il Fatto Nisseno - luglio 2015

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REPORTAGE

LETTURA

La mafia degli insospettabili che nessuno voleva vedere

Bio Mediterraneo: la Sicilia ad Expò, cluster da 10 e lode

Quando la passione per il ciclismo diventa insegnante di vita

di G. Tona

di G. Taibi

a pagina 7

di L. Spitali

a pagina 30

a pagina 17

RESS

FREE P

Luglio 2015

Mensile di approfondimento

Anno V Num. 38

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL

Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel: 0934 594864 / Fax: 0934 1935990 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

“Siamo a mare”

Sicilia terra di paradossi Dalla bellezza della natura, alla drammatica e brutta farsa del governo Crocetta di F. Falcone

Lampedusa - Isola dei conigli

IL FATTO GLOBALE

La forza non è sempre leadership e la politica non è soltanto consenso

a pagina 8

Teoria del gender

“I Cattolici sappiano con chi stare”

Palazzo del Carmine

L’incontro

La visione di Ruvolo: “Meritocrazia e cittadino protagonista”

È trascorso poco più di un anno dall’insediamento del sindaco Giovanni Ruvolo a Palazzo del Carmine. Il fatto Nisseno ha incontrato il primo cittadino per tracciare il bilancio dopo 365 giorni di governo della città, tra prospettive e futuro. di D. Polizzi a pagina 2

Costume & Società

Tutti parlano di crisi, pochi rinunciano alle vacanze

Da poco sono stati celebrati i 70 anni di pace, dopo la fine della seconda guerra mondiale, e l’Unione Europea è stata celebrata anch’essa come la garanzia della pace realizzata tra i protagonisti di secoli di conflitti. di F. Falci

segue a pagina 12

scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it

Etico

a pagina 10

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di A. Giunta

a pagina 38

ISSN: 2039/7070

Storia e Cultura


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Luglio

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Fatti & Palazzo del Carmine

Un anno di

Ruvolo

Giovanni

e la sua visione di Caltanissetta

“Cittadino Protagonista” U

n anno di Giovanni Ruvolo. L’inevitabile primo “fatidico” compleanno che pone l’Amministrazione dinanzi all’ineluttabile bilancio. In una città che si dibatte tra PiazzAcolori e randagi, tra sapientoni che si annidano nel web, pronti a dispensare consigli e pillole di saggezza senza averne le capacità e normali cittadini che pazienti assolvono con perizia ai loro doveri, tra strenui difensori del Centro Storico chiuso al traffico e profeti della ZTL, tra disoccupazione crescente e barlumi di speranza scaturenti dalle attività che nascono nel cuore della città. Un traballante e precario equilibrio, reso ancor meno stabile dal Governo regionale che arranca, dagli scossoni (da intendersi come diminuzione di fondi ai Comuni) che scuotono il capoluogo nisseno, ai viadotti autostradali che crollano. Il tutto reso ancor

La politica è visione. Il mio sforzo è quello di far vedere ai miei cittadini un’altro orizzonte meno nitido dal purgatorio delle ex province che con fatica, strattonate da politici e burocrazia, non sbocciano nella farfalla dei “Liberi consorzi di Comuni”. Un moto ondoso nel quale si dibatte la nostra città con “capitan” Ruvolo che guidato dal faro della Democrazia partecipata cerca un approdo sicuro per rilanciare la bistrattata Caltanissetta. Siamo reduci, mercoledì 24 giugno, dalla cerimonia in prefettura nella quale la casa, in cui è stato segregato il piccolo Giuseppe Di Matteo, fatto rapire, uccidere e sciogliere nell’acido dal boss Giovanni Brusca, è stata confiscata ad Alfonso Scozzari di Vallelunga Pratameno e assegnata al consorzio sviluppo e legalità per avviare una gestione sociale del bene. Il sindaco trova uno spazio per l’intervista; avevamo programmato un pranzo e invece lui, ci conduce e ci invita a Villa Amedeo. Sediamo sulla panchina, il caldo afoso del primo pomeriggio, filtra tra le fronde degli alberi: iniziamo a parlare. E’ combattivo, aggressivo, insolitamente

di Donatello Polizzi verace. L’inizio è dirompente e per certi versi inaspettato. “La politica ci ha violentati, privato di tutto. Negli ultimi trenta anni ci hanno fatto provare vergogna, come purtroppo accade a chi è vittima di violenza ed è portato a credere che la violenza certifichi la sua presunta condizione d’inutilità, quasi che la violenza sia meritata”. Discutiamo, ci infervoriamo, ci confrontiamo. I suoi pensieri partono da lontano e su quelle impervie vie costellate da illuminanti progetti ci conduce. “Cos’è la politica per me? La politica è visione. Se tu non hai la visione, non potrai mai essere un politico. Immaginiamo chi vive nelle Valli della Val d’Aosta che sono molto strette. Il politico deve avere la forza di salire sulla montagna, di arrampicarsi. E’ faticoso, quando arrivi sulla vetta, guardi gli orizzonti e sai che a 50 km di distanza c’è il mare. Ti accorgi che c’è un altro orizzonte, ed immagini se fossi su quell’altro orizzonte cosa potresti ulteriormente scorgere. Questo è avere la visione. La politica è tornare a valle e raccontare agli abitanti della valle che esiste quell’orizzonte”. Il disegno è indubbiamente seducente, ma trascinandolo per sentieri più tortuosi e ‘terreni’ gli ricordiamo che i cittadini vogliono, ad esempio, che siano riparate le buche nel manto stradale. “Io non sono il sindaco delle buche. Ipotizziamo che io abbia a disposizione 100 mila euro e devo scegliere se utilizzarli per la buca o per attivare il microcredito: adesso io punto al microcredito. La possibilità concreta di creare impresa. I cittadini si accorgeranno del valore di questa scelta solo dopo che saranno sorte le attività imprenditoriali, possibilmente create da giovani, che facciano registrare un aumento del reddito pro capite. Sarebbe più facile riparare la buca, ma non porterebbe giovamento alla città”. Non possiamo non fare riferimento al nostro sondaggio; su oltre 5.500 voti il 43% afferma che la vivibilità di Caltanissetta è peggiorata; in altro quesito, votanti 5.586, il 55% si dice molto deluso dell’operato di Ruvolo e della Giunta. “Quelli che mi hanno votato e dicono di essere delusi, cosa si aspettavano? Se le loro aspettative riguardavano la sistemazione delle buche, allora hanno ragione, io non sono il sindaco che ripara le buche. La buca la devono riparare i dirigenti e lo devono fare. Il mio compito è salire sulla montagna e portare

la visione della buona politica, del cittadino protagonista”. Parlare a nuora perché suocera intenda. “La buca la devono riparare i dirigenti e lo devono fare. Io vorrei in questi 5 anni far passare ai dipendenti comunali il concetto di meritocrazia. Perché se vai alla posta e qualcosa va male, la tua lettera arriva tre giorni dopo. Se invece a

IL SONDAGGIO

Un anno di Amministrazione Ruvolo. A che punto è la rinascita della città? Visibilmente insoddisfatti, delusi e amareggiati. Il risultato del sondaggio lanciato dal nostro sito per dare la possibilità ai nisseni di giudicare l’operato di Ruvolo e della Giunta, oltre che gli effetti del loro lavoro sul capoluogo nisseno, non sembra lasciare adito a dubbi. Il rilevamento al quale hanno partecipato oltre 5.500 utenti configura delle percentuali rilevanti, delle cifre con maggioranze “bulgare”. Non è facile per le Amministrazioni in genere nel loro primo anno riportare valutazioni positive e il tutto è da inquadrare in un quadro nazionaleeuropeo di evidente e crescente crisi che genera insoddisfazione. Fatte le dovute premesse, rimane un risultato che “silura” Ruvolo. Il primo quesito era concernente la vivibilità della città in questo anno di Ammini-

strazione Ruvolo e hanno votato 5.559 nisseni. Per il 45% (2.491 voti) è peggiorata, per il 37% (2.045 voti) non è cambiata, per il 15% (807 voti) è migliorata e per il 4% (216 voti) “non saprei”. Poi abbiamo chiesto di giudicare l’operato del primo cittadino e della sua giunta. Hanno votato 5.586 persone ed anche in questo caso si è trattato di una bocciatura. Per il 55% (3.084 voti) l’operato è stato scarso e la città è in agonia; per il 245 (1.355 voti) sufficiente ma si aspettavano di più; per il 15% (817 voti) buono, siamo sulla buona strada; per il 4% (205 voti) “non so” e per il 2% (125 voti) eccellente e la città è rinata.

Fondamentale la meritocrazia all’interno del Comune. Se l’apparato non funziona, bruci futuro e ricchezza

Usa il QR code e vai al sondaggio

funzionare male è il Comune bruci futuro e ricchezza. L’Amministrazione è una macchina strutturata per resistere a se stessa, tanto in molti pensano: i sindaci passano, i politici passano. Il cittadino non è solo utente ma protagonista. Il tempo ci vuole. Questo percorso durerà dieci anni. In molti hanno capito che non sono ricattabile, perché non faccio le cose per un fine personalistico. I dipendenti hanno capito che è inutile rivolgersi al consigliere comunale. Se quest’ultimo viene da me per perorare qualche

causa minacciando altrimenti di andare all’opposizione, io gli dico…vai pure. Ora che inizieranno le contrattazioni con i dirigenti, il 40% della loro maggiorazione gliela riconosco mentre il 60% glielo darò sulla base degli obiettivi raggiunti”. Chiudiamo con energia, enfasi, positivismo: “Nonostante la crisi feroce che attanaglia il nostro territorio e che sembra essere regina indiscussa di questo periodo storico, nel fami-

gerato esempio del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, noi dobbiamo vedere e spingere il mezzo pieno. Questo è un momento di grande opportunità; la mia affermazione potrebbe apparire contraddittoria. Dal pubblico non arrivano soldi


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cettina bivona Caltanissetta

La politica ci ha violentati, privato di tutto. Ci hanno fatto provare vergogna come accade a chi è vittima di violenza ed è portato a credere che sia meritata.

concetto del pubblico è finito, oggi va forte il privato. Io come amministrazione non gli devo mettere i bastoni tra le ruote. Siamo nel far west, i ‘territori’ li occupiamo noi o saranno gli altri a farlo, Enna, Catania o altri.

Non posso perdere tempo a controllare che la mia diligenza sia perfetta, perché mentre io mi attardo, gli altri avanzano”. Certezze incrollabili, fede inattaccabile: possibile che nessun errore sia stato commesso in questi primi 365 giorni: “Un errore? Posso aver sbagliato visione. Ogni cosa che faccio è coerente con il programma elettorale. La dimensione finale è la città che

dobbiamo costruire. Sto seguendo quella linea guida. Ho chiaro il palazzo, ho dovuto costruire le fondamenta adeguate. L’eventuale errore potrebbe essere se effettivamente il mio palazzo sia quello giusto”.

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Michele Giarratana: “L’Amministrazione? Una macchina mai fatta partire”

D o lavoro. E’ come se fossimo nel far west: ricordate i coloni americani dei film che con le carrozze, partivano per conquistare i territori e piantare le bandierine del possesso. Adesso è uguale. Siamo quelli con le carrozze, partiamo per conquistare territori: se non diventiamo competitivi, la crisi non finirà mai. Diventa importante la connessione con le altre parti dei nostri territori limitrofi. Il tempo del

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opo un anno dalle elezioni incontriamo Michele Giarratana, il leader di Caltanissetta Protagonista che è andato al ballottaggio con Giovanni Ruvolo. Da quel giorno nessuna dichiarazione ufficiale da parte dell’ingegnere che ha lasciato il campo al suo movimento e ai suoi due consiglieri eletti, Toti Petrantoni ed Oriana Mannella. Adesso, per la prima volta, rilascia un’intervista. Come mai questo silenzio? “Ho ritenuto subito voltare pagina e guardare al futuro. Oggi Caltanissetta Protagonista è una realtà strutturata come nessun partito in città, omogenea e battagliera attraverso i suoi organi ma soprattutto attraverso due consiglieri comunali bravissimi che fanno opposizione vera”. Rosicare, rammaricarsi, imprecare, sono verbi che hanno contraddistinto il suo stato d’animo in questo anno? “La rabbia della sconfitta è durata soltanto 24 ore, non aveva senso abbattersi e non rientra nel mio carattere. Abbiamo fatto quello che potevamo, purtroppo non sono stato capace o non ho avuto modo di far capire il mio messaggio e il mio progetto; e invece di votare contro il potere organizzato e strutturato come quello che Ruvolo rappresenta o meglio, utilizza, i nisseni hanno preferito non andare a votare”. Oggi si sente un lamento diffuso nei confronti del’Amministrazione. “Pur avendo impegni di lavoro che spesso mi portano lontano da Caltanissetta in questa città ci vivo quindi sento, osservo, analizzo e valuto. In effetti Ruvolo e la sua Amministrazioni sono stati fino ad ora molto deludenti.

Non basta la buona volontà, non bastano le buone intenzioni purtroppo e nemmeno l’onestà che alla Giunta riconosco. Se devo guidare un auto su una strada difficile e impegnativa non ho bisogno di un pilota volenteroso ma di un autista bravo e pratico. Questi in un anno non hanno nemmeno messo in moto la macchina!” Quale è la maggiore critica che muove a Giovani Ruvolo? “Lui parla e agisce come se fosse ancora in campagna elettorale, pensa

di essere il più intelligente e di prendere in giro tutti, anche quelli che gli sono più vicini. E in questo in verità è bravissimo! Gioca ancora alla democrazia partecipata, illude tanti con il silenzio del centro storico chiuso al traffico veicolare, massacra il cervello tutti quelli che ha a tiro con la sua inarrivabile capacità oratoria da guru impostato e studiato. Ma gestire la città è un’altra cosa; governare un’amministrazione pubblica impone ben altro passo e un decisionismo supportato da azioni che fino ad oggi non si sono viste; servono ben altra solidità e ben altre conoscenze. Necessità una competenza e un’autorevolezza sul piano manageriale che non detiene”. Quali suggerimenti darebbe? “ No gliene darei e non gliene darò nessuno perché non intendo farmi prendere in giro; lui mi

ascolterebbe, mi direbbe che apprezza la mia collaborazione, che questo è il senso della democrazia e del bene di questa città. Chiusa la porta farebbe poi come gli garba senza dare retta a nessuno. Come fino ad ora ha fatto con chiunque. In tal senso i partiti che lo sostengono stanno facendo una figura ridicola se non meschina. Loro sono i veri responsabili di questo disastro”. Esiste ancora un centrodestra in città? “Esiste nelle idee di carattere generale, nell’ideologia che qualcuno fortunatamente ancora coltiva. Tanti personaggi che ancora si “annac a n o”, autoreferenziali e con zero cons ensi non fanno altro che allontanare tante persone capaci e di ben altro spessore che potrebbero rappresentare il centro destra nelle sue diverse anime. Questa situazione è presente in ogni parte del Paese”. Come vede il futuro del nostro territorio? “Non ho la sfera di cristallo ma tutto lascia presagire un futuro a tinte fosche. Il vero problema è la mancanza di qualità degli uomini. Siamo arrivati al punto di avere Crocetta Presidente della Regione e con dei partiti nauseabondi che lo sostengono da anni che rappresentano una continua mistificazione. Anche l’opposizione dei grillini che io ho sempre visto con interesse nell’ottica dello scardinamento del sistema non mi pare che sul piano della proposta abbiano fatto grandi passi. Il centro destra ha belle figure ma deve blindarsi dai riciclati e dai soliti personaggi di infimo valore che fanno perdere consensi invece di riconquistarli”.


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L’intervista

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di Michele Spena

La politica ha avuto il merito di farmi scoprire la vera amicizia, scevra da opportunismo e convenienze

U

omo felice “ritrovato”. Michele Campisi da oltre 365 giorni non è più sindaco di Caltanissetta; appassionato e preparato, si era “felicemente” e competentemente speso per l’amato capoluogo nisseno. Adesso si è ripreso la sua vita da normale cittadino…non più primo: alle prese con famiglia, lavoro e sport. Difficile tenere i suoi ritmi ancor più di quando indossava la fascia tricolore. Iniziamo la nostra chiacchierata nel suo nuovo studio in Viale Conte Testasecca, anche lui ha ‘scelto’ il centro storico, e la concludiamo al Tennis club dove sfida il figlio Leandro sulla terra rossa. Tra i tanti argomenti non poteva mancare il riferimento a Ruvolo ed al primo anno della sua Amministrazione. Dottore Campisi, ci racconti il suo “dopo”, il suo anno da libero cittadino. E’ stato un anno di conquiste; ho ritrovato il gusto dello stare in famiglia, del trascorrere ore spensierate con i miei veri amici di sempre, mi sono riappropriato integralmente del mio studio professionale di Dottore Commercialista, del piacevole rap-

ricorrente in molti, di considerare la politica il mio lavoro. Oggi mi ritroverei come quanti, dopo l’esperienza politica altro non riescono a fare che andare alla ricerca di nuovi incarichi o posti di sotto governo, cambiando continuamente casacca in funzione di ciò. A me non è successo. Ma un cambiamento sostanziale nel suo lavoro c’è stato? Si. Ho fatto ciò che desideravo da anni, ma non ho potuto per mancanza di tempo. Ho trasferito la mia sede nel centro storico di Caltanissetta. Con la mia Giunta abbiamo fortemente creduto nel cambiamento di questa parte della Città, ed abbiamo progettato ed attratto forti investimenti. Il mio trasferimento testimonia cha ancora oggi credo fortemente nell’idea iniziale di rilancio che ha accompagnato tutto il mio mandato, che è oggi valida più che mai. Ha parlato di famiglia ed amici, di rapporti autentici riconquistati. Una punta di amarezza lasciata dall’esperienza politica? La politica ha avuto il merito di farmi scoprire la vera amicizia, scevra da opportunismo e convenienze, e sma-

di spendersi per la cosa pubblica. I rapporti con Giuseppe Firrone, Andrea Milazzo, Carlo Giarratano Angelo Failla e Gaetano Angilella sono tutt’oggi eccellenti, benché non condividiamo più alcuna attività politica o interesse alcuno. Amiamo sentirci, scherzare, andare a cena insieme, o anche solo prendere un caffè. Con Andrea Milazzo ci incontriamo anche a mare, nel messinese, avendo le case vicine. Cose semplici per persone semplici che hanno avuto, con me il privilegio di servire questa Città. Ciò che mi ha più colpito è stato il riscoprire la quotidianità con mia moglie Germana, che in cinque anni, pur non condividendo la mia esperienza politica, mi è stata accanto affrontando rinunce, e riscoprire i miei figli più cresciuti e maturi, nonostante la mia scarsa presenza a casa. Cosa ne pensa dell’attuale esperienza di governo della città della Giunta Ruvolo ad un anno dal suo insediamento, ci dia il suo punto di vista da ex Amministratore? Mi sovviene subito un pensiero: Il tempo è galantuomo. Mi riferisco ai tanti interventi a mezzo stampa che sottolineavano la sempli-

quello che si vorrebbe. Ci sono quattro anni ed ampi margini di recupero, che però non devono essere sprecati. La città ha bisogno di essere amministrata e la Giunta di individuare la sua programmazione. E della democrazia partecipata? Sono convinto che la città vada governata assumendo chi è stato eletto dai cittadini le dovute responsabilità.

Campisi,“un anno dopo” Il dopo fascia tricolore: lavoro, famiglia e sport

porto quotidiano con i miei clienti e con tutte le persone che vi gravitano attorno. Fortunatamente, benché negli ultimi cinque anni, abbia dovuto, per prestare servizio alla Città, relegare ad un piccolo spazio la mia attività professionale, sono contento di non aver commesso l’errore, purtroppo

scherare false amicizie. Ho scoperto la vera essenza dell’ipocrisia ed anche come il tradimento in politica, per molti diventa necessità per garantirsi la sopravvivenza. Si riferisce a qualche suo ex assessore? Sarebbe troppo limitante parlare di singole esperienze e fatti, il giudizio è complessivo e costituisce una lezione di vita. Chi tradisce una volta continuerà a farlo, chi

ti è stato vicino, anche nei momenti di maggiore difficoltà rappresenta la vera amicizia, che non è stupidaggine o ingenuità, ma è un valore che dovrebbe caratterizzare tutti quanti hanno l’ambizione

cità con cui si sarebbe potuta cambiare la Città, evidenziando, che facilmente si sarebbero raggiunte punte di eccellenza nel turismo, nello sviluppo economico, nel rilancio culturale, nel rilancio dello sport, nella riqualificazione urbana, nell’immediato riassetto del sistema dei rifiuti e nei servizi sociali, attività che per altro questa Giunta eredita in gran parte dalla mia amministrazione, con progetti e finanziamenti, che oggi trovano grandissime difficoltà a decollare. Oggi si svegliano dal sogno, benché alcuni non lo vogliono dare a vedere, e si rendono conto che la realtà è ben diversa , e per trovare soluzioni è comodo mettere mano nelle tasche dei cittadini. La mia Amministrazione, nel periodo 20092014 ha affrontato una crisi gravissima, sistemica, durante la quale ha riassettato i conti del Comune e con i piedi per terra, senza affas cinanti comunicazioni alla cittadinanza, ha avviato importantissimi investimenti, con le sole strutture interne del Comune, mantenendo un prelievo fiscale tra i più contenuti. Un giudizio negativo dunque? Assolutamente no. Credo che quest’anno sia servito per chiarirsi le idee e capire la differenza tra quello che può concretamente realizzarsi e

Rimpianti, programmi futuri in politica? Rimpianti nessuno. Ho vissuto una

bellissima e tempestosa esperienza che mi ha formato. Ho avuto il privilegio di servire i miei cittadini, che oggi ritrovo sorridenti quando ci incrociamo per le vie del centro dove posso camminare liberamente. Quanto alla politica, pur pervenendomi quotidianamente richiesta di impegno, ho ritenuto che in questo momento di assoluta confusione mi possa concedere il solo ruolo di osservatore. Tuttavia non escludo che in un prossimo futuro possa assumere la decisione di ritornare ad un impegno attivo, conscio che il Know how acquisito non possa essere disperso, in un panorama di dilagante dilettantismo politico amministrativo. E’ un messaggio a quanti la vorrebbero definitivamente fuori dall’agone politico? Assolutamente si. Mentre concludiamo l’intervista arriva una telefonata. Il nostro ex Sindaco tra qualche minuto sarà impegnato con i suoi “veri amici” per una passeggiata tra la “strata ranni e colleggio”.


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Storia & Cultura

Fatti contro la mafia

C

per non dimenticare

La mafia

degli isnospettabili che nessuno aveva voglia di vedere

he mafia ci siamo raccontati se ogni tanto capita di raccogliere dichiarazioni di stupore o di sorpresa quando si scopre che ne fanno parte personaggi - come si dice insospettabili? Si sente dire spesso che la mafia è cambiata e che ora è fatta da professionisti, colletti bianchi e classe dirigente. Ma è cambiata per questo? Prima professionisti, colletti bianchi e classe dirigente non ce n’erano? Erano tutti contadini, pecorai, rozzi killer e sensali violenti? Vale la pena forse raccontare una storia di cento anni fa per capire il senso di queste domande, o meglio ancora, per capire se queste domande abbiano un senso. Dobbiamo andare a Castelvetrano, paese della provincia di Trapani di cui tutt’oggi si parla - per ragioni di mafia - visto che è uno dei territori di riferimento dell’ultimo boss latitante di lungo corso di “cosa nostra” siciliana: Matteo Messina Denaro. Anche negli anni “30 su Castelvetrano si concentrava l’attenzione degli investigatori. Il fascismo aveva propagandato la sconfitta della mafia attraverso la celebrazione dei successi del prefetto Mori. Ma quando il prefetto di ferro fu destinato ad altro incarico, in realtà le autorità di polizia erano ben consapevoli che le organizzazioni criminali continuavano a rendere le condizioni di pubblica sicurezza per nulla rassicuranti. Proprio per questo nel settembre del 1933 era stato istituito il Regio Ispettorato Generale di pubblica sicurezza per la Sicilia, un organo autonomo e speciale, a composizione mista di Polizia e Carabinieri. Qualcosa di simile alla DIA, la direzione investigativa antimafia dei giorni nostri. Dicono le c ron a c h e che, all’atto di costituzione di questo nuovo organismo, le condi-

di Giovanbattista Tona

Viaggio nel tempo e nello spazio partendo da Castelvetrano...

zioni più allarmanti in Sicilia erano nella provincia di Trapani. A voce bassa e senza disturbare la retorica fascista, si notava che lì la mafia non era mai stata attaccata in profondità. E tra Salemi, Gibellina, Vita, Santa Ninfa e Ca-

noto medico; a Castelvetrano era titolare di una clinica privata. Ovviamente quando poteva si occupava di politica. Aveva sostenuto nelle competizioni elettorali i candidati del partito liberale ma quando cambiò il vento e iniziò la scalata al potere del partito fascista di Mussolini non disdegnò di accodarsi con il suo gruppo ai nuovi vincitori.

la riteneva dedita ad attività filantropiche e cavalleresche. Ma ci mise ben oltre 20 anni per capire che le cose non stavano così. Un po’ troppo a dire il vero. Nel luglio del 1937 lo stimato medico, del quale può immaginarsi che in molti escludessero ogni legame con la criminalità, decise di rendere una lunga confessione agli

Castelvetrano, la Chiesa Madre

stelvetrano si registravano rapine, violenze e omicidi sui fronti contrapposti delle cosche. Il Regio Ispettorato procedette ad una massiccia operazione investigativa nel 1933 e trasse in arresto centinaia di persone. Tra queste c’era Melchiorre Allegra, un colletto bianco, un insospettabile. Non erano in tanti, gli insospettabili, ma Allegra non era il solo. La sua storia però merita di essere raccontata a quelli che si meravigliano quando scoprono ai giorni nostri che esponenti della classe dirigente hanno legami con la mafia. Melchiorre Allegra era un valente e

Il dott. Allegra in realtà militava nella mafia da ben prima che mietesse i suoi successi professionali e politici. E non faceva parte di quella che oggi si chiama “area grigia”. Era proprio un mafioso, inserito nella struttura di “cosa nostra” come “uomo d’onore”. Era stato ritualmente affiliato con la “punciuta” e con un padrino prestigioso, il capo della “famiglia” di Villabate, nel corso di un rituale riservato svoltosi a Palermo nel 1916. A dire del dott. Allegra, egli volle entrare nell’associazione mafiosa perché

investigatori dell’Ispettorato e raccontò di una “cosa nostra” nella struttura, nelle attività, nelle complicità e nei metodi, molto simile a quella che racconteranno poi Buscetta e gli altri collaboratori di giustizia dagli anni “80 in poi. E descrisse anche i rapporti con tanta parte della classe dirigente, sottolineando come, specie in politica, i mafiosi cercavano di selezionarla loro la classe dirigente, che fosse potente con tutti e compiacente con loro. Allegra riempirà pagine e pagine di verbale che poi nei successivi processi non confermerà. Di questa figura si dimenticarono in tanti e così si poté ricominciare a pen-

sare che la mafia è fatta di killer, di violenti e di personaggi rozzi. E a stupirsi quando si scopriva che qualche insospettabile era affiliato alla mafia. Frattanto a Corleone dopo la fine del fascismo e l’avvento della Repubblica, un altro stimato medico, una persona di prestigio sociale indiscusso, diventava capo della “famiglia” mafiosa di quel paese: era il dott. Michele Navarra, l’uomo che fece crescere alla sua corte Luciano Liggio, Totò Riina e Bernardo Provenzano. E che per mano di Liggio fu ucciso nel 1958 per contrasti interni alla cosca. Ci fu stupore anche quando si scoprì il ruolo del dott. Navarra nell’organizzazione mafiosa. Era un insospettabile. Ma dovette ritenersi che anche questa fosse un’eccezione. Qualcuno disse: “La mafia non esiste più dal 1958. È finita quell’anno, con l’uccisione del mio concittadino corleonese dottore Michele Navarra. Perché quel giorno, assieme al dottore Navarra, hanno ucciso un altro medico giovane, che aveva la moglie incinta. Ecco, quel giorno questi cosiddetti mafiosi hanno ucciso un povero disgraziato. Da quel momento finì tutto. Perché la mafia, me lo diceva sempre mio padre, aveva dei canoni di giustizia e correttezza che rispettava e faceva rispettare”. Sapete chi lo disse? Il geometra Vito Ciancimino, all’epoca (anche lui) un insospettabile, assessore al Comune di Palermo negli anni “60; a lui (ma non solo) si deve il “sacco di Palermo” che portò nelle mani di poche imprese mafiose un enorme volume di affari derivante dalla speculazione edilizia. Anche lui finirà sotto processo per reati di mafia, perché di quell’organizzazione faceva parte. Come Allegra. Come Navarra. E, se non fosse già finita la pagina, potremmo continuare...


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Fatti & POST SCRIPTUM

V

Dall’Isola tagliata in due, alla drammatica farsa del governo Crocetta

iviamo ormai in una Sicilia dei paradossi, delle assurdità, del fango. Dopo circa cento giorni dal crollo di un pilone dell’autostrada A19 Palermo-Catania, che taglia letteralmente in due la Sicilia, ad oggi, ancora nessuna traccia di intervento risulta da parte

delle autorità statali e regionali preposte. Una tragedia di cui forse ancora la politica non si rende nemmeno conto. Siamo tornati ad una viabilità da anni cinquanta, quando per andare da Catania a Palermo ci volevano quattro

di Filippo Falcone

Matteo Tutino, oggi agli arresti domiciliari, avrebbe detto “Va fatta fuori come il padre”, senza che il paladino dell’antimafia Saro avrebbe battuto ciglio. Lui, come un disco rotto dice sempre la stessa cosa. Si tratterebbe dell’ennesimo risultato messo a segno dai poteri oscuri che ha contro. Dei

mille ostacoli che gli hanno frapposto in questi anni il malaffare e la mafia. Dopo che sono venute fuori le presunte intercettazioni (sollevate da L’Espresso e ad oggi smentite dalla procura di Palermo; vedremo che

assessori della sua giunta. Ed ancora, che la Corte dei conti diagnostica per la nostra Regione, una situazione gravissima in riferimento al suo rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2014. Un segnale senza precedenti. Infine, che i fondi UE 2007-

Sicilia, terra di piccoli

e grandi paradossi

ore. Non parliamo poi dei danni, in testa per il commercio, per le attività turistiche, che quest’anno con molta probabilità chiuderanno in perdita i loro bilanci. Neanche le strade alternative diciamo così - sono degne di chiamarsi tali e, per lo più, sono impraticabili e impercorribili. Una terra dunque spaccata in due. Sarebbe proprio il caso di dire: siamo ritornati al regno delle due Sicilie. Ma si potrebbero citare tanti altri casi: il collassamento, dopo una settimana dall’inaugurazione, dello scorrimento veloce Palermo-Agrigento, i tratti della Corleone-Bisacquino, dell’Enna-Piazza-Armerina, un pezzo di ponte per Licata; l’elenco potrebbe continuare a lungo. Nel frattempo all’Assemblea regionale si continua tra farsa e fango della politica. In ultimo, dopo le recenti dimissioni dell’assessore alla Sanità Lucia Borsellino, la presunta intercettazione telefonica nella quale il medico personale del presidente Crocetta, il discusso ex primario di chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo

succederà in seguito), ha dichiarato: “c’è un’azione di dossieraggio contro di me. Vogliono distruggermi, farmi fuori, eliminarmi”. Sarà! Sia comunque che quella intercettazione esista o meno i dati dei freddi numeri sono chiari. Quelli del fallimento politico del suo governo, della sua rivoluzione mancata (il “modello

Trinacria maledetta per la classe politica che esprimi, benedetta per le tue bellezze e colori Sicilia”, partito con i Battiato, i Zichichi). Rimane solo il fatto che in 30 mesi ha cambiato quasi quaranta

2013 per la Sicilia sono fortemente in ritardo e molti rischiano di perdersi irreversibilmente. Se non è fallimento questo! Si aggiunga che nella nostra Regione non si riescono a schiodare dati come quello di una disoccupazione giovanile al 50%. Il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, fortunato autore di Buttanissima Sicilia, definisce Rosario Crocetta “Autoritratto di una macchietta”, quello che “dice, dice e dice… e non capisce quello che dice”. Attorno a lui una pletora di mestieranti della politica, che ricordano il Dialogo delle cortigiane dello scrittore siriano Luciano di Samosata. Quelli dei “cerchi magici”, del camaleontismo, del trasformismo, della danza delle nomine, dove è continuato a mancare però l’elemento più importante: la visione dello sviluppo. Certo, in questo non edificante quadro, con lui responsabilità altrettanto gravissime ha l’intera classe dirigente siciliana. Il quadro generale della politica isolana è davvero a tinte fosche. Di questi giorni è anche la notizia

dell’inchiesta sulle “spese pazze” all’Ars, con 13 richieste di rinvio a giudizio per politici, mentre altri 40 rimangono sotto inchiesta, per spese che vanno dalle cassate ai panettoni, dai fumetti ai soggiorni in alberghi, dai leasing di auto alle strenne natalizie, ai gioielli, abbigliamento, profumi, mazzi di fiori, gite scolastiche per i figli, pranzi, regali vari e persino messe di suffragio; tutto a spese nostre ovviamente. E allora io dico: Sicilia maledetta per la classe politica che esprimi, benedetta per i tuoi colori e per le tue bellezze. Solo qualche settimana fa, come per altri itinerari, anche quello arabo-normanno dell’area palermitana è entrato nell’olimpo dell’Unisco, come patrimonio dell’umanità. Ma che senso hanno questi riconoscimenti se poi siamo rappresentati da politici del genere, se non siamo in grado di mettere a frutto queste nostre risorse, queste nostre bellezze, in una terra senza ormai nessuna regola. L’essere siciliani dovrebbe essere la più grande fortuna che la sorte ci abbia potuto riservare. Nascere in Sicilia dovrebbe essere un privilegio. Il problema siamo noi siciliani, almeno certi siciliani, e tra questi il già detto ceto politico, a tutti i livelli, che continua a campare sulle spalle della gente, senza produrre risultati. Hanno ridotto questa nostra isola ad un viso sfregiato. Mi fanno vergognare di essere siciliano. Hanno fatto di questa terra una terra dove si ha l’impressione come di girare a vuoto. Come se quei pochi che gridano, gridassero nel deserto; e vorresti, ad un certo punto, lasciar perdere, lasciar le cose al loro macabro scorrere. Questa è la Sicilia, una terra di rapina, di paradossi, di fango. Terra alla deriva, dove il funzionamento della macchina amministrativa resta meno che scadente, così come la qualità della vita, i servizi offerti alle comunità; a partire dall’assistenza sanitaria (settore quest’ultimo anch’esso falcidiato da continui scandali). Ed ancora, dove si è imposta una prassi devastante all’edilizia, ai pochi insediamenti produttivi. Dove le risorse naturali e culturali sono state abbandonate a loro stesse. Ma la Sicilia e i suoi politici continuano a rifiutarsi di guardarsi allo specchio. Si preferisce dare forma ad una gigantesca rimozione collettiva, si fa finta di non rendersi conto dell’ormai declino irreversibile (l’irredimibilità che aveva anticipato il Lampedusa dei gattopardi).

E si va avanti in questa deriva, in questa assurda commistione di ingannatori ed ingannati e così si consuma il declino di una terra. Una terra dove non c’è più una dimensione pubblica; non c’è più neanche il conflitto tra avversari. Resta solo un mondo di parole condivise dall’inganno, dal tradimento, dalla generale corruzione traversale. Anche il tentare una ricognizione generale delle intelligenze rimaste libere in Sicilia diventa un’impresa assai ardua. Si tratterebbe di andare a ricercare, a scovare, quelle menti nascoste, schive, pulite, che si tengono ormai da parte, ben lontane. Che non ci credono più, che “non vogliono più volare, perché il sogno si è ormai rattrappito” avrebbe detto Gaber.

Direzione Editoriale Michele Spena

Direttore responsabile Marco Benanti

Collaborazioni:

Ivana Baiunco Liliana Blanco Etico Fiorella Falci Filippo Falcone Annalisa Giunta Franco Infurna Lello Lombardo Salvatore Mingoia Donatello Polizzi Alberto Sardo Giuseppe Taibi Giovanbattista Tona

Disegno grafico e Impaginazione Antonio Talluto

Distribuzione

Giuseppe Cucuzza

Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta redazione@ilfattonisseno.it Tel: 0934 - 594864 Fax: 0934 1935990 pubblicità: 389/7876789 commerciale@ilfattonisseno.it


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I Fatti di

Etico

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La famiglia tra lobbies e mistificazioni

I Cattolici D

sappiano con chi stare

opo la vittoria dei si al referendum irlandese sulla legalizzazione dei matrimoni gay, pure in Italia i soliti facinorosi del solito giro di trans, gay e sinistra neo gender si sono convinti che “ora tocca a noi”. E di fronte al comunque mediaticamente e purtroppo anche politicamente fortissimo fronte dei facinorosi i sondaggi in Italia dicono altro: la maggioranza degli italiani è d’accordo a definire «matrimonio solo l’unione tra un uomo e una donna» e la stragrande maggioranza è contraria alla possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali. Le cifre: il 51 per cento giudica negativamente i matrimoni gay, mentre solo il 38 per cento li approva. Tra gli elettori che si auto-definiscono politicamente “moderati” (circa il 69 per cento dei cittadini) la quota dei favorevoli cresce fino al 43 per cento. I sondaggisti tengono a precisare che la stragrande maggioranza degli italiani (76 per cento) ritiene «che si possa definire matrimonio solo l’unione di uomo e donna e che la difesa di questo istituto non significhi essere contro i gay». Si possono invece equiparare i diritti delle unioni civili a quelli del matrimonio (56 per cento sul totale degli italiani e 60 per cento per i soli moderati), pur mantenendo due istituti giuridici separati. Esclusa, invece, la possibilità di adozioni da parte delle coppie gay: solo il 24 per cento di favorevoli sul totale e il 18 per cento tra i cattolici praticanti.

Dunque non esiste, se non nella fantasia dei media e delle potenti associazioni gay e Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), un’onda arcobaleno che sta spingendo anche la stragrande maggioranza dei cittadini a chiedere interventi legislativi che introducano i diritto alla parità delle unioni omosessuali al matrimonio tradi-

caccia di consensi e purtroppo ad un grosso corpo politico che pur di mantenere la poltrona e la visibilità vende l’anima e la dignità e rischia di far danni inenarrabili. Raschiare il barile Lgbt è l’ultima chance per una classe politica e amministrativa (De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano e Marino a Roma, tanto per citarne qualcuno) che ha falli-

temente indica una cultura non omofoba e di tolleranza sessuale, e forse ignora che la parità è già ampiamente garantita (salvo qualche aggiustamento) dalle leggi già vigenti. Le presunte emergenze omofobiche, quindi, sono quanto di più falso e fantasmatico la sinistra abbia inventato: una messa in scena a soli scopi di bassa macelleria poli-

zionale. Le cifre dicono che queste battaglie non hanno il reale sostegno nella società civile: appartengono a una minoranza chiassosa, a un pugno di sindaci di sinistra a

to sul piano della buona gestione e del governo delle città. Il fatto che la maggioranza del campione si sia detta favorevole al riconoscimento dei diritti delle unioni gay, eviden-

tica. Come la legge Scalfarotto, perseguita solo per estinguere i conti elettorali con le associazioni gay e Lgbt e abolire per legge la libertà di pensiero e di parola, soprattutto

quelle dei cattolici. Il tema del riconoscimento dei matrimoni gay non è solo una problema di coppia, apre invece il grande baratro del riconoscimento politico, legislativo e civile dell’indifferenza sessuale. Di conseguenza, della produzione e della manipolazione seriale della vita, della tecno-rapina degli ovuli per la fecondazione, del diritto alla maternità e alla paternità anche in assenza di madri e padri, alla scelta del sesso secondo i desideri e i voleri mai definiti ma continuamente cangianti. Insomma, qui non c’è in ballo solo una distorta concezione della libertà e del diritto a farsi i matrimoni propri ma di che razza di vita (e di morte) ci stiamo preparando. Eterofobia, unioni gay, fecondazione, mercato degli ovuli, cambio di sesso quando il desiderio urge e il pensiero gender stimola: il quadro è questo. Per fortuna gli italiani non sono totalmente d’accordo. Qualche settimana fa, decine di migliaia di persone hanno sfilato a Roma a difesa della famiglia, è sembrato l’inizio di un’era fuori dalla timidezza tipica dei cattolici ma forse anche la presa di coscienza che certi ammiccamenti, certi accordi, certi inciuci, certe alleanze e precise scelte di campo da parte dei cattolici si siano rivelate completamente sbagliate e che, come la storia insegna, una destra pur pasticciona e grossolana garantisce pur sempre un diritto alla famiglia e un assetto più stabile alla nostra società.


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La forza non è sempre leadership

e la politica non è soltanto consenso di Fiorella Falci

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a poco sono stati celebrati i 70 anni di pace, dopo la fine della seconda guerra mondiale, e l’Unione Europea è stata celebrata anch’essa come la garanzia della pace realizzata tra i protagonisti di secoli di conflitti. Ma il generale prussiano von Clausewitz, all’inizio dell’800 aveva scritto: “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione”. Si affermava così la superiorità della politica, e dell’azione di governo, rispetto alla guerra, “strumento” per l’affermazione degli interessi delle comunità, o dei sovrani. Oggi sembra essersi capovolta l’analisi del rapporto tra la guerra e la politica. E’ la politica, almeno quella praticata dai governi dei Paesi più forti, ad essere diventata una prosecuzione della guerra con altri mezzi. I Governi non sono quindi più i soggetti protagonisti del conflitto, ma gli strumenti di poteri più forti, spesso invisibili, che li “muovono” per i propri interessi, che non sono più quelli delle comunità dei popoli. Come leggere altrimenti le ultime vicende europee, i diktat tedeschi sulle economie dei paesi dell’UE, sempre meno partner e sempre più satelliti subordinati? La Grecia è solo l’ultima delle emergenze in questo senso, esplosa perché il suo Governo e il suo popolo stanno “resistendo”. Il suo debito pubblico è esponenziale perché serve a pagare gli interessi alle banche tedesche, francesi e anche italiane che ne hanno acquistato i titoli di Stato, resi più “c onve n i e nt i” (con interessi più alti) proprio dalla fragilità dell’economia greca. E gli “aiuti” europei non servono a pagare pensioni e servizi ai greci, ma a nutrire il mostro insaziabile della finanza internazionale. Quanto costa tutto questo ai popoli europei? Per anni si è

mobilitata l’opinione pubblica mondiale sul tema “cancella il debito dei paesi del Terzo Mondo”, schiavizzati dal peso degli interessi da pagare al Fondo Monetario Internazionale per i prestiti apparentemente concessi per promuoverne lo sviluppo, dopo la fine della colonizzazione. Quello stesso meccanismo perverso oggi si sta riproponendo in Europa: tutto in mano alla finanza, niente o quasi deciso dalla politica. E soprattutto niente di nuovo “pensato” dalla politica: nessuna visione diversa rispetto all’economia così com’è, pur essendo sotto gli occhi di tutti la sterilità di un’economia che, così com’è, blindando i conti dei Paesi dentro la gabbia di queste “regole” europee, non produce sviluppo, lavoro, nuova produzione, aumenti del PIL, ma quando va bene una

stagnazione conservatrice, un’apnea delle potenzialità delle forze produttive, delle più giovani, delle più qualificate, “disarmate” rispetto ai plotoni dell’economia finanziaria: dalla banca sotto casa alla BCE, al FMI, ai cosidetti “mercati” che decidono della validità delle

dimensione territorialmente vasta, continentale, delle economie egemoni o emergenti (USA, Brasile, Russia, India, Cina, India) l’Europa, il mercato teoricamente più popoloso e potenzialmente più ricco del pianeta, è prigioniera degli interessi nazionali e soffoca le

Nella tradizione dell’Occidente non sempre chi detiene la forza è capace di guidare la società, di essere classe dirigente, non dominanate scelte politiche di un Paese. E della vita delle persone. In Europa la “trazione” tedesca dell’economia dell’Unione ha particolarmente irrigidito questo schema, dettando le regole a tutti gli altri in funzione dei propri interessi na-

zionali. Ma l’Unione Europea era nata proprio per superare la logica degli interessi nazionali, generatrice dei conflitti più distruttivi della sua storia. E oggi di fronte alla

sue potenzialità, rinunciando ad esercitare insieme, unita, un ruolo se non egemone almeno trainante nell’economia planetaria per la qualità, il knowhow e le innovazioni

tecnologiche, rispetto ai quali gli altri Paesi emergenti non possono ancora neppure lontanamente competere. Per non parlare del patrimonio culturale e di civiltà che potrebbe sostenere l’economia turistica più ricca e avanzata del pianeta. Peraltro i Paesi BRICS (Brasile, Russia, Cina, India, Sud Africa) stanno costruendo un sistema commerciale mondiale con una propria struttura finanziaria autonoma (dal 2014 la New Development Bank) alternativa al Fondo Monetario Internazionale, che pro-

muove “un’agenda positiva e di unione nelle relazioni internazionali”, nello stesso tempo in cui la propria finanza (soprattutto quella di Cina e Russia) sta attivamente penetrando nei mercati europei inglobando quote societarie di grandi gruppi privati e pubblici, come in Italia con Eni, Enel, Assicurazioni Generali, Telecom, Prysmian, Mediobanca, Fiat-Chrysler, Krizia, Pirelli, preziosi serbatoi di know-how a cui attingere per entrare nel business dell’alta qualità.. La politica italiana ed europea da anni non si cura di analizzare e rendere leggibili alle comunità di riferimento questi processi, né tanto meno sembra capace di guidarli o di orientarli; di stare nel contesto dell’economia globale proponendo soluzioni più avanzate della semplice speculazione finanziaria dei privati. La crisi, quella che ha assunto dimensioni storiche, epocali, porta il segno determinante di questa scelta, di questa incapacità, di questa subalternità agli interessi dei poteri forti e invisibili da parte dei soggetti politici, senza distinzioni di schieramenti. In Germania la più antica socialdemocrazia del mondo governa da anni insieme ai conservatori di Angela Merkel e ne condivide le scelte “nazionali” senza batter ciglio. Comprese le condizioni-capestro imposte alla Grecia. Né il presidente socialista francese Hollande, o tanto meno Matteo Renzi, sono stati capaci di discutere e di proporre una linea di intervento alternativa. Anche se il gruppo italiano del PD al Parlamento Europeo è il più numeroso tra quelli della “famiglia” socialista e democratica. E a che cosa è servita questa riserva di consenso, il risultato democratico delle scelte degli italiani, se non incide minimamente nelle decisioni che contano?


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La politica italiana ed europea da anni non si cura di analizzare e rendere leggibili alle comunità di riferimento i nuovi processi economici, ne tantomeno sembra capace di guidarli; di stare nel contesto dell’economia globale proponendo soluzioni più avanzate della semplice speculazione finanziaria dei privati

Se non si misura su queste grandi scelte la legittimità delle posizioni e delle stesse identità politiche, il diritto di chiamarsi conservatori o progressisti, destra o sinistra, e persino centro, a che serve votare un partito piuttosto che un altro, un leader che non corrisponde a un progetto? Persino gli USA hanno “trasgredito” le regole del mercato, inventando, in due fasi cruciali della loro storia, due soluzioni decisamente alternative al capitalismo della “mano invisibile” del mercato che tutto governerebbe da sola: nel 1929 con il New Deal di Ro-

nomia globalizzata, veloce, inedita ma non imprevedibile, la nostra politica tace o balbetta. Si muove nel cortile di una visione del potere da “occupazione del sottogoverno”, dal più piccolo comune all’ONU, senza un’idea innovativa rispetto alle ricette dei “tecnici” dell’economia al servizio dei poteri forti, senza una visione di trasformazione dell’esistente, senza una prospettiva di futuro. E soprattutto senza una finalità chiara per la propria azione: la costruzione, la difesa e lo sviluppo dei beni comuni e del bene comune, di quel patrimo-

A sinistra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne Sopra: Matteo Renzi con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande

osvelt (massiccio intervento dello Stato nell’economia e “deficit spending” per sostenere anche con i servizi pubblici la domanda di mercato) e oggi con Obama: il caso Fiat-Chrysler a Detroit è stato emblematico: aiuti pubblici e accesso al credito in cambio di corresponsabilizzazione dei lavoratori e riduzione dei salari in cambio di compartecipazione agli utili. E Marchionne che chiude e licenzia senza pietà a Termini Imerese e che impone a Pomigliano contratti-capestro è a Detroit che ha rilanciato il suo gruppo automobilistico, non in Serbia o in Polonia dove la FIAT ha delocalizzato per sottopagare il lavoro operaio senza diritti. Lo sviluppo si promuove rilanciando la sfida dell’economia sociale di mercato, non giocando al ribasso sulla pelle e sui diritti dei lavoratori. Di fronte a questa dinamica dell’eco-

nio di risorse non negoziabili (l’acqua, l’ambiente, l’informazione, la salute, la scuola, il lavoro, le comunicazioni) che sono l’ossatura di ogni società che voglia vivere non come un condominio litigioso (in cui si decide per quote millesimali) ma come comunità libera, responsabile, democratica. Autenticamente. Democrazia nel XXI secolo non può essere più soltanto votare ogni 4-5 anni, su simboli e persone intercambiabili, senza costruire insieme, confrontarsi e scegliere tra diversi modelli di sviluppo, tra progetti di società alternativi. Altrimenti è una finzione procedurale e mediatica; ma in realtà in una democrazia in cui comandano le banche e i grandi gruppi è in corso un vero e proprio autoritarismo finanziario. Chiunque sia al Governo. Lo scorso anno, nel centenario del-

l’”inutile strage”, Papa Francesco ha smascherato l’ipocrisia del tabù della guerra mondiale, dichiarando senza mezzi termini che la terza guerra mondiale è in corso, “a pezzetti, a capitoli, con crimini, massacri, distruzioni”. E pochi giorni fa, nel “suo” continente americano, il Papa ha sottolineato l’urgenza di un cambiamento in un sistema non regge più: contadini senza terra, famiglie senza casa, lavoratori senza diritti, persone ferite nella loro dignità. Anche quello che l’Europa sarà capace di mettere in campo può sconfiggere questa guerra. Ma solo se ritrova la sua anima democratica, la sua tensione progressiva, le sue radici culturali legate all’idea di comunità e di solidarietà. Solo se la “cessione di sovranità” dei diversi Paesi all’Unione sarà una cessione ad un sovrano autenticamente democratico: il popolo, i popoli, con

istituzioni politiche non simboliche, capaci di tradurre la volontà collettiva in decisioni efficaci. Come l’Europa ha insegnato al mondo sin dall’Illuminismo con i suoi filosofi e le sue rivoluzioni. Nella tradizione dell’Occidente non sempre chi detiene la forza è capace di guidare le società, di essere classe dirigente, non dominante. E sicuramente non basta avere il consenso, elettorale, mediatico, virtuale, per essere capaci di

pensare e di costruire il futuro. Questo non riguarda però soltanto i Governi e i Partiti, ma tutti i Cittadini che vogliano essere veramente, modernamente, tali. La frontiera del “civismo” oggi ha questo orizzonte mondiale, questo sguardo globale sul pianeta che tutti abitiamo, ad uno ad uno, nelle nostre comunità. Altrimenti è una democrazia da villaggio turistico, non da villaggio globale.

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N. 21/13 R.G.E. Lotto 1 - Comune di Caltanissetta (CL), C.da Pisciacane-Santa Rita. Fondo rustico di Ha. 8.70.40 diviso in 2 spezzoni di terreno ricadenti in zoan “E2 verde agricolo dei feudi” ed “E4 zone agricole di tutela delle incisioni torrentizie”. NCT Fg. 256, p.lle 126 e 130. Prezzo base: Euro 43.850,00 in caso di gara aumento minimo Euro 2.500,00. Vendita senza incanto: 17/09/2015 ore 18.30, innanzi al professionista delegato Avv. Calogero Buscarino presso lo studio in Caltanisetta, V.le Della Regione, 30. Deposito offerte entro le ore 12 del 16/09/2015 presso lo studio del delegato. In caso di mancanza di offerte vendita con incanto: 24/09/2015 ore 18.30 allo stesso prezzo base e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 12 del 23/09/2015. Maggiori info presso il delegato nonché custode giudiziario, tel. 0934597816 ogni lun. ore 17 - 18 e su www.astegiudiziarie.it. (A310237).


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Ornamenti di Ivana Baiunco

Siamo tutti pochettati

“Specchio specchio delle mie brame, chi è il più pochettato del reame?” E lo specchio rispose:

“Il consigliere Tesauro, o mia regina”

L

a pochette è un vezzo tutto maschile una civetteria da uomini, una delle poche in realtà che si possono consentire. L’attuale consiglio comunale non spicca per

eleganza tranne alcuni, pochi casi che fanno scuola. Ma l’arbiter elegatiae per eccellenza è lui Walter Tesauro 53 anni, avvocato, della serie la “classe non è acqua”, non ne sbaglia una, dalla cravatta in tono con i calzini, alla giacca sciancrata di taglio sartoriale, all’ultima moda. Ma il suo must è la pochette, ne ha di ogni foggia di tutti i colori, dai tessuti estivi a quelli invernali, mai messa a caso, c’è sempre una ragione per cui ne sceglie una piuttosto che un’altra. A punta o alla rovescia, un pò “buffon”, mai eccesive. In realtà i puristi non amano l’abbinamento cravatta fazzoletto da taschino, troppo, e tantomeno se si dovesse trasgredire alla regola entrambi in tinta: “orrore” griderebbe Enzo Miccio. A proposito di orrori nell’eleganza dell’uomo sfoggiata a Palazzo del Carmine ci sarebbe da coprirsi gli occhi e cammi-

nare bendati. Si sono visti anche dei bermuda svolazzare per l’emiciclo durante la scorsa legislatura. Le polo più indicate per la barca o per il tennis indossate con la disinvoltura di chi va ad una partita di golf e le camice di lino in stile “Billionaire” fuori dai pantaloni. Anche il sindaco non ci ha fatto mancare qualche spettacolo di caduta di gusto, la polo sotto la giacca in seduta di bilancio, proprio no. Sarebbe cosa buona e giusta istituire la regola, come accade all’assemblea regionale siciliana della cravatta obbligatoria durante le sedute del civico consesso, per rispetto dei luoghi delle istituzioni. Ma torniamo alla pochette, per rendere giustizia a tutti quanti non solo Walter Tesauro è il più “pochettato” fermo restando che lancia pure le mode come ad esempio quella dei pantaloni minimal, anche suoi illustri amici lo hanno seguito a ruota, nell’acquisto del pantalone affusolato che slancia la figura. C’è chi come in una sorta di contagio virulento ha cominciato da questa legislatura ad utilizzare in maniera più frequente pochette e camicia bianca, uno per tutti il consigliere Francesco Dolce, comunista “radical chic” che non disdegna di seguire le regole dell’urban. Tesauro le pochette le regala pure,

come una sorta di spac- ciatore dell’eleganza agli amici più cari, alle persone amate, così da renderli poi dipendenti da quest’accessorio del buon gusto. Lo si vede entrare nell’aula consiliare in carne e charme per dispensare sempre qualche pillola di stile. Dalle camicie bacchettate slim fit sartoriali preferibilmente napoletane alle cinture sobrie intrecciate di corda estive. Niente loghi niente etichette in bella vista, sarebbe troppo “too much” per dirla alla Carla Gozzi. Niente pochette invece per Salvatore Licata ex democratico cristiano che nonostante la giovane età non osa moltissimo. Super pochette quelle dell’assessore Boris Patorello esuberanti e volitive, protagoniste. Dalle giacche di gabardine blu o marrone scuro di Gianluca Bruzzaniti si vede spesso svettare con discrezione un fazzoletto che fa capolino dal taschino. Dietro ogni dressing code ci sta uno stile, una storia, un mondo,

ma anche un carattere, è una sorta di gioco di personalità. Con un ottimo potenziale Oscar Aiello, ma non utilizzato, troppo forzista prima maniera non un guizzo glam, non una trovata chic. La cravatta come la coperta di Linus. Un mio amico esperto di stile, anzi che dello stile ha fatto un lavoro, al quale mi sono rivolta per una consulenza sul tema, mi ha detto che oramai la pochette è inflazionata ad uso e consumo di tutti. Le fiorate non vanno più di moda e per l’estate solo lino e cotone. Tre sono le domande che ciascuno si dovrebbe fare quando si veste: “chi sono”, “che lavoro faccio”, “come sono fatto”. “ Il brutto si copre, il ricco di adorna, il fatuo si maschera, l’elegante si veste” scriveva Honorè del Balzac. L’eleganza non si costruisce. L’eleganza è qualcosa di assolutamente innato. Di certo ogni persona ha la sua ed ognuno può lavorare per affinarla e per modificare un po’ il proprio gusto, ma comunque l’alternativa è ben definita: o sei elegante o non sei elegante. Un’attitudine personale si potrebbe definire, perché non la si può insegnare e difficilmente si impara.


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Viale della Regione Fatti in Redazione

“ S

di Laura Spitali

Una conversazione tra padre e figlia sulla forza di volontà per oltrepassare il confine dell’ovvietà quotidiana

uperata la soglia dei trent’anni credevo di conoscere bene i miei genitori. Ma un giorno di gennaio mi sono dovuta ricredere. Mio padre, Luigi Spitali, mi chiama e annuncia di essersi deciso a pubblicare un testo redatto da diverso tempo, che giaceva silente nel “cassetto” del suo computer. Mi chiede di leggerlo e dargli il mio parere. Scopro così i dettagli di un periodo della sua vita, che io da bambina avevo vissuto collateralmente, per me del tutto nuovi. Soprattutto, mi rendo finalmente conto di cosa fosse riuscito a realizzare: quelle lunghe trasferte che lo tenevano lontano da me, in realtà, facevano parte d i un progetto ambizioso realizzat o con sacrificio e tanta forza di volontà. Leggendo il libro “Oltre il volo del gabbiano – Il viaggio vincente di un gruppo di siciliani” (pubblicato da Edizioni Lussografica lo scorso maggio), mi sono emozionata e anche un po’ imbarazzata: è possibile scoprire chi sia veramente mio padre sfogliando le pagine di un libro? Ebbene sì. Ma ho voluto saperne di più: ho dialogato con lui per capire ancora meglio cosa lo avesse spinto ad affrontare una sfida apparentemente impossibile, che si trasformò in un fenomeno vittorioso, prendendo spunto dalla sua storia per imparare a “volare sempre più in alto”. Da dove nasce la tua passione per il ciclismo e cosa ti ha convinto a dare vita a un progetto così ambizioso? «Io penso che le passioni, quelle vere, profonde e viscerali, nascano con noi. E così penso che sia nata con me quella per il ciclismo. Questo è un interrogativo che mi sono posto spesso anch’io e mai sono riuscito a darmi una spiegazione esaustiva. Nella mia famiglia, in cui non c’era una tradizione di appassionati di ciclismo, la sola eccezione riguardava una bici da corsa, acquistata come mezzo di trasporto da un mio zio nel 1949, che faceva bella mostra di sé in una stanza della casa dei miei nonni materni. E io, fin da piccolo, ogni volta che andavo dai nonni, mi soffermavo per ore ad ammirare ogni particolare di quella bici da corsa. Però, non penso che sia stato solo quello che mi abbia fatto nascere la passione per il ciclismo. Cominciai a seguire questa disciplina in televisione già nel 1965, anno in cui Gimondi vinse il Tour del France; successivamente fui affascinato dalle epiche sfide fra il campione bergama-

sco e il “cannibale” Eddy Merckx. E il progetto di realizzare una nuova compagine ciclistica a Caltanissetta nacque dalla consapevolezza che i corridori nisseni, se ben preparati, guidati e supportati da uomini e mezzi adeguati, potessero recitare una parte di rilievo

in una vetrina nazionale che rappresentava il trampolino di lancio verso un traguardo da sogno chiamato maglia azzurra. Anche se i corridori della Nemo avevano già conquistato prestigiosi traguardi regionali e nazionali negli anni precedenti, tra cui spiccava la

materializzazione del sogno cullato per sei lunghi anni; fin dal momento in cui quel piccolo gruppo sportivo nisseno aveva intrapreso quel viaggio affascinante. L’incontro a trecento metri dal traguardo di Camolli fra i due siciliani, il corridore e il suo presidente,

Nord per i corridori della Nemo ebbe ogni volta il gusto piacevole della trasferta e non quello amaro dell’emigrazione. Quell’emigrazione dei siciliani, sportivi e non, che per poter emergere o per trovare un’occupazione erano stati costretti a lasciare la loro terra e

Caro papà, insegnami a volare alto

“oltre il volo del gabbiano” sul selettivo palcoscenico regionale e, perché no, anche su quello nazionale, senza ricorrere all’emigrazione di matrice sportiva. I nisseni potevano pedalare nel cuore dell’Isola e vincere oltre i confini dell’Isola». Qual è uno degli episodi di questo “viaggio vincente” che ricordi sempre con piacere, e che a tuo parere rappresenta al meglio il successo della

vittoria di Rosario Fina nella prova su strada della Coppa Italia dell’anno precedente, la stagione 1986 rappresentava la vera possibilità di andare “oltre il

mi è rimasto negli occhi e nella mente, perché rappresentò una sorta di liberazione dalla morsa della sconfitta atavica dei siciliani. Era la storica conquista

Bergamo 1987, Rosario Fina con i suoi compagni vince il Mondiale Juniores. Nella foto in alto, conduce il trenino azzurro. A sinistra la premiazione (Rosario Fina al centro della foto)

I giovani raccolgano l’ideale testimone di quell’avventura vincente, per continuare a correre e vincere: non solo nello sport ma anche nella vita di ogni giorno squadra Libertas Nemo? «Senz’ombra di dubbio, la vittoria conquistata nel 1986 da Rosario Fina nell’indicativa premondiale svoltasi a Camolli di Fontanafredda, in provincia di Pordenone. Quello era l’anno in cui i corridori della Libertas Nemo potevano cimentarsi

volo del gabbiano”, cioè oltre l’ovvietà quotidiana; oltre la marginalità, non solo geografica, dell’irredimibile entroterra siciliano. Quella vittoria insperata, cercata con la determinazione e la consapevolezza di quanto importante fosse la posta in palio, rappresentò la

di un traguardo che andava ben oltre il fatto sportivo in sé. Quello fu il prologo di un sogno dipinto d’azzurro e d’arcobaleno (la vittoria di Rosario Fina al campionato mondiale juniores a Bergamo nel 1987, ndr)». Se potessi tornare indietro, cosa rifaresti e cosa invece cambieresti di quella straordinaria avventura “umana e sportiva”? «Penso che se fosse possibile tornare indietro rifarei tutto alla stessa maniera, apportando soltanto una variazione al finale. È stato un viaggio vincente di andata e ritorno, non solo per le vittorie conseguite in ambito sportivo, ma per un altro aspetto che considero altrettanto importante: il

i loro affetti. I ragazzi che vestirono la maglia della Nemo provarono con entusiasmo, serietà e determinazione a invertire la rotta che voleva i siciliani vincenti solo se intruppati, da emigrati, nelle blasonate e facoltose realtà ciclistiche del nord Italia. Quello fu il vero significato di una straordinaria avventura durata due decenni: aver voluto dare corpo a una vera e propria scuola di ciclismo che potesse andare oltre il ciclismo stesso; che potesse insegnare a lottare e vincere contro gli stereotipi della rassegnata e sonnolenta quotidianità locale. E per questo, se mai fosse possibile riavvolgere il nastro, cercherei di cambiare il finale. Cancellerei quel volo anomalo che modificò il corso di quell’affascinante storia; che spazzò via il sogno di chi voleva andare oltre il volo del gabbiano; di chi aveva osato fare qualcosa che non era previsto dal copione dello staticismo locale. E vorrei che qualcuno, giovane come te, raccogliesse l’ideale testimone di quell’avventura vincente, per continuare a correre e vincere: non solo nello sport ma nella vita di ogni giorno».


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Economia & Società

di Marcello Curatolo

“ I

mmaginiamo di salire su una macchina del tempo e tornare indietro di qualche anno, in particolare al 2000. Quali sono stati gli eventi che hanno caratterizzato quell’anno? Proviamo a ricordarne qualcuno: il capodanno del millennio, la bolla Hi-tech, il Millennium Bug. Nel complesso la sensazione prevalente in quegli anni, e in quelli immediatamente precedenti, era di un periodo di forte stabilità; vi era ottimismo e le aspettative molto elevate! Risaliamo sulla macchina del tempo e andiamo avanti di 12 mesi (365 giorni); in così poco tempo è cambiato tutto: 2001/ scoppia la bolla delle dot.com; settembre 2001/ attacco alle Twin Towers e inizio della guerra in Afghanistan; autunno 2001/ scoppia il caso Enron; 2002/ il fallimento Cirio; 2003/ l’invasione dell’Iraq; fine 2003/ il crac Parmalat; 2007 / crisi dei mutui sub-prime, bancarotta di Lehman Brothers, 2008-2014/ crisi economica, altresì detta la Grande Recessione o, nel linguaggio di tutti i giorni, LA CRISI. Sembra passato un secolo, in realtà sono meno di 15 anni! Per evitare di far calare una cappa di gelo sulla lettura di questo articolo e piombare in una cupezza irrimediabile, proviamo a vedere cosa è cambiato in un’ottica più positiva. Pensiamo ad esempio a come comunichiamo: riuscite a immaginare la nostra quotidianità senza il vostro smartphone? Eppure nel 2000 i telefoni cellulari non erano ancora diffusi in maniera così capillare, si usavano ancora le mappe cartacee per trovare le indicazioni stradali, il Tom Tom è del 2002, i social network ancora non esistevano, Facebook verrà lanciato nel 2004, tutti gli altri a seguire. Inevitabilmente questi mutamenti si riflettono e incidono profondamente anche sul mondo della finanza e sui risparmiatori. Pertanto in un contesto di mercato in continuo cambiamento, in cui l’unica certezza è che nulla ritornerà come era prima della “CRISI”, quali sono gli scenari a cui andiamo incontro? A tal proposito cito quanto detto dall’ex presidente della FED, Ben Bernake: “confido la quasi certezza di non rivedere, tassi d’interesse al 4%, come suggerisce la storia dei decenni precedenti”. Ben Bernake ha 61 anni, con aspettative di vita di almeno 25 anni, pertanto per un quarto di secolo la politica monetaria della FED resterà espansiva! Un conto è il FED FUND al 4% e un altro allo 0,20%. Secondo me detta previsione mi sembra piuttosto azzardata, ma non si erano mai visti rendimenti negativi per la gran parte dei titoli di stato in Eurozona, rendimenti risibili per quelli americani e, di conseguenza, per le obbligazioni corporate emesse in tante aree del mondo. Prima i risparmiatori rivolgendosi ai propri consuleda; il tasso d’interesse dell’emissione dei BOT a

6 mesi di fine maggio è stato dello 0,004%.Ma prima di entrare nel merito di quanto detto è necessario capire le motivazioni per le quali le famiglie risparmiano e successivamente parlare dei rischi finanziari a cui vanno incontro. Esse nel tempo hanno subito profonde modifiche. Infatti agli inizi del 2000 si risparmiava per: l’ acquisto di nuove casa (26%), la salute (10%), la possibilità di affrontare eventuali eventi imprevisti (45%), molto poco per l’istruzione dei figli, per la pensione il 10%. Oggi i dati sono cambiati per le nuove case la percentuale è scesa al 7%, rimane inva-

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è l’aumento generalizzato dei prezzi. In questi anni di “CRISI” gli esperti hanno detto che è stata bassissima e la BCE, con operazioni straordinarie, sta cercando di far crescere l’inflazione, se pure a livelli contenuti. Purtroppo le famiglie italiane non hanno percepito la “diminuzione” dei prezzi, anzi non si è capito

Dal 2000 ad oggi, sono stati tanti gli eventi mondiali che hanno rivoluzionato la finanza ed il risparmio

riguardando i titoli di stato dell’area euro e non solo, dimostra come il concetto di rischio sui mercati finanziari è completamente cambiato. Non

Il rischio è cambiato, attenti ai propri risparmi riata per gli eventi imprevisti, mentre è raddoppiata per l’istruzione/ aiuto dei figli, per la pensione la percentuale è cresciuta al 15%. La conseguenza è che l’ottica temporale delle scelte finanziarie è mutata nel tempo e quindi “l’aspetto temporale e la remunerazione degli investimenti diventano variabili determinanti nelle scelte finanziarie dei risparmiatori”. A questo punto bisogna, individuare con chiarezza quali sono effettivamente i rischi a cui vanno incontro i risparmiatori . Uso un acronimo “LIVE”! “L” – sta per longevità; l’età media della popolazione si è alzata enormemente e pertanto le esigenze finanziarie dei nostri “nonni” aumentano, se desiderano trascorrere con dignità gli ultimi anni della loro esistenza. Il nostro welfare non ci tranquillizza in tal senso, la remunerazione delle pensioni in futuro tende a diminuire, mentre come detto prima, le esigenze/costi aumentano. “I” -. Sta per inflazione. L’inflazione

perché, per esempio, il prezzo del petrolio si dimezzava mentre la benzina diminuiva di qualche centesimo. Mi permetto di segnalare che se l’inflazione dovesse iniziare a salire non solo i prezzi dei beni aumenteranno, ma anche il costo complessivo sui finanziamenti/mutui che le famiglie hanno contratto con interessi a tasso variabile aumenterà con conseguenze negative sulle stesse. “V” – sta per volatilità e si intende l’oscillazione repentina e importante che i nostri risparmi possano subire in un tempo più o meno lungo. A tal proposito constato che mediamente i nostri risparmiatori sono poco consapevoli circa i rischi finanziari che corrono con qualunque prodotto/servizio scelto. A dirla tutta spesso neanche gli addetti ai lavori! Oggi l’offerta di servizi finanziari è fatta da tantissime istituzioni e non sempre si hanno le competenze/informazioni giuste per identificare e trasferire ai risparmiatori i concetti di volatilità/rischio. A proposito di cambiamento il pesante calo che sta

basta più distinguere tra obbligazioni o azioni per avere un approccio prudente o aggressivo. In questo ultimo periodo, infatti, le flessioni sul mercato azionario sono state accompagnate da forti cali dei prezzi delle obbligazioni; avere un portafoglio di obbligazioni, con scadenze lunghe, può esporre il risparmiatore

a una volatilità superiore a quella dei titoli azionari. L’individuazione e la scelta dei prodotti/servizi “giusti” diventa fondamentale, soprattutto per i risparmiatori meno evoluti. “E” sta per eventi imprevisti. Oggi più che mai il fut u r o app are incerto, e quindi destinare risorse per qu a l c o s a che potrà servire, eventualmente, per fronteggiare situazioni impre v iste, ma che vanno risolte, è divenuta una delle principali motivazioni per le quali si risparmia (43%). Ritornando al mutamento del concetto di rischio, per effetto degli interventi delle Banche Centrali, si impone una sfida anche all’industria del risparmio gestito. E’ necessario infatti che le case d’investimento oltre a pubblicizzare i rendimenti, in periodi di rialzi è molto semplice, dessero anche informazioni corrette e puntuali circa i rischi connessi all’investimento. Diventa difficile, quindi, fare scelte d’investimento in questa fase poiché gran parte dei risparmiatori hanno un profilo “ prudente” e non si può passare dalle obbligazioni alle azioni tout court. Servono, pertanto, soluzioni alternative che consentono di superare gli attuali rendimenti prossimi allo zero. Cito Charles Darwin: “ Non è la più forte della specie che sopravvive, ne la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”!

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Eventi

La Fiera dell’economia locale fa tappa nel centro storico nisseno Tre giorni di promozione imprenditoriale e valorizzazione delle tradizioni del territorio

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i svolgerà quest’anno a Caltanissetta il 31 luglio, l’1 e 2 agosto il Festival del Socio “Fiera dell’economia locale”. Dopo le esperienze di Serradifalco e Sommatino, la terza edizione della Fiera dell’economia locale farà tappa a Caltanissetta andando a nobilitare un capoluogo di provincia al quale la BCC del Nisseno ha sempre guardato con interesse e impegno in termini di promozione delle realtà produttive presenti nel territorio. Ad organizzarla nel centro storico di Caltanissetta è la Banca del Nisseno, presieduta dal dott. Giuseppe Di Forti, con una kermesse di tre giorni caratterizzata da esposizioni da condividere insieme tra degustazioni, spettacoli, artisti, giochi, sorprese e ospiti speciali. Insomma, è proprio il caso di dire che in questa edizione nissena del Festival del Socio “Fiera dell’Economia locale” non mancherà proprio nulla. Una Fiera nella

sata per integrare la cooperazione nel tessuto socioeconomico, valorizzare il Centro Storico, aggregare le eccellenze imprenditoriali e incentivare concretamente l’arte e le tradizioni. Il Festival, con momenti culturali e degustazioni di prodotti tipici, è impreziosito da ar-

turo per tutti” di Canicattì intorno alle 20:40, mentre a seguire c’è il mini-concerto dei New Trilogy di Riesi. Alle 21:30 si esibirà la Compagnia teatrale “Insieme per un sogno” di

A sinistra Roberta Curatolo, sopra l’oboista Gabriele Palmeri, in basso Sasà Salvaggio

quale la partecipazione per le imprese espositrici e l’ingresso per i visitatori sarà completamente gratuito. In questo modo la BCC del Nisseno intende stimolare al massimo la partecipazione delle imprese alla Fiera dando agli imprenditori la possibilità di promuovere la loro azienda a costo zero contribuendo a farla conoscere nel territorio. Sarà un’occasione privilegiata per celebrare l’esperienza dell’anno sociale e presentare i nuovi progetti di sviluppo per il territorio. L’iniziativa è pen-

tisti e ospiti speciali che animeranno le serate con i loro spettacoli dando vita a importanti occasioni conviviali nel segno dell’amicizia e della coesione. Particolarmente rilevante il programma della manifestazione. Si comincia venerdì 31 luglio alle 19:30 con il taglio del nastro alla presenza delle autorità e della Banda musicale “Salvatore Albicocco” di Caltanissetta. Dopo i saluti istituzionali, tra gli spettacoli previsti nel corso della prima serata c’è l’esibizione della compagnia teatrale “Un fu-

Sommatino, mentre alle 21:50 spazio al cabaret d’autore con i Monelli Diversi di Caltanissetta. Alle 22:10 miniconcerto dei Trifase di Caltanissetta e gran finale previsto per le 22:40 con il Cabaret degli artisti di fama nazionale Matranga e Minafò direttamente dalla trasmissione televisiva di Rai Due “Made in Sud”. Il giorno dopo, sabato 1 agosto, si comincia già dalla mattina: alle ore 9:00 c’è il primo giorno del Concorso regionale di scultura estemporanea Premio “Gino Morici”. Nelle ore serali, a partire dalle 19:30 si esibirà la Compagnia teatrale “Don Matteo Indorato” di Sommatino e a seguire spazio all’esibizione del Piccolo coro “San Francesco” di Serradifalco, mentre alle 20:10 c’è in programma l’attesa esibizione della Scuola di danza “Le corps et l’esprit” di Serradifalco. Intorno alle 20:50 il raffinato mini-concerto dei Cantu e Cuntu di Riesi, mentre alle 21:30 c’è l’esibizione degli oboisti Gabriele e Angelo Palmeri di Serradifalco, con Gabriele reduce dal grandissimo successo ottenuto nel programma televisivo di Canale 5 “Tu si que vales” con Maria De Filippi. Alle 22:10 c’è un ospite speciale: Ezio Fox di Riesi, storico chitarrista dei Teppisti dei Sogni. Alle 22:40 spazio al cabaret con il big palermitano Tony Carbone. Domenica 2 agosto terza ed ultima giornata del Festival del socio “Fiera dell’economia locale”. Dalle 9:00 alle 18:00 Secondo ed ultimo giorno del Concorso regionale di scul-

tura e pittura estemporanea Premio “Gino Morici”. Alle 19:30 si riparte con l’attesa consegna delle borse di studio ai figli dei soci della Banca. Intorno alle 20:30, invece, spazio alle esibizioni canore dei nuovi talenti Giorgia Vitali (Sicilia), Luca Anceschi (Correggio – RE), Michelangelo

Giordano (Milano) ed Eleonora Quinci (Venezia), nonché dei promettenti ballerini Federica Salute e Federico Nasonte. Alle 20:50 è prevista l’appassionata esibizione degli AzëTango di Caltanissetta, mentre alle 21:20 il grande pubblico del Festival potrà svagarsi con il cabaret di Michele Cordaro, apprezzato cabarettista serradifalchese. Alle 21:50 è previsto il mini-concerto della band Carnaby di Canicattì, mentre intorno alle 22:20 la premiazione del Concorso regionale di scultura e pittura estemporanea svoltosi nelle giornate del sabato e della domenica. Alle 22:40 il gran finale con lo spettacolo del noto cabarettista palermitano Sasà Salvaggio. A presentare il Festival sarà la nissena Roberta Curatolo, presentatrice di eventi e format tv, che ha collaborato con emittenti televisive regionali come Telecolor e Mediterraneo Sat e che ha recentemente vinto il Premio “Donna siciliana 2015” per il talento artistico espresso attraverso le numerose conduzioni in giro per l’isola e per gli studi. “Felice e grata di poter presentare il Festival del Socio anche per questa edizione – ha dichiarato la nota presentatrice - l’evento ha per me un doppio significato poiché oltre a intrattenere il pubblico nisseno, il vero obiettivo sarà quello di dare valore alle identità artistiche del nostro territorio”.


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L’INTERVISTA Il Presidente della BCC del Nisseno Giuseppe Di Forti analizza il futuro di 370 piccole banche italiane

Banche di Credito Cooperativo

“nell’occhio del ciclone”

Giuseppe Di Forti

A

breve sarà varata dal Governo la riforma del Credito Cooperativo. Sarà profondamente rivisitata la normativa di settore delle piccole banche per rispondere alle “ richieste europee”. Si parla di un gruppo bancario unico a livello nazionale. Una rivoluzione di cui poco sappiamo. Una calma apparente foriera di cambiamenti epocali. Come avvenuto per le Banche Popolari con attivi superiori agli otto mila miliardi di euro, a sorpresa pare che sia stata già predisposta una piattaforma normativa che, stralciata in extremis dall’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di gennaio per consentire un minimo di riflessione e possibilmente la presentazione di un progetto equivalente di autoriforma da parte delle BCC, è nell’agenda del Governo fra le cose da fare entro fine anno. Si discute del futuro e quindi del destino delle 370 piccole banche italiane; le BCC, ex Casse Rurali ed Artigiane, dopo quasi 150 anni di onorato servizio, vengono messe in discussione nella loro formula originaria in nome della globalizzazione secondo le regole di mercato europee. Ne parliamo con il Presidente Di Forti, rappresentante di una BCC locale che, cresciuta negli ultimi anni per effetto di fusioni e nuove aperture di sportelli, esprime perfettamente il modello mutualistico che interpretano le piccole cooperative bancarie, definite significativamente “micro giganti”. Presidente, ci dice in breve cosa prevede questa riforma? Per quello che ci è dato sapere e allo stato delle cose, alle BCC sarà imposto di confluire in uno o più gruppi

con a capo una capogruppo strutturata sotto forma di società di capitali che risponderà direttamente alla Vigilanza facendo agio sui patrimoni delle singole BCC appartenenti al gruppo sulla base di un vincolo solidale, con la possibilità di ingresso di capitali privati esterni entro determinati limiti e, ovviamente, con l’obbligo di sovrintendere il gruppo determinando gli indirizzi delle BCC con gradi di rigidità da stabilire secondo un patto di dominio infragruppo. Una cosa molto complicata da spiegare in poche parole ai non addetti ai lavori ma che, come si intuisce dai termini utilizzati, da un lato, pone in seria discussione l’autonomia della singola BCC che nella migliore delle ipotesi ne uscirà certamente ridotta e, dall’altro, impone che il patrimonio della singola BCC venga messo a garanzia del gruppo e quindi a rischio ulteriore, introduce principi capitalistici con l’ingresso di capitali di soci investitori. Come state vivendo questa nuova fase alla quale andrete incontro? Con molta preoccupazione. Pur essendo condivisibili alcuni obiettivi della riforma che vanno nel senso

renziale, il metodo e gli strumenti previsti ci lasciano molto perplessi. Il rischio è che vengano portate ad estinzione le BCC e con loro la formula mutualistica di intervento sul territorio. Oggi è in gioco qualcosa che travalica l’interesse del singolo; il credito cooperativo è portatore di valori autentici di solidarietà ed è parte attiva e motore dell’economia locale. Il suo apporto alla crescita dei territori è storicamente documentato e, in quanto impresa vocata alla relazione personale e all’attenzione ai soggetti cosiddetti minori, la sua valenza è alta, ancor più oggi che viviamo in una società che tende all’omologazione secondo modelli consumistici in una visione capitalistica dell’economia. E’ in gioco quindi il sostegno ai più piccolo; per questo, oggi più che mai, sarebbe opportuno avere il sostegno della gente comune e se ciò non avviene è anche perché tutto sta passando in sordina, in linea con i colpi di mano cui ultimamente siamo abituati. Quello che ci dice è sconvolgente; come pensate di agire? Con senso di responsabilità e spirito di coesione. Abbiamo affidato unanimemente a Salvatore Saporito, presidente della BCC Toniolo di San Cataldo recentemente eletto Presidente della Federazione Siciliana delle BCC, la rappresentanza delle BCC isolane in seno al Consiglio Nazionale di Federcasse. Questa, a sua volta ci rappresenta e interloquisce con il Governo e con le Autorità di Vigilanza. Confidiamo nella ragionevolezza dei nostri esponenti politici chiamati a fare le scelte per il bene comune e nella capacità dei nostri rappresentanti nazionali di incidere positivamente;

vrebbe fare fronte con le BCC? Perché incentiviamo il credito, educhiamo al risparmio, facciamo cultura, sosteniamo le famiglie e i piccoli imprenditori, crediamo nei giovani, finanziamo l’economia reale e soprattutto operiamo esclusivamente nel locale. Quest’ultimo aspetto vuol dire che ogni euro

del rafforzamento patrimoniale e dell’efficientamento del sistema del credito cooperativo italiano in vista di un maggiore integrazione in ambito europeo e quindi nell’ottica di un rafforzamento per affrontare e superare le sfide del futuro in un mercato globale altamente concor-

ciò non vuol dire impedire la riforma bensì modularla in maniera tale da salvaguardare il modello mutualistico delle banche di credito cooperativo, anche come presidio della biodiversità in campo finanziario, il che non guasta affatto. Presidente, perché la gente do-

l’energia,, e quelli tradizionali, come l’agroalimentare ed il turismo. Come dice il Santo Padre nella recente enciclica “Lauda-

to si”, occorre rallentare la crescita sfrenata dei consumi e fermare il dominio della finanza, tornando all’economia reale e ad una crescita ecosostenibile. Abbiamo varato un programma di interventi a sostengo dei centri storici e particolarmente a Caltanissetta intendiamo essere compartecipi con una serie

Siamo convinti che se non riparte l’economia non è allagrando le maglie del credito che salveremo i nostri territori. Per questo ci stiamo impegnando a stimolare la creazione di reti dell’economia reale sul territorio intermediato dalla BCC crea valore aggiunto locale e cioè genera ricchezza in loco a beneficio della comunità. Basterebbe capire bene questo vantaggio per mettere in moto un meccanismo virtuoso di crescita locale tramite le BCC presenti sul territorio. Sono convinto che si potrebbero cambiare le sorti dell’economia. Sappiamo che in questo la sua Banca ha una visione chiara e sta operando secondo precisi indirizzi strategici Siamo convinti che se non riparte l’economia non è allargando le maglie del credito che salveremo i nostri territori. Per questo ci stiamo impegnando a stimolare la creazione di reti dell’economia reale sul territorio. Vogliamo fare la nostra parte accanto agli imprenditori prendendoli per mano e guidandoli nella rinascita; sosteniamo convintamente i settori emergenti, come

di iniziative quali il mutuo a tasso agevolato per l’acquisto o la ristrutturazione della casa in centro storico, il recupero e l’abbellimento di spazi urbani, la creazione della rete delle imprese locali e altre iniziative fra le quali la fiera dell’economia locale che si terrà dal 31 luglio al 2 agosto nella zona pedonalizzata del centro e che vedrà espositori, commercianti in sede fissa e soci della Banca integrati in un unico evento arricchito da spettacoli artistici e iniziative culturali.


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Fatti & San Cataldo

Quando differenziare

può fare la differenza

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ar diventare i rifiuti una risorsa per il Comune ed un motivo di risparmio per i cittadini con conseguente diminuzione del costo delle bollette. Non è la solita frase a duplice finalità tipica di tanti programmi elettorali da propinare agli elettori per ottenere consensi a buon mercato, ma quanto, concretamente, sta cercando di realizzare l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giampiero Modaffari con il progetto sperimentale di raccolta differenziata che ha avviato nei quartieri di Pizzo Carano e Decano. Un progetto sperimentale messo a punto dalle cooperative “Ecolgest” e Geo Agriturismo che gestiscono in Ati il servizio di igiene urbana a San Cataldo e che gestiranno il servizio di raccolta differenziata con contenitori e container scarrabili. Una progettualità moderna con punte di innovazione destinate a dare qualità e affidabilità a questo nuovo progetto sperimentale di raccolta differenziata che si sta attuando in due tra le più popolose zone del centro abitato sancataldese. In via Forlanini, nel cosiddetto piazzale Spazi Verdi, è stato istituito un eco-punto che costituisce il primo tassello per un servizio di raccolta differenziata che non è più fine a se stessa, ma assicura invece concreti risparmi a chi la pratica. Sono stati installati sei contenitori, due per tipologia di rifiuto (carta-cartone, vetro-lattine, plastica), ciascuno dei quali ha una capienza di 1100 litri. L’utente, prima di conferire il rifiuto nell’apposito cassonetto, inserisce la tessera e digita il numero corrispondente alla tipologia del prodotto differenziato, che viene poi pesato seduta stante. L’utente è dotato di un codice o di una password con cui, tramite computer, tablet o smartphone, può anche controllare il proprio punteggio raggiunto per kg di rifiuto andando

anche a stabilire la relativa premialità. Dunque, “si” alla differenziata, ma “si” anche alla premialità con un progetto avveniristico destinato a segnare una svolta in un settore come quello dei rifiuti nel quale, in questi anni, sono stati più i dolori che le gioie per i cittadini utenti costretti a pagare esosamente un servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti che ha imposto costi enormi alle loro tasche. Ora le premialità non sono più un miraggio ma una realtà: per ogni chilo di carta-

della bolletta. Per fare ciò, gli utenti, munitisi di bolletta Tari, tessera sanitaria

Al via il progetto sperimentale nei quartieri di Pizzo Carano e Decano. Il sindaco Modaffari e l’assessore La Rosa: “Stiamo precorrendo i tempi”. cartone la premialità prevista è di 0,05 euro, per ogni kg di vetro - lattine la premialità è invece di 0,027 euro, mentre per ogni kg di plastica la premialità è di 0,23 euro. Si tratta di somme in apparenza esigue che, tuttavia, nel volgere di un anno, diventano risparmi consistenti sulla bolletta anche perché l’utente, anziché buttare cartoni o abbandonarli, anzichè gettare nel cassonetto vetro, plastica e alluminio, d’ora in avanti differenzierà i rifiuti in modo da ottenere risparmi sul costo

e codici fiscali di tutti i componenti del nucleo familiare, si sono registrati regolarmente ed hanno avviato la differenziata. Il progetto, ovviamente, piace alla cittadinanza, anche perché la prospettiva di risparmiare concretamente sui costi della bolletta è immediata e tangibile. Tuttavia, il progetto è altrettanto allettante anche in un’altra prospettiva, quella che permette di far scendere il costo di conferimento in discarica dei rifiuti solidi urbani e di fare pertanto diminuire il costo com-

plessivo del servizio che, proprio alla voce “conferimento in discarica” ha uno dei suoi costi più rilevanti. Costi finora elevati anche, e soprattutto, per la presenza di rifiuti che, invece ora, venendo differenziati, sono destinati a farli calare notevolmente. Il progetto sperimentale prevede anche la realizzazione di un Centro ecologico comunale in via Stazione, dove tutti i cittadini potranno conferire oltre a carta – cartone, lattine – vetro e plastica, anche imballaggi in metallo; apparecchiature elettriche ed elettroniche Raee; metallo; pneumatici fuori uso; rifiuti biodegradabili quali sfalci di potatura; tubi fluorescenti; nonché, secondo le modalità e procedure che dovranno puntualmente determinarsi, sarà possibile prevedere anche lo smaltimento di inerti da demolizione domestica. Un progetto sperimentale nel quale l’amministrazione comunale crede e punta fortemente. In particolare l’assessore comunale al territorio e ambiente Angelo La Rosa ha avuto modo di sottolineare che “Con l’isola ecologica di via Forlanini ci rivolgiamo ad un determinato numero

di utenze domestiche (circa 540) in zona Pizzo Carano-Decano, con l’obiettivo di verificare la percentuale di differenziata rispetto al numero di utenti. L’iniziativa è a costo zero per il Comune, anche per quanto concerne la premialità ai contribuenti, che proverrà dai contributi del Conai. È stata avviata un’esperienza atta ad “educare” alla differenziata. Sicuramente, ci sarà un vantaggio per le famiglie, soprattutto quelle con un maggior numero di componenti”. Il sindaco Giampiero Modaffari ha invece rilevato che, con questo progetto, la sua amministrazione comunale ha inteso precorrere i tempi: “anticipiamo il Piano d’intervento Aro, sia con l’isola ecologica sia con il centro comunale di raccolta per il quale già a marzo abbiamo inviato le necessarie documentazioni all’Urega. E’ garantita la tracciabilità, con uno stretto legame tra cittadino, qualità e quantità del prodotto differenziato. Il vantaggio è duplice, legato sia al conferimento del singolo cittadino (più si conferisce, più si potrà godere di premialità), sia al fatto che in questo modo si potranno ridurre i costi di conferimento in discarica, con conseguenti benefici per la collettività; in ogni caso diamo merito agli attuali gestori del servizio, che hanno ideato il sistema dell’isola ecologica in loco. Speriamo che i cittadini comprendano la “rivoluzione” che si vuole mettere in atto in ambito di raccolta differenziata”.

C.da pian del Lago, Caltanissetta * Tel. 0934/541836 - Cell. 366.4290805


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Fatti, scuola & giornalismo

young

Redazione al Ruggero Settimo

U

na delle Redazioni più giovani d’Italia: dodici studenti del primo biennio del Liceo Classico e Linguistico “Ruggero Settimo” (15/16 anni), impegnati in un’esperienza inedita di Laboratorio di Giornalismo, da marzo a giugno di quest’anno, 30 ore di esperienza nell’ambito dei Progetti PON di eccellenza realizzati nella scuola. Un viaggio teorico-pratico nel mondo dei media e dell’informazione, partendo dalla lettura-decodifica dei giornali della carta stampata, dall’analisi della loro struttura e dei diversi generi della scrittura giornalistica, fino ad analizzare il linguaggio delle immagini e l’informazione radio-televisiva. Gli studenti hanno lavorato alla costruzione di rassegne-stampa tematiche, confrontando, su un campione di dieci testate, diverse per orientamento politico e culturale, le scelte diverse nella gerarchia e nella impostazione delle notizie, gli stili e le forme espressive che corrispondono alle diverse scelte redazionali. Esercitazioni pratiche nella redazione di articoli di cronaca, le “classiche” 30 righe, partendo dalle notizie-ANSA o rielaborando gli eventi della cronaca locale, attenti a rispettare i canoni di una buona informazione ed insieme ad affinare e a personalizzare lo stile per evitare le banalità e i luoghi comuni di un’informazione superficiale e “plastificata” dagli stereotipi. Non sono mancate le esercitazioni su testi celebri di giornalisti-scrittori che hanno dato al giorna-

lismo il respiro della grande letteratura: Sciascia, Pasolini, Dario Fo, Montale, spesso protagonisti anche di battaglie civili memorabili nella storia del nostro Paese. Particolarmente interessanti, gli incontri in situazione, che hanno scatenato la curiosità affilata degli studenti: con il giornalista parlamentare Giuseppe Alberto Falci, con la Redazione del Telegiornale di Tele Futura Nissa (Ivana Baiunco, Annalisa Giunta e Fabiola Palmigliano) e con il Direttore editoriale del Fatto Nisseno, Michele Spena, due full-immersion, queste ultime, che hanno coinvolto gli studenti nell’esperienza operativa della “costruzione” del prodotto giornalistico, rendendoli protagonisti in prima persona per due interi pomeriggi. Alla fine il lavoro redazionale, la scrittura e l’impostazione di questo inserto, e la discussione, ancora in-progress, sulla responsabilità del lavoro giornalistico rispetto al dovere di raccontare la verità, sempre, anche quella che non si vede subito o che non si vuole far vedere. Con la consapevolezza del rigore indispensabile, in questa “narrazione”, per rappresentare correttamente tutte le posizioni e le ragioni. A partire dalla propria esperienza di studenti, nella propria scuola, letta in chiave complessiva, come uno spaccato specifico del contesto sociale da “raccontare”. Il giornalismo come impegno a rendere leggibile la complessità della realtà in cui viviamo, un im-

p egno fondamentale per rendere autentica la democrazia, e la libertà di scegliere, che non esiste pienamente senza una informazione completa e corretta, plurale e “problematica”. Non è poco, pensiamo, per dei ragazzi di sedici anni. Fiorella Falci e Silvia Pignatone Docente e Tutor del laboratorio di giornalismo

Come interviene l’Europa nel sistema scolastico italiano

Ruggero Settimo:

l’occasione PON

La redazione Carlo Bannò II A Linguistico Sofia Bonsignore II E Dams Ivonne Di Francesco IA Linguistico Emanuela Di Maggio II B Linguistico Giorgia Farruggia II E Dams Matteo Giannone II C Armando Gioia II A Linguistico Giorgia Lauria I C Linguistico Sharon Lombardo I E Dams Alessandra Maira I E Dams Andrea Manta I A Paola Porracciolo II C Linguistico Carla Ribaudo II E Dams Emanuela Riggi II E Dams Giorgia Salerno II E Dams Adriana Savaia II E Dams

di Paola Porracciolo

L

’acronimo PON (Piano Operativo Nazionale) si riferisce ad un’agenda di finanziamenti che ha una durata di sei anni; si tratta di finanziamenti che provengono dalla Comunità Europea. Qui esaminiamo i corsi di potenziamento e di eccellenza che i ragazzi del biennio del Liceo Classico e Linguistico “Ruggero Settimo” hanno seguito gratuitamente. Così è stato spiegato dalla nostra Preside, dott.ssa Collerone «...È stata una grande occasione per le “Regioni obiettivo convergenza”, cioè le Regioni che nello scenario europeo presentavano delle caratteristiche di difficoltà rispetto alle altre regioni europee; infatti, dobbiamo ragionare in un’ottica europea in quanto i finanziamenti provengono proprio dall’Unione Europea; però non si è trattato di finanziamenti distribuiti a pioggia, cioè erogati in maniera uniforme per tutte le scuole del territorio europeo, ma di fondi assegnati in maniera mirata a colmare il “gap” che esiste, per esempio, tra le nostre regioni con problematiche legate al reddito o al capitale umano e le regioni invece più sviluppate. Per

cui la formazione, e quindi il lavoro scolastico che viene implementato e ampliato attraverso questi finanziamenti, sono mirati a superare determinate situazioni...». La Preside ci ha spiegato, inoltre, che per potere accedere ai corsi di potenziamento PON è necessario possedere determinati requisiti. Nel caso specifico, per frequentare il PON di giornalismo, corso di eccellenza, è stato necessario il voto quadrimestrale dall’otto in su di italiano. Qualche informazione in più da parte di una docente interna all’organizzazione “...Il facilitatore è la figura che fa da ponte tra il dirigente e tutti gli esperti e tutor; supporta e sostiene i docenti che sono tutor o esperti del PON, e sostiene i docenti coinvolti nella organizzazione dei corsi e nella cura della piattaforma web...” Come ci illustra la Professoressa Iannuzzo, la programmazione di un corso PON è molto complessa e richiede tempo, è divisa in diverse fasi e sono diverse le persone che la coordinano: un esempio è quello, appunto, del facilitatore o del valutatore.

“Troppa burocrazia?” La domanda che sorge quando si fa riferimento ai tempi di preparazione dei corsi PON è: “Troppa burocrazia?”. Anche in questo caso è la nostra Preside a darci chiarimenti. E spiega che, proprio perché i finanziamenti provengono da fondi pubblici, è chiaramente necessario che la programmazione dei corsi della scuola risponda a determi-

guardo al corso; segue la parte iniziale in cui si cerca comprendere da quale punto partire tutti insieme. In seguito si ha la parte didattica del PON, nella quale si sviluppa il tema del progetto; qui si inizia a lavorare insieme ai docenti esperti che danno le in-

Questi fondi europei aiutano a colmare il gup di reddito e di risorse umane che esiste tra le regioni

A destra, la dirigente Scolastico Prof.ssa Irene Collerone. Sopra, i ragazzi del Ruggero Settimo presso la redazione de il Fatto Nisseno. Nella pagina accanto un selfie negli studi di TFN

nati requisiti necessari per ricevere i fondi che consentono di dare il via ai diversi percorsi. Le fasi del corso Una volta finita la fase organizzativa, si dà il via al progetto. Sono diverse le fasi che lo compongono, le stesse per tutti i settori. La prima fase consiste in attività di accoglienza. Si risponde, ad esempio a test relativi alle proprie aspettative ri-

re la redazione di TFN e di realizzare insieme ai collaboratori della stessa un servizio che è stato poi mandato in onda. Abbiamo anche trascorso un pomeriggio alla redazione de “Il Fatto nisseno”. Nello specifico del PON di giornali-

dicazioni e che seguono le diverse fasi dell’attività. Infine vi è la valutazione del percorso effettuato. Parlando del PON di Giornalismo, abbiamo anche avuto la possibilità, durante una fase intermedia, di visita-

smo, abbiamo lavorato ad un prodotto finale, la composizione di un inserto da inserire nella edizione cartacea di luglio de “Il Fatto nisseno” Proviamo dunque l’emozione di vedere i frutti del nostro lavoro e di appurare che i diversi corsi PON danno veramente la possibilità di crescere non solo a livello disciplinare ma soprattutto personale.


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comunicazione istituzionale

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di Emanuela Riggi e Carla Ribaudo

Ambiente Scuola,

un ecosistema educativo anche nelle strutture

Voce e pensieri degli studenti LA DIDATTICA – Tante domande, ma quali risposte? Prof rigido e distaccato oppure amichevole e comprensivo? Si sa, il troppo stroppia; la soluzione migliore non sarebbe allora trovare un equilibrio? Essere esigenti nei confronti degli alunni insegna loro ad assumersi le proprie responsabilità, ma un atteggiamento sereno e disponibile permette di creare un rapporto di fiducia e armonia. Il sistema scolastico soddisfa davvero gli studenti? Lamentele arrivano soprattutto sulle valutazioni, che molti tra gli alunni (difficile stabilire se a torto o a ragione) denunciano come scarsamente obiettive: problematica che sottolinea ancor più la responsabilità del docente nel momento della valutazione. Scuola e tecnologia: un rapporto difficile? La tecnologia è sicuramente una risorsa per l’attività didattica. Ma quanti tra i docenti sono in grado di utilizzarla? E quante tra le attrezzature tecnologiche sono effettivamente funzionanti?

fumo di sigarette? Non sarebbe utile, nei limiti del possibile, fornire i bagni di carta igienica e sapone per le mani? PROBLEMATICHE – IL FUMO Il divieto di fumo negli ambienti della scuola è noto tanto quanto la sua reale inosservanza, da parte degli studenti come dei professori. C’è chi ritiene sia necessario un maggior rigore nell’osservanza del divieto, e chi pensa che la scelta migliore sia ammettere il fumo di sigaretta e fornire anche dei posacenere, per evitare il problema delle “cicche” nel cortile. Alla Dirigenza, come è comprensibile, è sembrato opportuno attenersi alla legge punendo, pur se sporadicamente, gli alunni trasgressori. Sorge dunque spontanea una domanda: perché, se agli studenti non è consentito, non è difficile vedere un professore fumare sul retro? Il divieto vige ovunque? Vige solo per qualcuno? O vige solo a livello teorico?

PROBLEMATICHE - GLI SPAZI IN CLASSE Fila, semicerchio o gruppi da quattro? È forse arrivato il momento di lasciar perdere l’Ottocentesca disposizione degli arredi e innovare un po’? In Italia non esiste una normativa specifica, dunque il compito di organizzare le aule è affidato ai docenti che spesso si accordano con i propri studenti. Le noiose file di banchi sembrano contribuire a rendere il rapporto “distante” tra docenti e alunni, allora si ricorre subito alla disposizione a “ferro di cavallo”: ma può anche questa ritenersi davvero una scelta adeguata? Secondo molti insegnati tutto ciò potrebbe rendere più vivaci e partecipate le lezioni ma sorge anche il problema della sicurezza in caso di emergenza ed evacuazione dell’edificio, oltre alla probabilità che i ragazzi copino più facilmente durante le verifiche.

LA STRUTTURA – PROPOSTE DELLA REDAZIONE I colori influenzano lo stato d’animo e i comportamenti delle persone, come dimostrato da studi scientifici, e possono dunque rendere più confortevole lo svolgimento delle attività. Perché dunque non far diventare più colorato e vivace un ambiente così frequentato come lo è la scuola?

Questi i PON attivati quest’anno nella nostra scuola Tipologia B-4-FSE-2014-67

Interventi di formazione sulle metodologie per la didattica individualizzata e sulle strategie per il recupero del disagio Destinatari Docenti Titolo del corso DidaBES

Tipologia B-7-FSE-2014-18

Interventi individualizzati e per l’auto-aggiornamento del personale scolastico (apprendimento linguistico, viaggi di studio, master, software didattici, comunità di pratiche, borse di ricerca, stage in azienda, ecc.) Destinatari Docenti Titolo del corso Corso di lingua francese CILIL

Tipologia C-1-FSE-2014-1272

Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave (lingua madre e matematica) Destinatari Alunni del biennio Titolo di corso Lingua madre e comunicazione A ciascuno il suo METODO Dal pensiero alla parola, dalla parola all’azione REALmatematicaMENTE Matematica al PC Matematica per le prove INVALSI Matematica e vita quotidiana

LA STRUTTURA – IGIENE E PULIZIA Studenti e non solo si lamentano ormai da tempo di aule non esattamente “immacolate” e di bagni poco attrezzati. E i graffiti? Cosa hanno da dire i ragazzi a loro discolpa? In questi casi si tende sempre a far ricadere le responsabilità su qualcun altro, ma come risolvere l’annosa questione delle “scritte” su banchi, muri e porte? Potrebbero insegnanti e personale ATA richiamare più spesso gli alunni i cui banchi sono scritti o disegnati? Sarebbe possibile investire in sensori da posizionare nei bagni, per evitare problemi di graffiti, oltre che

PROBLEMATICHE – LA RICREAZIONE “Ricreazione troppo breve”: è la tipica lamentela degli studenti. Vero è, tuttavia, che considerati i minuti necessari ai docenti per concludere la lezione e le lunghe file per comprare uno snack o andare in bagno, i ragazzi non hanno il tempo di mangiare e di “staccare” un po’. Per risolvere il disagio degli alunni ed evitare ritardi, sarebbe dunque opportuno aggiungere qualche minuto alla ricreazione ed ottimizzare i tempi. Un angolo “relax” nell’atrio dell’istituto ed una porta del bagno delle ragazze al piano terra

Concludiamo con i risultati di un sondaggio sulle motivazioni degli studenti del “R. Settimo”

SONDAGGIO SCUOLA: PERCHE?


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comunicazione istituzionale

Fatti, Scuola & giornalismo

di Matteo Giannone e Giorgia Farruggia

il 5 e 6 maggio, la protesta contro la “Buona Scuola” travolge anche i test ministeriali, giudicati aziendalisti e omologanti

C

altanissetta percorre il viale dei ricordi, non si respirava una cosí forte aria di protesta dal ‘68. Orde di studenti , professori e libertari di ogni genere, sono scesi nelle piu grandi piazze d’Italia il 5 e 6 Maggio per protestare contro il ddl della Buona Scuola e per esprimere un forte dissenso nei confronti delle prove Invalsi. Le manifestazioni sono uno dei pochi momenti diretti che collegano la politica al popolo, ma solo quando quelle siano giustificate e il popolo informato, quando le prime siano necessarie e i secondi non se ne approfittino. Sono rari i casi in cui le manifestazioni vengono usate come strumenti dai manifestanti, ma ancora piu rari i casi in cui i manifestanti scendono in piazza consapevoli e informati. Caltanissetta, seppur un piccolo puntino nell’ enorme firmamento delle cittá italiane, ha brillato per partecipazione e preparazione. Altro é il discorso quando il popolo che scende in piazza e manifesta è legato all’ idea di manifestare più che all’idea per cui manifesta. I

“Ci vogliono omologare”…. “Non si puo permettere che ragazzi che abitano in contesti diversi svolgano

le stesse prove”… Sono alcuni degli slogan che sono risuonati per le piazze d’Italia. Ciò che in molti non sanno, peró, é cosa sono veramente le prove Invalsi. Sono delle prove scritte che testano

facciano prove calibrate per le singole scuole, poiché non si verrebbe piú in possesso di un dato statisticamente at-

Verifica e contestazione nella scuola italiana

INVALSI:

il test della discordia manifestanti, al contrario, vengono talvolta usati come strumenti dalla manifestazione e si finisce per amare il concetto di ribellione al di lá degli effetti che questa provoca. Ció che è avvenuto il 5 e 6 maggio è indubbiamente un tipo di manifestazione che appartiene sia al primo che al secondo caso. Ha aleggiato sopra la manifestazione una costante senzazione di ripulsa e avversione verso le prove Invalsi. Un odio ingiustificato e per certi versi troppo palese, che ha portato all’assenza collettiva degli studenti in tutti gli istituti di Caltanissetta il giorno in cui si sarebbero dovute svolgere le prove. Molti hanno confuso ciò per cui manifestavano, fondendo in un unico blocco il ddl della Buona Scuola di Renzi e le prove Invalsi che non hanno nulla a che vedere col disegno di legge. Gli studenti si sono lasciati trasportare, forse un po’ troppo dall’esuberanza. “Sono fatte per l’alunno modello”…

le competenze, in lingua madre e in matematica, somministrate dall’Invalsi (istituto Nazionale di Valutazione del Sistema educativo e di Informazione) allo scopo di creare un dato statistico, grazie al quale le scuole possano autovalutarsi, con-

Irene Collerone: “Ritengo opportuno che la scuola abbia questo dato, ma non è l’unico frontando i risultati con quelli degli anni passati e con quelli delle altre scuole, pur sempre con lo scopo di migliorare. Non si può quindi pretendere che si

tendibile. Le prove Invalsi non sono prove calibrate per lo studente di ogni singola scuola, ma per lo studente prima di tutto Italiano e poi Europeo. Se ci sono differenze nel possesso delle competenze in lingua madre e in matematica rispetto allo standard allora é dovere delle scuole individuarle affiché chi di competenza faccia il possibile per colmarle. É diverso parlare di che uso ne faccia il governo e bisogna fare attenzione a non confondersi. Ciò non di meno i fatti del maggio 2015 stanno a testimoniare di come almeno localmente il fenomeno della protesta contro le prove Invalsi sia radicato. E gli aberran-

ti silenzi dei docenti e degli studenti alla domanda “ perché protesti contro le prove INVALSI”?: sono frutto di errata comumicazione. Altro fattore che ha contribuito moltissimo alla protesta è stata la concomitanza con il Ddl della Buona Scuola. Da 10 anni, infatti, gli studenti nisseni svolgevano senza intoppi le prove, quest’ anno in vena di cambiamenti hanno interrotto questa tradizione. Sará un caso che questo sia successo proprio l’ anno e nel preciso periodo in cui la riforma renziana metteva piede in Parlamento? Ecco cosa pensa Irene Collerone , la preside del Liceo Classico, sull’ argomento. Lei, nei confronti delle prove invalsi, che posizione sostiene? “Ritengo che le prove Invalsi siano soltanto uno degli strumenti che le scuole devono avere a disposizione per attuare l’ autovalutazione d’istituto che è necessaria ai fini di un miglioramento, in quanto potrebbero dare un’idea più precisa rispetto agli standard internazionali delle competenze raggiunte dagli studenti in quella fase della scuola che per altro riguarda la fascia dell’obbligo. Ritengo che sia opportuno che la scuola abbia questo dato che però non è l’unico. Certamente le prove Invalsi hanno dimostrato di

non essere valide sotto tutti i profili docimologici però sappiamo che sono oggetto di studio continuo,

perciò diventano sempre più attendibili e riferiscono notizie utili alla scuola relativamente all’italiano e alla matematica, probabilmente bisognerebbe ampliarle anche ad altre discipline. Tuttavia già contengono degli elementi molto positivi per l’autovalutazione delle scuole.” Lei che è una pedagogista ci può dire cosa ne pensa sul metodo secondo il quale sono formulate? “Penso che lo scopo sia quello di fornire a livello di decisori internazionali, perché facciamo parte di una comunità europea, degli strumenti che siano comparabili con quelli degli altri sistemi scolastici a livello europeo, di conseguenza sono state scelte negli ambiti di matematica e italiano che sono comparabili per tutti gli studenti del resto d’Europa, riguardano delle precise fasce di età comparabili con gli altri sistemi. Sono strutturate in test che inizialmente erano solo a risposta chiusa, adesso sono presenti anche delle parti con risposte aperte e multiple perché c’è uno sforzo a livello di ricerca, appunto docimologica, di renderli più vicini alle competenze che possono essere verificate. Quindi sotto questo profilo credo che siano sempre da rivedere e da adeguare ai vari sistemi e ai cambiamenti dei sistemi nazionali, però penso che abbiano un loro valore, indiscutibile”.


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Politica & Territorio

I dossier bollenti

L’intervista

nelle mani di Cancelleri Dalla A19 alla Raffineria di Gela di Alberto Sardo

D

alla “trazzera” alle ombre di speculazione sugli espropri dei terreni su cui sorgerà il by pass sulla A19 a Scillato, denunciate dal sindaco di Caltavuturo e rilanciate all’Anac di Raffaele Cantone dal Movimento 5 Stelle, passando per i recenti risultati delle elezioni amministrative che consegnano ai “grillini” la città di Gela, dove è in corso una delle riconversioni industriali più delicate della storia industriale siciliana. Sono tanti i dossier “infuocati” che passano in queste settimane dalle mani del deputato nisseno Giancarlo Cancelleri. La parola “trazzera” era ormai un lemma disconosciuto e obsoleto. Relegato alla sola economia agricola. Un vocabolo dal suono rude e aspro, quasi imbarazzante in bocca. Adesso questa parola non solo è resuscitata, ma addirittura non fa dormire sonni tranquilli alla politica siciliana. Il Movimento 5 Stelle è “appeso” alle prescrizioni del Provveditorato lavori pubblici della Regione che ha imposto che su quella strada si potrà andare a 20 km all’ora, una macchina per volta e con semafori. Per i detrattori non proprio una scorciatoia. Prescrizioni che però Cancelleri assicura essere state previste. “Che ci fossero le prescrizioni – ammette il deputato nisseno - lo sapevamo avendo letto i pareri a monte del pronunciamento finale. Sapevamo che ci sarebbe voluto un semaforo in un attraversamento stretto, ed infatti è inserito nel computo metrico. La velocità, data la pendenza, non poteva essere più di 20 chilometri orari. E’

euro, noi abbiamo già detto che siamo pronti a farci carico di questa ulteriore spesa. Il comune, insieme all’associazione “oltre la frana” sta comunque facendo una sua raccolta fondi”. Ma questi 300 mila euro che avete impegnato, verranno a mancare ad altre iniziative da voi annunciate? “Questi soldi sono quelli che dalla firma del protocollo d’intesa, dal mese scorso, abbiamo cominciato a raccogliere e che quindi al momento non abbiamo, ma sono frutto di una restituzione mensile. Il protocollo d’intesa prevede tre tranches trimestrali da 100 mila euro. La prima scade a ottobre. Il fondo per il microcredito, che non è così eclatante come il rifacimento di una strada, ha una dotazione economica importante: 1 milione 300 mila euro come fondo di garanzia e Banca Etica mette un moltiplicatore di 3 con i quali eroga i micro prestiti. 50 imprese da gennaio ad oggi hanno avuto prestiti e saliremo ancora. Di cose se ne possono fare, è chiaro che nella fattispecie di una strada, un movimento politico non si poteva sostituire allo Stato. Ma rappresentava uno schiaffo a burocrazia e istituzioni che non hanno capito l’emergenza, una guerra sotto cui la Sicilia sta crollando e non possiamo rimanere a guardare. Sbrigatevi a intervenire. Loro parlano di apertura della bretella a novembre che sarebbe un bene, speriamo che i tempi non vengano invece dilatati. Perchè autorevoli professori parlano di aprile”. E voi vi siete fatti un’idea delle responsabilità?

dove la querelle tra genio civile e Anas ha portato al sequestro. Capitolo Gela. I riflettori si sono abbassati e avete un sindaco senza maggioranza e un

Calano i riflettori sulle amministrative ma echeggiano le parole del sindaco di Gela, Messinese, che vuole cambiare il protocollo con Eni. Intanto i “grillini” strappano l’agibilità della Trazzera ma con prescrizioni. ciò comporta un forte dialogo con le forze di opposizione, che sono maggioranza numerica. La dichiarazione di Messinese va letta in quest’ottica. Quel protocollo d’intesa non andava bene per un motivo: mentre l’Eni firmava, smantellava le linee, portando la raffinazione da altre parti e dismetteva. Oggi siamo interlo c utor i

scelto in città di dare il voto al Movimento 5 Stelle che ha una spiccatissima politica di tipo ambientale ed è chiaro che vorremmo capire l’impatto sulla salute e le ricadute di inquinamento quando parliamo di raffinazione di olio di palma. Si fa presto a dire ‘green raffineria’. Non è l’etimologia del termine a migliorare una pratica, ma bisogna avere dati alla mano che vogliamo vedere. A questo si aggiunge che loro stanno continuando a smontare pezzi della fabbrica. Così sembra che il protocollo sia un modo per prendere tempo in attesa che qualcuno dica che questa cosa non la vuole quando loro saranno già andati via. Senza ottenere l’impegno, dopo anni di arric-

A sinistra la Trazzera di Caltavuturo. Sotto il Petrolchimico di Gela

Petrolchimico di Gela. Per il deputato nisseno non basta dire “green raffineria”. “Vogliamo capire l’impatto sulla salute raffinando con l’olio di palma”. una cosa buona che ci sia stato il via libera. Adesso aspettiamo di finire i lavori e di aprire la strada che rimane un opportunità alternativa di attraversare quella parte critica della A19, ma non rappresenta una soluzione definitiva ottimale, è una strada che ha i suoi limiti. Da oggi però sappiamo che quella strada oltre a quella di Polizzi è possibile prenderla”. Il Provveditorato prescrive anche la realizzazione di curve più ampie e guard rail, ma questo non rischia di aumentare i costi più del previsto? “No, non sfora il budget perchè erano previsti nel computo metrico: mille metri di guard rail e le curve sono più larghe, già tarate per essere otto metri nel loro raggio maggiore. E’ chiaro che la previsione di 300 mila euro era indicativa, se poi si sfora di 10 o 20 mila

Per la mancata tutela del territorio sono della Regione. L’assessore Croce, che adesso è all’ambiente e al territorio, fino a un mese prima della nomina era commissario all’emergenza idrogeologica in Sicilia e Calabria e doveva conoscere la relazione del 2005 che riguardava quella zona e le altre che si sono susseguite. Sentirli dire che non ne sapevano niente non è credibile. Loro dovevano sapere. In più il governo nazionale ha le sue responsabilità, nomine di commissari che dovevano intervenire nell’emergenza, per la cui dichiarazione è passato un mese e mezzo, poi 40 giorni per nominare il commissario e oggi non c’è un operaio e nessuna ruspa. Infine l’Anas per la manutenzione e monitoraggio dell’opera pubblica. Come la storia di Ponte cinque Archi,

protocollo d’intesa con Eni per la riconversione “green” della raffineria. Ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro, e il sindaco Messinese ha detto di voler cambiare quel protocollo. Non è rischioso? I riflettori si sono abbassati e adesso c’è il lavoro da fare. Il consiglio comunale ci porta a confrontarci con la difficoltà di non avere la maggioranza e

dell’Eni e siamo pronti a dialogare e capire quali sono le loro intenzioni, se vogliono investire. Fermo restando che la nostra idea di sviluppo di Gela e della Sicilia non vede al centro la raffinazione e lo sfruttamento delle energie fossili. Però ci dobbiamo confrontare. E’ questo che ha voluto indicare Messinese. Noi dobbiamo rispondere a chi ha

chimento, a lasciare qualcosa come bonifiche e compensazioni, come sta facendo Enel ad Augusta. Credo che nessuna porta debba essere chiusa, ne parlerà il sindaco con i vertici Eni. Vogliamo salvaguardare i posti di lavoro ma non cedere al ricatto che può far pensare a qualcuno che quella è terra di conquista e nessuno gli dirà mai nulla”.


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Gela & dintorni

Messinese di Liliana Blanco

il nuovo vento che soffia su Gela

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hi lo ha visto personalmente dopo mesi di apparizioni televisive è rimasto di stucco. Un omone alto e robusto. Avvolgente con il volto del buon padre di famiglia, ma nello stesso tempo determinato e caparbio. Un uomo come tanti, che continua a mantenere le sue abitudini anche se la nuova vita ha stravolto gli appuntamenti canonici della sua vita. Un panino al

Ok, cominciamo. Vita? “Vita 130!” Ahahah, infatti una dieta non sarebbe male. “Non mi interessa molto. Eppure la dieta è già iniziata con la campagna eletto-

In alto a destra Domenico Messinese con la famiglia il giorno dell’insediamento. Sopra, l’ufficiale carrista dell’esercito Italiano. Accanto il piccolo Domenico muove i primi passi in cucina

volto al bar della piazza centrale, dalle 14.30 in poi e alle 15 di nuovo sul posto di lavoro: al Palazzo di Città. A tarda sera lo si può trovare, come sempre, nella sede del Moovimento 5 stelle, in piazza Salandra, con la sua famiglia e gli amici a ridere, scherzare e progettare la nuova Gela. Cinquant’anni, ingegnere informatico, sposato e padre di due figlie, lavora come funzionario di una azienda leader di telefonia, primo di 4 figli e con due genitori semplici. Il padre è originario di Favara, dipendente dell’Eni in pensione e la madre casalinga perno della famiglia, appassionati di viaggi in giro per il mondo. Educato ai valori cristiani, non si era mai interessato di politica finora. Oggi è sindaco di Gela. Sindaco la vogliamo conoscere. Ci dica chi è? “Cosa vuole sapere?”

rale. Bando allo scherzo. Sono nato a Favara il 15 agosto 1965. Poco dopo i miei genitori si sono trasferiti a Gela perché mio padre è assunto dall’Eni nel periodo d’oro del boom economico e dell’espansione demografica e ci sono rimasto per tutta la vita. Mi sono diplomato con 57/60 e subito dopo la carriera militare come ufficiale carrista sono stato assunto dall’Alitalia”. Non conosce la parola disoccupazione il sindaco di Gela ed il racconto della sua vita che ha reso in esclusiva al nostro giornale ne da un quadro esaustivo, suggerendo che non sono

stati i motivi legati all’occupazione a spingerlo ad intraprendere la strada della politica. “In tre mesi – riprende il sindaco Messinese – ho avuto diverse proposte di lavoro, tutte allettanti e importanti: quella dell’Agip, della Sip e dell’Ibm. Ho scelto la Sip oggi Telecom dove sono stato inquadrato nel ramo della manutenzione della rete in rame e successivamente, quando la Sip si è trasformata in Telecom ed è subentrato l’ampliamento con l’inserimento dell’Adsl, mi sono specializzato in questo settore. Nel frattempo ho deciso di riprendere gli studi per realizzare il mio sogno dell’avanzamento nella carriera e nel 2004 mi sono laureato all’Università di Palermo in ingegneria informatica con 110/110”. Laurea a 39 anni nel vortice di una vita piena : qual è il suo segreto negli studi? “Studente lavoratore con tutte le responsabilità che ne conseguono e poi marito, padre e figlio di due genitori ancora prestanti. Il segreto è quello di non perdere il ritmo nello studio e dopo aver superato un esame, cominciare subito a studiare la materia successiva. In questo modo, nonostante gli impegni lavorativi e familiari sono riuscito a realizzare il mio sogno della laurea che mi ha portato anche all’avanzamento di carriera, facendomi raggiungere alte vette nell’inquadramento professionale con la qualifica di funzionario addetto alla progettazione”. C’è stato, nella sua infanzia qualcosa che lasciava presagire questo percorso professionale? “Si, quando avevo 12 anni ho proget-

tato e costruito un veliero a due alberi: ho prima realizzato il disegno, poi con il compensato l’ho costruito in poco tempo. Ne ero orgogliosissimo e ci ho giocato per molto tempo. Poi quando era deteriorato non l’ho voluto vedere più così e l’ho affondato nel laghetto di Montelungo”. Ha degli hobby? “Ne ho avuti tanti, ma dettati dalla contigenza della vita: in un certo periodo della mia vita ho vissuto in una casetta con giardino ed ho sviluppato l’hobby del giardinaggio; curavo il giardino con passione ed i risultati erano buoni. Per molto tempo ho avuto l’hobby della pesca, dei lavori manuali, della bicicletta. Insomma, non mi piace stare fermo e soprattutto la manualità è sempre stata spiccata”.

Stiamo studiando il funzionamento di questa macchina amministrativa che ha le sue peculiarità Com’è la sua famiglia? “Splendida. Ho una stupenda moglie da 23 anni, due figlie belle e brave: Viviana 22 anni che sta per laurearsi in Lettere moderne e Flavia, 21 anni che è un’artista poliedrica: ha finito il servizio militare, suona la chitarra ed il pianoforte da autodidatta. Sono contento”. Qual è il suo rapporto con la religione? “Sono cattolico e credo nella religione intimista, fondata sulla riflessione e preghiera interiore. Non mi convincono le esteriorizzazioni dilaganti né nel concetto del ‘do ut des’ . La religione deve essere un bisogno dell’anima e non un appiglio per ottenere qualcosa di concreto come spesso avviene. Né si può identificare la religione con i suoi esponenti, i sacerdoti, che spesso vengono criticati. Sono pur sempre uomini e la chiesa, in quanto fatta di uomini può incorrere in errori, ma bisogna tenere sempre presente il primo protagonista che è Dio, che prescinde dall’uomo”. Il suo impegno nel comitato di quartiere di Macchitella è stato il primo passo verso la candidatura? “Non avevo mai pensato di fare politica. Mi sono candidato al Comitato di quartiere solo perché me l’hanno chie-

sto e serviva in quel momento il mio impegno in prima persona. Precedentemente avevo partecipato solo a qualche associazione di volontariato con un ruolo attivo ma senza incarichi apicali. Poi è arrivato il momento di mettermi in prima linea e l’ho fatto”. Come è avvenuto tutto ciò? “Io penso che la vita va vissuta in ogni modo si presenta e con qualunque sfaccettatura. Cambiano le forme e cambiamo noi: bisogna accettare quello che la vita ci riserva e dare il massimo per cambiare in meglio. Questo è quello che mi si è presentato, ci ho creduto e l’ho portato avanti fino in fondo”. … e poi è arrivata la candidatura a sindaco. In che modo? “Io ed i miei amici abbiamo sposato gli ideali del Movimento 5 stelle, avevamo capito che qualcosa bisognava cambiare in questa città dove non tutto andava per il verso giusto. Abbiamo ritenuto di prendere la situazione in mano per prenderci la responsabilità di un cambiamento e proporlo ai cittadini stanchi delle solite dinamiche e questo abbiamo fatto. Poi è arrivato il momento di stringere il cerchio e cercare i volti da presentare ai gelesi: io sono stato fra quei pochi che si sono proposti per dare un volto al cambiamento e poi, dopo un ulteriore scrematura, la scelta dei miei amici è caduta su di me e io sono stato lieto di portarla avanti. Il resto lo conoscete”. E adesso che si fa per Gela? “Intanto si lavora. Stiamo studiando il funzionamento di questa macchina amministrativa che ha le sue caratteristiche specifiche. Stesso discorso vale per la presunta rotazione dei dirigenti. Li stiamo conoscendo e stiamo vedendo come lavorano. Solo fra un po’ di tempo prenderemo una decisione. Primi settori in osservazione sono il mercato settimanale che costava all’amministrazione 100.000 euro all’anno. Stiamo lavorando per trovare un nuovo sito idoneo ed economico. Stiamo lavorando sui conti del Comune per potere rilanciare l’economia, per far questo è necessario approfondire la ricerca dei fondi dell’Unione europea e le strategie sulle attività economiche. Gli sprechi al bando; via il mercato settimanale da quel sito oneroso. L’addetto stampa sarà un dipendente in possesso di tesserino giornalistico così risparmiamo un altro stipendio e relativi contributi. Stiamo lavorando anche sul progetto Agroverde ma la mia politica sarà l’esatto opposto di quelle precedenti: niente annunci né proclami. Le conferenze stampa avverranno non per annunciare ciò che poi viene disatteso, ma per raccontare quanto è stato realizzato. In questo consiste la nostra politica del fare”.


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il Reportage

di Giuseppe Taibi

Critiche a parte, l’Esposizione milanese è una grande vetrina internazionale. Un esperimento riuscito, con un grande e sorprendente protagonista: la Sicilia

C

’è una enorme discrasia tra i social network, la verità virtuale di internet e quella tangibile della realtà tout court. Ad esempio su Expo. Denigrata all’ennesima potenza, Expo si è rivelata ai miei occhi come un concentrato di culture, di esperienze, di colori, di emozioni. Una organizzazione impeccabile e una massa di visitatori mai vista, alla faccia di chi ne agognava il flop. Padiglioni aperti e completi, lunghissime file che mi hanno impedito di vederne più della metà. Ma i gufi di professione saranno scontenti di sapere che il cluster da 10 e lode è quello in cui la Sicilia è oramai diventata la padrona di casa: il Bio Mediterraneo. L’unico a parlare di cibo facendolo toccare con mano, dove “degustare” no è un verbo spoglio di significato, né un’illusione né tantomeno una pratica da barattare con moneta sonante. Ho partecipato ad una lezione sul grano, sulla farina, sul pane e sulla pizza a cura del Gal dell’entroterra siracusano. Prima la teoria, poi la pratica: l’assaggio finale, tripudio delle papille gustative e gran festino dello sfamarsi a costo zero. Un rito celebrato da siciliani, gran sacerdoti dell’accoglienza, con gli altri Paesi a fare da cronice, da comprimari, presenze buone a fare da corollario nei pomeriggi made in Sicily. Noi siciliani, attraverso la lezione di Expo, dimostriamo non solo di sapere parlare di cibo, ma soprattutto di saperlo cucinare. Alla faccia degli smanettoni tristi di internet. La

mia visione- lo ammetto- è un po’ edulcorata. Ho vissuto le identiche sensazioni di un bambino a Disneyland, e come tale il mio giudizio finisce per essere poco critico. Forse falsato, ma identico a quello di altri visitatori, allarmati dalle sirene malauguranti che annunciavano sicuri flop, ma che si sono dovuti ricredere, fulminati sulla via di Rho Fiera. Nel mio viaggio milanese ho chiesto a loro, ai milanesi purosangue, cosa ne pensassero dell’Expo, e ho raccolto pareri unanimi, valutazioni positive.

lo dico principalmente da milanese. Ci sono stato più di una volta e ho trovato tutto perfetto. Ho portato la famiglia e ora vogliono tornarci”. Si i trasporti, la vera forza di Milano. Per un siciliano come me, che a Palermo deve pregare Santa Rosalia affinché il 101 non dico arrivi puntuale, ma che almeno arrivi, il sistema dei trasporti meneghino è

EXPO: 10 e lode

La Sicilia fa la sua bella figura nonostante i gufi Persino gli ipercritici tassisti, il polso da tastare per conoscere gli umori di una città, spesso della pancia di una città, mi hanno regalato caute ma significative opinioni favorevoli. “Guardi- mi rivela Sergio, tassista da meno di un anno- io avrò portato ad Expo solo due o tre turisti, perché i trasporti sono efficienti e la gente preferisce andarci con i mezzi pubblici. Nonostante non mi stia arricchendo riconosco che Expo per Milano è una grande opportunità e

roba da marziani, alieni. La metro ti porta fin dentro il ventre di Expo. Una decina di fermate dal centro del capoluogo lombardo, meno di 15 minuti e si finisce nel cuore della mastodontica area dell’Esposizione. Expo è una grande fiera di paese, soprattutto dopo il tramonto; cibo, musica trash da balli di gruppo proveniente dai padiglioni latinoamericani, una massa enorme di curiosi in sempiterna fila, bimbi armati di sorrisi e palloncini colorati, e un po’

mezzo vuoto potrebbero moltiplicarsi alla lettura di questo mio scritto; mi si potrebbero rinfacciare le torbide vicende di corruzione che hanno accompagnato l’allestimento dell’area o la faccenda legata ai pagamenti di hostess e steward, con rapporti di lavoro al limite dello sfruttamento. E l’elenco potrebbe allungarsi. Ma il mio resoconto è quello del visitatore privo di pre-concetti, arrivato dall’altra punta dello Stivale

Foto di Roselena Ramistella

È come la città ideale, Gardaland senza l’ebrezza delle montagne russe. È una gioia per tutti i sensi, ma sopratutto miracolo di sintesi: il mondo intero racchiuso in qualche ettaro di terra di roba kitsch disseminata qua e là come ad esempio l’arcifamoso “Albero della vita”, imponente monumento alla pacchianeria. Certo mi si potrà obiettare che c’azzeccano, come direbbe il Tonino nazionale, Coca Cola, Mcdonald’s o Etaly in un evento in cui il motto è “nutrire il pianeta”? La presenza delle multinazionali del “food” è molto discreta, nessuna invasione mediatica né alcuna aggressione pubblicitaria; i grossi marchi sono relegati nei propri padiglioni, come i ristoranti di carne argentina, il chioschetto di patatine belga o i camioncini vintage di mini wafer olandesi. Ognuno è libero di tracannare della buonissima birra libanese oppure di riempirsi di bollicine di coca; o ancora di ingozzarsi di mc-panini o di rimpinzarsi di gustosi involtini vietnamiti alle verdure. Le legittime obiezioni di chi vede il bicchiere

e che nulla, alla fine del viaggio tra gli imponenti padiglioni, eccepisce sull’organizzazione,

ma anzi (pacchianerie a parte) la promuove, promuovendo persino l’impegno dei siciliani, coloro che al resto del mondo (almeno ai vicini Paesi del Mediterraneo) impartiscono lezioni su cosa significa per davvero l’accoglienza del cibo. Per chi coltiva un po’ di curiosità verso ciò che accade al di là del proprio naso, Expo è la propria Macondo, la città ideale, Gardaland senza l’ebbrezza delle montagne russe. E’ per davvero una gioia per tutti i sensi, ma è soprattutto il miracolo della sintesi: il mondo intero racchiuso in qualche ettaro di terra. Ecco perché il mio consiglio è di spegnere il pc, comprare un biglietto e partire in direzione Milano. Perché l’Expo è una grandissima festa a cui bisogna partecipare. E’ una festa tutta italiana, ma dove è l’intero pianeta il vero protagonista. Dove si respira aria internazionale, e il concetto di universale non è mera teoria. E dove- permettetemi la chiusa campanilistica- la Sicilia fa la sua bella figura. Per buona pace dei gufi di professione.


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AVVISI LEGALI

Fatti & Vallone

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA sezione Fallimentare

Estratto Avviso di Vendita n. 8/1995

Mussomeli,

Via Palermo:

“la rinacite del “passio”

di Giuseppe Taibi

L

a prima medaglia da appuntare al petto, per il neo sindaco Giuseppe Catania, l’ha conquistata per essere riuscito per una sera a riempire, fino a colmarla, la via Palermo. Un’impresa per i tempi in cui internet ha soppiantato lo strumento più social dagli anni ’80 in poi: il passìo nel corso principale della città. Galeotta fu la via Palermo per centinaia e centinaia di coppie di mussomelesi. Amori nascevano in quell’irrequieto su e giù lungo una lingua di strada in cui ci ragazzi e ragazze si scambiavano le prime occhiate e dove principiavano

Soddisfazione per l’Amministrazione, primo passo simbolico per una piena rivitalizzazione del centro storico sentimenti, alcuni saldi e duratori per tutta la vita. Altro che Facebook, il “passìo” per anni è stato davvero il principale strumento social ad uso e consumo della collettività.

Negli anni le mode, lo scorrere del tempo, ma anche l’arrivo dei nuovi strumenti di comunicazione che hanno sostituito la piazza reale con la piazza virtuale, hanno fagocitato la norma le “vasche” per la via principale di Mussomeli. Ora, dopo anni di oblio, il passeggio sembra risorgere come la Fenice dalle sue stesse ceneri. E Catania, grazie all’intuizione del suo assessore allo Spettacolo Seby Lo Conte, incassa il successo.

sempre presente nelle estati mussomelesi; Joe Lupo e la moglie Nicoletta. Ovviamente soddisfatto il grande ideatore, l’assessore Seby Lo Conte, pago l’intero esecutivo, ed ancora più felice il sindaco Giuseppe Catania a cui è stato affidato il prestigioso compito di tagliare il nastro. Un taglio simbolico del programma degli eventi estivi. Un successo non solo per il numero enorme di gente scesa in strada, ma soprattutto per la sinergia e la collaborazione degli

Perché la serata di martedì 14 luglio, per i francesi la presa della Bastiglia, verrà ricordata per i mussomelesi- almeno per quest’anno- come la presa (anzi la ripresa) della via Palermo. In migliaia sono scesi in strada, sedotti anche da un programma di iniziative, di eventi senza grandi ambizioni se non quella di regalare qualche ora di semplice spensieratezza alla città e ai suoi abitanti in una normale e calda serata d’estate. Numerose le iniziative varate nell’arco di poche ore. Una gara di torte che ha visto in giuria i pasticcieri di Mussomeli e come concorrenti le massaie del paese, lo spettacolo di trampolieri e giocolieri del Gruppo Batarnù di Paternò, l’allestimento di

un mercatino di chincaglieria lungo la porzione di viale riservata all’isola pedonale. Da sottolineare l’impegno dei volontari come Fabrizio Alio, Salvuccio Bellanca Frio e Corrado Indelicato che hanno persino realizzato un rigoglioso giardino ai piedi del Calvario di piazza Umberto. Nel frattempo il Comune ha appeso dei vasi di fiori sui pali dei lampioni. Da sottolineare anche il prezioso contributo (pure economico) di una coppia di emigrati in America, ma

esercenti, dei proprietari dei bar e dei pub del centro che hanno investito realizzando dei piccoli spazi esterni. Lo Conte attraverso degli incontri prima e degli appelli lanciati sui giornali poi, aveva pregato gli esercenti di posizionare dinanzi alle proprie attività delle poltroncine, dei tavolini, insomma di offrire ai clienti “ospitalità” ed un servizio più decoroso, identico alle grandi città turistiche. Un appello che col senno del poi è stato accolto. Per celebrare quella sezione di strada riconsegnata ai pedoni, Lo Conte ha pure posizionato delle luminarie, quasi a volere ricreare un portale dal cui entrare ed immergersi nel redivivo “passìo”. L’obiettivo, se non proprio le speranze dell’Amministrazione, è di rendere l’isola pedonale “by night” non un’effimera e transitoria esperienza , ma un esperimento duraturo, lungo almeno tutta l’estate. Per l’Amministrazione comunale potrebbe quindi confermarsi come un successo di cui andare fieri, una medaglia che il sindaco potrà appuntarsi sul petto. Almeno fino a settembre.

Il curatore Dott. Agostino Falzone, dottore commercialista, con studio in Caltanissetta, viale Sicilia n.14 – Tel. 0934 591735/591010 - rende noto che il giorno 29 Settembre 2015, alle ore 12.30, avanti al Giudice Delegato, presso il Tribunale di Caltanissetta, avrà luogo la vendita senza incanto dei seguenti beni: LOTTO 1: Fabbricato ad uso civile abitazione, realizzato su tre elevazioni, sito in Caltanissetta, c.da Prestianni, e relativo terreno di pertinenza della superficie di mq. 705 circa, compresa l’area di sedime dei fabbricati, sul quale è altresì esistente un autonomo locale magazzino della superficie utile di mq 73. Locale magazzino non risulta accatastato. Si precisa che il fabbricato ed il magazzino sono stati eretti in assenza di concessione edilizia ma potranno comunque essere sanati dall’aggiudicatario. Prezzo base del lotto 1: € 29.996,00. Eventuali rilanci non potranno essere inferiori ad € 500,00. LOTTO 2: a) per la quota di piena proprietà pari ad 1/2 Appezzamento di terreno in Caltanissetta, c.da Prestianni, della superficie di mq. 646, con sovraeretto magazzino, avente superficie utile di mq. 57. Il magazzino è stato eretto in assenza di concessione edilizia, tuttavia potrà essere sanato dall’aggiudicatario. b) per la quota di piena proprietà pari ad 1/2 Appezzamento di terreno in Caltanissetta, c.da Prestianni, della superficie di mq. 760, censito al foglio 224, particella 123. Entrambi gli appezzamenti di terreno di cui ai punti a) e b) ricadono in zona Cr che comprende aree destinate all’espansione dei nuclei abitativi delle borgate rurali, con indice di edificabilità fondiaria di 1,5 mc/mq. Prezzo base dell’intero lotto 2: € 3.797,00. Eventuali rilanci non potranno essere inferiori ad € 250,00. Offerte di acquisto in bollo in busta chiusa indirizzata alla Cancelleria Fallimentare entro le ore 11.30 del giorno precedente la vendita, con cauzione pari al 10% del prezzo offerto, a mezzo assegni circolari intestati alla Cancelleria Fallimentare. Saldo prezzo entro 60 giorni dall’aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto giorno 13 Ottobre 2015 alle ore 12.30. Maggiori chiarimenti presso il Curatore o la Cancelleria Fallimentare. Ordinanza di vendita e perizia su www.astegiudiziarie.it. Il curatore Dott. Agostino Falzone

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione immobiliare 11/2001R.G.E.

Lotto 1: appartamento in Caltanissetta Viale Amedeo 126, sito al p. seminterrato, della sup. lorda di mq 46, composto da un disimpegno, due vani, un cucinino, un bagno (da demolire in quanto abusivo) e un terrazzo. Vendita senza incanto: 15/09/2015 ore 9.00 innanzi al professionista delegato Avv. Fabio Gallo presso lo studio in Caltanissetta, Via Malta n. 39. Prezzo base: Euro 14.501,96; in caso di gara aumento minimo Euro 1.000,00. Eventuale vendita con incanto: 22/09/2015 ore 9.00 c/o il suddetto studio al prezzo base e con l’aumento minimo sopra indicato. Deposito offerte e/o domande entro le ore 12 del giorno precedente le vendite c/o il suddetto studio. Maggiori info c/o il delegato nonché custode giudiziario tel. 3331652646 e su www.astegiudiziarie.it. (Cod. A243412, A243413).


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Fatti & Sport

Atletico Caltanissetta e Sport Club Nissa,

due progetti per un unico grande obiettivo: il rilancio del calcio nisseno

D

opo un anno di “purgatorio” in Prima categoria, sembra proprio che il calcio nisseno abbia deciso di voler tornare ad ambire a ribalte calcistiche di livello superiore che certamente merita. E allora, ecco che le due società cittadine Atletico Caltanissetta e Sport Club Nissa, la passata stagione militanti in Prima categoria, hanno deciso di invertire la rotta calcistica e di uscire allo scoperto giocandosi tutte le loro carte per attuare i rispettivi progetti di rilancio calcistico. L’Atletico Caltanissetta, con il presidente Michele Savoja, ha messo subito le cose in chiaro. In un comunicato stampa ha fatto sapere: “Finita la stagione sportiva 2014/2015 con il meritato ingresso nei play off del campionato di Prima categoria l’Atletico Caltanissetta si è mosso verso la programmazione relativa alla stagione sportiva 2015/2016; nella sede legale della società si è riunito il consiglio di amministrazione con il Presidente Michele Savoja che ha annunciato la volontà di cercare sul territorio nuove figure imprenditoriali e sportive che venissero ad aiutare l’attuale formazione societaria in modo da rafforzare l’Atletico Caltanissetta e assicurare un futuro più solido con la possibilità di programmare progetti di più ampia durata e raggio di azione. Condiviso il progetto dai vecchi soci nel breve volgere di qualche giorno il Presidente ha avviato nuovi contatti che si sono concretizzati con la richiesta dell’ingresso di nuovi soci nell’organigramma della società con cui condividere

il progetto e con l’interessamento di ulteriori soci”. E’ stato così che sono entrati in società l’ex presidente della Nissa Franco Galiano, l’imprenditore Calogero Branciforte e il tecnico della Cl Calcio Giovanni Italia che si sono aggiunti ai riconfermati dirigenti Alessandro Gruttadauria, Mariangela Infantino, Raimondo Lupo e Angelo Timo. Come tecnico è stato riconfermato Angelo Greco che tanto bene ha fatto la scorsa stagione e che, per la sua serietà e competenza, gode della stima e della fiducia del presidente e di tutto l’ambiente. Il presidente Savoja ha anche annunciato l’intenzione della società di chiedere il ripescaggio in Promozione. L’Atletico, avendo disputato i play off di Prima categoria, avrà accesso alla graduatoria di prima fascia per il ripescaggio in Promozione. Un vantaggio importante che si assomma ai numerosi punti che la società nissena può vantare per essere ripescata. “Rimane scontato - ha detto Savoja - che, nel caso in cui non si dovesse accedere al campionato di Promozione, sarà allestita una squadra competitiva ed in grado riportare la città di Caltanissetta nel posto che merita nel panorama calcistico siciliano”. La società, frattanto, ha già messo a segno alcuni colpi di mercato della sua nuova stagione con l’ingaggio di Antonio Famà, leader dell’Atletico Gela e giocatore di valore, l’ideale

punto di partenza per un progetto solido e affidabile. Preso anche Liborio Scudera, capocannoniere della Macchitella Gela lo scorso anno, il portiere Armando Di Martino e l’esterno ex Nissa Rocco Marchese. Anche lo Sport Club Nissa s’è mosso per attuare il suo progetto sportivo. Il nuovo presidente, tranne possibili colpi di scena, dovrebbe essere Natale Ferrante anche se manca l’ufficialità. La dirigenza s’è arricchita con gli ingressi in società dell’ex tecnico della Nissa e della Sancataldese Lirio Torregrossa, lo scorso anno al Gela, ma anche del direttore sportivo Massimo Ferraro, anche lui lo scorso anno al Gela, di Alberto Scalia, Massimo Giuliana, Rosario Nicosia e Angelo Cardella. Lo Sport Club Nissa ha confermato il tecnico della passata stagione Angelo Cartone. La nuova dirigenza ha posto come obiettivo primario il ripescaggio in Promozione puntando sul fatto che la Nissa è un nome storico del calcio siciliano e che i punteggi dovrebbero consentirle di accedere al prossimo campionato di Promozione. Il ds Massimo Ferraro, frattanto, ha organizzato una campagna acquisti faraonica. In poco meno di una settimana è riuscito ad ingaggiare due difensori centrali, due esterni bassi, due attaccanti e un centrocampista.

I due centrali difensivi che si è assicurato rispondono al nome di Francesco Italiano, gelese classe ’89, e di un grande ex biancoscudato come Manuel Milanesio, per tanti anni colonna indiscussa della Nissa. I due esterni bassi ingaggiati, invece, sono Carlo Calvaruso e Giuseppe Bognanni. Il primo è un giocatore di 26 anni lo scorso anno al Ribera in Eccellenza, mentre il secondo ha 24 anni e lo scorso anno era al Gela con il ds Massimo Ferraro che ne conosce bene le caratteristiche tecniche. I due attaccanti sono pure giocatori di esperienza e sostanza. Il primo è Rosario Genova, la passata stagione al Gela, con trascorsi nella Sancataldese, Ragusa, Vittoria e Acate; il secondo Antonio Di Franco, già alla Sancataldese e lo scorso anno al San Giovanni Gemini in Eccellenza. La società ha anche preso Matias Ferraro, classe 96, promettente centrocampista lo scorso anno al Serradi-

falco in Eccellenza. Atletico Caltanissetta e Sport Club Nissa stanno anche dando la caccia ai migliori juniores per arricchire le rispettive rose con elementi in grado di fare la differenza. Entrambe hanno organizzato stage di juniores per visionare da vicino i giovani talenti. Il prossimo mese di agosto sarà decisivo per sapere se le due nissene potranno essere ripescate o meno in Promozione. Di certo c’è che, per il momento, a Caltanissetta si torna a fare calcio a certi livelli, ma soprattutto, in qualche modo, si può tornare a sognare dal momento che le due società sportive sono animate dalla stessa incrollabile volontà di riportare il calcio a quei livelli ai quali, se pur a malincuore, Caltanissetta ha dovuto rinunciare quando, nel 2013, la Nissa, dopo la retrocessione dalla serie D e la mancata iscrizione al campionato di Eccellenza, venne purtroppo radiata facendo cadere il calcio nisseno in un limbo dal quale si spera possa cominciare ad uscire già il prossimo mese di agosto con il ripescaggio in Promozione di Atletico, Sport Club Nissa o di entrambe.

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Proc. n. 47/05 R.G.E. Il Professionista delegato Avv. Antonino Milazzo delegato dal Giudice dell’Esecuzione rende noto che il giorno 23 settembre 2015 ore 12:00 presso lo studio sito in Caltanissetta, via Monsignore Guttadauria n. 6 (Studio Avv. R. Iannello), venderà senza incanto i seguenti lotti. Lotto 2: Unità immobiliare adibita ad autorimessa, sita in Santa Maria Villarmosa, Traversa di via Cristoforo Colombo 1, della superficie di 40 mq. N.C.E.U. del Comune di CL alla partita 3987, fg. n. 51, part.lla n. 522, sub. n. 18, categ. C/6, cl. 4, consistenza vano unico, r.c. 88,83. Prezzo base € 3.800,00. Minima offerta in aumento € 200,00. Lotto 3: Unità immobiliare adibita ad autorimessa, sito in Santa Caterina Villarmosa, traversa di via Cristoforo Colombo 1, della superficie complessiva di 38 mq. N.C.E.U. del Comune di CL alla partita 3987, fg. n. 51, part.lla n. 522, sub. n. 24, categ. C/6, cl. 4, consistenza vano unico, r.c. 84,39. Prezzo base € 3.700,00. Minima offerta in aumento € 200,00. È possibile visitare l’immobile previo appuntamento con il custode giudiziario. Le offerte di acquisto dovranno essere presentate in busta chiusa indirizzata al professionista delegato, entro le ore 12 del giorno precedente la data per l’esame delle offerte con cauzione pari al 10% del prezzo offerto. Eventuale incanto 30 settembre 2015 ore 12:00. Maggiori info presso il professionista delegato: tel. 095.886043. Bando e perizia su www. astegiudiziarie.it e www.asteannunci.it. Il professionista delegato Avv. Antonino Milazzo


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AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Procedura Esecutiva Immobiliare N. 59/2010 R. GE. Estratto Avviso di Vendita

Il nisseno

Francesco Fasciana G

randissima affermazione per Francesco Fasciana che a Roma s’è laureato campione italiano di body building nella categoria Men’s Physique. Un risultato di valore assoluto, quello ottenuto dal valente atleta nisseno che è riuscito a mettere in fila tutti i suoi avversari in una competizione che, pure, contava i migliori interpreti di questa categoria. Dunque, è arrivata ancora una

campione italiano di body building

per puntare ancora più in alto. A Roma, al Marriott Park, il campione nisseno è arrivato con una condizione fisica di tutto rispetto, frutto di un lavoro e di una preparazione attenta che lo ha

quale hanno preso parte complessivamente 450 atleti provenienti da ogni parte d’Italia che si sono sfidati a suon di muscoli davanti a giurie attente a cogliere ogni passaggio e ogni posa. Una sfida lunga quanto appassionante che è stata decisa dai giurati che hanno premiato la fisicità armonica e al tempo stesso esemplare del campione nisseno che è riuscito così a salire sul gradino più alto del podio. Una kermesse romana nella quale Francesco Fasciana ha gareggiato nella categoria Men’s Physique – cm 181. In questa categoria erano 18 gli atleti partecipanti. Si trattava del meglio a livello nazionale, con atleti italiani di caratura internazionale che avevano preparato questo evento romano con grande cura e concentrazione per cercare di aggiudicarsi l’ambito primo posto finale nella categoria. Tuttavia, nel momento in cui il campione nisseno s’è esibito in pedana, la giuria non ha avuto dubbi: se c’era un campione da proclamare, quello avrebbe dovuto essere proprio lui. E così è stato in quanto alla fine Francesco Fasciana è stato proclamato campione in una tra le categorie più impegnative del body building nazionale. Una affermazione che ha rappresentato una soddisfazione non di poco conto per un giovane che, dovendo affrontare una disciplina così dura e difficile come il body building, è costretto a sopportare non pochi

Francesco Fasciana durante l’esibizione. Sotto, con il suo preparatore Alfonso Curatolo

consacrazione, l’ennesima, per Francesco Fasciana. Il campione nisseno, comunque, a dire il vero, non è nuovo a simili risultati avendo ottenuto in passato diverse affermazioni in ambito nazionale ed internazionale. Tuttavia, una affermazione come quella ottenuta a Roma ha un valore per lui inestimabile dal momento che nella capitale erano presenti alcuni tra i migliori rappresentanti della categoria anche a livello internazionale. Dunque, una vittoria nella vittoria per Francesco Fasciana che, finora, nel corso della sua carriera ha dimostrato di possedere tutti i numeri

visto fare non pochi sacrifici per riuscire ad arrivare a quei livelli. Francesco Fasciana ha lavorato tanto e in maniera mirata puntando a raggiungere il massimo della condizione proprio in coincidenza dei campionati italiani. Una competizione, quella romana, alla

sacrifici che, tuttavia, sono stati ampiamente ripagati da una vittoria che lo ha consegnato alla storia del body building nazionale. Subito dopo essere stato incoronato “Re” della categoria Men’s Physique, Francesco Fasciana ha inteso ringraziare non solo la sua famiglia ma anche il suo preparatore Alfonso Curatolo nella cui palestra ha avuto modo di prepararsi riuscendo ad ottenere una vittoria davvero speciale che ha dato lustro non solo alla sua ancor giovane carriera, ma anche a tutto lo sport nisseno.

Il professionista delegato Avv. Giancarlo Longo avvisa che in data 6 Ottobre 2015, alle ore 17,00 presso il proprio studio sito in Caltanissetta Via Gaetano Scovazzo n. 2, procederà alla vendita senza incanto, dei seguenti immobili: LOTTO UNO: piena proprietà di fondo rustico in territorio di Caltanissetta, C.da Santa Rita – Pisciacane, esteso Ha 03.59.20 coltivato a grano e foraggio. Censito nel N.C.T. del predetto Comune al Fg.257 p.lle 252 (seminativo, classe 4 di Ha 01.23.20, R.D. €.19,09 e R.A.€.5,09) e 197 (con porzione AA, seminativo classe 4 di Ha 1.90.00 R.D. €.29,44, R.A.€.7,85 e porzione AB, pascolo classe 2 di Ha 00.46.00, R.D.€.4,75, R.A.€.1,43). Entrambe le particelle ricadono, in base al vigente P.R.G., in Zona Territoriale omogenea “E2 - Verde Agricolo” ricadente nel paesaggio locale n-9 con livello di tutela I nell’ambito del Piano Paesaggistico della Provincia di Caltanissetta. Prezzo base: euro 13.468,81. LOTTO DUE: piena proprietà di fondo rustico sito in territorio di Caltanissetta, C.da Santa Rita – Pisciacane, esteso complessivamente Ha 06.61.80 coltivato a grano e foraggio. Censito nel N.C.T. del predetto Comune al Fg.256 p.lle 168 (con porzione AA, seminativo classe 3 di Ha 03.68.00, R.D.€.114,03, R.A.€.47,51 e porzione AB, pascolo classe 3 di Ha 00.12.00, R.D.€.0,62, R.A.€.0,31) e 173 (seminativo classe 3 di Ha 02.81.80, R.D.€.87,32, R.A.€.36,38). Entrambe le particelle ricadono, in base al vigente P.R.G., in Zona Territoriale omogenea “E2 - Verde Agricolo” ricadente nel paesaggio locale n-9 con livello di tutela I nell’ambito del Piano Paesaggistico della Provincia di Caltanissetta ed all’interno del Piano per l’Assetto Idrogeologico del Fiume Imera Meridionale con livello di pericolosità P2 Medio. Prezzo base: euro 25.605,65. LOTTO TRE: piena proprietà di fondo rustico sito in territorio di Caltanissetta, C.da Santa Rita – Pisciacane, esteso complessivamente Ha 01.51.01 coltivato a grano e foraggio. Censito nel N.C.T. del predetto Comune al Fg.256 p.lla 174 (con porzione AA, seminativo classe 3 di Ha 01.40.00, R.D.€.43,38, R.A.€.18,08 e porzione AB, pascolo classe 3 di Ha 00.11.00, R.D.€.0,57, R.A. €.0,28). Il fondo ricade, in base al vigente P.R.G., in Zona Territoriale omogenea “E2 - Verde Agricolo” ricadente nel paesaggio locale n-9 con livello di tutela I nell’ambito del Piano Paesaggistico della Provincia di Caltanissetta ed all’interno del Piano per l’Assetto Idrogeologico del Fiume Imera Meridionale con livello di pericolosità P2 Medio. Prezzo base euro 5.752,62. LOTTO QUATTRO: il diritto reale di piena proprietà su fondo rustico sito in territorio di Caltanissetta, C.da Santa Rita – Pisciacane esteso complessivamente Ha 02.96.80 censito al N.C.T. del predetto Comune al foglio di mappa 256, particella 164, con porzione AA seminativo classe 3 per Ha 02.42.26, con Reddito Dominicale € 75,07 e Reddito Agrario € 31,28 e porzione AB pascolo classe 3 per Ha 00.54.54, con Reddito Dominicale € 2,82 e Reddito Agrario € 1,41. Il fondo ricade, in base al vigente P.R.G. in zona Territoriale omogenea “E2 -Verde Agricolo” ricadente nel paesaggio locale n-9 con livello di tutela 1 nell’ambito del Piano Paesaggistico della Provincia di Caltanissetta. Prezzo base euro 19.465,56. LOTTO CINQUE: il diritto reale di piena proprietà su fondo rustico sito in territorio di Caltanissetta, C.da Santa Rita – Pisciacane esteso complessivamente Ha 01.04.60 censito al N.C.T. del predetto Comune al foglio di mappa 256, particella 184, con porzione AA seminativo classe 3 per Ha 00.85.96 e porzione AB uliveto classe 2 per Ha 00.18.64 con Reddito Dominicale € 10,59 e Reddito Agrario € 6,74. Il fondo ricade, in base al vigente P.R.G. in zona Territoriale omogenea “E2 -Verde Agricolo” ricadente nel paesaggio locale n-9 con livello di tutela 1 nell’ambito del Piano Paesaggistico della Provincia di Caltanissetta. Prezzo base: euro 8.004,75. LOTTO SEI: il diritto reale di piena proprietà su fondo rustico sito in territorio di Caltanissetta, C.da Santa Rita – Pisciacane, distinto al NCT del predetto Comune al foglio di mappa 257 particella 206, qualità seminativo, classe 4, di Ha 00.52.50 e foglio di mappa 257 particella 283, con qualità seminativo classe 4, per Ha 00.52.50, entrambe con Reddito Dominicale € 8,13 e Reddito Agrario € 2,17. Le sopradette particelle ricadono in base al vigente P.R.G. in zona Territoriale omogenea “E2 -Verde Agricolo” ricadente nel paesaggio locale n-9 con livello di tutela 1 nell’ambito del Piano Paesaggistico della Provincia di Caltanissetta. Prezzo base: euro 7.259,17. Le offerte di acquisto, in bollo, dovranno contenere: generalità dell’offerente, dati identificativi del bene e prezzo offerto, non inferiore a quello base, indicazione del tempo, delle modalità di pagamento e ogni altro elemento utile ai fini della valutazione dell’offerta, i dati identificativi del bene per il quale l’offerta è proposta, l’espressa dichiarazione di aver preso visione dei documenti ipocatastali allegati all’istanza di vendita ex art. 567 C.p.c. e della perizia di stima e dovranno essere corredate da copia di valido documento di identità dell’offerente e, se necessario, da valida documentazione comprovante i poteri o la legittimazione e dovranno essere depositate, in busta chiusa, entro le ore 12,00 del giorno precedente la data fissata per la vendita, presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Longo, in Caltanissetta Via Gaetano Scovazzo n.2. L’offerta dovrà essere accompagnata, a pena di inefficacia, dal deposito di cauzione, non inferiore al decimo del prezzo offerto, da versarsi mediante assegni circolari non trasferibili intestati a “Avv. Giancarlo Longo n.q. Procedura esecutiva n.59/2010 R.G.E. e indicazione del lotto per il quale si partecipa”. Versamento residuo prezzo entro 60 giorni da aggiudicazione. Eventuale vendita con incanto in data 13 Ottobre 2015 alle ore 17:00, al prezzo base sopra indicato con offerte in aumento non inferiori a euro 1.000 per i lotti uno, tre, quattro, cinque e sei e non inferiori a euro 2.000 per il lotto due. Domande di partecipazione alla vendita con incanto, in bollo, di contenuto analogo alle offerte di acquisto, con esclusione del prezzo, da depositarsi entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita unitamente ad assegni circolari non trasferibili di importo pari al 10% del prezzo base, a titolo di cauzione, come sopra intestati. Versamento saldo prezzo entro giorni sessanta dall’incanto, salvo aumento di quinto a norma dell’art. 584 c.p.c. Bando integrale, ordinanze di vendita, relazione di stima degli immobili e relativi allegati consultabili sul sito www.astegiudiziarie.it. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi presso lo studio del professionista delegato, Avv. Giancarlo Longo, tel. 0934 22733; 3292378514 – nei giorni di Lunedì, Martedì e Mercoledì dalle ore 17,00 alle ore 20,00, previo appuntamento telefonico. Caltanissetta lì, 7 Luglio 2015.

Avv. Giancarlo Longo


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Caltanissetta

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Estate & dintorni

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Messico Polinesia

Cefalù

Nisseni in vacanza

Taormina

Parsimoniosi, ...ma non troppo di Annalisa Giunta

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state, tempo di vacanza e i nisseni sembrano non rinunciarvi, così come gli italiani in generale. In molti hanno già pianificato nei minimi dettagli il loro viaggio per “staccare la spina” e godere del meritato riposo dopo un lungo anno di impegni lavorativi o per i più giovani di studio. Secondo la consueta indagine svolta da Confesercenti ed Swg sulle vacanze estive 2015 degli italiani il turismo è in ripartenza. In vacanza 32 milioni di italiani, quasi 2 milioni in più rispetto al 2014. Rimane bassa però la spesa media per persona: il budget previsto è di 840 euro, in rialzo rispetto al 2014 quando si spendevano, in media, 788 euro. Il 74% dei cittadini resterà in patria, mentre il 18% preferirà l’estero. Sempre secondo i dati dell’indagine quest’anno si pensa di più alle vacanze soprattutto per avere un po’ di relax: per un italiano su tre – il 33% – l’estate del 2015 sarà all’insegna della ricerca del riposo, una quota

italiani, il 68% dei vacanzieri, andrà al mare, seguito a grande distanza da montagna e collina (13%) e dalle città d’arte (11%, con un +5% di effetto Expo). Chi sceglierà le ferie in spiaggia lo farà soprattutto per il sole e la tintarella (motivazione indicata dal 30%), ma anche per l’aria più salutare (26%). Tra le regioni italiane, la Puglia resta leader (17%) seguita dalla Sicilia (14%) e Toscana (13%). Per chi vuole spostarsi all’estero la Croazia è il paese preferito (27%), subito dopo la Spagna (26%), in terza posizione la Grecia scelta dal 23% degli italiani anche per i prezzi inferiori del 9% rispetto ai nostri. In grande calo il Regno Unito: quest’anno meta solo del 4% degli italiani. Anche per il 2015 l’early booking, ossia la prenotazione anticipata come strumento per risparmiare, sembra essere la tendenza della maggior parte dei vacanzieri. Il web si conferma il canale più utilizza-

pleta. Segue l’agenzia tradizionale, la vacanza “fai da te” tramite il contatto diretto tra privati o la scelta di una struttura ricettiva. Incuriositi sulle scelte dei nisseni per quest’estate ci siamo rivolti ad alcune agenzie cittadine per conoscere le loro mete preferite e il budget destinato alle vacanze. “La crisi si fa sentire ancora – afferma Emma Tricoli, tour operator – rispetto gli anni passati registriamo un calo. Le mete più gettonate dai nisseni sono quelle a lungo raggio con quote a persona che partono dai due mila euro in su anche perché questo è un periodo nel quale ci sono numerosi viaggi di nozze. Si spazia tra il Messico, i Caraibi, gli Stati Uniti, la Tailandia e i paesi asiatici, c’è anche chi si regala la Polinesia in abbinamento con gli Stati Uniti tutto dipende dal budget. C’è poi chi preferisce la vacanze classiche al mare in Sicilia o in Calabria, in questo caso i costi possono variare dalle 600 euro a salire, tutto di-

Anche per il 2015 l’easy booking si conferma il metodo più utilizzato per risparmiare. I giovani utilizzano il web per cercare la soluzione migliore sia per il viaggio che per la struttura

Sopra un villaggio polinesiano. A destra El Castillo nella città di Chichén Itzá (città maya - Messico).

in crescita di 12 punti percentuali rispetto al 21% rilevato lo scorso anno. Per coloro che partiranno, secondo i dati dell’Osservatorio Europcar raccolti assieme all’istituto di ricerca Doxa, saranno comunque vacanze brevi: una settimana per il 36% degli italiani, meno ancora per il 31%, una decina di giorni per il 18% e due settimane solo per il 16%. Ci si sposterà soprattutto in auto (67%), oppure in aereo (21%), il treno è il grande “sconfitto”. Un terzo degli

ni durano in media 8 giorni e in molti visto che agosto è il mese più caro scelgono luglio e settembre. Tra le mete marittime della Sicilia le preferite sono quelle del messinese e del siracusano”. “Il terrorismo e l’ombra dell’Isis - dichiara Lina Cordova, tour operator - hanno influito molto sulla scelta delle mete turistiche. La Tunisia, il Kenya, Sharm el Sheik sono meno richieste rispetto al passato. Numerosi i nisseni che si stanno orientando verso l’America, il Messico, la Polinesia, il sud Africa. Il 2015 è l’anno del Giappone, c’è una riscoperta della cultura orientale, in molti lo stanno scegliendo anche per i viag-

richiesta di persone più adulte rispetto ai giovani che preferiscono le crociere fluviali per potersi rilassare di più. Ormai i viaggi sono le liste più gettonate per qualsiasi occasione oltre che per i matrimoni, dal compimento dei 18 anni e di compleanni, ad altre tappe importanti quali lauree, specializzazioni, sino al pensionamento”. Come trascorreranno invece le vacanze i sancataldesi? “Noi ci rivolgiamo ad una altra fetta di turisti – dichiara Lucia Riggi, tour operator operante sia a Caltanissetta sia a San Cataldo - in quanto organizziamo tour di gruppo con pacchetti vantaggiosi in tutta Europa e nel mondo grazie all’impiego dei nostri mezzi e un numero minimo di partecipanti che ci consentono di abbassare i prezzi. Numerosi i viaggi combinati

to per le prenotazioni, soprattutto tra i più giovani che lo utilizzano per cercare la soluzione migliore di vacanza prenotando il mezzo di trasporto, scegliendo la struttura ma anche valutando un’offerta com-

pende anche dalla struttura scelta, solitamente le famiglie con bambini preferiscono i villaggi turistici che offrono anche l’intrattenimento o ancora optano per le crociere nel Mediterraneo. Le vacanze dei nisse-

gi di nozze. I giovani optano per la Spagna, la Grecia, le crociere, i pacchetti Euro Disney. C’è anche una richiesta alta dei centri benessere, con strutture che offrono anche il pernottamento, soprattutto tra le giovani nissene per gli addii al nubilato. In tanti aspettano i last minute anche se io consiglio di prenotare per tempo anche perché le tariffe sono già alte sin da adesso, c’è anche una

con l’Expo che stiamo organizzando in questo ultimo periodo, la Francia tiene sempre banco, in calo Londra. Chi ha la possibilità di spendere meno opta per il classico week end al mare piuttosto che per una settimana di vacanza o i residence e le case per ottimizzare i costo. La crisi rispetto lo scorso anno si sta sentendo molto di più a Caltanissetta che a San Cataldo”.


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Genitori e Figli

Scopriamo le cose giuste da fare per vivere al meglio questa prova di vita che prima o poi tutti i genitori (e tutti i figli) devono affrontare…

I figli e le vacanze...

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da soli

’estate è “qui” e per molti ragazzi si avvicina il momento di affrontare una delle esperienze più significative della loro esistenza: il primo “viaggio” da soli, la prima volta lontano da casa senza mamma e papà. Soprattutto per gli adolescenti, prossimi alla maggiore età, arriva il tempo di una vera “vacanza in solitario”,

davvero imparziali. Vederli grandi…è una grande prova! Che cosa significa? Forse in fondo non vogliamo vederli crescere? Certo che no, tutte le mamme e tutti i papà lo desiderano, ma su un piano razionale. Accanto a questo, esiste un “luogo psichico” all’interno di ognuno, nel quale hanno

vertirsi senza limiti, poter decidere dove andare, cosa mangiare, a che ora dormire... Le raccomandazioni: servono? Inutile girarci intorno: possiamo essere i genitori più aperti e libertari del mondo, ma quando nostro figlio o nostra figlia adolescente parte per la prima volta da solo, il cuore ci si riempie di preoccupa-

senza il controllo degli adulti. Questa “prova” costituisce una tappa fondamentale della loro evoluzione, ma è anche - comprensibilmente - un momento di piccole e grandi preoccupazioni per mamme e papà. Basta fare un giro rapido in internet per imbattersi in forum, blog e siti dove mamme e papà confessano timori, si scambiano idee e consigli sul tema delle vacanze “da soli” dei loro “pargoli” ormai cresciuti. I timori sono comprensibili: non sarà ancora immaturo? Dormirà o passerà le notti sempre sveglio? Come mangerà? Mangerà? Sarà in grado di badare a sé stesso? Non combinerà pasticci? Non si farà trascinare in situazioni pericolose? Il loro viaggio, le nostre paure… Tutte queste preoccupazioni riguardano loro…o noi? Nei confronti delle esperienze importanti dei figli, in particolare quelle che simboleggiano il passaggio da una fase della vita ad un’altra, i genitori vivono spesso sentimenti ambivalenti. Nulla di strano: mamme e papà non possono avere una visione davvero “obiettiva” dei loro figli e del grado di maturità raggiunto; il coinvolgimento affettivo è troppo grande per riuscire ad essere

spazio sentimenti che non appartengono alla sfera della razionalità ma non sono per questo meno degni di considerazione. “Per me tu sarai sempre il mio bambino”: meglio di tante spiegazioni, questa frase rispecchia i sentimenti che abbiamo appena descritto. Esiste una fase dello sviluppo nella quale genitori e figli vivono in una sorta di fusione simbiotica; con la madre questa fusione c’è stata davvero durante tutta la gravidanza. Poi questo periodo finisce, ma può “sopravvivere” a livello inconscio, il luogo che custodisce le paure più profonde come i nostri desideri più intimi. Cosa fare dunque? L’unica strada percorribile consiste nell’accogliere queste emozioni ambivalenti così come ci appaiono e provare a non forzarle ma nemmeno a farsi “comandare” da loro. Un atteggiamento cedevole nei confronti di quel che proviamo è il solo capace di farci agire davvero per il bene dei figli, quali che siano le nostre decisioni. Il senso del viaggio per i ragazzi Nell’immaginario giovanile contemporaneo, il viaggio o la vacanza senza genitori ha il medesimo significato simbolico di quello che un tempo erano i rituali di iniziazione che separavano l’infanzia dall’età adulta. Il viaggio in solitario non significa solo poter godere di una libertà a 360 gradi, mai avuta prima, è anche una prova con sé stessi. Dunque l’importanza della cosa va oltre i desideri “della superficie”, pur comprensibili: di-

zione. Non significa necessariamente che non abbiamo fiducia in loro; più spesso, non ci fidiamo del mondo che viviamo e delle sue “insidie”. Che sono tante, ma in fondo non così diverse da quelle che abbiamo affrontato noi alla loro età. Detto questo, cosa è davvero utile dire e fare e cosa è bene evitare? Poche, semplici regole - Decidiamo – discutendone con loro - il budget della vacanza e non deroghiamo, a meno di casi di estrema necessità. Chiariamo che se finiscono i “fondi”, tornano a casa. Questo li stimolerà ad amministrarsi in modo oculato. - Pretendiamo che ci diano le notizie essenziali del loro viaggio: non è obbligatorio sentirsi tutti i giorni, ma qualunque madre o padre si spaventa se non ha notizie dei figli e finirebbe per chiamare magari in orari “inopportuni”. Anche in questo caso, è meglio concordare prima della partenza. - I ragazzi di oggi sono molto informati ma è bene ugualmente ricordare loro i rischi delle malattie sessualmente trasmissibili e raccomandare - se del caso - l’uso del preservativo. Che ci piaccia o no, stiamo parlando dell’età nella quale il sesso entra nelle loro vite. - Le “prediche” riguardo ai pericoli relativi all’uso di alcool o delle droghe purtroppo lasciano spesso il tempo che trovano. Insistere su questi argomenti può essere letto dagli adolescenti come una mancanza di fiducia e ottenere l’effetto opposto.

Le sua prima volta Dieci piccole strategie per aiutare i nostri figli ad affrontare la partenza senza traumi

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e è la prima volta che vostro figlio va in vacanza da solo, cioè in colonia, al camping sportivo o all’estero a studiare inglese, è bene prepararlo adeguatamente dal punto di vista psicologico. Che sia ancora alle scuole elementari o all’inizio delle medie è, in ogni caso, consigliabile mettere in atto qualche piccola strategia per farlo partire più sereno e tranquillo e per non rendere traumatico il distacco dai genitori. Ecco il decalogo 1. È bene sperimentare una notte fuori casa, dal compagno di classe o dall’amico del cuore, prima di “spedire” il figlio in vacanza da solo per quindici giorni. In questo modo i genitori avranno un riscontro di come è veramente andata una notte fuori dalle mura domestiche. Sapranno dalla mamma e dal papà dell’amico se il proprio figlio era in ansia oppure se ha dormito tranquillo. 2. La prima volta in cui parte da solo cercate di far dormire vostro figlio in camera con un amico. È un modo per rendere più soft il distacco e per incentivare il desiderio di partire da soli. 3. È opportuno spiegare che la vacanza senza genitori è un modo per imparare a essere più autonomi e gestirsi meglio. Insomma è, anche questa, una maniera per diventare grandi. È fondamentale sottolineare che i genitori non si vogliono “sbarazzare” dei figli perché la scuola è finita e loro, impegnati con il lavoro, non saprebbero altrimenti come gestirli. 4. L’esperienza va valorizzata in tutti i suoi aspetti. Ad esempio si può mettere l’accento sul fatto che imparerà cose nuove o che si farà nuovi amici e sperimenterà attività diverse. 5. Bisogna far presente che ci saranno momenti in cui sarà possibile annoiarsi un po’ o semplicemente si avrà il desiderio di starsene per i fatti propri. Allora è bene portarsi un libro da casa, un mazzo di carte, l’ipod... 6. Le regole del campus (orari per le telefonate, orari per svolgere i compiti, divieti...) vanno stampate e lette insieme ai figli. Discuterle e comprenderle assieme, non solo può evitare spiacevoli sorprese, ma è anche estremamente utile per rassicurare bambini e ragazzi. 7. È utile preparare insieme ai figli la valigia o il materiale occorrente prima della partenza. È un momento importante di condivisione che rassicura tutta la famiglia. 8. Accompagnate personalmente i figli al momento della partenza. Le deleghe a parenti e amici in questo caso vanno evitate. E se scappa la lacrimuccia? Bisogna cercare di trattenersi e apparire allegri e sorridenti di fronte ai ragazzi in partenza. 9. Spiegate ai figli che non li andrete a trovare perché il desiderio è che trascorrano una bella vacanza senza l’intromissione di mamma e papà. Si eviteranno così inutili aspettative oppure che una vacanza che sta funzionando al meglio naufraghi per un’improvvisa nostalgia di casa. 10. Tranquillizzateli spiegando che, nel caso in cui non si trovassero bene in vacanza o che non fossero per nulla a proprio agio, esiste sempre la possibilità di tornare a casa in anticipo.


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LA RIFLESSIONE

L’abbraccio della Speranza:

Grazie Presidente! di Fiorella Falci

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veva appena finito di parlare, Manfredi Borsellino, in quell’aula del palazzo di giustizia di Palermo: intervento non previsto dal palinsesto delle celebrazioni in memoria di suo padre e della scorta. Quattro minuti di comunicazione autentica, della verità di un dolore che si rinnova ancora oggi, dopo più di vent’anni da via D’Amelio, nel calvario di sua sorella Lucia, che nella palude soffocante di

un potere irredimibile ha “portato la croce” di un tentativo di testimoniare l’onestà, la trasparenza, la legalità, soffocato dallo squallore criminale che dalle intercettazioni di cui sta parlando tutta Italia emerge, in ogni caso, senza attenuanti. Aveva appena finito di parlare, Manfredi. Manfredi come il figlio di Federico II di Svevia che aveva speso la sua vita per difendere l’eredità politica del padre, il sogno di una Sicilia moderna, libera dai privilegi, in cui lo Stato e le sue leggi contavano davvero, e non era la violenza ad identificare il potere. Aveva appena finito di parlare, Manf redi Borsellino, rompendo un silenzio durato più di vent’anni, e ha spiegato con poche parole, pensate,

pesanti, dette con la stessa voce serrata e carica di passione civile di suo padre, il senso vero di quello che sta accadendo in Sicilia, al di là delle indagini, delle verità giudiziarie, delle intercettazioni. La verità di un sistema in cui ci sono uomini di potere che pensano di poter “fare fuori”, come Paolo Borsellino, chi intralcia i loro piani. Fosse pure quella stessa figlia, “la primogenita, quella con cui mio padre dialogava, anche solo con lo sguardo”, ha scandito Manfredi, ricostruendo in questa memoria personale il senso profondo di una tradizione e di una formazione alla legalità come onestà intellettuale autentica. Insofferente per questo all’antimafiaspettacolo. E dolorante ancora, dopo più di vent’anni, per il sospetto tragico che anche nel cuore dello Stato si annidassero i traditori di suo padre. Aveva appena finito di parlare, Manfredi Borsellino, e il Presidente della Repubblica si è alzato in piedi, da solo, staccandosi dal parterre delle autorità che affollavano la platea che applaudiva. Gli è andato incontro e lo abbracciato, con una forza che le immagini di quel momento ci consegnano con il pathos di una speranza che può vivere ancora, in Sicilia. Non soltanto perché un abbraccio così, solo un padre può darlo al proprio figlio e solo un figlio può darlo al

proprio padre. Non soltanto perché la forza di quell’abbraccio viene dalla condivisione della stessa sofferenza nella propria vita. Un dolore che genera la conoscenza della verità, come pensavano i Greci delle loro tragedie. Sembrava uscire dal suo stesso corpo, il Capo dello Stato, mentre stringeva a sé quel giovane servitore dello Stato

Quell’abbraccio è una speranza anche per ognuno di noi. La speranza che lo Stato possa esistere davvero per tutti, per la giustizia e per la verità. In Sicilia e in Italia. Senza compromessi con i poteri occulti e senza “trattative” per gli equilibri dei reciproci

Quell’abbraccio è una speranza anche per noi. La speranza che lo Stato possa esistere davvero per tutti, per la giustizia e per la verità. In Sicilia e in Italia. Senza compromessi con i poteri occulti e senza “trattative” per gli equilibri dei reciproci privilegi che aveva appena saputo denudare lo squallore dello Stato senza delegittimarlo ma senza tacere la verità, con lo stesso coraggio disarmato, con lo stesso sguardo dilatato dall’orrore e lo stesso profilo tagliente di suo padre. Si sono stretti l’uno all’altro senza riserve, in un affidamento reciproco e totale, due generazioni di uomini dello Stato, due generazioni di siciliani onesti, società civile e istituzioni finalmente senza riserve, senza ipocrisie.

IL CUORE DEL CENTRO STORICO RIPRENDE A PULSARE... Corso Umberto Caltanissetta

...NOI CI CREDIAMO

privilegi. Senza scegliere gli amici, anche se discussi, invece di difendere la legalità senza riserve, non solo sulle passerelle mediatiche. Grazie Presidente Mattarella. Per la forza di questa testimonianza. Senza parole di troppo, com’è nel suo stile. Ma ci regala la possibilità di credere ancora nella civiltà democratica in cui viviamo, che troppo spesso tanti uomini del potere hanno cancellato dalla nostra coscienza.


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