIENTI - ALLIEVI e JUNIORES ISCRIZIONE GRATUITA

to Circuipe

in

7cotnap o

cart uno s

1a TAPPA

2a TAPPA

03 Aprile

24 Aprile

CORTONA (AR)

CINGOLI (MC)

RAMPICHIANA

9 Fossi

Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m

www.cavallinoasd.it

Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m

www.avisbikecingoli.it

3a TAPPA

4a TAPPA

5a TAPPA

6a TAPPA

12 Giugno

04 Settembre

18 Settembre

COSTACCIARO (PG)

PRATOVECCHIO (AR)

15 Maggio CARPEGNA (PU)

Il Carpegna mi basta Percorso: km 42 Dislivello: 1.570 m

www.ilcarpegnamibasta.net

G.F. Monte Cucco

CAMERANO (AN)

Straccabike

Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m

RampiConero

Percorso: km 53 Dislivello: 1.800 m

Percorso: km 42 Dislivello: 1.140 m

www.cuccoinbike.it

www.straccabike.it

www.rampiconero.it

7a TAPPA 02 Ottobre SINALUNGA (SI)

Sinalunga Bike Percorso: km 53 Dislivello: 1.670 m

www.donkeybike.it

to Circaupipe t in 7 concarto uno s 1a TAPPA

2a TAPPA

03 Aprile

24 Aprile

CORTONA (AR)

CINGOLI (MC)

RAMPICHIANA

9 Fossi

Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m

www.cavallinoasd.it

Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m

www.avisbikecingoli.it

ABBONAMENTI Entro il 25°gennaio: Entro il 1° marzo:

3a TAPPA

4a TAPPA

5a TAPPA

6a TAPPA

15 Maggio

14 Giugno

19 Giugno

03 Luglio

CARPEGNA (PU)

COSTACCIARO (PG)

Il Carpegna mi basta Percorso: km 42 Dislivello: 1.570 m

www.ilcarpegnamibasta.net

G.F. Monte Cucco

POPPI (AR)

Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m

www.cuccoinbike.it

G. F. del Verdicchio

Percorso: km 38 Dislivello: 1.350 m

Percorso: km 45 Dislivello: 1.650 m

www.gspoppi.it

SINGOLO CIRCUITO Mare e Collina € 70,00 Romagna Bike Cup € 100,00

Entro Sabato 6 Febbraio: Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 130,00 Dall’8 Febbraio al 12 Marzo: Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 150,00

MATELICA (MC)

G:F: Città di Poppi

www.ciclistimatelica.com

7a TAPPA 10 Luglio BALZE - VERGHERETO (FC)

Sentieri del Fumaiolo Percorso: km 38 Dislivello: 1.245 m

www.prolocobalze.com

CUMULATIVO Mare e Collina + Romagna Bike € 150,00 Romagna Bike + Caveja Bike Cup € 160,00

Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 150,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 170,00

Tour 3 Regioni + Coppa Toscana € 215,00 Tour 3 Regioni + Coppa Toscana € 225,00

Versamento su CCP 11965449 e/o CC Bancario IBAN: IT27 V076 0113 2000 0001 1965 449 intestato a: Promosport - Via Federico Bondi, 24/A - 47121 Forlì e inviare Copia Versamento, con dati anagrafici, società, codice società, numero tessera al fax 0543 64754

COUPON D’ISCRIZIONE

Cognome Via

........................................................................................

Nome

..........................................................................................................

Società

.....................................................................................

Sesso M � F �

............................................................................

Cap ..................... Città

N° codice Società

Agonista �

Nato il

.........................

.........................................................................................

................................

N° Tessera

.........................................

Escursionista �

Tel. .................................................................... E-mail .............................................................................................................................................................. ROMAGNA BIKE / MARE COLLINA / CAVEJA TOUR 3 REGIONI / ITALIAN 6 RACES / COPPA TOSCANA Mare Collina � 70,00 � Abbonamenti singoli � 130,00 � � 150,00 � Romagna Bike Cup � 100,00 � Abbonamenti cumulativi Mare Col. & Romagna B.C. � 150,00 � 3 Regioni + Italian 6 � 150,00 � � 170,00 � Romagna BC & Caveja � 160,00 � 3 Regioni + Coppa T. � 215,00 � � 225,00 � Mare C.+Romagna+3 Reg.+Italian 6 R. � 250,00 � Mare C.+Romagna+Caveja+3 Reg.+Italian 6 R. � 300,00 �

www.tour3regioni.it - www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it - cell. 338.6834464


128

RALLY DI ROMAGNA

LA NOSTRA SCOMMESSA A cura di Mario Pugliese

Parla Davide Kohen, Marketing Manager di Saint-Gobain Gyproc, main sponsor della rassegna di Riolo Terme: “L’obiettivo è rafforzare il legame con questo territorio dove abbiamo un nostro stabilimento produttivo e due cave di gesso”

N

el quartier generale di Riolo Terme è già partito il conto alla rovescia per la settima edizione del Rally di Romagna che dall’1 al 5 giugno 2016 - trasformerà questa graziosa località termale nella capitale della mountain-bike. Alla consolle, come al solito, il Romagna Bike Grandi Eventi, il dinamico staff organizzativo che, in pochi anni, è riuscito a tramutare un piccolo evento paesano in una grande classica del calendario internazionale delle ruote “artigliate”. Non a caso, anche quest’anno - come nelle precedenti edizioni - gran parte dei partecipanti alla rassegna provengono da paesi stranieri. Un dettaglio che evidenzia la grande valenza turistica di una manifestazione che, spigolando tra termale e balneare, ha saputo inventarsi dal nulla un nuovo filone della vacanza made in Romagna. Presenti, come sempre, i più titolati interpreti della disciplina, anche se gli organizzatori quest’anno rivolgono un particolare invito anche ai semplici amatori, coloro cioè che, senza alcuna velleità agonistica, non vogliono rinunciare al piacere di una passeggiata in mezzo a scenari naturalistici di formidabile bellezza. E così, accanto ai grandi campioni, pedaleranno - a debite distanze - anche gli “escursionisti della domenica”, coloro che, avulsi da ogni graduatoria, non vogliono perdersi gli inediti paesaggi lunari della Vena del Gesso. Cinque, come sempre, le tappe, rispettiva-

mente di 17, 46, 60, 90 e 45 chilometri. Cinque frazioni (con un dislivello che oscilla dai 500 ai 2700 metri) che toccheranno le località di Riolo Terme (sede di arrivo e di partenza di ogni frazione), Casola, Brisighella, Palazzuolo sul Senio e Castel del Rio. Una rassegna in costante crescita, “anche grazie - spiegano gli organizzatori - alla sensibilità dell’amministrazione comunale di Riolo Terme che ha sempre creduto in questa sfida, sostenendoci in tutti i modi”. E a proposito di “sostegno”, impossibile non citare la “Gyproc Saint-Gobain”, azienda leader nell’edilizia “green”, main-sponsor - non a caso - del Rally di Romagna. La manifestazione, a dispetto del suo indiscutibile valore tecnico, punta infatti anche a divulgare un messaggio di sensibilizzazione verso l’ecosostenibilità, ben espressa da un territorio che, da sempre, vive in simbiosi con i suoi rinomati centri termali. Anche quest’anno, infatti, a suggellare il matrimonio fra bicicletta e benessere, saranno proprio le Terme di Riolo. “Per Saint-Gobain Gyproc - spiega Davide Kohen, Marketing Manager Saint-Gobain Gyproc - essere sponsor del Rally di Romagna non significa solo inserire il proprio marchio in una competizione ciclista. Per Saint-Gobain Gyproc è molto di più. Significa relazione col territorio, interazione con gli enti privati e imprese della Romagna, significa rafforzare un legame con una terra dove abbiamo uno stabilimento produttivo (Casola Valsenio) e due cave

dalle quale estraiamo il gesso necessario per produrre le nostre lastre in cartongesso (Sassofeltrio e Montetondo)”. “I sistemi a secco in cartongesso, largamente utilizzati per le ristrutturazioni di tutta Europa - prosegue Kohen - si stanno sviluppando enormemente anche in Italia, Paese però tradizionalmente legato al classico mattone. Tuttavia il mercato inizia a cambiare: il gesso è un materiale naturale e rappresenta oggi il sistema di costruzione davvero ecosostenibile, in quanto viene estratto da giacimenti naturali e, durante il processo di trasformazione, rilascia in atmosfera soltanto vapore acqueo allo stato gassoso, a differenza di altri prodotti che emettono anidride carbonica. E’ una svolta importante nell’edilizia italiana e il nostro sostegno al territorio non è mai mancato. La sponsorizzazione a questa competizione, che portiamo avanti da ormai molti anni - conclude - rappresenta una piccola parte del nostro impegno”.

Davide Kohen, Marketing Manager di Saint-Gobain Gyproc



WE LOVE YOUR BODY

N O MO R E P R ESS U R E

T H E S A D D L E R E V O L U T I O N . 1 0 0 % H A N D M A D E I N I T A LY

Selle SMP sas - Via Einstein, 5 - 35020 Casalserugo (PD) - Italy Tel. +39 049 643966 - Fax +39 049 8740106 - info@sellesmp.com ISO 9001:2008 certified

sellesmp.com


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.