Sgarbi vuole far chiudere Il Fatto: “Diffonde menzogne”. E ci chiede 10 milioni. Non gli bastano quelli incassati per il super flopy(7HC0D7*KSTKKQ( +#!"!\!$!= www.ilfattoquotidiano.it
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Sabato 21 maggio 2011 – Anno 3 – n° 120 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
MERCATO RAI
Mentoliptus di Marco Travaglio
DECIDE LEI, COMANDA LUI A
Berlusconi a reti unificate straparla di “bandiere rosse a Milano” In viale Mazzini il nuovo dg prepara nuove nomine gradite al capo Dal Tg1 alle reti Mediaset, comizi clone per la campagna elettorale: “La sinistra vuole una zingaropoli islamica”. Bersani: neanche in Bielorussia. Al Tg2 in arrivo Paragone, a Rai2 Lomaglio, al fedelissimo Nardello D’Esposito e Tecce pag. 2 - 3 z l’ufficio contratti
Pisapia, ieri, tra i cittadini milanesi (FOTO EMBLEMA)
BALLOTTAGGI x La denuncia del candidato
“Contro Pisapia usano anche finti rom che dicono votatelo” Barbacetto e Caselli pag. 4 - 5 z
SOLITUDINI x Una video-lettera al ministro sulla crisi di chi è stato confinato nel limbo del mercato del lavoro
“CARO TREMONTI, NON SIAMO SCARTI” di Stefano Feltri
dicono la stessa cosa: il presidente Iquendellafondo Repubblica, Giorgio Napolitano, e cindisoccupati over 40 che si sfogano in un
Tre dei protagonisti del video “Noi non siamo scarti”
nsciopero dei dipendenti Gruppo Marcegaglia, 50 incidenti sul lavoro nel 2011: la sicurezza la gestisce la cognata di Emma
video su Youtube che in pochi giorni è stato visto da 12 mila persone. Il capo dello Stato ieri ha detto: “Oggi più che mai occorre un diritto del lavoro inclusivo ed equo”. pag. 10 z
MASSIMO
CARLOTTO ALLA FINE DI UN GIORNO NOIOSO
Cannavò pag. 11z
Il Misfatto Domani il fotoromanzo di Letizia
CATTIVERIE
Casini: “Di dare indicazioni di voto non ce l’ha mica ordinato il dottore”. Ma il commercialista www.spinoza.it
MASSIMO
CARLOTTO ALLA FINE DI UN GIORNO NOIOSO
NOIR
UN NOIR FEROCE SULL’INTRECCIO TRA POLITICA E CRIMINALITÀ www.edizionieo.it
www.mekkanografici.com
Un video su Youtube dell’associazione Atdal, che raccoglie i “disoccupati maturi”, denuncia il dramma di chi è troppo vecchio per lavorare e troppo giovane per la pensione
lcuni lettori mi domandano cos’è successo ad Annozero tra me e Belpietro a telecamere spente. In effetti, diversamente dal consueto, qualcosa è successo. Di solito approfitto delle pause pubblicitarie per uscire a fumare e rilassarmi un po’. Giovedì, uscendo, non ho resistito alla tentazione di dirgliene quattro. Poco prima mi ero permesso di ricordare, anche ad Al Gore che mi sedeva accanto, che l’Italia è l’unica democrazia del mondo dove il capo del governo è ineleggibile, controlla abusivamente cinque reti tv, più svariati giornali, e in tale veste stipendia migliaia fra giornalisti, scrittori e intellettuali. Belpietro, sentendosi giustamente della partita, ha tentato di tirarsene fuori sol perché dirige Libero, che non è di B., ma di un deputato di B., Angelucci. Gli ho ricordato in diretta che conduce un programma su Canale 5, dunque è fra i salariati di B. Allora se n’è uscito farfugliando che lo sono anche Saviano, Scalfari e Augias. Gli ho risposto che, per quanto opinabile possa essere la scelta di pubblicare per case editrici di B. e famiglia (Mondadori ed Einaudi), un conto è uno stipendio, un altro i diritti d’autore dei libri. Lo stipendio dipende dal servilismo dei salariati di B., le royalties dal successo di un libro. Nel primo caso si arricchisce il salariato a spese del padrone, nel secondo l’editore a spese dell’autore, che incassa solo una minima parte (10-12%) del frutto del suo lavoro. Inoltre, se B. nomina tizio direttore di un suo giornale, è perché lo ritiene funzionale alla sua politica, altrimenti lo caccia (lo fece con Montanelli nel ’94 e con Feltri nel ’97). Se invece Mondadori mette sotto contratto uno scrittore, è lo scrittore a decidere cosa scrivere nel libro e, se l’editore tenta di censurarlo, è libero di pubblicarlo con un altro editore. Per questo, quando Belpietro ha detto che non c’è differenza tra chi è stipendiato da B. e chi pubblica per Mondadori ed Einaudi, ho ribattuto che è un somaro, nel senso di ignorante che non sa quel che dice. Belpietro allora ha ripetuto le solite scemenze, e cioè che io sarei un “pregiudicato” (falso: mai avuto condanne penali definitive), uno che frequenta brutta gente (mai stato ad Arcore o a Palazzo Grazioli) e un “prescritto come Andreotti” (Andreotti è prescritto per mafia, a me è andata in prescrizione una multa da 3 mila euro dovuta a Previti per un pezzo ritenuto diffamatorio). Quando gliel’ho fatto notare durante la pubblicità, Belpietro s’è alzato di scatto inseguendomi nella pausa sigaretta e seguitando a mentire anche lontano dalle telecamere. Sosteneva che anch’io sarei stato stipendiato dal premier (falso: lasciai il Giornale per la Voce nel gennaio-febbraio ’94, prima che B. lo diventasse, e proprio perché avrebbe potuto diventarlo) e avrei scritto libri per Mondadori dopo che B. diventò premier (firmai un contratto con Mondadori alla fine del ’93 per un libro sui Mondiali di calcio che scrissi all’inizio del ’94 e uscì in primavera, dopodiché mi affrettai a cambiare editore, anche perché Mondadori non avrebbe più potuto pubblicare quello che scrivevo nei libri successivi dedicati a B.). Ho pure tentato di spiegargli che il problema non sono i giornalisti pagati da B., ma il conflitto d’interessi che dovrebbe impedirgli di possedere giornali, tv e case editrici, creando una situazione imbarazzante e unica al mondo. Invano. Rientrato in studio, pancia in dentro e mento in fuori, Belpietro ci ha riprovato con Zucconi, accusando anche lui di essere stipendiato da B., al che Zucconi gli ha ricordato sorridendo che semmai è B. che s’è arricchito grazie ai suoi libri pubblicati per Mondadori. Poi, siccome il nostro dava ancora in escandescenze, ha pregato Santoro di ridargli la Santanchè. A quel punto ho suggerito a Belpietro di provare a scrivere qualche libro anche lui, così magari capirà finalmente la differenza fra stipendio e royalties, sempreché l’eventuale libro lo compri qualcuno. A fine puntata leggo l’sms di un amico: “Secondo me, Belpietro sta sul cazzo anche a se stesso”.