IF magazine

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Editoriale C

osa succede, cosa succede in città, cè qualche cosa, qualcosa che va - così recitava un vecchio pezzo di Vasco Rossi. Ed è proprio sulle note di questo pezzo che vogliamo affrontare, in un certo qual modo, la problematica delle Gang nella città Toronto, che da un pò di tempo sembra essere il set di una storia di banditi come quella narrata nei film con Al Capone o John Dillinger ne ”Il nemico pubblico numero 1”... ma non siamo nella Chicago degli anni ’30, siamo a Toronto, nel 2019 ed i protagonisti non si chiamano Albert Anastasia o Machine Gun Kelly, ma ‘micro’ criminali che disturbano la serenità di questa città. Durante la lettura di questo numero, parleremo di eventi degni di essere raccontati, di interviste ad italiani emigrati in Canada che si sono distinti per il loro impegno sociale e imprenditoriale. In questo numero ci poniamo molti interrogativi: il lettore sia aperto all’ascolto, ad accogliere visioni

e prospettive alternative, all’apertura dell’altro, del prossimo in generale, in modo da avere una comprensione più diretta e vicina della vita pubblica, delle nostre vite. Due quarti dell’anno sono passati: iniziamo a fare un bilancio degli eventi e delle dinamiche che hanno caratterizzato questi mesi, cercando di essere riflessivi, ponendoci delle domande e eventualmente dandoci delle risposte. Per concludere voglio ringraziare attraverso queste righe di questo editoriale, le nuove firme che hanno collaborato per la realizzazione di questo numero, che insieme alle competenza specifiche, portano una ventata di entusiasmo e freschezza al fine di rendere una piacevole lettura. Joe Infusini


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Publisher & Founder Joe Infusini

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Sommario summary

Art Departement - Art direction & Graphic Design Giuseppe Rizzuto Photography Gregorio Riccio Contributors - Proof Readers Giuseppe Cafiso - Antonio Giorgi - Mattia Bello Matteo Muià - Angela Maria Pirozzi Luciano Bentenuto - Michela Di Marco Annamaria Falbo - Anna Stalteri - Laura Imparato

Editoriale ............................................................... pag. 3 Intervista a Pietro Lisena................................. pag. 6 fondatore di Van Mechanical Contractors Inc. Gang’s are everybody’s business ................. pag. 11 Don Alfonso 1890 Toronto in tavola i segreti del Golfo ............................. pag. 13

Translators Joe Cafiso

Le tradizioni gastronomiche italiane................................................................. pag. 16

Advertising JVI Communication

Intervista a Enzo Iannopollo di Bradley Meats ............................................. pag. 18

In Copertina Pietro Lisena

CBAO: una serata improntata sul Regno delle due Sicilie ................................................. pag. 21

IF Magazine Supplemento cartaceo di www.ilfattoonline.com

MRP or ERP let’s plan .................................... pag. 22

Contatti redazione@ilfattoonline.com www.ilfattoonline.com Le opinioni espresse negli articoli sono da attribuire ai singoli autori dei quali si intende rispettare la libertà di opinione e di pensiero. Le collaborazioni sono da intendersi gratuite. Per motivi organizzativi il materiale inviato in redazione (foto,testi e disegni) non verrà restituito. Il contenuto di IF Magazine è coperto dalle norme sul diritto d’autore. Ne è dunque vietata la risproduzione anche parziale. Si ringraziano gli inserzionisti per il loro sensibile contributo che consente la pubblicazione e la divulgazione del nostro magazine.

I Patronati in Canada: Una realtà viva e fondamentale al servizio della vecchia e nuova generazione ...................................................... pag. 25 Ambiente: Coscienza Ecologica e Impegno .......................................................... pag. 27 Francesco Aversente, un’eccellenza calabrese che strizza l’occhio Canada .......................... pag. 28 La MODA al passo coi tempi ......................... pag. 30 I casi di cifosi «da smartphone» tra i bambini sono aumentati del 700% .......................... pag. 32 CIBPA: A Successful Italian Canadian Organization .................................................... pag. 34 Cuba .................................................................... pag. 37 Il Blog - Gallery ............................................... pag. 40 Appuntamenti di Aprile 2019 ..................... pag. 42


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Il fondatore e titolare di Van Mechanical Contractors Inc. si racconta a IF Magazine

Pietro Lisena, una vita di successi

nell’installazione meccanica e una passione per il Festival di Sanremo e la Ferrari

di Mattia Bello

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uesto è proprio un anno da incorniciare per Pietro Lisena. Il grande imprenditore originario di Rocca San Felice, in provincia di Avellino, ha infatti festeggiato 70 primavere, e celebrato 40 anni di onorata attività commerciale con la sua Van Mechanical Contractors Inc., ditta leader nell’installazione meccanica e con sede a Brampton. In una rara intervista concessa a IF Magazine, Lisena si racconta, tra successi lavorativi e una passione sfrenata per il Festival di Sanremo e la Ferrari. Ma non solo, perché sfogliando il libro dei ricordi Lisena ci rivela una memorabile esibizione al fianco di Little Tony nel 1968, e il motivo del suo nomignolo ‘440’.

Signor Lisena, ci spieghi come è nata la sua compagnia, che si occupa di installazione meccanica specializzata, tra cui impianti idraulici, riscaldamento, aria condizionata, ventilazione, refrigerazione e protezione antincendio. «Quando arrivai in Canada feci sei mesi di scuola, e subito dopo iniziai una partnership che durò 12 anni, per poi fondare la mia attuale azienda. Ho incominciato a lavorare a 16 anni e mezzo, ed ora sono 52 anni che faccio questo mestiere. In questi quarant’anni di attività ci sono stati tanti cambiamenti in azienda. Ne abbiamo passate


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tante, perché ci sono giorni in cui tutto va bene, e altri in cui va meno bene».

Come ha fatto a farla diventare così affermata e di successo?

«Io penso però che la concorrenza sia la cosa più bella al mondo. Infatti la concorrenza ti dà più coraggio, ed esalta la tua reputazione nei confronti degli appaltatori. Ti spinge a dare il massimo per vincere gli appalti, in termini di prezzo e di qualità del tuo lavoro. La tua azienda insomma deve essere più qualificata degli altri».

Ma cosa ha di speciale la sua azienda, e come si distingue dalla concorrenza?

«Van Mechanical si distingue dagli altri non perché siamo i più grandi - ci sono molte aziende più grandi della mia - ma perché siamo i più capaci nella progettazione specializzata. Abbiamo i nostri architetti e ingegneri in azienda che ci fanno fare la differenza. Questo è il segreto del nostro successo».

Una curiosità, da dove deriva il nome della sua compagnia? «Il nome si ispira ai miei figli, utilizzando le iniziali dei loro nomi. Dal primogenito Vito, alla figlia Marianne, al più giovane Mario. Il mio sogno era

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quello di dedicare loro la mia azienda per il futuro».

Molto spesso le aziende pubblicizzano i propri prodotti e niente altro. Ma abbiamo notato che il sito web della sua compagnia si focalizza sulla forza dei suoi dipendenti. È forse questa una delle chiavi del suo successo? «Questo è verissimo. Quando ho fondato questa compagnia, potevo solo sognare di portarla a questo livello. Senza i miei dipendenti, non avrei potuto raggiungere i miei obiettivi. Alcuni di loro sono con noi da ben 35 anni, e molti altri da almeno 25 anni. È un team molto consolidato, una grande famiglia unita».

Infatti la sua azienda è una grande famiglia a tutti gli effetti. «Sì, in azienda lavorano i miei fratelli e i miei nipoti. Non solo, ma mio figlio Vito è a capo della BessCon Construction Ltd., che quest’anno festeggia il 30mo anniversario di fondazione. Il nome della compagnia è un omaggio a mia moglie Bessie. Le due compagnie lavorano in sinergia, e la ... ... Bess-Con Construction Ltd. si occupa di site service per i palazzi».


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Quali sono i tre elementi essenziali per avere successo nel suo settore?

«L’onestà con il cliente è il primo ingrediente. Poi bisogna creare un team vincente, trovando i dipendenti giusti che vogliono imperare il mestiere, a prescindere dal luogo di provenienza. La mia azienda ha formato tante persone, che poi magari si sono messe in proprio, ma hanno sempre un grande rispetto per quello che hanno imparato da noi. Infine, ci vuole comunione di intenti in azienda, remando tutti nella stessa direzione».

Lei ha dei legami commerciali con il Belpaese? «No, ma ho amici in Italia che operano nello stesso settore, e che in passato avevano vissuto in Canada. Quando li vado a trovare annualmente vedo che gli affari vanno bene. Ma quello italiano è un sistema completamente diverso, che non si sposa bene con il nostro per vari motivi, tra cui la burocrazia. Al momento, non sono interessato a fare business in Italia, sebbene io ami il mio Paese d’origine».

A proposito d’Italia, lei e’ di Rocca San Felice, in provincia di Avellino, ed e’ emigrato in Canada a 16 anni. Ci racconta brevemente l’esperienza di emigrare in un Paese straniero da ragazzino? «All’epoca andavo a scuola perché non volevo lavorare in campagna, il mio sogno era quello di diventare un architetto. Ma poi ho vinto una borsa di studio, e ho chiesto a mio fratello di aiutarmi a pagare il biglietto per andare a trovarlo in Canada. Mio fratello prima mi rispose che in Nordamerica i soldi non crescono per strada, ma poi per il mio compleanno mi regalò il biglietto per andare a trovarlo. Originariamente dovevo stare qui solo per due settimane, ma in dieci giorni feci molti amici, anche giocando a pallone, e mi pareva che la vita qui fosse migliore, anche perché io non facevo niente. Riuscii a convincere mio fratello maggiore a restare, con la promessa di mettermi a studiare e lavorare, perché per mangiare bisogna lavorare».

Quali furono le sue emozioni all’epoca?

«Fu un percorso molto duro, dovetti iniziare da capo accantonando l’obiettivo di studiare architettura. Ero in una scuola con 650 ragazzi, tutti immigrati,

e in due mesi non imparai nemmeno una parola di inglese. Dissi a mio fratello che me ne sarei tornato in Italia. Ma lui mi convinse a rimanere. Nel frattempo feci nuovi amici, all’epoca abitavamo su Dufferin e St. Clair dove c’era un biliardo molto popolare, frequentato da muratori, carpentieri, elettricisti. Questo mi fece decidere di imparare un mestiere».

Oggi come si sente, più italiano o più canadese?

«Viviamo in Canada e amiamo questo Paese per tutte le opportunità che ci ha offerto, ma io mi sono sempre sentito più italiano».

In Canada ha conosciuto sua moglie Bessie, originaria di Sora, con cui quest’anno festeggia 47 anni di matrimonio. È stato amore a prima vista?

«Sì, lei aveva 13 anni quando l’ho conosciuta. A quei tempi mi piaceva la musica e andavo con gli amici


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a sale italiane come Riviera, Rotonda Banquet Hall. L’ho incontrata là, e poi la frequentavo nelle varie feste del Club di Sora, a cui lei apparteneva. Nel ‘71 mi sono fatto coraggio e con mio fratello sono andato a chiedere il permesso di sposarla ai suoi genitori, matrimonio che si è realizzato l’anno successivo».

Ritorna spesso al suo paese d’origine, in Campania? «Sì, ritorniamo in Italia due volte l’anno».

Sappiamo che ci sono almeno due passioni che la legano all’Italia: il Festival di Sanremo, e la Ferrari. Partiamo dalla sua passione per la musica. «Quand’ero ragazzino in Italia vedevo i miei fratelli e sorelle ballare al ritmo di musica che veniva da queste piccole radioline, si figuri, noi in campagna non avevamo nemmeno l’elettricità. Crescendo ho

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sviluppato questo amore per la musica, e ho incominciato a suonare in una band. Nel ‘66 mi sono anche esibito in un concorso in televisione con la CHIN, a quell’epoca era una cosa grande stare in televisione per me.

E poi arrivò addirittura un’esibizione con Little Tony. «Nel ‘68 Johnny Lombardi e Domenic della ‘Isabella Garden’; mi invitarono a suonare per 15 minuti durante una serata dove cantava la star Little Tony, che quell’anno partecipò al Festival di Sanremo con la canzone “Un uomo piange solo per amore”. Esibirmi al fianco di questo artista fu un’emozione che non potrò mai dimenticare. E da quella volta non ho mai smesso di seguire il Festival».

Ci sono state delle edizioni del Festival che l’hanno particolarmente emozionata?

«Per la nostra luna di miele portai mia moglie all’Ariston di Sanremo, e quello fu la coronazione


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di un altro nostro sogno. Poi ci ritornammo per il mio 60simo compleanno, edizione eccezionale condotta da Gianni Morandi. Quella fu la migliore edizione in assoluto. Da quella volta sono dodici anni di fila che seguiamo la settimana sanremese dal vivo all’Ariston».

E c’è un artista che ha conosciuto proprio a Sanremo? «Molti artisti, ad esempio Al Bano, Pupo, Adriano Celentano, Milva, e tanti altri».

Ora parliamo di macchine sportive. Come nasce la sua passione per la Ferrari?

«La Ferrari è un marchio conosciuto in tutto il mondo. A 18 anni comprai un Dodge Challenger 440, che ho ancora oggi in garage. Da lì gli amici mi diedero il nomignolo ‘440’. La velocità mi ha sempre affascinato, tanto che seguivo le corse sia in Canada che negli Stati Uniti».

Oggi segue la Ferrari?

«Certo, sono anche membro del Ferrari Club di Toronto. In verità questo per noi è stato uno degli anni più brutti a livello di risultati, ma la passione rimane».

Lei possiede una o più Ferrari?

«Attualmente ne ho due, perché la terza l’ho venduta. Io rispetto molto le macchine, e non guido mai se piove. Devo confessarle che ogni sera vado in garage ad ammirare le mie auto da collezione».

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Ci sono altre cose che la legano particolarmente al nostro Paese?

«Certo, mi piacciono tantissime mete turistiche, e quest’anno abbiamo visitato la Puglia per la prima volta. In particolare, giocare a golf vicino ai laghi Maggiore, di Garda e di Como ha un grande fascino».

A 70 anni, come si progetta il futuro?

«Alla mia età è importante pensare a cosa uno vuole fare per il resto della sua vita. Io ho preso la decisione di lasciare l’azienda ai figli, sperando che loro possano fare meglio di me».

Con lei qui c’è suo figlio Mario, che ha raccolto il testimone. Mario, ha un’eredità importante da onorare. «Esatto, sto prendendo in mano le redini della compagnia fondata da mio padre, e il mio compito principale è quello di assicurarmi che i lavori procedano in tempo e senza intoppi, soprattutto per quel che concerne i materiali e i subappaltatori. Per noi è molto importante avere un team di persone che lavora per la compagnia con rispetto, disciplina e abnegazione. Se siamo a questi livelli di business, è per la nostra reputazione e professionalità che abbiamo mantenuto negli anni. Come ci ha insegnato nostro padre». - Mattia Bello


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Gang’s are everybody’s business By Luciano Bentenuto (Criminologist and International Gang Expert)

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or many, the recent rise in violent crimes within the Greater Toronto Area (GTA) seems to be somewhat of a surprise. However, for those who have been engaged in the frontline of the fight against the gang phenomena and the realm of criminal organizations, the present situation is actually a result of the failure to deal with the early signs denounced by law enforcement for at least the last 20 years. Since as early as 1999, the correlation between gangs and guns was evident and law enforcement has been sounding the alarm that this explosive combination will create a realm of violence which will infiltrate and erode all layers of our social fiber. Its objective is to feed a specific need for their respective organization to flourish, notwithstanding the well-being of those who do not adhere to its doctrine. Over 20 years ago, I remember attending the National Gang Crime Research Center in Chicago and learning that children were exposed to gangs between the ages of 8-12 years old. When I returned to Canada I immediately disseminated these results to law enforcement professionals throughout Canada and met various leaders of the school boards to initiate a prevention program that would specifically target this age group. Unfortunately, the initiative was dismissed and I was informed that “we are not the United States” and that “we don’t have that problem.” Further to that, “these young

kids may be traumatized if exposed to materials dealing with gangs.” As a result, people with ill-intentions filled the void created and had direct access to the young minds shaping them to trivialize gang paraphernalia, making it acceptable as a way of life. With a 20 year head-start, those who dedicated their lives to combatting the gang phenomena had no chance to catch up, as they were at least one generation behind the criminal entities that form our current gangs. The notion that gangs are a problem that law enforcement has to handle is at the core of


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the misconception built over the years, which has yielded the results most communities are living out today. The gang phenomena is a social one, and to deal with it you need every layer of society to get involved. To rid itself of this social cancer, the need to engage the parents, school authorities, social services, medical authorities, law enforcement entities and all other community stakeholders is required. To think that law enforcement should handle it alone is an ill-advised concept that has proven over and over to not be the panacea required to deal with such a phenomenon. I always said “there was a time that parents had many children, today our children have many parents”; as a result the family nucleus is no longer the moral compass for our children. Consequently, we need to re-engineer the family DNA by extending it to include the various community stakeholders and align all so that this new compass gives our children the direction they so eagerly seek. Right now gangs have mustered their efforts to fill this gap and direct the future by embedding within our children values that suits their own agenda. Gangs evolve in three separate stages; the first is the infiltration stage in which the gang immerses themselves within a specific community or are of a community. Secondly, they transit into the predatory stage, before finally creating a realm of symbiosis as part of their last stage to immerse themselves into mainstream society. In the first stage, taking root in a specific community or area of the community, gangs require that they

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insert themselves in the territory in order to one day make it their “turf”. During this stage the gangs take stock of their surroundings and complete an environmental scan in order to identity potential rivals and initiate the recruiting process. The second stage is what you are now seeing happening within various communities across North America, including the GTA in Canada. The gangs were now able to settle within their respective turfs, have identified their rivals and now are in predatory mode. Their objective is to create a climate where all fear them to the point of either joining their gang or leaving the area for their own protection. In either instance, this stage is set for violent confrontations with a total disregard for peace within the community setting. The fluidity of gangs coupled with the unpredictability of its members, fuels an already volatile climate. If successful, within the next generation gangs will be in a position to finally achieve the symbiotic stage by converting their illegitimate wealth into the legitimate commodities required by mainstream society to function. As such, they will reach the status that the traditional crime entities have established; at which point, the point of no return will become the core of a dysfunctional society, as we see within the most corrupt societies, which now flee their country to seek a safe haven elsewhere. Imagine the day Canadians have to seek refuge in another country because we ended up letting these gangs ruin our most precious asset in Canada, peace. - Luciano Bentenuto


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Don Alfonso 1890 Toronto in tavola i segreti del Golfo di Antonio Giorgi

Da Sant’Agata a due passi da Sorrento alla metropoli canadese. Intervista con gli chef che rendono la replica del ristorante premiato dalla guida Michelin un autentico viaggio tra i sapori

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ick Di Donato e lo chef Ernesto Iaccarino hanno voluto a Toronto un’esatta replica del Ristorante che sul Golfo di Sorrento ha ottenuto due stelle dalla prestigiosa Guida Michelin. E così è nato Don Alfonso 1890 Toronto, che è subito diventato il più prestigioso ristorante della Provincia, essendo l’unico in Ontario ad aver ricevuto ben 3 Forchette da un’altra prestigiosa Guida, il Gambero Rosso. Parliamo di tutto questo mentre siamo all’interno del locale, uno splendido palazzo monumentale della metà dell’Ottocento a due passi dall’incrocio tra King St. West e Church St. Al tavolo con noi sono l’italocanadese Saverio Macri, Executive Chef, e il napoletano Doc Daniele Corona, Chef de Cuisine.

Qual è la filosofia che c’è dietro quest’esperienza che replica il Don Alfonso 1890 qui a Toronto?

Noi riusciamo a riproporre la visione degli chef Alfonso ed Ernesto Iaccarino del Don Alfonso 1890 in Italia: nulla è precotto, tutto è preparato al momento, anche la pasta e il risotto, e al tempo stesso supportiamo e ci riforniamo da produttori locali di formaggio cosicché tutto sia il più fresco possible. Così il nostro Don Alfonso è come il Don Alfonso Italiano perché serve gli stessi piatti che prepara il Don Alfonso sul Golfo di Sorrento.

Potete dirci qualcosa del vostro stile originale, personale e del vostro modo modo di proporre piatti Italiani?

Quello che ci rende diversi dagli altri ristoranti, quello che ci rende addirittura unici a Toronto e in tutto l’Ontario è l’attenzione per i dettagli. In ogni piatto noi lavoriamo per creare equilibrio: equilibrio dei sapori, equilibrio della presentazione del piatto. La qualità degli ingredienti che usiamo ci distingue poi da tutti gli altri. Da come noi manipoliamo gli ingredienti per creare il piatto si vede la cura che mettiamo. La guida italiana Gambero Rosso lo ha capito e ci ha nominato miglior nuovo ristorante Italiano fuori dall’Italia, premiandoci con tre forchette.


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Ma gli ingredienti sul Golfo di Sorrento sono per forza diversi da quelli che ci sono in Ontario?

Qui sta la nostra unicità, noi uniamo prodotti importati dall’Italia come la pasta di Gragnano agli ingredienti freschissimi e grazie a Saverio, cresciuto in Ontario, noi siamo in grado di capire bene la cultura di qui, come si producono e quali sono gli ingredienti più freschi e di qualità che si possono trovare sul mercato locale. Non è stato certo facile ricreare lo stesso menu di quello Italiano, ma con il nostro impegno lo abbiamo perfezionato. Quando cerchiamo gli ingredienti noi non badiamo a spese, non cerchiamo quelli che costano meno, ma i migliori.

Qualche esempio?

Per spiegarci meglio, la nostra pasta è fatta dal migliore produttore di Gragnano, in Campania mentre il riso viene dal migliore produttore

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Piemontese, il tutto è poi unito ai migliori prodotti freschi dell’Ontario.

Sappiamo che gli Chef non amano questa domanda, ma qual è, se c’è, una ricetta della quale voi siete particolarmente orgogliosi?

Effettivamente noi cuochi non amiamo essere limitati e legati a una singola ricetta, ovviamente tutti abbiamo delle cose che amiamo particolarmente cucinare: per esempio i risotti, noi andiamo matti per i risotti nelle loro tante varianti, come il nostro Risotto al Tartufo che ha avuto tanto successo. Uniamo al Risotto al Parmigiano i tartufi estivi dell’Umbria o quelli bianchi di Alba a seconda della stagione. Poi c’è la stazione della pasta e poterla fare qui, fuori dall’Italia, ti dà un piacere tutto particolare. C’è così tanta italianità rappresentata nella nostra stazione della pasta, un vero piacere.


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Cosa apprezzano maggiormente i vostri clienti canadesi, specie quelli che non sono di origine italiana? Possiamo dire che Don Alfonso è un’autentica rappresentazione della Cucina Mediterranea. Qualche volta la gente fa coincidere la cucina Italiana con la pizza e la pasta condite con ingredienti “pesanti” mentre invece come sappiamo c’è molto altro, e i canadesi apprezzano tutto questo, soprattutto grazie ai nostri menu degustazione che propongono differenti piatti in piccole porzioni, tra i quali tanto, tantissimo pesce fresco. Riusciamo insomma ad educarli al cibo del Mediterraneo, ai sapori che vengono specificamente dalla Costiera Amalfitana e da Sant’Agata in particolare. Spesso li vediamo addirittura sorpresi perché si aspettavano piatti molto pesanti con tanti carboidrati e grassi, mentre invece dalla cucina arrivano delizie leggerissime. Ricordi? Abbiamo parlato prima di equilibrio. Tutto ruota attorno all’equilibrio tra sapori, equilibrio tra freschezza e ricette tradizionali.

Sono molto curioso di capire che rapporto avete con la tradizione, con le ricette di una volta. Come unite l’antico alle moderne esigenze di un ristorante prestigioso di

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oggi?

Nel nostro menu degustazione ci sono numerosi richiami alla tradizione, basti pensare al modo in cui cuociamo la pasta, come maneggiamo gli ingredienti per condirla. Per fare un esempio, l’assaggio dei nostri Vermicelli di Gragnano propone il condimento con olio e aglio come si faceva una volta.

Se voi doveste consigliare il ristorante a qualcuno che non lo conosce, quali parole usereste?

La prima parola che ci viene in mente è: unico. E non perché lavoriamo qui. Abbiamo avuto esperienze qui e in Italia, anche in locali abbastanza importanti, ma il Don Alfonso a Toronto nonostante la grande eleganza del locale, offre cibo sostanzialmente semplice, con una marcia in più di tutti gli altri sia nella qualità che nell’ospitalità e nel servizio ai clienti. E ricordate, l’esperienza qui al Don Alfonso non è quella di avere 50 cose diverse nel vostro piatto, ma nell’assaggiare, chiudere gli occhi e ritrovarvi in Italia. Anzi, come dice lo Chef Ernesto a Sant’Agata, “voglio chiudere gli occhi e ritrovarmi a casa”. - Antonio Giorgi


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Le tradizioni

gastronomiche italiane di Annamaria Falbo

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’italia è il paese delle tradizioni, ogni italiano trapiantato all’estero difende queste tradizioni come parte integrante del proprio essere, infatti come affermava lo storico greco Erodoto “Se si proponesse a tutti gli uomini di fare una scelta fra le varie tradizioni e li si invitasse a scegliersi le più belle, ciascuno, dopo opportuna riflessione, preferirebbe quelle del suo paese.” La vita degli Italiani all’estero non è certo stata facile, ma nonostante tutto i nostri migranti sono riusciti a oltrepassare tutti i pregiudizi che si portavano dietro e soprattutto sono riusciti ad affermare la propria identità e la propria cultura. Gli italiani sono riusciti anche a ribaltare tutti gli stereotipi, fra tutti quelli in ambito alimentare, infatti in giro per il mondo esistono tantissime ricette e tradizioni “indicate” come tipicamente italiane, ma che in Italia sono praticamente sconosciute e sono spesso il frutto di culture affini a quella italiana. Per gli italiani in Canada il cibo è un modo per connettersi con la cultura di appartenenza e per superare la naturale nostalgia di casa che accompagna chiunque vive lontano dai propri cari. ll cibo è sempre stato per gli italiani all’estero non solo un ponte verso la propria terra natìa, ma uno strumento di riappropriazione della propria identità quando, vivendo in altri paesi, questa viene a mancare. La cucina italiana è sempre stata sinonimo di fama e originalità in tutto il mondo, infatti è una delle più

apprezzate ma soprattutto imitate. La tradizione italiana ha tantissimi piatti, infatti ogni regione e ogni singolo paese può vantare di avere delle proprie ricette che vengono tramandate di generazione in generazione. Una tradizioni in uso in Canada e tutt’ora ancora rispettata è quella della conserva dei pomodori, questa tradizione è molto antica, infatti nasce in Italia verso la fine del XVIII secolo grazie alla grande coltivazione del “pomo d’oro”, un frutto importato dall’America meridionale dagli spagnoli e usato come medicinale o per abbellire i balconi. I primi a voler conservare i pomodori sono stati i contadini di Parma, che usavano essiccare al sole i pomodori producendo i cosiddetti “pani neri” a causa delle nuvole di mosche che si creavano. La prima industria conserviera del pomodoro nasce in Campania, a Napoli, con l’imprenditore Francesco Cirio. Mentre nel sud italia si facevano i “pelati”, e Parma e Piacenza si facevano conoscere nel mondo producendo i “concentrati”.


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In Canada questa tradizione è viva e vegeta e tante famiglie italo-canadesi in questo periodo cercano di rispettarla al meglio, sono tantissimi infatti i posti dove si possono comprare i pomodori che sono la materia prima e unica per questa ricetta. Gli italiani all’estero, soprattutto quelli che si trovano in Canada cercano sempre di rispettare e onorare le tradizioni gastronomiche della propria regione infatti questo è anche un modo per connettere le persone alle proprie radici e per instaurare un legame ancora piĂš forte con la propria terra di origine. - Annamaria Falbo

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Intervista a Enzo Iannopollo di Bradley Meats

Quando fare il macellaio fa parte di cultura e tradizioni

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ssere macellai oggi significa far parte di un nobile e antichissimo lavoro che sussiste da secoli in tutte le parti del mondo. In Canada come in Italia, il macellaio fa parte di una cultura tradizionale che si tramanda da generazione a generazione ed essendo la carne una parte integrante della dieta di moltissime famiglie, il macellaio assume un ruolo importante nella cultura quotidiana della societĂ .

Avere un macellaio conosciuto e stimato per il suo lavoro è, ancora oggi, di valore inestimabile per tantissimi consumatori di carne. In tale contesto si piazza il macellaio Enzo Iannopollo di Bradley Wholesale Meats Inc., il quale fortemente crede che la professionalità del macellaio è caratteristica indispensabile per valorizzare al meglio i tagli delle varie carni (sezionamento) e per


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garantire le corrette procedure in materia di igiene degli alimenti. Leggiamolo nella seguente intervista.

Sappiamo che lei è, nel campo della macelleria, figlio d’arte e che ha cominciato questo lavoro da giovanissimo. Cosa l’ha spinto a seguire questo tipo di lavoro? Principalmente la passione per questo lavoro e la voglia di fare carriera in questo mestiere. Che cosa l’ha attratto di questo lavoro da macellaio che lei ritiene molto soddisfacente e che l’ha reso contento della sua carriera? Il fatto che quando servi i clienti e provvedi loro con della carne buona, tutti ti ringraziano e hai la soddisfazione di sapere che la gente è contenta di ciò che fai per loro. Lei lavora da sessant’anni come macellaio. Riguardo questo tipo di lavoro che esiste da tantissimo tempo, come si è evoluto ed è cambiato negli ultimi venti, trenta o anche sessant’anni? L’uso di tanti macchinari ha certamente cambiato i modi con cui si tagliano le carni. Benché i tagli di carne sono per lo più rimasti gli stessi, i metodi usati oggi hanno accelerato la quantità di carne tagliata come pure la preparazione e la confezione di esse. Vorrei aggiungere pure che sono cambiati i tempi riguardo l’uso della carne… una volta il pasto con la carne era qualcosa di speciale, che si faceva soprattutto di domenica quando si ci riuniva in famiglia o con amici o vi erano ospiti in

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casa. Insomma la carne, non essendo così comune come lo è oggi, era motivo per stare insieme e per creare legami più forti tra di noi. Essendo la carne meno comune, era una volta molto più valorizzata e molto più apprezzata. Oggi tutto ciò è cambiato, non perché la carne non sia usata ma perché essa non ha lo stesso valore sociale e culturale.

Qual è il tipo di carne che è il più preferito, richiesto e apprezzato dai suoi clienti? Certamente le bistecche di manzo perché sono le più semplici e sbrigative per preparare una cena, oltre al fatto che sono anche più gustose di altri tipi di carne. Torniamo un po’ sul tipo di carni che vi sono in giro. Sappiamo che vi è carne proveniente da grandi allevamenti industriali e altre che provengono da piccoli allevamenti o da piccole aziende. C’è una differenza di qualità tra queste? La differenza sta nel sapore e gustosità delle carni. Anche se tante carni che provengono dai grandi allevamenti è buona, credo che quella che proviene da certe piccole aziende è più genuina. Gli animali che crescono nel pascolo e hanno modo di muoversi e esercitare i propri muscoli forniscono una carne più gustosa. Animali rinchiusi che non possono muoversi o respirare aria all’aperto non hanno la stessa qualità di carne. Ovviamente la carne di un animale che si muove attorno è un pochettino più dura ma ha un sapore e valore nutritivo superiore.


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Guardando l’interno di questa sua macelleria, si nota che lei valorizza i prodotti regionali, quali quelli calabresi, siciliani e di altre regioni d’Italia. Quanto è importante per lei valorizzare le varie regioni italiane? Avere questi prodotti regionali è un di far sentire i miei clienti a loro agio, per non far sentire la mancanza della terra di origine e anche per ricordare che certe nostre tradizioni sono importanti. Faccio notare che i vari prodotti (eccetto per la carne che fornisco ai miei clienti) provengono direttamente dall’Italia. Lei cosa consiglia a un giovane che è interessato al mestiere di macellaio? Glielo consiglierei fortemente. Direi di farlo con serietà, impegno e onestà. A volte ci sono voci riguardo l’onestà dei macellai ed è proprio per questo che raccomando l’onestà su ogni cosa ed è giusto che sia così. E’ importante che i clienti siano contenti di essere stati serviti bene da uno che ha anche un forte senso di responsabilità. Quando i clienti e i ristoranti ti ringraziano per la qualità delle carni e per il servizio, queste sono grandi soddisfazioni. E nel nostro interesse avere clienti che ritornano al nostro negozio e quindi ingredienti essenziali di questo lavoro sono passione e serietà. Quali sono i suoi progetti per il futuro di questa sua macelleria? Dare a mio figlio gli stessi insegnamenti di mio nonno per portare avanti nel futuro una bella tradizione.

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Calabrian Benevolent Association of Ontario: una serata improntata sul Regno delle due Sicilie, il periodo antecedente all’unificazione d’Italia.

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i è tenuta venerdi 6 settembre c.m. presso la IC Saving Corporation Bank di Dundas, una serata culturale organizzata dalla “Calabrian Benevolent Association of Ontario” presieduta dal signor Fausto Gaudio. La serata ha avuto come tema il Regno delle due Sicilie, dunque il periodo antecedente all’unificazione d’Italia, con particolare attenzione alla dinastia dei Borbone e alla situazione socioeconomica di quegli anni. A partecipare come ospite d’onore è stata la presidente del Comites Michela Di Marco che ha aperto la serata con la letturarecitazione dell’Inno del Regno delle due Sicilie, per poi passare all’illustrazione dello stemma del Regno e all’analisi dell’area geografica di riferimento. Ci si e’ soffermati sui sovrani piu’ importanti dell’epoca, Carlo III re di Napoli e Ferdinando I delle due Sicilie ; si sono poi analizzate le due tesi principali relative al Regno delle due Sicilie : la prima tradizionale che generalmente si studia nei libri di storia, vede un Mezzogiorno arretrato e sottosviluppato, la seconda, la cosiddetta tesi ‘revisionista’ che invece descrive un Sud Italia sviluppato e all’avanguardia per l’epoca in tanti settori, detentore del 60% della ricchezza ‘nazionale’ prima dell’unita’ del

Paese. A questo proposito, sono stati letti passi da ‘Nord e Sud’ di Francesco Saverio Nitti e dal “Il Mezzogiorno e lo Stato Italiano - Discorsi Politici - di Giustino Fortunato. Si e’ concluso illustrando alcuni dei primati del Regno e alcuni aneddoti e curiosita’ sui sovrani e la vita a quel tempo. I presenti hanno dimostrato interesse e entusiamo. E’ stata una serata all’insegna dell’informazione, dello scambio, un momento di arricchimento e piacevole condivisione. La comunita’ ha bisogno di eventi come questi, di raccolta, di socializzazione e di coinvolgimento delle nuove generazioni in modo che si possano tramandare ma allo stesso modo modernizzare i valori identitari e culturali. La Presidente del Comites Di Marco si e’ detta molto soddisfatta dell’esito della serata, sperando infatti si possano creare sempre piu’ spesso momenti associativi di questo genere, di cui i membri della comunita’ tutta possano beneficiare. - Joe Infusini

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MRP or ERP let’s plan di Matteo Muia

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i sono alcuni dettagli che possono realmente fare la differenza per un’azienda. A volte, per un Accountant, è importante riuscire a dare il giusto input al cliente per migliorare efficienza e business. Vi sono due software, a mio avviso, fondamentali, in base alla natura del vostro business che non potete non avere. ERP e MRP, vediamo di cosa si tratta. ERP: letteralmente, enterprise resource planning, ovvero un software che, attraverso una visione concentrata di tutti i vostri department e delle vostre risorse aiuta le aziende nel controllare produzione, accounting, vendita, human resources, customers care, shipping. L’ERP è un’ottima soluzione per aziende che presentano sia la produzione di prodotti o di servizi, sia la vendita diretta al cliente finale sia che sia in Business to Business; è un software adatto ad aziende di una certa dimensione, che presentano una certa complessità; ha un costo relativamente alto, dipende molto dalla casa produttrice, ma i risultati e l’impatto sull’azienda sono letteralmente assurdi, si notano subito

aumenti di produzione, migliore uso delle risorse umane ed una contabilità più veloce ed efficiente. MRP: ovvero, material requirement planning. Aiuta l’azienda nel programmare la produzione, controllando gli acquisti, l’inventario, la spedizione e quindi lo spazio in warehouse. È un prodotto pensato per essere stand alone, può essere usato da solo, anche se i migliori MRP lavorano alla perfezione con prodotti in connessione tra loro come, software di contabilità o gestionali per siti ecommerce. MRP è uno strumento pensato per aziende relativamente piccole con un massimo di 15/20 dipendenti dedicati alla produzione; è un prodotto pensato principalmente per aziende che producono o trasformano prodotti in laboratori, artigiani, backery, pasticcierie, calzolai ecc… sono i migliori beneficiari di questo strumento. Benchè sia un ottimo strumento anche per aziende di servizi, di solito non viene consigliato. MRP ha un costo molto inferiore rispetto all’ERP, un buon MRP può essere comprato spendendo una cifra tra i 30 ed i


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50$ mensili. Quale scegliere? Diamo alcuni piccoli aiuti alla scelta. Una cosa mo ltointeressante è la possibilità di richiedere tramite l’IRAP alcuni finanziamenti in forma di grant, per il training al personale, nel momento in cui si dovesse decidere di procedere con un ERP, benchè il costo di installazione sia comunque una cifra considerevole, bisogna sempre calcolare l’impatto di un cambio di sistema all’interno di un’azienda ben formata, con un suo sistema e delle procedure ben strutturate ciò comporterebbe una distorsione nel workflow dell’azienda che necessariamente bisogna tener presente; il grant aiuta le aziende ad implementare l’ERP velocemente attraverso un contributo al training; assumere personale qualificato per il training è la vostra migliore garanzia di successo. Quindi a conclusione, MRP ed ERP sono molto simili anche se ci sono delle differenze critiche tra essi. Mentre l’MRP è concentrato sulla produzione, l’ERP vi dà un range di soluzioni che partono dall’human resources e finiscono all’accounting. Il nostro consiglio, soprattutto a coloro che posseggono un’azienda “piccola” è quello di partire il prima possibile con un MRP, iniziate a digitalizzare i vostri processi, che siate una bakery o un calzolaio poco importa, dovete innanzitutto digitalizzare i vostri processi di lavoro, è un piccolo step, che potrebbe cambiare completamente il vostro modo di gestire la vostra azienda. E come sempre chiudiamo consigliandovi di informarvi col vostro Accountant, è sempre la migliore cosa da fare.

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There are a few details that can really make a difference for a company. Sometimes, for an Accountant, it’s important to be able to give the right input to the client to improve efficiency and the business. There are two software, in my opinion, fundamental, according to the nature of your business that you can not have. ERP and MRP, let’s see what it is. ERP: literally, enterprise resource planning, or a software that, through a concentrated vision of all your departments and your resources helps companies in controlling production, accounting, sales, human resources, customers care, shipping. The ERP is an excellent solution for companies that present both the production of products or services, both the direct sale to the end customer and whether in Business to Business, is a software suitable for companies of a certain size, which present a certain complexity, has a relatively high cost, depends very much on the brand, but the results and the impact on the company are literally absurd, you can immediately notice increases in production, better use of human resources and faster and more efficient accounting. MRP: material requirement planning. It helps the company in planning production, controlling purchases, inventory, shipping and then the space in the warehouse. It is a product designed to be standalone, can be used alone, although the best MRPs work perfectly with products in connection with each other as, accounting software or management for ecommerce websites. —>


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MRP is a tool designed for relatively small companies with up to 15/20 employees dedicated to production; it is a product designed primarily for companies that produce or transform products in laboratories, craftsmen, bakeries, confectioneries, shoemakers etc. ... are the best beneficiaries of this tool. Although it is an excellent tool even for service companies, it is usually not recommended. MRP has a much lower cost than ERP, a good MRP can be bought at a cost of between $ 30 and $ 50 per month. Which one to choose? Let’s give some small choice aids. One very interesting thing is the possibility of applying through IRAP some funding in the form of grants for training staff, when you decide to proceed with an ERP, even if the cost of installation is still a considerable amount, you must always calculate the impact of a system change within a well-trained company, with its own system and well-structured procedures that would result in a distortion in the workflow of the company which must necessarily be considered; The grant helps

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companies to implement ERP quickly through a contribution to training; hiring qualified staff for training is your best guarantee of success. So in conclusion, MRP and ERP are very similar even though there are critical differences between them. While MRP is focused on production, ERP gives you a range of solutions that start with human resources and end with accounting. Our advice, especially to those who own a “small� company is to start as soon as possible with an MRP, start digitizing your processes, whether you are a bakery or a shoemaker no matter, you must first digitize your work processes, it is a small step, which could completely change the way you manage your company. And, as always, we close by advising you to inform yourself with your Accountant, is always the best thing to do. - Matteo Muia


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I Patronati in Canada: Una realtà viva e fondamentale al servizio della vecchia e nuova generazione. di Michela Di Marco

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patronati sono istituti che esercitano funzioni di assistenza, consulenza e tutela per i lavoratori, i pensionati e tutti i cittadini presenti sul territorio dello Stato. Attraverso i servizi offerti, essi giocano un ruolo fondamentale in materia previdenziale, sociale e assistenziale, tanto da essere un punto essenziale di riferimento oggigiorno, non solo per gli italiani e gli italo-canadesi. La storia degli Italiani in Canada, è una storia di emigrazione, di lavoro, di sacrifici, di sofferenze ma anche di integrazione, di contributo, di crescita e successo. I patronati hanno rappresentato e ancora rappresentano ‘un’istituzione’ che gli italiani a Toronto, Vaughan, Welland, Brampton, Sudbury, Kingston, Hamilton, Montreal, ovunque si siano trasferiti, sentono propria, vicina e a cui si rivolgono per qualsiasi tipo di bisogno, domanda, non solo relativamente all’Italia, ma anche per servizi e necessita’ legate al Canada, alle loro citta’ di adozione. Da pratiche di pensione, anzianita’, vecchiaia, invalidita’, superstiti nel settore pubblico e privato, ai supplementi e ricostituzioni, da assegni sociali e pensioni agli invalidi civili, da pratiche relativamente alla pubblica amministrazione fino ad enti locali: tutto questo e piu’, offerto alla collettivita’. In particolar modo per i pensionati, i patronati sono visti come fonte di risoluzione di qualsiasi tipo di problema o difficolta’, al punto tale da confidare negli operatori che non sono visti come semplici impiegati, ma spesso come amici, confidenti, membri della loro famiglia con cui condividere angoscie, mali fisici, vacanze, soddisfazioni varie.

Attualmente, i patronati sono un punto focale di riferimento anche per la cosiddetta nuova emigrazione, per i tanti giovani e le tante famiglie che negli ultimi anni stanno lasciando l’Italia e cercano di insediarsi in nuove realta’. In questo modo, i patronati stessi diventano un ponte di congiunzione tra il vecchio e il nuovo mondo, intermediando e intercettando i nuovi bisogni. A questo proposito, i loro servizi si stannoespandend o per far fronte alle esigenze dei nuovi arrivati: Modello Unico, 730, dichiarazione dei redditi, pagamenti IMU, TASI, fino a pratiche relativamente al campo dell’ immigrazione. I patronati quindi, godendo di una vasta rete di uffici a livello mondiale, riescono ad essere una realta’ viva e fondamentale di contatto fra la vecchia e nuova generazione, tra storia e proiezione del futuro, servendo la collettivita’ diligentemente, spesso sgravando lavoro agli uffici consolari presenti nei vari paesi. E’ necessario quindi valorizzare il compito che questi uffici previdenziali svolgono nella quotidianeita’: e’ dunque importante, che i governi, i consolati, e la comunita’ tutta, lavorino per rafforzare la presenza di essi e far si che continuino nella loro missione. - Michela Di Marco


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Ambiente: Coscienza Ecologica e Impegno Le questioni ambientali pongono l’esigenza di un pensiero multidimensionale, in grado cioè di mettere in dialogo dimensioni diverse di un unico problema: culturali, etiche, economiche, ecc.

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ui in Canada, come nel resto del mondo, siamo quotidianamente rammentati di innumerevoli problemi ecologici. Clima, qualità dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo, uso della plastica, estinzione di animali e piante e tanto altro sono temi che da anni si discutono nelle scuole, nelle case e certamente nei giornali e vari mezzi di comunicazione. Non esiste una persona che non abbia sentito o discusso di temi ecologici negli ultimi cinquant’anni, ma fino a che punto esiste una vera coscienza ecologica tale da coinvolgerci in un vero impegno sociale, culturale e politico? Certo, in Canada come altrove nei Paesi industrializzati, siamo in tanti a fare la raccolta differenziata dei rifiuti, siamo più attenti a non inquinare laghi e fiumi, cominciamo ad usare sempre di più buste e sacchetti riusabili per far la spesa e sebbene tutto questo e altro sono utili iniziative che mettono la coscienza a posto, possiamo veramente parlare di coscienza ecologica, di comportamento e impegno ecologico quando si dice poco o niente riguardante le pratiche di tante industrie, quali minerarie, forestali, petroliere o anche quelle agricole che inquinano o distruggono terreni, foreste e percorsi d’acqua? Possiamo veramente dire che siamo impegnati quando le questioni ambientali sono al margine della politica e quando votiamo politici che sono indifferenti a questioni ecologiche o che addirittura osteggiano iniziative che tutelano l’ambiente?

Il tema dell’ambiente entra da alcuni anni prepotentemente nelle agende politico – socio – economiche di tutti i governi, nonostante si tenti continuamente di nasconderlo ed accantonarlo sperando che tocchi alle generazioni future occuparsene; lo stesso tema è anche molto lontano dal pensiero e dalle esigenze delle popolazioni “benestanti”, sia perché non ha ancora colpito il loro benessere, sia perché una continua e profonda azione di convincimento culturale le ha portate ad un progressivo rapido allontanamento dai valori legati all’ambiente (esempio, il mare: non è più importante che sia pulito, silenzioso, “spirituale”; ciò che conta è che sia occasione di svago simile a quello cittadino, quindi affollato, “riempito” dalla musica, consumistico). Appare evidente, quindi, che il tentativo del sistema socio economico è quello di svuotare di significato i problemi legati al degrado ambientale ed anzi utilizzarli per il mantenimento stesso del sistema, convincendo la gente (che non aspetta altro...) che i problemi ci sono, ma si risolvono senza dover cambiare nulla del proprio stile di vita... non vogliamo aria inquinata ma si continua a guidare colossi automobilistici, oppure si aspetta in fila dentro l’automobile col motore acceso per dieci, quindici o più minuti col per prendere un semplice caffè nei comunissimi “drive-through”. Che fare? E’ una domanda a cui non è facile rispondere, ma è ovvio che questa società basata sul consumo e dell’uso-e-getta dovrà prima o poi porsi la domanda quale futuro e eredità lasciamo a noi stessi e ai nostri figli. - Joseph Cafiso


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Francesco Aversente, un’eccellenza calabrese che strizza l’occhio Canada

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er il secondo anno, anche quest’estate, ho trascorso alcuni giorni al Relais “Il Mulino” a Corigliano Calabro, di proprietà della famiglia Aversente. E in questo posto incantevole, a pochi passi dal limpidissimo mare di Schiavonea, ho avuto il piacere di conoscere Francesco, uno dei proprietari. Abbiamo avuto modo di parlare della mia esperienza canadese e della sua ammirazione per lo stile di vita canadese e del suo bellissimo ricordo del lungo periodo, in cui, per imparare l’inglese, ha soggiornato a Toronto presso la famiglia di Ernesto Sottile che, dal quel momento, a Corigliano, è per tutti Zio Ernesto. Francesco Aversente, oltre ad essere un validissimo imprenditore, a gestire insieme ai fratelli, il Relais “ Il Mulino” e una serie di concessionarie automobilistiche, ha una grande passione, la musica e, in particolare il rock che condivide con la moglie Adealaide. Grazie a questa sua passione, aiutato dai fratelli, Anna, Giovanni e Alfonso, è riuscito a creare l’Eat Rock Cafè, una nuova realtà a Corigliano Calabro che coniuga la musica e il buon cibo. L’Eat Rock Cafè nasce nel dicembre 2017 con il solo scopo iniziale di mettere in mostra le innumerevoli “memorabilia” musicali, che Francesco Aversente ha collezionato in ben 25 anni, durante i quali ha partecipato a molte aste americane, aggiudicandosi

dei pezzi davvero importanti e particolari, come la Camicia di John Lennon, il mantello di James Brown ed il cappotto di Grace Slich, Frontwoman dei Jefferson Airplane. Questi solo alcuni dei davvero tanti cimeli presenti nel locale e, quasi a rappresentare quei mitici anni 60 in cui il Rock ha segnato un’epoca, si trovano appesi con grosse catene ai muri in pietra; quella stessa pietra che era propria dei primi edifici sorti a Corigliano Calabro sulla fine del 1800. Ancora oggi continuano ad arrivare cimeli importanti che si rinnovano di mese in mese sulle pareti del locale, non ultima la camicia di Jimi Hendrix con rivista Rolling Stone autografata dallo stesso artista, una paio di mutande di Elvis Prestley risalente ai primissimi anni ’60, una camicia di Frank Sinatra acquistata a Los Angeles e indossata da Sinatra negli anni 80, un microfono personale appartenuto a Jim Morrison e recuperato direttamente dal fonico dei ‘Doors’, un pantaloncino leopardato usato durante un concerto da Elthon John con una fotografia scattata durante la sua esibizione, acquistato questo durante un asta di beneficenza indetta dallo stesso artista. Una lunga lunghissima lista quella che ancora potrebbe riempirsi per raccontare quanta Storia del Rock si respira in questo emozionante posto per


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tutti gli amanti del genere. Tutti i cimeli esposti sono corredati da certificati di autenticità che ne attestano la originale provenienza, alcuni sono stati certificati direttamente dagli artisti. L’accoppiata con del “Buon Cibo” da gustare mentre si ammirano questi cimeli è stata naturale, grazie ai prodotti provenienti dall’Azienda Agricola di famiglia, appunto il Relais Il Mulino. Infatti vengono serviti carni, formaggi e verdure di produzione propria, che vengono utilizzati per comporre, a piacimento e scelta del cliente, dei gustosissimi Hamburgher personalizzati. Che dire? L’atmosfera che si respira in questo locale è davvero particolare ed è interessantissimo ascoltare i racconti di Francesco. Se vi trovate da quelle parti, venite a fargli visita. Ne vale dvvero la pena! - Angela Maria Pirozzi


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La MODA al passo coi tempi di Anna Stalteri

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egli ultimi decenni siamo sempre piu’ bombardati dalle nuove tendenze e dalle esigenze di restare al passo coi tempi e sfogliando le riviste o navigando in internet ci troviamo davanti a tanti articoli che parlano di moda. Ognuno di noi rimane affascinato da questo mondo della moda, dalle passerelle e dagli abiti di Haute Couture che possiamo vedere sulle copertine dei giornali piu’ famosi. Allo stesso tempo pero’ ognuno di noi si esprime come meglio crede anche nell’ abbigliamento e quindi la moda puo’essere un modo per esprimere se stessi, e’ il proprio io. La moda italiana rappresenta l’emblema dello stile e dell’eleganza del Bel Paese. Il successo della moda italiana e’ frutto di una lunga storia che e’ andata a pari passo con l’evolversi della societa’ e della cultura: dagli esordi degli anni 50 alle moderne tendenze. Negli ultimi anni infatti anche la settimana della moda di Milano e’ cambiata parecchio, soprattutto in campo creativo. Un tempo era la citta’ dei grandi nomi della moda, da Giorgio Armani a Versace, Valentino, Ferre’, Gucci, Missoni e molti altri. Oggi ci sono anche gli stilisti emergenti ad attirare l’attenzione della stampa con le loro collezioni tutte originali e piene di nuove idee. Il 2015 e’ stato un anno importante perche’ Carlo Capasa e’ diventato nuovo president della Camera Nazionale della Moda Italiana, l’ente che organizza le sfilate e tutte le iniziative legate alla moda.

Il Fashion Hub, un padiglione dedicato, durante la settimana della moda di Milano, ai nuovi marchi e stilisti ne e’ un esempio come anche concorsi che aiutano I nuovi talenti a farsi conoscere, quello piu’ importante e Who is on Next? organizzato da Vogue Talents. Da questo concorso sono usciti ad esempio Marco De Vincenzo e Stella Jean, due tra gli stilisti piu’ interessanti del momento. Si sente spesso parlare di Haute couture e pret-a-porter. Che cosa sono? I capi di alta moda sono realizzati con materiali di altissima qualita’. L’ Haute couture e’ la “principale arte sartoriale della moda”. E’per lo piu’ fatta a mano e quindi richiede molte ore di lavoro. L’Haute couture ha soprattutto un compito: definire le tendenze. Pret-a’-porter, invece tradotto significa pronto da indossare. Con questo termine si intende l’abbigliamento venduto in varie taglie dalle catene di moda. La moda andrebbe considerata e vissuta come espressione di se’. Ma non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo e non importa se quest’anno le riviste non lo considerano fashion, cio che conta e’ come ci si sente indossando quel particolare capo. Bisogna stare bene con se stessi.

Fashion in step with the times In the last few decades we are increasingly bombarded by new trends and the need to keep up


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with the times and by browsing through magazines or surfing the internet we find ourselves in front of many articles that talk about fashion. Each of us is fascinated by this world of fashion, by the catwalks and by Haute Couture clothes that we can see on the covers of the most famous newspapers. At the same time, however, each one of us expresses himself as he also believes in clothing and therefore fashion can be a way to express ourselves, it is our own. Italian fashion is the emblem of the style and elegance of the Bel Paese. The success of Italian fashion is the result of a long history that went hand in hand with the evolution of society and culture: from the early 1950s to modern trends. In recent years, in fact, even the Milan fashion week has changed a lot, especially in the creative field. It was once the city of the big names in fashion, from Giorgio Armani to Versace, Valentino, Ferrè, Gucci, Missoni and many others. Today there are also emerging designers to attract the attention of the press with their collections all original and full of new ideas. 2015 was an important year because Carlo Capasa became the new president of the National Chamber of Italian Fashion, the body that organizes the fashion shows and all the initiatives related to fashion.

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The Fashion Hub, a pavilion dedicated, during Milan fashion week, to the new brands and designers is an example as well as competitions that help new talents to be known, the most important and Who is on Next? organized by Vogue Talents. For example, Marco De Vincenzo and Stella Jean, two of the most interesting designers of the moment, came out of this competition. We often hear of Haute couture and pret-a-porter. What are they? The high fashion items are made with the highest quality materials. Haute couture is the "main sartorial art of fashion". It is mostly handmade and therefore requires many hours of work. Haute couture has above all a task: defining trends. Preta’-porter, instead translated means ready to wear. This term means clothing sold in various sizes by fashion chains. Fashion should be considered and lived as an expression of itself. But we must never forget who we are and it doesn’t matter if magazines don’t consider it fashion this year, what matters is how you feel wearing that particular item. You need to be comfortable with yourself. - Anna Stalteri


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I casi di cifosi «da smartphone» tra i bambini sono aumentati del 700% Dai 3 anni in poi i piccoli stanno chini per ore sui dispositivi elettronici, dati in forte crescita in 10 anni. di Laura Imparato

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lanciare questo preoccupante grido d’allarme sono stati gli ortopedici, mettendo sul banco degli imputati gli smartphone, i tablet, i notebook e persino i PC. Tablet, smartphone o notebook non sono dannosi per la salute tanto per le onde elettromagnetiche quanto per la schiena. Dai 3 anni in poi i dispositivi elettronici sempre più spesso vengono usati come “baby sitter” per ore al giorno e i genitori sottovalutano i danni allo sviluppo dello scheletro.

Precisiamo subito che il termine cifosi viene spesso utilizzato in modo improprio per riferirsi a una condizione di tipo patologico. In realtà, la cifosi è una curvatura fisiologica; per indicare quadri dalle connotazioni patologiche si dovrebbero invece utilizzare i termini ipercifosi (cifosi eccessiva) o ipocifosi (anomala riduzione della normale cifosi). Il range di normalità della cifosi è compreso tra i 25 e i 45 gradi. Nel caso della cifosi da smartphone stiamo parlando di un quadro di ipercifosi.

Ricordiamo che la cifosi è una delle due tipologie di curvatura presenti in una colonna vertebrale (rachide) normale; l’altra è la lordosi.

Secondo gli esperti le troppe ore al giorno che i bambini, a partire dai tre anni, passano con la schiena piegata in avanti per giocare con tablet o


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smartphone sono la causa dell’abnorme aumento dei casi di ipercifosi, un disturbo che gli ortopedici ritengono sia molto sottovalutato.

ore utilizzano strumenti come smartphone e tablet, la colonna vertebrale andrà incontro a patologiche deformazioni.

Alcuni esperti hanno spiegato che gli atteggiamenti cifotici sono causati dall’uso dei, “baby sitter elettronici” usati spesso dai genitori per distrarre i bambini utilizzati; il problema è che l’uso protratto di questi strumenti determina, alla lunga, atteggiamenti posturali non corretti che possono poi degenerare con l’età. Nella gran parte dei casi sono responsabili di incurvamento della colonna vertebrale.

Un atteggiamento cifotico può essere corretto abbastanza facilmente, una cifosi strutturata no, perché si dovrà ricorrere ad appositi apparecchi ortopedici come i corsetti. Nello sfortunato caso di una diagnosi tardiva non è addirittura escluso il dover ricorrere all’intervento chirurgico.

“Stare chinati con le spalle in avanti per ore è assolutamente sconsigliabile per bambini che hanno ancora le vertebre in via di formazione. Una situazione che a lungo andare le fa crescere deformate”. Si deve infatti considerare che nei bambini delle scuole primarie le vertebre sono ancora piuttosto fragili dal momento che, al loro interno, è presente ancora tantissima cartilagine; se non si interviene per tempo nel correggere l’atteggiamento posturale scorretto quando i piccoli stanno a tavola, quando guardano la televisione e soprattutto quando per

È quindi di fondamentale importanza che i genitori osservino la tendenza dei loro figli a un atteggiamento posturale scorretto e che, nel dubbio, consultino un valido specialista ortopedico. “Fin dai primi passi è possibile incorrere in pericoli comuni che però possono arrecare traumi leggeri o invalidanti. Ma è importante sapere che alcuni di questi disturbi (come la cifosi) possono essere evitati grazie all’adozione di posture e comportamenti corretti fin dalla primissima infanzia”. - Laura Imparato


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CIBPA: A Successful Italian Canadian Organization

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he Canadian Italian Business and Professional Association of Toronto (CIBPA) has been in existence since 1952 and has earned an enviable reputation as the premier non-profit membership association that best represents the business and professional interests of Canadian-Italians in the Greater Toronto Area. Its mandate is to promote and cultivate the business, professional, cultural and social interests of our members and to be the recognized lobbying voice of the Canadian-Italian community at large. It continues to be the forum for the exchange of ideas and viewpoints and are focused on the development of business and professional contacts beyond the simple practice of networking or exchanging business cards. The objectives of the CIBPA are to initiate and foster programs and activities for the welfare and betterment of the Canadian Italian Communities, to promote and strengthen the image of the Canadian Italian Community within Toronto and Canada, to initiate and foster social and cultural interest and activities among its members and the Canadian

Italian Community and to provide a forum whereby its members can cultivate and develop their business, professional and social interests. The Canadian Italian Business and Professional Association (CIBPA) of Toronto was founded in 1952 and was officially incorporated on December 21, 1956. It was originally named the Canadian Italian Businessmen’s Association (CIBA). However, in recognition of the increasing number of women who were going into business and the professions, the word “Businessmens” in the names was later changed to “Business and Professional”. The reasons behind the Association’s formation are rooted in the difficulties that were being experienced by Italian immigrants who were seeking to establish themselves in Canadian society. For all too many people in those days, the difficulties consisted of finding ways and means of fulfilling the most basic of human needs, such as food and shelter, as well as transportation and employment. Those difficulties became increasingly more intense following World War II and on into the early 1950s, as large influxes of immigrants arrived in Toronto. Seeing


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the problems and how they were affecting so many people, a small group of business and professional people from the Toronto area’s Italian Canadian community joined together and established the Canadian Italian Businessmen’s Association. The CIBA also became a crossroads of business interaction for its members. As a result, many vigorous business relationships were initiated which continue to thrive today. It also became a key vehicle for bringing people together who had the ability to organize and develop the financial resources needed to launch a number of important community projects. Include among the projects initiated by the CIBPA members or ones in which they were major participants are the formation and operation of the Italian Immigrant Aid Society (IIAS): the Centro Organizzativo Scuole Tecniche Italiane (COSTI); the Federazione di Associazioni e Club Italiani (FACI); the Da Vinci Scholarship Foundation; the Italian Canadian Benevolent Corporation (ICBC – now called Villa Charities), Villa Colombo Home for the Aged; Caboto Terrace Apartments for Seniors and the Columbus Centre. CIBPA has also generously supported many other charitable

causes both in and outside of the Italian community over the years. Included among them are: the Italian Catholic Services, Toronto Western Hospital, Wellesley Hospital, The Canadian Cancer Society, The Breast Cancer Society of Canada and the Columbus Boy’s Camp to mention a few. The Canadian Italian community has always viewed education and community service as the road map to a better career and life in Canada. The CIBPA took on this challenge by helping with communitybased fundraising for charitable causes and providing bursaries and scholarships to students so they could get the head start required to prosper as Canadians. CIBPA Toronto is proud to say that we have assisted 958 students in distributing an estimated $821,000 toward supporting their educational goals. While encouraging our membership to strive for excellence, CIBPA supports educational endeavors through our Education Fund. Proceeds of our upcoming President’s Ball will go to students of Italian Heritage who will be awarded financial bursaries. This year’s President Ball Gala will be held on Friday October 4, 2019, at the Universal Eventspace, Vaughan, Ontario.

www.trevisanakitchens.com


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Incontro Calabresi nel Mondo a Varadero, Cuba

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City Tour Havana from Varadero

Iberostar Bella Vista

$ 1,549 Ocean View or $ 1,499 Garden View Tax included per person all inclusive on a double basis - single suplement add: $ 299. Other occupancy on request •Tarantelle Sulla Sabbia

•Giochi, Gare e Mangiate Tradizionali

•Santa Messa ad Havana


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CUBA CUBA

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ravelers who dream of going to Cuba have this perception that the country still has the classic 50s vibe. They expect to see old cars parading along the roads, remnants preserving the Spanish colonization, lively musicians playing on the streets, and colorful buildings standing everywhere. And they are not wrong, because those are things you can see once you take a trip to Caribbean’s largest island. The Republic of Cuba, or simply Cuba, has so many attractions to boast. It takes pride in its breathtaking beaches, some of the most stunning Spanish-Colonial structures in the Americas, beautiful and untouched coral reefs, and even its vibrant, colorful culture. Every year, the country hosts millions of tourists from all over the world, especially Latin American and European countries. Many people who go to Cuba choose luxury accommodations near the beaches. Unfortunately, it is going to be difficult to go around the country independently with a low budget. But if you opt to travel and spend the holidays alone, it is but important to know a little history and political complexities about Cuba. Those details will help you prep in visiting the Caribbean nation.

sugar cane. As of today, the country is well-known for its Latin music with Afro-Caribbean sound blends.

Cuban Cuisine The style of cooking in Cuba combines African, Spanish, and other variants of Caribbean cuisines. Some recipes apply spices and cooking techniques from African and Spanish cooking influenced by Caribbean flavors and spices. Italian cooking is also a part of Cuban cuisine. The different cultural influences are the reasons why you get to taste different rich flavors in Cuban dishes.

Recommended Activities in Cuba •

Brief History According to ancient history records of Cuba, the beautiful Caribbean island was believed to be inhabited way back 3,000 BC. However, there is not much information about the pre-Colombian history of the country. But when Columbus arrived on the island in 1492, the historical timeline from 1942 to present-day Cuba has much more details and depth. Cuba was under Spanish rule for four centuries, which can explain the evident Spanish influence. It became independent in 1899, and it was when the island started displaying its fascinating beauty. After the colonization, Cuba became a top producer of

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Wander around the capital city, Havana, and explore the beautiful city walking or driving. You can visit the Museo del Chocolate, go to Callejón de Hamel where you can view Salvador Gonzalez’s street art and murals, and stroll around Malecón. Enjoy a delicious cone of ice cream from Coppelia Ice Cream in the capital. Apparently, the ice cream shop is a must-visit for all tourists and travelers. Get lost and explore the colorful street in the city of Trinidad. You might as well learn how to salsa, dancing to the lively beat of AfroCaribbean music. Photograph the remnants of colonial structures in Habana Vieja. Never leave the country without trying Cuba’s refreshing guava juice. It would definitely quench your thirst after walking under the heat of the sun. If you have time, you can watch kids playing basketball in open spaces. You can join them, too, if you want.


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IL BLOG GALLERY

Gli amici di Maierato alla Festa di San Rocco

Antonietta Griffo e Patrick Griffo due dei nostri giovani lettori durante la festa di San Rocco


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FERRARI PARTY

Le mani esperte di Antonio Ciciarelli, Anna Quinto, Enzo Paolicelli durante la preparazione di un gustoso piatto di pasta al sugo.

Filippo Gravina con l’amico Antonio Locantore insieme al trofeo vinto dai The Motion Boys Basketball team in Italia.

Gli Amici del Bird Dogs and Conservation of Ontario un appuntamento tradizionale di cinozootecnia

I fratelli Tony e Sam Cataldi ricevono un attestato di gratitudine e apprezzamento. Complimenti !


EVENTS EVENTS SEPTEMBER / OCTOBER 2019

20-22 september - Toronto is getting its first-ever Movie Expo this Fall introducing Hollywood to Toronto for a blockbuster weekend September 20-22 at the Enercare Centre down at the Exhibition Grounds. Location: Enercare Centre 20 september - Get ready for the Toronto’s Best French Music Festival this September! The 14th Annual Francophonie en Fete Music Festival features a whole weekend of free concerts at the Distillery District. Running Friday, September 20th, Saturday, September 21st and Sunday. Location: Multiple Venues 21 september - The Community Harvest Festival opens up Market Street to the public for an all-day street festival to share the flavours, sights and smells of fall at St. Lawrence Market! With a variety of unique food dishes from St. Lawrence Market merchants as well as live. Location: St. Lawrence Market 21 september - You Can Kiss My CASK! Our 2nd annual mini cask beer festival takes place right here in the taproom on Saturday, Sept. 21st. Location: Muddy York Brewing Co. 27 september - Halloween Haunt at Canada’s Wonderland is the largest Halloween event in the Greater Toronto Area, transforming the theme park into a scream park with hundreds of monsters, terrifying attractions and live shows. Location: Canada’s Wonderland

27 september - Argentina’s most infamous sporting son, Diego Maradona became a bonafide football superstar when he led Naples to their firstever title win in 1987. But fame came with a price. Location: Hot Docs Ted Rogers Cinema 4 october - Buffer Festival is an annual showcase of video premieres, bringing the most acclaimed digital creators and their audiences together. Now in its 7th year, Buffer Festival continues to support and elevate today’s filmmakers and help educate up-and-coming creators. Location: TIFF Bell Lightbox 4 october - The Gelato Challenge is Global search for the best Frozen Dessert flavours in every country or region of the world. Gelato Category • The challenge is run in partnership with Gelato Festival. Location: Cool King Toronto 11 october - Travel through the breathtaking Balkan mountainsides with Europe’s last female beekeeper in this ravishing triple Sundance award winner. Location: Hot Docs Ted Rogers Cinema 17 october - Red Bull Music Festival returns to Montréal and Toronto this fall to explore the minds and scenes shaping music. Location: Multiple Venues 17 october - Join us for 72 days of free art! Launching September 21, the Toronto Biennial of Art is a new, international visual arts event that is as culturally connected and diverse as Toronto itself. Location: Multiple Venues

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