Il reporter-Quartiere 3-maggio 2010

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in classe

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ISTRUZIONE/2. In fatto di congreghe l’ateneo fiorentino batte (quasi) tutti in Italia

Studiare sì, ma con spirito goliardico Si entra da matricole, dopo aver superato qualche prova tutta da ridere, e con gli anni e l’esperienza si sale di grado. Ogni facoltà ha il suo “Ordine” e le sue usanze. Ecco quali Francesca Puliti

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e per caso un giorno camminando per strada vi imbatteste in un ragazzo in mutande che corre per strada non saltate alla conclusione che gli manchi qualche venerdì, potrebbe trattarsi semplicemente di una matricola universitaria messa alla prova dalla propria congrega. Sono cose che succedono, prima e durante e dopo l’ingresso in una simile “società”. Chi ha frequentato l’ateneo negli anni ’60 porterà ancora memoria delle famose feste delle matricole, tre giorni di pura follia burlesca nel centro di Firenze. Ebbene, quei momenti, seppur un po’ più in sordina, sopravvivono ancora nell’universo accademico fiorentino. Niente a che vedere con le serate organizzate a Novoli, con lattine di birra a 3 euro e vicini di casa che si lamentano per gli schiamazzi, qui ci sono regole da rispettare. Non a caso si chiamano ordini goliardici. C’è una gerarchia e ogni membro ha un titolo (oltre che un soprannome ridanciano) e compiti diversi all’interno del gruppo. L’ateneo della nostra città è uno dei più fiorenti in Italia come numero di ordini, anche se diversi sono “in sonno”,

ovvero possono contare su pochi componenti. I Cerusici di Medicina, la Lira di Economia, la Cazzuola per Ingegneria, Architettura e Belle arti, il Placido Ordine della Vacca Stupefatta per Giurisprudenza e via dicendo fino all’ordine “capo”, quello di San Salvi. Ogni facoltà (o quasi) ha il suo, caratterizzato da un proprio colore di riferimento, usi, costumi e inno rappresentativo. E, naturalmente, ogni membro ha i suoi “accessori”: l’immancabile feluca, un cappellino alla Robin Hood, il cordone della vita e i vari ammennicoli da appenderci sopra. Poi, con l’anzianità, si può acquisire anche il mantello. Ecco come funziona: si entra appena iscritti all’università, in genere si viene a sapere dell’ordine per passaparola, e via via, con gli anni e con l’esperienza, si salgono i gradini della “scala nobiliare”. Chi ha capacità dialettica e inventiva ha più possibilità di “far carriera” in questa sorta di gioco di ruolo. Alla base del tutto la goliardia, la capacità di prendere e soprattutto prendersi in giro. E dunque serate passate a discutere cercando di avere la meglio sugli altri componenti del gruppo per estorcere un am-

Il gruppo teatrale goliardico in “libera uscita”

mennicolo in più (o una bevuta), architettare scherzi e darsi battaglia con gli altri ordini cittadini e non. Un esempio? “Una volta, per pagare pegno di una sconfitta – racconta Marco, da 11 anni nella Cazzuola - dovevamo offrire una

cena a base di porchetta a un altro ordine: gli liberammo all’interno della sede della facoltà, in via Laura, un maiale vero”. Non saranno le congreghe dei campus americani, ma anche qui non si scherza. Anzi, si scherza eccome.

FOCUS Hanno dai 30 ai 50 anni gli attori e sceneggiatori dell’Operetta più divertente nel panorama del Verdi

E chi si è già laureato continua a scherzare in teatro. Per beneficenza

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onclusi gli studi, c’è chi non si arrende e continua a organizzarsi il tempo libero con spirito goliardico. Nonostante il lavoro, gli impegni, la famiglia. Certo le attività un po’ cambiano, ma i toni son sempre quelli scanzonati dei tempi dell’università. E’ così che nasce il Dopolavoro Goliardico “Alvaro Vannini”, che riunisce un gruppo di uomini dai 30 ai 50 anni. La principale attività, quella che occupa 11 mesi l’anno, è l’Operetta goliardica, tradizione che affonda le radici negli anni ‘50. Ogni anno, dal 2003 ad oggi, hanno portato un migliaio e passa di persone al Verdi per assistere a uno

spettacolo tutto da ridere, giocato sulla riedizione in chiave ironica di celebri spettacoli, sulla parodia di canzoni famose e balletti di danza classica. Sempre con un riferimento ai fatti di attualità o agli avvenimenti cittadini più dibattuti del momento, dall’ovonda alla tramvia. “I preparativi ci occupano molto, sia in ordine di tempo che di denaro – racconta Alessandro – perché si tratta di uno spettacolo vero, con costumi di scena degni di questo nome, un’orchestra, un corpo di ballo”. Ma la passione c’è e la buona causa anche: il ricavato della serata, infatti, viene donato all’associazione “Daniele Maria-

no” per la lotta ai tumori infantili. D’altronde anche il motivo per cui il gruppo ha deciso di riunirsi merita lo sforzo. “Ci siamo conosciuti all’università – continua Alessandro – e abbiamo mantenuto i contatti. Sette anni fa uno di noi è venuto a mancare e abbiamo deciso di celebrarlo tornando a calcare le scene”. E portando con loro il figlio dell’amico scomparso come mascotte. Quest’anno anche lui è grande abbastanza per debuttare come attore. Anche i giovani goliardi son cresciuti, ma dietro le quinte continuano a prendersi in giro come ai /F.P. vecchi tempi.

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