Il reporter-Quartiere2-dicembre-2010

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Il Giornale del tuo Quartiere

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PRIMO PIANO

oggi&DoMani

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DICEMBRE 2010

Caro il mio Babbo Natale Andrea Muzzi*

C UN 2011 PIENO DI NOVITÀ Dopo un 2010 di grandi partenze, l’anno che arriva porta con sè altri cantieri. Ma non solo PAGG.10-11

il quartiere che cambia Cosa succederà con il piano strutturale a volumi zero? Tutte le novità, da San Salvi al “tubone” PAG.3

sPort

Chiesa che vai, lavoro che trovi Et voilà, il Natale è servito

PAGG.4-5

luoghi

di Wiedenstritt - Nanni - Salusest

Q

LE VERITÀ DI DIEGO Della Valle è tornato a parlare, e ha detto la sua su tutto. Con una “minaccia” finale... PAG.36

A TUTTO BASEBALL A Campo di Marte gioca una delle squadre più longeve d’Italia. Che quest’anno punta in alto PAG.38

ualcuno lo aspetta a gloria, qualcun altro magari non è proprio dell’umore adatto e ne farebbe volentieri a meno. Ma come si mette si mette, il Natale è uno degli appuntamenti più sentiti dell’anno. Quello che fa sì che in città arrivino circa 200mila abeti dritti dritti dal Casentino, dove è nato persino un consorzio per valorizzarli. Piante tendenzialmente condannate a una vita breve, ma che i volenterosi possono

provare a ripiantare. E poi ci sono le grandi abbuffate. Due vip nostrani, Katia Beni e Andrea Agresti, ci raccontano i loro piatti preferiti. E mentre la gran parte di Firenze si prepara a festeggiare, esiste un esercito di 20mila persone, soprattutto straniere, che ha religioni diverse e che per questo non celebra il 25. Anche se, chiedendo in giro, si scopre che alla fine i doni ce li scambiamo PAGG.14-17 un po’ tutti...

A spasso tra le stranezze fiorentine PAG.12

aro Babbo Natale, quest’anno come regalo ti chiedo qualcosa di veramente grosso: portami un anno nuovo diverso da questo che sta finendo. Un anno dove i politici non siano più coinvolti in scandali sessuali. Come sono arzilli questi politici? Grazie a loro il sesso è diventato un business, lo fai solo se hai un profitto. La velina lo fa per fare carriera. Il politico per scegliere la candidata. Io, per convincere mia moglie, tutte le volte devo dirle che è per un’opera di beneficenza. Caro Babbo Natale, portaci un anno dove si torni ad investire sulla scuola. Ora c’è questa filosofia che per migliorare la scuola l’unica soluzione è tagliare. Due maestri? Se ne taglia uno! Sei banchi? Se ne tagliano tre! Due custodi invalidi al 50 per cento? Ne basta uno! Caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuovo si smetta di buttare il petrolio in mare. Oggi c’è più petrolio in mare che in terra. Tempo fa una nave ha finito il carburante ed è affondata. Dopo 5 minuti è ripartita! Ma soprattutto, caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuovo Moccia non pubblichi nessun libro. Prima l’amore era un sentimento privato. Lui scriveva una lettera “Cara ti amo”. Lei rispondeva “Io no”. Tutto finiva lì. Tra loro. Oggi grazie a Moccia l’amore è scrivere sui muri. Tempo fa un mio amico ha scritto sul muro della vicina di casa “Io e te 3mt sopra il cielo”. Lei gli ha risposto: “Avviati, c’ho le vertigini!”. So di chiederti un grande regalo, ma tutto sommato, caro Babbo Natale, ce lo meritiamo! Auguri! *Comico

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Dicembre 2010

Campo di Marte • Cure • Coverciano

VIA MARCONI. Segnaletica poco chiara agli incroci e velocità elevata: negozianti e residenti si mobilitano

Cartelli mancanti, un incidente al dì la richiesta

Al via la raccolta di firme per chiedere un dosso

Scippi, “qui ci vuole il vigile di quartiere”

di rallentamento. In piazza Nobili

Ma quale isola felice. “Il Quartiere 2 è oggi al centro di emergenze e illegalità da affrontare senza indugio”. Arriva fino a Palazzo Vecchio la denuncia di Vito Poma, capogruppo Pdl in consiglio di quartiere. Che sul j’accuse non indugia di certo. “Gli episodi di violenza e degrado, che ormai sull’intero territorio fiorentino vanno aggiornati quotidianamente – afferma Poma - non risparmiano questa zona”. “Nel 2010 le denunce presentate dai residenti appaiono in crescita – continua il consigliere Pdl, autore di un’interpellanza in Comune a quattro mani con Giovanni Galli - anche in riferimento all’inizio del mandato amministrativo e secondo una costante tendenza degli ultimi anni, così registriamo un incremento di aggressioni, scippi, furti, rapine in abitazioni ma anche in negozi e banche”. Una delle questioni irrisolte rimane quella delle occupazioni abusive “a cui rischiamo di abituarci, come quella a San Salvi o alla Bice Cammeo”. Secondo Poma tenere sotto controllo la situazione si può, basterebbe cominciare con l’istituzione del vigile di quartiere. Una richiesta ormai reiterata nel tempo, che per il momento non trova risposta.

la situazione peggiore per pedoni e scooteristi. Ma anche altri angoli non scherzano Paola Ferri

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on c’è incrocio che si salvi in via Marconi, basta chiedere a negozianti e residenti: ognuno è stato testimone (o protagonista) di almeno un incidente. Quella che si presenta come una delle strade dello “struscio” del quartiere, ricca com’è di bar e negozi dalle vetrine scintillanti, è una via senza pace. Tanto che chi la frequenta ha cominciato a raccogliere le firme (dopo le segnalazioni e le proteste) per “mettere una pezza” alla sicurezza in questo tratto d’asfalto. A partire da una segnaletica più chiara e da un dosso di rallentamento in prossimità delle strisce pedonali più vicine a piazza Nobili. Perché gli incidenti, qui, non coinvolgono solo chi viaggia su 2 o 4 ruote, ma spesso e volentieri anche gli stessi pedoni. Solo qualche settimana fa è toccato a una signora che stava attraversando all’angolo con via Caselli, presa in pieno da un’auto e fortunatamente illesa, nonostante il notevole volo. Non è andata meglio a Irene, investita proprio davanti al bar dove lavora, sempre in via Marconi, e pure multata. “Trentotto euro perché non mi trovavo sulle strisce – racconta la ragazza – e non ero neanche in strada, ma in prossimità di attraversare”. Partendo da viale dei Mille, ogni incrocio ha le sue pericolosità. Uno dei più incidentati è proprio l’intersezione con il viale e via del Pratellino, dove, a detta di chi lavora in zona, si rischia almeno una dozzina di incidenti al giorno, a causa di una segnaletica pressoché inesistente e di un paio di semafori mal sincronizzati. Una situazione che commercianti e residenti hanno più volte segnalato alla municipale, senza ottenere niente. Problematiche anche le strade che collegano via Marconi a viale Volta. “Di ambulanze ne avrò chiamate almeno una decina – racconta Filippo, gestore del bar sull’angolo con la sfortunata via Caselli – ho testimoniato in una dozzina di incidenti, ce n’è quasi uno al giorno. Una volta un’auto mi è anche entrata dentro al locale”. E in effetti il muro porta ancora i segni dello scontro. Anche l’incrocio con via Galvani ne ha

l’incrocio di piazza

Nobili

passate diverse. Forse la soluzione potrebbe essere il famoso dosso di rallentamento, da posizionare più avanti, nei paraggi di piazza Nobili. Anche qui, dove confluiscono quattro strade, i sinistri non sono una rarità. Talvolta per la “prepotenza” di chi si immette da via Carnesecchi senza rispettare la precedenza, altre volte per la scarsa visibilità provocata dalle auto parcheggiate sul marciapiede. La voce di una prossima riorganizzazione della piazza, tale da farla assomigliare a una vera

il reporter è un periodico di 10 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 216.486 copie

compilate sono già state consegnate agli uffici comunali, che a loro volta hanno avviato le procedure per la verifica di fattibilità. Il prossimo passo potrebbe essere quello di mettere in sicurezza le strisce che già ci sono: quelle in piazza Edison, ad esempio, altro attraversamento ad alto rischio per i pedoni, considerata la velocità con la quale le auto scendono dalla collina di Fiesole. “Basterebbe un semaforo”, spiegano commercianti e residenti. E forse un’altra serie di firme.

il caso Multe a raffica anche in occasione delle partite infrasettimanali al Franchi

E il popolo dei “fregati” da Sweepy Jet fa ricorso

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na strada sì, una no. La famosa pulizia strade senza spostare le auto? A macchia di leopardo a Campo di Marte. E i residenti ci hanno guadagnato altrettante multe a raffica. Qui la Sweepy jet, l’innovativa macchina per il lavaggio dotata di braccio meccanico, è arrivata per la prima volta a marzo dell’anno scorso. E secondo Quadrifoglio, adesso, è a pieno regime in tutto il quartiere. Ma non secondo la polizia municipale. Per via del Pratellino, dove i cartelli stradali con l’obbligo di rimozione sono scomparsi, c’è una via Marconi dove quei cartelli sono ancora in piedi. In altre strade è stato semplicemente oscurato (o

Il Reporter di Campo di Marte, Cure, Coverciano raggiunge 41973 famiglie nel quartiere 2 di Firenze.

Copia in abbonamento postale

e propria piazza, circola ormai da qualche anno, ma di concreto per il momento non si è visto niente. “Se il sindaco ha tanto a cuore la vitalità delle piazze – si raccomanda un residente – faccia qualcosa anche per la nostra”. Dovrebbe andare a buon fine, invece, la battaglia per la realizzazione di un attraversamento pedonale in più su viale Volta, richiesta a gran voce dai cittadini che vi abitano e supportata anche in questo caso da una folta raccolta di firme. Le quattro pagine

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meglio bianchettato) il simbolo della rimozione forzata, ma permane il divieto di sosta nei giorni di lavaggio settimanale, in alcune strade (vedi via Cairoli) i pali sono stati rimossi del tutto, rendendo impossibile identificare anche la zcs, in un momento di rivoluzione della sosta come questo. Il risultato? Dopo un periodo di pace armata tra vigili e cittadini, i foglietti rosa hanno cominciato a riapparire sui parabrezza a ritmo serrato, con intere strade sanzionate. Tra le più martoriate via Marconi, via Carnesecchi e via Saffi. “Sweepy jet è ancora in fase sperimentale – si sono sentiti dire i multati dalla municipale – infatti i cartelli con

Stampato da Rotopress International, Loreto (AN) Periodico d’informazione locale Anno IV n.96 del 1 dicembre 2010 N°reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10€

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il divieto di sosta sono rimasti”. La beffa, oltre il danno, è arrivata sul finire di ottobre, in occasione di una partita infrasettimanale della Fiorentina. In questi casi, per annuncio dello stesso sindaco, i residenti avrebbero avuto una deroga sull’obbligo di spostare le auto per consentire la pulizia settimanale. Così non è stato, all’indomani la sorpresina rosa campeggiava su quanti avevano creduto alla promessa. E la municipale ha fatto sapere di non aver intenzione di far sconti a nessuno, neanche in questo caso. Ma sono già numerosi i cittadini che hanno deciso di fare ricorso. Arrivederci /P.F. alla prossima puntata.

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piano strutturale. Dai contenitori vuoti a San Salvi, passando per il tubone: novità in arrivo

Campo di Marte cambia. Ecco come L’ALLARME. Microcriminalità in aumento nel Q2

Furti e truffe, gli anziani ora si sentono a rischio L

il parco di

San Salvi

I progetti avanzati in zona dovranno fare i conti con il diktat dei volumi zero. Ma lasciare l’ex manicomio fiorentino completamente pubblico sarebbe possibile. Come? L’esempio viene da Trieste, patria di Franco Basaglia Francesca Puliti

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an Salvi, ex Telecom, ex acquedotto di piazza delle Cure, tubone e Varlungo. Eccoli i nodi principali del piano strutturale alla “campomartina”. Cerchiamo dunque di capire che cosa cambierà per un pezzo di città da 90mila abitanti l’adozione della mappa dello sviluppo cittadino del prossimo decennio. Capitolo edifici dismessi: su questo il sindaco è stato chiaro, la Firenze del futuro sarà a volumi zero, il che significa no a nuove costruzioni, sì al recupero dei contenitori vuoti. E anche nel quartiere 2 ce ne sono di significativi. Uno per tutti, l’ex sede Telecom di via Masaccio, tuttora in attesa di un compratore. Forse in questo caso il piano strutturale potrebbe rendere più attrattivo l’acquisto, anche se a caro prezzo (ai tempi in cui voleva acquistarlo lo stesso Renzi, dalla poltrona della Provincia, fu valutato 80 milioni). Nessuna novità di rilievo, invece, per l’ex acquedotto di piazza delle Cure. Anzi, la situazione pare ancor più bloccata di prima. E’ stata recentemente bocciata in consiglio comunale, infatti, la mozione presentata dal centrodestra per mettere in sicurezza l’edificio e provvedere a scongiurare altre occupazioni abusive. Ancora da definire la questione dei nuovi immobili (ben 45mila metri cubi) che dovrebbero sorgere lungo i binari, da accordi con le Ferrovie. Data la situazione di confronto-scontro continuo tra Palazzo Vecchio e Fs a proposito di Tav, è difficile prevedere se sarà fatta una deroga ai volumi zero, in quanto già progettati, oppure no. In tema San Salvi, invece, qualche speranza rimane accesa nel cuore di coloro che vorrebbero mantenere l’ex manicomio completamente pubblico. La speranza passa dalle osservazioni al piano, che possono esser fatte fino al momento dell’adozione definitiva, prevista a febbraio. Al momento, infatti, è stato semplicemente riconfermato il piano di recupero datato 2007, che prevede l’alienazione di una parte consistente dei padiglioni (circa il 60%), mentre il restante rimarrà ad

uso dell’Asl. Eppure mantenere la città dai tetti rossi pubblica al 100% non sarebbe così irrealizzabile. “Basterebbe la volontà di farlo”, ribadiscono dal Comitato San Salvi chi può. E portano l’esempio di chi ce l’ha fatta. A Trieste, per esempio, il manicomio dove operò Franco Basaglia è stato trasformato in un parco ad uso della cittadinanza. Ventidue ettari di terreno (San Salvi ne occupa 32), 5mila rose e 4mila tulipani appena piantati con un investimento da centinaia di migliaia di euro. La ristrutturazione, qui, è ancora in corso d’opera, ma alcuni risultati già si vedono: ad esempio il teatro interno, alla prima stagione l’anno scorso, ha già messo in cartellone una ventina di spettacoli e riscosso notevole successo. Andatelo a dire ai Chille de la balanza, la compagnia teatrale con sede a San Salvi, che da anni aspetta di poter allestire i propri spettacoli nella struttura anni ’30 lungo via del Mezzetta. La par-

a cronaca degli ultimi mesi ha visto spesso protagonista, con episodi vari di microcriminalità, anche il quartiere 2, che invece è sempre stato considerato dall’opinione comune uno dei più tranquilli della città. Ci sono stati i numerosi furti nelle abitazioni nella zona di via Centostelle, e uno più recente in via Bolognese; in viale Calatafimi un ragazzo si è accostato col motorino a una donna strappandole dal collo un gioiello del valore di 1.500 euro; e ancora c’è stata una rapina alla parafarmacia di viale De Amicis portata a termine da un uomo con il volto coperto e armato di pistola. Poi qualche aggressione con furto, come l’ultima in piazza Beccaria, scippi e truffe agli anziani. “Tutte cose che ci sono sempre state secondo me, ma di cui oggi si parla di più perché il tema della sicurezza è di moda - commenta un signore al mercato dello stadio - io non sono preoccupato”. Ma in realtà il polso della situazione è altalenante in tutto il quartiere e gli anziani si sentono a rischio più di tutti gli altri. “Con tutto quello che si sente in giro, io sto in ansia ogni volta che ritiro la pensione. Ultimamente, tutte le volte che mi è possibile cerco di farmi accompagnare dovunque - confida un’anziana - da quando una mia conoscente è stata truffata in casa sua, io non apro più a nessuno e non rispondo a chiunque mi avvicini per strada. Mi dispiace anche di sembrare scortese, ma non voglio correre rischi”. E in effetti questa è la linea più consi-

gliata agli anziani anche da parte delle forze dell’ordine: non aprire agli sconosciuti, se non si è sicuri, non arrischiarsi a dare confidenze e chiamare i numeri di emergenza ogni qual volta si presenti una situazione dubbia. Per i più giovani, invece, le condizioni non sono affatto cambiate, e il quartiere è percepito ancora come un luogo tranquillo, dove si può tornare a casa serenamente anche la notte, a differenza del centro storico. “Certo, dipende dalle zone - dice Chiara - io sto vicino allo stadio e dalle mie parti non mi sento in pericolo neanche quando torno tardi e da sola, ma non so se sarebbe lo stesso intorno alla stazione di Campo di Marte o in zone un po’ meno

Non apro più a nessuno e non do confidenza per strada frequentate e illuminate”. Chi si interroga sul perché di questa ondata di microcriminalità, invece, riflette sul fatto che sono sempre di più le persone che non arrivano a fine mese e che a volte - come per i furti nei negozi o nei supermercati - è il bisogno che spinge a certe azioni, benché questa non sia una giustificazione. “Oppure è solo la furbizia di chi sceglie la via più facile per guadagnare infierendo sulle categorie più deboli e indifese”, /A.D. conclude un passante.

Che fine faranno i 45mila metri quadri di nuovi edifici in programma lungo i binari? tita fiorentina però non è ancora conclusa e il comitato continua a sperare. Altro fronte di cambiamento, fortemente voluto dal sindaco, è quello che riguarda la famosa circonvallazione nord della città. Per dirlo in parole povere, il “tubone”. Confermata l’intenzione di proseguire il ponte di Varlungo interrandolo dalla parte di Bellariva: la prima uscita dovrebbe essere a Coverciano. Poi, forse e comunque in un futuro non così prossimo, il tunnel dovrebbe proseguire passando sotto la collina di Fiesole e circumnavigando la città fino a Peretola. Ma per allora probabilmente la città starà già discutendo un nuovo piano strutturale.

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Campo di Marte • Cure • Coverciano

CHIESA CHE VAI. Altro che crisi di fedeli, le parrocchie del Q2 sono affollate. Non solo per pregare

In fila davanti al confessionale per trovare un posto di lavoro Francesca Puliti

qualcosa – continua Liana – inoltre, attraverso le raccolte di fondi come i mercatini vintage riusciamo a dare una mano a chi ne ha bisogno per le spese di casa o per le cure mediche. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo finanziato la chemioterapia a una signora albanese, con una spesa di oltre 5mila euro”. Il prossimo mercatino si terrà dal 15 al 30 dicembre nella saletta accanto alla chiesa. In molti vanno a bussare anche

C

risi della fede? Anche no. Non a Campo di Marte, almeno. Qui le presenze in chiesa si aggirano attorno alle centinaia per ogni funzione. A parrocchia, s’intende, parola dei parroci stessi. L’unica crisi che hanno visto le chiese del quartiere è un’altra: quella economica. E si sono attrezzate per offrire ai fedeli un altro servizio, oltre quello di supporto spirituale: si son fatte ufficio di collocamento. Il Centro di Ascolto di via Gioberti, di fianco ai salesiani, ad esempio, accoglie una quarantina di persone ogni mattina. Gente alla disperata ricerca di lavoro. “Rumeni soprattutto – racconta Liana, la responsabile del centro – ma anche ucraini, marocchini, filippini e peruviani, per la maggior parte in cerca di un posto come badante o baby sitter, ma in realtà disposti a fare qualsiasi tipo di lavoro pur di riuscire a pagare l’affitto o a non far scadere il permesso di soggiorno”. Gestito interamente da volontari (3 o 4 ogni mattina), il centro è attivo da una quindicina d’anni, ma solo nell’ultimo anno e mezzo si sono affacciati alla porta anche alcuni italiani. “Soprattutto donne – spiega un’altra volontaria – in cerca di un posto come colf”. Per così tante richieste, però, arrivano solo una o due offerte di lavoro al giorno. “Ma è già

In via Gioberti, al Centro di ascolto, si presentano quaranta persone al giorno alla porta dei Sette Santi, in viale dei Mille, nel tentativo di trovare un impiego. “Una trentina ogni lunedì – spiega Padre Alberto – ma c’è anche chi viene a offrire lavoro, per fortuna”. Dal 2003, quando il parroco ha lasciato SS. Annunziata dopo 39 anni di onorato servizio, Padre Alberto ne ha visti di casi del genere. Ma ha visto anche aumentare coloro che partecipano assiduamente alla vita di comunità. Tant’è che ci sono un centinaio di bambini iscritti al catechismo. E il 28 dicembre saranno “in scena” con la recita natalizia. Circa trecento, invece, i bambini che frequentano San

sette santi Viale dei Mille

san gervasio Piazza San Gervasio

san zanobi Via Centostelle

Un camion di cibo per i residenti

Due settimane di mercatino di beneficenza

Qui c’è anche materiale ortopedico

Due settimane intere di mercatino di beneficenza, a ridosso del Natale, per raccogliere fondi in favore della Caritas diocesana. Ad organizzare il tutto ci penseranno i giovani della parrocchia di San Gervasio. Che sono molti. “Una cinquantina quelli del dopocresima – afferma il viceparroco – che ormai sono diventati un gruppo di amici, circa 300 quelli del catechismo”.

Mette a disposizione anche materiale ortopedico la parrocchia di San Zanobi, oltre a raccogliere cibo e vestiario per chi ne ha più bisogno. La chiesa si autofinanzia tramite iniziative come sagre (con quella dei marroni sono stati raccolti più di 4mila euro) e mercatini. Il 18 dicembre, invece, c’è il concerto di Natale con il Coro del Cai “La Martinella”.

Sono più che mai attive le associazioni di volontariato legate alla chiesa dei Sette Santi. Non solo il centro di ascolto, aperto ogni lunedì pomeriggio: qui si distribuiscono viveri ai residenti del quartiere. E sono molti i bisognosi, nonostante questa venga generalmente considerata una zona di benestanti. “Ne distribuiamo un camion intero”, racconta uno dei frati.

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Catechismo per adulti, siti web per mantenersi in contatto con i parrocchiani, raccolte fondi e ufficio di collocamento fai da te.

sacro cuore Via Capo di Mondo

san salvi Piazza di San Salvi

Il presepe più amato dai fiorentini

La più antica (e meno conosciuta)

E chi pensava che i giovani non partecipassero più dovrà ricredersi: sono centinaia quelli che frequentano assiduamente

il chiostro della chiesa di

San Michele

a

Gervasio. “Ma ci sono anche due gruppi di ragazzi più grandi”, spiega il giovane viceparroco. Che quantifica i parrocchiani con una precisione quasi da anagrafe: circa 8mila in tutto, (“più o meno 3.500 campanelli da suonare quando passiamo a benedire le abitazioni”), di cui circa il 12% regolarmente presente a messa. E quelli che non possono muoversi da casa, e ce ne sono molti tra gli anziani della

C’è lo zampino di Pier Luigi Nervi, quello che progettò lo stadio di Firenze, dietro l’inconfondibile campanile “a ragno” della chiesa del Sacro Cuore. Ma quello per cui è più famosa la basilica è il vicino presepe semovibile, allestito qualche metro più avanti nella stessa strada e a disposizione di bambini e curiosi dalla prima domenica di dicembre all’ultima di gennaio.

San Salvi

zona, li raggiungerà a domicilio insieme ai chierichetti, sotto le feste natalizie. Ma il catechismo non è roba solo da bambini: al Sacro Cuore, moderna chiesa di via Capo di Mondo, si fa lezione anche agli adulti, un paio di volte al mese. Né tantomeno è qualcosa di “old style”, basti pensare che la parrocchia di San Zanobi, in via Centostelle, ha anche un sito internet, aggiornato con orari, appuntamenti,

raccolte fondi. Al momento si stanno cercando le risorse per rifare l’impianto luci e riscaldamento: oltre 4mila euro sono già stati raggranellati con la sagra dei marroni, qualcos’altro arriverà, probabilmente dal concerto di Natale del 18 dicembre prossimo, con il Coro del Cai “La Martinella”. Per essere continuamente aggiornati, non resta che rimanere connessi.

È una delle pievi più antiche costruite fuori dalle antiche mura, quella di San Michele a San Salvi, con i suoi 1000 anni circa di età. Eppure ancora in pochi conoscono il delizioso chiostro che si apre al suo interno, dove ancora si conservano le tracce degli affreschi. E di quella antica quiete che doveva regnare un tempo in città.

Ecco gli interventi previsti questo mese sulle strade del quartiere: VIA DELLA LOGGETTA Sono iniziati a fine novembre alcuni lavori alla rete idrica in via della Loggetta. Fino al 6 dicembre è in vigore un divieto di transito (eccetto frontisti) nel tratto da via della Chimera fino al fondo della strada verso la ferrovia. VIA DEI SETTE SANTI – VIA SAN GERVASIO – VIA BASSI – VIALE CALATAFIMI A fine novembre sono iniziati i lavori di asfaltatura in via dei Sette Santi, via San Gervasio, via Bassi e viale Calatafimi. Fino all’11 dicembre sono in programma alcuni provvedimenti. Via dei Sette Santi sarà chiusa da viale dei Mille e via Campo d’Arrigo. Divieto di transito anche in via San Gervasio (nel tratto da via Carnesecchi a piazza Antonelli) e in via Bassi (tratto da piazza Antonelli a via Fratelli Bronzetti). In via Calatafimi è previsto solo un restringimento di carreggiata.

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Campo di Marte • Cure • Coverciano

LA cLASSIFIcA. Tra i parametri ci sono il verde fruibile, le zone a traffico limitato e i pm10 nell’aria

Città vivibili, Firenze perde posizioni Caterina Gentileschi

tre posizioni le hanno conquistate Belluno, Verbania e Parma, che rappresentano tre fiori all’aocchiello nel panorama italiano. Ma questo non vuol dire che i fiorentini debbano stare tanto tranquilli, perchè altre città del granducato si sono dimostrate più virtuose. E’ andata molto bene a Siena, che si aggiudica il sesto posto (anche se l’anno scorso la città del Palio era arrivata quinta, si è fatta scavalcare da Trento che dal sesto è passata al quarto posto ). Anche Livorno si è dimostrata capace di ottime performance, sarà il buon clima o la minore tendenza a usare l’automobile, ma la città costiera si è piazza a un ottimo decimo posto. Più virtuose di Firenze anche Prato (16esima) e Pisa (25esima), mentre scivolano inesorabilmente verso posti più bassi della classifica Arezzo (53esima), Massa (57esima), Lucca (68esima), Grosseto (77esima) e infine Pistoia (85esima). Ma quali sono le discriminanti che permettono a una città di guadagnare o perdere punti? In realtà è un incrocio di vari parametri, che messi insieme danno forma ai risultati. Importantissima è la presenza di pm10 nell’aria (da questo punto di vista Siena si dimostra una delle migliori d’Italia), l’acqua potabile per abitante (a sorpresa si scopre che è l’indisciplinata Pistoia a guadagnarsi un premio consolazione, rientrando nella rosa delle tre più virtuose), oppure le perdite della rete idrica, la capacità di depurazione o la produzione dei rifiuti, ma anche la raccolta differenziata, la presenza di isole pesonali, il verde urbano fruibile e le zone a traffico limitato. C’è poco da fare, Firenze deve cominciare a fare i conti con se stessa. E i fiorentini dovrebbero cominciare a curare di più la loro città.

Il capoluogo toscano si è piazzato al quarantacinquesimo posto in Italia nella graduatoria stilata da legambiente, sette punti più in basso rispetto all’anno scorso

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Firenze si vive bene, come no. E’ una città piccola, a misura d’uomo (e di bambino), dove arrivare da una parte all’altra non costa poi così tanta fatica. Parole che si sentono ripetere frequentemente dai fiorentini. Ma quanto c’è di vero? La città del giglio è davvero in pole position tra le città più vivibili d’Italia? Sembrerebbe di no, almeno stando alla classifica stilata da Legambiente che, facendo fede a diversi parametri, la posiziona al 45esimo posto su 103 città del belpaese. Ma la notizia vera non è il cattivo posizionamento, quanto piuttosto la perdita di posizioni rispetto allo scorso anno. Nel 2009 la bella Florentia si era infatti conquistata il posto numero 38, ben lontana dal podio, ma comunque 7 posizioni più in alto rispetto alla media di quest’anno. Per la cronaca, le prime

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Il racconto del professore che l’ha testata

La pianta che respira lo smog

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i chiama tillandsia ed è una pianta latino-americana un po’ speciale. Perchè? “Perchè la sua caratteristica principale - spiega il professor Luigi Brighigna, docente in pensione del corso di laurea in scienze biologiche dell’Università di Firenze - è nutrirsi di quello che le arriva dall’aria”. Non ha radici la tillandsia, perchè tutto il nutrimento di cui ha bisogno lo assorbe dall’aria attraverso le foglie e può essere appoggiata su pali della luce, spartitraffico o, ovviamente, sui rami degli alberi, da dove “annusa” e incamera tutte le particelle che svolazzano nell’aria”. “Questo significa - continua - che la pianta riceve dall’aria il particolato atmosferico, che ha una composizione varia a seconda dell’area in cui la pianta viene posizionata, comprese le particelle di smog di stradae particolarmente trafficate o di metropoli ad alto tasso di inquinamento”. Non è la prima volta che Luigi Brighigna lavora con questo genere di vegetali, aveva già fatto alcuni esperimenti in passato in diversi Paesi del Sud America, e di recente ha cercato di mettere la sua esperienza anche al servizio della città di Firenze, provando a posi-

una

pianta di tillandSia

zionare per qualche mese alcune piante all’altezza dello spartitraffico di piazzale Donatello. E quello che i grovigli di tillandsia hanno restituito ai microscopi è un’altissima concentrazione di smog. “L’idea mi è venuta - spiega il professore - pensando a via Masaccio. Quando io ero bambino ci passava il tram, ora invece è una specie di camera a gas”. Queste piantine non mentono, sono cartine di tornasole, “raccontano con precisione, esaminandole con microscopi elettronici, tutto quello che è capitato loro e tutte le sostanze che hanno assorbito nel periodo di /L.V.Z. esposizione”.


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in questo mese tutte le proprie iniziative migliori. Tra questi, quello delle Cure ha programmato addirittura un brindisi augurale in piazza con tutti i commercianti e coloro che si vorranno unire per venerdì 17 dicembre, intorno alle 19.30-20, accompagnato da una performance teatrale. Anche in via Gioberti le “100 botteghe” hanno in ponte qual-

In via Gioberti anche il nuovo servizio di “baby parking” che novità: tutte le domeniche, a partire dall’8 di dicembre, partiranno le pedonalizzazioni della strada, con in aggiunta un ulteriore servizio, ovvero il “baby parking” alla scuola Francese. In pratica, i genitori che vorranno dedicarsi allo shopping

natalizio senza costringere i propri bambini a trascinarsi da un negozio all’altro alla ricerca del regalo perfetto potranno affidarli alle strutture della scuola Francese di via Gioberti, che li intratterrà con attività ludiche di vario genere. Il servizio è gratuito per tutti coloro che prenderanno il buono presso una delle 100 botteghe acquistando qualcosa. Da non dimenticare anche le consuete iniziative de “le Centostelle di San Gervasio” e dei centri commerciali naturali di Bellariva e Varlungo. Anche l’amministrazione del Quartiere, in aria di Natale, è pronta con un regalo per i propri cittadini neonati. È a dicembre, infatti, nella settimana prima del 25, che verrà consegnata ai nuovi nati la seconda tranche di libri per un progetto di invito alla lettura: si tratta di una raccolta di nuove storie in vari generi letterari adatte per bambini da /A.D. 0 a 10 anni.

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tamento è con la nota Fierucola di piazza Santo Spirito, in cui si possono trovare insoliti manufatti artigianali e saporiti prodotti biologici. L’8 dicembre anche piazza Santissima Annunziata si popola con bancarelle di artigianato e alimenti biologici, accompagnate da diverse associazioni che promuovono il lavoro delle donne in carcere o dei ragazzi portatori di handicap. Dal 3 al 5 dicembre, infine, il Saschall apre le sue porte all’iniziativa sociale della Croce Rossa, con banchi di oggettistica e di abbigliamento i cui proventi saranno interamente devoluti al sostegno degli indigenti.

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suggerire ai visitatori novità e idee da riproporre a casa propria: dalla scenografia della casa di Babbo Natale a Christmas-Bio, la tavola natalizia biologica, fino a “Sposarsi d’inverno”, uno speciale dedicato al matrimonio. Ma quest’anno trovano spazio anche luoghi dedicati alla riflessione sul concetto del Natale: i bambini potranno assistere a filmati e iniziative educative durante la mostra mercato, mentre i più grandi potranno conoscere il lavoro di diverse Onlus fiorentine, fare offerte e assistere agli incontri informativi sul lavoro delle associazioni. Il 19 dicembre l’appun-

Centri commerciali naturali protagonisti ccoci, ancora una volta, nel periodo dell’anno in cui - più di tutti gli altri - ferve la brama dell’acquisto, in cui anche chi si è trattenuto fino a dicembre dal fare spese inutili cede all’usanza e al piacere dello scambio dei regali. Inizia così la danza dell’offerta e della richiesta tra i negozianti e i clienti. E quindi negozi aperti a tempo pieno tutti i giorni, domenica compresa - in molti casi già dal mese scorso - per escludere in ogni modo la possibilità di dover rinunciare a una vendita per coloro che sono liberi solo nel fine settimana o all’ora di pranzo, ma anche eventi straordinari, mercatini e “super offerte” Natalizie. Ma soprattutto uno stato d’animo che, volenti o nolenti, coinvolge davvero (quasi) tutti. Un periodo particolare soprattutto per i centri commerciali naturali che sono fioriti nel quartiere e che concentrano

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on l’arrivo di dicembre la città si colora e s’illumina di addobbi: l’atmosfera del Natale avvolge ogni angolo delle strade, ricordando i piaceri e i doveri legati a questa festività. Se da una parte non si vede l’ora di ritrovare i familiari con cui condividere i menù speciali riservati a questi giorni e scartare i regali che attendono sotto l’albero, d’altra parte ci vuole un po’ di impegno per far sì che il 25 dicembre sia all’altezza delle aspettative. Una buona soluzione per unire l’utile al dilettevole è quella di sfruttare le offerte proposte dai mercatini, che propongono inusuali idee regalo durante una passeggiata tra le piazze più belle della nostra città. Anche quest’anno, infatti, piazza Santa Croce ospiterà, fino al 19 dicembre, il consueto mercato tedesco, aperto dalle 10 alle 20 con le sue cinquanta caratteristiche casette di legno che propongono tradizionali articoli alimentari e casalinghi germanici legati al Natale. In più, quest’anno, si associa all’iniziativa anche un concerto eseguito dall’Orchestra da Camera Fiorentina, per festeggiare le vacanze sulle note dei più celebri compositori di musica d’arte. Spostandosi di qualche chilometro, dal 4 al 12 dicembre la Stazione Leopolda diventa teatro di una suggestiva manifestazione per consigliare e

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FESTIVITÀ. Breve guida alle proposte di questo periodo


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Dicembre 2010

Campo di Marte • Cure • Coverciano

REALTÀ DEL QUARTIERE. Alla scoperta del “Pazzagli”, nato nel 2001 in via Sant’Andrea a Rovezzano

E il campo incolto diventò un parco d’arte Si tratta di un’esperienza unica ma ancora poco conosciuta, con più di 200 opere immerse nel verde, tra cui una scultura vivente formata da 300 cipressi. Che possono anche essere adottati Alice D’Alfonso Enzo Pazzagli, considerato da critici e collezionisti “un maestro nell’arte della lamiera d’acciaio “, nato nella campagna toscana tra Arezzo e Siena, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, imparando l’arte del ferro battuto nella bottega del padre fabbro. L’artista accarezzava

l’ingresso del parco

l’idea del parco d’arte già nel 1990, quando aveva allestito nel giardino di casa sua, a Settignano, una piccola esposizione di opere, ma solo nel 2001 ha trovato, vicino a Rovezzano, un terreno davvero adatto al suo progetto. In tre anni e mezzo ha trasformato quello che prima era un campo incolto in un immenso prato, nel quale sono stati piantati 300 cipressi che formano l’enorme scultura vivente “La Trinità”, un’opera d’arte che rappresenta due profili e un volto, stesa su 15mila metri quadrati. Questa installazione - che si può godere nella sua interezza solo dall’alto ma che si apprezza anche camminandoci all’interno - si rifà alle monumentali costruzioni di antiche civiltà, e accoglie tra i suoi occhi, nasi e bocche tutte le altre opere d’arte del parco. Nell’idea dello scultore Enzo Pazzagli c’era la creazione di un’opera d’arte vivente che durasse nel tempo e mutasse con il passare degli anni: tra 10, 50, 100 anni i cipressi saranno cresciuti e il profilo dell’immensa scultura di alberi sarà sempre più marcato e formerà una linea continua, come

alcune delle opere esposte

un grande labirinto. Da qui la genesi dell’iniziativa più originale del parco, ovvero “adotta un cipresso”: con un contributo di 50 euro si può ottenere un’adozione di cinque anni, oppure con 100 euro una di 10, rinnovabili. Ogni pianta adottata sarà contrassegnata da un numero e, a richiesta, anche dal nome del donatore o da una sigla. Così l’opera assumerà un carattere corale poiché realizzata da ben 301 persone, ovvero dall’artista Enzo Pazzagli e dagli altri che, adottando un cipresso, ne diventeranno i co-autori. Il parco si trova in un luogo circondato dalle colline, vicino all’Arno, in un punto in cui il

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fiume è particolarmente ampio, quasi da formare un piccolo lago e piuttosto vicino al centro città. Oggi vi sono collocate opere di varie dimensioni visibili anche di notte grazie al sistema di illuminazione: lavori di vari artisti fra cui Marcello Guasti e Sauro Cavallini e, periodicamente, vengono allestite anche mostre temporanee di autori internazionali e una varietà di manifestazioni non soltanto legate strettamente al mondo dell’arte, ma anche dello sport, della cultura e della botanica. Il parco è aperto tutto l’anno ma in dicembre, gennaio e febbraio solo su appuntamento, al numero 055/691114.

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uasi 24mila metri quadrati e più di 200 opere d’arte immerse nel verde. È il Parco d’arte Pazzagli, a Firenze sud, in via Sant’Andrea a Rovezzano, una realtà ancora poco conosciuta dai fiorentini benché unica. A idearlo è stato l’artista


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ieri, oggi...

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ADDIO 2010. Viaggio a ritroso tra i fatti e gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi

Dal tram a Prandelli, un anno di partenze A febbraio il battesimo del sirio, a maggio l’ultima del tecnico di orzinuovi sulla panchina viola. E ancora: ad agosto l’abbattimento della pensilina della stazione, a novembre la rivoluzione della sosta. Ecco il bilancio di questi 365 giorni Ivo Gagliardi

L’

anno del tram? Macché, quello dell’addio di Prandelli. Anzi no, l’anno in cui è sparita la pensilina di Toraldo di Francia da piazza Stazione. O ancora quello della rivoluzione della sosta, del piano strutturale a “volumi zero” o di Firenze “capitale” dello sport. Provate a chiedere ai fiorentini il motivo per cui ricorderanno questo 2010 ormai a fine corsa, e otterrete un mix di risposte diverse. Molto diverse. Perché sono stati tanti, e differenti tra loro, i fatti, gli eventi e le novità che il 2010 ha portato in dono a Firenze e ai suoi abitanti. Procedendo in ordine cronologico, il primo (e attesissimo) momento saliente è arrivato sulle rotaie. Era il 14 febbraio, un San Valentino molto particolare per la città: la prima corsa della prima linea del tram. Dopo anni di cantieri e polemiche, attese e discussioni, i fiorentini sono potuti finalmente salire sul Sirio, dando ufficialmente il via all’era tramvia. Un mese e mezzo dopo è iniziata un’altra era, quella di Enrico Rossi alla guida della Regione. Dopo 10 anni targati Claudio Martini, il 28 e 29 marzo l’ex assessore toscano alla sanità è stato eletto governatore, incarico che ricoprirà fino

al 2015. Per due ere che iniziano una che finisce. Era il 16 maggio quando Cesare Prandelli sedeva per l’ultima volta sulla panchina della Fiorentina. Trentottesima giornata di campionato, Bari, viola sconfitti 2-0 e fuori dall’Europa (ma questo già si sapeva): quello che nessuno ancora sapeva, nonostante le voci e le polemiche di un’annata difficile, era che dopo cinque anni il tecnico di Orzinuovi avrebbe lasciato le rive dell’Arno (pur rimanendoci a vivere) per diventare ct della Nazionale. Veste in cui è tornato a sedere sulla panchina del Franchi (7 settembre, Italia-Isole Far Oer 5-0), ma ormai non più da allenatore dei viola. Restando in ambito sportivo, le novità non sono certo mancate per Firenze nel 2010. La più gradita è arrivata a fine settembre direttamente dall’altra parte del mon-

A ottobre è iniziato l’iter del nuovo piano strutturale, che sarà a “volumi zero”

do: è stato a Melbourne che la città del giglio è stata scelta (insieme a Lucca, Montecatini Terme e Pistoia) come sede dei Mondiali di ciclismo del 2013. Un evento prestigioso, che trasformerà Firenze nella “capitale” dello sport mondiale, ma non l’unico che ha visto la città protagonista: a ottobre il capoluogo toscano ha ospitato alcune partite dei Mondiali di volley, a novembre sull’erba del Franchi è scesa per la prima volta la Nazionale italiana di rugby, contro l’Australia. Ha qualcosa a che fare con lo sport anche un’altra delle grandi novità di quest’anno che sta per finire: l’abbattimento della pensilina di Toraldo di Francia in piazza Stazione. La costruzione – per la verità mai troppo amata dai fiorentini – aveva visto la luce grazie ai fondi di Italia ‘90: venti anni dopo, ad agosto 2010, è stata demolita. E ancora: a ottobre è iniziato l’iter del nuovo piano strutturale a “volumi zero”, mentre novembre è stato il mese della rivoluzione della sosta, con la riduzione del numero delle Zcs da 14 a 5, ma non solo. Finito qui? Macché. Perché se il 2010 è ormai ai titoli di coda, dietro l’angolo c’è già il 2011, col suo bel carico di lavori e novità. Leggere la pagina qui a fianco per credere.

FocUs Lo storico mercato prova a stare aperto tutto il giorno, mentre la Firenze by night ritrova un luogo simbolo

Spesa pomeridiana a Sant’Ambrogio. E l’anfiteatro è tornato a vivere on solo tram, non solo parcheggi. Sono stati molti altri – tra quelli che hanno avuto più visibilità e quelli passati sotto silenzio o quasi – i cambiamenti piccoli e grandi vissuti da Firenze in questo 2010. A cominciare da quello che ha interessato Sant’Ambrogio: dalla fine di ottobre (e in via sperimentale fino al prossimo giugno) lo storico mercato di piazza Ghiberti è aperto anche il pomeriggio due volte la settimana, il mercoledì e il venerdì. Ma non solo: da metà novembre anche i banchi esterni, quelli di ortofrutta e generi vari, possono stare aperti fino alle 18, in questo caso tutti i giorni della settimana. Poi c’è

il capitolo Ztl. A novembre, insieme alla rivoluzione delle Zcs, è arrivata anche quella della zona a traffico limitato: i settori sono passati da 5 a 2 (A e B) e, rispetto alla precedente, la nuova Ztl è stata ampliata per comprendere tutta l’area della stazione di Santa Maria Novella e via Tripoli. Il settore A è rimasto sostanzialmente invariato (con l’inglobamento della zona del mercato centrale di San Lorenzo fino a piazza dell’Unità e della piazza di Santa Maria Novella), mentre il B ha riunificato i vecchi settori B, C, D ed E. Nessun cambiamento, invece, per quanto riguarda gli orari di validità: dal lunedì al venerdì dalle 7.30

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cOSA cI ASPETTA. Ricominciano i lavori della tramvia. Ma le linee 2 e 3 saranno pronte in mille giorni

Un 2011 all’insegna dei cantieri e dell’arte Due corsie in meno in viale strozzi, transenne anche a Novoli e in viale Belfiore. In compenso a giugno aprirà il Palagiustizia. E i fiorentini potranno rifarsi gli occhi a suon di mostre Francesca Puliti

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i aprirà a suon di cantieri l’anno che verrà. Dopo le feste natalizie, presumibilmente proprio dal 7 gennaio, avrà inizio una delle opere più imponenti per la città: la realizzazione delle linee 2 e 3 della tramvia. Detto con le parole del sindaco Renzi, “tecnicamente parlando, in alcuni tratti sarà un macello”. Ma il primo cittadino lancia la sfida: i lavori si concluderanno in mille giorni, circa 3 anni. Insomma, a fine 2013 dovremmo essere in grado di saltare sulla T2 e sulla T3, che ci porteranno da Peretola a San Marco e da Santa Maria Novella a Careggi. Confermati i tracciati previsti (non ci sarà il tanto contestato passaggio da piazza Duomo), i tre cantieri “monstre” occuperanno tre punti nevralgici per la circolazione cittadina: tra viale Strozzi (dove si mangeranno un paio di corsie) e viale Milton, viale Guidoni e viale Belfiore. A parziale rassicurazione della cittadinanza affetta da crisi da ingorgo, c’è da dire che i tracciati saranno suddivisi in 22 microlotti, ognuno dei quali sarà “affidato” alle cure di un consigliere comunale, sorta di referente per l’andamento dei lavori al quale anche gli stessi fiorentini potranno chieder conto e spiegazioni. Perché non si dica più che sull’operazione tramvia è saltata la cinghia di trasmissione tra Palazzo Vecchio e città. Entro l’estate 2011, inoltre, dovrebbero

entrare in azione le talpe dell’Alta velocità, anche se tuttora non è dato sapere che fine farà la Stazione Foster e i No Tav continuano a dar battaglia a suon di manifestazioni. A partire da febbraio, invece, il Comune dovrebbe adottare in pianta stabile il nuovo Piano strutturale, faticosamente partorito dopo un percorso durato anni e sconvolto nel giro di 365 giorni di mandato renziano. Dunque, niente nuove costruzioni (il mantra è quello dei volumi zero), sì ai recuperi degli edifici dismessi. Da qui comincia la nuova vita di contenitori rimasti a lungo inutilizzati, come l’ex Meccanotessile o il Panificio militare. Un’altra partita si aprirà invece sul fronte degli immobili abbandonati dalle forze armate, in cui Palazzo Vecchio vedrebbe bene alloggi popolari e servizi pubblici. Per numerosi cantieri che si aprono, uno conoscerà il lieto fine: si tratta del Palagiustizia, la mastodontica struttura realizzata a Novoli e conclusa già da 3 anni. Il Tribunale di Firenze dovrebbe traslocare entro giugno. Infine, in attesa di scoprire gli eventi culturali portanti della nuova stagione, i fiorentini potranno continuare a godersi Caravaggio e i caravaggeschi tra gli Uffizi e Pitti (fino al 9 gennaio) e le belve di Ligabue (fino al 16, sempre a Pitti), mentre a febbraio Leonardo da Vinci farà per la prima volta ingresso a casa Buonarroti.

MoBIlITÀ Si accorciano le distanze tra Firenze e Pisa, e si preannunciano rivoluzioni anche sul bus

Una Toscana sempre più ad alta velocità. Non solo sui binari ncora più treni superveloci, rivoluzione nella gestione dei trasporti pubblici locali e piede sull’acceleratore per imprimere una svolta alla questione dolente dell’aeroporto. Si preannuncia un anno di grandi cambiamenti in ambito di mobilità a Firenze e dintorni. Mentre sul fronte Castello lo sviluppo dello scalo di Peretola sembra aver ormai preso il sopravvento sulla Cittadella viola, l’Alta velocità si addentra sempre più nella nostra regione. A settembre 2011 sbarcheranno nelle stazioni fiorentine i treni targati Montezemolo-Della Valle, primo esperimento di trasporto privato su rotaia. E che

rotaia. Gli Ntv del gruppo di industriali, infatti, sono destinati a fare concorrenza alla Tav delle Fs, sia in termini di velocità, che di qualità, che – ciò che più interessa all’utenza – di prezzi. Ma non è finita qui. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha preannunciato l’avvento di una linea più rapida che colleghi Firenze e Pisa, tragitto percorribile, secondo il governatore, in meno di un’ora. Rendendo così più semplice anche la sinergia tra i due aeroporti toscani. Sempre da Palazzo Panciatichi arriva un’altra importante novità: entro l’anno prossimo le aziende che gestiscono il trasporto pubblico locale dovranno

confluire sotto un unico tetto, con un taglio netto a spese e poltrone. Nel 2012, infatti, la gara di affidamento del servizio sarà tagliata per un solo gestore, incaricato di coordinare autobus e pullman in tutta la regione, contro le 31 aziende che lo fanno oggi. In un futuro non troppo lontano, inoltre, la stessa azienda dovrà prendersi carico anche dei trasporti su ferro. Tutto ciò nel tentativo di rendere più semplici gli spostamenti ai toscani, in particolar modo ai pendolari. Che però continuano ad augurarsi di non rimanere intrappolati in Fi-Pi-Li, tanto per /F.P. cominciare.

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Dicembre 2010

cURIOSITÀ. Bastano pochi passi nelle vie del centro per trovarsi di fronte a “presenze” misteriose

A spasso tra i segreti di Firenze Tra le bizzarrie più conosciute ci sono i due ritratti in piazza signoria: uno alla destra dell’ingresso di Palazzo Vecchio, l’altro sulla nuca del Perseo. A santa Maria del Fiore, invece, si può far la conoscenza della testa di una mucca, che secondo i maliziosi... Gianni Carpini

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irenze cela dei segreti dietro le sue strade e i suoi monumenti: ritratti nascosti, prìncipi indiani e leggende di fantasmi. Il nostro viaggio inizia in piazza della Signoria, luogo che custodisce due ritratti. Per scorgerli basta aguzzare la vista. Il primo, più conosciuto, si trova alla destra del portone d’ingresso di Palazzo Vecchio: si tratta di un profilo sommariamente scolpito su una delle pietre della facciata. L’origine è ancora sconosciuta, ma la tradizione lo attribuisce a Michelangelo che – voltato di spalle - avrebbe tracciato una sorta di “ritratto istantaneo”. La caccia ai segreti fiorentini continua poco lontano, sotto la Loggia dei Lanzi, dove si trova un autoritratto di Benvenuto Cellini, occultato dall’artista all’interno del suo capolavoro, il Perseo. Solo arrivando alle spalle della statua e alzando lo sguardo verso la nuca del personaggio mitologico si svela il mistero. Le stesse vie che ospitano il nostro viaggio hanno qualcosa da raccontare. Sul selciato dietro il Duomo, nei pressi di via dell’Oriuolo, è visibile una lastra rotonda di marmo che indica il punto in cui il 17 febbraio del 1600, a causa di un fulmine, cadde la grossa palla di rame dorato collocata sulla lanterna del cupolone. Grossomodo dall’altra parte di Santa Maria del Fiore, la facciata ospita una scultura insolita per una chiesa: la testa di una mucca. Secondo la versione ufficiale, l’opera onora tutti gli animali che hanno “collaborato” alla costruzione della cattedrale, ma le dicerie popolari sono più piccanti. La testa sarebbe stata collocata da un mastro carpentiere impegnato nei lavori per il Duomo, davanti all’abitazione dell’amante. In questo modo il marito, ogni volta che si fosse affacciato, avrebbe avuto dinnanzi l’animale cornuto. Racconti di fantasmi riguardano invece piazza della Santissima Annunziata e una finestra, sempre aperta. Al secondo piano del palazzo Budini-Gattai, sul lato destro della piazza osservando il cupolone, si notano delle persiane che non vengono mai chiuse. Stando alla leggenda da quella finestra si è affacciata per anni una nobildonna, che ha atteso invano il ritorno dell’amato dai campi di battaglia. Alla morte dell’innamorata, la finestra fu chiusa e - secondo il mito – gli eventi che si verificarono furono così spaventosi da convincere i parenti a lasciare almeno una persiana sempre

E un monumento ricorda il principe indiano Rajaram Chuttraputti

aperta. Meno soprannaturale, ma più terrena, è la storia del Principe indiano Rajaram Chuttraputti, da cui prende il nome la parte finale delle Cascine e il Viadotto che collega l’Isolotto con Peretola. Al nobile è stato intitolato il monumento collocato al termine del parco: il giovane morì nel 1870 all’età di 21 anni, mentre era di passaggio a Firenze. Le sue ceneri furono disperse, come vuole il rito indù, alla confluenza tra due fiumi: Arno e Mugnone.

l’AssocIAZIoNE Per loro un corso ad hoc

Genitori dietro i banchi di scuola

I

il dettaglio della nuca del

perSeo

del

cellini

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nsegnare a essere buoni genitori. E’ possibile, secondo l’Associazione Atlante Onlus Famiglia, attiva dal 2008 a Firenze per aiutare le persone nell’educazione e nella crescita dei loro figli, attraverso una “Scuola per genitori”, convegni e punti di ascolto. “I genitori sono sempre più disorientati: spesso vogliono aiutare i figli, ma non sanno come fare – spiega Giovanna Lo Sapio, presidente dell’associazione e psicologa – la nostra missione è quella di dare supporto a tutti i soggetti coinvolti nella crescita del minore, anche agli insegnanti”. Atlante Onlus offre consulenze gratuite di sette professionisti, tutti volontari: dallo psicologo al pediatra, fino al dietologo, al medico sportivo e al veterinario, per scegliere l’animale domestico più adatto. Dopo i primi appuntamenti tra gennaio e maggio, riparte adesso il progetto “Scuola per genitori”, un ciclo di incontri bimestrali in collaborazione con il Quartiere 1, in cui avere consigli e supporto da esperti. “La figura del genitore è messa in crisi dalla vita frenetica di oggi – afferma la professoressa Lo Sapio – si ha meno tempo per i figli e questi ultimi sono sottoposti a potenti stimoli che arrivano da internet e dalla tv. E’ importante quindi capire come e quando dare delle regole, come gestire il tempo libero, come instaurare un dialogo, problematica per la quale spesso ci viene richiesto aiuto”. Alla “Scuola per genitori” si affianca un punto di ascolto, organizzato sempre con il Quartiere 1: si tratta di uno sportello attivo su appuntamento per dubbi, suggerimenti o semplici informazioni. Tra le attività in programma, il convegno “Genitori adottivi: una scelta di vita”, il 3 dicembre alle 15 all’Istituto degli Innocenti. Per informazioni: www.atlantefamiglia.it; e-mail: giovanna.losapio@unifi.it.


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festività

Dicembre 2010

25 E DINTORNI. Con qualche accorgimento si può provare a ripiantarli, anche se salvarli è difficile

La “doppia vita” degli alberi di Natale Arrivano soprattutto dall’alto casentino (dove esiste da anni

Serena Wiedenstritt

un consorzio ad hoc per tutelarli) ma spesso la loro vita

D

a dove viene e dove finisce un albero di Natale? E nel frattempo, mentre lo ospitiamo tutto addobbato nelle nostre case, come conviene trattarlo? La maggior parte degli alberi di Natale nostrani proviene dall’alto Casentino, dove dal 1998 esiste un consorzio per la valorizzazione dell’albero di Natale del Casentino nato, appunto, per “valo-

è condannata a finire una volta passata l’Epifania. Ecco come gestirli durante e dopo le feste. con un occhio per l’ambiente

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a quelli raffinati, e molto fragili, di cristallo lavorato a mano a quelli di legno, magari di Betlemme, da quelli fatti in casa, con le perline o con il filo di lana rossa, fino a quelli da mangiare: cioccolatini o biscotti artigianali di pasta frolla. La via più breve e tradizionale consiste nell’andare nei negozi di articoli per la casa o nei supermercati, che da fine novembre si riempiono di palle, palline, accessori e addobbi di tutti i colori, i materiali e le dimensioni. Ma, per quanto riguarda le palline, quasi tutte le soffitte ne nascondono già una serie completa, quello che manca invece è l’elemento originale. In questo caso spesso la soluzione migliore arriva dal fai da te, che è anche la ricetta per un albero low cost e per intrattenere i più piccoli nei lunghi pomeriggi di pioggia. Nasce così, ad esempio, l’albero decorato con le arance, profumato e naturale. Il procedimento consiste nel tagliare le arance a fette dello spessore di circa mezzo centimetro e disporle su vassoi leggeri di acciaio o alluminio da mettere sui termosifoni. Perché si secchino in tempo è necessario partire due settimane prima e ricordarsi giorno dopo giorno di girarle. Altrimenti si può creare un albero di pasta: bastano spirali e farfalle e una bomboletta spray per spruzzarle delle tonalità più natalizie. Sempre attingendo alla dispensa, si possono produrre delle ghirlande di pop corn. Anche qui la “ricetta” è facile: si prendono dei popcorn del giorno prima - se sono freschi si sbriciolano - e si infilano come fossero delle perle in un filo sottile inserito in un ago. Risultato? Un albero scoppiettante. Altre soluzioni di impatto sono i nastri di raso, spessi e brillanti. Stile ed eleganza dell’albero di Natale, infatti, si basano sulla scelta dei colori: tanti piccoli fiocchetti di raso di un bel colore alla fine dei rami e le palline di un’unica tonalità assicurano un albero di Natale /S.W. minimal e chic.

rizzare e tutelare una produzione spesso oggetto di cattiva informazione”. La zona, infatti, dicono dal consorzio, ospita decine di aziende produttrici che, da oltre un trentennio, svolgono attività vivaistica specializzata nella produzione dell’albero di Natale, e che ogni anno sfornano circa 150-200mila piante, sotto la vigilanza del corpo forestale dello Stato. Le aziende del consorzio utilizzano appezzamenti che un tempo ospitavano colture tradizionali delle zone montane (quali cereali o foraggere) e che dopo un periodo di disuso sono state recuperate proprio grazie alla coltivazione razionale degli alberi di Natale, “in modo da evitare quell’incuria che prelude al verificarsi di problemi idrogeologici in zone dall’equilibrio estremamente delicato come gli Appennini”, rispondono i produttori ai fautori degli alberi finti considerati più “ecologici”. Per permettere alle piante di sopravvivere anche quando diventano alberi di Natale, gli esperti consigliano pochi, semplici accorgimenti: annaffiarle spesso, mantenendo la terra umida, e tenerle in una posizione luminosa lontano da termosifoni e da altre fonti di calore. L’ideale sarebbe addobbarle all’esterno, in terrazza o in giardino, insomma in un habitat più consono, e trasferirle in casa per il minor tempo possibile. Passate le feste, invece, ci sono soluzioni più o meno ecologiche. Si può tentare di ripiantare gli alberi, per quanto sia davvero difficile regalare una seconda vita all’abete. Ad ogni modo, per chi vuole tentare è d’obbligo acquistare piante con le radici, e non tagliate. Altrimenti, l’alternativa più facile, ma comunque eco-responsabile, è il riciclaggio. In quest’ultimo caso a Firenze si impegna Quadrifoglio che, come l’anno scorso, anche quest’anno farà la raccolta degli alberi di Natale. La metodologia non cambia: i punti di raccolta attivi a cui consegnare l’abete aprono da venerdì 7 gennaio 2011 nelle sedi di via Baccio da Montelupo e lungarno Ferrucci, e nelle stazioni ecologiche di San Donnino a Firenze e via Charta 77 a Scandicci. I punti di raccolta resteranno aperti anche le mattine di domenica 9 e 16 gennaio 2011. “Grazie a questa iniziativa, lo scorso anno - dicono da Quadrifoglio - sono stati avviati alle biocelle di compostaggio circa 1.200 abeti raccolti separatamente, oltre a quelli recuperati a mano dagli addetti poiché appoggiati ai cassonetti, che hanno dato origine a 250 kg di compost di ottima qualità”. Infine, da Quadrifoglio ricordano anche che, qualora non sia possibile portare gli abeti verdi ai punti di raccolta, gli alberi possono essere inseriti (dopo averli spezzati) nel cassonetto con coperchio marrone, quello riservato all’organico.

Dal 7 gennaio Quadrifoglio aprirà i punti di raccolta


festività

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RIcETTE/1

RIcETTE/2

La “Iena” Andrea Agresti svela i suoi piatti preferiti

Katia Beni, attrice, rivela il suo cavallo di battaglia

A

K

“Con il cognac fegatini più buoni”

ndrea Agresti, volto toscano reso celebre dal programma Tv “Le Iene”, racconta il suo modo di stare a tavola e la sua ricetta natalizia prediletta. Come ti definiresti a tavola? Sono molto critico nella scelta dei cibi, direi quasi fastidioso! Adoro la cucina sportiva, quella semplice e quasi insipida, pochi sughi, niente unti né fritti. Dimenticavo il mio grande amore: il crudo! Tartare, sushi, carpacci, crudité di pesce. Il Natale è ormai alle porte, cosa non manca mai sulla tua tavola imbandita? Il classico paté di crostini toscano, profumatissimo! Anzi, visto che a Natale siamo tutti più buoni, vi svelo un segreto: i fegatini a cottura ultimata vanno sfumati a fiamma viva con almeno mezzo bicchiere di Cognac. Sentirete che meraviglia! Di cosa sei più goloso? Non riesco a fare a meno di bere tè freddo al limone, anche se cerco di trattenermi. Se fossi un dolce, quale saresti? Una fetta di pane con la Nutella, uno strato bello alto per carità! Energetica, nutriente, carica di zuccheri: insomma, una bomba! Vino? Ne bevo pochissimo e rigorosamente rosso, ricco di polifenoli, è il miglior antitumorale naturale in circolazione. Cosa non manca mai nel tuo frigo? Uova per la colazione, vaschette di bresaola, yogurt. Qual è il piatto natalizio che ti piace cucinare di più in assoluto? Il nome del piatto non me lo ricordo! Si taglia la pera a pezzettini, si sbriciolano cinque noci e si mette tutto in una cio-

andrea agreSti

tola con del formaggio cremoso e una bella spolverata di pepe nero. Si mescola energicamente e si adagia un cucchiaio dell’impasto realizzato su una fetta di bresaola. Et voilà i nostri fagottini nutrienti e gustosi sono pronti per esser serviti! E quello che invece ti piace mangiare di più in assoluto? Sono al limite della follia alimentare! Mangio solo quello di cui il mio organismo ha bisogno. Se mi richiede carboidrati mangio 100 grammi di pasta, ma non elaborata con sugo di carne o inondata di panna, se invece devo mangiare 2900 grammi di proteine posso mangiare della carne ai ferri, semplice e rigorosamente senza sale! Vade retro agli intingoli! Quelli li chiede la gola e io prediligo altro. Forse qualcuno di voi dirà: “Che noia!”. Ebbene, belli miei, io preferisco essere lucido dopo un pasto e occuparmi del mio corpo in modo sano invece che tendere all’allargamento addominale e al fatale abbiocco post pranzo. Ecco, ora non vi invito a cena da me, perché adesso /G.N. non ci verrebbe nessuno!

“Una salsa per crostini da comiche” atia Beni, attrice comica, svela i suoi gusti a tavola. In attesa di imbandirla per le feste. Come ti definiresti a tavola? Sono una buongustaia! Mi piace tutto e do grande soddisfazione a chi cucina per me. Considero lo stare a tavola uno dei momenti più belli della giornata, è un bel modo per ritrovarsi con le persone a cui si vuole bene. Il Natale è ormai alle porte, cosa non manca mai sulla tua tavola imbandita? La grigliata di carne con la “spennellata Doc”. Eccovi la ricetta: olio toscano, sale, pepe, peperoncino e rosmarino. Dopo aver emulsionato ben bene tutti gli ingredienti con l’uso di un pennello si distribuisce l’intingolo sulla carne. Il segreto? La spennellatura va fatta rigorosamente a cottura ultimata. Di cosa sei più golosa? Mi piacciono gli alimenti molto saporiti come i salumi, la cioccolata e i dolci. Insomma, tutte cose che fanno bene! Se fossi un dolce, quale saresti? Da comica quale sono non posso essere altro che una torta di riso. Prediligo quella tipica carrarina col primo strato fatto di latte alla portoghese e il secondo tutto di riso. Vino? Sì, un bel rosso che è il mio colore preferito! Non tanto forte, mi piacciono i vini dolci e leggermente frizzanti. Non sono una donna da calici robusti e grandi riserve, anche perché mi gira subito la testa! Il Fragolino resta uno dei miei preferiti. Cosa non manca mai nel tuo frigo? È sempre pieno e mi sembra sempre che manchi qualcosa! Non mancano mai burro, cioccolata, affettati d’ogni genere e poi, appena mi sembra che manchi qualche delizia, mi precipito al supermercato. In fatto

Katia beni

di cibo non bado a spese, preferisco rinunciare al parrucchiere. Qual è il piatto che ti piace cucinare di più in assoluto? C’è una gustosa salsa per crostini che ci siamo tramandate tra comiche, io l’ho assaggiata a casa di Anna Meacci. Si prende del formaggio morbido e si mescola con un cucchiaio di pasta d’acciughe. Una volta ottenuto il composto omogeneo lo si ripone in una ciotola, si livella ben bene la superficie e vi si versa sopra una bella cascata d’olio e del peperoncino macinato fino a coprire interamente il paté. E quello che ti piace mangiare di più? Il roast beef con il melino: un taglio di carne che si trova solo da noi in Toscana. Dopo aver avviluppato la carne nel macinato di sale e aromi, la si fa rosolare per venti minuti, dopodiché potete mandarla al suo destino! Fate attenzione, però, gli amici che lo assaggeranno a casa vostra, se non sono toscani, si danneranno per tutti i giorni a venire non riuscendo a trovare il tanto agognato taglio melino, e dovranno accontentarsi della classica rosetta o dell’intra/G.N. montabile bicchiere.

RIcETTE/3. Cappone e antipasti restano superstar

La tradizione non passa mai n tempo il Natale era davvero una grande festa. Non erano poi tanti i giorni e le occasioni in cui si poteva mangiare a sazietà. Le donne la sera della vigilia, con tanto amore e gioia, preparavano il pranzo di Natale con i semplici prodotti della terra. I piatti tipici? Si iniziava con crostini di fegatini di pollo, milza, capperi e acciughe tritati, cappelletti ripieni di cervello, salsiccia. E poi brodo di cappone, lesso di manzo con aggiunta di zampa e lo stesso cappone con cui si era fatto il brodo. A volte c’erano anche i maccheroni con il sugo di carne, a seguire l’arrosto girato, cacio pecorino accompagnato dalle pere tritate, riposte sopra gli armadi dove erano state messe a metà novembre. I dolci erano quelli di Siena: panforte, ricciarelli, cavallucci e copate e, sulle tavole delle campagne vicino a Firenze, i “mangia e bei”. Per i vini si faceva alla “bona”. Molte volte il vino migliore veniva servito con i primi piatti poiché, anche alle mense dei più ricchi, si mangiava e si beveva al punto che il palato non era più in grado di poter apprezzare: così via via venivano bevuti vini di sempre più scarsa qualità. Il tutto terminava sempre con il verace vin santo. E oggi? Non sempre è facile

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U

Per i tuoi regali di Natale saremmo aperti il 20/21/22 dicembre fino alle 22:00... poter godere di queste antiche pietanze, molte delle quali richiedono Vi aspettiamo e vi auguriamo un lunghe ore di preparazione e molta

i tipici croStini toScani

Buon Natale!!!

dedizione, proprio perché fatte con pochi e semplici prodotti che hanno bisogno di una accurata lavorazione. Scomparsa l’attesa di pregustare un pranzo speciale, i piatti sulla tavola fiorentina rimangono all’insegna della tradizione: crostini di fegato, brodo di cappone in tazza o cappelletti in brodo, arrosto di faraona, anatra, fegatelli e tordi con insalata, oppure cappone ripieno e sformato di gobbi. E i dolci? Anche quelli sono ancora legati alla antiche abitudini del territorio fiorentino: non sarà un caso che Firenze sia stata il primo luogo al mondo dove è stata /V.G. usata la forchetta a tavola.

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usanze

Dicembre 2010

DOSSIER/1. Per una larga parte della comunità straniera questa data non ha alcun valore religioso

In città oltre 20mila persone non festeggiano il Natale Angelo Lenosi

M

a è proprio vero che il Natale quando arriva, arriva? Secondo Renato Pozzetto, protagonista una decina d’anni fa dello spot di una nota marca di panettoni, la risposta è affermativa: il Natale quando arriva, arriva. Ma la domanda, se posta in maniera più problematica, non genera risposte poi così scontate: il Natale è la festa di tutti? Se decliniamo la festività in senso “civico” (scuole, uffici e gran parte degli esercizi commerciali chiusi) si può affermare che il Natale è festa condivisa da quasi tutti i fiorentini. Ma se lo pensiamo come festa religiosa il discorso cambia, eccome. Perché il crescente numero di stranieri residenti a Firenze ha come diretta conseguenza l’allargamento della fascia di popolazione non cristiana, cui si aggiungono i fiorentini che seguono confessioni diverse da quelle cristiane in generale e cattoliche nello specifico, e gli atei

dichiarati. Difficile quantificare con esattezza, ma sommando i vari gruppi si arriva a oltre ventimila persone per le quali la parola Natale non ha nessun significato: dai quasi settemila cinesi (tendenzialmente atei, in parte confuciani, buddisti o taoisti) agli oltre cinquemila arabi, perlopiù marocchini (musulmani), dai 1400 cingalesi (in gran parte buddisti) al migliaio di persone provenienti dall’Africa centrale (in gran parte senegalesi e quindi anch’essi di religione islamica), solo per citare le comunità più rappresentate. Cui si aggiungono, sempre per citarne le maggiori, i circa duemila componenti della comunità ebraica fiorentina, i cristiano-evangelici, i testimoni di Geova e i buddisti. Per queste persone, italiane o straniere che siano, la parola “natale” è solo un aggettivo, e non un sostantivo da scrivere con la lettera maiuscola, ricco di significati legati e alla tradizione e, soprattutto, alla religione. Perché il Natale, inteso come nascita di Gesù, è festa condivisa, seppur in modi e tempi differenti, da gran parte delle Chiese cristiane, dalla cattolica

alla valdese, dalla protestante alla ortodossa. Per le altre confessioni non c’è nessuna nascita da festeggiare. Ma come passano le festività natalizie gli uomini e le donne residenti in un Paese (almeno per tradizione) cattolico? Quali ritualità non religiose condividono con i cattolici? Come passano i due giorni di festa? La risposta, come ovvio, varia da persona a persona, da confessione a confessione, da cittadinanza a cittadinanza, da grado di integrazione a grado di integrazione. E, per finire, varia al variare della composizione del nucleo familiare: perché provate a dire a un bambino che vede i suoi amichetti sommersi dai regali che lui non ne riceverà perché, per la sua famiglia, quel giorno è un giorno qualsiasi. Magari non sotto l’albero, per certo senza presepe e canti religiosi, ma un piccolo dono ci scappa per tutti o quasi. Così come un pranzo o una cena tra parenti e amici: un’occasione per stare insieme e dimostrarsi affetto. E allora lo si chiami pure in un modo diverso da Natale, ma il senso è lo stesso: quando arriva, arriva.

sono cinesi, arabi, cingalesi, africani oppure semplicemente fedeli appartenenti a confessioni diverse da quelle cristiane. Per loro il 25 è un giorno come un altro, anche se, quando in casa c’è un bambino, spesso un regalino ci scappa lo stesso Paola 50 anni, buddista

JYotY 37 anni, sikh

anDrea 27 anni, valdese

“Un’occasione per stare insieme”

“Addobbi no, ma regali ai figli sì”

“Noi lo celebriamo con sobrietà”

“Un’occasione per stare insieme, per festeggiare e celebrare gli affetti, non ricorrenze religiose. Questo lo spirito con cui vivo il 25 dicembre. Cena della vigilia in famiglia, del resto siamo di origine meridionale (dice scherzando, ndr) e il giorno dopo scambio di doni sotto l’albero. Come vuole la tradizione”

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“Nel mio paese, l’India, non è raro vedere persone di diverse religioni abitare vicine. Anche per questo sono cresciuto nel rispetto di ogni credo, e nel rispetto di ogni festività, anche se spesso le trascorro lavorando nel mio ristorante indiano. Non facciamo addobbi tipici, ma i regali ai due figli, quelli sì, li facciamo”

“I valdesi non hanno particolari riti o consuetudini per il Natale e lo festeggiano con sobrietà, senza sprechi, in semplicità d’animo, come momento di preghiera della famiglia intera. Con consapevolezza di fede, cerchiamo nei momenti conviviali e con la gioia di ritrovarsi in famiglia di festeggiare non noi stessi ma Gesù che è venuto a cercarci”


usanze

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DOSSIER/2. Capita sempre più spesso che famiglie arrivate da lontano adottino il “costume” italiano

Ma qualcuno invece finisce per adeguarsi Lorenzo Salusest

C’

è chi lo celebra il 25 dicembre (la maggior parte delle Chiese cristiane), c’è chi lo festeggia il 7 gennaio, come la chiesa russo-ortodossa (russi e serbi), c’è chi non lo celebra proprio (tutte le religioni non cristiane), ma magari – è il caso della religione ebraica – celebra un’altra festività nel mese di dicembre. E c’è chi – la maggior parte dei fiorentini non cristiani, atei compresi – non lo celebra, ma lo festeggia, al di là dell’aspetto religioso. O meglio, per scelta o per opportunità, condivide il clima da giorno di festa. Andrea ad esempio si definisce ateo, ma per rispetto della tradizione familiare non manca al rito del pranzo in famiglia, né a quello dei regali. “Almeno non sono ipocrita come chi si scopre credente e va a Messa solo in quel giorno”, commenta con schiettezza. E a proposito di adattamenti al costume dominante, curioso il caso di un bar in zona Careggi gestito da una famiglia di cinesi: a inizio dicembre addobbano il locale per adeguarsi alla clientela italiana, pur non essendo cristiani. E il giorno di Natale – per rispetto o per scelta commerciale - tengono le saracinesche abbassate. Nonostante i cinesi – a detta di molti - compongano la comunità meno predisposta all’integrazione dal punto di vista culturale e religioso. Non celebrano il

Natale neanche i musulmani, ma gran parte di essi, soprattutto se di seconda generazione, o integrati dal punto di vista familiare o sentimentale, si sono adeguati agli usi natalizi più profani, a partire dai regali: Youssef è marocchino e vive a Firenze da diciannove anni. Ha sposato un’italiana e insieme hanno avuto un figlio: in casa l’albero non manca, così come i doni da scartare: “È lo spirito del Natale e il suo messaggio di fratellanza che festeggiamo, a prescindere dalla religione”. Per chi viene dall’India la questione è allo stesso tempo articolata ma semplice: il Paese è un piccolo mondo, multiculturale e multireligioso, e quindi i cittadini indiani sono tendenzialemente abituati a convivere con riti e festività legate a religioni diverse dalla propria. Un atteggiamento molto diffuso tra i non cristiani fiorentini: si acquisisce il lato civico (e talvolta un po’ consumistico) della festività, mantenendo distanza e rispetto nei confronti del lato religioso. Diverso ancora il caso dei fedeli della chiesa russo-ortodossa (alcune centinaia): il loro Natale cade non il 25 dicembre, ma il 7 gennaio, poiché non hanno accettato la riforma del calendario gregoriano. Il risultato? Lo spiega Elena: “La celebrazione è la mattina del 7 gennaio (presso la chiesa in zona viale Milton), poi i canti dei bambini, il pranzo in famiglia e l’apertura dei regali. Ma niente albero né presepe”. Molti punti in comune, con alcune differenze: il Natale è la festa di tutti. O quasi.

DOSSIER/3. Dura 8 giorni ed è una celebrazione presente nel calendario ebraico, che ricorda il trionfo della luce sull’oscurità

Bomboloni fritti, trottole e candele: ecco la Chanukkà C’

è chi festeggia il Natale il 25 dicembre, c’è chi lo festeggia il 7 gennaio, c’è chi, anche a Firenze, non festeggia affatto. E c’è chi a dicembre festeggia, ma non il Natale: si chiama Chanukkà, dura 8 giorni, ed è una festività presente nel calendario religioso degli ebrei. Traducibile come “festa delle luci”, la Chanukkà celebra il trionfo della luce sull’oscurità - in ricordo della riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme al termine di un’occupa-

zione straniera – e prevede l’accensione di un lume ogni giorno, una candela in un candelabro a otto braccia, chiamato appunto Chanukkia. Diversamente dal Natale cristiano non cade il 25 dicembre, ma al tramonto del 24 di Kislev, terzo mese del calendario ebraico (che parte intorno all’inizio di settembre): quest’anno dalla sera del 1° al 9 dicembre. Non ha ovviamente niente a che vedere con le radici del Natale cristiano, ma in comune con esso ha la

tradizione dello scambio dei regali, la propensione allo stare insieme, sia nei momenti di solennità che in quelli di divertimento: dapprima l’accensione dei lumi nei locali della comunità ebraica di via Farini e l’intonazione di canti sacri, poi la festa con canti tradizionali e moderni, rappresentazioni teatrali (lo scorso anno fu la volta di “Gnora Luna”, una sorta di “Acqua cheta” con influenze yiddish), e un buffet con, tra le altre pietanze, lasagne di pane azzimo

e pappa al pomodoro. Sino all’alimento tipico della Chanukkà: i Sufagniot, grossi bomboloni fritti. Tra molte diversità, quindi, alcune affinità, come lo scambio dei regali, talvolta un piccolo dono per ogni sera di festa: tra questi, vuole la tradizione, il Sevivon, piccole trottole a quattro facce con cui giocare durante le feste. Anch’esse non semplice gioco, ma memoria della storia del popolo ebraico /L.S e dei suoi travagli.


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consumi

Dicembre 2010

AcqUA. I controlli garantiscono la qualità di quella di casa, bevuta dal 40% dei cittadini

quelli che... del rubinetto è meglio Emiliano Benedetti

L’

acqua di Firenze com’è? I fiorentini bevono quella del rubinetto? È un’acqua buona, sicura e conveniente, garantita da migliaia di controlli all’anno. Così assicurano i tecnici di Publiacqua, che gestisce l’acquedotto fiorentino dell’Anconella e rifornisce le province di Firenze, Prato, Pisto-

l’AlTERNATIVA Sono molto gettonati

E poi c’è anche chi sceglie il fontanello

I

l fontanello installato da Publiacqua davanti all’Ipercoop di Gavinana sta riscuotendo un grande successo. Dalla mattina alla sera, chi approfittando dell’esser andato a far spesa, chi di passaggio, chi venuto di proposito perché abita nelle vicinanze, è un via vai continuo di gente che arriva con bottiglie vuote e se ne va con le stesse piene, d’acqua liscia o gassata, a seconda delle preferenze. Ma quanto ha modificato, la recente installazione, le abitudini di consumo? E come si rapporta, chi fa scorta al fontanello, con l’acqua del rubinetto, cioè acqua certificata proprio Publiacqua, l’azienda che, installatrice dell’impianto, garantisce della bontà dell’oro blu che scorre dai nostri lavabo? Siamo andati a chiederlo ai diretti interessati. “Ogni volta che vengo a fare compere faccio rifornimento d’acqua gassata – dice Sandra, 45 anni, dell’Antella – per quella naturale vado al fontanello di Ponte a Niccheri. Prima, invece, la compravo sempre”. Paolo, impiegato 48enne, va di fretta. “Non ci avevo fatto caso, dell’acqua si occupa mia moglie – spiega senza fermarsi - comunque, noi la compriamo, di quella del rubinetto non ci fidiamo”. Da dove viene tale sfiducia? “Un po’ puzza, e il sapore non mi piace”, racconta Arianna, 40 anni, commessa. “Con le tubature vecchie – aggiunge Lucrezia – chissà cosa beviamo. Quest’idea del fontanello però è ottima: anch’io prima l’acqua la compravo sempre”. Franco si dice sensibile al tema ambientale: “Per questo riempio le bottiglie qui o all’Anconella”. Ma di prenderla dalla cannella non ne vuol sapere neanche lui. A quanto pare, convincere i fiorentini a fidarsi dell’acqua di casa non sarà dunque così facile. Certamente, chi non si pone il problema è Tosca. “Ho sempre bevuto quella del rubinetto – ridacchia l’arzilla 80enne - e continuerò a farlo: sono in piena forma”.

ia e parte di quella di Arezzo, per un totale di 370mila utenze, corrispondenti a un milione e 260mila abitanti. Le analisi danno loro ragione: i valori delle varie sostanze presenti nell’acqua di rubinetto sono tutti ampiamente inferiori ai limiti di legge. Solo il 40 per cento dei residenti, però, beve regolarmente l’acqua di rubinetto. Sono molte le iniziative promozionali di Publiacqua a favore dell’acqua di casa, attraverso media, giornali e progetti vari. Tra queste, diversi concorsi a tema, tutti con l’obiettivo di promuovere l’acqua “a km zero”, come recita lo slogan della campagna Coop, impegnata a livello nazionale a sensibilizzare la cittadinanza sul tema. Del rimanente 60 per cento, il 40 beve sempre acqua minerale in bottiglia, il restante 20 si divide tra le due opzioni. Proprio su questi ultimi Publiacqua gioca la sua partita, puntando a convertirli all’acqua del rubinetto entro i prossimi tre anni. Del resto, capita che anche le analisi dell’acqua di marchi di minerali riscontrino sostanze

la stessa percentuale preferisce quella in bottiglia, il 20 per cento rimanente si divide tra le due opzioni. Qualcuno resta invece irremovibile a causa del sapore di cloro, che però si può eliminare lasciandola a “decantare” in una brocca per circa mezz’ora

LA RUBRICA DELL'AVVOCATO A CURA DI GUGLIELMO MOSSUTO Avvocato in Firenze

IL MANTENIMENTO DEI FIGLI Sono trascorsi solo quattro anni e poco di più dalla modifica della disciplina del diritto di famiglia ed oggi più che mai alcuni auspicano un nuovo intervento del legislatore che elimini ogni incertezza sulla forma e sulla misura del mantenimento dei figli cui è obbligato il genitore non affidatario. Questa precoce esigenza di innovazione del nuovo impianto normativo è determinata con prevalenza dall’interpretazione che della natura del mantenimento danno le corti adite, per maggior parte, dai padri costretti a pagare. Mi spiego. La legge n. 54 del 2006 prevede, quale regola da seguire, il mantenimento diretto del figlio da parte di entrambi i genitori, mentre in via sussidiaria pone a carico del genitore “non collocatario” l’assegno in favore del figlio “ove sia necessario”; assegno che deve essere stabilito secondo criteri generici e di difficile determinazione (mantenimento indiretto). In parole povere significa che ciascun genitore deve provvedere ai bisogni quotidiani del proprio figlio in misura proporzional e al proprio reddito, ma se il minore è collocato presso un solo genitore, pur nel regime di affido condiviso, l’altro può essere obbligato dal giudice al versamento dell’assegno per il figlio. Questo contributo avrebbe la funzione di riequilibrare una eventuale disparità di reddito tra i genitori e la stessa conseguente proporzionalità di mantenimento. Per tale motivo deve essere determinato tenuto conto ad es. del tempo trascorso con il figlio da ciascuno, del valore economico delle cure date al figlio ecc. L’impianto della legge funzionerebbe alla perfezione se il figlio trascorresse l’esatta metà del tempo con entrambi i genitori e se gli stessi avessero un’eguale reddito. Ma purtroppo, o meglio per fortuna, la perfezione non è ancora di questo mondo e nella pratica sempre più spesso i giudici territoriali affidano i figli ad entrambi i genitori, ma li collocano presso la madre (in rare eccezioni sono collocati presso il padre) che, quindi, si assume gli oneri di cura maggiori. Ai padri, invece, viene imposto un determinato regime di visita ed il versamento dell’assegno mensile inevitabilmente determinato sulla base di quei parametri genericissimi. L’8 novembre 2010 la Cassazione ha respinto la richiesta di mantenimento diretto avanzata dal padre di una ragazzina in affidamento congiunto, collocata presso la madre, ma che aveva trascorso in maniera continuativa consistenti periodi di tempo con il padre. In questo caso il padre è stato condannato a versare un cospicuo assegno di mantenimento nonostante avesse provveduto a sostenere le spese relative ai bisogni quotidiani della minore. Da questa perdurante inadeguatezza della norma alla realtà socio-familiare, alcune volte anche drammatica, in cui vivono gli italiani medi nasce l’idea di una riforma. Preludio di una legge che rispecchi quanto meno la realtà della società moderna, che non diventi sin da subito una chimera per le sue intrinseche manchevolezze, ma che soddisfi le esigenze concrete di chi si rivolge alla giustizia per chiedere tutela. Per questi giorni di festa con grande piacere rivolgo ai miei lettori i più sinceri auguri: Buon Natale a tutti.

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nocive per la salute, mentre l’acqua del rubinetto, a volte, ha il solo difetto di avere il gusto del cloro, non nocivo e facilmente eliminabile con semplici accorgimenti (come quello di versare l’acqua in una caraffa aperta almeno una mezz’ora prima dell’uso, così che il cloro evapori). A livello locale, la cooperazione tra Publiacqua e Coop è sfociata nel fontanello di Gavinana, in fondo a viale Giannotti, davanti al supermercato. Negli ultimi tempi i fontanelli stanno spuntando come “funghi”: in via di Villamagna, alle Piagge, in via dell’Agnolo, a villa Vogel, al Galluzzo, in via Aretina. Per non parlare di quelli nei comuni limitrofi: a Prato, Pistoia e in svariate località del Chianti, del Mugello e del Valdarno. Ai fontanelli si può fare rifornimento, gratuitamente, di acqua liscia e gassata: ormai è diventata una vera e propria moda. Per il futuro, si parla di realizzarne uno anche nella centralissima piazza Signoria. E poi bere l’acqua del rubinetto consente di raggiungere molteplici obiettivi. Non solo è vantaggioso a livello economico (mille litri dell’acqua che sgorga dai nostri lavandini costano circa 2 euro) ma anche a livello ambientale, sia per il risparmio delle enormi quantità di plastica utilizzate per l’imbottigliamento, sia per l’impatto sul trasporto che i tir effettuano da una parte all’altra d’Italia. E allora, non resta che attaccarci alla cannella: buona bevuta a tutti.


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politica

Dicembre 2010

PALAZZO VEcchIO. Nella partita sulle partecipate Renzi porta a casa un primo risultato. Anzi due

Ataf e Fipark finiscono in pari Per la seconda volta (e dopo 48 anni)

mento del costo del carburante, per dirne una), soldi che non erano mai stati trasferiti da Palazzo Medici agli uffici di viale dei Mille. Alla fine Bonaccorsi si è dovuto accontentare di un pagamento una tantum, sufficiente a far quadrare il bilancio 2009. Altri 800mila euro sono arrivati dalle multe fatte a bordo dei bus da gennaio a questa parte (92mila solo nei primi nove mesi dell’anno). Stessa cifra deriva dall’aumento dei ricavi, somma della maggior quantità di biglietti venduti e dell’incremento di passeggeri. Qualche altro centinaio di migliaia di euro è stato risparmiato infine contenendo il più possibile le spese dell’azienda. Ed ecco dunque ripianato il buco da quasi 4 milioni e mezzo con il quale si era presentata alla fine dell’anno scorso. Quasi un miracolo per chi ha sempre sentito parlare di Ataf come una società costantemente in rosso. Stesso risultato, pare, sarà raggiunto anche da Firenze Parcheggi, meglio nota, almeno nella scorsa era legislativa, come uno dei “carrozzoni mangiasoldi” di Palazzo Vecchio. Risultato ancor più incoraggiante nel momento in cui si parla di fusione sotto un unico tetto delle partecipate fiorentine. Operazione che potrebbe essere dunque qualcosa di ben diverso rispetto alla somma di una serie di debiti.

l’azienda di viale dei Mille non ha i conti in rosso. stessa cosa dovrebbe accadere per i parcheggi. E ora si va verso la fusione delle 4 municipalizzate Paola Ferri

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artecipate parte I: Ataf va in pari dopo 48 anni, per la seconda volta nella storia della sua vita. Partecipate parte II: neanche il tempo di festeggiare che Ataf dovrà praticamente essere smontata, metter via l’insegna e passare sotto un altro nome. No, non si tratta ancora una volta della disperata ipotesi di vendita, idea che il sindaco Renzi aveva ventilato questa estate. Stiamo parlando invece dell’annunciata semplificazione delle aziende municipalizzate, obiettivo taglio dei Cda e dunque gran risparmio per le casse comunali, sempre bisognose di cure. Lo aveva promesso in campagna elettorale, adesso dovremmo essere a un passo dall’attesa rivoluzione delle partecipate. Sas, Firenze Parcheggi, Silfi e Ataf potrebbero a breve confluire sotto un’unica società e un unico consiglio di amministrazione. L’azienda dei trasporti pubblici fiorentini, infatti, è socia anche delle altre tre, e qualche compito in comune i “quattro moschettieri” ce l’hanno. Dunque via con la fusione, in nome della riduzione dei costi e della cancellazione dei doppioni. Il sindaco ha incontrato lo scorso mese i presidenti delle quattro società, primo passo verso la stesura di un accordo. Quel che è certo è che all’ora x Ataf e Fipark ci arriveranno con i conti in regola, e non è una cosa da poco. Per l’azienda di viale dei Mille sono stati fondamentali i soldi arrivati dall’arbitrato con la Provincia, circa 2 milioni e mezzo di euro a fronte dei 17 che Filippo Bonaccorsi aveva inizialmente chiesto all’ente. Si tratta di una sorta di rimborso per alcuni costi che il presidente Ataf aveva addebitato appunto alla Provincia (l’adegua-

GIOVANI/1. Sono una trentina i gruppi toscani ispirati al governatore pugliese

In Fabbrica sì, ma per volontariato. E per Nichi Vendola n gruppo di giovani, in maggioranza studenti, che si mette insieme non tanto per fare politica, ma per esportare un modello di partecipazione diverso, lontano dai soliti schemi e dalle solite barricate. È nata così la Fabbrica di Nichi Vendola di Firenze, uno dei nodi di una rete che si estende in tutta Italia e oltre. Solo in Toscana ce ne sono una trentina, soprattutto lungo l’Arno e sulla costa settentrionale. Ma ne è spuntata una anche a

Castiglion della Pescaia, feudo di Monica Faenzi, l’ex candidata Pdl alla presidenza della Regione. “Non siamo mai stati un comitato elettorale – precisa Ilaria Papa, responsabile del gruppo fiorentino – la nostra attività è cominciata con l’organizzazione dei pullman per i numerosi fuorisede che volevano scendere in Puglia per votare Nichi, ma la Fabbrica vera e propria è nata dopo l’elezione, ad aprile scorso”. Il gruppo fa base alla Casa del

popolo “Il Progresso” di via Vittorio Emanuele, “ma cerchiamo di tenere le riunioni in vari luoghi della città, per mantenere vivo il contatto con i cittadini”. Quasi ogni lunedì il ritrovo è fissato alla Casa della Creatività, in pieno centro. Una quarantina le persone che partecipano alle riunioni, per la maggior parte giovani, tutti di provenienza lavorativa, sociale e territoriale diversa. “Non si tratta solo di una cosa formale – continua Ilaria –

né solo politica. Ci incontriamo per mettere insieme le nostre idee, confrontare le nostre esperienze. E’ un impegno del tutto volontario e facciamo in modo che sia anche costruttivo”. Dando vita a iniziative centrate sulle buone pratiche e sull’ambiente, per esempio. “E’ un modo per metterci alla prova – conclude – e per sperimentare un modo di partecipazione alla vita pubblica fuori dai soliti /F.P. schemi stantii della politica”.

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politica

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GIOVANI/PD. Patrizio Mecacci, 26 anni, eletto segretario metropolitano GIOVANI/PDL. Non è un partito per vecchi

E la “banda di ragazzini” diventò “Partiamo dalla scuola grande. Nel giro di un congresso per prenderci il futuro” L

Francesca Puliti

argo ai giovani. Secondo Tommaso Villa, coordinatore regionale del movimento giovanile del Pdl Giovane Italia e consigliere regionale dallo scorso marzo, non è solo un motto. “Gli spazi per i giovani in questo partito ci sono – spiega – basti vedere le ultime liste dei candidati alla Regione”. Oltre a Villa, fiorentino classe 1976, sono entrati a Palazzo Panciatichi Giovanni Donzelli, 35 anni e un mandato più qualche spicciolo a Palazzo Vecchio alle spalle, e Salvadore Bartolomei, 37 anni, da Capannori (Lucca). “Dobbiamo ringraziare la legge elettorale – continua Villa – se ci fossero state le preferenze sarebbe stato molto più difficile essere eletti per chi non poteva contare su un lungo passato politico”. Anche se i tre non erano esattamente “mister nessuno”, essendo già discre-

A

ccade un giorno che “la banda di ragazzini” diventa grande e prende in mano il Pd. E il partito e i cittadini tutti ci devono fare i conti volenti o nolenti, perché proprio uno di quei ragazzini conquista il congresso e diventa segretario metropolitano. E’ successo lo scorso ottobre: protagonista dell’ascesa Patrizio Mecacci, 26 anni, che ha strappato la carica al segretario uscente Simone Naldoni, 20 anni più di lui. Dietro, anzi intorno, all’astro nascente Mecacci gran parte dei ragazzi cresciuti nella Sinistra Giovanile fiorentina, che l’hanno sostenuto durante l’intero percorso. “Con Patrizio e gli altri amici e compagni - dice Cecilia Pezza, 24 anni, consigliera comunale - siamo cresciuti insieme, politicamente e umanamente, fin dai tempi della Sinistra Giovanile. Poi, con la nascita del Pd, il gruppo si è ulteriormente allargato. Negli ultimi tempi, man mano che il congresso si avvicinava, siamo diventati sempre più consapevoli che era venuto il momento di fare un passo in più. E abbiamo deciso di mettere la faccia per il rinnovamento del Pd”. E certo non si tratta dell’ultimo arrivato: ancora si narra del primo approccio al mondo della politica del nuovo segretario metropolitano, a 14 anni, come volontario alla Festa dell’Unità di San Casciano. In seguito, poi, l’impegno a fianco di Cesare Damiano, prima che diventasse ministro, e la carica di segretario dei Giovani Democratici, nel 2008. Fino alla segreteria metropolitana, con un disegno preciso per il Pd. “Dobbiamo stare nei luoghi che le persone vivono tutti i giorni. Questo significa occuparci dei temi concreti – spiega Mecacci

Dobbiamo stare nei luoghi che le persone vivono tutti i giorni e occuparci di temi concreti - per esempio del trasporto pubblico, lo strumento più potente che abbiamo per garantire la libertà di muoversi e la libertà di vivere in città sostenibili. Il Pd deve proporre idee e soluzioni da portare nel confronto con e nelle istituzioni, anche quelle governate da noi”. Insomma, dalle parole ai fatti, senza paura di scontrarsi, neanche con i padri. Anche se “una premessa va fatta – precisa Pezza – non abbiamo mai vissuto la candidatura di Patrizio come un modo per ‘uccidere i padri’. I punti di riferimento rimangono, ma c’è una classe diri-

patrizio Mecacci

con alcuni giovani deMocratici

gente nuova che sta crescendo dentro il partito”. Anzi, si direbbe che è già cresciuta. Tanti dei nuovi eletti a capo delle segreterie comunali, ad esempio, abbassano di gran lunga la media di età, così come molti di coloro che sono entrati a Palazzo Vecchio con l’ultima tornata elettorale. E ci sono anche tante donne: ad esempio, nella Piana di Sesto, Campi&Co, tre segreterie su quattro sono in rosa. “Il problema del Pd non è generazionale – continua la consigliera comunale – si tratta di uno scontro, o meglio di un confronto, tra idee e punti di vista differenti”. E in effetti a sostegno di Mecacci si sono schierati anche personalità arcinote come Michele Ventura, Riccardo Conti e Matteo Renzi. “Ma ci vogliono giovani per parlare ai giovani – afferma Pezza – e per affrontare i temi che ci riguardano da vicino”. Prima di tutto quello del lavoro. Attraverso proposte concrete, però, anche in questo caso. Ne è un esempio quella avanzata dal segretario dei Giovani Democratici Andrea Giorgio, a proposito di stage: detto in parole povere, ci sono 24mila ragazzi in Toscana che lavorano gratis attraverso questa formula. È ora di istituire regole certe sulla durata, sugli orari e sui diritti dei tirocinanti. E di organizzare un sistema di retribuzione. L’idea è piaciuta subito al governatore toscano Enrico Rossi. E a moltissimi “stagisti seriali” che ne hanno sentito parlare. Indipendentemente dalle bandiere politiche.

Gli iscritti che hanno tra i 16 e i 35 anni superano il migliaio tamente noti in città e in regione. Villa, per esempio, era stato eletto in consiglio provinciale appena l’anno prima. Donzelli aveva invece già collezionato oltre 400 atti come consigliere comunale, tra interrogazioni, mozioni e ordini del giorno. Al posto suo, in Comune, adesso siedono altre giovani leve. Emanuele Roselli, per esempio, classe 1978, e Francesco Torselli, nato nel ’76 e in politica dal ’95, ovvero da quando aveva 19 anni. Insomma, pare che il segreto sia cominciare a darsi da fare presto. Lezione fatta propria dal giovane consigliere di quartiere Guido Castelnuovo Tedesco, 22 anni di cui 5 passati da presidente del “Comitato cittadino

toMMaSo villa

per la Vivibilità di Firenze”, attivo soprattutto nel quartiere 5, di cui è consigliere, ma non solo. L’inizio di tutto, invece, è stata l’elezione all’interno della Consulta provinciale degli Studenti di Firenze. Ma è proprio nel mondo della scuola e dell’università che si annida uno dei principali ostacoli alla partecipazione giovanile, secondo Villa. “Molti hanno paura di uscire allo scoperto ed essere etichettati dai professori”. I giovani attivi, però, sono comunque moltissimi, assicura il consigliere regionale. “Gli iscritti tra i 16 e i 35 anni a Firenze superano il migliaio”. E le priorità del mondo giovanile quali sono? “Innanzitutto la riforma della scuola e dell’università – dice Villa – tema a noi molto vicino, ma anche la cultura in linea più generale. Abbiamo la fortuna di avere un ministro toscano, Bondi, sfruttiamola per ottenere la legge speciale per Firenze”. Una proposta che già Matteo Renzi ha avanzato plurime volte. “In realtà l’idea è nata dalle fila del Pdl qualche anno fa – conclude Villa – ma il sindaco è stato abbastanza intelligente da capire che si tratta di qualcosa di utile per la città e l’ha fatta propria. Su questo non possiamo che essere /F.P. d’accordo”.

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tempi moderni

Dicembre 2010

WEB. Tanti i singoli cittadini, i condomini dello stesso palazzo o i comitati che ne curano uno

Quartiere che vai, blog che trovi TElEcoMANDo

Gianni Carpini

L

e chiacchiere di quartiere si spostano dalla piazza reale a quella virtuale. Se fino a pochi anni fa lo scambio di idee tra gli abitanti dei rioni avveniva nelle strade e nei parchi pubblici, adesso il confronto si trasferisce su internet. Firenze vanta un gran numero di “blog di rione”, diari online dedicati a un angolo particolare della città. Da via Gioberti a Sorgane, dalle Piagge a San Jacopino, sono una decina i “siti fai da te” dedicati alla vita del quartiere. Esistono anche quelli di condominio. Alcuni fanno capo a comitati di cittadini, altri sono iniziative personali. Gli argomenti sono molteplici: vanno dalla segnalazione di inefficienze e disagi al racconto della storia del rione, fino ai temi di ogni giorno. Uno degli ultimi arrivati è il blog creato lo scorso luglio dal Comitato degli abitanti di via Gioberti, per denunciare le problematiche della zona. “Dopo una nottata insonne, passata ad ascoltare la dolce sinfonia degli allarmi dei negozi, mi convinco che sia giunta l’ora di fare qualcosa! Bisogna rompere questo muro di silenzio”, recita blogviagioberti.blogspot.com nel suo primo post (così vengono chiamati in gergo gli “articoli” di un blog). Analoga avventura è quella iniziata nel 2008 dal comitato dei cittadini di via Palazzuolo, che ha realizzato il sito viapalazzuolo.blogspot. com per avviare un dibattito pubblico sul degrado dell’area. Altre organizzazioni usano la rete per la loro attività: il laboratorio politico nato dalla comunità fiorentina delle Piagge diffonde la sua voce online, tra-

Questa modernissima forma di comunicazione elettronica è sempre più gettonata per segnalare i problemi, ma anche le iniziative, legati al proprio rione. Da via Gioberti a sorgane e a san Jacopino, passando per l’ormai famoso sito di via del Pesciolino, su internet la voce dei fiorentini ha trovato un nuovo megafono

mite cantierisolidali.blogspot. com. Molto attivo è il comitato di San Salvi, che da anni affida a firenzecomitatosansalvi. blogspot.com riflessioni e proposte sull’ex ospedale psichiatrico. Non ci sono solo blog di rione, ma esistono addirittura quelli che fanno riferimento a un isolato. Uno dei più conosciuti è pesciolino.wordpress. com, curato dal condominio di via del Pesciolino: 11 palazzi contigui, 122 famiglie, per un sito che è diventato un punto di riferimento per l’intero quartiere delle Piagge. Dall’altra parte dell’Arno gli inquilini delle abitazioni ad affitto calmierato di San Lorenzo a Greve, vicino al centro commerciale di viale Nenni, attraverso il web (sanlorenzoagreve.wordpress.com) raccontano le condizioni in cui versa l’edificio, lamentando muffa, infiltrazioni d’acqua piovana e impianti non montati a regola d’arte. Accanto ai diari online legati ai comitati, ci sono quelli realizzati da semplici cittadini. Sorgane.blogspot.com esiste da 6 anni ed è un’iniziativa personale, come ci tiene a far sapere il blogger che si cela dietro lo pseudonimo di Sorganiano. Stesso discorso vale per nonsolosanjacopino.blogspot.com, una sorta di giornalino elettronico del rione, che riporta notizie, eventi e problematiche sulla vivibilità della zona. La lista è comunque destinata ad allungarsi. Per fare un blog non sono necessarie grandi risorse, bastano solo un po’ di tempo e spirito di iniziativa. Sono sufficienti delle conoscenze informatiche di base, mentre molti siti offrono spazi gratuiti.

Spopolano le trasmissioni on-line

Quelli che la tv se la fanno dentro casa

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a moda del momento è la televisione on-line: mentre le emittenti convenzionali iniziano a trasmettere in diretta su internet, fioriscono le web tv, canali visibili soltanto sulla rete. A Firenze associazioni, istituzioni e imprenditori si sono lanciati in questa nuova avventura. Dopo varie traversie in radio e nella televisione in chiaro, il seguitissimo “G”, al secolo Gianni Greco, ha inaugurato videofirenze.tv. Al grido di “Firenze rizzati!”, la storica voce del Sondazzo conduce ogni sera alle 21.30, dal lunedì al venerdì, “Tele G”. I mezzi sono pochi, lo studio è improvvisato e la regia è amatoriale, ma il pezzo forte della trasmissione è lo stesso “G”, che non risparmia proprio nessuno nei suoi lunghi monologhi. Dalla trasmissione, in diretta da un locale del centro, passano ospiti probabili e meno probabili: chiunque può partecipare personalmente al programma. Per chi non digerisse l’ironia fuori regola del “G”, ci sono invece televisioni più convenzionali. Un esempio è florence.tv, finanziata dalla Provincia e fondata ai tempi in cui l’istituzione gigliata era guidata da Matteo Renzi. La web tv propone approfondimenti su turismo, ambiente, istruzione, economia e viabilità. Sempre da Firenze va in onda la prima televisione online in Europa gestita da ragazzi con disabilità intellettive e sensoriali. Si chiama Sipario tv ed è un progetto finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Il palinsesto è composto da un tg sui generis, meteo, ricette e interviste a vip cittadini, come l’arcivescovo Giuseppe Betori e il presidente della Provincia Andrea Barducci. Uscendo infine dal territorio comunale, da un circolo Arci di Sesto Fiorentino trasmette sesto.tv, emittente curata da un’associazione, che racconta la piana fiorentina tra attualità, economia, /G.C. cultura e sport.

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le vaccinazioni non Finiscono Mai

PERCHÈ È IMPORTANTE NON ABBASSARE LA GUARDIA E VACCINARSI Lo scenario delle malattie infettive in tutto il mondo è in continua evoluzione. Si è assistito all’insorgenza di patologie completamente nuove (es. AIDS) ed in grado di diffondersi in breve tempo su larga scala per la facilità di spostamento da un paese all’altro e da un continente all’altro (es. la SARS). Ma si assiste anche ad una recrudescenza di malattie che si credevano debellate o quasi e che invece prepotentemente si stanno riaffacciando nella nostra quotidianità (es. Tubercolosi, sifilide ed altre malattie sessualmente trasmesse). Fortunatamente molte malattie infettive possono essere prevenute con i vaccini e proprio le campagne di vaccinazione hanno permesso di giungere alla completa eradicazione del vaiolo (nel 1980 è stata abolita ufficialmente la vaccinazione antivaiolosa). Adesso stiamo cercando di eradicare la poliomielite (in Italia non abbiamo più casi ma ci sono ancora soprattutto nei paesi a basso grado di sviluppo) e di ridurre malattie che, a torto, sono considerate banali quali morbillo, rosolia, varicella, pertosse, ma che, invece, possono provocare complicanze anche molto gravi. Quando si parla di vaccinazioni si pensa ai bambini, ma invece ogni età ha le sue vaccinazioni da fare. La Regione Toscana offre gratuitamente molte vaccinazioni negli ambulatori della ASL. A chi sono rivolte e quali sono • A tutti i bambini: nel primo anno di vita: la vaccinazione contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B e Haemophilus Influenzae B (con un unico vaccino esavalente) e contro lo pneumococco; nel secondo anno di vita quelle contro morbillo, parotite, rosolia e varicella (con unico vaccino MPRV) e contro il meningococco C. Negli anni successivi, oltre ai richiami vaccinali, è offerta alle femmine a partire dal 12° anno la vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) per prevenire il carcinoma dell’utero. • Ai soggetti adulti: per proteggere loro stessi e per impedire che ammalandosi possano contagiare bambini piccoli ancora non completamente vaccinati. Sono infatti raccomandati richiami ogni 10 anni per la vaccinazione antidifterica, antitetanica, antipertosse. Perché anche la pertosse? Perché è una malattia molto grave se contratta dai bambini piccoli al di sotto di un anno di vita. E’ molto importante quindi che prima della nascita si vaccinino i genitori, i nonni, la baby sitter e tutte le persone che accudiranno

il bambino piccolo. È raccomandata inoltre la vaccinazione morbillo, rosolia, varicella per tutti i soggetti mai vaccinati che ancora non hanno avuto una o piu’ di queste malattie dato che possono avere conseguenze gravi in età adulta e soprattutto se contratte durante la gravidanza (malformazioni, morte intrauterina ecc). • Ai gruppi a rischio: alcuni soggetti, adulti e bambini, per la presenza di alcuni fattori di rischio (es. malattie croniche del polmone, del cuore, del fegato, del rene, del sistema immunitario, diabete, mancanza della milza, ecc.) sono maggiormente esposti ad alcune malattie che possono avere un decorso molto grave, a volte anche letale. Per questi sono raccomandate le vaccinazioni: antimeningococco, antipneumococco, antihaemophilus influenzae B, antiepatite A o B, influenza. Cosa è successo nel nostro territorio negli ultimi tempi? • una grossa epidemia di morbillo perché ancora molti soggetti giovani adulti non sono vaccinati; si sono verificati casi anche nel personale sanitario (medici e infermieri), e molti sono stati ricoverati; • un notevole incremento di casi di rosolia; 5 casi si sono verificati in donne in gravidanza che non erano protette (come è noto la rosolia contratta in gravidanza può causare aborto e/o malformazioni del feto). Se tutte le donne in età fertile fossero vaccinate non ci sarebbero questi rischi • un caso di tetano in una signora di 89 anni mai vaccinata. Questo anche se è un solo caso è un evento molto grave e non deve mai verificarsi perché la malattia era evitabile con la vaccinazione; • un incremento dei casi di pertosse, di cui il 50% in bambini di età inferiore ad 1 anno per la maggior parte ricoverati in ospedale proprio per la gravità della malattia; • oltre 200 casi di influenza pandemica che hanno colpito soprattutto persone in età giovanile (solo il 14 % dei malati aveva più di 50 anni) con quasi

il 60 % dei casi ricoverati in ospedale e quasi il 20% in pazienti già affetti da malattie croniche (tumorali, respiratorie e cardiovascolari). Tutte queste malattie si potevano evitare con la vaccinazione. Controlliamo il nostro libretto delle vaccinazioni e VACCINIAMOCI rivolgendosi a uno dei punti vaccinali dell’Azienda. Per seguire l’andamento e la diffusione delle malattie e per poterle tenere sotto controllo ormai da anni la U.F. Igiene e Sanità Pubblica di Firenze e la U. F. Epidemiologia collaborano alla stesura annuale di un Bollettino epidemiologico delle malattie infettive, nel quale vengono analizzate ed elaborate le segnalazioni di malattia infettiva inviate dai medici degli ospedali, dai medici e pediatri di famiglia. Per visionare il bollettino epidemiologico collegarsi al sito www.asf.toscana.it. Per informazioni sulle vaccinazioni rivolgersi alla U.F. Igiene e Sanità Pubblica Zona Firenze Via di San Salvi 12 Firenze telefonando al numero 055/6263608 oppure al distretto sanitario di riferimento.

Testo curato da Maria Grazia Santini e Simonetta Baretti (U.F. Igiene e Sanità Pubblica Zona Firenze Azienda Sanitaria di Firenze)

Sede operativa: Viale della Giovine Italia n. 1/1 Firenze • Segreteria tel. 055 2616202 - fax 055 2616259 • e-mail: direttore@sds.firenze.it • www.sds.firenze.it Informazione a cura della Società della Salute



mestieri

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TEMPI MODERNI. In via Vittorio Emanuele è aperto da settembre uno studio legale particolare

L’avvocato? Ora si trova in “bottega” Per entrare basta suonare il campanello: potrebbe sembrare un’agenzia di viaggi, ma fa parte di un network diffuso in tutta Italia. “C’è sempre qualcuno disposto ad ascoltare i problemi” Elena Guidieri

P

otrebbe essere la porta vetrata di un’agenzia immobiliare o di un’agenzia di viaggi. La luce entra dalle veneziane e pervade il piccolo studio arredato in stile Ikea, semplice e dai colori morbidi. Matteo Pescatori e Antonio Ossi sono due giovani avvocati pronti all’accoglienza. Siamo in via Vittorio Emanuele 182/b, e qui per avere una consulenza legale non servono appuntamenti con la segretaria né lunghi tempi di attesa: basta suonare il campanello. I due giovani avvocati hanno scelto qualcosa di più della tradizionale avvocatura: hanno scelto di credere in un progetto in espansione, un network di studi legali diffusi in tutta Italia. Si tratta della rete Al, Assistenza Legale, inizialmente siglata Alt – Assistenza Legale per Tutti – ma poi frenata dall’Ordine di Brescia che ha riconosciuto nel nome una forma di concorrenza sleale. Nata a Milano alcuni anni fa, la rete si è velocemente estesa a quindici città italiane, con ottanta avvocati suddivisi in diciassette studi. A settembre 2010 l’apertura di quello fiorentino. “Chi viene qui trova sempre un avvocato a disposizione a cui esporre il proprio problema - spiega Antonio Ossi - il primo colloquio è gratuito, e serve a valutare la possibilità di risolvere la questione legalmente e a stilare un preventivo”. “In caso di importi rilevanti – continua Ossi - permettiamo il pagamento rateale”. “Avere una rete di riferimento serve a condividere esperienze professionali con gli altri avvocati e a confrontarsi in caso di necessità. Inoltre – sottolinea Matteo Pescatori – permette di offrire una tutela su tutto il territorio nazionale”. Particolare non di poca rilevanza per le grandi aziende, che spesso hanno sedi dislocate in diverse zone del paese. Consulenza legale a privati e imprese, quindi. Finora sono state molte le persone che, per curiosità o necessità, hanno suonato il campanello dello studio Al, e già due imprese della zona hanno pensato di appoggiarsi ai due giovani avvocati “di strada”. Quella di Ossi e Pescatori, così come degli altri avvocati sparsi in tutta Italia, è un’attività apprezzata e già conosciuta all’estero. La rete Al ha ricevuto due riconoscimenti internazionali, tra cui una buona posizione nella classifica del Financial Times per le innovazioni introdotte nell’assistenza legale. Il target di riferimento è ampio e il radicamento della rete nelle altre città – Roma, Milano, Udine, Verona, Parma, Piacenza, Potenza, Perugia, Livorno, Teramo, etc. - dovrebbe rappresentare una garanzia per il successo sul territorio fiorentino. “Per ora nessun problema con l’Ordine - fanno sapere gli avvocati - speriamo di poter continuare a lavorare senza ostacoli”.

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focus

Dicembre 2010

IL PROGETTO. Residenti e commercianti seguono con attenzione l’evolversi del piano di recupero

San Lorenzo “controlla” Sant’Orsola

lo

“scheletro”

di sant’orsola

Luca Serranò

Q

ualcuno si dice entusiasta per i primi risultati, altri, più diffidenti, preferiscono aspettare “l’ora x” e toccare con mano. Tutti, però, fremono all’idea che Sant’Orsola si risvegli da quasi tre decenni di torpore. Il popolo di San Lorenzo, infatti, continua a seguire con grande partecipazione l’evolversi del piano di recupero dell’ex convento. La speranza è quella che la riapertura del complesso possa restituire alla zona un ritrovo per un’autentica vita popolare, rilanciandone anche, per riflesso, il tessuto economico. Il progetto, ancora in fase embrionale, prevede tra le altre cose la costruzione di una piscina al coperto, di un cinema e di un grande auditorium, oltre a una piazza con tanto di caffetteria. Servizi che, oltre a rimettere in circolo azioni e idee, potrebbero fare da richiamo per i fiorentini di tutta la città, per la gioia degli ambulanti e degli altri commercianti del rione. Anche per sollecitare le istituzioni coinvolte, in occasione della ricorrenza di Sant’Orsola, l’associazione “Insieme per San Lorenzo” ha dato vita, lo scorso 21 ottobre, a una riuscita iniziativa nel cuore della struttura. L’evento, organizzato

con la collaborazione del Quartiere 1, del Comune e della Provincia, è stato seguito da oltre settecento persone, tutte entusiaste all’idea di passeggiare fianco a fianco ai tre nuovi cortili interni, mostrati in anteprima. La serata è stata anche accompagnata da letture di brani di Aldo Palazzeschi e Vasco Pratolini, eseguite da alcuni abitanti della zona. Momento clou, l’esposizione del progetto di ristrutturazione. “La prima fase di lavori partirà a ottobre 2011 - ha spiegato l’assessore provinciale all’edilizia Stefano Giorgetti - e si concentrerà sulla risistemazione dei piani interrati. La seconda riguarderà invece le facciate e il rifacimento della copertura del complesso. Per ultima cosa, saranno infine avviati i lavori interni”. Tra i presenti, così, è subito cominciata la gara a indovinare il nuovo volto dell’antico complesso incastonato tra via Guelfa e piazza del Mercato Centrale. Tra le idee più in voga, servizi pubblici, aree espositive e centri culturali. Un autentico riscatto rispetto a decenni di incuria e abbandono. “Bene così, sono un po’ emozionato - spiegava uno storico commerciante del rione, forse riassumendo buona parte del sentire comune - ma

prima di cantar vittoria aspettiamo di vedere risultati concreti. Com’è che si dice? Fidarsi è bene...”. Già, perché nonostante il generale apprezzamento per la serie di iniziative che negli ultimi mesi hanno interessato l’ex convento, in molti si rifiutano di dare giudizi prima dell’inizio dei lavori. Anni di promesse andate a vuoto, d’altra parte, continuano a bruciare sulla pelle dei sanlorenzini. Anche il presidente del Quartiere 1 Stefano Marmugi, in questo senso, commenta con “distacco” le novità del progetto, invitando tutti i soggetti coinvolti nel recupero di Sant’Orsola a non mollare la presa: “Sono il primo a vedere di buon occhio iniziative come quella dello scorso ottobre – spiega - ma di certo non possiamo limitarci a singoli eventi e manifestazioni. Chiedo a tutti, istituzioni, associazioni e comitati, di remare nella stessa direzione. Non vorrei che la crisi venisse a mettere i bastoni tra le ruote, creando falsi alibi”. Almeno un altro anno, quindi, separa i sanlorenzini dal (parziale) risveglio del gigante addormentato. Nell’attesa, c’è chi chiede un piccolo sforzo: “Illuminatelo, così mette tristezza”.

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cURIOSITÀ. Su Facebook sono nate pagine a sostegno di vip, parole e usanze di casa nostra

Vita da fan, dal “bischero” ai Litfiba Giuditta Boeti

numero di supporter non può che essere quello della Fiorentina calcio, con oltre 60mila fan che incitano la squadra, si confrontano sulle partite e sognano insieme lo scudetto. Ma c’è anche un’altra fiorentina osannata dal pubblico ed è la bistecca, che raccoglie oltre 80mila fan, amanti della “ciccia” famosa in tutto il mondo. Come da tradizione ci sono anche fan sfegatati che sostengono i cantanti o i gruppi musicali preferiti. Sommando tutti i fan club dei Litfiba, storica band fiorentina, si contano oltre 100mila sostenitori. Quasi 50 mila adesioni, invece, a sostegno e incoraggiamento della fiorentinissima Irene Grandi, con video, foto e interventi della cantautrice. Altra stella della musica ad essersi guadagnata un vivissimo fan club è Diana Winter. Nome apparentemente inglese, lei è italianissima, anzi fiorentina doc. Classe ‘85, ha già all’attivo diverse collaborazioni straniere del calibro di Toots Thielemans e italiane, con il duetto con Giorgia nella tournée dello scorso anno. Passando dalla rete alle ruote, come non citare il “Vespa Club Firenze”, che raccoglie tutti gli appassionati della mitica due ruote Piaggio. Proprio il fan club fiorentino ha organizzato, sotto l’egida del Vespa Club Italia, il raduno nazionale “Cimento invernale del Vespista”. E ancora Firenze è la capitale del “Mini club”, che comunque conta distaccamenti e soci in molte regioni italiane. Dal 2004 organizza raduni e incontri per gli appassionati del gioiellino Bmw. Non a caso, il più grande raduno italiano di auto Mini (in due giorni) si svolge ogni anno a Firenze, con giro del centro storico, gare e gimkane di abilità.

F

irenze, terra di quartieri, fazioni e forti passioni, non perde occasione per riunirsi e palpitare intorno a un culto condiviso. In città fioriscono club, mentre su internet nascono di continuo gruppi di sostegno a favore dei soggetti più disparati. Come dire: ognuno scelga un beniamino e ne diventi fan-atico sostenitore. Perché nell’era di Facebook anche il mestiere del sostenitore è diventato meno impegnativo. E così la rete è diventata un proliferare di pagine dedicate a cantanti, attori, campioni sportivi, serie televisive, cibo, locali, film e quanto più di originale possa passare per la mente. Si sono guadagnati un fan club con oltre 40mila sostenitori gli intramontabili “Amici miei”. Vale dire il Mascetti, il Perozzi, il Sassaroli, il Necchi e il Melandri, le loro zingarate e le supercazzole pronunciate persino in punto di morte. Ma la fiorentinità la fa da padrona su tantissime pagine internet. C’è chi ha creato il fanclub “Firenze l’è piccina, e l’è anche casa mia” dove i 20mila fan celebrano ed esaltano le bellezze della città del giglio, crogiolandosi anche nel pronunciare le parole “tutt’attaccahe e capissi lo stesso”. E poi ci sono i quasi 23mila fan del gruppo “Icchè?”, la cui missione è l’introduzione di questo termine dialettale “n’i vochabolario italiano per poi esportallo in tutto il mondo”. Ci sono anche i supporter fiorentini dell’acqua del rubinetto che aderiscono al fan club “dell’acqua del sindaco”, lasciando foto e messaggi contro lo spreco idrico. E ancora ci sono 25mila fan del gruppo “Oh bischero”, dove si spiega che “l’origine di questo termine non è chiara, anche se l’ambiente è chiaramente quello toscano, da Firenze fino alla Maremma”. Il fan club che raccoglie il maggior

Hanno tantissimi supporter la Fiorentina (la squadra, ma anche la bistecca), il gigliatissimo termine “Icchè?” e la stessa città, che “l’è piccina e l’è anche casa mia”, recita il nome di un gruppo. E poi ci sono i cantanti, come la storica band di Pelù e Renzulli o Irene Grandi

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Dicembre 2010

L’INchIESTA/1. Il Comune proverà a chiedere a Grandi Stazioni di lasciare aperta Smn anche di notte

Freddo, torna l’emergenza per i senzatetto FocUs

Verranno messi a disposizione circa

Crescono gli “insospettabili”

Banco Alimentare, richieste in aumento

200 posti letto oltre a quelli “ordinari”. con una

L

novità: chi si trattiene per più di 15 giorni dovrà pagare un euro per ogni notte ulteriore Giuditta Boeti

U

n letto su cui dormire, un tetto sulla testa per ripararsi dalle intemperie e del cibo caldo per fronteggiare il gelo o più semplicemente per non morire assiderati dal freddo. Per molti è la più ovvia normalità, ma per 530 persone a Firenze è solo una speranza. Ed è proprio per far fronte alle situazioni difficili che ogni anno scatta il piano di accoglienza durante la cosiddetta “emergenza freddo”, per chi una casa non ce l’ha e cerca riparo e calore in strutture di assistenza. Con una novità: quest’anno chi si tratterà più di 15 giorni dovrà pagare un contributo simbolico di un euro per ogni notte in più. “I posti a disposizione per l’emergenza freddo sono maggiori rispetto allo scorso anno - spiega l’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi - contiamo un totale di circa 200 posti letto che vanno ad aggiungersi a quelli che offriamo normalmente. Il Comune – aggiunge – offre ai senza fissa dimora, oltre che un tetto contro le intemperie, anche colazione e cena calde. Il contributo vuole essere una forma di responsabilizzazione nei confronti degli ospiti, e i fondi raccolti verranno investiti in progetti di reinserimento”. I pasti del mattino e della sera si aggiungono al pranzo che la Caritas offre già quotidianamente alle persone bisognose. In totale, ogni giorno, vengono erogati oltre 2.500 pasti. A Firenze è forte la rete di solidarietà, fatta di cooperative, associazioni, fondazioni che si occupano dei senza fissa dimora e che gestiscono l’accoglienza per conto del Comune che ha appaltato loro il servizio. Uomini, donne (a volte con bambini) senza una casa e spes-

so senza neanche più la speranza. Le loro storie si somigliano tutte: normalità precarie distrutte da un lavoro perduto, una rottura familiare, la morte di una persona cara, un tradimento, una malattia, che si intersecano tra loro in modo infinitamente diverso ma infinitamente affine. E così non è strano vedere che ad aver bisogno di aiuti essenziali per la sopravvivenza non sono solo “storici clochard” o scontrosi senzatetto, ma persone comuni che, per una ragione o per l’altra, a un certo punto della propria vita si sono ritrovati senza più una fonte di reddito. I posti letto spesso non sono sufficienti a soddisfare le richieste, e allora gli “esclusi” dalle liste si mettono in coda con la speranza che si liberi un posto all’interno dei dormitori. Anche se “c’è

una parte di senza fissa dimora – dice l’assessore Saccardi – che preferisce non rivolgersi alle strutture dell’emergenza freddo perché restii a entrare nel circuito dei servizi sociali”. L’anno scorso Ornella De Zordo, capogruppo di “perUnaltracittà”, aveva proposto all’amministrazione comunale di tenere aperte le stazioni ferroviarie nei giorni con temperature particolarmente rigide, per evitare che i senzatetto dormissero al freddo e in mezzo alla strada, in sudici sacchi a pelo o tra gelidi cartoni. “Già lo scorso inverno – spiega l’assessore Saccardi – avevo scritto a Grandi Stazioni per l’apertura di Santa Maria Novella durante la notte, ma mi aveva risposto che questa operazione non era possibile”. E quest’anno? “Ci riproverò”, conclude.

a povertà è dietro l’angolo. Proprio accanto a noi, solo nel comune di Firenze, oltre 24mila persone sono costrette a chiedere un aiuto alimentare. Di queste, almeno la metà è costituita da cittadini italiani, e il dato cresce di anno in anno in modo sconcertante. Lo ripetono quasi all’unanimità le associazioni che si impegnano quotidianamente nella distribuzione di beni alimentari alle persone in difficoltà. Sul territorio fiorentino ce ne sono 124 tra parrocchie, enti caritativi e associazioni laiche. Un esercito di volontari che periodicamente fa la spola tra Firenze e Calenzano per fare scorta di cibo al Banco Alimentare della Toscana – uno dei 17 nodi della rete nazionale della Fondazione Banco Alimentare - dove vengono raccolte le eccedenze del mercato e le donazioni della giornata nazionale della colletta alimentare. I nuovi poveri sono tra noi: magari i vicini di casa o gli amici di una vita. Spesso si vergognano di farlo sapere. “Cresce il numero degli insospettabili - dicono dalla Misericordia di Firenze – e fanno fatica ad accettare questa situazione.” Vanno alla Caritas di via Faentina piuttosto che chiedere aiuto alla propria parrocchia, oppure chiedono di non ricevere il pacco alimentare a casa per non farsi vedere dai vicini. Solo alla parrocchia Regina della Pace di Ponte di Mezzo, dove c’è la più alta concentrazione di case popolari, sono cento le famiglie in difficoltà, il 70 per cento italiani. All’associazione laica Ancoraggio, invece, gli assistiti sono per lo più immigrati, 25 famiglie con bambini, anche piccoli, che vivono in condizioni disperate, spesso senza un reddito. Talvolta ci si scontra con l’ostacolo delle diverse abitudini alimentari, che devono essere rispettate: anche un omogeneizzato alla carne può rappresentare un problema. In generale, sono molte le associazioni costrette a rimpolpare il pacco con alimenti acquistati di proprio pugno, per fronteggiare una domanda che cresce di giorno in giorno, a un /I.T. ritmo che sembra inarrestabile.

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L’INchIESTA/2. Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 70 per cento degli accessi

E all’Albergo Popolare sempre più italiani A lanciare l’allarme è il direttore della struttura, che spiega come l’utenza stia cambiando e sia sempre più composta da connazionali, over 50 e con storie pesanti alle spalle Giulia Righi

C

ome stanno le cose, qui, lo racconta un muro. Lo dice una frase pennellata nella “stanza dei bottoni”. “Questa casa è, e ha da essere, tetto sicuro per chi non ne ha”. Questo è, l’Albergo Popolare di Firenze. Con il suo passato da convento e un secolo di storia, l’ultimo, al servizio dell’accoglienza. Ci entri e te lo aspetti tutto rotto, segnato dalle rughe del disagio, malconcio. E invece ha piuttosto il che dell’ospedale di tanto tempo fa, con i suoi corridoi lunghi attraversati da cent’anni di persone e le stanzette sobrie tutte letti e comodini. E questa è la casa di un sacco di italiani, il numero civico di tante persone che hanno perso la rotta. Italiani, sì. Di solito sopra la cinquantina. Persone che arrivano qui portandosi addosso i cocci di una vita distrutta, appannata dall’alcol, sbranata da storie familiari senza lieto fine, sfinita da soldi che non c’erano e se c’erano erano spesi male. “Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 70 per cento di accessi: tutte facce nuove”. Lo spiega il direttore di questi 8mila metri quadrati, Luca Angelini. Che non ha neppure lui l’aria ingrigita dei grandi capi ma piutttosto il piglio di chi sa che per mandare avanti la baracca è bene starci dentro ai problemi. Viverseli. Dev’essere l’unico modo per gestire i grandi numeri del disagio che vorticano intorno alla struttura, che solo nell’anno in corso ha avuto poco meno di mille accessi. Gente che va, gente che viene. Il servizio di pronta accoglienza funziona a rotazione: si sta qui 15 giorni, poi occorre uno stop di dieci e via così. C’è anche chi ci vive fisso, però: 25 residenti. Poi ci sono i mini-alloggi per altre 22 persone, e altri 21 posti per l’accoglienza lunga. Più venti posti per l’emergenza

freddo. Tutti per uomini, dell’accoglienza al femminile si occupano altre strutture. Ah, tra gli ospiti ci sono anche due trans. Problemi di convivenza, con loro? “No, forse all’inizio, ora direi che è tutto sotto controllo”. C’è anche colore, là dentro. Quello dei laboratori manuali, di quelli di teatro, di quelli artistici. E odore di candele, quelle che un gruppetto di ospiti sta preparando come strenne natalizie. Poi ancora, via dai numeri, fai due passi per i corridoi della struttura e incontri un popolo intero che saluta il suo direttore. Pacchetto completo, pregi e difetti. Ad esempio c’è Dario (nome di fantasia) che ha la fissa per le biciclette e fosse per lui ne allucchetterebbe a decine nelle rastrelliere di fronte all’ingresso. Ma così non si fa e si becca la sua strigliata. Per inciso: un tempo Dario era un professo-

Il servizio di “pronta accoglienza” è a rotazione, dopo 2 settimane gli ospiti devono fare uno stop re, poi la vita ha fatto crac e ora la sua casa è questa. Di storie fotocopia alla sua purtroppo ce ne sono a bizzeffe, là dentro. Italiani, stranieri, è lo stesso. Non sarà un caso che sulla scrivania di Angelini convivano in tutta quiete una Bibbia e un Corano. Sorride mentre li guarda: “Ecco, questo me lo sto studiando, è utile. Quando qualche ospite musulmano mi rientra ubriaco la sera almeno gli cito subito la sura in cui gli si prescrive di non farlo”.

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Dicembre 2010

DONNE cON I PANTALONI. Sono sempre di più a scegliere di fare “cose da maschi”

Il lavoro duro? Un gioco da ragazze Alla guida del camion o dell’autobus, non temono né il traffico né la lontananza da casa. E c’è chi si arruola o parte volontaria con l’Esercito. senza per questo dimenticare la famiglia Francesca Puliti

Q

uando ha mandato all’aria una convivenza ed è salita sul camion, suo padre, anche lui camionista, le ha detto che era pazza. Ma Alessia, 32 anni, ha tenuto duro e quel camion lo guida da 5 anni in lungo e in largo per l’Italia e la Francia. “Le mie amiche mi invidiano – racconta Alessia, che abita a Piombino – perché sono sempre a giro, mentre loro sono inchiodate a una scrivania per la maggior parte del tempo”. Mai che le sia venuto in mente che come mestiere potrebbe essere pericoloso. “Basta sapersi fare i fatti propri”. Ma di notte cerca di non guidare mai. “Si guadagna benino, anche se questa vita te la puoi permettere finché vivi da sola con due pesci rossi come me – aggiunge Alessia – quando metterò la testa a posto e avrò una famiglia scenderò a terra. Ma tanto ho già deciso che sposerò un camionista”. E di scelta ce n’è parecchia, perché a fare questo mestiere in Italia ci sono pochissime donne. “L’anno scorso al pranzo che avevamo organizzato come ritrovo eravamo una cinquantina”. Più o meno la stessa cifra (55) delle autiste alla guida dei mezzi Ataf a Firenze, piccolissima percentuale a fronte di un totale di 960 conducenti. Le vedi districarsi nel traffico, piercing al naso e borsa con i teschi appesa al seggiolino, come e meglio dei colleghi maschi. Dall’altra parte della “barricata”, ovvero al distributore di benzina, c’è Tatiana, 34 anni, di Firenze. “Fare la benzinaia non è il massimo – racconta – ma meglio che lavorare al nero da qualche parte…D’inverno è dura, prima o poi vorrei tornare a servire caffè e cappuccino al bar, ma nel mentre ci si accontenta”. Le fa eco Patrizia, che fa il pieno alle auto da 26 anni. “Non era il sogno della mia vita, ma mi trovo bene”. E mentre racconta, tempo 10 minuti, serve più

di dieci clienti. A fare un mestiere tradizionalmente considerato da uomo non sono in molte, ma neanche più un piccolo manipolo di pioniere come un tempo. Le più intraprendenti sono proprio le più giovani. Come Martina, 20 anni, studentessa di filosofia, che però nel mentre ha seguito il corso per “addetti alla sorveglianza nei luoghi pubblici in occasione di manifestazioni sportive o di spettacolo”: in altre parole, quelli che un tempo si chiamavano “buttafuori”. “E’ un’ottima opportunità di lavoro”, dice, e di questi tempi meglio lasciarsi aperte tutte le porte. “Anche se in realtà ‘da grande’ mi piacerebbe lavorare con i bambini”, aggiunge. Chi invece ha a che fare da anni con un mondo prettamente maschile è

C’è anche una studentessa di 20 anni tra gli allievi del corso per buttafuori Francesca Arru, o meglio Sorella Arru, volontaria dal 1987 per la Croce Rossa. Dalla Bosnia al Kosovo fino a Nassyria, il Capitano Arru è sempre stata al fianco dell’Esercito, ma in un corpo ausiliario, quello della Cri, in cui le gonne hanno fatto il loro ingresso quasi un secolo prima rispetto alle Forze Armate. Qui sono arrivate solo 10 anni fa e rappresentano adesso il 7% circa dell’Esercito. “Conciliare i tempi di vita con un impegno del genere non è semplice – spiega Sorella Arru – devi esser pronta a partire entro 6, 12, 24 o 48 ore”. Ma la determinazione e la passione aiutano.

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na ventina di donne con i parastinchi e le imbottiture sulle spalle. Ecco cosa succede quando la passione per lo sport contagia le compagne dei giocatori di rugby. E’ così che sono nate le Rhinogirls di Sesto Fiorentino, una delle due sole squadre di rugby al femminile della Toscana (l’altra è a Livorno). “Tutto è cominciato 10 anni fa – racconta il capitano Claudia Materassi, in squadra da 4 stagioni – quando i ragazzi hanno cominciato ad allenare le fidanzate. Poi, attraverso il passaparola, si è costituita una vera e propria squadra”. E’ successo appunto 4 anni fa, quando è arrivato anche un vero allenatore, Lorenzo Cirri, che veniva dall’esperienza dei Cavalieri di Prato, attualmente in Eccellenza. Ma come si avvicina una giovane donzella a uno sport pieno di contrasti e botte? “Per quanto mi riguarda, una volta sono andata a vedere una partita di rugby e mi è piaciuto così tanto che ho deciso di provare”. E poi “le botte sì, si prendono, ma non sono necessariamente così forti”. Sfatiamo il pregiudizio di un gruppo di maschiacci, trasandate e irruente. “Ci dovreste vedere quando arriviamo da lavoro – continua Claudia – tutte truccate e vestite a modino”. Oppure basterebbe vederle nel calendario che

le

rhinogirlS

in azione

hanno confezionato per il 2011 per finanziare le attività della squadra. Una ventina le tesserate, dai 16 ai 40 anni, tutte residenti nell’area compresa tra Firenze, Sesto e Prato. L’anno scorso hanno disputato la Serie A2, “con l’obiettivo di arrivare tutte integre a fine stagione”. Target centrato, anche se con una sola vittoria in tasca “che però ci ha dato tanta soddisfazione”. Quest’anno le Rhinogirls sono tornate alla Coppa Italia ed è stato come ricominciare da capo. “Sì, perché si sono avvicinate tantissime ragazze nuove”. Ma insomma, il rugby è uno sport da donne? “Certo che lo è”, risponde soddisfatta Claudia. E non possiamo /F.P. che crederle.


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UOMINI cON LA GRANATA. In principio fu un 50enne di Pietrasanta, oggi in Italia sono 5mila

Mollo tutto e faccio il casalingo Dai 25 ai 55 anni, sono tanti i “lui” che preferiscono le faccende di casa alle attività professionali. sempre più richiesti anche i colf e i baby sitter Paola Ferri

C

i è voluta una mattinata di intense discussioni con l’impiegata dell’Ufficio anagrafe, con il di lei superiore e qualche sorrisetto di sufficienza. Ma alla fine Fiorenzo Bresciani è uscito dall’ufficio con su scritto sulla propria carta d’identità “professione: casalingo”. E pensare che bastava cambiare una vocale per abbattere un muro. Da allora – correva l’anno 2003 – Bresciani ha messo su anche un’associazione per cercare di sensibilizzare il mondo maschile a collaborare maggiormente con la propria partner e ad essere più presente in famiglia. L’Associazione Uomini Casalinghi ha sede legale a Pietrasanta, dove abita il fondatore, ma conta oltre 5.300 iscritti in tutta Italia e qualche centinaio in giro per il mondo. Galeotto fu il sito internet (www.uominicasalinghi.it) che attirò fin da subito l’attenzione dei media. “Sono stato intervistato più volte dalla Bbc, dalla Cnn, da qualche canale russo e perfino da una tv messicana”, racconta Bresciani, reduce dal primo congresso nazionale dei casalinghi, che si è tenuto lo scorso ottobre a Sanremo. “Abbiamo anche eletto il primo mister casalingo – aggiunge il presidente dell’associa-

zione – è un ragazzo di Altopascio”. Già, perché gli iscritti vanno dai 25 ai 55 anni e hanno svolto (o magari svolgono ancora) ogni tipo di professione. Prima di diventare casalingo a tempo pieno, Bresciani aveva un’attività commerciale, ma si annoiava. Ora, invece, è tutt’altro che un casalingo disperato. “Teniamo corsi di economia domestica in tutto il Paese”, racconta. E proprio di economia si tratta, perché non ci sono solo le lezioni pratiche su come fare il bucato e stirare le camicie, ma anche i consigli su come fare i mestieri di casa in modo “naturale” spendendo meno. “Ad esempio – spiega il primo casalingo d’Italia - con aceto e bicarbonato si può pulire quasi tutto”. Che l’altra metà del cielo sia eccellente nei lavoretti domestici lo dimostrano anche le ricerche scientifiche (l’ultima è datata Londra, ottobre 2010). Purché si applichi. E non è un caso se anche a Firenze i colf, al maschile, sono sempre più richiesti. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini di origine straniera, prevalentemente giovani, moderni Mrs Doubtfire che non si spaventano di fronte a una montagna di panni da lavare o una decina di piatti selvaggiamente impilati nell’acquaio. Aumentano

Fiorenzo breSciani

e altri caSalinghi

anche coloro che, soprattutto tra gli extracomunitari, si propongono come badanti. Ma ci sono anche i baby sitter. Gli iscritti all’apposito albo del Comune di Firenze non sono numerosi (nel corso degli anni ne sono transitati 4) ma sono professio-

nalmente accreditati: hanno seguito tutti il corso di formazione e spesso vantano già delle discrete credenziali. Tra cui quella di non innescare nessun meccanismo di gelosia nelle mamme che devono abbandonarli a casa da soli con i propri mariti.

lA NoVITÀ Nasce a Prato un palazzo per ex mariti in difficoltà, mentre a Firenze parte il servizio di assistenza

Sedotti ma non abbandonati, un condominio solidale per divorziati

S

enza una donna e magari anche senza un lavoro. Oppure con lo stipendio dimezzato da alimenti e spese per il divorzio. Nasce a Prato il condominio solidale riservato ai mariti, o meglio agli ex mariti, che dopo la separazione si trovano in serie difficoltà economiche. Per la Toscana si tratta della prima esperienza del genere, ma strutture simili sono già state realizzate in diverse città del Nord Italia, come Milano e Torino. Il progetto, lanciato dal Comune di Prato, è stato presentato lo scorso novembre, ma pare che la strut-

tutti

PAZZI

tura adibita ai “mariti single” sia già stata individuata. A Firenze, invece, è attivo già da alcuni mesi in via sperimentale il Servizio post-divorzio. Dalla consulenza legale alla psicoterapia individuale e di coppia per cercare di rimettere insieme i cocci, dalla mediazione familiare al supporto in fase di affidamento dei figli, quando non c’è più niente da salvare. Il servizio è organizzato dall’associazione Co.Me.Te. con il sostegno della Regione e, una volta superato il test fiorentino, si appresta a essere esportato in altre aree della Toscana.

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Nel giro di dieci anni, infatti, il numero dei divorzi nella nostra regione è praticamente raddoppiato, arrivando a quota 35 su 100 matrimoni. Gli ultimi dati Istat disponibili si riferiscono al 2008, anno in cui sono state registrate 5.889 separazioni, circa 250 in più rispetto al 2005, mentre i divorzi sono passati da 3.311 a 4.164, sempre nel giro degli stessi tre anni. Per accedere al Servizio post-divorzio basta mandare una mail a servizipostdivorzio@yahoo.it, oppure rivolgersi ai servizi /P.F. pubblici del Comune di Firenze.

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festeggiamenti

Dicembre 2010

SAN SILVESTRO/1. Il centro di Firenze offre soluzioni per tutti i gusti. Lanciato un bando

Piazze in festa per il capodanno in città Rock e pop alla stazione, folk in santissima Annunziata, musica jazz in piazza della Repubblica. sperando solo che il tempo sia clemente Ludovica V. Zarrilli ‘offerta’ a chi vuole fare spettacoli o cultura in città. Non credo che gli organizzatori che hanno intenzione di partecipare al bando avranno difficoltà a trovare sponsor capaci di credere e investire nel progetto. Anche lo scorso anno, del resto, gli sponsor furono molti. E la ricaduta d’immagine sarà inestimabile”. E proprio l’apporto di sponsor privati, come per la scorsa edizione, sarà fondamentale: l’amministrazione deve infatti già fare i conti con la crisi globale e il drastico taglio dei fondi da parte del governo.

SAN SILVESTRO/2. Dalla cena medievale alla mezzanotte sul treno d’epoca

Veglione alternativo? Non c’è che da scegliere C

appa, spada e botti di capodanno. Per chi è stanco delle solite feste, o troppo freddoloso per passare una nottata intera in piazza passando di concerto in concerto, le alternative non mancano, basta solo cercare un po’. Anzi, attenzione a non perdersi nella rete, tra offerte last minute per festeggiare sotto la Tour Eiffel o al riparo di un igloo, con una cioccolata calda tra le mani al posto della classica flute di spumante. Rimanendo con i piedi per terra, e in terra toscana, si può optare per un cenone in salsa medievale, con tanto di menu d’epoca, spettacoli e musica in tema, all’Antico Spedale del Bigallo a Bagno a Ripoli. Oppure optare per una delle cene con delitto che, sotto le feste, nascono come funghi in ogni angolo o casolare della Toscana. Funziona così: tra una portata e l’altra una compagnia teatrale mette in scena un giallo a episodi, coinvolgendo camerieri e personale vario e, a fine pasto, ogni tavolo, trasformato in squadra, dovrà cercare di risolvere l’enigma di chi è l’assassino. E in genere si può anche pernottare “sul luogo del delitto”. Per i nostalgici di Happy

Days, invece, c’è il capodanno anni ’50 di Riccione: basta munirsi di gonna a ruota e cerchietto per i capelli o giubbottino di pelle su maglietta bianca ed essere disposti a spendere qualcosa in più per la trasferta. Un altro tipo di nostalgici potrebbe altresì apprezzare il veglione on the road, anzi no, sui binari, a bordo di un treno d’epoca. Ne parte uno da Lecco la sera del 31 dicembre, direzione Mantova, ma non è il solo. Gli stressati all’eterna ricerca di pace, invece, potrebbero sostituire al veglione un po’ di sana meditazione: yoga, massaggi e riposo per corpo e spirito al seguito di maestri di discipline orientali. Umbria e Marche sono in questo caso le regioni più gettonate. Ma anche in casa propria si può organizzare qualcosa di originale. Un esempio? La cena cinematografica. Niente a che vedere con dvd e gelato davanti alla tv, bensì con piatti e portate ispirate alle più note pellicole: dalle lumachine che sfuggivano a Pretty Woman-Julia Roberts alla torta Sacher alla Moretti, tutto dipende da chi avete a cena, se un cast hollywoodiano o in stile /F.P. Boldi-De Sica.

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P

er il prossimo Capodanno, dopo il diluvio del 31 dicembre 2009, quello che importa è che il meteo sia più clemente. Il tormentone su cosa fare per la notte di San Silvestro è già partito e, dopo lo sfortunato esordio dell’anno passato, il Comune ha messo a punto un nuovo piano per la notte più attesa. Pop o rock in piazza della Stazione, jazz di qualità in piazza della Repubblica, musica folk e popolare in Santissima Annunziata. Questo il canovaccio del Capodanno 2010 che il Comune sta organizzando e che costituisce il tema di un bando pubblico per la selezione dei soggetti organizzatori, sulla scia di quanto avvenuto per l’Estate fiorentina o la Notte Bianca. Entro pochi giorni, quindi, saranno selezionati i vincitori e saranno svelati tutti i particolari e gli artisti coinvolti. “Abbiamo privilegiato - ha spiegato l’assessore alla cultura Giuliano da Empoli - la formula del bando pubblico, così da dare la massima trasparenza e ‘tracciabilità’ all’evento, una formula già sperimentata nei mesi scorsi per gli spettacoli dell’Estate e per quelli della Notte Bianca del 30 aprile, che hanno riscosso una partecipazione inaspettata”. Il Comune, si legge nel bando, “mette a disposizione tre luoghi fortemente evocativi della storia e del carattere della città ove realizzare le manifestazioni. Queste dovranno essere gratuite e non dovranno comportare alcun costo per l’amministrazione”. Nel 2009, come madrina d’eccezione per l’evento fu scelta la fiorentinissima Irene Grandi, mentre la band d’onore, sulla scia dei primi viaggi in 37 minuti tra Firenze e Bologna, furono i Negrita. Sorprese per questa edizione? L’assessore da Empoli e il sindaco Renzi ci stanno lavorando, e non sono esclusi colpi di scena. “Firenze - ha continuato da Empoli - è un gioiello e come tale deve essere

E AL N IO ESS TE F N RO E P ME N TA TA IO AZ PLE TUI M M RA OR INF CO G


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LIBRI SOTTO L’ALBERO. Qualche suggerimento su cosa scegliere nel mare magnum degli scaffali

Cosa regalare? Istruzioni per l’uso I più desiderati sono i primi in classifica, come l’ultima fatica di Umberto Eco,

LA GUIDA

o gli evergreen Andrea camilleri e Niccolò Ammaniti. Ma se si cerca qualcosa

Centouno consigli utili per fiorentini curiosi

di più vicino alla città del giglio si scopre il romanzo di Michele Giuttari, ambientato a Firenze, o “Rock and gol”, raccolta di pensieri dedicati ai tifosi della squadra viola Ludovica V. Zarrilli

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nutile cercare a tutti i costi il regalo più originale, la strenna inaspettata, l’idea per fare colpo su chi scarta il pacchetto. Non c’è niente da fare, mettendo un libro sotto l’albero non si sbaglia quasi mai; e se il romanzo non è proprio quello che si voleva leggere, o il catalogo è quello di una mostra già visitata, poco importa, perchè in libreria un volume in più non guasta mai (e poi si fa sempre in tempo a riciclarlo). Se non si ha la più pallida idea dei gusti di chi riceverà il cadeaux, conviene sempre dare un’occhiata alle classifiche dei libri più venduti, quelli di cui si parla di più e di cui il destinatario conoscerà sicuramente almeno il titolo. I libri in pole position sono diversi e trattano gli argomenti più disparati. Tra i più apprezzati c’è “Il cimitero di Praga” (Bompiani) che vede il semiologo e scrittore Umberto Eco (già autore di best seller come Il nome della rosa o Il pendolo di Focault) tornare sulla strada della narrativa dopo aver dedicato gli ultimi anni alla saggistica. Segue a ruota un cult del libro da regalare: “Il sorriso di Angelica” (Sellerio), ultima fatica del prolifico Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano, che nonostante gli anni continua a sfornare nuove avventure e ad appassionare migliaia di lettori. Fresco di stampa anche “Le rose nere di Firenze” di Michele Giuttari, nome noto alla cronaca perchè dal 1995 al 2003, periodo in cui erano in corso le indagini sul mostro di Firenze era il comandante della squadra mobile. Dal 1999 si dedicata alla scrittura di storie noir dando alle stampe diversi libri dove traspare sempre l’ombra del mostro. E’ già in cima all’elenco dei volumi più venduti “Io e te”, l’ultima (breve) fatica di Niccolò Ammaniti, che dopo aver pubblicato, meno di un anno fa “Che la festa cominci”, adesso propone un romanzo breve che ha già le carte

in regola per diventare un successo editoriale. “Xy” di Sandro Veronesi è un altro frammento di narrativa contemporanea adatto ad essere depositato, con tanto di fiocco multicolor, sotto l’albero di Natale. La storia non è di quelle allegre e leggere, per intendersi, ma se si vuole far dono di un buon libro senza andare a scomodare nomi troppo grossi della narrativa internazionale, potrebbe essere un’ottima soluzione. I tifosi della Fiorentina (anche chi di solito non ama leggere) riceveranno volentieri “Rock and gol” di Benedetto Ferrara: il giornalista della redazione

fiorentina de La Repubblica concentra in questo libretto il meglio del suo blog con delle pillole farcite di rock and roll da veri intenditori. Per chi invece vuole sorridere dell’attualità italiana anche dopo il pranzo natalizio è perfetto “La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri” di Beppe Severgnini, un viaggio nelle spiritose e intelligenti elucubrazioni di un giornalista che ha analizzato il dominio ventennale del presidente del consiglio. E poi, dulcis in fundo, per chi davvero non vuole sbagliare, il consiglio è scegliere un classico. Con quello non si fa mai brutta figura.

IL DIARIO. Intervista a Paolo Cocchi in occasione dell’uscita della sua ultima opera

Il Novecento di un partigiano. Spiegato ai figli I

l diario del padre partigiano e funzionario del Pci è lo spunto per un viaggio tra la memoria del Novecento e la sua percezione. Paolo Cocchi, ex sindaco di Barberino del Mugello, già assessore toscano alla cultura, ha svuotato la valigia dei ricordi di famiglia per raccontare ai giovani figli, attraverso le vicende del padre Siro, le vicende del secolo trascorso. “Diario di un diario” (Sarnus, Firenze) è una breve ma intensa testimonianza. “Il Novecento non è stato solo un inferno, almeno non per come l’ho vissuto io. – spiega Paolo Cocchi - Dietro speranze e utopie si sono celati anche drammi ed errori. Nel libro c’è un po’ l’idea che i conti col passato debbano ancora essere fatti”. Lei ha sempre fatto politica, non pensa che i valori che vuole affermare nel suo libro siano parecchio distanti dal modo di fare politica oggi, anche nella sinistra? Ho fatto molta politica certo, ma non sono mai stato “funzionario”. Mio padre invece lo era e questo mi ha dato una forte vicinanza al mondo dei comunisti. La mia adesione alla politica non è mai stata però “totale”, la militanza, anche nei momenti più coinvolgenti, ha sempre lasciato un “resto”. Penso che molte delle cose per cui

ci siamo impegnati fossero semplicemente sbagliate, ma la storia di una vita, anche della più semplice, racchiude sempre una “lezione”. Il libro è anche un contributo al dibattito sul conflitto generazionale e sui rottamatori? Viviamo in una “gerontocrazia giovanilistica” che stravolge il senso del rapporto tra generazioni e lo rende schizofrenico. I “rottamatori” pongono l’accento sull’anomalia di una classe dirigente che non vuole morire mai. Ma dovrebbero prospettare anche un impiego dei vecchi, una loro utilizzazione. Negli altri paesi i leader sono giovani ma, in quelle nazioni, si è anche produttivi per un periodo molto più lungo. In Italia la politica è interpretata e percepita come “comando”, “potenza” e non come servizio utile per fare cose. Per questo, in genere, si rimane abbarbicati alla poltrona, talvolta a sprezzo del ridicolo, è ciò produce la “rottamazione”. Il passato e il presente di Firenze? Firenze dovrebbe ammettere di essere una “piccola” città con un grande passato. E comportarsi di conseguenza dismettendo i panni della retorica e indossando quelli /C.B. delle competenze, del merito e della concretezza.

N

on si sa mai abbastanza di una città, nemmeno se ci si nasce o ci si passa quel tanto di tempo che basta per sentirsi ormai “d’adozione”. E, questo, Valentina Rossi sembra averlo capito benissimo. Il suo libro “101 cose da fare a Firenze almeno una volta nella vita” (Newton Compton Editori, 288 pagg, 14,90 euro) non è esattamente una guida per turisti; piuttosto, un “vademecum” che pare fatto a posta per quei fiorentini “che danno un po’ per scontata la città, nonostante ne conoscano a menadito la storia” ma anche per chi, come lei – 38 anni, venti dei quali trascorsi a Firenze – è ancora capace di lasciarsi stupire dalla propria città, dai sui angoli più autentici. Alcuni dei 101 luoghi che l’autrice consiglia, infatti, anche per lei sono stati una sorpresa; “come il numero 60, la Sartoria Teatrale Fiorentina di Piazza del Duomo che, da centocinquant’anni, custodisce i costumi di scena delle più grandi opere teatrali e dei film che hanno fatto la storia del cinema”, spiega Valentina. Altri, invece, sono delle sue autentiche passioni. E, infatti, leggendo il suo libro, pare quasi di vederla gironzolare tra i banchi del mercato di Santo Spirito durante la Fierucolina o sporgersi dalla Torre della Castagna, in Piazza San Martino. 288 pagine di informazioni e dritte condite da interessanti note storiche – scovate navigando su internet e “uscendo di casa e facendo due chiacchiere con la gente” – che l’autrice è riuscita a trasformare in una guida agile e divertente, da tenere sempre a portata di mano. E dire che è iniziato tutto per caso. “Mi sono accorta che, tra le tante guide turistiche della collana Newton & Compton 101, ne mancava una: quella dedicata a Firenze. Così, ho contattato la casa editrice e ho proposto di scriverla, ma non pensavo minimamente che la mia richiesta sarebbe stata accettata”, commenta. Valentina, infatti, non è una scrittrice di professione. Eppure è forse la persona più adatta a descrivere la città in maniera non banale. Perché la conosce a fondo – ci vive stabilmente da quando ha lasciato Trento per studiare architettura – ma, soprattutto, perché per lei è una continua fonte di ispirazione, oltre che di studio (attualmente svolge un dottorato presso l’Università di Firenze). “101 cose” è il suo primo libro ma, potete scommetterci, /S.C. certamente non sarà l’ultimo.


cultura

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IL PERSONAGGIO. Poggipollini, storico chitarrista di Liga, sbarca a Prato per presentare il suo album

Capitan Fede: la vita tra palco e realtà Francesca Puliti

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uarantadue anni, fisico da ragazzino e mille e uno progetti in ponte. Il pubblico degli stadi lo conosce come Capitan Fede, storica chitarra del Liga, ma per i fan più fedeli è semplicemente Federico Poggipollini e non è solo chitarra, ma anche voce, autore dei testi e – da poco – attore, nel film Bar Sport, tratto dall’omonimo libro di Stefano Benni. Oltreché neopapà. Il 14 gennaio Poggipollini sarà al Keller Platz di Prato per promuovere il nuovo disco, Caos Cosmico Extra. Un periodo di grandi novità. Sì, è un periodo pieno di emozioni, non mi annoio di certo. Spero di tener botta, di andare avanti con lucidità, sono pieno di energia. Che personaggio sei in Bar Sport? Sono lo zingaro che guida l’autobus, colui che si accolla l’impresa di portare un intero bar in trasferta da Bologna a Firenze e perde la strada finendo in Svizzera. E’ un personaggio folle e ironico, mi è piaciuto molto interpretarlo. Per farlo ho dovuto anche imparare a suonare un po’ di violino. Avevi già recitato nel film di Ligabue Da zero a dieci, è un’esperienza che vuoi ripetere? Mi piacerebbe molto, fare l’attore non è solo una questione di immagine, c’è tanto lavoro dietro. Ma mi sono trovato bene con il regista Massimo Martelli e non mi imbarazzo dietro le telecamere.

E sul palco sì? No, a dir la verità neanche sul palco, ma sono gli unici due contesti della mia vita in cui non mi succede. Meglio sul palco con il Liga o da solo? Sono due esperienze completamente diverse, con Ligabue sono solo una chitarra, nell’altro caso esprimo un mio progetto. Ma non rinuncerei a nessuna delle due, insieme mi danno la totalità della

Dai Litfiba di El Diablo al suo disco, passando per i sold out di Ligabue

musica e lo stimolo a fare sempre cose diverse. Perché altrimenti cadere nella routine è un attimo. Invece in questo modo tra un tour e l’altro non sto mai fermo, porto avanti studi differenti e i miei dischi. Oppure scrivo canzoni per altri cantanti, ne ho scritta una anche per Bar Sport, ma finché il film non è montato non dico una parola di più. Hai iniziato con i Litfiba, com’è andata a finire? Ero giovanissimo, proprio all’inizio della mia carriera. Ho suonato con loro per tre anni, durante i

Federico poggipollini

quali abitavo a Firenze, in via Corridoni. E’ stata un’esperienza molto importante per me, anche perché sono arrivato nel momento in cui i Litfiba erano all’apice del successo, con El Diablo e Terremoto. Abbiamo fatto delle tournée incredibili.

Ma alla fine i Litfiba sono sempre stati solo Piero e Ghigo. Li sento ancora. E presto vorrei tornare a suonare a Firenze, magari riempire il Pala Mandela con il mio gruppo. E’ un sogno, ma potrebbe anche succedere.

DVD SOTTO L’ALBERO. Gli sketch di Andrea Muzzi per l’iniziativa di Unicoop

Battute e gag per fare del bene C

on una risata spesso si può fare del bene, non solo perché una battuta scanzonata può far dimenticare per un po’ i problemi di tutti i giorni. E’ il caso di Andrea Muzzi, celebre comico toscano e testimonial dell’inizitiva di Unicoop Firenze “Il cuore si scioglie”, che si adopera per aiutare i bambini in difficoltà disseminati per il mondo. Muzzi, che di mestiere fa il comito e l’intrattenitore, ha messo a disposizione alcune delle registrazioni del suo show televisivo Telebidone (in onda su Rete 37), per realizzare un simpatico dvd da mettere sotto l’albero tra i regali di Natale. L’obiettivo? Contibuire ad aiutare i bambini che vivono in

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condizioni drammatiche, perchè parte del ricavato dalla vendita del dvd andrà ad incrementare il cospicuo gruzzolo che puntualmente Il cuore si scioglie va a donare a chi ne ha più necessità. “Sono orgoglioso di entrare a far parte di questo progetto, ero già testimonial dell’inizitiva e adesso, con il dvd, la collaborazione si amplia”, ha spiegato il comico. “Spesso mi capita di essere giù di morale perchè uno spettacolo non è riuscito come volevo o perchè il lavoro non è proprio come mi aspetterei, beh, sembrerà banale, ma ascoltando le storie di alcuni di questi bambini viene voglia di cambiare atteggiamento nei confronti della

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vita. Quante volte è più grande di me un bambino che a soli sette anni va a lavorare per far sopravvivere i suoi fratellini?”. All’interno del dvd (che verrà distribuito a partire dai primi giorni di dicembre in tutti i centri Coop), chi lo comprerà potrà trovare alcune pillole tratte dagli ultimi due anni di messa in onda. “Da Le ultime notizie - spiega il comico - che è un tg satirico nel quale vengono interrotte tutte le trasmissioni per dare un finto scoop, fino a un’interpretazione del capolavoro del cinema ‘Indovina chi viene a cena’ dove l’intruso non è un ragazzo di colore ma io, juventino ad una /L.V.Z. tavolata di ultras fiorentini”.

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FIORENTINA. Diego Della Valle è tornato a parlare. E lo ha fatto su tutto, in un lungo monologo

“Dovrete sopportarci ancora a lungo” Cristina Guerri

Quasi due ore per fare la cronistoria della sua avventura viola. “Quando siamo arrivati non c’era niente, abbiamo investito tra i 150 e i 170 milioni”. Poi sulla cittadella: “Mio fratello ha detto che il discorso è chiuso e io lo ribadisco”

diego della valle

sarebbe andato alla Fiorentina e quello che sarebbe arrivato in più lo avremmo destinato alle opere sociali per la città. Solo che parlare con il mondo della politica non è facile. Noi in realtà avevamo chiesto solo se a Firenze c’era un posto dove farla. Poi è cominciata la bagarre, siamo finiti in mezzo a un tritacarne e ci siamo sentiti quasi in imbarazzo. Siamo stati anche utilizzati come testa d’ariete da chi voleva portare la Fiorentina fuori città. Noi non porteremo mai via questa società da Firenze. Mio fratello ha detto che il discorso è chiuso e io lo ribadisco. Siamo noi che facciamo un passo indietro anche perché capisco che ci siano cose più importanti da fare in quell’area, come l’aeroporto, che è una grande occasione per rilanciare il turismo di questa città che non è più quella di trent’anni fa. Vedremo se avremo altre idee per la Fiorentina”. Della Valle ha poi parlato del momento non positivo che la squadra ha attraversato in questa prima parte di stagione. “A Natale faremo le nostre valutazioni per quanto riguarda il mercato. Ho visto che Corvino è stato messo un po’ sotto pressione. Non scordiamoci però che è la stessa persona che ha costruito la squadra che lo scorso anno ha fatto così bene in Champions”. Per poi chiudere con un concetto chiave: “Se c’è qualcuno di Firenze, una cordata di 4-5 imprenditori, all’altezza della Fiorentina, noi siamo anche disposti a farci da parte. Anche se non ci piacerebbe. Magari potremmo chiedere che una percentuale sia data ai tifosi. Comunque ho l’impressione che dovrete sopportarci ancora a lungo”.

RUGHE E CICATRICI?

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ECCO LA SOLUZIONE!! Per darne una definizione possiamo dire che le rughe sono modificazioni della cute (Organo di rivestimento del corpo umano) associate all'invecchiamento, derivanti da danno a livello dermico, espressione di cambiamento di orientamento dei fasci di collagene e di elastina (proteine di sostegno) in cui le fibre elastiche hanno perso la capacità di adattarsi ai movimenti muscolari. Secondo la classificazione di Kligman possiamo distinguere le rughe in: lineari, tipiche d'espressione, perpendicolari alla muscolatura del viso; rughe Glifiche, dovute al fotoinvecchiamento, accentuazione della normale pieghettatura cutanea, a decorso obliquo e perpendicolare agli altri tipi di rughe; pieghe del sonno, condizionate da una posizione prolungata del viso; pieghe naso - labiali, incisioni profonde tra il bordo esterno delle labbra e le ali del naso. Le cicatrici sono processi riparativi di una perdita di sostanza (ferite da trauma o lesioni dell'acne) che interessa il derma unitamente o meno all'ipoderma. Ci sono due tipi di reazioni tessutali nelle cicatrici una è caratterizzata da un'aumentata produzione di tessuto (collagene), come per le cicatrici ipertrofiche o cheloidi, l'altra è dovuta alla perdita di connettivo (si presentano più infossate della cute circostante). Per il trattamento delle rughe e delle cicatrici utilizziamo il LASER CO2 FRAZIONATO. « Il raggio colpisce la cute in più punti tramite un manipolo a scanner, la distanza tra i punti, la durata degli impulsi e la potenza del raggio vengono regolati per ottenere il miglior risultato con un minimo

tempo di guarigione. Appena effettuato il trattamento la cute appare arrossata e leggermente ruvida, ma, in capo a pochi giorni, ritorna normale. Il primo effetto osservabile è simile ad un lifting con riempimento, con miglioramento della compattezza della trama cutanea. All'interno della cute sono stati attivati dei processi riparativi da parte delle cellule, in particolare i fibroblasti sono stimolati a produrre nuovo collagene ed acido jaluronico che contribuiscono al rinnovamento del tessuto, effetto che perdura dai due ai sei mesi circa. All'esterno abbiamo un effetto peeling fisico che contribuisce a spianare e ad eliminare il vecchio strato corneo. I migliori risultati si ottengono per le rughe dovute al fotoinvecchiamento, un miglioramento meno durevole si ha per le rughe d'espressione mentre per le rughe profonde il risultato è meno evidente. In seguito parleremo ancora delle diverse Tipologie di trattamenti Laser, della Biostimolazione, dei Filler del Botulino e della Mesoterapia.

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A

ttorno al suo ritorno si era creata un’attesa spasmodica. Poi, quando l’ex patron della Fiorentina Diego Della Valle ha fatto il suo ritorno a Firenze, quell’attesa si è trasformata in un grande sospiro di sollievo. Quasi due ore di monologo per fare la cronistoria della sua Fiorentina, acquistata nell’anno 2002. “Era un pomeriggio piovoso, io e mio fratello rimanemmo meravigliati nel constatare che nessun imprenditore fiorentino avesse presentato un’offerta per quella Fiorentina”, racconta. Otto anni, quelli dei Della Valle, ricchi di investimenti. “Quando l’abbiamo acquistata non c’era niente. Ci siamo messi alla ricerca dei trofei e del nome che non ci volevano restituire. Abbiamo giocato in stadi che non erano da Fiorentina, con il Franchi sempre pieno, con un tifo incredibile. Roba da film, da applausi. E siamo arrivati all’oggi. A una società su cui abbiamo investito tra i 150 e i 170 milioni di euro. Con il bilancio che è tra i migliori d’Europa. Con un settore giovanile che ha solo 8 anni e che compete e vince contro altri che hanno 40 anni di lavoro”. Impossibile, per l’ex patron, non toccare l’argomento Cittadella. “Era un’idea per costruire qualcosa che potesse permettere alla Fiorentina di avere entrate aggiuntive e puntare allo scudetto, visto che al momento gli introiti, soprattutto quelli televisivi, sono immensamente diversi tra i club. Per essere trasparenti avremmo fatto una Fondazione con un nostro investimento iniziale di un miliardo di euro. In futuro avremmo ripreso solo quanto investito, il resto


sport

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IL BILANcIO. Si chiude un anno non facile per la squadra gigliata e i suoi tifosi

Da Ovrebo agli infortuni, addio 2010 Cristina Guerri

S

ta per chiudersi l’anno 2010 targato Fiorentina. Un vero e proprio “annus horribilis”, forse il più negativo da quando i Della Valle sono al vertice della società. Risultati in chiaroscu-

ro, squalifiche, infortuni, ma anche ingiustizie (leggi Ovrebo). Andiamo con ordine. Era il 28 gennaio, al termine di Fiorentina-Bari, quando Adrian Mutu viene trovato positivo al controllo antidoping. Il rumeno, sospeso subito in via cautelativa, in seguito viene trovato positivo alla stessa sostanza (subutramina) anche

la squalifica di Mutu, l’esclusione dall’Europa, l’addio di Prandelli e l’arrivo

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di Mihajlovic tra i momenti cruciali

nelle analisi effettuate dopo la partita del 20 gennaio contro la Lazio in Coppa Italia. Una squalifica, quella di nove mesi inflittagli dal comitato Nazionale antidoping, che taglierà le gambe alla Fiorentina. Capitolo Ovrebo. Si giocava l’andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Bayern Monaco. Ad arbitrare la partita, quella sera del 17 febbraio, c’era un tale Tom Henning Ovrebo. Quell’arbitro, i tifosi viola non se lo dimenticheranno tanto facilmente. Perché fu lui, di fatto, a eliminare la Fiorentina dalla competizione, non vedendo (con la complicità del guardalinee Dag-Roger Nebben) un fuorigioco di due metri di Klose, attaccante del Bayern. Che segnò la rete della vittoria. Nella gara di ritorno la Fiorentina disputò un’ottima prestazione, ma non servì a niente: ai quarti di finale ci andò la squadra tedesca (che arrivò in finale, persa poi contro l’Inter). L’eliminazione dalla Champions coincide con l’inizio della fase calante della Fiorentina in campionato. I viola chiuderanno la stagione di Serie A con 17 sconfitte, classificandosi solo all’undicesimo posto in classifica. Niente Champions, niente Europa League. Intanto, il 30 marzo, Diego Della Valle di dimette dalla carica di patron a causa del clima di disapprovazione nei confronti della società. Il 3 giugno Cesare Prandelli lascia (dopo cinque anni) la guida della panchina viola per quella della Nazionale italiana. Corvino al suo posto

sceglie Sinisa Mihajlovic. Il tecnico serbo non sarà però tanto fortunato. Il 3 agosto perde infatti Stevan Jovetic dopo uno scontro di gioco con il compagno di squadra Bolatti. Per il giovane attaccante montenegrino la stagione finisce ancor prima di

iniziare. Quello di Jo-Jo sarà solo il primo di una lunga lista di infortunati (tra i più importanti quelli di D’Agostino, Montolivo, Felipe, Frey e Mutu). Infortuni che condizioneranno questa prima parte di stagione. A livello di risultati e prestazioni.

FocUs Da agosto in poi non sono mancati i guai

Jovetic & co, quanti ko

C

hissà se Sinisa Mihajlovic, durante le vacanze di Natale, porterà tutta la squadra a Medjugorje, a far visita alla Madonna. Lo aveva proposto a inizio stagione, quando la lista degli indisponibili in casa viola cominciava a farsi pesante. “Ogni settimana perdiamo qualche pezzo”, diceva il tecnico viola a proposito dei tanti infortunati. Da Jovetic a Mutu, passando per Vargas, Babacar, Ljajic, Natali, D’Agostino, Pasqual, ancora Vargas, Gulan, Gilardino, De Silvestri, Bolatti, Zanetti, Vargas per la terza volta, Felipe, Avramov e Boruc, Montolivo e Frey. Quello del montenegrino è sicuramente il ko più pesante: lesione al legamento crociato anteriore e al legamento collaterale esterno del ginocchio. Stagione nemmeno iniziata la sua. Sale sul podio dei “top infortunati” anche Frey. Che per colpa di una rovesciata in allenamento

ha riportato una distorsione del ginocchio con sollecitazione del legamento crociato anteriore. Per il francese, come per Jo-Jo, la stagione è praticamente finita. C’è poi Riccardo Montolivo e l’operazione alla caviglia per rimuovere un frammento osseo, causa di tutti i suoi dolori. Per non parlare poi di Juan Vargas e dei continui risentimenti all’adduttore, che l’hanno costretto a lavorare a ritmo ridotto per quasi tutta la prima parte di stagione. O di Felipe, che il 20 ottobre, durante un’amichevole col Fiesole Caldine, si procura una brutta distorsione al ginocchio con sollecitazione del legamento collaterale mediale. Chiude il discorso Adrian Mutu. Costretto a uscire anzitempo prima della fine del primo tempo in occasione di Fiorentina-Cesena, il Fenomeno riporta una lesione di primo grado della /C.G. giunzione miotendinea.


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sport nel quartiere

Dicembre 2010

L’INTERVISTA. A tu per tu con Walter “Wally” Fedi, mister della Fiorentina Baseball

Un (gioco) americano a Campo di Marte Carlo Marrone

È una delle squadre più longeve d’Italia: “Molti non lo sanno, ma a Firenze

“T

questa disciplina ha una lunga tradizione”. Poi parla del futuro: “Ci siamo

u che balle ‘o roccorolle, tu che giochi a baseballe...”, cantava Renato Carosone nel 1956, senza pensare che in futuro quello sport così americano sarebbe arrivato anche in Italia. Proprio al Campo di Marte c’è una delle squadre più longeve d’Italia: la Fiorentina Baseball. Mister Walter ‘Wally’ Fedi ci illustra la prima squadra fiorentina. La stagione 2010 si è già chiusa: mister, com’è andata? Non posso lamentarmi, siamo arrivati terzi vincendo otto partite e uscendo sette volte sconfitti dal campo, ogni tanto l’inesperienza ci ha giocato brutti scherzi. La preparazione per il nuovo campionato è iniziata da qualche mese, e nei tornei giocati in autunno siamo riusciti a trionfare in due su quattro... non male! Che prospettive avete per il prossimo anno? Non possiamo negare che puntiamo a vincere il titolo di serie C e salire di categoria. La squadra si è senza dubbio rinforzata, sono rientrati in rosa molti ragazzi che l’anno passato giocavano nella Banca Etruria baseball (squadra nata dal sodalizio tra Arezzo e Firenze, ndr) e che porteranno esperienza tra i più giovani. Come descriverebbe la rosa a sua disposizione? Giovane e numerosa! Questo non è sempre un male, i ragazzi si conoscono molto bene giocando dai tempi dell’Under 21 assieme... con gli innesti portateci dalla dirigenza saremo pronti a disputare un grande campionato. In questo periodo quanto vi allenate? Per adesso facciamo due allenamenti la settimana, in futuro aumenteranno e forse con lo staff

rinforzati, puntiamo a vincere il titolo di serie C e a salire di categoria”

la squadra della

Fiorentina Baseball

decideremo di fare gruppi più piccoli per seguire meglio l’ampia rosa. Devo ringraziare i miei collaboratori per il lavoro che stanno svolgendo: Federico Pucci, Lorenzo Lisa e Faust Lee, che direttamente dall’America ci aiuta ad analizzare i risultati. C’è qualche ragazzo che ha già la stoffa del campione? A questa domanda non posso rispondere... conosco troppo i miei ragazzi per fare un nome, voglio una squadra con i piedi per terra.

Firenze che rapporto ha con il baseball? Molti non lo sanno, ma in questa città c’è una lunga tradizione di questo sport. Certo, ancora molti, quando racconto della mia passione, dicono che non ci capiscono niente, ma con il passare del tempo vedo che sempre più curiosi si avvicinano al campo di viale Fanti. Per incrementare il pubblico, nel prossimo campionato giocheremo molte più partite il sabato sera invece che nel pomeriggio. Nelle poche occasioni avute quest’anno di giocare in notturna il nume-

ro degli spettatori era triplicato. Perché consiglierebbe ai genitori di iscrivere i propri figli a baseball? Intanto è importante che un bambino pratichi lo sport per divertimento, per l’ansia da prestazione ci sarà tempo in futuro. Inviterei i genitori ad accompagnare il bambino a una prova, ne ho allenati tanti di ragazzini e so bene che, quando prendono in mano una mazza e riescono a colpire la prima pallina, il colpo di fulmine è già scoccato.

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TIRO A SEGNO. Momento magico per il fiorentino Niccolò Campriani

Il “wonder boy” è diventato grande Lorenzo Mossani

DUE RUOTE. Ha visto la luce nel capoluogo toscano

Ciclismo, non solo Mondiale Nata la prima web tv dedicata

È

D

a quel maledetto penultimo colpo Niccolò Campriani si è trasformato da uno dei più forti tiratori di carabina al mondo al più grande di sempre. Senza quello, Niccolò Campriani avrebbe potuto regalare una medaglia all’Italia, a Firenze e, soprattutto, a se stesso. Ma senza l’errore negli ultimi giochi Olimpici di Pechino, forse, non sarebbe così maturato. “Dopo aver condotto una gara con tutti 10 domando l’emozione due anni fa, quell’errore è stato duro da buttare giù: ma dopo alcuni giorni ho capito che dovevo maturare come atleta e come uomo”. Poi la maturazione è arrivata velocemente. Il giovanissimo ventitreenne fiorentino ha trionfato recentemente a Monaco di Baviera, vincendo l’oro nella gara con la carabina da 10 metri nei campionati mondiali di tiro a segno. E, come se non bastasse, ha consegnato all’Italia l’accesso alle olimpiadi di Londra 2012 e un bronzo nella prova a squadre. Il nostro Wonder Boy è il primo italiano nella storia del tiro a segno, dal 1897 ad oggi, a vincere un titolo mondiale individuale. “Tutti credevano che ci volesse più maturazione – commenta Niccolò - io più impegno, e l’oro è arrivato, bello quasi come una medaglia olimpica”. Con quella gara hai dato il primo pass per Londra 2012 all’Italia... Il sogno di lottare per una medaglia a Londra non me lo toglierà nessuno, e

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Dicembre 2010

nata a Firenze all’inizio di ottobre la prima web tv italiana dedicata esclusivamente al mondo della bici, proprio nei giorni in cui veniva assegnata alla città gigliata l’organizzazione del campionato mondiale di ciclismo del 2013. Una coincidenza, o forse no. Sta di fatto che il territorio fiorentino sta riscoprendo in queste settimane la sua antica vocazione per la bicicletta. Un amore storico verso i pedali, che gli ideatori della tv dei ciclisti hanno riassunto nel nome che hanno voluto dare alla loro iniziativa editoriale: www.amolabici.tv. La televisione dei “tre cuori” (il simbolo dell’emittente racchiude in un grande cuore rosso altri due cuori neri, che fungono da ruote di una niccolÒ caMpriani

ho anche contribuito ad aiutare la mia Nazione, ora che vivo all’estero... Niccolò è un talento riconosciuto in tutto il mondo: studente d’ingegneria, gli è stata offerta una borsa di studio dalla West Virginia, dove c’è una squadra di tiro. Ora vive là da più di un anno... Ripeto, mi sento come un “Ammericano a Roma” (come direbbe il grande Alberto Sordi), ma gli ammericani mangiano i maccheroni e bevono il vino?! Mah, del tutto non mi abituerò mai. Qui, almeno, posso studiare e coltivare la mia passione come se fosse un lavoro... Mi sento fortunato,

il problema sono i maccheroni della mamma! A Monaco di Baviera, poche settimane fa, durante la Coppa del Mondo, il fiorentino dell’esercito ha centrato un’altra medaglia, chiudendo la finale di carabina a 10 metri in seconda posizione, e il giorno è arrivato anche il bronzo... È un momento magico, non svegliatemi, anche se potevo arrivare all’oro o almeno centrare l’argento nella seconda finale nella carabina libera tre posizioni, ho sbagliato il penultimo colpo... Sfortuna o emozione? No, sono stato asino!

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Già migliaia i visitatori, collegati da 28 Paesi diversi bici) in poche settimane ha ottenuto un grande successo tra gli appassionati di ciclismo: migliaia e migliaia di visitatori che si sono collegati da 28 paesi (oltre che dall’Italia, il maggior numero di collegamenti arriva dalla Germania e dagli Stati Uniti, ma non mancano appassionati di ciclismo che si connettono anche dalla Nigeria...). “Per quanto

riguarda il nostro Paese, il maggior numero di contatti arriva da Firenze – ammette Enrico Geri, responsabile tecnico di Amolabici.tv – e dopo Roma e Milano il numero più alto di appassionati che seguono la nostra tv si trova a Verona, la città che ha ospitato il Mondiale di ciclismo 6 anni fa”. Amolabici.tv è una vera e propria testata giornalistica online che affronta tutti i temi legati all’uso e alla promozione della bici: dalle novità tecniche all’agonismo, dal mondo amatoriale ai grandi viaggi, dagli aspetti medici alle novità del mercato. L’iniziativa è frutto della passione per questo sport di un gruppo di giornalisti e operatori dell’informazione. La direzione responsabile della testata giornalistica è stata affidata a Francesco Fondelli, e in un certo senso si tratta di un figlio d’arte legato alla tradizione ciclistica fiorentina: suo padre, Ugo, negli anni Cinquanta fu il gregario di fiducia di Alfredo /G.B. Martini.


sport

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PALLA OVALE. Grande successo per l’esordio della Nazionale di uno sport in continua crescita

Il rugby fa meta nella patria del calcio Lorenzo Mossani

c’è un progetto sulla ristrutturazione del Padovani, che permetterebbe al Firenze 1931 di partecipare all’Heineken Cup con un impianto da 8mila persone”. Ma non è l’assessore l’unico a dirsi soddisfatto. Un giocatore della Nazionale, toscano anche se di padre inglese, è entusiasta dalla nuova aria che si respira in Toscana: “Come sta crescendo il rugby nella mia regione! – commenta Paul Edward Derbyshire - dopo aver militato nel Cecina, nel Piombino e nel Prato, non avrei mai pensato a questo incremento di interesse così repentino...”. Derbyshire, classe 1986, sembra non stupito dalla bella risposta di Firenze ad Italia-Australia. “Me lo aspettavo – spiega - Firenze ha una squadra nell’Under 20 che si gioca il titolo di Campione d’Italia, Prato che lotta per lo scudetto, inoltre è una città con un settore giovanile straordinario”. Una speranza? “Riuscire a vincere un Sei Nazioni. Siamo migliorati ma non abbastanza. Ora abbiamo anche un vivaio che ci permette di essere fiduciosi”. Un desiderio per la tua regione? “Mi piacerebbe una maggiore sinergia tra Firenze e Prato – conclude Derbyshire - con due società così preparate, l’hinterland fiorentino potrebbe diventare una delle realtà più importanti non solo a livello italiano, ma anche europeo”.

L

a Nazionale di Nick Mallett ha fatto un bellissimo drop a Firenze nel test match contro l’Australia, o forse è meglio dire che è andata a meta. Il 20 novembre gli Azzurri dell’ovale hanno spazzato via i dubbi sul grande sviluppo che questo sport sta avendo in Italia, e lo hanno fatto in una città calciofila come Firenze. Il Franchi è stato stracolmo, a dimostrazione che il rugby è ormai una realtà. Lo ha fatto capire di prepotenza ma senza urli, senza troppa polemica ma sul campo. È ormai in scia al basket e alla pallavolo, e presto potrebbe mettere la definitiva freccia. La tribuna coperta del Franchi (ma a dire la verità tutto lo stadio) è impazzita a ogni azione alla mano della Nazionale, applaudendo anche i canguri australiani, una delle squadre candidate a diventare Campione del Mondo. Un fair play difficile da trovare in molte altre discipline. Tanti cori, tante sciarpe, ma tutto in assoluto rispetto dei gladiatori in campo. “È stato entusiasmante, un appuntamento storico senza precedenti. Nel giorno della fondazione di Firenze, del mio compleanno – sorride l’assessore comunale allo sport Dario Nardella commentando l’avvenimento – siamo arrivati a un successo storico per lo sport a Firenze. Vedere la prima partita di rugby nella nostra città è stato bellissimo. Ormai, vedendo tanto entusiasmo che circonda questa disciplina, si potrebbe parlare di fenomeno-rugby”. Ma Firenze si sta preparando ad accogliere questa nuova realtà? “Abbiamo fatto già molti progressi – risponde il vicesindaco - si sono resi disponibili nuovi centri per il rugby giovanile in quasi tutti i quartieri. E

VOLLEY. Tanti (e inaspettati) successi anche in serie B per la San Michele

Cattolica Virtus, il grande sogno continua

A

Firenze, chi non conosce la Cattolica Virtus? Una delle società più importanti in città. Sia nel calcio che nella pallavolo, la San Michele ha rappresentato più di un punto di riferimento nel panorama sportivo fiorentino. Nel calcio indimenticabili i titoli italiani conquistati con le giovanili, per non parlare dei tanti calciatori professionisti passati da quelle maglie a strisce giallorosse, solo per citarne uno il campione del mondo Paolo Rossi. La società, fondata nel 1959 da don Mario Lupori, è ora una delle realtà più belle anche del volley fiorentino. Un campionato di serie B conquistato con “fatica” vincendo la fina-

le contro la Nottolini per 3 a 2 nella passata stagione, e ora il “paradiso”. Nelle prime giornate di campionato, infatti, con pochi soldi e tanta passione, per la squadra di volley femminile sono arrivati tanti successi, inaspettati a inizio torneo. Pochi cambiamenti rispetto allo scorso campionato: forse quelli giusti. Giovani motivate che hanno un allenatore bravo come coach Luca Alderani, e una palleggiatrice di classe indiscutibile come “miss” Stolfi. Insomma, c’è tutto per far bene, in una squadra a cui non manca niente per mantenersi nei primi posti della classifica. Nemmeno la /L.M. storia. E allora Forza Cattolica.

cANOTTAGGIO. L’atleta, infortunata, pensa alle Olimpiadi

Camilla Espana, obiettivo Londra

È

una delle più forti atlete “made in Florence”. Camilla Espana ha già collezionato più medaglie del famoso “Dastardly e Muttley”, serie animata della Hanna & Barbera, dove i protagonisti erano sempre in cerca di un successo. Lei ha già un palmares ricco di titoli provinciali, regionali, italiani, nazionali e mondiali. La campionessa fiorentina, classe ‘88, ora ha smesso di vincere, almeno per qualche mese. L’ex Canottieri Firenze, ora all’Aniene dopo la parentesi americana, vuole stupire ancora il mondo del canottaggio: due ori e due argenti nel quattro senza Junior e Under 23 sono un bottino non sufficiente. Per lei ci sarà ancora un lungo periodo di riabilitazione dopo l’operazione avvenuta a settembre. Purtroppo l’infortunio al polso destro, avvenuto in occasione del Memorial D’Aloja, si è rivelato più grave del previsto: lesione ai legamenti e tanta terapia ancora da fare. Ma sicuramente, com’è nel suo carattere, Camilla non si arrenderà. “No, non mi arrendo e proverò ad arrivare ai Giochi Olimpici di Londra 2012: quello era il mio obiettivo prima dell’infortunio e quello rimane”. Senti ancora Londra “vicina”? Se devo dire la verità, in questo mo-

caMilla eSpana

e

anna bonciani

mento vedo l’obiettivo abbastanza distante. Nel canottaggio non è facile recuperare tanti mesi di stop. Facendo un passo indietro: cos’è che non è andato all’Università di Miami nel canottaggio? Purtroppo il livello agonistico era molto basso. Per le mie compagne era un divertimento, per me è una passione, una meta. Nel mondo del canottaggio gira una voce: Camilla Espana potrebbe smettere dopo Londra... È una possibilità, un’Olimpiade sarebbe la conclusione di un percorso, ma mai dire mai. Comunque, per una volta, voce fondata: ci sto /L.M. riflettendo.

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Dicembre 2010

tobus, in sosta alla fermata, o aspettare che riparta, con relativo aumento del traffico nella strada; inoltre la fermata copre la visuale alle auto che uscendo dai passi carrabili si trovano in difficoltà aumentando il rischio nell’immissione nella strada. Questo breve tratto di strada già sopportava un consistente passaggio di autobus che dal viale Ojetti, girando in via di Belgioioso, incrociano delle strisce pedonali ed invadono la corsia di marcia proveniente in senso opposto, con rischio per le auto che sopraggiungono. Molte volte infatti chi percorre la via per immettersi in viale Ojetti deve fermarsi e lasciare che l’autobus completi l’immissione in via di Belgioioso, altrimenti lo scontro frontale è inevitabile. Adesso, con ulteriori linee che transitano, il rischio di incidenti è ancora maggiore. Si deve anche considerare, che la fermata di un autobus, ed il relativo passaggio di linee, situata in una strada breve come la via Belgioioso, comporta che al momento dell’immissione nella via, l’autobus acceleri e subito dopo alcuni secondi compia una frenata decisa (con relativo stridio di freni) alla fermata; alla ripartenza una rumorosa accelerazione e di nuovo, trascorsi un paio di secondi, una nuova frenata (con ancora stridio di freni) per lo stop all’immissione in Piazza Fardella; tutto ciò provoca un notevole disagio di rumore per gli abitanti ed un incremento di inquinamento atmosferico. Non ultimo si deve riflettere sul fatto che la linea 17b adesso transita da via Lungo l’Affrico e gira in una stradina di collegamento con il viale Ojetti, per immettersi subito dopo nella via Belgioioso, anche tale percorso è a parere degli scriventi causa di pericolosità, per la manovra che l’autobus compie nell’immissione nello stesso viale Ojetti. Vorremmo anche far presente il fatto che via Belgioioso è una strada secondaria, poco conosciuta, e scomoda da raggiungere per le persone. Sarebbe preferibile una fermata in Piazza Fardella nella parte destra dove si trova una zona rettilinea che potrebbe andar bene per una fermata, certamente più comoda e un riferimento più conosciuto da raggiungere sia dalla scuola che dai cittadini della zona ed anche dai turisti dell’Ostello della Gioventù. Chiediamo inoltre di poter prendere in considerazione il passaggio di almeno una linea da via D. G. Verità, dove i problemi di rumore ed inquinamento sarebbero molto meno avvertiti dalle abitazioni, essendo interne alla strada e dalla parte opposta essendoci il giardino della scuola. Inoltre potrebbe essere utile una fermata vicino al distributore. I sottoscritti con la presente intendono richiedere: - la soppressione della fermata in via C. di Belgioioso; - la revisione delle linee che attualmente transitano in via Belgioioso. Grazie per l’attenzione e porgo distinti saluti. Giacomo Giannelli ed i residenti in via Belgioioso

ELOGIO DELLA TRAMVIA... Ho letto la lettera, firmata senza nome, riportata nella rubrica “Dico la mia” del mese di novembre “Tramvia e traffico in San Jacopino” e credo si commenti da sola, ciò in quanto il lettore afferma che il traffico nella sua zona, dopo l’entrata in funzione della tramvia, non risulterebbe ridotto. Infatti mi domando come un mezzo che collega una zona del tutto diversa e distante da quella indicata dal lettore possa contribuire ad alleggerire il traffico in San Jacopino. Per quanto attiene infine l’utilità del mezzo, invito il citato lettore a domandare un parere a coloro che abitano nelle zone servite dalla tramvia e circa l’affluenza, escluso l’orario di minor intensità del flusso dei viaggiatori, quando peraltro le corse permangono molto frequenti, le vetture risultano ben utilizzate. Per quanto mi riguarda, io utilizzo regolarmente la tramvia che, contrariamente a quanto accadeva con il bus, mi consente di raggiungere il centro in tempi brevi e certi. Cordialmente, G. Degl’Innocenti ...ED ELOGIO DEI MOTORINI Gentile redazione del Reporter, scrivo dopo aver letto l’interessante articolo intitolato “I motorini? Hanno pure un sindacato” di Annalisa Cecionesi sul Reporter di novembre. Io, che ormai ho quasi sessanta primavere sulle spalle, sono uno delle migliaia di fiorentini che si sposta solo con il motorino. Lo uso tutti i giorni per andare e tornare da lavorare (attraversando quasi tutta la città, perché abito a Gavinana e lavoro a Novoli) e per fare tutti gli altri spostamenti che devo fare, per lavoro e per piacere. Qui devo spezzare una lancia a favore di chi si muove in motorino: pensate a come sarebbero intasate le strade se tutti quelli che usano lo scooter prendessero invece l’auto. Sarebbero impercorribili, con il traffico insostenibile. Anche perché, andando a lavorare, mi capita di vedere che nella stragrande maggioranza delle macchine c’è una persona sola a bordo. Penso che così non si può andare avanti, ci vuole un cambio di mentalità: perché queste persone, a parte ovviamente gli anziani e quelle che hanno problemi, non usano l’autobus o la tramvia? Perché non provano anche loro ad andare in motorino, o se devono fare poca strada, in bicicletta? Mi fa rabbia, tutte le mattine, vedere le strade e i viali intasati da macchine che hanno una sola persona a bordo, che magari usano l’auto per fare pochi metri. Io penso che i politici devono rendersi conto di quanto i motorini sono importanti per non bloccare tutta Firenze, anche perché molti fiorentini lo hanno già capito, sanno che questo ormai è l’unico mezzo privato con cui è possibile spostarsi in città (se andate in altre città d’Italia e d’Europa vi renderete conto che non ci sono altre città che hanno lo stesso numero di motorini di Firenze, chissà perché). Insomma, i po-

litici devono capire che a Firenze i motorini sono importanti e vanno protetti. Le cose scritte nell’articolo di Annalisa Cecionesi sono giuste, io che mi muovo tutti i giorni in motorino sono d’accordo, servono asfalto nuovo e parcheggi, anche perché spesso i parcheggi per motorini sono occupati dalle macchine senza che si veda mai una multa, mentre magari un motorino che non trova spazio nel parcheggio perché c’erano le macchine e viene messo un po’ più avanti la multa se la prende. Infine sono d’accordo col signore che vi aveva scritto una lettera un po’ di tempo fa, che diceva che secondo lui le corsie preferenziali dovrebbero essere aperte anche ai motorini; anche io la penso così, sarebbe un sistema per liberare ancora di più le strade dal traffico, e senza intralciare gli autobus, perché i motorini non fanno code e non intralciano le strade. Volevo dire solo questo: più attenzione dei politici per i motorini!! Vorrei vedere che confusione ci sarebbe a Firenze senza di loro!! Grazie per l’attenzione e continuate così, il vostro è davvero un giornale ben fatto! Michele MULTE DAL BUS SULLE PREFERENZIALI, “COME VEDERE IL PERMESSO INVALIDI?” Gentilissimo Direttore, leggendo con attenzione l’articolo a firma Francesca Puliti, ho preso visione delle dichiarazioni del sig. Filippo Bonaccorsi il quale indicando che l’autista, una volta vista la presenza di un auto nella corsia preferenziale davanti a lor schiacciando un bottone farà di fatto scattare la multa di euro 80 e, trascrivo testualmente, aggiunge “Saremo al sicuro da eventuali ricorsi”. Si è mai posto “qualcuno” il problema che il permesso invalidi si trova normalmente sul cruscotto anteriore posizionato in modo da essere visto dagli agenti di polizia municipale e in quella posizione si trova anche il legittimo telepass? Non crede che una sanzione pecuniaria possa essere sicuramente contestata visto che l’autista sicuramente vede un “intralcio” davanti, ma un intralcio con autorizzazione? Le richiedo, gentilmente, sperando di non rubarLe del tempo, una risposta, anche perché purtroppo io mi potrei trovare in quelle condizioni avendo in famiglia un portatore di handicap al 100% e vivo nel centro storico di Firenze. Cordialmente la saluto ringraziandola per la Sua eventuale disponibilità a fornirmi una risposta. Maurizio Fornari Gentile signor Maurizio, la questione che lei pone nella sua lettera è senz’altro giusta. Penso – anzi sono sicuro - che questa, come altre possibili eccezioni, sia stata presa in considerazione da Ataf, ma pubblico volentieri la sua lettera in modo che chi di dovere possa prendere atto della preoccupa-


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43 zione sua e di chi si trova nella sua stessa condizione. M.F.

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VIALE DEI BAMBINI, IL PUNTO DI VISTA DI CHI HA UN CANE

Spettabile Redazione, leggendo l’articolo sul Viale dei Bambini pubblicato ne “Il Reporter Q4 n.88 del 2 novembre 2010”: “Viale dei Bambini, proteste dei “grandi”” a pag. 3, chiedo che per una volta venga affrontato il problema non solo dal punto di vista degli anziani, non solo delle mamme che portano i bambini a giocare, ma anche da quello di coloro che hanno la fortuna di avere un amico a quattro zampe in casa, punto di vista spesso non affrontato e, soprattutto, non richiesto, come si evince dall’articolo pubblicato, poiché troppo “scomodo” per il quartiere. Nell’articolo mamma Letizia afferma che vi è un’enorme area per cani, e Renzo Pampaloni, presidente della commissione Assetto del Territorio del Quartiere, asserisce che l’area è aperta da agosto dalle 8.00 alle 22.00. Partendo dal presupposto che il concetto di “enorme” è un concetto puramente relativo, vorrei ricordare che l’area cani sorge su una superficie di non più di 150 mq dove, neanche un anno fa, non vi era assolutamente niente: era uno spazio totalmente inutilizzato poiché sotto il sole d’estate, vicino alla strada e lontano dai giochi per bambini. Inoltre, nonostante i cani, come tutti gli esseri viventi, abbiano necessità di effettuare i loro bisogni anche la sera dopo cena, e che noi padroni, dovendo andare a lavorare, dobbiamo uscire di casa anche prima delle 8.00 del mattino, vorrei ricordare al presidente che l’orario di apertura è dalle ore 8.00 alle ore 20.00. La signora Giuseppina afferma invece che avrebbe preferito un’area riservata ad anziani e bambini: sicuramente non sbaglio affermando che all’inizio del Viale dei Bambini, venendo da Piazza dell’Isolotto, passato il campino della Parrocchia, sulla destra, vi sono le vecchie “baracche verdi” che ospitano tutto il giorno gli anziani e permettono loro di ballare, di giocare a carte sui tavoli disponibili, forniscono un bagno in caso di necessità ed un caffè da gustare in compagnia. Proprio lì davanti, da poco ristrutturato, il parco per i bambini. Nonostante questo, un parco per bambini non andrebbe bene alle persone che abitano nei palazzi accanto all’area cani: i bambini urlano, piangono, ridono, parlano a tutte le ore, un po’ come i cani!!! Per non parlare delle chiacchiere delle mamme!!! Sono poi puramente d’accordo per il problema della pavimentazione, dei troppi bisogni dei cani lasciati ovunque, della necessità di evitare l’ingresso dei motorini e delle auto all’interno del Viale, ma cerchiamo di concentrare l’attenzione sulle vere necessità invece di accusare senza conoscere. Grazie per l’attenzione, cordiali saluti, Emanuela Marini

Cara Emanuela, la zona cui lei si riferisce, quella intorno a viale dei Bambini, nel quartiere 4, non è l’unica dove, nel corso del tempo, si sono registrate frizioni e incomprensioni tra chi ha un cane e chi non lo ha. Spesso, semplicemente, perché gli stessi spazi vengono guardati e considerati da due punti di vista differenti, senza lo sforzo necessario di mettersi, seppur per un attimo, nei panni di chi ha necessità diverse dalle proprie. Il nostro giornale, anche in passato, si è spesso (e molto volentieri) occupato della vita degli amici a quattro zampe e dei loro padroni, dando frequentemente voce – come in questo caso – alle richieste di chi parla anche a nome del proprio animale. Che ha esigenze, bisogni e anche diritti spesso sconosciuti a chi invece non possiede un cane. È giusto, e doveroso, che in città, in ogni zona della città, senza dover spostarsi per chilometri, vi siano spazi dedicati ai cani, e che questi spazi tengano conto delle esigenze degli animali. Ed è giusto, da parte dei loro proprietari, richiederli laddove ancora non sono presenti, o far sentire la propria voce quando queste aree non sono pensate in modo corretto e funzionale: solo chi ha un cane, chi lo porta fuori tutti i giorni, può conoscere quello che serve, quello che non va e quello che deve essere migliorato, e ha tutto il diritto di chiederlo a chi di dovere. Spazi, orari, dislocazione e sistemazione delle aree per cani: sono questi, e altri, gli elementi da tenere in considerazione quando si predispone uno spazio per questa funzione, da rivedere e correggere qualora ve ne sia la necessità. C’è poi un altro discorso da fare, completamente differente, che è quello dello sporco per strada. Discorso legato esclusivamente all’educazione e al senso civico dei padroni (o meglio alla loro mancanza): spesso – e sbagliando – i cani vengono visti da qualcuno di cattivo occhio proprio da chi si trova, ogni giorno, a dover fare continui “slalom” sul marciapiede per non pestare i bisogni lasciati qua e là, ma è evidente che i colpevoli in questo caso sono soltanto i proprietari, e non certo gli animali. E anche questo, l’educazione dei padroni, è un elemento fondamentale per la convivenza in città tra persone e animali. Così come lo è un ultimo aspetto: il rispetto. Senza cui (e non solo in questo caso) tutto diventa molto, molto più complicato. Rispetto delle strade e di tutti gli abitanti da parte di chi ha un cane, ma anche rispetto da parte di tutti gli abitanti per gli animali e le loro esigenze: così, e soltanto così, questa questione smetterà di essere ciò che non è, ovvero un problema. Perché la città è grande abbastanza per tutti. Matteo Francini

VIA I CASSONETTI DELLA CARTA IN CENTRO: “BENE, MA...” Vi scrivo perché ho un problema. Abito in via Palazzuolo ormai da molti anni, e a parte tutte cose e i problemi che tutti conoscono già di questa strada (i negozi e gli internet point gestiti da stranieri, la confusione soprattutto la notte) da un po’ di tempo c’è una novità. Il Quadrifoglio ha tolto in tutte le vie vicine i cassonetti della carta, e un po’ di tempo fa a casa ci era arrivato un foglio dove si annunciava questo cambiamento e si diceva che la carta e il cartone vanno messi fuori dal portone una volta alla settimana e che passano loro a prenderli. Sono stato molto contento di questo cambiamento, mi sembra molto meglio, non bisogna più arrivare fino ai cassonetti a portare tutta la carta, che quando è tanta è pesante, e ci sono meno cassonetti in giro, che oltre a essere brutti fanno anche sporco, perché la gente va dietro a farci i loro bisogni. Insomma, così è molto più comodo, e devo dire che funziona, perché quando si mettono i sacchetti con la carta fuori dalla porta all’ora giusta poi vengono subito a prenderli. L’altro giorno, però, camminando in via Il Prato ho visto che accanto ai cassonetti rimasti, quelli normali, c’erano un mucchio di scatole di cartone. Allora ci ho fatto caso, e ho visto che questo succede spesso; la carta, soprattutto scatole di cartone, vengono lasciate accanto ai cassonetti normali forse da chi non sa che c’è un giorno apposta per la raccolta della carta. O forse sono i ristoranti e i bar della zona che lasciano le scatole vuote accanto ai cassonetti, visto che quasi tutte le scatole sono di confezioni di bottiglie? Ma la raccolta porta a porta funziona anche per i ristoranti o loro possono mettere i loro rifiuti di carta accanto ai cassonetti? Sennò sarebbe inutile che li hanno tolti, perché così il paesaggio è più brutto di prima. Il Quadrifoglio non potrebbe controllare? Un abitante di via Palazzuolo LA “SCOMPARSA” DELLA TARGA DI LARGO BURZIO Sono un abitante di Via S. Biagio a Petriolo e quotidianamente passando in Via Piemonte angolo Via del Camposanto vedo tutta l’area compresa fra Via Piemonte e Via della Stazione delle Cascine coperta di erbacce. Nella zona era stato realizzato da parte dell’autorità comunale un vialetto-circuito, delle recinzioni per orti e recentemente due vasche dove l’acqua defluisce in continuazione da una all’altra sostenendo delle spese non indifferenti. Il largo che è stato creato era stato intitolato al compaesano “Giorgio Burzio”, la targa è scomparsa!!! Ma il nuovo piano regolatore che prevedeva l’inizio di una nuova strada di scorrimento verso il centro cittadino che fine ha fatto? Alfredo Manetti

LA “LUNGA ATTESA” DI PIAZZA DELLE CURE Buongiorno, visto che siete l’unico giornale che parla dei problemi veri che ci sono nel quartiere, e visto che molte persone vi scrivono per dirvi i problemi delle loro strade, ho deciso di scrivervi anche io, anche se ormai ho perso le speranze che un giorno si possa risolvere il problema che sto per dirvi. Tutte le mattina, per andare a lavoro, faccio in macchina via Faentina, e tutte le mattine è sempre la solita musica. Ci sono code lunghissime che a volte partono anche dal Lapo, e uno deve partire di casa un’ora prima per arrivare a lavoro in tempo. Il problema c’è da tanto tempo, ma ancora nessuno l’ha risolto. È piazza delle Cure, che messa così ormai non va più bene. Tante volte ho letto, anche sul Reporter, di nuovi progetti, ma poi non se ne parla più e piazza delle Cure resta sempre uguale. Per me, ma anche per molte altre persone che conosco e che la pensano come me, i problemi principali sono due: le strisce subito prima della piazza e le macchine parcheggiate in doppia fila. La prima cosa sono le strisce: le persone che attraversano bloccano tutto il traffico, e si creano rallentamenti e code in tutta via Faentina. Per carità, io non dico che le persone non devono attraversare, però le strisce andrebbero messe da un’altra parte, non proprio in fondo a via Faentina, che già è rallentata dai semafori e da tutte le macchine che ci passano. Dovrebbero essere spostate da un’altra parte, o sennò andrebbe fatto o un sottopassaggio o una passerella per fare attraversare la gente. Sarebbe anche più sicuro, perché a volte le macchine e i motorini superano l’autobus fermo alla fermata proprio prima delle strisce, ed è pericoloso. Io non so se il sottopassaggio (che c’è già, magari si potrebbe allungarlo) o la passerella si possano fare, ma sicuramente ci si dovrebbe pensare. E poi ci sono le macchine parcheggiate in doppia e tripla fila in piazza delle Cure: lo so che la mattina c’è il mercato e che la gente si ferma due minuti per comprare la frutta, però così non si può andare avanti. A volte ci sono anche i vigili, ma la situazione non cambia molto. A me piace molto il mercato di piazza delle Cure, ci vado anche io a comprare la frutta e la verdura, ma andrebbe sistemato tutto in modo diverso, e soprattutto andrebbe fato un parcheggio per i clienti. Il mercato avrebbe più clienti, e le macchine non parcheggerebbero in doppia fila facendo tutte quelle code. Perché non viene fatto nulla? Altre piazze hanno avuto i cambiamenti che servivano, ora si dovrebbe fare qualcosa per piazza delle Cure, che aspetta da molto tempo. Grazie per pubblicare le lettere dei cittadini, è importante perché così c’è la possibilità di parlare dei problemi delle persone. Cordiali saluti, Renato R.


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Spettacoli Ben 10 live 4 e 5 dicembre Mandela Forum Ecco arrivare Ben10 sui palcoscenici europei in un entusiasmante live show ispirato alle serie televisive di Cartoon Network su “Ben 10”, personaggio di culto e eroe che ha scatenato tra i giovanissimi di tutto il mondo la Ben 10 mania! Il pubblico sarà catapultato e coinvolto in uno spettacolo adrenalinico, ricco di emozioni, effetti speciali, acrobazie mozzafiato, battaglie e musiche avvincenti, e potrà incontrare dal vivo proprio Ben 10 che regalerà un’avventura elettrizzante. Concerti Fabri Fibra 11 dicembre Saschall Fabri Fibra torna al suo pubblico a 2 anni di distanza dall’ultimo “Bugiardo Tour”: la tournée, arrivata dopo il successo degli album “Tradimento” e “Bugiardo” (entrambi schizzati ai vertici delle classifiche), con quasi 70 concerti in tutta la penisola, ha registrato ovunque il sold-out. Un vero e proprio trionfo per questo artista, che ha così coronato un percorso che l’ha imposto come il rapper italiano più amato (e al tempo stesso “odiato”) dal pubblico. Voca People 15 dicembre Saschall I Voca People arrivano dal pianeta Voca con un incredibile spettacolo teatrale che combina suoni vocali, cantato a cappella e la moderna arte del beat-box, che

imita i suoni di una intera orchestra. Lo spettacolo è un’esperienza indimenticabile che miscela una maestria musicale superiore ad una buona e sana dose di umorismo. La navicella spaziale dei Voca People é recentemente atterrata sullo sconosciuto Pianeta Terra, e solo allora i componenti dell’equipaggio si sono tristemente accorti che il prezioso carico, costituito interamente da energia musicale, si è completamente esaurito. Lentamente, i Voca People stanno imparando a conoscere gli strani abitanti, le bizzarre abitudini e la bella musica del Pianeta Terra. Solo con l’aiuto del pubblico potranno infatti ricaricare musicalmente la loro navicella, e quindi ripartire. Malika Ayane 21 dicembre Teatro Verdi “Grovigli Special Tour Edition”, anticipato dal nuovo singolo “Thoughts and clouds” (in radio dall’8 ottobre scorso), coinvolge e appassiona. Otto i brani in versione live, tra cui “Sospesa”, “Come Foglie”, “Feeling Better” e “Ricomincio da qui” a cui si aggiungono i contenuti speciali ed inediti del backstage dello spettacolo tenuto a Roma. Ad affiancare Malika Ayane nel tour una band con la quale la cantante ha ormai raggiunto una grande alchimia: Giulia Monti al violoncello, Stefano Brandoni alla chitarra, Marco Mariniello al basso, Carlo Gaudiello alle tastiere, Phil Mer alla batteria, Chris Costa e Marco Guerzoni ai cori. Randy crawford e Joe Sample trio 22 dicembre Teatro Verdi Torna la coppia romantica del

Soul Jazz. La voce di Randy e il piano di Joe si fondono in un nuovo capitolo di un sodalizio quanto mai azzeccato e dal risultato coinvolgente. Randy Crawford iniziò la sua carriera cantando nei club, da Cincinnati a Saint-Tropez, ma diventò famosa nella metà degli anni settanta a New York, dove ebbe occasione di cantare con jazzisti del calibro di George Benson e Cannonball Adderley e di frequentare artisti come Bootsy Collins, Johnny Bristol, Quincy Jones, Al Jarreau. Teatro Bus ant the city 15 dicembre Glue - alternative concept space Un luogo-non luogo, dove ci si può aspettare che accada l’ordinario così come... l’altamente improbabile: il mezzo pubblico, l’autobus di città La tempesta Dal 14 al 19 dicembre Teatro della Pergola La tempesta somiglia a un labirinto. Come in una casa di specchi, ogni volta che intravedi una via d’uscita, questa uscita si rivela essere dalla parte opposta a quella che avevi immaginato. Come in un miraggio o in un sogno, quando provi ad afferrare qualcosa, l’oggetto su cui credi di aver messo le mani si dilegua. Finché capisci che ciò che conta non è l’uscita e che non c’è nulla da afferrare. Stare ad ascoltare le domande che il testo ti pone e restarci dentro (restare dentro alle domande, al labirinto) è l’unica via (Andrea de Rosa, regista de La tempesta).

IL REGALO ALTERNATIVO

“Tree-shirt”, la maglietta che fa respirare il pianeta R

egala una maglietta e fai in modo che il pianeta tiri un sospiro di sollievo. E’ questa la filosofia che anima il brand fiorentino Colorised, che per Natale propone ai navigatori della rete e ai fedeli dell’e-commerce, un’idea regalo molto originale: a chi acquista una tshirt dal sito www.colorised.com dall’1 dicembre al 6 gennaio, verrà regalato un albero Flamboyant (che alla lettera significa “albero fiammeggiante” per via del colore rosso intenso di cui si tinge nel periodo della fioritura) che sarà piantato in Camerun rilasciando un certificato CO2 Neutral. L’inizitiva, realizzata grazie alla partnership con l’azienda fiorentina Treedom, che genera crediti di carbonio piantando alberi in aree defore-

state del pianeta, ha come obiettivo quello di accendere una lampadina su uno dei problemi più gravi che affliggono il pianeta, la deforestazione e l’avanzamento del deserto. Il cliente potrà partecipare attivamente al bilanciamento della propria impronta ecologica e monitorare l’esistenza e la crescita del proprio albero grazie ai sistemi di geolocalizzazione messi a disposizione da Treedom sulla piattaforma CO Neutral (www.co2neutral.it). Il cliente potrà inoltre condividere sui social network la propria buona azione esportando il badge CO Neutral regalare a sua volta alberi agli amici annullando le emissioni di carbonio generate dal proprio stile di vita (utilizzo auto, elettricità ecc.).

I casi sono due Dal 28 dicembre al 4 gennaio Teatro della Pergola Carlo Giuffrè è per la terza volta interprete e regista di I casi sono due di Armando Curcio, messo in scena per la prima volta nel 1982 e ripreso dieci anni dopo. In occasione del primo allestimento un entusiasta Federico Fellini ebbe a dire: “Ecco il teatro, quello vero, che funziona da sempre, come una bella festa tra vecchi amici”. Lo schiaccianoci 28 dicembre Teatro Verdi Un classico della danza riproposto come di consueto nel periodo natalizio. La storia deliziosa e la bellissima musica di Ciaikovskij lo rendono un evergreen per grandi e piccini. coppelia Dal 22 al 24 dicembre Teatro comunale Un altro must del balletto classico, da godersi nei giorni immediatamente prima delle feste. La coreografia di Evgheni Polyakov e le mirabolanti scenografie di Sigfrido Martin Beguè ne fatto un appuntamento da non lasciarsi scappare. Poche idee e basta 31 dicembre Teatro Puccini La realtà non è mai stata così spettacolare. Qualunque banalità viene trasformata in un grande evento. Nessuno si accontenta più di niente. Nessuno si accontenta della realtà così come è. E forse abbiamo ragione. Ma la realtà è troppo difficile da cambiare, quindi facciamo prima a migliorarla con effetti speciali. Con tutti gli effetti

speciali la realtà, in realtà, rimane misera come prima, ma a noi, ubriachi di bugie, ogni volta che la guardiamo… ci sembra di vedere Sanremo. E’ così che nascono i reality! E’ così che nasce il telefonino esibizionista… che ha la custodia a forma di perizoma perché quando squilla si alza per ballare il samba e c’ha tutto il culo di fuori. Cinzia Leone in un mirabolante e divertente spettacolo d’auore. Mostre Ruggito. Antonio Ligabue Fino al 16 gennaio Galleria d’arte moderna Palazzo Pitti Una mostra incentrata sulla tematica degli animali, in particolare belve colte in scene di lotta e aggressioni - la Vedova nera, il Leopardo, Gatto selvatico con nibbio, Tigre assalita dal serpente – e numerosi autoritratti in cui Ligabue mostra il proprio volto in tutti gli aspetti del dolore fi sico e psichico: 80 opere esposte, veri capolavori di intensa forza espressiva e di prorompente energia cromatica. Giulia Napoleone Fino al 9 gennaio Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi La luce, i suoi effetti ottici, la traccia lasciata da alcune foglie sulla lastra, moduli geometrici reiterati, microstrutture molecolari, i peli del manto del proprio cavallo che diventano spirali, o l’infinitamente grande della sfera celeste. Sono questi i motivi dell’arte di Giulia Napoleone (Pescara 1936), che ha donato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi un nucleo significativo di proprie opere, realizzate in un arco temporale trentennale, compreso tra il 1963 e il 2003.


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