iNBiCi magazine anno 10 -Settembre-Ottobre 2019

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BIMESTRALE IN DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO X - N. 6 SETTEMBRE / OTTOBRE 2019

magazine

Istria Granfondo Umago - Cittanova

Sabato 19 Ottobre 2019

DAVIDE CASSANI

“I campioni del futuro si coltivano soprattutto con la multi-disciplinarità”

ROBERTO SGALLA

“Giro di vite sulla sicurezza e controlli anti-doping in tutte le granfondo”

OMAR DI FELICE

Alla scoperta del primo italiano salito sul podio leggendario della “Trans Am Bike Race”



LE NUOVE BARRETTE

ENERGETICHE CON UN CUORE DI

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SCATTO D’AUTORE GIRO D’ITALIA 2019 by Bettiniphoto

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RILFESSIONI

di Davide Cassani

Il Campione di ciclismo

nasce e cresce con la multi-disciplinarità a cura della Redazione

“Il campione di ciclismo nasce e cresce con la multi-disciplinarità”. Parola di Davide Cassani che, dopo un’approfondita riflessione ed un’accurata analisi esperienziale, ha affidato alla sua pagina facebook una verità destinata a far discutere: “I grandi campioni del pedale – scrive il Ct della nazionale Italiana- sono arrivati ai successi su strada (nel professionismo) facendo, da ragazzi, specialità diverse: calcio, pista ciclocross, mountain bike, ecc…”. Ergo: “La poliedricità sportiva in età giovanile è un valore prezioso che aiuta a diventare campioni”. Cassani cita, in particolare, gli esempi dei giovani Remco Evenepoel, Egan Bernal e Mathieu Van Der Poel: “Remco – ricorda il ct – 3 anni fa era il capitano della nazionale belga di calcio. Smette e si dedica al ciclismo. Egan Invece è bravissimo in Mountain Bike a tal punto che, nei due anni da Juniores, conquista un argento ed un bronzo ai campionati del mondo. Mathieu con la bici ci gioca. Non sa mai quale tipo prendere. Quella da strada? Oppure una per il ciclocross? Ma anche il mountain Bike è divertente. Da juniores, nel 2012 vince il mondiale ciclocross e si ripete anche l’anno dopo ma, nello stesso anno (2013) vince anche il mondiale su strada a Firenze. Nonostante questo successo decide di incentrare le stagioni successive sul ciclocross partecipando qualche volta a corse su strada. Poi però c’è la MTB. Che fa? Corre e vince anche lì. Domenica scorsa ha portato a casa la maglia di campione europeo. Lo so che sono 3 fenomeni ma, a parte le loro doti fisiche ci sono un paio di elementi che mi fanno pensare”. Cassani dunque cristallizza due verità: “La prima è che 4

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Davide Cassani foto Bettiniphoto

sono arrivati ai successi su strada facendo, da ragazzi specialità diverse. La seconda è che vivono per il ciclismo”. Un modello che, secondo Cassani, potrebbe essere esportato anche all’Italia del ciclismo: “Noi abbiamo tanti giovanissimi, un buon numero di esordienti e allievi, un bel gruppo di juniores promettenti e alcuni Under 23 pronti al passaggio ma penso che il ciclismo su strada sia troppo prevalente rispetto alle altre specialità. Per questo in Federazione parliamo e cerchiamo di indirizzare il movimento alla multidisciplinarietà”. “I giovanissimi – precisa – sono bambini, non sono piccoli corridori, attenzione. Giusto avvicinarli al ciclismo ma il nostro obbiettivo è quello di consolidare in loro quella passione che li ha portati al ciclismo. Come? Facendoli giocare e quindi non fare solo ciclismo su strada”. Per suffragare la sua teoria, Cassani porta anche la sua esperienza personale: “Quando ho cominciato a correre – ricorda – avevo 14 anni e quando ho finito la mia prima stagione, da allievo, ho continuato a giocare a calcio anche l’inverno successivo. Penso che sia sbagliato per un giovanissimo fare solo ciclismo su strada. Anche gli esordienti dovrebbero fare altro. Parlo di pista, ciclocross, Mtb ma anche altri sport. Gli esordienti sono ragazzini, facile farli andare forte, li alleno tutti i giorni. Ma poi? Da allievi si comincia ad allungare il tiro, le corse sfiorano i 100 km, ma a questa età è ancora importante fare qualità piuttosto che quantità ed è per questo che pista Mtb e ciclocross sono ideali. Da juniores si comincia a fare sul serio. Le prime corse


Egan Bernal

a tappe, un confronto internazionale che aiuta i ragazzi a crescere. Ma continuare a fare specialità alternative sarebbe perfetto”. Ma, come detto, per diventare campioni serve anche altro: la determinazione, la voglia di arrivare. “Fin da piccolo – conclude – avevo un sogno, diventare professionista, partecipare ad un Mondiale. Quel sogno mi ha indicato la strada da prendere. Quando ero ragazzino e qualche falso amico mi derideva perché andavo a letto presto il sabato sera oppure perché non prendevo una sigaretta in bocca perché non era quella

che mi faceva sentire grande, non me la prendevo più di tanto. Anzi, quelle provocazioni mi rendevano più forte. Purtroppo non ero fortissimo ma ho dedicato la mia gioventù a quel sogno. Vivevo per la bici. Non lasciavo nulla al caso. Oggi le cose sono cambiate, ma in peggio nel senso che solo chi ha fisico e carattere emerge. Gli altri no. Cosa vuoi che sia una serata di sballo, un ora in più di allenamento? Domani, forse. Il recupero? Si, dopo l’aperitivo. Penso che Evenepoel, Bernal e Var der Poels siano dotati di un fisico straordinario ma di straordinario hanno anche la capacità di vivere per la bicicletta. Senza quella non vai da nessuna parte”.

Mathieu Van Der Poel

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Sommario Settembre - Ottobre 2019 // Numero 06

Davide Cassani

Roberto Sgalla “Controlli anti-doping in tutte le granfondo”

Il primo italiano sul podio della Trans Am Bike Race

InBici Top Challenge

Gran Fondo Campagnolo

Italian Bike Festival

“I campioni si coltivano con la multi-disciplinarità”

Ecco tutti i vincitori del circuito 2019

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IL MUSEO DEL GHISALLO di Gianfranco Josti

PEDALA CON NOI IN CROAZIA a cura della redazione

FOCUS SUL PRODOTTO di Maurizio Coccia

IL MONTE BONDONE a cura della redazione

STRADE SELVAGGE di Gian Luca Giardini

STRADE BIANCHE AL FANTINI a cura della redazione

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Omar Di Felice

Nella città eterna la grande bellezza del ciclismo

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SPORT & ALIMENTAZIONE di Alexander Bertuccioli

DIARIO DI CORSA di Michele Bazzani

FOCUS SU INKOSPOR di Davide Pegurri

FOCUS SUL PRODOTTO a cura della redazione

CRONO, IL PESO DELLA STORIA A cura della redazione

FOCUS SUL PRODOTTO di Maurizio Coccia

A settembre torna a Rimini la nuova frontiera dell’expò

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IL TRENTINO GREEN a cura della redazione

LA QUALITÀ DI ASSOS a cura della redazione

CORTINA TROPHY a cura della redazione

SASSO MTB RACE a cura della redazione

SUDTIROL DOLOMITI SUPERBIKE a cura della redazione

LA VALLE DEI LAGHI a cura della redazione


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 by Bettiniphoto

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EDITORIALE

E

Una ventata di novità

nel mondo del ciclismo.

Con un tocco d’azzurro Archiviata l’onda britannica (poker di Froome e vittorie di Wiggins e Thomas con unica eccezione l’impresa di Nibali nel 2014), l’ultimo Tour de France ha segnato l’inizio di una nuova era. La vittoria del colombiano Egan Bernal consegna al mondo del ciclismo un nuovo talento e, soprattutto, dimostra che quel ricambio generazionale a lungo atteso, ormai può dirsi completato. Una ventata nuova attraversa il mondo del ciclismo che, ingessato per anni nei volti di sempre, può finalmente appassionarsi a nuove storie e a nuovi campioni. E nel “new-deal” c’è spazio anche per l’Italia, grande protagonista ai campionati europei di Alkmaar, dove abbiamo conquistato ben nove podi (solo i padroni di casa dell’Olanda ci sopravanzano nel medagliere). Dietro l’impresa di Elia Viviani, infatti, scalpitano giovani di formidabili prospettive, come Letizia Paternoster, oro nella prova in linea under 23, o come Alberto Dainese, sprinter implacabile nella stessa prova dedicata agli uomini. O come Andrea Piccolo, cronoman emergente vincitore del primo oro azzurro in questa spedizione olandese che certifica, ancora una volta lo straordinario lavoro dei commissari delle rispettive nazionali Italiane coordinate dal Ct Davide Cassani. Tornando agli amatori, con la Gran Fondo di Torino, abbiamo consegnato agli archivi una nuova edizione dell’InBici Top Challenge che, a questo punto, vivrà il suo atto finale il 9 novembre a Riccione, teatro delle premiazioni ufficiali del circuito 2019. Sarà l’occasione per ripercorrere, assieme a tutti i suoi protagonisti, le fasi salienti di una stagione esaltante e per proiettarci all’edizione del 2020 che si annuncia, tanto per cambiare, la più bella di sempre. Maurizio Rocchi Elia Viviani credit foto Bettiniphoto

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Pedalando in Croazia

Istria Granfondo, a Ottobre torna lo spettacolo

a cura della Redazione

Tre giorni dedicati al ciclismo in una terra consacrata all'ospitalità. Dalla suggestione dei percorsi alle prelibatezze dell'offerta gastronomica locale, ecco perché vale la pena non perdersi la magia dell'incantevole costa istriana Ritorna negli incantevoli scenari dell’Istria nordoccidentale l’appuntamento classico con la maratona ciclistica internazionale Istria Granfondo. Dal 18 al 20 ottobre, dunque, questo lembo di Balcani diventerà una vera e propria “mecca” per gli amanti del ciclismo. L’ottava 12

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edizione dell’Istria Granfondo offrirà un programma ancora più ricco e i partecipanti, al di là dell’elemento sportivo, avranno l’opportunità di esplorare le tante bellezze della penisola istriana. “L’Istria Granfondo - spiega Laura

Šimenc, campionessa mondiale nella categoria dilettanti e ambasciatrice del ciclismo dell’Istria nordoccidentale - è la maratona ciclistica più bella e meglio organizzata che conosco. La splendida costa istriana è l’ottimo punto di partenza per cimentarsi su percorsi


il tramonto sulla città di Umago

tecnicamente impegnativi o semplicemente per godersi una magnifica gara di fine stagione alla scoperta delle bellezze naturalistiche e della prelibata cucina istriana. Nonostante partecipo alla maratona ogni anno, la voglia di tornarci è sempre tanta: i paesaggi, la gente e l’organizzazione sono straordinari. Non vedo l’ora di partecipare nuovamente e invito tutti gli appassionati a farlo, non ve ne pentirete!”. La maratona ciclistica di ottobre si svolgerà nel corso di tre giornate.

Il sabato è riservato ai ciclisti più audaci e fisicamente meglio preparati, i quali potranno scegliere tra l’Istria Granfondo Small di 91 km o l’Istria Granfondo Classic di 127 km. Il percorso del Granfondo Classic si snoda nell’entroterra della penisola istriana e fa ritorno nell’Istria nordoccidentale. Entrambe le gare iniziano e terminano nella suggestiva cornice del complesso turistico di Stella Maris, nelle immediate vicinanze dello stadio ATP. “Si tratta di una delle migliori Gran-

fondo organizzate nella regione - aggiunge Gregor Sikošek, ciclista sloveno che ha partecipato a tutte le edizioni - il team organizzativo, impegnato anche in progetti più ambiziosi, sa come preparare un evento di fine stagione suddiviso in tre giornate e quindi offrire a ciclisti di tutti i livelli relax e divertimento in riva al mare, dove è allestita anche una zona Expo. Il sabato è riservato alla maratona ciclistica su strada che prevede due percorsi, mentre domenica è in programma il giro ciclistico ricreativo pensato per le LIFESTYLE INBICI

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Incantevoli pedalate nel’Istria nordoccidentale

famiglie, accompagnato da un’offerta gastronomica locale. Entrambe le gare di sabato sono in grado di soddisfare ciclisti di tutti i livelli di preparazione”. Domenica, dunque, si svolgerà l’ormai tradizionale giro ciclistico ricreativo dell’Istria Granfondo Family & Gourmet Tour che condurrà i partecipanti attraverso Cittanova e i suoi dintorni. Il percorso di 25 km si snoda lungo la costa e attraverso i vigneti e gli oliveti. Nei vari punti di ristoro i partecipanti potranno degustare ottime specialità istriane. “Credo che il cicloturismo sia uno dei format turistici che andrebbe ulteriormente migliorati al di fuori della stagione estiva - spiega

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Milovan Popović, direttore dell’Ente per il turismo della città di Umago -. L’Istria nordoccidentale vanta tutto ciò di cui gli amanti del ciclismo hanno bisogno: variegati percorsi ciclistici, bellezze naturali, una ricca offerta gastronomica ed eccellenti manifestazioni sportive proprio come l’Istria Granfondo”. L’anno scorso la Granfondo - che quest’anno mette in palio ben 67 premi - ha visto la partecipazione di ben 450 ciclisti provenienti da 15 paesi, compresi i membri di diverse squadre ciclistiche nazionali, mentre oltre 300 persone coinvolte nell’organizzazione e 150 volontari hanno fatto sì che l’evento si svolgesse senza alcun problema. E dunque anche quest’anno ci si

attende un consistente numero di iscritti. Del resto, sono anni ormai che l’Istria Granfondo attira nell’Istria nordoccidentale numerosissimi amanti delle due ruote. Oltre alla competizione, nella zona Expo saranno esposti rinomati marchi di biciclette. Il programma di cornice prevede un programma per bambini, un’eccellente offerta gastronomica nonché la tradizionale atmosfera di feste che, in questi territori votati all’ospitalità, non può di certo mancare. Per maggiori informazioni sull’evento e sulle iscrizioni è possibile visitare il sito ufficiale o la pagina Facebook.


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SCATTO D’AUTORE TOUR OF SLOVENIA 2019 by Bettiniphoto

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L’INTERVISTA a Roberto Sgalla

Controllo antidoping in tutte le granfondo

di Mario Pugliese

“Non c’è dubbio che, con le norme contenute nel nuovo Disciplinare, i costi per gli organizzatori aumenteranno ma, quando si gestiscono manifestazioni con migliaia di atleti, non si può risparmiare sulla sicurezza”. Parola di Roberto Sgalla, responsabile della Commissione Nazionale Direttori di Corsa e Sicurezza, della FCI, secondo cui le indicazioni contenute nel nuovo disciplinare sono “un doveroso atto di responsabilità nei confronti di quelle migliaia di ciclo-amatori che, per tutto l’anno, partecipano alle granfondo e che hanno il sacrosanto diritto di gareggiare nelle migliori condizioni di sicurezza possibili”. Il disciplinare, redatto dal Ministero dell’Interno ed entrato in vigore lo scorso 19 giugno, prescrive in particolare alcune importanti modifiche 18

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per le scorte tecniche alle competizioni ciclistiche su strada. Si tratta di un articolato elenco di novità sostanziali che ha un obiettivo preciso: rendere le corse italiane sempre più sicure: “E’ una problematica che non poteva più essere ignorata spiega Sgalla - perché gli incidenti negli ultimi anni sono stati tanti, troppi. Esiste certo una componente di casualità, ma la verità è che molte delle cinquecento granfondo che si svolgono oggi in Italia non garantiscono, in termini di sicurezza, neppure i requisiti minimi”. Come è stato concepito il nuovo decreto? “Siamo partiti da un dato di fatto: il disciplinare delle scorte precedente aveva 16 anni. In questo periodo ha prodotto significativi risultati, ma era stato pensato per competizioni con non più di 200 concorrenti. Il ciclismo, soprattutto attraverso il fenomeno delle granfondo, è cambiato profondamente in questi

ultimi anni, dunque le mutate condizioni del contesto imponevano un adeguamento normativo”. Qualche organizzatore, però, ha storto il naso per l’aumento dei costi… “La sicurezza non è gratis, lo sappiamo tutti. Ma si lamenta chi è in difetto, ovvero quegli organizzatori che, con una logica speculativa, hanno sempre organizzato le corse in maniera superficiale ed approssimativa. A questi mi sento di dare un consiglio: risparmiate su altre cose, magari sui premi finali, ma non lucrate sulla pelle dei ciclisti. Per chi, invece, in questi anni, ha sempre investito nella sicurezza, preoccupandosi seriamente dell’incolumità degli atleti, in termini economici cambierà poco”. Tra le premesse del decreto si riafferma la centralità delle regole della Federazione Ciclistica Italiana. Come reagiranno gli altri enti di promozione? “Sia nell’organizzazione delle granfondo che nella formazione del personale, la Federazione esegue semplicemente i compiti che gli


sono assegnati. Il decreto, per essere chiari, non delega alla Federazione compiti diversi da quelli che, per statuto, ha sempre avuto”. Nel decreto sono state adottate anche misure di semplificazione burocratica… “E’ vero, ad esempio è stato previsto che l’esame per le scorte tecniche si possa sostenere ovunque e non solo nell’Ufficio della Polizia Stradale competente per territorio, come era in passato. Per semplificare il rilascio delle abilitazioni a soggetti che, per attuali o passate esperienze professionali, hanno già maturato una competenza specifica, si è previsto che, a tali soggetti, l’abilitazione possa essere rilasciata senza esame. In tal modo appartenenti o ex appartenenti alle Forze di Polizia potranno accedere al mondo delle scorte tecniche senza troppe formalità”

Sale anche il numero delle autoambulanze al seguito... “Per le manifestazioni con più di 500 concorrenti saranno necessarie almeno 3 ambulanze o veicoli sanitari equiparati, di cui almeno una ambulanza attrezzata per la rianimazione. In caso contrario il responsabile della scorta non potrà dare il via alla competizione. In ogni caso, la norma prevede anche delle deroghe”. Nelle gare con un numero elevato di partecipanti saranno obbligatorie le barriere protettive al traguardo: a quale scopo? “Il tema è sempre stato caro alla Federazione Ciclistica Italiana che è già intervenuta con i regolamenti; per questo è stato inserito anche nel Disciplinare per le scorte come dispositivo di protezione passiva. Le barriere protettive costituiranno un efficace strumento per i ciclisti, ma

anche per la sicurezza del pubblico”. Aumenta anche il personale di assistenza agli incroci per le manifestazioni che vedono la partecipazione di oltre 1.000 concorrenti… “In effetti sarà obbligatoria la presenza di personale addetto ai servizi di segnalazione aggiuntiva per tutte le intersezioni ed i punti sensibili del percorso. Nelle rotatorie con grande diametro o particolarmente complesse devono essere presenti almeno 2 abilitati. Si tratta di un significativo incremento rispetto al passato, ma era l’unico modo per garantire maggiore sicurezza”. Entra in vigore anche il cartello di “FINE MANIFESTAZIONE” per le corse con oltre tremila concorrenti: cosa significa? “E’ una segnalazione che, conformemente alle norme sportive della Federazione Ciclistica Italiana,

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decreterà la conclusione ufficiale della manifestazione, indicando perciò che - a quel punto - può essere rimossa ogni misura di presidio”. Come cambiano le regole per la formazione delle moto staffette? “Per le manifestazioni con molti concorrenti, oltre al personale abilitato di scorta, dovrà essere prevista anche la presenza di almeno 4 persone con specifica tessera di moto-staffettista rilasciata dalla Federazione Ciclistica Italiana, ovvero dell’equipollente titolo rilasciato da un Ente di promozione sportiva, aumentati di 2 unità ogni 300 concorrenti oltre i 300 concorrenti. Per le competizioni che prevedono la partecipazione di oltre mille concorrenti, in aggiunta ai soggetti indicati, deve essere, inoltre, garantita la presenza di un moto-staffettista ogni 300 concorrenti oltre i primi 1000 con un massimo di 35 moto-staffettisti”. Dopo l’entrata in vigore del nuovo disciplinare come cambierà - se cambierà - il mondo delle granfondo? “Molto dipenderà dalla capillarità dei controlli della Polizia Stradale che dovrà vigilare sul rispetto del disciplinare. In ogni caso, credo che molte granfondo finiranno per trasformarsi in cicloturistiche. E questa la considero una bella notizia perché tutto il movimento amatoriale avvertiva, sempre di più, la necessità di arginare l’agonismo esasperato che ha contagiato un po’ tutti…”. Lo stesso agonismo che porta, ancora oggi, molti atleti a ricorrere al doping? “Purtroppo sì, come dimostrano i recenti fatti di cronaca. Le ammende, evidentemente, sono un deterrente ma non bastano. Io credo che, gradualmente, si debba arrivare all’introduzione sistematica dell’antidoping in tutte le grandondo. So che questo comporterà un aggravio di costi, ma chi oggi partecipa a queste manifestazione ha il diritto di gareggiare in un contesto pulito”.

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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 JULIAN ALAPHILIPPE (FRA - DECEUNINCK - QUICK STEP) - THIBAUT PINOT (FRA - GROUPAMA - FDJ) - GERAINT THOMAS (GBR TEAM INEOS) by Bettiniphoto

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I LUOGHI SACRI DELLA BICICLETTA

Il santuario del ciclismo di Gianfranco Josti

Il Campione Fiorenzo Magni

Viaggio nel Museo del Ghisallo dove Fiorenzo Magni ha creato uno straordinario museo dedicato alla storia dei “cavalli d’acciaio” Dici o scrivi Ghisallo e la mente va subito al ciclismo. Ecco perché proprio qui, al Passo del Ghisallo, Fiorenzo Magni ha voluto creare un museo in omaggio allo sport che gli ha regalato fama e notorietà. Sia ben chiara una cosa, però: tutti i grandi successi in ambito sportivo e imprenditoriale che il campione toscano ha conquistato sono frutto di tanti sacrifici, della sua raffinata intelligenza, del suo saper prevedere il futuro e muoversi nella giusta direzione in netto anticipo rispetto agli altri. Eppure ha sempre ritenuto il ciclismo “il regalo più grande che abbia mai ricevuto”. Il Museo si lega quindi in modo indissolubile a Fiorenzo Magni e soprat24

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tutto al Santuario della Madonna che potremmo considerare l’antenato di questa modernissima struttura pensata nel 1994, iniziata nel 1999, inaugurata nel 2006, in piena attività a partire dal 2015 dopo alcuni anni di grave crisi a seguito della morte del leggendario Leone delle Fiandre avvenuta il 19 ottobre 2012. Il Ghisallo è una montagna che tocca quota 754 metri, sorge quasi in mezzo ai due rami del Lario meglio conosciuto come Lago di Como, si affaccia sul ramo di Lecco ed ha come sfondo le Grigne considerate “le Dolomiti della Lombardia”. Deve il suo nome a un conte cacciatore che per sfuggire ai briganti si rifugiò presso un’icona mariana eretta dai contadini

di Magreglio. Scampato il pericolo il conte Ghisallo tenne fede alla promessa, fece costruire un tempietto in onore della Vergine che poi si trasformò in chiesetta abbellita negli anni successivi da un portico a tre archi. A quell’epoca (si calcola che la parte originaria della chiesetta risalga al 1623) non esistevano le biciclette, ma a cavallo tra l’800 e il 900 “il cavallo d’acciaio” aveva fatto proseliti in tutto il mondo e si organizzavano gare su gare a tappe o in linea per appagare le richieste di corridori e di spettatori sempre più numerosi e interessati. Armando Cougnet, organizzatore del Giro d’Italia e delle maggiori corse ciclistiche, cercava sempre nuovi percorsi per le sue manifestazioni, Giro di


Lombardia compreso. Nel 1919 inserì per la prima volta il passo del Ghisallo nel tracciato di quella che sarebbe stata definita “la classica delle foglie morte” e da allora lo si è sempre affrontato. E visto che in vetta spicca la chiesetta della Madonna, le testimonianze fotografiche di allora hanno fatto scoprire all’immenso pubblico del ciclismo quello che sarebbe diventato il Santuario della Madonna, patrona dei ciclisti. La piccola chiesetta poco a poco è stata sommersa da bici, maglie, ex voto che i ciclisti, italiani e stranieri, lasciavano o facevano pervenire a don Ermelindo Viganò cuore pulsante del Santuario. La ristrettezza della struttura, l’impossibilità di esporre tutto il materiale che i ciclisti offrivano dette l’idea a Fiorenzo Magni della costruzione del Museo, non in antitesi al Santuario ma a corollario. Sicuramente fu un cammino lungo, tortuoso, una salita difficile come è appunto il Ghisallo, ma come una volta arrivati in cima lo spettacolo che si ammira è davvero mozzafiato così il museo incanta per quello che sa offrire al visitatore. La realizzazione del Museo del ciclismo è stata affidata a due architetti. Davide Bergna ha realizzato l’opera

muraria, tenendo ben presente i criteri di integrazione con il paesaggio. Pier Federico Caliari ha invece progettato la parte espositiva. Senza addentrarsi in particolari troppo tecnici, si può dire che il Museo è sorto organizzato in cinque “isole-sezioni”: la grande enciclopedia del ciclismo, cimeli, ciak campioni – film sul ciclismo, “24 + 24” e design della bicicletta da corsa. I titoli sono decisamente esaustivi, una spiegazione sicuramente merita il “24 + 24”: si tratta di una sezione a carattere retrospettivo. I quarantotto ciclisti dal migliore palmares vengono proposti all’interno di due ambienti circolari attraverso una selezione di immagini storiche, un quadrante biografico ed un dettagliato palmares. Osservando le pareti non si può evitare di essere catturati dal rosa di una collezione molto particolare. Su una di esse, infatti, spicca la raccolta di maglie rosa più grande del mondo. Una raccolta cominciata in collaborazione col il Giro d’Italia e che si arricchisce di anno in anno con pezzi del passato e delle nuove edizioni. Dopo la morte di Fiorenzo Magni ed un periodo di grave crisi (sotto tutti i punti di vista, economico, organizzativo e societario) Antonio Molteni, ex

corridore, grande amico di Magni cui è sempre stato al fianco fin dai tempi della progettazione dell’opera, ha assunto la presidenza della Fondazione Museo del Ghisallo e con i suoi preziosi collaboratori (la maggior parte volontari) ha dato nuova vita a questo straordinario angolo di storia e cultura. Dal 2015 al Museo vengono organizzati una quindicina di eventi e incontri tematici, tra questi la Biennale d’Arte Sportiva del Ghisallo e della Valassina, la ciclostorica “La Ghisallo” organizzata grazie alla collaborazione con il Comune di Magreglio e la Polisportiva Ghisallo insieme a numerose associazioni del luogo, per non parlare del classico passaggio durante il Giro di Lombardia che coinvolge migliaia di tifosi lungo la strada per il passaggio dei corridori. Dopo aver visto i campioni del giorno d’oggi sono in molti coloro che vanno a dare un’occhiata alle foto, ai reperti, ai filmati di quelli del passato, da Coppi a Bartali, da Gimondi a Merckx, da Moser a Saronni, da Bugno a Chiappucci, da Argentin a Fondriest. Fu lo stesso Fiorenzo Magni a scegliere Carola Gentilini direttore del Museo perché come sempre aveva visto giusto: ragazza preparata, colta, intelligente non si arrende mai, affronta le avversità e gli aspetti LIFESTYLE INBICI

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positivi con la stessa grinta. Prima o poi qualcuno la soprannominerà la Leonessa del Ghisallo. Il binomio Molteni-Gentilini (con l’aggiunta di Luciana Rota, figlia d’arte) attira sempre più spettatori grazie a molteplici iniziative ma soprattutto grazie al coinvolgimento di campioni in attività, come accaduto con Vincenzo Nibali o scesi di bicicletta (come è avvenuto in occasione del Giro di Lombardia 2018 un incontro con il belga Johan Museuw, straordinario cacciatore delle classiche del Nord) che attirano moltissimi tifosi. Giusto che “la casa del ciclismo” promuova incontri tra i protagonisti ed i sostenitori. Sotto questo aspetto la direzione del Museo ha trovato molta disponibilità presso i corridori.

il Museo nei giorni settimanali, gli italiani, invece, preferiscono il week-end.

di Messico nel 1984 portò il limite a 51.151

Il Museo si sostiene soprattutto grazie ad un gruppetto di sponsor fedelissimi (fra questi Gruppo Cimbali, Faema, MuMac. Valsecchi Arm. Ferr. e Alcar), alle esposizioni di biciclette nell’area Velodromo (l’ultima è quella di un nuovo brand di biciclette artigianali, Ti-Rex Bike) e all’operoso book-shop che quest’anno è stato ingrandito, dove si vendono anche gadget unici e le maglie griffate “Ghisallo”. Fra le iniziative “istituzionali” c’è stato quest’anno il patrocinio del Touring Club Italiano per i Campionati Giornalisti e il progetto di successo portato avanti con la Regione Lombardia e il Politecnico di Milano: l’Atlante Storico del Ciclismo in Lombardia.

50 (numero in continuo aumento) le maglie rosa esposte e collezionate grazie ad un’iniziativa coordinata con la Gazzetta dello Sport

Grazie a questa politica il 2018 si chiuderà con ulteriore record di affluenza (nel 2017 ci furono 13.000 visitatori, 8.000 dei quali provenienti dall’estero) secondo le previsioni si dovrebbe superare quota 20.000. Molto apprezzate sono iniziative quale “Tutti i colori della vittoria”, la rassegna che ripercorre tutta la carriera di Paolo Bettini, con maglie, bici, trofei che hanno accompagnato la sua lunga carriera, da allievo a campione olimpico e due volte campione del mondo. Così come grande interesse ha suscitato la mostra “Alessandria Città delle biciclette”. Particolare curioso: in genere gli stranieri visitano

Troppo lungo fare un elenco dei reperti storici ospitati nel Museo del Ghisallo, così come impossibile fare una classifica di quelli più prestigiosi. Ma è indispensabile proporre alcuni numeri:

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oltre 2.000 sono gli oggetti inventariati, ma l’operazione non è ancora conclusa data la grande quantità di materiale che continua ad arrivare 80 sono le biciclette esposte, 30 delle quali usate dai campioni. Meritano una citazione la Legnano con cui Gino Bartali ha vinto il Tour de France del 1938 e la rivoluzionaria bici del record dell’ora (con le prime ruote lenticolari) di Francesco Moser che a Città

20 (anche in questo caso il numero è in continuo aumento) le maglie iridate 1000 le immagini digitali archiviate oltre a 200 audio e video. Al Museo del Ghisallo, tra l’altro, è possibile vedere il recentissimo film sulla vita di Francesco Moser 500 i libri che si possono consultare nella biblioteca del Museo oltre ad un considerevole numero di collezioni di riviste e di almanacchi 80 i titoli dei libri che si possono acquistare al book shop. Oltre 10 mila i follower sulla pagina ufficile di Facebook. Per concludere, oltre alla possibilità di diventare amici sostenitori del Museo del Ghisallo con quote che vanno da 10 a 500 euro, il visitatore ha la possibilità di acquistare diversi gadget (i pezzi più gettonati sono la maglia tecnica da bici, la t-shirt e anche le vintage di lana). Divertimento, sport e cultura: questa è la filosofia del ciclismo che, grazie ad un personaggio come Fiorenzo Magni, ha trovato casa al Ghisallo.


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Su InBici.net

da oggi le notiziesi ascoltano! a cura della Redazione

l Gruppo Editoriale InBici, sempre sensibile alle novità del mondo della comunicazione, ha il piacere di presentare ai propri lettori un nuovo servizio di consultazione online.

della maggior parte dei nostri lettori che, sempre più a corto di tempo, da oggi potranno “leggere” le notizie anche in auto o mentre sbrigano altre faccende.

Da oggi, infatti, tutte le notizie pubblicate dal nostro portale inbici.net potranno essere lette, ma anche ascoltate! Proprio così.

Inoltre, non ultimo, l’applicazione “ASCOLTA L’ARTICOLO” risolve tutte le problematiche legate agli utenti non vedenti o che, semplicemente, hanno abitualmente bisogno degli occhiali per consultare le news sul loro smartphone. In questo modo, senza l’ausilio di alcun dispositivo visivo supplementare, si potrà restare sempre aggiornati sul mondo del ciclismo con un semplice “click”.

Sotto il titolo di ogni news comparirà il link “ASCOLTA L’ARTICOLO”, una esclusiva applicazione che consente di riprodurre in formato audio l’intera notizia. Non una sintesi, ma la fedele lettura, parola per parola, dell’intero servizio giornalistico. Il servizio – oltre ad essere un’innovazione assoluta nel mondo dell’editoria italiana – viene incontro alle esigenze

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Un servizio che va incontro anche alle politiche sulla mobilità sicura e che scongiura in partenza il brutto vizio italico di consultare il telefonino anche quando si è alla guida.

visita il sito e ascolta l’articolo


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 by Bettiniphoto

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InBici Top Challenge

Ecco i Vincitori 2019 a cura della Redazione

Dopo 12 tappe ed oltre mille chilometri sui pedali, si è conclusa lo scorso 28 luglio, nella suggestiva città di Torino, l’edizione 2019 dell’InBici Top Challenge. La corsa piemontese ha, di fatto, concluso il calendario del circuito. Già decise, le classifiche ufficiali dell’InBici Top Challenge che, in un ideale giro della penisola, ha toccato ben otto regioni italiane affermandosi come il circuito granfondistico più spettacolare di tutto il calendario ciclo-amatoriale. E dunque, in attesa delle premiazio32

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ni del prossimo 9 novembre nell’ormai familiare cornice del Palazzo del Turismo di Riccione, vale la pena ripercorrere le dodici tappe di quella esaltante cavalcata partita lo scorso febbraio in Liguria, teatro della 21esima Gran Fondo Internazionale di Laigueglia. Un inizio spettacolare (vittoria di Tommaso Elettrico) che ha poi condotto il gruppo in quel di Faenza, dove il 17 marzo – sotto gli occhi del commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo – ha celebrato una nuova edizione della Gran Fondo Cassani che, proprio quest’anno, ha spento le sue prime 25 candeline. A fine marzo, l’InBici Top Challenge è tornato in Liguria per la 24esima

edizione della Gran Fondo Tarros Montura 5 Terre, che ha preceduto di una settimana la gran fondo Paolo Bettini nelle campagne toscane di Pomarance (affermazione di Giovanni Nucera). A primavera inoltrata, il 5 maggio, il circuito è tornato in Romagna per una grande classica del calendario: la 23esima gran fondo “Via del Sale” di Cervia che, su un lotto di 3500 partenti, ha visto il successo di Giampaolo Busbani. Una settimana dopo, il 12 maggio, si è corsa la gran fondo della Versilia (nuovo successo di Tommaso Elettrico) e, dopo quasi un mese di break, è andata in scena in una Verona ancora tinta di rosa la Gran


Fondo “Ale La Merckx” che ha visto al via quasi tremila partenti (vittoria nel lungo del frusinate Vincenzo Pisani). Il 16 giugno di nuovo tutti in Romagna con la gran fondo di Riccione, nobilitata per l’occasione dalla concomitanza con il passaggio del Giro d’Italia (brinda l’alfiere della Argon 18-Hicari Stemax Daniele Terzi). A fine giugno il gran finale in alta quota: prima con la “Gavia & Mortirolo” – Damiano Cunego sulle orme dei leggendari scalatori della storia (tris di Tommaso Elettrico) e poi il 14 luglio tutti a Trento per celebrare “La Leggendaria Charly Gaul”, omaggio postumo al grande Angelo della Montagna (poker di Tommaso Elettrico). Infine, come detto, a fine luglio, nell’ambito degli European Masters Games, epilogo tra la storia sabauda con la Gran Fondo Internazionale di Torino che ha visto il successo di Giampaolo Busbani. Tra le dodici prove dell’InBici Top Challenge, ricordiamo anche la Gran Fondo Nevio Valcic, prova jolly del calendario, svoltasi nella suggestiva cornice di Medullin in Croazia. Al termine del circuito 2019, la classifica finale vede in campo maschile, Fabio Cini dell’Ad Cicli

Copparo ha vinto la graduatoria assoluta delle Granfondo, mentre nel ranking Mediofondo brinda Niki Giussani, portacolori del Team Marville. In campo femminile, la classifica assoluta Granfondo è stata dominata da Federica Baldassatici del Velo Club Pontedera, mentre quella delle Mediofondo ha visto il successo di Marina Lari del Bike Innovation Team. Mentre la classifica a punti, riservata alle società vede al primo posto il Team Argon18 Hicari Stemax seguito dal Team Marville e dal Team Cicli Copparo. Sempre riservata alle società la classifica a Kilometri percorsi vede sempre al primo posto il Team

Argon18 Hicari Stemax seguito dal Team Esercito Sme Ciclismo e dal Team Green Devils. Questo straordinario lotto di atleti, assieme ai vincitori delle varie categorie, sarà premiato il prossimo 9 novembre a Riccione in occasione del Gran Galà di InBici. In quella circostanza, oltre alle premiazioni dei vincitori dell’InBici Top Challenge, verrà svelato in anteprima anche il calendario ufficiale del circuito 2020. Per consultare tutte le classifiche clicca qui vai al sito:

www.inbicitopchallenge.net >> credit foto Stefano Spalletta

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Oggi parliamo di POWER DRINK a cura della Redazione

Tra i prodotti più noti dell’azienda tedesca c’è senza dubbio il Power Drink. un barattolo che contiene 700 grammi di preparato per una bevanda energetica. Con maltodestrine e zuccheri semplici (combinazione di glucidi ad assimilazione lenta, progressiva, rapida), con 3 minerali e 4 vitamine, le soluzioni di carboidrati-elettroliti di Power Drink migliorano l’assorbimento di liquidi e sostanze energetiche durante l’esercizio fisico.

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senza glutine né lattosio, questo integratore va consumato preferibilmente durante o dopo l’allenamento.


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE SUISSE 2019 by Bettiniphoto

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La Grande

Bellezza del ciclismo di Gianfranco Josti

Conto alla rovescia per la settimana edizione della Granfondo Campagnolo Roma in programma il 13 ottobre nella Città Eterna Un grande evento di massa consacrato al ciclismo con migliaia di partecipanti di ogni età, pronti a sfidarsi nella città più bella del mondo. Questa, in sintesi, è la Granfondo Campagnolo Roma in programma il 13 ottobre nella Capitale. Una manifestazione dal respiro planetario preceduta da due giorni di appuntamenti dedicati alle due ruote. Perché la bicicletta - che è sport, salute, divertimento, stile di vita, 38

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trasporto, ecologia, ambiente, economia e molto altro - è la vera, assoluta protagonista di un evento che in pochi anni, siamo alla settima edizione, è stato consacrato come uno dei maggiori nel panorama nostrano. La Granfondo Campagnolo Roma è infatti partner della WACE (World Association of Cycling Events) insieme ad altre cinque manifestazioni internazionali come la Cape Town Cycle Tour (Sud Africa), TD Five Boro Bike Tour (USA - New York), Vatternrundan (Svezia) e la Ride London (UK). Un movimento che ruota attorno ad

oltre 200.000 partecipanti complessivi ed un network di circa 2 milioni di appassionati. La Gran Fondo Campagnolo Roma è l’esaltazione del mondo dei pedali, creata appositamente per questo scopo. La “Grande Bellezza della Bici” illustrata grazie ai quattro eventi tradizionali e grazie al Villaggio nel quale appassionati, famiglie, e curiosi possono trovare ciò che cercano tra le molteplici attività che vi si svolgono (sportive, letterarie, cinematografiche, commerciali). Quella di Roma è una vera gran fondo


di 120 km e 2.000 m di dislivello, con 4 salite cronometrate, pensata per gli agonisti e i ciclisti allenati. Si pedala immersi nella Storia, nel magnifico scenario del Colosseo e dei Fori Imperiali attraversando Roma, per poi avventurarsi fuori città nello splendi-

do paesaggio dei Castelli Romani e del lago Albano e fare ritorno a Roma alle Terme di Caracalla. Grande attesa anche per la ciclopedalata “In bici ai Castelli”, una non agonistica aperta a tutti (anche ai non tesserati) che si snoda lungo un tracciato di 60 km fino al lago Alba-

no, con partenza ed arrivo uguale a quello della Granfondo (l’evento è aperto anche alle biciclette a pedalata assistita). L’Imperiale Roma è invece una bellissima suggestione per tutti gli appassionati di ciclismo eroico. La pedalata LIFESTYLE INBICI

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è riservata alle biciclette ante 1987 e ai ciclisti con abbigliamento d’epoca e si svolge sullo stesso percorso di “In bici ai Castelli”, quindi da Roma ad Albano e ritorno, ma con conclusione di fascino assoluto: la via Appia Antica. A completare il ricco calendario di appuntamenti la Mini Fondo, pensata per i bambini nello splendido scenario delle Terme di Caracalla, e la Ride Roma, un percorso di soli 25 km senza salite pensato proprio per tutti.

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Famiglie intere con bambini di almeno 5 anni, nonni, nipoti e turisti potranno godersi le meraviglie di Roma pedalando in assoluto relax nel cuore della città. Ed infine il Villaggio alle Terme di Caracalla, dove si svolge la vita della manifestazione. Il punto di riferimento, ritrovo e incontro, di spettacolo e di festa. Dove accarezzare, sognare e vedere il variegato mondo che ruota attorno alla bicicletta. Esposi-

zione, tecnica, cicloturismo, mobilità cittadina, cultura, salute, stile di vita e divertimento. Un momento di vera aggregazione per tutti, agonisti, appassionati, giovani e anziani e per chi vuole avvicinarsi a questo mondo meraviglioso. È la Bike Economy che muove ogni anno un giro d’affari di 200 miliardi di euro in Europa. Un prodotto, uno stile di vita, un fatto di cultura.


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Trainig Camp

in Croazia con lo Staff di InBici

a cura della Redazione

Per chi ama abbinare sport & vacanza l’appuntamento è dall’8 al 15 settembre a Fazana, nel cuore dell’Istria. Qui, lungo le spiagge bagnate da un mare limpido, attorno ad una ricca vegetazione, InBici Holiday organizza il training camp Croazia, sette giorni di ciclismo e relax nell’affascinante località istriana. Il soggiorno è allestito al resort BiVillage, moderna struttura turistica inaugurata nell’estate 2000 nel sud dell’Istria, una meta molto apprezzata dai ciclo-amatori di tutto il mondo che qui trovano l’habitat ideale per le loro passeggiate sui pedali.

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Questo lembo di Balcani, infatti, è tradizionalmente visitato dagli appassionati delle due ruote che qui – oltre a numerose strutture bike-friendly – trovano una fitta rete di itinerari facili da percorrere in famiglia, così come sentieri per bikers più esperti ed esigenti, oltre a strade lisce per gli amanti della bici da corsa. Nel cuore di questo territorio bike-friendly, il BiVillage offre ai propri ospiti numerose alternative per il pernottamento, tra cui mo-

derni chalet, funzionali case mobili, confortevoli stanze d’hotel e spazi attrezzati per il campeggio. Il soggiorno con lo staff di InBici comprende la sistemazione in villette sul mare luxury (quattro stelle) ed il pernottamento, colazione e cena per sette notti (possibile anche la camera singola con supplemento). Nel pacchetto sono comprese anche sei uscite in bicicletta con guida turistica negli scorci più suggestivi dell’Istria meridionale ed un welcome-pack con integratori Inkospor e


la maglia celebrativa dell’evento. Il BiVillage è la soluzione ideale per chi desidera una vacanza a stretto contatto con la natura. Posta sul mare, Fazana è infatti una città di origine romana diventata nel tempo un pittoresco borgo di pescatori, ma anche di agricoltori. In questa ridente località – di fronte alle Isole Brijuni e al suo parco

nazionale, ad appena 7 km dal centro turistico di Pola – si trova, come detto il BiVillage che, al suo interno, offre numerosi servizi, tra cui un divertente programma di animazione, mini club, discoteca, tre piscine con zona solarium, palestra, tre ristoranti con cucina tradizionale e piatti internazionali, gelateria, supermercato, negozi, parrucchiera,

internet point, spiaggia attrezzata e tanto altro. Non a caso, il BiVillage è stato premiato come resort di primo livello da parte del Ministero del Turismo Croato e vanta da anni il premio Bandiera Blu, il programma internazionale per la protezione delle aree costiere.

La quota a persona

in camera doppia è di 690 euro (accompagnatore 590 euro).

Per informazioni chiama il numero 3914917418 oppure vai al sito www.inbiciholiday.net LIFESTYLE INBICI

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SCATTO D’AUTORE TOU DE LUXEMBOURG 2019 by Bettiniphoto

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Assos S7 E S9, testati per voi a cura di Maurizio Coccia

Per me che li ho provati entrambi devo dire che è stato difficile trovare differenze prestazionali e qualitative su due pantaloncini dal livello così alto come sono gli S7 e gli S9. Su tutti e due, la caratteristica di sicuro in comune è l’estrema vestibilità percepita sulle cosce, la sensazione di comfort che ti assicura il tessuto sulla pelle oltre alla sofficità e alla traspirabilità di quest’ultimo, garantita anche in situazioni di sudorazione abbondante, ad esempio in estate, quando con i pantaloni di livello inferiore l’impressione è di avere qualcosa di appiccicoso sulla pelle. Molto simile sia sugli S7 che sugli S9 è inoltre

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l’estremo confort del fondello, che con la sua struttura cucita solo parzialmente sul tessuto sottostante, rimane sempre in adesione con la pelle, anche quando ti alzi in piedi sui pedali. L’adesione sulla pelle, appunto: a mio avviso questo è il principale valore aggiunto dell’S9 rispetto al già ottimo S7, nel senso che la nuova tecnologia rollBar impiegata sul retro ti permette di avere sempre la stessa confortevole vestibilità anche sulla parte dorsale, con le bretelle che, a prescindere da quale movimento stai facendo in quel momento, ti segue sempre fedelmente.


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 by Bettiniphoto

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Dal Pacifico all’Atlantico

a cura della Redazione

Omar Di Felice,

un’impresa impossibile E’ il primo italiano a salire sul podio della Trans Am Bike Race aggiudicandosi un meraviglioso e sudatissimo 3°posto 50

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Un’impresa titanica per Omar - dal Pacifico all’Atlantico la traversata degli Stati Uniti passando per 10 Stati, 6700 km, 50mila metri di dislivello, 4 fusi orari ed una notevole varietà climatica, dalla neve ai temporali violenti, fino ai tornado. Omar ha superato come sempre i suoi limiti e le sue aspettative. Prima di partire aveva dichiarato

che la vittoria sarebbe stata senza ombra di dubbio terminare l’avventura, ma l’ultracyclist romano non solo l’ha terminata ma è arrivato tra i primi tre! Quattro aggettivi per definire questa impresa? “Unica, incredibile, emozionante, durissima”. I chilometri più difficili? “Senz’altro quelli in Kentucky, uno Stato che sembrava non terminare mai e dove avevo l’impressione di essere proiettato in una dimensio-

ne parallela. Qui la preoccupazione maggiore è stata quella di dover evitare i frequenti attacchi da parte dei cani addestrati a difendere le proprie abitazioni (un vero e proprio problema in tutto lo Stato, fonte di diversi attacchi mortali già in passato, ndr). A livello mentale toglie molte energie considerando anche che si trattava dell’ultima parte di tutta l’avventura”. Gli scenari più emozionanti? “Attraversare lo Yellowstone Park e il Teton Park sotto una forte nevicata con il paesaggio compleLIFESTYLE INBICI

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tamente imbiancato è stato qualcosa di unico: ho ritrovato parte di quelle condizioni invernali che amo e in cui sono solito confrontarmi. Emozionante e, al tempo stesso, molto stimolante. Da li è iniziata la rimonta che mi ha portato sino al terzo gradino del podio”. 52

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I momenti più sorprendenti? “Sicuramente il Kansas. Era il punto che aspettavo con maggior ansia. Dal basso dei miei 62 kg e con la scarsa attitudine a fare velocità nei lunghi tratti pianeggianti, credevo che sarei rimasto schiacciato dalle centinaia di chilometri battuti dal

vento, sempre pressoché laterale e contrario, ed invece proprio sulle lunghe distese pianeggianti di questo Stato dai cieli surreali ho trovato la forte spinta per aumentare il divario dai concorrenti dietro di me, accorciando le distanze dai due leader della gara”.


Esperienza da ripetere? “Alcune esperienze restano degli ‘unicum’ nella vita. Attraversare gli Stati Uniti d’America è qualcosa di incredibile, farlo riuscendo a raggiungere il podio in una delle competizioni più estreme al mondo è una soddisfazione unica. Per

questo credo che, personalmente, non avrei nulla di meglio da chiedere a questo tipo di esperienza”. Prossime pedalate? “Al momento l’unico obiettivo che riesco a pormi è un po’ di sano e meritato riposo. Sicuramente

presto tornerò in pista, ma lo farò quando avrò recuperato completamente da quella che è stata, fisicamente e mentalmente, una delle mie sfide più impegnative”

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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 -CALEB EWAN (AUS LOTTO SOUDAL) - DYLAN GROENEWEGEN (NED TEAM JUMBO - VISMA) by Bettiniphoto

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Shimano RX8, ai piedi l’eccellenza per il gravel a cura di Maurizio Coccia

Dal marchio più prestigioso una calzatura specifica per le bici destinate alle strade bianche e all’avventura. Dalla tecnologia Shimano la sintesi più performante per gli amanti dell’off-road. Che il 2019 di Shimano sia sempre di più nel segno della gravel bike non lo testimonia solo il recente lancio del Grx, che è un gruppo trasmissione dedicato specificamente a queste biciclette a metà strada tra quelle da corsa e da ciclocross. L’azienda giapponese, infatti, ha da poco introdotto nella sua ricca gamma di calzature le RX8, che ereditano il meglio utilizzato sulle scarpe road e off road della collezione e lo sintetiz56

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zano su questo prodotto che appunto è destinato alle bici pensate per la ghiaia (questa è infatti la traduzione nominale di “gravel”) o in genere per le strade bianche. Che poi queste RX8 vogliate andarle ad utilizzare per il più generico ciclismo su strada oppure che vogliate farci del vero mountain biking, questo non ve lo vieto nessuno: in entrambe i casi avrete comunque ai piedi un prodotto di livello, caratterizzato tra l’altro

da un peso davvero contenuto. Peso piuma Per raggiungere il suo peso record di 530 grammi al paio (in taglia 42) le nuove RX8 hanno lasciato da parte alcune caratteristiche tecniche delle scarpe top di gamma della Shimano per la mtb cross country, dove talvolta la ricerca estrema della rigidità obbliga il produttore a soluzioni e di-


spositivi tecnici che non sono alleati della leggerezza. Sul piatto della bilancia il confronto diretto con le XC9 e XC7, ovvero i modelli di riferimento della linea calzature da mtb di Shimano, parla infatti di un risparmio di peso di 60, 65 grammi. Questo alleggerimento è stato ottenuto principalmente con una tazza del tallone più piccola e con un sistema di chiusura micrometrica in meno (sulle scarpe da XC sono due), che però è affiancato in punta da un valido e leggero cinturino in velcro. Sempre nel confronto con le scarpe da XC, identica è invece la calzata, comoda e fasciante, mentre a livello di resistenza le nuove RX8 si caratterizzano per le alette in materiale sintetico TPU resistenti all’abrasione, per lo stabilizzatore del tallone che evita qualsiasi possibilità

di scalzata accidentale e, infine, per la suola in carbonio super rigida, identica a quella delle calzature XC9, top di gamma della mtb. La suola assicura il miglior bilanciamento delle prestazioni sia quando si è in sella che a piedi, una volta scesi dalla bici. Tenuta e confort Per rendere il prodotto versatile e soprattutto adatto alle esigenze del gravel biking la tomaia delle RX8 offre un perfetto equilibrio tra tenuta e comfort, coadiuvato da un sistema di chiusura regolabile con un sistema Boa IP1 a regolazione micrometrica. Da parte sua, il comfort nella zona del piede viene garantito dalla tecnologia Silvadur Stay-fresh impiegata nel materiale del sottopiede, che consente di mantenere la

scarpa sempre fresca, anche dopo ore e ore di guida. Taglie e misure La RX8 è disponibile nelle due colorazioni argento e nero, nelle taglie dalla 38 alla 50, incluse le mezze misure dedicate ad utilizzatori con pianta larga del piede. La scarpa si abbina al meglio con i pedali Shimano di generazione SPD M9100 o M8100.

Informazioni: Shimano Italy

tel. 0331/936911 www.shimano.com

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Italian Bike Festival

Riflettori puntati

sul cicloturismo

a cura della Redazione

Tra le novità di quest’anno il “Tourism Village”, un’area espositiva dedicata al settore della vacanza in bicicletta. Alla consolle Bike Events in collaborazione con Area38 e Hospitality Marketing. Dopo l’annuncio della “Malatestiana” - la nuova prova cicloturistica che attraverserà domenica 15 settembre i territori della Signoria di Rimini - l’organizzazione di Italian Bike 58

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Festival è pronta ad annunciare un’altra novità legata al mondo del cicloturismo. Dal 13 al 15 settembre a Rimini, in occasione della seconda edizione

della manifestazione di rifermento in Italia per il mondo bike, verrà allestito il “Tourism Village”, una maxi-area espositiva dove saranno presenti regioni, apt, località, bike hotel e tour operator specia-


lizzati nel segmento della vacanza sui pedali. Un’occasione imperdibile per gli amanti della vacanza in bicicletta che a Rimini potranno trovare le ultime novità del settore bike. All’interno del “Tourism Village” troveranno infatti tantissime offerte e possibilità per programmare un soggiorno all’insegna della bici. Sarà inoltre l’occasione per creare un primo momento di contatto tra l’industria del ciclo ed il comparto turistico, con momenti dedicati alla formazione e agli approfondimenti. “Questo sarà solo un piccolo assaggio di quella che potrà essere la manifestazione di riferimento in programma per l’autunno 2020 – ha dichiarato Fabrizio Ravasio, Head of Events di Bike Events LIFESTYLE INBICI

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–. Il comparto del cicloturismo si conferma come un settore in costante fermento ed estremamente interessante su più livelli. Si stanno aprendo nuovi scenari e grandi opportunità economiche. Per l’industria del ciclo si creano nuovi canali di vendita. Per il comparto turistico grandi possibilità di attrarre nuovi target, completare l’offerta e destagionalizzare 60

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in maniera concreta la proposta turistica”. “Crediamo profondamente nel cicloturismo – aggiunge Alberto Gnoli, Amministratore di Hospitality Marketing ed ideatore di Area 38 – come risorsa speciale a disposizione dei territori per farsi conoscere, degli imprenditori alberghieri per differenziarsi e lavo-

rare anche in bassa stagione, dei giovani per investire su se stessi professionalizzandosi ad esempio come ‘bike expert’. Le nostre aziende sono costantemente alla ricerca di figure professionali che uniscano competenza e passione ciclistica con conoscenza del marketing e della comunicazione”.


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Monte Bondone,

una palestra all’aria aperta tra sport e natura Una vista panoramica del Monte Bondone foto A. Ghezzer

a cura della Redazione

Tante opportunità per una vacanza a misura di famiglia, ma anche per gli amanti dello sport e dell’outdoor: natura incontaminata, panorami mozzafiato e vacanza attiva A pochi minuti dalla città di Trento, il Monte Bondone offre tantissime opportunità per gli amanti dello sport e dell’outdoor: nel periodo estivo tra sentieri escursionistici, vie ferrate, deltaplano e parapendio, percorsi per la mountain bike e trekking di ogni livello c’è n’è davvero per tutti i gusti. Una vera e propria palestra all’aria aperta ideale per le famiglie e non solo. Ogni anno il Monte Bondone è inoltre protagonista di grandi 62

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eventi sportivi internazionali, come La Leggendaria Charly Gaul Trento Monte Bondone, prestigiosa granfondo tappa italiana dell’UCI Gran Fondo World Series e La Moserissima, la Ciclostorica di Trento e unica tappa del Giro d’Italia d’Epoca in Trentino Alto Adige. Il Monte Bondone è anche custode di un ricco e raro patrimonio floristico: a 1.500 metri di altitudine si trova il Giardino Botanico Alpino delle Viote, appartiene alla

rete territoriale del MUSE – Museo delle Scienze, come anche la Terrazza delle Stelle, il cui grande telescopio da 80 cm di diametro permette l’osservazione della volta celeste nelle sere d’estate. Il Monte Bondone offre tante opportunità anche per le famiglie e per le giovani generazioni grazie alle diverse attività organizzate in estate al Malgone di Candriai e ai numerosi summer camp. In estate la montagna ospita inoltre eventi come Latte in festa per scoprire tutti i segreti della produzione del


latte e dei suoi derivati, Albe in malga, quando l’alpeggio prende vita e Fen Fen, l’evento dedicato all’antica arte della fienagione. Insomma, ogni occasione è buona per vivere la montagna in modo rigorosamente green!

Trekking sul Monte Bondone foto R. Merler

Viote - Sci di Fondo foto G. Galvagni

Nel mesi invernali la montagna di Trento fa il pieno di neve con piste da sci alpino, snowboard e fondo, grazie alle ultime precipitazioni, tirate a lucido per ospitare gli appassionati di sport invernali. Facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, grazie allo skibus che lo collega alla città, o in automobile, il Monte Bondone vanta impianti e strutture ricettive completamente rinnovate con esclusivi centri wellness. Gli amanti dello sci alpino possono scegliere fra 21 piste su una superficiale sciabile di 70 ettari al 100% dotate di innevamento artificiale, in grado di soddisfare sciatori di tutti i livelli. Tra le discese più emozionanti c’è certamente la “Gran Pista”, lunga quasi 4 km con più di 800 metri di dislivello, tracciata in mezzo al bosco di fronte alle Dolomiti d Brenta. Il Monte Bondone è meta molto apprezzata anche da chi pratica lo snowboard, potendo contare su un attrezzato snowpark, considerato uno dei migliori dell’arco alpino e sovente teatro di gare internazionali. Una menzione particolare merita anche la piana delle Viote, che offre la possibilità di praticare lo sci di fondo a 1.565 metri di altitudine e di scegliere fra numerose piste, concatenandole a piacere, per un totale di 36 chilometri di binari. Chi desidera avvicinarsi a questo

foto R. Merler

sport può affidarsi ai qualificati maestri di sci della scuola. Il Monte Bondone è indicato per le famiglie, dato che qui i bambini possono fare affidamento su interessanti opportunità per una vacanza sulla neve in puro stile #familyvillage, i cui ingredienti fondamentali sono hotel, Kindergarten, scuole di sci, campo “primi passi”, baby cross, animazione e tanto divertimento. La neve amica di Trento propone poi pacchetti convenienti: lo skipass è gratuito per i bambini fino a 8 anni se acquistato insieme a quello di un adulto. Molto apprezzato dalle famiglie è anche il Mini-club allestito sulle piste, presso il campo Primi Passi di Vason, un centro ludico ri-

creativo appositamente ideato per bimbi dai 3 ai 10 anni con giochi, personale specializzato e tanto divertimento. Sul Monte Bondone si scia di giorno e di notte con Night&Day. Ogni martedì e giovedì dalle 20 alle 22.30 è possibile vivere l’emozione di zigzagare sotto le stelle, alla luce dei quaranta globi che rischiarano le piste Diagonale Montesel, Cordela, Lavaman, Lavaman variante e sullo Snowpark Monte Bondone. Una sola cosa non si può fare sul Monte Bondone: annoiarsi. Per saperne di più: www.discovermontebondone.it LIFESTYLE INBICI

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Strade Selvagge

a cura di Gian Luca Giardini

Sicurezza, questione (anche) di bon ton Per dirimere l’infinita diatriba fra automobilisti e ciclisti, a volte, basta un pizzico di civiltà. Ecco perché, nella jungla delle strade italiane, vi dico: sempre meglio un cenno di scuse che un “vaffa…” È da troppo tempo, forse anni, che leggiamo continuamente di gravi incidenti che coinvolgono i ciclisti durante gli allenamenti. Ogni volta, come un riflesso incondizionato, scatta l’appello alla prudenza, ma in concreto, non si fa nulla per migliorare questo aspetto. Per affrontare l’argomento in maniera propositiva vorrei innanzitutto smarcarmi dal solito, stucchevole dilemma: sono i ciclisti sempre in mezzo alla strada oppure gli automobilisti indisciplinati ed irrispettosi? Subito una premessa: se sbaglia un ciclista, l’automobilista perde, al massimo, cinque secondi ad una rotonda, mentre quando è il contrario il ciclista può perdere anche la vita! Da sola, questa semplice equazione dovrebbe indurci a tutelare maggiormente la cosiddetta “parte più debole”. Purtroppo siamo italiani ed è “sempre colpa degli altri”. Che essi siano ciclisti o automobilisti non importa, “sempre gli altri…”. Oltretutto molti soggetti circolano per strada in doppia veste: al mattino in auto e nella pausa pranzo in bicicletta! Quando un automobilista si trova a dover superare un gruppo di 20 ciclisti in una stretta fondovalle piena di curve, impreca perché non riesce a superarli, perdendo così forse 30 secondi, magari un minuto del suo preziosissimo tempo. Ma se quei 20 soggetti fossero in auto, alcuni per andare a pesca o a pranzo dalla suocera ed altri per i fatti propri, in quella stessa fondovalle ci sarebbero 300 metri di colonna inquinante. Se poi al comando ci fosse il classico signore con la Prinz ed il cappello, la velocità sarebbe di poco superiore a quella dei ciclisti! Al signore imbestialito in furgone che si reca al lavoro 64

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ed è terribilmente in ritardo potrei controbattere che quando è lui a procedere lentamente intralcia me e la mia auto sportiva di grossa cilindrata mentre mi sto recando ad un importante appuntamento d’affari e sono quasi in ritardo… Fatte tutte queste premesse, per la verità un pizzico faziose, noi ciclisti dobbiamo anche avere il coraggio di fare “mea culpa”, confessando i nostri numerosissimi comportamenti scorretti. Spesso chiacchieriamo in fila per tre su strade trafficate, non rispettiamo i semafori, non diamo la precedenza, non segnaliamo un cambio di direzione e, a volte, vorremmo gareggiare in 20 persone lungo la statale. Cari amici ciclisti avrete già capito che l’elenco dei nostri peccati potrebbe andare avanti per pagine e pagine. Cerchiamo quindi di dimostrarci più civili di chi guida un mezzo a motore. Viaggiamo affiancati solo su strade secondarie e quando le condizioni del traffico lo permettono. Mettiamo il piede a terra ai semafori ed agli incroci. In poche parole, mostriamoci più educati e civili di loro! Personalmente, mentre sono in bicicletta e qualcuno mi suona il clacson, da quando ho smesso di mandarli immediatamente a quel paese ed ho iniziato a sollevare il braccio in segno di scuse, ho ottenuto molti più risultati. Così facendo, merito il loro rispetto semplicemente per avergli fatto capire che mi dispiace fargli perdere qualche secondo e spesso il tanto vituperato automobilista contraccambia amichevolmente il segno di pace. Cari amici ciclisti, sulle strade dimostriamo a tutti che siamo educati e disponibili! Solo così potremo essere rispettati.


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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 by Bettiniphoto

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Fiocco azzurro

Strade bianche

del sale Fantini Club

a cura della Redazione

Domenica 8 settembre a Cervia la nuova cicloturistica con 60 km di strade bianche disegnate tra i più pittoreschi borghi della Romagna E’ in arrivo domenica 8 settembre una nuova cicloturistica disegnata negli splendidi scenari dell’entroterra romagnolo: la prima edizione della cicloturistica “Strade Bianche del Sale Fantini Club”. Si tratta di una pedalata aperta a qualunque tipologia di bici, da corsa, gravel e d’epoca, con tre percorsi di 85, 100 e 140 chilometri. Un tracciato inedito che parte da Cervia per attraversare il bellissimo Parco della Salina e raggiungere le colline dell’entroterra, attraverso borghi e percorsi inesplorati con ben 60 chilometri di strade bianche, nel cuore della Romagna più verace. La spiaggia del Fantini Club – già celebre per la Granfondo via del Sale - sarà luogo di partenza e arrivo della pedalata e quartier generale dell’evento. Tante le sorprese per i partecipanti, a partire dall’aperitivo con drink, buffet e musica, offerto a tutti gli iscritti sabato pomeriggio alle ore 18.00. 68

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In occasione dell’aperitivo verranno estratti premi a sorteggio fra tutti i partecipanti, fra cui il super premio di una settimana di vacanza per la stagione 2020 presso la spiaggia Fantini Club e la struttura collegata Sportur Club Hotel. Le iscrizioni sono aperte sul sito stradebianchedelsale.com alla quota di 15 euro o 10 euro per i partecipanti alla 23ma Granfondo Via del Sale. Già svelato il ricco “pacco gara” composto da sacca e barretta energetica Enervit, sale di Cervia, gadget tecnico Selle San Marco, buono spiaggia Fantini Club, buono Sportur Club Hotel, lattina di Heineken 0.0, brick di vino San Crispino, caramelle Estados e frutta secca “Semplicemente frutta”. Oltre a pacco gara ed aperitivo di benvenuto, nella quota di iscrizione sono inclusi due ristori lungo il percorso, il pasta party finale (disponibile anche per gli accompagnatori al costo di 10 euro), medaglia all’arrivo

e massaggi post-gara forniti dai fisioterapisti del Centro Medico di Cervia. Per chi sceglie di soggiornare a Cervia in occasione dell’evento, sono disponibili pacchetti hotel presso lo Sportur Club Hotel, bike hotel sul Lungomare di Cervia, proprio davanti alla spiaggia del Fantini Club, che mette a disposizione tutti i servizi per i ciclisti: deposito bici sicuro, postazione per lavare la bici, kit riparazione ed officina convenzionata, mappe dei percorsi e buffet con frutta e dolce al rientro dalle uscite. La tariffa promozionale in mezza pensione parte da 55 euro al giorno a persona, in camera doppia, per un soggiorno minimo di 2 notti, con sconto del 5% per soggiorni di 4 notti e del 10% per soggiorni dalle 5 notti in su. Per info e prenotazioni: info@sporturclubhotel.com tel 0544 956519 Info sul sito www.stradebianchedelsale.com


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è un NetWork di comunicazione che, dal 2009, opera su più canali media. Da sempre attivo nel segmento bike, la sua mission è quella di offrire ad aziende e partner un campionario di servizi e pacchetti commerciali altamente profilati e in linea con le attuali esigenze del mercato. IL MAGAZINE La storia di iNBiCi si identifica, in primis, con il suo Magazine che, nato nel 2009, dopo dieci anni di distribuzione cartacea, viene diffuso oggi in formato digitale. All’interno delle sue 148 pagine, la redazione giornalistica produce contenuti che raccontano le cronache del ciclismo moderno e passato, gli eventi del mondo amatoriale, la scoperta dei territori in chiave cicloturistica, oltre ad inchieste ed approfondimenti sul mondo composito della bike-economy declinato nelle sue infinite varianti. Su ogni pagina della rivista, sfogliabile in formato digitale, sono caricati contenuti multimediali per offrire all’utente un’esperienza di lettura altamente emozionale. In questo modo, l’azienda-sponsor ha l’opportunità di uscire dalla tradizionale staticità della pubblicità tabellare offrendo ai suoi clienti tutorial,

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filata”, potendo contare su followers “di nicchia”, ovvero reclutati specificatamente nel segmento ciclismo. I social, gestiti secondo le più aggiornate dinamiche di marketing, sono oggi lo strumento più efficace per garantire alle aziende la più alta visibilità mediatica e la più efficace valorizzazione delle loro campagne promozionali. Non a caso, come certificano i numeri, i followers del Gruppo seguono - ormai da diversi anni - un costante e vigoroso trend di crescita. YOUTUBE CHANNEL Inbici Top Channel con oltre quindicimila visualizzazioni al mese, il canale Youtube di InBici è ormai diventato uno strumento mediatico di formidabile efficacia per promuovere eventi, divulgare campagne di branding e pianificare attività di marketing. Mezzo in costante espansione, il Canale Youtube è uno dei veicoli mediatici più interessanti della rete perché garantisce elevati standard di visibilità a costi contenuti. Con i nostri cine-operatori, siamo in grado di auto-produrre contenuti e confezionare montaggi per garantire alle aziende il prodotto video più congeniale per le loro esigenze.


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// SPORT & ALIMENTAZIONE

Stiamo diventando cattivi maestri? a cura del Dott. Alexander Bertuccioli

Regimi nutrizionali sballati e ex amatori che si improvvisano dietologi. Nel mondo del ciclismo prolifera l’improvvisazione. E a rimetterci, come sempre, sono i ragazzi… Occupandomi di nutrizione nello sport capita d’imbattermi, sempre più spesso, in giovani a cui vengono prescritti diktat nutrizionali quantomeno inquietanti. In molti casi, a questi adolescenti s’impone una radicale limitazione dei carboidrati, periodi di digiuno nel corso della preparazione ed un’attenzione quasi maniacale 72

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verso il proprio peso corporeo. Sono comportamenti estremi che impongono una riflessione. In particolare, volendo fare un esempio limite, mi riferisco ad una squadra di ragazzi intorno ai 12-13 anni, portata per una settimana in allenamento in altura a cui - dopo una colazione “normale” ed un allenamento significativo nella mattinata - è stato proposto un pran-


zo a base di verdure crude e carne bianca (in completa assenza di carboidrati dunque) ed una “cena”, dopo l’allenamento pomeridiano, formata unicamente da una coppa di… gelato. Il problema era che, di fronte a questo “protocollo”, gli atleti facevano tutto fuorché migliorare. Ma dai? Il buon senso della nonna sarebbe già sufficiente a capire che queste non sono modalità corrette, tanto più per un ragazzo di 12-13 (nel bel mezzo dello sviluppo) durante una preparazione in altura con doppi allenamenti. Tuttavia, benché sembri inverosimile, questi episodi purtroppo continuano a verificarsi. Indagando ulteriormente, cosa emerge? Chi sta dietro a queste scelte che non hanno alcun fondamento dal punto di vista medico scientifico? Spesso e volentieri non ci sono medici, non ci sono nutrizionisti, non ci sono nemmeno tecnici federali aggiornati. Dietro a queste scelte ci sono puntualmente dirigenti e figure di supporto tecnico che, pur non avendo alcuna preparazione specifica, solo per il loro passato da atleti amatori o agonisti, si sentono in grado di stilare tabelle alimentari e regimi dietetici.

Dott. Alexander

La cosa estremamente grave è che - soprattutto in questa fase dello sviluppo dei giovani ciclisti - indicazioni di questo tipo possono avere un effetto devastante tanto dal punto di vista fisico quanto dal punto di vista psicologico, ponendo le basi per una futura gestione disfunzionale di quello che sarà il rapporto con il proprio corpo, con il cibo e con lo sport. Per non parlare degli effetti nefasti sulla prestazione sportiva: un programma di allenamento mal impostato, infatti, può vanificare in poco tempo una giovane promessa del ciclismo. Quindi è bene ricordare che - se per metter mano alla nutrizione di una qualsiasi persona (tanto più di un ragazzo) - la LEGGE prescrive determinate competenze un motivo ci deve sicuramente essere ed un passato da atleta amatore, dilettante o professionista non attribuisce “ad honorem” alcun tipo di qualifica. Quindi, per la tutela della salute dei ragazzi, degli atleti e per il bene di uno sport meraviglioso come il ciclismo è molto importante che si faccia un passo indietro e che ognuno si occupi delle proprie competenze, ritornando a società dove il dirigente fa il dirigente, il tecnico fa il tecnico, il medico fa il medico e così via. Il tutto nel rispetto della crescita di questi ragazzi e per il bene di questa disciplina che deve e dovrà continuare a crescere con dignità e senza improvvisazione.

Bertuccioli

Biologo nutrizionista Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche DISB, Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina, Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness.

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SCATTO D’AUTORE TOUR DE SUISSE 2019 TACO VAN DER HOORN (NED - TEAM JUMBO VISMA) by Bettiniphoto

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Diario di Corsa

Così ho dominato

il Monte Bondone a cura di Michele Bazzani

Vi racconto la Leggendaria Charly Gaul,

la prova valida come qualificazione ai campionati mondiali Master UCI, che quest’anno presentava l’intrigante sfida della doppia scalata del gigante domato nel 1956 dal campione lussemburghese Arrivo a Trento nel tardo pomeriggio di venerdì, di rientro dalle Dolomiti. Nei mesi estivi, per chi ama pedalare, le montagne hanno un richiamo irresistibile. E non mi faccio scappare l’occasione per questa nuova sfida che ci propone il calendario. Qui, in realtà, ci sono tre giorni di eventi: una cronometro il venerdì nella splendida cornice della Valle dei Laghi, una pedalata ciclostorica il sabato guidata dal grande Francesco Moser e la granfondo la dome76

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nica, cui parteciperò assieme ai miei compagni di squadra. La vivace città di Trento fa da piacevole scenario alla vigilia della granfondo, che trascorriamo passeggiando per il centro e in interessanti locali, non prima di esserci dedicati ai consueti riti pre-corsa, dal ritiro pacchi gara alla messa a punto della bici. La domenica ci accoglie con una bella giornata di sole, ma con una

temperatura insolitamente fresca: lo spauracchio del gran caldo che ha spesso caratterizzato questa manifestazione è quindi scongiurato. Le griglie sono allestite nell’affascinante Piazza del Duomo e ci entriamo con il sorriso e la voglia di vivere una bella giornata di ciclismo: le fatiche della lunga stagione cominciano a farsi sentire, ma ancora forte è la motivazione per vivere al meglio la sfida che ci attende. La partenza per le vie di Trento è un


po’ convulsa e perdo subito di vista Massimo e Stefano, che sfrecciano decisi verso la testa del gruppo. La prima salita verso Ville di Giovo dovrebbe essere l’ideale riscaldamento per mettere in carburazione i muscoli, ma già si comincia a far fatica con varie rampe ripide che si susseguono. Qui raggiungo l’amica Aurelia che sta procedendo con

buon passo e la saluto con un grido di incoraggiamento. La picchiata che ci riporta nel fondovalle è velocissima e dura pochi attimi. Formiamo gruppi numerosi, utilissimi per fare velocità nel lungo tratto pianeggiante che segue. La prima scalata al Monte Bondone inizia da Aldeno e subito si presenta con 3 chilometri durissimi, tutti

esposti al sole. La fatica morde i muscoli e cerco consolazione nel bel panorama sul verdeggiante fondovalle che si abbassa sotto di noi. A Garniga Terme la salita concede una tregua, prima di impennarsi nuovamente, entrando in un bosco che dona un po’ di ristoro. Qui la mia strada si incrocia con quella di Annalisa Prato, una delle favoriLIFESTYLE INBICI

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te della gara femminile, attardata da un guasto meccanico che le ha compromesso il risultato ma non il sorriso: oggi si godrà una bella pedalata in mezzo alle sue amate montagne. In vetta, la invito a fermarsi al ristoro (cosa per lei inusuale) e ci gettiamo in una lunga e velocissima discesa. La Valle dei Laghi ci attende con le sue rocce incombenti che ricordano scenari da Guerre Stellari. Ci riposiamo gli occhi, costeggiando i graziosi specchi d’acqua di Cavedine e Toblino. Le gambe invece non riposano. Il vento contrario e una serie di strappi secchi appesantiscono il cumulo della fatica che presenterà il conto più avanti. Una divertente gimkana urbana dentro il borgo di Terlago precede l’attacco alla seconda scalata al Monte Bondone, stavolta dal versante di Cadine. Saranno sedici chilometri, tutti con il naso all’insù, alla ricerca delle energie perdute. L’ottima organizzazione ha predisposto ben tre ristori lungo la salita finale che renderanno meno complicato raggiungere il traguardo. Meno tre, meno due, ultimo chilometro: provo ad accelerare ma le gambe non assecondano le sollecitazioni della testa. Mi godo l’arrivo, allestito come una vera corsa professionistica. Dopo il traguardo raggiungo i miei compagni di squadra, già alle prese con le libagioni del pasta-party allestito in vetta, così come le premiazioni. Antonio è distrutto, ma contento per la bella prestazione. Assieme facciamo ritorno verso il nostro albergo, percorrendo in discesa la salita fatta in gara, incrociando i volti di chi ancora sale: vi scorgo quella grinta e determinazione indispensabili per affrontare e vincere questa ennesima sfida con la montagna.E anche il Monte Bondone è conquistato… >> credit foto Newspower.it

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SCATTO D’AUTORE LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL, IL GRUPPO AFFRONTA IL PRIMO PASSAGGIO SUL BONDONE credit newspower.it

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SCATTO D’AUTORE TOUR DE FRANCE 2019 by Bettiniphoto

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// FOCUS SULLE AZIENDE

Inkospor, alle origini della qualità a cura di Davide Pegurri

Roth (Germania) – Prosegue la crescita di Inkospor Italia, l’azienda di integratori che è stata anche sponsor ai recenti campionati italiani di ciclismo. Nell’ottica di sviluppo, per rafforzare la partnership con la casa madre tedesca, il titolare di Inko Italia Benedetto Catinella, accompagnato da un rappresentante del Gruppo Editoriale Inbici, ha partecipato lo scorso primo luglio alla visi82

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ta guidata all’azienda farmaceutica Nutrichem Diat+ Pharma GmbH. Fin da subito, quando si giunge allo stabilimento di Roth, città a pochi passi da Norimberga, si nota serietà e attenzione per ogni singolo dettaglio. L’azienda - specializzata dal 1977 nell’alimentazione clinica, dietetica e sportiva - ha come principale obiettivo la sicurezza dei propri

prodotti. Prima di entrare e visitare i vari reparti è d’obbligo indossare camice, cuffie e copri-scarpe, oltre che a lavare attentamente e disinfettare le mani. All’interno, ben separati, si trovano vari reparti: quelli per la produzione dei prodotti in barattoli, con una macchina totalmente isolata dall’esterno per garantire la com-


pleta sterilizzazione dei materiali e la genuinità del composto, quelli per vari prodotti in altri involucri e quello per l’inscatolamento, dove l’operaio - oltre a svolgere il lavoro manuale - aggiorna costantemente i dati sul proprio computer. Ogni singola con-

fezione e ogni singolo componente viene registrato e costantemente monitorato in tutte le fasi della produzione. Per soddisfare l’espansione nei mercati asiatici ed una clientela

sempre più internazionale, la Nutrichem sta continuamente rinnovando le proprie attrezzature meccaniche. A tale scopo, accanto ai reparti prima citati, è stato installato un ampio magazzino, alto sette piani e lungo novanta metri, totalmente LIFESTYLE INBICI

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robotizzato, con una capienza di 20.000 pallet, questo straordinario magazzino facilità la distribuzione in tutto il mondo, in modo che le richieste vengano evase in pochi giorni. Terminata la visita al luogo di produzione, i responsabili hanno mostrato con orgoglio i laboratori

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altamente specializzati, situati a poca distanza. Qui si effettuano decine di controlli sui prodotti e su tutti i materiali utilizzati. Un team ha il compito specifico di trovare il giusto equilibrio tra i vari componenti, un altro deve controllare che non vi siano batteri nocivi presenti e un altro, infine, deve garantire la giusta qualità. Prima di immettere sul mer-

cato il prodotto una campionatura di ogni lotto creato viene conservato per qualsiasi evenienza. È così che infine i prodotti Inkospor giungono, sui vari mercati con la certezza di essere i numeri uno nella qualità, garantita e certificata.


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SCATTO D’AUTORE ADRIATICA IONICA RACE 2019 by Bettiniphoto

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Mini Pompe LEZYNE,

un prezioso alleato contro gli inconvenienti a cura della Redazione

I prodotti

sono distribuiti in italia da Beltrami TSA • via Euripide 7 Reggio Emilia

Dal marchio Lezyne, distribuito in esclusiva in Italia dall’azienda Beltrami TSA, arriva un nuovo vasto campionario di mini pompe ad alta pressione compatte, robuste e realizzate con i migliori materiali. Si tratta di accessori indispensabili nelle nostre uscite e che il più delle volte ci fa tornare a casa o proseguire il nostro giro in tranquillità. Si parte con il modello base - la SPORT DRIVE HP - un mini cilindro in alluminio lavorato CNC. con manico a matrice composita sovrapposta ed il tubo flessibile compatibile con valvole Presta e Schrader (la confezione include supporto per telaio a matrice composita). Proget88

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tata per pneumatici ad alto volume ha un utilizzo massimo di 90 psi / 6,2 bar. Di livello superiore la TECH DRIVE HP che, pur essendo costruita con le stesse dinamiche strutturali, offre prestazioni ancora migliori. Ma il modello top di gamma in casa Lezyne è la mini-pompa di precisione ROAD DRIVE, leggermente più grande ma con una performance garantita ancora superiore (160 psi, 11 bar). L’utilizzo di queste pompe è destinato pressoché a tutti gli ambiti per quanto concerne le discipline della mountain bike, dal crosscountry al trail-ride, dall’allmountain all’endu-

ro, anche uscendo dal settore delle ruote tassellate: trova spazio tra le bici da passeggio, bici gravel e in tutto il settore bici da strada amatoriale. Per queste ultime discipline risulta utile l’interasse standard del supporto che favorisce l’applicazione della pompa in abbinamento ad un portaborraccia o in altri punti di alloggio appositamente predisposti in questa tipologia di bici come ad esempio lungo le forcelle, lungo tubi orizzontali ed obliqui, mentre chi pratica mountain bike spesso preferisce collocarla nello zainetto, a sua volta immancabile.


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// FOCUS SULLE AZIENDE

Crono, il peso della storia contro l’improvvisazione a cura della Redazione

La credenziale più prestigiosa del Calzaturificio Sabena - l’azienda trevigiana che ha creato nel 2012 il marchio Crono - è tutta in quel mezzo secolo di storia iniziato con un’idea del fondatore Giancarlo Stocco che, assieme alla moglie, aprì un laboratorio artigianale per la creazione delle scarpe di ogni tipo. Negli anni ’80 l’azienda (terzista) inizia a specializzarsi nella calzatu90

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ra in ambito sportivo. In particolar modo inizia a realizzare scarpette da ciclismo, calcio e moto. Calzature sempre più tecniche e all’avanguardia in grado di soddisfare le esigenze di grandi campioni del calibro di Timo Bracht e molti altri. Un’azienda a conduzione famigliare, che rappresenta mirabilmente la storia del vero “made in Italy” veneto legato al buon prodotto. Una realtà in grado di rinnovarsi e di puntare a mercati sempre più grandi, forte della qualità dei suoi prodotti. Dall’idea e dal primo bozzetto su carta, il calzaturificio Sabena di San Biagio di Callalta è in grado di seguire il cliente in tutte le fasi produttive.

Designer, progettisti, modellisti, fornitori di materie prime tradizionali e all’avanguardia sono solo alcuni dei partners con cui Sabena si confronta ogni giorno per creare il prodotto migliore. Nel corso degli anni, avendo sviluppato progetti anche complessi ed innovativi per i marchi più blasonati del panorama delle due ruote (come SIDI, FIZIK, TIME e molti altri), è maturato il desiderio di convogliare tutto il know how in un prodotto proprio che potesse confrontarsi ai massimi livelli. Nel 2011 rientra in azienda Stefano Stocco (il fratello Diego già lavorava


col padre Giancarlo e lo zio Franco Stocco), che diventa il catalizzatore in grado di far decollare il nuovo progetto. Nasce così nel 2012 CRONO, un marchio, una linea di calzature tecniche per i praticanti del ciclismo agonistico ed amatoriale ad alti livelli: “Quelle delle calzature tecniche

– spiega Stocco – è un segmento governato, in questo momento, dalla confusione più totale. Tante, troppe, aziende si sono cimentate in questi anni nella realizzazione avventurosa di scarpe ciclistiche senza avere l’esperienza o il know-how necessari. Questo ha disorientato il

consumatore finale che oggi fatica ad orientarsi tra prodotti di qualità ed altri immessi sul mercato in maniera un po’ improvvisata. E’ necessario ‘ripulire’ il mercato da questi marchi e tornare ad educare il consumatore spingendolo verso quelle aziende realmente specializzate in queste

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tipologie di articoli”. Oggi CRONO è un brand che raccoglie molti consensi in Italia ed all’estero. Un marchio che ha saputo ritagliarsi il suo spazio in un mercato affollato e non sempre all’altezza delle richieste del proprio pubblico. Tanto che, dopo aver assoldato un testimonial del calibro di Damiano Cunego, il brand è entrato a far parte del pool di sponsor dell’InBici Top Challenge, il più importante circuito granfondistico italiano: “Abbiamo 92

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sempre partecipato alle fiere più importanti del mondo – spiega ancora Stocco – ma sono format sui quali cominciamo a nutrire parecchi dubbi. Molto meglio investire in strategie più dirette, come ad esempio il marketing itinerante proposto da InBici che si rivolge, ogni fine settimana, ad un pubblico altamente profilato di consumatori a cui non solo ‘racconta’ il prodotto in astratto, ma offre prove pratiche ed una consulenza che oggi il negoziante non è ormai più in grado di fornire.

Per quanto riguarda la partnership con Cunego, la sua esperienza ci aiuterà a sviluppare ulteriormente i nostri prodotti”. Un design nuovo, pulito, da vero made in italy distingue a colpo d’occhio le calzature Crono come la CR1, per gli appassionati della strada. Ma l’estetica è solo uno dei requisiti che distinguono il brand. Crono è sinonimo di calzature performanti e tecniche che utilizzano i migliori materiali sul mercato. Un


connubio perfetto tra comfort e prestazione, sapientemente raggiunto in anni di studi, test sul campo e produzione: “Sono poche le aziende che oggi possono vantare la nostra storia – aggiunge Stocco – certi competitor, che oggi si reputano leader del mercato, sono spuntati dal giorno alla notte. In realtà, nulla si improvvisa e il tempo, presto o tardi, premierà le eccellenze e boccerà gli avventurieri”. Crono ha sviluppato, ad esempio, l’innovativo sistema di chiusura MULTI CONTACT CLOSURE SY-

STEM che – a differenza dei sistemi tradizionali – permette la trazione della prima fascia di chiusura della scarpa distribuita su 2 vettori. Questo permette alla scarpa di adattarsi molto meglio alle diverse morfologie dei piedi ed inoltre, lavorando con una linea di chiusura sulla direzione dell’angolo del tallone, ne evita il sollevamento durante la pedalata. Crono è in grado anche di fornire un servizio di altissima personalizzazione della scarpa. Parliamo della scansione del piede del ciclista che

consente di realizzare una calzata perfetta, fatta su misura della morfologia del ciclista. Inoltre, prima nel settore, l’azienda è in grado di fornire un servizio di personalizzazione grafica delle scarpe grazie alla tecnologia ed agli studi effettuati dal dipartimento ricerca e sviluppo dall’azienda. Interi team potranno così fregiarsi di avere anche le scarpe tecniche coordinate alle divise ufficiali. Un effetto scenico spettacolare e sempre più ricercato.

La famiglia Stocco - In primo piano Stefano Stocco con il fratello Diego Il padre Giancarlo e lo zio Franco Stocco

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SCATTO D’AUTORE VUELTA SAN JUAN by Bettiniphoto

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“T&T Power” in Val Casies

a cura della Redazione

Podio Open Men Laner, Tabacchi, Torcianti

Tabacchi e Tormena Campioni Italiani Eliminator. Show altoatesino in coppa italia. Lo scorso mese di giugno in Val Casies andavano in scena due giornate superlative, ad esaltare non la storica ski-marathon di sci di fondo che si disputa nella vallata altoatesina, bensì la mountain bike, con il Campionato Italiano Eliminator XC e la terza prova di Coppa Italia giovanile. Gli atleti del Campionato Italiano si sono messi alla prova nell’area ricreativa “Schneider Waldile”, mentre i giovani di Coppa Italia si sono cimentati lungo un percorso di 3 km e 150 metri di dislivello nell’ambito dell’area sportiva di Colle, con le Donne Allieve alla prova lungo due giri dopo quello di lancio, un giro per le Donne Esordienti, due per gli

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Esordienti al 1° e 2° anno e tre giri per gli Allievi al 1° e 2° anno. E ad aggiudicarsi la maglia tricolore nella prima giornata sono stati Mirko Tabacchi fra gli Open (Ktm Protek Dama), riconfermatosi campione nazionale, Gaia Tormena (Open) e Simone Masoni (Master) entrambi del GS Lupi Valle d’Aosta, e i giovani Giorgio Coli (Elba Bike) e Noemi Plankensteiner (Asv San Lorenzo). Cielo immacolato e temperatura estiva a premiare l’ancora junior Gaia Tormena, due volte campionessa italiana XCE (2016-2017), campionessa italiana enduro (2018), campionessa italiana winter triathlon (2019). Posto d’onore all’altoatesina Anna Oberparleiter e terzo gradino del podio ad Eva Lechner.

Epilogo open maschile con il campione italiano uscente Mirko Tabacchi che si riconferma vincente, resistendo all’altoatesino Jan Laner. Tra i giovani la spunta Giorgio Coli, il ragazzo che arriva dall’Isola d’Elba, davanti ad Ettore Loconsolo e Gioele Solenne. In campo femminile la più veloce è Noemi Plankensteiner, seconda un’altra altoatesina, Sophie Auer, terza Sara Vicentini. Titolo tricolore master a Simone Masoni, davanti ad Elia Tommasi e Marco Del Missier. Nella seconda giornata sono invece scesi in campo i giovani della Coppa Italia in una gara affollata e combattuta, disputata sul tracciato del prossimo Campionato Italiano Assoluto 2020. Il percorso era costituito da un 10% di


terreno pratoso, un 25% di strade forestali e un 65% di single track nel bosco, considerato dagli atleti come molto impegnativo. Gare in successione, con l’importante successo generale per rappresentative di comitati andato alla Valle d’Aosta. Le ragazze sono le prime a scendere in campo, con trionfo per le altoatesine che giocano in casa, 3 vittorie su 4 per loro. Noemi Plankensteiner, nello sfoggiare la fresca maglia tricolore vinta nell’Eliminator, ha aperto la giornata con una vittoria indiscussa tra le allieve 2° anno, passando subito al comando con un allungo fenomenale. Podio tutto altoatesino per le allieve 1° anno, con Sophie Auer, Alexandra Hanni e Leni Marie Radmüller autrici di una gara da incorniciare. L’ultima salita presentava una pendenza massima del 30% e, ad eccezione del tratto che sfilava accanto al fiume, il resto dei single track si svolgeva su sentieri naturali. In casa Auer si è festeggiato anche con la vittoria di Anna (esordienti 1° anno) che ha tenuto a bada la ligure Beatrice Temperoni e Nina Plankensteiner. La compagine lombarda ha interrotto la supremazia altoatesina con Valentina Corvi che ha primeggiato nella esordienti 2°anno, davanti alla valtellinese Viola Simonini e a Marie Aichner. La gara maschile ha proposto per prima la sfida degli esordienti 1° anno. Hannes Bacher ha fatto subito il vuoto ed ha saputo tenere a debita distanza gli avversari. Due le discese tecniche, con 10 ponti ed un tratto situato nel letto del torrente “Finsterbach”.

Tra gli esordienti 2° anno i piemontesi hanno controllato la gara, con Carlo Bonetto sempre al comando seguito dal compagno di team Filippo Musso ed il valdostano Etienne Grimod in terza posizione, situazione rimasta immutata dal primo all’ultimo dei giri. La gara allievi 1° anno per il Piemonte poteva essere una fotocopia. Marco Betteo, schizzato subito tra i primissimi, ha rotto la catena ed ha passato il testimone al compagno Edoardo Renna che non ha mai mollato la leadership. Gara

di chiusura con gli allievi 2° anno ed il valdostano Filippo Agostinacchio a fare show. Un weekend di successo, con la società organizzatrice ad aver registrato il maggior numero di bikers di sempre, la quale coronerà i propri anni di lavoro ai Campionati Italiani Assoluti nel 2020, ancora una volta in Val Casies e sotto la regia di SSV Pichl/Gsies.

>> credit foto Newspower.it

Gaia Tormena tallonata da EvaLehner

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SCATTO D’AUTORE SUEDTIROL DOLOMITI SUPERBIKE 2019 by Newspower.it

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// FOCUS SUL PRODOTTO

CR1, l’opera omnia di Crono a cura della Redazione

Si chiama CR1 ed è l’ultima nata in casa CRONO, il marchio creato sette anni fa dal Calzaturificio Sabena, un’azienda trevigiana che opera nell’artigianato da oltre mezzo secolo, da quando cioè il fondatore Giancarlo Stocco aprì assieme alla moglie un laboratorio manifatturiero per la creazione di scarpe di ogni tipo. CR1 è la sintesi esemplare di un lungo percorso di ricerca che, dopo anni di sviluppo, anche grazie alla 100

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consulenza di grandi campioni come Damiano Cunego, ha conquistato credito e consensi, arrivando

nel mondo del professionismo. Crono, infatti, è in grado anche di fornire un servizio di altissima personaliz-


zazione della scarpa e, partendo dalla scansione morfologica del piede, consente di realizzare una calzata perfetta. Caratterizzata dalla chiusura micrometrica in 2 direzioni Boa® IP1-S con cavo in acciaio rivestito - applicato con l’innovativo sistema MULTI CONTACT CLOSURE SYSTEM, che si adatta alle diverse morfologie del collo del piede garantendo il blocco del tallone - CR1 è dotato di un sistema piede-scarpa-pedale totalmente solidale che non fa disperdere nessuna potenza nella pedalata. Dotata della nuova suola in FULL CARBON con valore su scala di flessione di 10+, la scarpa è realizzata in microfibra di altissima qualità e leggerezza, resa ancora più traspirante dalle aperture realizzate con laser. Il grip del tallone è garantito anche dall’applicazione di fodera anti scalzante e mediante l’inserimento di uno speciale rinforzo. Valore aggiunto della CR1, come detto, è l’innovativo MULTI CONTACT SYSTEM che, a differenza dei sistemi tradizionali in commercio, permette la trazione della prima fascia di chiusura della scarpa distribuita su due vettori. Questo permette alla scarpa di adattarsi molto meglio alle diverse morfologie dei piedi ed inoltre - lavorando con una linea di chiusura sulla direzione dell’angolo del tallone - ne evita il sollevamento durante la pedatala per la massima performance del ciclista. CR1 garantisce massima stabilità del piede nel gesto della pedalata, supporto mediale per bloccare la pronazione ed una posizione neutra di pedalata per la miglior performance possibile. Nella versione “full carbon” viene venduta a 349,00 €. LIFESTYLE INBICI

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SCATTO D’AUTORE DOLOMITI SUPERBIKE 2019 by Newspower.it

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// FOCUS SUL PRODOTTO

Shimano 105 R7000,

un gruppo low-cost dal valore premium a cura di Maurizio Coccia

Il nostro test sul campo dell’entry-level dei reparti da competizione della Casa nipponica. La rinnovata versione di classe R7000 eredita tecnologie e design dai gruppi di fascia alta Dura-Ace e Ultegra. Funzionalità ed ergonomia di questo “11v” hanno poco da invidiare ai reparti di livello superiore.

E il prezzo è a dir poco competitivo. 104

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Dedicato a chi “il 105 è il gruppo dei principianti”, a chi “il 105 sta bene solo sui telai economici”, a chi “il 105 funziona bene ma pesa troppo”, dedicato insomma a tutti quelli - e sono soprattutto praticanti italiani - che nella testa hanno scolpita un’idea distorta di quello che da oltre vent’anni è il terzo nell’ordine di gamma dei gruppi trasmissione da competizione della Shimano. Che sia culturale o mediatica la responsabilità di aver radicato questo luogo comune non ci interessa; con questo servizio vogliamo piuttosto ribaltare quel malinteso assai diffuso tra i cicloamatori di casa nostra che vuole il “105” come un gruppo di ripiego, quasi un brutto anatroccolo. Lo faremo forti della prova sul campo della versione più aggiornata che esiste di questo reparto, quella contraddistinta dalla serie R7000, che rimpiazza la precedente serie di classe R5800. In particolare, noi di “In Bici” abbiamo testato un “105” con freni rim-brake, che completa un’offerta prodotto che, proprio da questa più aggiornata versione, include per la prima volta anche l’opzione disc-brake. Il “105” che abbiamo messo alla prova era montato su una Wilier Triestina Cento1 Air, ovverosia un telaio che non è affatto di fascia bassa… Il confronto con i fratelli maggiori La strada più facile - e in un certo senso obbligata - per dare giudizi sul nuovo gruppo Shimano 105 è farlo in un’ottica comparativa, confrontando cioè questo reparto con quelli di classe superiore Ultegra e Dura-Ace. Ora, questa via a sua volta impone di trattare i due aspetti imprescindi-

bili – e a loro volta legati – che sono rappresentati da un lato dal prezzo e dall’altro dalle caratteristiche funzionali. Liquidiamo allora subito il primo, l’aspetto del costo, per dire che il nuovo “105” è proposto al pubblico ad un prezzo a dir poco allettante, e che tra le altre cose è rimasto sostanzialmente allineato al prezzo del precedente Shimano 105 di serie 5800. Prendendo ad esempio la

tare in maniera economica una bici di alta gamma che abbia un telaio e ruote di vertice, e che poi ci consenta di contenere la spesa appunto attraverso una valida trasmissione low-cost come è questa. Family feeling Dura-Ace Il nuovo gruppo trasmissione Shimano 105 è proposto nella duplice colorazione argento, dedicata a montaggi dal sapore “classico” La guarnitura ha la medesima architettura dell’omologo componente di classe Dura-Ace e Ultegra. La differenza è che corone e pedivelle sono meno “scaricate” di materiale.

configurazione che abbiamo testato, ossia quella rim-brake, il costo complessivo di listino da sborsare è di 694 euro, ossia un prezzo estremamente competitivo se rapportato al valore funzionale del gruppo in sé e soprattutto in rapporto al livello di prezzo dei due gruppi superiori Ultegra e Dura-Ace (volendo determinare il costo totale dei componenti omologhi arriveremmo a 2213 euro per il Dura-Ace e 1121 euro per l’Ultegra). Sì, lo sappiamo, il “105” è reparto che è più facile trovarlo sulle bici di primo montaggio, ma il suo rapporto qualità/prezzo gli assicura un’appetibilità che merita anche l’essenza di valida proposta di after-market, magari per comple-

I PREZZI DEI COMPONENTI TESTATI • Cambio posteriore: • Deragliatore: • Comandi: (rim-brake)

55 € 40 € 230 €

• Freni caliper : (attacco tradizionale)

90 €

• Guarnitura: 155 € • Movimento centrale: 29 € • Cassetta 11-34: 60 € • Catena: 35 € LIFESTYLE INBICI

105


oppure nell’accattivante colorazione nera “tono su tono” che abbiamo testato. In questo caso la finitura scura, ma soprattutto la foggia di tutti gli articoli del nuovo reparto, richiamano in tutto e per tutto i componenti del gruppo di vertice della Shimano, il Dura-Ace, rispetto al quale il nuovo 105 ricalca non solo le caratteristiche estetiche, ma più che altro quelle funzionali e le architetture di lavoro delle varie parti, che sono praticamente identiche. La differenza tra i due gruppi, come è facile immaginare, sta solo nell’impiego di materiali differenti e soprattutto nel minor lavoro di alleggerimento interno che viene effettuato sulle parti, alla base di differenze ponderali che a titolo indicativo riportiamo nella tabella che segue. Come vedrete anche in questo caso il divario di peso tra i due gruppi è in proporzione minimo rispetto al divario in termini di costo... Un’ampia fruibilità Passi avanti il nuovo 105 li ha fatti anche dal punto di vista dello spettro di utilizzo, delle capacità di lavoro offerte all’utente e dell’interfacciabilità con i vari telai. Prendiamo ad esempio il cambio posteriore: in questa nuova piattaforma il componente è offerto sempre nella doppia configurazione con gabbia media (identificata dalla sigla SS) oppure lunga (sigla “GS”), solo che in quest’ultimo caso la capacità di lavoro abbraccia anche la nuova cassetta 11-34, che davvero apre al “105” orizzonti di utilizzo amplissimi, perché no, che sconfinano anche nel gravel biking. A tal proposito segnaliamo che il nuovo deragliatore posteriore offre anche un’esposizione minore agli urti, visto che, come successo per il cambio Dura-Ace e poi per l’Ultegra, anche il cambio 105 impiega ora un’architettura di lavoro Shadow RD mutuata dai cambi Shimano da mountain bike. Passando alla guarnitura, questa 106

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Esattamente come per il Dura-Ace e l’Ultegra, il cavo del deragliatore ha un percorso di instradamento che migliora la fluidità dell’azione e riduce la forza necessaria per lo spostamento della forchetta di deragliata.

Il cambio posteriore in versione GS, a gabbia lunga. È compatibile con il pacco pignoni per salite ripide (o per gambe poco allenate) 11-34

conferma il ricco allestimento di dentature possibili che trovavamo anche in passato (50-34, 52-36, 5339), con la differenza che in questo caso il passo corona più ampio aumenta la distanza tra la catena e dentature piccole, consentendo l’utilizzo di questa pedaliera sia sui telai rim-brake come quello che

una vite interna al manicotto che consente di adattare la corsa della leva alle dimensioni delle mani dell’utilizzatore. Due righe infine anche sulle possibilità di scelta offerte dai freni rim-brake: i caliper di classe R7000 sono disponibili nella duplice configurazione con attacco a pivot singo-

Dura-Ace R9100

105 R7000

Cambio posteriore

158 grammi

225 grammi (RD-R7000-SS)

Deragliatore anteriore

70 grammi

95 grammi

Guarnitura

609 grammi

713 grammi

Leve di comando

365 grammi

619 grammi

Pacco pignoni

205 grammi (11-28)

284 grammi (11-28)

Catena

247 grammi

257 grammi

Freni

326 grammi

348 grammi

abbiamo provato, sia sui telai disc-brake. Ancora in merito all’elevata fruibilità assicurata all’utilizzatore, non possiamo infine dimenticare la doppia proposta dimensionale che il 105 offre nella sua configurazione disc-brake, nel senso che le doppie leve di comando sono proposte sia in versione standard sia in quella codificata con la sigla “ST-R7025”, pensata per utilizzatori con mani piccole oppure per le donne. Sui comandi rim-brake, invece, è

lo oppure direct, con doppio pivot. Le impressioni in prova Iniziamo dall’aspetto “ergonomia”: la presa sulle leve di comando è davvero comoda, visto che il design della parte superiore del componente e la forma dei copri-comando sono anche questi in tutto uguali a quelle dei componenti di classe Dura-Ace e Ultegra. Sensazioni di cambiata: probabilmente è anche grazie alla nuova architettura di instradamento


I copricomando utilizzano una gomma anallergica

che segue il cavo che l’azione del deragliatore ci è parsa più fluida e leggera rispetto al vecchio 105. Alla bontà di questa impressione, di sicuro, concorre anche l’architettura di funzionamento dei comandi, anche questa completamente rivista, con dei meccanismi interni che ora richiedono una corsa ridotta rispetto a quel che accadeva sugli stessi componenti di serie 5800. In pratica, alle mani e alle dita è richiesta un’escursione minore per azionare cambiate e deragliate e la forza di azionamento necessaria è minore. Passiamo all’argomento registrazione e tenuta nel tempo della stessa: la bici che abbiamo utilizzato per il test ci è stata fornita e montata da Wilier Triestina: dopo aver tolto la bici dalla scatola ci è servito fare soltanto una micro-registrazione della tensione del cavo cambio. La stessa ci ha garantito cambiate precise per tutti i circa tre mesi (e una ventina di uscite) del test, durante i quali non abbiamo mai rimesso mano ai registri e tantomeno alle viti di regolazione delle battute. Qualche riga immancabile sull’efficienza e sull’utilità del pacco pignoni 11-34 che abbiamo testato, lui e il cambio posteriore a gabbia lunga ad esso dedicato: un pacco pignoni con scala così ampia permette davvero a tutti di far tutto: avvicina il neofita alle salite “impossibili” e alletta il praticante più evoluto con

Ergonomia migliorata non solo grazie alla modellazione della leva freno ma anche a causa dell’orientamento verso l’esterno di quest’ultima.

una scala amplissima di moltipliche utili, anche perché il “105” soffre poco quando si tiene la catena sul “padellone” e si lavora con la scala ingranaggi alla ruota (soltanto con il 52-34 abbiamo percepito un po’ di rumore dovuto allo sfregamento tra le maglie). Frenata: da anni Shimano non sbaglia un colpo sulla sua componentistica di alta gamma di tipo rim-brake. Questo discorso è perfettamente estendibile anche ai nuovi caliper 105, che tra l’altro ereditano dai componenti di classe superiore quel design aerodinamico che li rende amici del vento e anche assai accattivanti dal punto di vista estetico. Infine, vale la pena ricordare che il nuovo “105” assicura una compatibilità totale con tutta la componentistica omologa (ossia

La leva di rilascio del freno ha una collocazione che migliora anche l’aerodinamica.

meccanica) di generazione Dura-Ace 9100 e Ultegra 8000, aprendo così la strada a possibili ibridazioni con cui l’utente può personalizzare il bouquet del proprio reparto Shimano creando interessanti soluzioni dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo.

Informazioni per l’Italia:

Shimano Italy Bicycle Components 0331.936911

www.shimano.com

Il pacco pignoni 11-34 non nega al gruppo 10 l’utilizzo per il gravel biking.

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Ecosostenibilità e territorio bike-friendly

Un mondo colorato di...

Green

I ciclisti sul Monte Bondone foto Daniele Mosna

a cura della Redazione

Il Trentino, con le sue montagne, i laghi e paesaggi mozzafiato è davvero un palcoscenico naturale dove poter praticare sport in modo sano, eco-sostenibile e soprattutto sicuro. Ogni anno sono infatti moltissimi gli sportivi e gli amanti della vacanza attiva che scelgono questo territorio per la sua proposta outdoor sempre più ricca e i tanti servizi di qualità offerti. Basti pensare che i turisti su due ruote possono contare su oltre quattrocento chilometri di piste ciclabili e percorsi attrezzati, che permettono di attraversare tutta la regione, dalle Dolomiti al Lago di Garda, passando per vigneti, boschi, specchi d’acqua e borghi storici. Per definirsi una località “bike-friendly” non bastano però slogan ed etichette, ma servono piuttosto politiche mirate per la promozione della cultura “green”, strutture e servizi proiettati sulla eco-sostenibilità ambientale e campagne promozionali che spieghino, soprattutto alle giovani generazioni, che una comunità può progredire anche sposando, nelle sue politiche dei trasporti, scelte consapevoli ad “emissioni zero”. Per questo l’ASD Charly Gaul Internazionale e l’APT Trento, Monte Bondo108

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ne, Valle dei Laghi hanno costruito in questi anni, mattone dopo mattone, una radicata cultura della bicicletta all’insegna del rispetto dell’ambiente, per pedalare in simbiosi col territorio ed interpretare il cicloturismo non come una disciplina solo sportiva, ma come uno stile di vita. Dal 2013 UCI si è affiliata ad Eco Cyclo, un programma che attraverso l’adesione ad alcune linee guida si pone come obiettivo la sensibilizzazione del settore ciclistico nei confronti dell’ambiente. La Leggendaria Charly Gaul sin dalla partenza del progetto ha deciso di aderire a tali linee guida ottenendo un giudizio positivo dal team di Eco Cyclo come “l’esempio italiano di gran fondo proprio per il suo essere una gara totalmente integrata nel paesaggio, dove viene coinvolta un’ampia fetta della società del luogo tra federazioni, associazioni, partner istituzionali e mezzi comunicazione per il successo della gara”. Anche per il 2019 viene prestata la massima attenzione da parte degli organizzatori alla raccolta differenziata, all’utilizzo di materiali bio per i ristori, il pasta party e per migliorare ulteriormente l’aspetto della salvaguardia dell’ambiente sono state istituite delle “green zone” in prossimità di tutti i punti di ristoro,

all’interno delle quali i ciclisti possono gettare le loro immondizie, che vengono raccolte in seguito dall’organizzazione. Infine, per quanto riguarda l’energia elettrica utilizzata, essa viene fornita da Dolomiti Energia S.p.A. che produce energia dalle centrali idroelettriche delle Dolomiti e offre energia pulita al 100%, con origine garantita dal Gestore dei Servizi Energetici. Concetti importanti, supportati da azioni concrete, che sono valse alla gran fondo dedicata a Charly Gaul un riconoscimento di grande prestigio: l’Agenzia Provinciale per l’Ambiente di Trento ha infatti inserito la manifestazione ciclistica nel novero degli “Eventi ecosostenibili”. Fa parte della filosofia eco-sostenibile anche la scelta, nei ristori della Gran Fondo “La Leggendaria Charly Gaul”, di privilegiare i prodotti “a filiera corta”, quelli che nascono su un territorio che, da un punto di vista enogastronomico, rappresenta da sempre un’eccellenza italiana: “Chi ci viene a trovare – commenta la Direttrice dell’APT Elda Verones - non solo deve visitare il Trentino, ma deve gustarlo a tavola e sorseggiarlo in un bicchiere. Solo così potrà cogliere la vera essenza di una terra meravigliosa ed unica”.


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// FOCUS SUL PRODOTTO

Assos of Switzerland.

Erlkönig, la qualità diventa poliedrica a cura della Redazione

Per la corsa, l’allenamento o per una semplice sgambata con gli amici, la nuova maglia a maniche corte del prestigioso brand elvetico regala al mondo del ciclismo una novità destinata a fare storia. Ancora una volta, Assos of Switzerland, il brand iconico che – più di tutti – nel mondo del ciclismo fa rima con qualità, ci sorprende per le sue innovative strategie di comunicazione. Oltre alla qualità suprema dei suoi capi, infatti, il marchio elvetico si conferma all’avanguardia anche nel linguaggio divulgativo e 110

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nelle scelte strategiche del marketing. Con una lunga storia, fatta di identità nascoste durante le delicate fasi dei test, le fantasie di camuffamento Dazzle continuano ancora oggi ad avvolgere i prototipi in un alone di mistero. Creata dall’artista britannico Norman Wilkinson, la “fantasia di camuffamento” nacque come una tecnica di mascheramento per celare e proteggere le navi da guerra durante la seconda guerra mondiale. L’industria automobilistica ha adottato questa fantasia negli anni ’50, chiamando i prototipi di auto “Erlkönig” o “Erlkings”, per confondere i concorrenti e nascondere il

know-how di nuove tecnologie. L’idea di adattare questa fantasia alle grafiche di una maglia ci è sembrata accattivante da diversi punti di vista, in quanto i cicli di ricerca e sviluppo dei nostri prodotti rispecchiano molti di quelli utilizzati nel settore delle auto da corsa. L’esecuzione di più e più test è ciò che porta a un equipaggiamento migliore e più veloce e la maglia a maniche corte Erlkönig rappresenta la nostra versione più recente del modello su cui si basano tutte le maglie a maniche corte. Che sia per la corsa, per l’allenamento o per sgranchirsi le gambe in sella con gli amici durante il fine settimana, la maglia Erlkönig risulta sempre adatta.


È realizzata con i nostri tessuti Dual Tex e Push Pull consolidati nel tempo e famosi per la loro traspirabilità, leggerezza ed elasticità fenomenali. Vorremmo inoltre evidenziare alcuni dettagli importanti, tra cui le maniche a taglio vivo che offrono la più agevole transizione possibile tra la maglia e la parte superiore delle braccia, le tasche tripartite nella parte posteriore che mantengono il contenuto al sicuro e il nostro taglio perfetto regularFit che ti assicura una comodità duratura sulla bici per tutta la giornata. TECNOLOGIA Dual Tex: un tessuto con filato doppio ad asciugatura rapida dotato di

regolazione del sudore e traspirabilità ottimali. È resistente agli strappi, offre un’elevata elasticità meccanica, ed è caratterizzato da un fattore di protezione solare UPF 30 e dalla tecnologia odorControl. Push Pull: le tasche e le maniche sono realizzate con il tessuto a maglia in ordito Push Pull sviluppato da ASSOS, che offre un’elevata protezione dai raggi UV (UPF 50+). Altamente traspirante, questo tessuto a maglia fine offre elasticità bidirezionale, asciugatura rapida e comfort estremo. Maniche a taglio vivo: creano la più agevole transizione possibile tra il tessuto e la pelle. Una comodità

maggiore e una tenuta precisa con una pressione minore. Tasche tripartite: il nostro design proprietario con tre tasche dotate di patta in tessuto, utili per riporre oggetti, ottimamente posizionate, di facile accesso e dalla grande stabilità e sicurezza. Zip integrale: una sottile cerniera centrale totalmente regolabile a seconda della temperatura e dello sforzo. RegularFit: una vestibilità performante a pannelli anatomici un po’ meno aggressiva del nostro taglio racingFit. Il meglio dei due mondi, dove velocità e comfort si incontrano. LIFESTYLE INBICI

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Cortina

Trophy a cura della Redazione

Cargnelutti e Stropparo dominano la 4ªEdizione Cortina d’Ampezzo e le sue maestose Dolomiti hanno accolto la quarta edizione di Cortina Trophy, un evento di cui si parlerà molto per il suo contesto unico e per i percorsi di alto livello tecnico. A mettere la firma su questa edizione sono stati Diego Cargnelutti e Annabella Stropparo sul marathon, mentre sul Classic le vittorie sono andate ad Andrea Dei Tos ed Enrica Furlan. Da segnalare anche la presenza di Cadel Evans, testimonial BMC, main sponsor della manifestazione, che ha partecipato alla Marathon chiudendo in settima posizione assoluta, ed Alessandro Ballan, che ha partecipato fuori compe112

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tizione con una E-Bike BMC. Gradita sorpresa alle premiazioni con la visita del Presidente Federale Renato Di Rocco. La gara era valida anche come prova Jolly del circuito Rampitek. Complessivamente un grande successo, viste le concomitanze, con oltre 800 atleti al via. Alle 8.00 le griglie sono affollatissime, con gli atleti pronti per scattare al via del percorso Marathon. Un cielo terso e il tiepido sole preannunciano una bellissima giornata di sport avvolti nel meraviglioso contesto delle Dolomiti Ampezzane. Ad animare gli atleti e il folto pubblico ottima musica e la dinamica coppia di speaker composta

da Sara Mastel e Antonio Colli, speaker cortinesi che hanno saputo interagire simpaticamente con i concorrenti e il pubblico. Alle 8.30 il via del marathon, 73 km per 2.800 m/dsl, dal centralissimo Corso Italia, con il portale di partenza e arrivo posto a pochi metri dal campanile, uno dei simboli di Cortina. Il percorso, parzialmente rivisto, prevedeva gli inediti passaggi da Croda di Lago e Tofane come due prime asperità, dopo un tratto iniziale abbastanza scorrevole costeggiando il torrente Boite. I primi chilometri non fanno selezione e il gruppo di testa rimane folto ma - sulle prime dure rempe verso


il GPM di Croda di Lago - la scrematura è vistosa.

(Mtb Increa Brugherio) a completare la top ten.

A prendere l’iniziativa è l’elite marchigiano Leopoldo Rocchetti (Bike Therapy), che riesce a staccare gli avversari. Al suo inseguimento Diego Cargnelutti (Pavanello Racing Team) e l’inossidabile Marzio Deho (Cicli Olympia). Nella successiva discesa gli inseguitoti rientrano su Rocchetti.

Classifica Marathon maschile:

La gara prosegue verso le Tofane e il Passo Posporcora, per poi scendere verso Pian de Loa dove, dopo un tratto di ciclabile, si va ad attaccare l’altra dura salita verso Son Forcia/Monte Cristallo.

Gara femminile dominata nettamente da Annabella Stropparo (Team Tek Series) che, anche se non al 100% essendo ancora in fase di ripresa dopo la frattura al polso, ha inflitto grandi distacchi. A completare il podio Ylenia Colpo (Team Tek Series) e Monia Sensini (Medinox).

Cargnelutti attacca l’impegnativa salita solitario al comando, con buon margine su Deho e ancora maggiore su Rocchetti. Decisamente più staccati gli altri inseguitori. Anche la tecnica discesa non cambia le posizioni consolidate ed è Cargnelutti a presentarsi da solo sul traguardo posto lungo il centralissimo Corso Italia di Cortina d’Ampezzo. Dopo poco meno di quattro minuti chiude la suo prova anche Deho, con Rocchetti che completa il podio a oltre sette minuti dal vincitore. A seguire Michele Angeletti (Bike Therapy), Sebastiano Frassetto (Ciclissimo Bike Team), Alessio Gianni (Tutto Bike Team Kona), l’ex pro e campione del mondo Cadel Evans (Bmc), Andrea Zampedri (Lissone Mtb), Marco Galeotti (Tutto Bike Team Kona) e Matteo Abate

1 Diego Cargnelutti – Pavanello Racing Team – 3:47:01 2 Marzio Deho – G.S.Cicli Olympia – 3:50:53 3 Leopoldo Rocchetti – Bike Therapy – 3:54:26 4 Michele Angeletti – Bike Therapy – 4:01:21 5 Sebastiano Frassetto – Ciclissimo Bike Team – 4:05:39 6 Alessio Gianni – Tutto Bike Team Kona – 4:05:45 7 Cadel Evans – Bmc – 4:09:52 8 Andrea Zampedri – Lissone Mtb – 4:12:18 9 Marco Galeotti – Tutto Bike Team Kona – 4:14:30 10 Matteo Abate – Mtb Increa Brugherio – 4:16:16

Classifica Marathon femminile: 1 Annabella Stropparo – Team Tek Series – 4:38:44 2 Ylenia Colpo – Team Tek Series – 5:14:36 3 Monia Sensini – Medinox – 5:25:18 4 Beatrice Mistretta – New Bike 2008 Racing Team – 5:49:44 5 Eleonora Paggetti – Gs Poppi Asd – 6:21:30 6 Elena Chiarello – Trevimac Bike Team – 6:52:53 7 Tania Chillo – Imola Bike – 6:56:49 8 Monica Peroni – Ciclistica Arci Marzeno – 7:39:25

Sul percorso Classic, 50 km per 1.800 m/dsl, partito alle 9.10, seguito alle 9,15 dalla pedalata ecologica, che con il percorso marathon condivideva la prima prima parte di gara e tutto il finale da Passo Posporcora in poi, vittoria di Andrea Dei Tos (Cicli Olympia), seguito da Simone Gambarelli (Carbonhubo Cmq) e Rafael Visinelli (Bottecchia Factory Team).

Classifica Classic maschile: 1 Andrea Dei Tos - G.S.Cicli Olympia - 2:36:01 2 Simone Gambarelli - Carbonhubo Cmq - 2:37:56 3 Rafael Visinelli - Bottecchia Factory Team - 2:39:37 4 Simone Pederiva - Cube Crazy Victoria Bike - 2:40:08 5 Vittorio Oliva - Carbonhubo Cmq - 2:40:15 6 Davide Nardei - Salese Factory Team - 2:42:33 7 Michele Zordan - Metallurgica Veneta - Gt Trevisan - 2:43:21 8 Andrea Pavanello - Spiquy Team - 2:45:24 9 Daniele Malusardi - Torpado Sudtirol Mtb Pro Team - 2:47:18 10 Andrea Pendini - Corratec Mtb Racing Team - 2:47:26

Gara Classic femminile dominata da Enrica Furlan (Spezzotto Bike Team), che ha preceduto di mezz’ora Irene Fagherazzi (Team Todesco) e di quasi un’ora Denise Faziani (Deka Riders Team Bike).

Classifica Classic femminile: 1 Enrica Furlan – Spezzotto Bike Team – 3:12:11 2 Irene Fagherazzi – Team Todesco – 3:42:20 3 Denise Faziani – Deka Riders Team Bike – 4:06:22 4 Maura Ferraresi – Coclisti Suzzaresi – 4:13:16 5 Chiara Gastaldi Uisp Ravenna-Lugo – 4:24:24 6 Antonella Balducci – Baracca Lugo Mtb – 4:27:38 7 Federica Torni – Triono Racing Medical Frem – 4:41:07 8 Meriziana Florian – Mtb Club La Perla Verde – 4:41:50 9 Martina Pozza – Ki.Co.Sys Team – 4:42:58 10 Carlotta Ferroni – Bike & Food Asd – 4:45:22

Premiata anche la Combinata Mari e Monti con la Capoliveri Legend Cup, importanti premi in denaro ai tre team più numerosi e con otto concorrenti, estratti a sorte tra tutti coloro che hanno preso parte alle due prove, premiati con tre cesti di prodotti tipici di Cortina, tre cesti dell’isola d’Elba e due soggiorni per due persone, uno a Cortina e uno a Capoliveri.

>> credit foto IO+STUDIO e Aldo Zanardi

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SCATTO D’AUTORE ORTLER BIKE MARATHON 2019 - VAL VENOSTA (BZ) by Newspower.it

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Sasso Mtb Race

Non solo

ciclismo a cura della Redazione

Iscrizioni a gonfie vele per la nona edizione della gara di mountain bike in programma il 15 settembre a Sasso Marconi. Merito di due percorsi spettacolari, ma anche di un calendario eventi che, il sabato della vigilia, propone due appuntamenti da non perdere 116

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Al grido di “non solo ciclismo”, proseguono a gonfie vele le iscrizioni alla nona edizione della “Sasso Mtb Race”, la gara di mountain bike in programma il prossimo 15 settembre a Sasso Marconi. Merito di una formula che, al di là dei contenuti tecnici ed agonistici (lo scorso anno trionfò Jacopo Billi), propone anche un ricco calendario di eventi collaterali concentrati, in particolare, nella giornata del sabato, quando alle 8.30 dal parco Marconi partirà la seconda edizione della “Via dei Somari”, la gara dedicata agli escursionisti con e-bike e modelli gravel. Due i tracciati: uno di 40 e l’altro di 80 chilometri. Ad attendere i partecipanti, al termine della contesa, un ricco


buffet e base di birra e di prodotti tipici locali. Per l’evento di quest’anno è stata anche creata una divisa celebrativa. Sempre il sabato (dalle ore 15) è in programma la corsa dedicata ai giovanissimi dai 6 ai 12 anni protagonisti della “Sasso Mtb Race Junior”, uno spettacolo esaltante che solo i bambini sono in grado di garantire. Dopo il successo degli ultimi anni, anche per il 2019, infatti, la Scuola di Mountainbike del Green Devils Team impiegherà le sue forze per realizzare la sesta edizione della gara per Giovanissimi (atleti fino a 12 anni). I giovani campioni dovranno sfidarsi goliardicamente con i propri coetanei su un percorso fettucciato ma, comunque vada, tutti alla fine saranno premiati. Ma la “Sasso Mtb Race”, che quest’anno posticiperà la partenza alle 9.40, deve la sua notorietà, soprattutto, al “Dente del Diavolo”, l’ultima asperità del percorso marathon con una salita dalle pendenze importanti ed una discesa altrettanto impegnativa.

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Polvere di

Stelle

alla Dolomiti Superbike

a cura della Redazione

Stosek sbuca a sorpresa, Fumagalli “Regina Operaia” Villabassa capitale mondiale della mountain bike lo scorso 13 luglio, ancora una volta la Südtirol Dolomiti Superbike ha dato spettacolo con quasi 4000 partecipanti a calcare i due tracciati di 113 km con 3.357 metri di dislivello e di 60 km e 1.785 metri di dislivello, percorrendo i suggestivi scenari paesaggistici dell’Alto Adige. Il ceco Martin Stosek e la lecchese Mara Fumagalli hanno siglato la gara più lunga, e se nel secondo caso ce lo si poteva aspettare dalla neo campionessa europea e riconfermata campionessa italiana, nel primo il ceco è stato a dir poco superlativo nel mettersi alle spalle la crème de la crème della mountain bike mondiale. Gara internazionale a tutti gli effetti – erano infatti ben 118

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40 le nazioni rappresentate - ed il podio non è stato da meno: Stosek ha concluso in 4.27’04”: “Splendida gara. Sono molto contento di come si è sviluppata e del successo ottenuto. É stata decisiva la salita di Prato Piazza, quando ho alzato il ritmo per cercare di staccare Paez creandomi il margine per vincere”, mentre il posto d’onore è andato al connazionale Kristian Hynek, già vincitore nel 2013, ed il terzo posto al colombiano Leon Hector Leonardo Paez, uno che di Dolomiti Superbike se ne intende, nonché considerato uno dei favoriti della vigilia. Inaspettatamente fuori dal podio (ma i bikers d’eccellenza erano davvero troppi per salirci tutti…) il bresciano Juri Ragnoli, attardato di 1’51” e tallonato da Daniele Mensi, quinto all’arrivo. Addirittura sesto il campione europeo Tiago Ferreira,

forse ‘prosciugato’ di motivazioni dopo aver ottenuto il prestigioso titolo, e settimo il vicecampione europeo vincitore della passata edizione Samuele Porro. E poi Diego Arias Cuervo, ottavo con il rammarico di non essere riuscito a fare gioco di squadra con il compagno e connazionale Leonardo Paez, come i due si erano ripromessi alla vigilia. Hans Becking si accontenta del nono posto davanti a Francesco Casagrande. Più dietro altri big della specialità, a conferma di un parterre davvero importante. La gara si è decisa sull’impegnativa erta di Prato Piazza, quando Stosek ha alzato il ritmo rendendo più complicate le pedalate di Paez, che preferisce salire in sella senza forzare, evitando di pagare dazio all’arrivo. Il campione ceco rosicchia metri e secondi e crea quel margine che gli consente


di scavare un solco importante. Dietro a Paez, ad una dozzina di secondi, Hynek, capace nel finale di acciuffare e superare il colombiano. In campo femminile l’azzurra campionessa italiana e neo europea marathon Mara Fumagalli (5.28’57”) coglie il 14° successo stagionale in altrettante gare disputate, ma soprattutto porta in alto i colori italiani alla Dolomiti Superbike dopo l’ultima vittoria di Elena Giacomuzzi, addirittura targata 2008: “Sono contenta di aver riportato in Italia una vittoria che alla Superbike mancava dal 2008. Ringrazio tutti, dall’organizzazione alle persone che mi stanno accanto in ogni momento. Ho vinto una gara importante in un posto favoloso. Devo essere comunque sincera: nei primi chilometri di gara non mi sentivo affatto bene, ho sofferto e poi mi sono ripresa. Sono riuscita a sbloccarmi nel finale”. Alle spalle dell’ape regina della mountain bike, ma allo stesso tempo anche operaia visto il quotidiano lavoro in fabbrica, la slovena Blaza Pintaric, proprio come agli Europei marathon di una settimana prima a Kvam, in Norvegia. In questo caso evidentemente il successo europeo non ha stancato la brianzola di Garbagnate Monastero, sempre affamata di vittorie, non lasciando scampo all’avversaria Martin Stosek in azione foto Newspower.it

slovena rimastale vicina (a una ventina di secondi circa) fino alla salita di Prato Piazza, quando l’azzurra ha allungato il passo mettendo al sicuro la vittoria. Terza la lituana Katazina Sosna che sperava in una posizione migliore, quindi Elena Gaddoni e quinta Jana Pichlikova; significativo l’ottavo posto dell’altoatesina Elisabeth Steger, a colorare finalmente di Alto Adige una delle prime dieci posizioni marathon. Nel percorso corto successo di Stefano Valdrighi (2.15’39”): “Sono contentissimo. Sulla prima salita siamo rimasti in otto, in discesa ha attaccato Martino Fruet. In salita ho forzato il ritmo, scollinando secondo per poi allungare in discesa, ed arrivare primo al traguardo” davanti a Nicola Taffarel ed a Martino Fruet, frenato da una foratura nell’ultima discesa, le specialità del trentino, non stavolta. Quarto l’altoatesino Klaus Fontana, proprio davanti al giovane Michael Wohlgemuth. 81° lo sciatore alpino Manfred Moelgg appassionato di MTB, in 2:47.41. In campo femminile si è imposta la veronese Chiara Burato: “La svolta sull’ultima salita, quando, dopo essere sempre stata seconda dietro ad Anna Oberparleiter, ho deciso di provarci. A metà dell’ultima salita sentivo di avere qualcosa in più. Ho provato ad andare via ed è andata

bene” con tre altoatesine alle spalle: Anna Oberparleiter, Sandra Mairhofer e Greta Pallhuber. Alla festa di compleanno della Südtirol Dolomiti Superbike non poteva mancare il presidente nazionale della Federciclismo, Renato Di Rocco, che ha consegnato a patron Kurt Ploner una pergamena con l’encomio della FCI: “E’ una gara spettacolare, in una cornice a dir poco fantastica sottolinea Di Rocco -, organizzata in modo impeccabile con il contributo di un’intera comunità”. Ma perché la Dolomiti Superbike è così speciale? Abbiamo provato a chiederlo agli stessi protagonisti: “Il dislivello è importante ma non è una gara troppo tecnica e riserva percorsi molto belli con panorami incredibili, per questo piace agli amatori, e i sentieri sono larghi”, afferma l’argento mondiale Moelgg; medesimo il parere della campionessa europea Fumagalli: “La Dolomiti Superbike è una gara splendida, il tracciato non è troppo complicato e attira tanti amatori che possono affrontare l’intero percorso, senza rischi”, confermando il diktat di “manifestazione alla portata”, non solo per i campionissimi delle ruote artigliate: “Inoltre è una gara storica da oltre 20 anni, solo le migliori durano nel tempo”.

Mara Fumagalli foto Newspower.it

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La Valle dei Laghi,

dove si specchiano le Dolomiti

e nascono grandi vini

Il Lago di Toblino foto M. Miori

a cura della Redazione

Alla scoperta del “regno dell’acqua” del Trentino A pochi minuti d’auto da Trento si apre la suggestiva Valle dei Laghi: una decina di incantevoli laghetti, vigneti che regalano aromi e sapori unici, stupendi borghi e castelli medievali. Questo territorio custodisce un ricco patrimonio enogastronomico e vanta eccellenze enologiche conosciute in tutto il mondo come il Vino Nosiola e il Trentino DOC Vino Santo, prodotti con dedizione nelle tante cantine e distillerie che costellano il territorio. L’affascinante ambiente della Valle dei Laghi è ideale anche per gli amanti dell’outdoor con le numerose palestre di roccia, sentieri

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escursionistici, itinerari in bicicletta e e-bike di diversi livelli, deltaplano, parapendio, wake board e windsurf, canoa, vela e kayak. Gli amanti del fishing possono inoltre godere appieno della tranquillità e del silenzio di questa valle praticando la pesca catch&release nelle limpide acque dei laghi di Toblino, Santa Massenza, Cavedine, Lagolo, Terlago e Lamar, dove si tuffano trote, salmerini, lucci e anguille. Per rigenerare anima e corpo inoltre non c’è niente di meglio di una rilassante passeggiata attorno ai tanti laghetti alpini distribuiti tra le montagne. Il Lago di Toblino, con l’omonimo castello situato sulle sue

rive, è sicuramente il più ammirato e fotografato, ma anche gli incantevoli Laghi di Lamar, il Lago di Terlago, il Lago di Cavedine e quello di Santa Massenza offrono tanti itinerari per trascorrere delle piacevoli giornate circondati dalla natura incontaminata. E’ proprio sulle rive di quest’ultimo lago che si trova la Centrale Idroelettrica di Santa Massenza di Dolomiti Hydrotour, un luogo suggestivo parzialmente scavato nella roccia a 600 m di profondità dove l’acqua si trasforma in energia. Scopri la Valle dei Laghi: www.discovervalledeilaghi.it

Archivio APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi - foto M. Miori


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18. – 20.10.2019. www.istria-granfondo.com bike@coloursofistria.com

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