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La macchina vendemmiatrice anche a San Giovanni Ilarione!
Era ormai nell’aria: sono alcuni anni, infatti, che l’Azienda Agricola
Florovivaistica Bevilacqua A. e G. s.s. Condotta dai fratelli Giampaolo ed
Emanuele Bevilacqua, sta rinnovando i propri vigneti sostituendo i vecchi tendoni con i moderni “allevamenti” a spalliera, dove le operazioni colturali si possono meccanizzare, ed il loro impegno ha portato importanti risultati: lo scorso Agosto, infatti, hanno raccolto con una moderna vendemmiatrice le uve di Sauvignon Blanc del loro vigneto di circa un ettaro e mezzo piantato in località “Maccioni”.Grande la curiosità dei viticoltori vicini sorpresi nel veder lavorare la vendemmiatrice che in poco più di tre ore raccoglieva con precisione tutta l’uva, facendo lo stesso lavoro di una giornata di 20 persone. Grande la soddisfazione di Giampaolo che non smentisce la tradizione innovativa trasmessa da papà Armando, sempre tra i primi in paese a seguire le novità della moderna agricoltura e a lui dedica questo piccolo ma importante traguardo … Uno dei tanti raggiunti dai fratelli Bevilacqua in questi ultimi anni. GiamPaolo beVilacqua
Parrocchia di San Giovanni Battista - Castello
SAN GIOVANNI ILARIONE E VESTENANOVA Canto DeLLa
La seconda domenica di settembre, come ormai tradizione, il nostro gruppo Avis ha voluto festeggiare tutti i Donatori che con generosità ed altruismo hanno contribuito a fare si che dalle 1.012 donazioni del 2009 si passasse alle 1.101 del 2010. Un traguardo molto importante che ci porta ad essere uno dei gruppi più attivi della provincia. Se questo è stato possibile lo si deve alla generosità, costanza e disponibilità continua dei nostri Donatori. L’Avis è da sempre impegnata in una battaglia molto difficile, quella di aumentare le donazioni. Ma per fare ciò, il nostro agire deve essere con il cuore, pensando a coloro che soffrono ed hanno bisogno del nostro sangue, della nostra forza per sperare. Aiutando il prossimo, specialmente gli ammalati, si cresce come persona e aiuta a capire che nella vita ci sono valori di solidarietà e comunità che vanno oltre il tutto e subito e sono parte fondamentale della nostra civiltà. Essere Donatori significa dire coi fatti che la vita di chi sta soffrendo ci preoccupa, ed esprime il desiderio di dare aiuto e solidarietà verso coloro che, su un letto d’ospedale, sono in attesa di quella sacca di sangue per essi spesso vitale. Riflettiamo su questo gesto di grande valore sociale ed umanitario che è la donazione del sangue, la quale va vissuta come una scelta naturale, volontaria e consapevole; oggi sono io a dare agli altri e domani potrebbe essere il contrario. Dopo il ritrovo dei Donatori e simpatizzanti a Vestenanova in piazza Pieropan dove gli Alpini hanno preparato un lauto rinfresco, accompagnati dalle note della Banda musicale “G. Verdi”, ci siamo recati in chiesa per la S. Messa, non senza essere prima passati dal monumento per un omaggio floreale. La celebrazione della S. Messa, con le belle parole di Don Gianluca, a sua volta donatore e premiato con distintivo d’oro, è stata resa ancora più solenne dai canti della Corale di Vestenanova. Al termine sono stati premiati 79 donatori benemeriti. Poi, come da buona usanza, la festa si è conclusa con il pranzo sociale presso il Ristorante Zoccante. Ecco i donatori benemeriti premiati: Distintivo in rame per 8 Donazioni Bruni Giovanni, Calierno Enrico, Camponogara Thiago, Casarotto Monica, Confente Enrico, Dal Cortivo Michela, Dal Zovo Luca, Faccio Filippo, Ferrari Giorgio Alfredo, Fochesato Marco, Fochesato Rudi, Marana Martino, Ottolini Francesco, Ottolini Gabriele, Pandolfo Giovanni, Rossetto Alberto, Rossi Pierangelo, Tomba Gianluca , Valentini Marco, Vanzo Andrea 1988, Vesentini Elisa, Zandonà Luca, Zoccante Valerio. Distintivo in argento per 16 Donazioni Aldegheri Mariano, Dalla Verde Laura, Danese Chiara, Filipozzi Fausto, Florio Cristian, Gambaretto Davide, Gambaretto Nico, Leaso Marco, Liebscher Giorgio, Lovatin Giovanni, Marcazzan Matteo, Marchesini Elio Maurizio, Oresti Ferruccio, Panarotto Massimo, Pandolfo Paolo, Pertile Francesco, Rigoni Celestina, Sartori Maria, Sgaggio Roberta, Vanzo Andrea 1973, Zandonà Nada Distintivo in argento dorato per 24 Donazioni Dalla Riva Renzo, Dalla Verde Bertilla, Dalla Verde Sergio, Ferrari Diego, Ferro Mario, Grolli Tiziano, Gugole Lina, Leaso Giandomenico, Lovatin Antonio, Lovatin Francesco, Munaretti Monica, Niselli Diego, Pandolfo Alberto, Pandolfo Cristina, Pelle Maria, Ramponi Marco, Tezza Silvano, Zanderigo Silvio, Zandonà Davide, Zoccante Gioacchino, Zordan Matteo Distintivo in oro per 50 Donazioni Bacco don Gianluca, Bacco Fiorenzo, Bacco Maurizio, Baldo Bruno, Cattazzo Daniela, Cracco Maria Assunta, Dal Zovo Marco, Dal Zovo Roberto, Tezza Maria Teresa, Trettene Gabriele Distintivo in oro con rubino per 75 Donazioni Camponogara Dario, Fedeli Silvano, Pezzato Irma, Tomiozzo Silvano Avviso: Apertura domenicale del Centro Trasfusionale di San Bonifacio, 29/01/2012 dalle ore 07,30 alle ore 11,00. L’AVIS di San Giovanni Ilarione e Vestenanova augura a tutti Buon Natale e Felice Anno Nuovo
SteLLa
in occasione delle festività natalizie il “gruppo stella” percorrerà le vie della parrocchia ed entrerà in tutte le famiglie per augurare un lieto natale e Felice anno nuovo
info: Dario Bruni 349/0657198 Lorenzo Gecchele 340/5495401
Agnese MArcAzzAn, UnA donnA iMpegnAtA Una piazza d’altri tempi...
dal GrUPPo alPInI dI San GIoVannI IlarIone
glia in via Colombara. Figura alta e slanciata, curata nei capelli e nella persona, Agnese Marcazzan trasmette all’esterno la pace e la serenità dello spirito, gli occhi profondi ed intelligenti manifestano tanta voglia di parlare e di ricordare. Nasce a San Giovanni Ilarione, o meglio alle Boarie, il 19/08/1924, figlia di Primo Domenico e Giuseppina Marcazzan, proveniente da Castello. La piccola Agnese viene battezzata il giorno della sagra alle Boarie, l’antica sagra in campagna, e una curiosa coincidenza ricorda che si era rotta una campana della chiesetta locale, e la sostituta è stata chiamata “Agnese”. Papà si è fatto tutta la prima guerra mondiale, è temprato dal lavoro nei campi e dall’esperienza del contatto con gli altri, ha raggiunto una maturità che sarà molto apprezzata dall’intero paese. Verrà infatti eletto sindaco per due legislature. In famiglia intanto corrono attorno alla tavola i fratelli Gaetano e Carlo, insieme alla sorella Erminia. Due Maschi e due femmine, proprio una bella famiglia. La piccola Agnese frequenta l’asilo parrocchiale a San Giovanni, dietro la chiesa, ove c’è la casa della dottrina cristiana e poi la scuola elementare nel nuovo edificio grande e spazioso dedicato ad Aristide Stefani, da poco scomparso. Dalla classe prima alla classe quinta elementare senza sbavature, sempre promossa, una scolara modello. Qui incontra e ricorda la maestra Montagna Agnese, alle prime armi, sposata al maestro Dignani, un autentico gendarme di insegnante, che sa tenere la classe numerosa, ma sotto la scorza di ruvidezza nasconde tanto amore. Terminata la scuola, inizia a lavorare presso la ditta Sperotti, al telaio per il cotone. Dopo alcuni mesi lascia, perché a casa
c’è bisogno di lei. Dà una mano nei campi, in casa. Aiuta il papà anche nei lavori pesanti. Egli lavora i frutti, li porta personalmente ai mercati di Padova e Vicenza con il cavallo, trasformandoli in denaro sonante; Agnese nel frattempo pulisce la stalla, prepara il fieno per gli animali. Non disdegna di fare questi lavori, perché si sente parte attiva della famiglia. Papà è una persona rigida, impartisce un’ educazione rigorosa alla famiglia e così anche la nostra Agnese si vede opporre un netto rifiuto al consenso di andare alla sagra delle ciliegie a Montecchia, insieme con alcune amiche della zona. Cresce nel rispetto, nella fede, nell’amore verso gli altri, nell’interiorizzare il senso profondo della famiglia. L’incontro con il futuro marito avviene in casa di parenti comuni in via Camera. Domenico Zanchi è uno spilungone, di via Colombara, un ragazzo sincero che affronta il futuro suocero con un po’ di batticuore nel chiedere il permesso di frequentare Agnese e ne ottiene il consenso, però solo dalla chiesa a casa, in nome di quella rigida morale allora imperante. Durante la guerra il giovane spasimante deve nascondersi e cambiare continuamente luogo, per non farsi catturare dai nazifascisti, con il rischio della fucilazione o quanto meno della deportazione. Per fortuna tutto passa e a 22 anni Agnese convola a nozze . Passa allora dalle Boarie a Colombara, una bella zona sollevata e baciata dal sole. Il marito è un esperto agricoltore e i campi sono numerosi. C’è da lavorare, ma anche da mangiare. A riempire la casa arrivano Teresina, Giuseppe,Maria Rita, Danilo, Luigi, Anna Maria, e Claudio, una bella famiglia numerosa, come quelle di una volta, prospera e feconda. C’è da lavorare per tutti, sia in casa che nei campi. Agnese si trova in casa tre zii del marito, rimasti da sposare. Ad essi dedica tutte le cure possibili, fa da infermiera, da inserviente; li segue nelle loro necessità, senza mai trascurare la propria famiglia, i propri doveri di mamma e di sposa. Intanto i figli crescono, si sposano, i tre maschi più grandi lavorano i campi con un sistema manageriale, diventano esperti nelle colture con il lavoro e il continuo aggiornamento tanto da af-
fermarsi tra i primi agricoltori del paese. Tutti i figli rimangono in paese formando le loro famiglie, ad eccezione di Maria Rita, che si accasa a Campiglia dei Berici. Tutto fila tranquillo, fino al 1973 quando il marito Domenico muore improvvisamente, lasciando la famiglia nell’angoscia. Ma Agnese non si scoraggia. Non ha tempo per pensare a se stessa, deve aiutare i figli, specialmente quelli più giovani ad andare avanti, inghiotte spesso le lacrime per far coraggio agli altri e tutto si riallinea nell’amore e nell’aiuto reciproco. Poi, nel 1993, un’altra mazzata colpisce la nostra protagonista, come una fucilata in pieno petto: Maria Rita muore all’improvviso, colpita da infarto. E’ una durissima prova. Si risolleva e continua grazie all’amore dei familiari, alla solidarietà della gente, alla fede in Dio. Anche se ogni figlio ha la propria famiglia, la propria casa e conduce la sua esistenza, la mamma rimane sempre il punto focale. Tutti ricorrono a lei per interessarsi della sua salute, per consiglio, per aiuto. Ultimamente la salute dà qualche segno di cedimento, ma siamo ancora ben lontani dall’inattività. Si muove ancora sicura nella grande casa arredata con gusto e semplicità, seguita dalle nuore che intervengono fin nelle più piccole necessità. “Sono le mie infermiere” sbotta ridendo e in questo viene ripagata delle attenzioni e delle cure che lei stessa ha prodigato agli anziani della famiglia. Non frequenta più la chiesa, perché le gambe più non lo consentono, ma segue la S.Messa alla TV, prega per la famiglia, per gli altri, per il sacerdote, per la parrocchia. Segue puntuale la cura prescritta dal dottore perché vuole arrivare al traguardo dei 100 anni. E ci arriverà certamente, perché animata dai sani principi di onestà, di amore per la famiglia, tanta fede in Dio e nel prossimo. E’ bisnonna di 8 bimbetti, presto arriverà la nona, si sente come un grande albero con tanti rami vivi , è contenta di quello che ha fatto, non dà giudizi, non desidera nulla di più perchè Dio le ha dato proprio tutto, l’amore e la pace nel cuore. Gianni sartori
Non poteva mancare la solidarietà da parte del nostro paese ai fratelli meno fortunati, vittime dell’alluvione in Liguria nella prima decade di novembre, ad un anno esatto dall’inondazione della parte bassa della valle dell’Alpone. Renzo Panarotto, persona molto attiva in paese e sempre pronto ad accorrere alle richieste di aiuto nei casi di emergenza, reduce già dall’esperienza di una settimana durante il terremoto in Abruzzo, ha risposto subito all’appello, unendosi al gruppo di intervento organizzato dalla regione Veneto, in totale n.100 persone circa, gestito direttamente dalla regione Veneto. Una decina di volontari appartenevano alla provincia di Verona.
Sul posto era già presente un gruppo “A.N.A.” per sovrintendere alle cucine e agli aspetti logistici. Tanto lavoro, tanto impegno. All’esercito e ai vigili del fuoco erano riservati gli interventi maggiori, ai volontari i lavori di pulizia degli scantinati, spalare il fango, lavare con le pompe dei mezzi antincendio. Un intervento necessario, fatto con il cuore, la gente ha accolto i volontari come angeli del soccorso, con essa hanno condiviso pene, gioie, fatiche, progetti. Davanti alle catastrofi ci si trova tutti uniti, ci si sente fratelli ed è bello dare una mano, perché ogni persona si sente necessaria all’altra, ogni uomo condivi-
de il destino dell’altro. Perché lo hai fatto? “perché mi sento impegnato come persona, faccio parte della protezione civile, quando posso dò tutto me stesso per gli altri. Bello notare che lo stato era presente in prima fila, più di così non si poteva fare, ci si è sentiti stretti attorno all’ideale di patria comune, di nazione.” La gente del posto si è rimboccata le maniche per prima e non ha mai preteso, ha sempre chiesto, in modo garbato, l’intervento dei volontari. Ora le cose si stanno sistemando, lasciando inevitabilmente danni per anni, senza contare le frane, terra in continuo movimento. Continua a pag. 11
Rappresenta l’immagine di una donna felice, appagata, nella sua bella casa spaziosa ove si aggira sicura, attorniata dalla numerosa fami-
Gruppo Gavetta al Cippo di Garbuzovo Dal 13 al 20 agosto scorso con la partecipazione di 21 persone tra soci, famigliari ed amici, in rappresentanza di nove gruppi alpini della sezione di Verona, siamo tornati in terra di Russia: a Mosca e nella zona del Don (Rossosch e dintorni), dove hanno operato le Divisioni Alpine durante la seconda guerra mondiale. Il 17 agosto, diretti a Nikolajevka, siamo passati dalla cittadina di OL’CHOVATKA, nella Regione di Voronezh. Scesi dal pullman eravamo fermi lungo la strada con la guida che ci stava spiegando la direzione da cui si erano ritirati i soldati italiani e quella verso ovest dove erano diretti, quando con nostra sorpresa siamo stati avvicinati da una giovane signora che, avendo notato che alcuni di noi portavano il cappello alpino, ci disse, attraverso l’interprete, che i suoi genitori avevano…una pentola, un recipiente appartenuto agli italiani. Si capì subito che poteva trattarsi di una gavetta, per cui venne fissato un appuntamento per il ritorno dandoci l’indirizzo dei genitori. Nel tardo pomeriggio, al ritorno, ci
siamo fermati presso l’abitazione a Bugaevkat e i genitori della signora ci hanno consegnato la gavetta, sulla quale, tra le varie incisioni era riportato il nome del paese: Lizzanella Rovereto ed anche il probabile cognome: Pooli. Ritornati in Italia è iniziata la ricerca del proprietario ed è stato scoperto che apparteneva all’art. alpino della 31^ btr. Gruppo Bergamo della Divisione Alpina “Tridentina” POOLI LIVIO, già residente a Lizzanella Rovereto e dato per disperso nella battaglia del 22 gennaio 1943 a Varvarovka. Sono stati individuati, grazie agli amici alpini del gruppo di Lizzanella, alcuni nipoti del disperso ai quali la gavetta è stata consegnata il 29 ottobre 2011 con una cerimonia presso la baita del gruppo alpini di Grezzana, presenti i partecipanti al viaggio-pellegrinaggio, vari reduci, i Presidenti delle Sezioni di Trento e Verona ed altre autorità. ….Un altro piccolo pezzo della storia degli Alpini in Russia (1942 / 1943) è tornato “a baita”. Guido Gecchele
“Il RIcettaRIo delle BenemeRIte del Veneto” “In occasione della mostra Artigianale allestita dall’Unione Commercianti ed Artigiani di San Giovanni Ilarione, in occasione della Sagra delle Castagne del 09/10/2011, le Benemerite della Sezione Carabinieri di San Giovanni Ilarione, in apposito stand messo a disposizione dagli organizzatori, hanno presentato, in anteprima assoluta, il “Ricettario delle Benemerite del Veneto”, una raccolta di ricette e di piatti tipicamente veneti. La presentazione che ha avuto un notevole successo, ha riscosso anche il plauso di molti visitatori, Autorità e non si sono soffermate allo stand ed hanno acquistato il libro, a conoscenza anche dello scopo prettamente benefico a favore degli orfani dei Carabinieri caduti in servizio. c.re mario rossetto
IV Novembre” a S. Giov. Ilarione Anche quest’anno la Sezione Combattenti e Reduci ha voluto commemorare, domenica 06/11/2011, la festività del “IV Novembre”, la giornatata delle Forze Armate e dell’ Unità Nazionale per onorare i Caduti di tutte le guerre e gli operatori di pace nelle missione all’estero. La cerimonia si è svolta con l’iniziale corteo verso la Chiesa parrocchiale, accompagnato dalla Banda “G. Verdi”, con la Santa Messa officiata dal parroco Don Elio Nizzero e con l’alzabandiera e la deposizione della corona di alloro al monumento dei Caduti, da poco riportato al suo splendore a cura di tutte le Associazioni d’Arma. Con l’impiego di propri associati si è provveduto ad una pulizia della statua e del giardino circostante in occasione della giornata del 150° dell’unità d’Italia e del Raduno Provinciale dell’Arma di Fanteria. Alla cerimonia ha partecipato il Sindaco Domenico Dal Cero al quale è toccato per diritto il compito di ricordare il sacrificio dei Combattenti e Reduci della prima guerra mondiale, ma anche quelli della seconda, dei Caduti in missione di pace all’estero e dei Caduti delle Forze di Polizia nell’espletamento del proprio dovere. Padrone di casa il nostro “vecchio” fante Biondaro Giuseppe “Bepi Galo”, Presidente della Sezione, accompagnato dal suo vice Pandian Piero, nonostante la loro età non sia più tanto verde (96 anni il Presidente e 85 il vice), presente anche un altro combattente, Beltrame Agostino classe 1926. Al termine della cerimonia ci siamo riuniti presso la Baita Alpina, intitolata al compianto compaesano “Angelo Zanchi” che in vita non ha mai perso un’analoga cerimonia, per il “rancio” di rito.Il Segretario antonio dal zoVo
Scorcio su piazza del Popolo a San Giovanni nel 1954, con foto scattata dalla scala della casa del dott.Aldo Cavaggioni. Ben evidenziata sullo sfondo la casa di Romanin Vandin, con a sx i “Porteghi” di Dignani. A fianco di casa Vandin un mucchio di sassi, materiale edilizio per iniziare la costruzione della casa Creasi, ora “Dolce Remy”. L’aspetto della piazza è ancora un po’ rustico e la fotografia rappresenta un documento storico del paese di allora. I due bambini immortalati nell’immagine sono a sx Gianni Burato, celebre fornaio ed ora armiere molto apprezzato, ed Ettore Cavaggioni figlio del medico condotto di San Giovanni ed ora pure lui medico in pensione. La foto è opera di Giovanna Sperotti, figlia di Antonio
Liguria: un inferno di fango
e moglie del dott. Cavaggioni, chiamata anch’essa dalla gente “la dotora”, persona molto generosa e altruista. Sul volto dei due fanciulli sboccia un innocente sorriso, che lascia in fieri presagire il cambiamento e l’evoluzione positiva del paese. G.s.
7 Novembre 2011, Agresti Amalia festeggia i suoi 80 anni con l’ affetto dei figli, generi, nuora, nipoti e pronipoti.
Complimenti vivissimi da parte della redazione a: BRuNI GIOVANNI, laurea triennale in Ingegneria dell’Informazione presso l’Università di Padova il 27/09/2011. PAOLO PANATO, Dottore in Ingegneria della Telecomunicazione presso l’ Università di Padova il 30/09/2011. VERONICA SARTORI, Dottoressa in Design della Comunicazione presso il Politecnico di Milano - Facoltà di Architettura. VANZO SARA Laura in Scienze Manageriali presso L’Università di Verona il 25.11.2011
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