I Grandi Vini Settembre/Ottobre 2016

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VALLE D'AOSTA DI STEFANIA ABBATTISTA

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ra le regioni che quest'anno metteranno un segno “più” davanti alla loro vendemmia c'è senz'altro la Valle D'Aosta. A dirlo, al di là delle prime stime ufficiali diffuse ad agosto da Ismea e UIV, è Massimo Bellocchia. Uno che la sua Valle la conosce bene, prima come enologo regionale e poi come enologo della più grande cooperativa valdostana, la Cave des Onze Communes. Bellocchia è il tecnico anche di quelle piccole realtà che non possono permettersi un tecnico proprio, e la cui produzione non supera poche migliaia di bottiglie. Il suo lavoro è prezioso anche perché stimola la viticoltura e innalza la qualità globale della regione. Lo raggiungiamo al telefono in uno dei pochissimi momenti di pausa: la vendemmia è a metà del suo percorso, sono stati messi al sicuro per ora Muller Thurgau e Pinot Grigio, il resto

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Massimo Bellocchia:

"Quest'anno avremo rossi sorprendenti" In anteprima, le caratteristiche della vendemmia 2016 in Valle D'Aosta svelate dall'enologo regionale è ancora nelle piante: si stanno analizzando le curve di maturazione per cogliere il momento ideale. Bellocchia, come sta andando la vendemmia? “Il bilancio è positivo, anche se non si può confermare il + 17% divulgato ad agosto, perché c'è stata una contrazione del peso delle uve, ora più asciutte, e

una conseguente contrazione sulla resa in liquido. Resta però una quantità maggiore rispetto al 2015”. E la qualità? “Assomiglia a quella dell'annata 2013. Non sarà a 4 stelle come quella dell'anno scorso, ma è decisamente sopra la media. Le piogge settembrine sono state una manna dal cielo,

e hanno aiutato un quadro che aveva sofferto un po' la penuria di acqua di agosto”. Quest'anno meglio i bianchi o i rossi? “Dico rossi perché di solito i nostri, essendo di quota, sono piuttosto leggeri e scarichi cromaticamente. Quest'anno invece abbiamo una prospettiva diversa: le temperature più alte hanno dato all'uva maggiore potenziale estrattivo, dunque i rossi potrebbero essere più corposi e brillanti. Insomma, una vera sorpresa rispetto allo standard a cui siamo abituati”. Qual è a suo avviso il vino più rappresentativo della Valle D'Aosta? “Domanda difficile. La famiglia dei nostri autoctoni è numerosa e sono tutti rappresentativi. Se proprio devo dirne uno, vado sul classico: il vino di montagna per antonomasia, profumato, delicato, gentile, è il Petit Arvine. Sapido e corposo, si presta anche bene all'invecchiamento. Lo consiglierei in abbinamento a minestre saporite e con del pesce in umido, in generale con pietanze sostanziose e dal sapore deciso”.•


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