Igrandivini novembre 2017

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Toscana BINDI SERGARDI PAG. 26

Lombardia CASTELLO DI LUZZANO PAG. 32

Lazio SOCIETÀ AGRICOLA VILLA CAVICIANA S.S. PAG. 30

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Puglia

Veneto

Lombardia

CANTINA FIORENTINO PAG. 44

AZIENDA AGRICOLA SCRIANI PAG. 51

CANTINA DI QUISTELLO PAG. 33

Piemonte VILLA REMOTTI PAG. 39

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Anno XIII • Numero 99 • Novembre Dicembre 2017 www.igrandivini.com

In copertina Alessandra Casini Bindi Sergardi foto di Biagio Donati

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Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Barbara Amoroso, Luca Barbagli, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Pamela Bralia, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Chiara Martinelli, Valentina Merolli, Giulia Montemaggi, Tommaso Nutarelli, Enea Silvio Tafuro Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it

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Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Montemaggi - g.montemaggi@clustereditori.it Stefania Russo - s.russo@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

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12-13-14 Dicembre 2017 - FIera di Pordenone cosa troverai in fiera: L’UNICA RASSEGNA DI FILIERA IN ITALIA Dalla vite alla bottiglia: in Italia nel 2017, l’intera filiera sarà presente all'interno dei padiglioni della fiera di Pordenone. LE MIGLIORI AZIENDE DEL SETTORE IN MOSTRA Le grandi aziende esporranno a Rive, in un percorso di visita agevole, veloce e completo. UNA LOCATION

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Mettiamo il vino al centro della campagna elettorale?

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rispetto ad una serie di impegni e di obiettivi che il nostro Paese dovrebbe assumersi sull’argomento. Non sto parlando di riforme, le quali seppur con grande fatica hanno trovato in parte concretezza nella Legislatura che sta per volgere al termine. L’agroalimentare è già tornato al centro delle politiche dell’Italia, vedi anche tanti progetti privati che sono decollati, ed il vento sembra volgere ad un cambiamento. La politica in questi anni è tornata ad occuparsi del settore con discreta continuità ed attenzione. In tal senso il bilancio dei cinque anni del Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, è da considerare oggettivamente positivo. Non vogliamo dare un voto ma il lavoro di Martina è stato egregio, anche aiutato da una continuità che era mancata a numerosi degli ultimi suoi precedessori. Ovviamente si poteva e si doveva, come in particolare l’ultima vicenda della Ocm vino insegna, fare di più. D’ora in avanti cosa succederà? I vari schieramenti in campo cosa hanno in mente per il locomotore della filiera agroalimentare italiana? Domande che è ovvio porsi alla vigilia degli incontri che i vari interlocutori svolgeranno nei prossimi giorni ai vari tavoli di confronto. Noi de I Grandi Vini siamo convinti che il vino possa diventare sempre più centrale in certe scelte che dalla filiera potranno allargarsi ad altri comparti. Il settore, non solo da un punto di vista produttivo, ha tutte le carte in regola (numeri e peso economico)

per diventare di riferimento nel percorso di crescita che chiunque prenderà la guida del Governo sarà chiamato ad imboccare. Enoturismo sempre più forte e regolato in modo chiaro e snello; salvaguardia della filiera dai casi di agropirateria e italian sounding; supporto funzionale ad un export sempre più capillare; riflessioni non più rimandabili sul clima e sulla sostenibilità ambientale; applicazione di riforme normative indispensabili a contrastare la buropatia che continua ad affliggere il settore; cultura da diffondere fin dalle scuole su di un alimento che rappresenta un patrimonio civile del Belpaese. Questi, non necessariamente in ordine di importanza, erano, sono e saranno temi chiave per il mondo del vino. Ma speriamo che non siano solo questi. L’augurio è di poter assistere a qualcosa di nuovo, attraverso uno sguardo lungimirante verso il futuro, capace di applicare un modello di sviluppo nuovo proprio attorno al vino, sia a livello nazionale che locale. Gran parte dei nostri competitor nel mondo, hanno saputo costruire progetti di valorizzazione, educazione, promozione e tutela. Pensiamo che sia tempo di farlo anche noi. In questo scorcio finale del 2017 abbiamo perso sfide mondiali ed europee molto importanti, dai Mondiali di calcio all’Agenzia del Farmaco Europea a Milano. Siamo rimasti increduli e beffati. Perché non puntare sul vino per pompare l’uscita dalla crisi economica ed imboccare una strada di rilancio? Buon lavoro e buon 2018!•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

I

l vino al centro della campagna elettorale italiana? E’ lecito domandarselo nel tracciare un bilancio dell’annata che sta per chiudersi e nel gettare lo sguardo sul nuovo anno. Nelle prossime pagine troverete numerosi spunti di riflessione, alcuni di questi concentrati sull’export, tema che continuerà ad essere fondamentale. Il 2018, infatti, porterà con sé progetti strategici molto importanti per il nostro Paese in termini di promozione, a partire dalle missioni e dagli investimenti ingenti che stanno per partire negli Stati Uniti e successivamente in Cina. L’obiettivo dichiarato sarà quello di rafforzare il peso in valore dei nostri vini, dopo gli ottimi risultati che abbiamo raggiunto in quantità e, ultimamente, anche in una varietà che universalmente ci viene sempre più riconosciuta. In questo spazio ci vogliamo però interrogare su quanto il vino potrà diventare un argomento da campagna elettorale. Ormai, infatti, ci siamo: il voto per le elezioni politiche previsto per gli inizi di marzo (salvo clamorosi colpi di scena), si sta avvicinando e terrà sempre più banco sui media e nella nostra vita. Le politiche del vino come patrimonio nazionale, come fattore di sviluppo economico, come leva per il turismo, troveranno spazio nelle proposte dei vari candidati alla guida del nostro Paese per il prossimo quinquennio? E’ un’aspettativa legittima, in virtù del peso che la filiera vitivinicola italiana ha sul nostro Pil. Ma è anche lecito avere dei dubbi sulla capacità di programmazione


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26 BINDI SERGARDI • DAL 1349 E PER 23 GENERAZIONI LA TRADIZIONE CHE EVOLVE ATTRAVERSO I SECOLI

64 TIRRENO C.T. • A CARRARA FIERE IL FUTURO DELL’OSPITALITÀ

SOMMARIO 6 10 12 13 14 16 20 23

L’EDITORIALE ULTIME DAL MONDO DEL VINO LA POLITICA NEL VINO THE WINE TROTTER • HONG KONG FACCIA @ FACCIA CON...IAN D’AGATA L’INCHIESTA • CANTINE COOPERATIVE CHEF • SAMUELE BRAVI BEST PRACTICES • PARTNER WINE, IL VINO CHE FA BENE 25 SOCIAL WINE 26 BINDI SERGARDI • DAL 1349 E PER 23 GENERAZIONI LA TRADIZIONE CHE EVOLVE ATTRAVERSO I SECOLI

Wine Experience di Valentina Merolli

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30 VILLA CAVICIANA: OGNI VINO, UN’IDENTITÀ 32 CASTELLO DI LUZZANO SE IL VINO È BUONO E BELLO INSIEME 33 CANTINA DI QUISTELLO • 1.6 ARMONIA, CHARDONNAY E GRAPPELLO RUBERTI 35 LA CALABRIA SOTTO I RIFLETTORI 36 EMILIA ROMAGNA: A CHE PUNTO SONO GLI OCM? 37 LA RIBOLLA GIALLA È ORA UN’ESCLUSIVA FRIULANA 38 LA SVOLTA “SECCA” DELL’ASTI DOCG 39 VILLA REMOTTI • FANCIOT: LE ORIGINI FANNO LA BARBERA 40 ARIONE • COME CAMBIA IL MONDO DELLE BOLLICINE 42 PUGLIA • UN PRIMITIVO SEMPRE PIÙ “SICURO” 44 CANTINA FIORENTINO, SPECCHIO DEL SALENTO

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45 AUTOCHTONA 2017 ASSEGNATI I PREMI CHE CELEBRANO LA TIPICITÀ 46 AUTOSCATTO DELLA SICILIA 47 È CARLOTTA GORI LA NUOVA DIRETTRICE DEL GALLO NERO 48 ASSOCIAZIONE VIGNAIOLI DEL TRENTINO: 30 ANNI DIVINI 49 IN UMBRIA ALLA RISCOPERTA DEL GRENACHE 50 IL BRACCIO DI FERRO DELL’AMARONE 51 SCRIANI • NUOVI ARRIVI, STESSA INCONFONDIBILE QUALITÀ 52 FIERE IN CALENDARIO 54 TIRRENO C.T. • A CARRARA FIERE IL FUTURO DELL’OSPITALITÀ 55 PELLICOLE DI GUSTO 56 FOOD AND BEVERAGENDA 58 NEWS BIO & GREEN 59 TENDENZE SPARKLING 60 A TUTTA BIRRA 61 EXTRAVERGINE NEWS 62 DISTILLATI & CO. 63 SCOTTON • NON SOLO UNA SCATOLA, NON SOLO UNA BORSA 64 VIGNA E CANTINA 66 VIGNA E CANTINA • NEWS TECNICHE 69 BELBO SUGHERI • UN’AZIENDA INNOVATIVA 71 TAPÌ WINE 72 DEA BARBATELLE: IL VINO DI PREGIO HA RADICI SELEZIONATE 74 ATENA LUX: UNA LUCE PER LA QUALITÀ


INCONTRIAMOCI

VERONA | 31 GENNAIO - 3 FEBBRAIO 2018

da mercoledì a sabato

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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

EXPORT 1

NEL VINO LA FRANCIA HA MESSO LA FRECCIA Nella sfida nelle esportazioni vitivinicole, i vini francesi hanno superato quelli italiani nei dati in valore relativi ai primi 9 mesi del 2017 La Francia del vino brinda allo storico sorpasso sull’Italia negli Stati Uniti, primo mercato importatore al mondo e da 8 anni ‘feudo’ enologico del Belpaese. Lo ha annunciato, in una nota stampa, l’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies, che assieme a Nomisma-Wine Monitor ha elaborato gli ultimi dati sulle importazioni di vino statunitensi (fonte Dogane) aggiornate al 3° trimestre 2017. Il sorpasso in valore (1,220 contro 1,210 miliardi di euro) è l’effetto della clamorosa rimonta del vino transalpino su quello italiano, recuperando in soli 9 mesi circa 160 milioni di euro. “L’Italia perde il primato più ambito e lo perde male – ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta -, se pensiamo che oggi la Francia è market leader nei primi tre mercati di importazione al mondo, Usa, Gran Bretagna e Cina. Ma fa ancora più male registrare come, in un anno di grande crescita della domanda di vino nel mondo, gli Stati Uniti siano diventati la cartina tornasole della nostra ridotta competitività sui mercati globali, frutto di azioni di marketing e promozione deboli e mai sinergiche”.

EXPORT 2

AGROALIMENTARE A QUOTA 40 MILIARDI Secondo i dati di Nomisma Agrifood Monitor l'Italia chiuderà l'anno superando il tetto dei quaranta milioni di euro di esportazioni

L’export agroalimentare italiano oltrepasserà i 40 miliardi di euro, grazie ad una crescita superiore al 6% rispetto all’anno precedente. Ad affermarlo sono le stime elaborate da Nomisma Agrifood Monitor. Fattori chiave, ovviamente, le esportazioni dei prodotti simbolo quali vino, salumi e formaggi che dovrebbero chiudere l’anno con un aumento nell’export compreso tra il 7 e il 9%. Le stime, aggiungiamo noi, sono in linea con i dati dei primi 9 mesi del 2017 diffusi dal Mipaaf con 29,8 miliardi registrati. Guardando ai mercati di destinazione sono soprattutto i paesi extra-Ue (seppure rappresentino ancora meno del 35% dell’export totale) ad evidenziare i tassi di crescita più elevati. Tra questi Russia e Cina, con variazioni negli acquisti di prodotti agroalimentari italiani a doppia cifra (oltre il 20%), benché il loro “peso” continui ad essere marginale sul totale dell’export (meno del 2%). In linea invece con la media di settore le esportazioni verso Nord America e paesi Ue (dati gennaio-luglio 2017). “L’aumento dell’export unito ad un consolidamento della ripresa dei consumi alimentari sul mercato nazionale (+1,1% le vendite alimentari nei primi 9 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2016) - dichiara Denis Pantini, Responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma - prefigurano un 2017 all’insegna della crescita economica per le imprese della filiera agroalimentare” Una filiera che dalla produzione agricola alla distribuzione al dettaglio e ristorazione vale oltre 130 miliardi di euro di valore aggiunto (pari al 9% del Pil italiano), genera lavoro per oltre 3,2 milioni di occupati (il 13% del totale) e coinvolge 1,3 milioni di imprese (il 25% delle aziende attive iscritte nel Registro Imprese delle Camere di Commercio).

NORMATIVE UE

USA: import totale vino III trimestre 2017 (valori cumulati e variazione stesso trimestre anno precedente)

Paese fornitore

gen-sett 2016

gen-sett 2017

Variazione % 2017/2016

(Milioni euro)

(.000 hl)

(Milioni euro)

(.000 hl)

Valori

volumi

Francia

1.026,8

1.026,9

1.219,6

1.243,5

18,8%

21,1%

Italia

1.175,0

2.385,9

1.209,9

2.473,1

3,0%

3,7%

Totale Mondo

3.596,0

8.145,1

3.882,9

8.959,8

8,0%

10,0%

Fonte: Osservatorio Paesi terzi Business Strategies - Nomisma Wine Monitor su dati dogane

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CON IL REGOLAMENTO OMNIBUS ARRIVA IL TETTO ALLE AUTORIZZAZIONI PER NUOVI VIGNETI Dal 2018 gli Stati comunitari potranno fissare dei limiti alle richieste Si chiama Omnibus il nuovo Regolamento studiato da Commissione Europea, Consiglio e Parlamento Ue per intervenire in numerosi settori delle politiche comunitarie, tra cui anche quelle agricole. Il testo sta per diventare definitivo e se

così sarà nel prossimo anno diverrà esecutivo. Al momento di andare in stampa con il numero che state sfogliando, una significativa novità in ambito vino era quella che prevede la possibile applicazione, da parte degli Stati membri, di un tetto massimo alla richiesta di nuove autorizzazioni agli impianti dei vigneti da parte delle imprese. Dopo l'assalto alle richieste di autorizzazioni registrate negli ultimi due anni, sarebbe una misura sicuramente utile.


ENOTECHE

VINARIUS PREMIA I COLLI EUGANEI La settima edizione del riconoscimento dedicato ai territori del vino è stato assegnato durante il 26° Merano Wine Festival Vinarius, l’associazione delle enoteche italiane che conta un centinaio di locali sul territorio nazionale e una decina in tutto il mondo, ha assegnato ai Colli Euganei in Veneto la

settima edizione del Premio al Territorio. Si tratta di un riconoscimento che premia un particolare ambito geografico in virtù della sua vocazione vitivinicola, del suo paniere agroalimentare, dello sviluppo sostenibile, della tradizione, della storia e della sua accoglienza turistica di vaglia. “Le élites del passato – ha affermato Andrea Ter-

raneo, presidente di Vinarius, durante la premiazione svolta nell'ambito del 26° Merano Wine Festival - da Francesco Petrarca ai vescovi, ai nobili veneziani, ne avevano già apprezzato la dolcezza delle colline, la qualità dei prodotti agricoli, la salubrità delle terme del primo parco del Veneto. Le nuove generazioni hanno saputo proiettare in ambito nazionale ed internazionale una produzione vitivinicola già di pregio grazie alle caratteristiche vulcaniche del suolo e sottosuolo, accompagnandola con le storiche eccellenze dell’enogastronomia, dell’ambiente e del benessere, a testimonianza della unicità di questo territorio”. Il Premio al Territorio prevederà nei prossimi mesi un viaggio studio delle Enoteche Vinarius nel territorio premiato e la degustazione in contemporanea in tutte le enoteche dell’Associazione.

VINITALY 2018

IL CATALOGO 2018 DI VINITALY PARLA ANCHE CINESE Veronafiera anticipa le novità in vista dell'edizione n° 52 in programma dal 15 al 18 aprile del prossimo anno: dettagliate schede online sulle aziende partecipanti Vinitaly è sempre più digitale. Tra le novità in vista dell'edizione 2018 (in programma a Verona dal 15 al 18 aprile) ci sarà anche un nuovo concept del catalogo online. La novità tecnologica consiste in un sistema di compilazione facilitata per gli espositori e di traduzione immediata dall’italiano all’inglese e al cinese. Il nuovo catalogo di Vinitaly è stato progettato per essere un portale contenente mini siti di tutte le cantine espositrici: lo abbiamo consultato ed è effettivamente snello, agile da consultare e quindi efficace. Il format comune, infatti, mette in evidenza

in modo omogeneo le principali informazioni richieste dai buyer, per semplificare le loro ricerche. Il catalogo è stato pensato anche come strumento di promozione e divulgazione del vino italiano all’estero. Con la scelta del cinese come terza lingua, Vinitaly crea la prima presentazione completa della vitivinicoltura italiana per il grande mercato asiatico, con i vini di tutte le regioni, proposti da oltre 4.000 cantine, offrendo a importatori e consumatori del Paese della Grande Muraglia uno strumento di conoscenza delle Doc, Docg e Igt made in Italy, con la visualizzazione delle relative

aree di produzione. Attraverso questo nuovo strumento, ricco di immagini, l’espositore potrà anche promuovere propri eventi e degustazioni organizzati nel corso di Vinitaly e durante il resto dell’anno, inserire video e condividerli sui social, garantendosi una visibilità lunga 365 su una piattaforma consultata in un anno da 790.380 utenti da 195 Paesi, per un totale di 4.958.499 pagine visualizzate. Il catalogo di Vinitaly 2018 sarà online a metà dicembre, inizialmente con la descrizione di tutti gli espositori diretti; seguiranno, mano mano, gli espositori indiretti.

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Export: a febbraio 2018

al via la missione negli Stati Uniti L'inizio del nuovo anno porterà con sé il lancio di due progetti promozionali fondamentali per rafforzare l'export: investimenti importanti anche in Cina

I

l 2017 che stiamo ormai per salutare non passerà certo alla storia come indimenticabile per il vino. L’annata, da un punto di vista meteorologico, è stata balorda con un calo quantitativo che non vedevamo dal secondo dopoguerra e sul quale capiremo solo più avanti le ripercussioni. L’andamento dell’export chiuderà con dati ancora molto positivi ma è dilagante la sensazione che potevamo fare meglio. Soprattutto se riannodiamo il filo dei tanti pasticci registrati negli ultimi mesi nella gestione dei fondi Ocm. Come scrive Il Corriere Vinicolo, l’Italia ha speso quest’anno solo 82 dei 102 milioni a budget: 20 milioni di euro (senza contare quelli che sarebbero stati integrati dalle aziende), anziché in promozione, sono andati in assicurazioni e ristrutturazioni. Inoltre la partita dei fondi bloccati è tutt’altro che chiusa. Si, sono stati sbloccati 14,3 milioni di euro di fondi nazionali e 71,5 milioni di euro che fanno capo a regioni e province, ma comunque non saranno utilizzabili prima di marzo 2018 con un orizzonte temporale (dicembre 2018) piuttosto breve per essere valorizzati appieno. Il dato più incoraggiante arriva dal comparto agroalimenta-

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di Giovanni Pellicci

re italiano nella sua vastità, il quale chiuderà l’anno con dati molto positivi: 29,8 miliardi di euro di export nei primi 9 mesi del 2017 ed una crescita del 7% rispetto allo scorso anno. Tornando al vino l’Italia ha perso in competitività e in mercati chiave i nostri rivali hanno iniziato a superarci, come è il caso, nei dati in valore, della Francia negli Usa. Ecco allora che, a fare la differenza nell’anno che sta per arrivare, toccherà soprattutto al piano straordinario per la promozione del vino italiano negli Stati Uniti (con investimenti da 20 milioni di euro a partire da febbraio 2018) e al progetto dedicato al mercato cinese (con uno stanziamento iniziale da 5,5 milioni di euro destinato a crescere). E’ notizia di novembre che tutte le gare per l’affidamento degli incarichi di comunicazione sono state bandite: a partire da febbraio è prevista l’operatività di due progetti fondamentali per dare nuove gambe e linfa all’export di tutto il comparto agroalimentare italiano, in cui ovviamente il vino rappresenta un apripista fenomenale. Il target negli Usa saranno millennials, baby boomers (ovvero coloro che sono nati tra il 1945 ed il 1964 in Nordamerica, nda)

winelover e consumatori con capacità di spesa medio/alta, attraverso un’attività di comunicazione mirata ed in linea con i nuovi linguaggi. In cantiere anche attività di formazione sul campo per operatori professionali ed eventi con il trade con partner quali Slow Wine, Gambero Rosso, Iem e Iwfi. Non solo: le aziende ancora non presenti sul mercato saranno di fatto accompagnate nell’approccio ad un mercato complesso quando imprescindibile. C’è curiosità sulla figura che sarà scelta (da parte dell’ufficio Ice di New York) per rivestire il ruolo di supervisore di tutto il lavoro. Si tratterà di un noto influencer del vino negli Stati Uniti che di fatto sarà il testimonial della campagna. Ovviamente da parte di tutta la filiera del vino, da Unione Italiana Vini a Federvini, passando dai Ministeri coinvolti (anche in chiave politica, viste le imminenti elezioni politiche) c’è grande attesa. Si tratterà, infatti, di due progetti che dovranno giocare un ruolo chiave nel rilancio della competitività dei nostri vini all’estero. Far passare il concetto del valore delle nostre etichette, alcune delle quali ancora poco conosciute o comprese dai consumatori statunitensi, sarà molto importante per porre le basi ad un 2018 che tutti noi

ci auguriamo possa essere davvero quello del rilancio e della ripresa economica del nostro Paese dopo le analisi positive raccolte sul finire di questo anno. Il Ministro Martina, in tal senso, è sicuro che l’Italia riuscirà a conquistare il famoso traguardo dei 50 milioni di euro di esportazioni nel 2020. “E’ sempre più alla nostra portata – ha detto il n° 1 del Mipaaf -. Abbiamo imprese che hanno saputo affrontare la crisi cercando nuovi mercati, proponendo qualità e distintività. I nostri margini sono ancora ampi, guardando soprattutto a quell’area di mercato coperta dai prodotti contraffatti o italian sounding. Per vincere questa sfida dobbiamo essere presenti in squadra all’estero. Abbiamo avviato un percorso che integra tutta la filiera, valorizzando anche il talento dei nostri chef. Senza regole giuste in mercati aperti, migliaia di piccole e medie imprese non potrebbero affrontare i mercati internazionali. Protezione e promozione devono andare insieme, soprattutto per loro”.•


T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Cosa e come si beve a

Hong Kong Regione sospesa tra tante culture, presenta delle peculiarità anche nel consumo del vino, tra facilitazioni burocratiche e una certa maturità del gusto

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ra i centri finanziari più importanti al mondo, Hong Kong sembra rappresentare il punto d’incontro tra Oriente e Occidente. Cosmopolita e vivace ha una sua identità uguale a nessun altro, anche sui consumi del vino. Fabio Piccoli, direttore responsabile di Wine Meridian, portale online d’informazione dedicato a sviluppare l’immagine del vino italiano sui mercati esteri, è un profondo conoscitore di questo Paese e ne tratteggia le caratteristiche.

Quali sono le caratteristiche salienti del mercato del vino a Hong Kong? “Ha come caratteristica quello di essere un mercato duty free, senza tasse d’importazione. C’è stato un aumento delle importazioni nell’ultimo decennio del 300%, dove l’Italia è tra il quarto e quinto posto. In passato il 70% del vino veniva esportato in Cina, adesso siamo a circa la metà. Un altro dato importante è che, negli ultimi 5 anni, ci sono stati una serie di accordi con alcune province cinesi sulla detassazione delle merci che ha aumentato la facilità di sdoganamento”. Quali sono i principali canali di consumo? “Il canale principale è quello dell’Horeca, con i ristoranti al primo posto; tra l’altro, questa città offre un’eccellente ristorazione, sia asiatica che internazionale. A Hong Kong ci sono circa 3.600 licenze d’importazione, che riforniscono direttamente il ristoratore e mancano le grandi aziende di distribuzione; quindi il canale diretto principale è tra importa-

tore e cliente”. Com’è il livello di cultura media sul vino? “Più elevata di quella cinese, siamo di fronte a un mercato abbastanza sofisticato, trattandosi di una Città Stato relativamente ricca e dal background europeo”. Per quanto riguarda il vino italiano che interesse c’è e quali regioni o denominazioni hanno un maggiore appeal? “Oltre ai brand storici come Bordeaux, Borgogna e Champagne c’è, ovviamente, interesse anche per i nostri vini; oltre alle denominazioni classiche come Amarone, Brunello e Chianti aumenta anche l’interesse per zone meno note, come i vini del Mezzogiorno. Continua anche l’ascesa del Prosecco. In generale c’è una preferenza per i vini morbidi, affinati in legno anche se non si cercano più quei residui zuccherini come si faceva qualche anno fa”. I finanziamenti legati all’OCM Promozione hanno aiutato lo sviluppo del vino italiano su questo mercato? “Hanno aiutato molto ma per farlo crescere in modo più proficuo bisognerebbe investire molto di più nella formazione e nelle attività di tipo educativo per fa comprendere meglio vitigni e denominazioni. Questo non può essere compito della singola azienda ma dei Consorzi”.•

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IAN D'AGATA

Ian D'Agata, l'ambasciatore a stelle

e strisce del vino italiano @ Quale voto daresti all’Italia al termine del 2017 del vino? “Io ci tengo a ribadire sempre, anche quando può sembrare che abbia scritto qualcosa in senso critico, che voglio essere un ambasciatore del vino italiano in Italia e nel mondo. E’ un ruolo che posso svolgere grazie al livello di notorietà e sopratutto di credibilità che ho raggiunto e che sono contento di svolgere, perché l’Italia del vino se lo merita. Tante aziende, piccole e grandi, tante famiglie, tanta storia e tradizione, tanta italianità (permettimi l’uso del termine): un unicum che è una par-

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te importante del nostro tessuto economico e del made in Italy migliore che funziona e che tutto il mondo, giustamente, ammira. Questa è una premessa doverosa. Un voto? Diciamo 25/30, come all’università, non male ma possiamo fare molto meglio, direi che l’obbiettivo è arrivare al 27 e poi andare oltre ancora. In realtà il Paese sta lavorando meglio di tanti anni fa, sono tante le cose che vanno bene, direi la maggioranza. Non bisogna essere critici e basta, non serve a niente. Il che non significa dire solo “quanto siamo belli, quanto siamo bravi” perché anche quello serve a poco.

Detto questo, possiamo certo migliorare. Qualche esempio: siamo ancora troppo frazionati, nel mercato globale di oggi non si può pensare di andare in giro con il Gambellara di lunedi, il Soave di martedì e il Lugana di mercoledì (ho scelto tre nomi a caso). Altra cosa sulla quale si potrebbe ragionare: l’azione dei consorzi andrebbe in qualche modo monitorata. Voglio dire, credo sia lampante a tutti che ci sono consorzi che lavorano benissimo, penso a quello del Franciacorta o all’Istituto Tutela Vini Marchigiani, altri che lavorano diciamo meno bene”. @ Ti interrompo. Intendi una sorta di pagella sul lavoro svolto? “Esatto. Lo Stato ha il dovere di pretendere che le cose funzionino bene, noi tutti dobbiamo avere fiducia nello Stato e nella sua opera di guida, di aiuto, di salvaguardia e di promozione. Ma non può essere un aiuto a cascata per chiunque, devono esserci anche dei risultati condivisibili e tangibili”. @ Il capitolo export è fondamentale. Abbiamo fatto un pasticcio all’italiana nella gestione dei fondi Ocm, perdendo tempo e denari molto preziosi. E la Francia


ne ha approfittato superandoci in valore nelle esportazioni, specie sul mercato Usa. Che ne pensi? “La Francia ci è storicamente avanti per due motivi fondamentali. Il primo perché per lo più fa vini davvero buoni e, secondo, si muovono prima di noi, in maniera più coesa. Noi abbiamo un sistema che permette purtroppo di trovare vini dal nome prestigioso come Chianti o Barolo davvero non sempre all’altezza di quel blasone, e cosi facendo roviniamo la piazza. E’ una cosa sulla quale riflettere. Ci potrebbero essere dei meccanismi che varrebbe la pena introdurre per evitare questo tipo di difficoltà. Ma è un discorso da fare in privato, con chi di dovere a livello istituzionale, e non con una tavolata di 12 persone che serve a poco. Sottolineo che il problema della qualità riguarda tutti: anche i francesi hanno di questi problemi, per esempio Bordeaux non tira a parte i cento e passa grandi Chateaux che tutti conoscono. Per il resto è un pianto, e allora la gente beve altro. Detto questo, i cugini si muovono per tempo: nel 2005 ero a Taiwan a formare una scuola di vino italiano, e c’era un solo Pinot Grigio, per giunta toscano, in tutta l’isola. E’ difficile far capire la bontà e la grandezza del nostro vino quando all’estero non si trovano i nostri prodotti migliori. Di Pinot Gris alsaziani invece nel 2005 laggiù ne trovavo. In questo senso, ci tengo a dire, e non per campanilismo, che Vinitaly è fondamentale: è una grande fiera che porta il nome del vino italiano nel mondo, e lo fa molto bene. Andrebbe aiutata e sostenuta sempre di più, sia dal pubblico che dal privato”. @ Eccoci: lavori da anni con Vinitaly International per favorire la formazione, ovvero un altro tema chiave per sostenere le esportazioni e l’attenzione ai nostri vini nel mondo. Quali nuovi progetti hai in mente? “La cultura è fondamentale in ogni aspetto della vita. Senza cultura si hanno dittature del pensiero e non solo, l’ignoranza impera e non si pongono domande perché non si sa di doverle porre, ma nemmeno come porle. Il vino italiano è un mondo affascinante ma complicato: va spiegato per bene. Ancora oggi ci sono “esperti” di vino (mi raccomando le virgolette!) che parlano di Trebbiano o Malvasia. Beh, Malvasia e Trebbiano non esistono: abbiamo almeno 17 Malvasie diverse, per esempio. Alcune sono rosse, altre bianche, una rosa, alcune danno vini dolci, altre secchi, alcune danno vini fermi, altre mossi. Sono varietà diverse che danno vini diversi. Finché si parlerà

di Malvasie genericamente non andremo da nessun parte. Facci caso, nessuno parla mai di Pinot quando si parla di vini bianchi, perché tutti si rendono conto della differenza tra Pinot Bianco e Pinot Grigio. Ma per le uve italiane non è ancora cosi. E si finisce colonizzati da Cabernet e Merlot. Anche quella è dittatura”. @ Parlavamo di progetti. Cosa hai in mente? “Nuovi progetti? Due, importantissimi. Un nuovo grande libro (600 pagine) per il mio editore Usa dedicato alle uve autoctone italiane e ai loro terroirs: “Italian Native Grape Wine Terroirs”, il proseguo di “Native Wine Grapes of Italy” e sul quale sto lavorando da quattro anni. Poi un grande momento di portata internazionale sul quale lavoro da tre anni e che annuncerò a febbraio. Invece, con Vinitaly International continuerò ed aumenterò il numero di corsi di certificazione nel vino Italiano che sta tanto aiutando a formare nuove leve di appassionati di vino italiano nel mondo”. @ In termini di gusti sembra tramontata l’era della barrique a favore di una tendenza in grado di valorizzare maggiormente il frutto. I palati americani stanno davvero comprendendo questo cambiamento? “A livello di gente non super appassionata il vino rotondo morbido poco acido e leggermente zuccherino tira ancora, ma è indubbio che il vento sta cambiando, forse meno

rapidamente di quanto andiamo dicendo e scrivendo in giro ma sta cambiando”. @ Norme sull’enoturismo, Testo Unico del Vino, sostegno alle imprese, nuove sfide legate al clima: in Italia il ruolo della politica è molto significativo anche per il mondo del vino. Ma i tempi delle riforme sono spesso lunghi e disallineati rispetto alle esigenze della filiera. Da osservatore privilegiato che lavora in Italia ormai da anni, qual è la tua idea in merito? “Certo, sarebbe meglio evitare tempi morti burocratici. Non dico nulla di nuovo, lo sappiamo tutti, ma sono cose che richiedono tempo e pazienza. Dobbiamo essere bravi a spingere a dei cambiamenti in questo senso, tanto ne siamo tutti consapevoli, si tratta di una necessità per essere competitivi. In Italia c’è tanta gente bravissima e competente, tanti giovani con voglia di fare, nel privato e nel nel pubblico, dobbiamo lavorare di più insieme per trovare soluzioni utili a crescere tutti insieme. In fondo oggi lavoro con Vinitaly e ho molte occasioni per parlare con le nostre istituzioni e posso ascoltare, capire, imparare e perché no, dare anche qualche suggerimento. Eppure non mi ha mai raccomandato nessuno. Quindi tutto è possibile, anche in Italia, con tanta buona volontà e passione. C’è sempre speranza per un domani migliore: si dice che l’unione fa la forza ed è proprio così!”.•

IL PROFILO

Ian D’Agata e’ un esperto enogastronomo che scrive e racconta il vino ed i prodotti del territorio da più di 25 anni. Oggi è Senior Editor di Vinous; Direttore Scientifico della Vinitaly International Academy e Direttore Creativo del Progetto Vino&Food di Collisioni. Autore di diversi testi sul vino, è il solo italiano ad aver vinto il Louis Roederer International Book Awards Book of the Year (2015) con il suo Native Wine Grapes of Italy, la bibbia dei vitigni autoctoni italiani che è un testo di studio per studenti WSET e MW in tutto il mondo. Nel 2016, è stato eletto dal premio Les Plumes d’Or, votato dai vignerons di Francia, uno degli otto più importanti wine writers al mondo. Quest’anno è stato insignito in Canada della Cuvée Award of Excellence per meriti acquisiti nella divulgazione e promozione del vino di qualità nel mondo.

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L’INCHIESTA CANTINE COOPERATIVE di Claudia Cataldo

Fieri di essere cooperativi Arriva Vi.Vite: simbolo di un processo di cambiamento nel mondo delle cantine cooperative che ora si raccontano mostrando i frutti del loro lavoro di qualità

uando si parla di cooperazione, nel settore del vino, c’è da fare attenzione. Questo perché il concetto della stessa cooperazione spesso si lega ad un’immagine che parla di grandi volumi ma non sempre di qualità, portandosi sulle spalle un bagaglio di retaggi e preconcetti. L’idea è quella che se ne sappia poco e

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solo per sentito dire, soprattutto dal punto di vista del pubblico finale. La riflessione parte da Vi.Vite – Vino di Vite Cooperative, la prima manifestazione che propone una full immersion proprio nel mondo delle 498 cantine cooperative e delle loro tante storie inedite (la prima edizione si è svolta il 25 e 26 novembre al Museo Nazionale della Scienza e della Tec-

nologia di Milano). Un evento del genere segna una sorta di rottura: le cantine cooperative si mettono in mostra, si raccontano e cercano un linguaggio nuovo, una lingua comune che non appartiene solo al nuvolo di esperti e professionisti ma che vuole rendere il vino un po’ più pop e un po’ meno vip. Federico Gordini è a capo di Lievita, società specializza-

ta nella creazione di eventi del comparto wine&food – una delle sue creature è ad esempio Bottiglie Aperte – a cui si è rivolta l’Alleanza delle Cooperative alla ricerca di un expertise per raggiungere l’obiettivo. “Le cooperative vogliono raccontarsi – spiega Gordini - in un modo nuovo e diverso, accendendo i riflettori sui soci e quindi sulle persone. Sono loro i custodi dei territori e delle colture. Ed è proprio grande al sistema delle cooperative se in molti luoghi, quelli meno blasonati e meno remunerativi, proprio questi viticoltori sono riusciti a trovare giusto compenso alle loro fatiche, senza dover così ricorrere all’abbandono delle terre: questo ha avviato un circolo virtuoso di conservazione paesaggista e della biodiversità, dando modo alle persone di vivere del loro appezzamento di terra e del loro vigneto, ingranaggio di un sistema molto più ampio e funzionante”. In che cosa consisterà l’evento? “Sarà una due giorni ricca di appuntamenti, con l’obiettivo di svecchiare il linguaggio del vino, semplificarlo e renderlo comprensibile. Un contenitore di esperienze affinché il pubblico entri in contatto con i vini delle cooperative e impari a conoscerle, con walk around


tasting, area Osteria, zona workshop con tanti artigiani, un market in chiave un po’ hipster e molto altro. Non mancherà anche un’area più tecnica e di confronto, con alcuni seminari tenuti ad esempio da Cernilli (e altri) in Sala Biancamano (un vecchio transatlantico all’interno del museo). Non finisce qui. Punteremo molto anche sul tema della qualità: le cooperative non possono e non devono più essere associate solo a grandi produzioni di bassa lega, ci sono prodotti eccezionali che nascono proprio da questa forma aggregata di lavoro. In questa chiave teniamo molto anche all’evento nell’evento di sabato, in Sala Cenacolo, quando saranno presentati i vini di 27 cooperative che hanno appena ricevuto i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. È un segnale importante, che deve dare da pensare”. E proprio di qualità e di novità ci parla anche Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle cooperative. Il mondo delle cooperative è una macchina che corre a gran velocità, c’è entusiasmo, ci sono i numeri e il lavoro degli ultimi anni sta scardinando il vecchio posizionamento di questi prodotti. I numeri, in particolare, sono sorprendenti. Lo sapevate ad esempio che quasi 6 bicchieri di vino su 10 consumati nel 2016 nel nostro Paese sono stati prodotti da cantine cooperative? Un sistema che conta 498 cantine, 148.000 soci (che hanno in media 1,5/2 ettari di vigneto), per un totale di 4,3 miliardi di euro, ovvero il 40% del totale fatturato vino del nostro Paese (fonte:

Osservatorio della cooperazione agricola italiana, indagine 2016). E non è solo la fotografia di gruppo a risultare vincente, ma anche i singoli scatti non sono da meno. Basti pensare che secondo l’Area Studi di Mediobanca sul settore vino della scorsa primavera nella Top30 delle nostre società vitivinicole - per fatturato – i primi posti sono proprio di cooperative: Cantine Riunite – GIV è al primo posto con 566 milioni di euro, seguita da Caviro con 304 milioni di euro, poi Mezzacorona al quinto posto, Cavit al settimo e così via. Infine i trend, tutti ovviamente positivi: il fatturato nello scorso anno è cresciuto del 5,9%, ancora di più se limitiamo il dato al solo export. “Le realtà cooperative in viticoltura - racconta Santandrea - sono nate per rispondere a diverse esigenze e si sono poi configurate come sono oggi. Ogni regione e ogni territorio ha una storia a sé, ci sono aree italiane vocate a questa forma di aggregazione, alcune che hanno fin da subito impostato un lavoro votato alla qualità, altre che per anni si sono distinte più che altro per i grandi quantitativi”. Qual è la fotografia attuale della cooperazione nel panorama vitivinicolo italiano? “Oggi la cooperazione agricola, nel dettaglio vitivinicola – prosegue Santandrea - mantiene quel carattere di mutualità che ne è alla base: il rischio è diluito fra molti e i piccoli agricoltori possono vivere del loro lavoro nel loro vigneto. Una delle peculiarità della cooperativa è proprio la remunerazione dell’uva, che viene pagata ad un prezzo più alto del mercato. C’è poi l’esistenza di economie C

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di condivisione, con un conseguente abbattimento dei costi fissi; c’è l’elemento ‘è di tutti ma non è di nessuno’, che aiuta le fusioni e promuove un costante investimento in ricerca e sviluppo”. “Mi piace dire che le cooperative vitivinicole sono piccole nella vigna e grandi sul mercato. - continua Santandrea – Ed è proprio così: tanti piccoli viticoltori, coadiuvati da professionisti, agronomi ed enologi, che uniscono le loro forze per la produzione, aggiungendoci anche che svolgono un ruolo fondamentale nella preservazione paesaggistica e ambientale soprattutto in alcune aree”. I prossimi obiettivi? “In questi anni siamo stati più bravi a fare che a raccontarci. Molte cose sono cambiate, soprattutto negli ultimi quindici anni. Il lavoro è diventato sempre

più di qualità. Oggi c’è l’esigenza di comunicare al pubblico chi siamo e cosa facciamo, e Vi.Vite va proprio in questa direzione. Non solo: per il prossimo anno il mio augurio è che si riesca a migliorare le attuali condizioni negli scambi internazionali, in partico-

La cooperazione vitivinicola in pillole 498 cooperative del mondo del vino italiano 4,3 miliardi di fatturato 148.000 soci 1,5/2 ha di vigneto in media per ogni socio L’export delle prime 25 cantine cooperative rappresenta il 20% dell’export nazionale Le prime due cantine fra i primi 10 gruppi del vino per fatturato sono Cooperative. Insieme danno 870 milioni di ricavi, con 110 milioni di export.

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lare si lavori agli accordi bilaterali, affinché i nostri vini siano sempre più competitivi. Stiamo inoltre lavorando molto sull’aspetto green, c’è un forte legame fra le cooperative e l’ambiente, basti guardare al lavoro che è stato fatto sulla sostenibilità ad esempio in Trentino (regione in cui il vino prodotto dalle cantine sociali è quasi un monopolio). Si tratta di un tema che non abbandoneremo con la fine dell’anno ma che anzi anche in futuro sarà fra i protagonisti nel lavoro delle cantine cooperative”. Ovviamente anche il mondo delle cooperative non è esente da criticità. Ad esempio la questione del no profit, oppure l’accusa di prezzi troppo bassi – concorrenza sleale – che talvolta viene rivolta da aziende private della filiera. Quello che è indubbio è che oggi molte cooperative firmano vere eccellenze del territorio – vini buoni, fatti bene, tipici e premiati – con un grosso lavoro sui vini a denominazione (i vini delle cooperative rappresentano il 52% delle nostre Dop e il 65% degli Igp). Va da sé che sminuire il valore di vini e denominazioni non conviene a nessuno, a queste grandi realtà in primis; la sensazione è che anche questo comparto – con le dovute differenze ed eccezioni – stia sempre più percorrendo la strada virtuosa della qualità e che oggi come mai abbia voglia di affermarlo. •


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Il fermento della ristorazione senese Chef

di Marina Ciancaglini

Samuele Bravi è entrato nella cucina di un ristorante per caso ma adesso è tra i nomi più interessanti del territorio e con la sua Futura Osteria scardina i luoghi comuni

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ià da qualche anno si registra un certo movimento nella ristorazione della provincia di Siena, a quanto pare tutto meno che ancorata a un quieto vivere di rendita turistica. Segno di una tendenza anche la recente presentazione della Guida Michelin 2018 che fa registrare come new entry di neo stellati toscani tre locali del territorio. Tra gli chef simbolo del nuovo corso che, già da qualche tempo sta facendo parlare di sé, c’è anche Samuele Bravi di Futura Osteria, ad Abbadia Isola, nei pressi di Monteriggioni. Come si è formato? “Sono entrato per la prima volta in una cucina ad Auckland in Nuova Zelanda come lavapiatti nel periodo dell’American’s Cup per poter seguire alcuni amici che gareggiavano con Mascalzone Latino. Da lì nasce la mia passione per questo mondo che ho cercato di sviluppare sempre di più, mettendomi in gioco e facendo esperienze diverse; prima alla Leggenda dei Frati, poi alla Locanda Solarola a Castel Guelfo vicino ad Imola dove operava Roy Caceres prima di trasferirsi a Roma. A queste persone devo tutto quello che so fare oggi”. Da cosa deriva il nome Futura Osteria?

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“Il nome nasce in uno di questi nuovissimi Outlet al cui interno ci sono dei punti di ristoro dai nomi più improbabili come “Vecchia Trattoria, “Antica Osteria”. Noi abbiamo una struttura risalente all’anno 1001 circa abbiamo pensato che se loro sono vecchi o antichi, noi saremo stati futuri! E da qui la scelta”. Il ristorante occupa la vecchia sede della Leggenda dei Frati, un nome che negli anni si è guadagnata un certo seguito. Vi ha aiutato all’inizio questo fattore? “Ci ha aiutato e continua a farlo, in quanto la base di partenza è più o meno la stessa, ossia materie prime eccellenti, lavorate con passione e competenza. L’unica cosa che è cambiata è che questa è un’osteria, tutto deve essere schietto e semplice, cercando di esaltare la genuinità degli ingredienti”. Cosa riassume per lei il concetto di “osteria”? “L’osteria per me deve essere un locale accogliente dove si può bere cose particolari e non scontate e dove poter mangiare in maniera molto informale i sapori del territorio dove ci troviamo”. Che tipo di cucina troviamo? “La mia cucina è molto personale, cucino ciò che mangerei; seguiamo molto la stagionalità degli ingredienti, quanto più possibile a “km0”. Mi piace molto sviluppare lievitazioni del pane, da usare in diverse ricette”. Recente la presentazione della nuova guida Michelin 2018; in Toscana le nuove stelle sono tutte della provincia di Siena. Crede che sia un segnale di un fermento del territorio? “Il nostro territorio è già da alcuni anni

in fermento, ci sono dei locali davvero divertenti; forse è arrivato il momento che anche le guide più blasonate se ne accorgano. Credo che anche da parte dei clienti in questa zona si sia sviluppata una certa sensibilità per certi locali e questo li fa funzionare in modo migliore”. Fino a qualche tempo fa sembrava una zona un po’ “dormiente” rispetto al resto della Toscana, qualcosa sta cambiando? “La nostra zona è vissuta per anni sulla bellezza delle nostre colline e dei nostri borghi, dei nostri vini e dei nostri ingredienti ma adesso il cliente è molto più curioso e molto più colto per quanto riguarda la ristorazione e pretende sempre di piu, il cambiamento è obbligatorio per stare al passo di chi richiede i tuoi servizi”. La carta dei vini è ampia, con molte etichette bio. Questo inserisce in una visione più ampia di rispetto del territorio, traducibile anche nel piatto?

“Si, come dicevo prima le nostre materie prime nascono molto vicino a dove le trasformiamo, le carni sono del Chianti, le verdure del nostro orto, le farine dal inizio della Val di Cecina, le uova dalla signora sopra casa mia!!! Tutto selezionato in modo che l’ambiente abbia avuto indietro quello che abbiamo preso da esso. In questo modo gli ingredienti non patiscono stress di viaggi lunghissimi e mantengono in modo migliore le proprie proprietà nutritive”. Quali sono i tuoi progetti futuri? Avresti voglia di misurarti con un progetto diverso? “I progetti futuri per ora sono legati all’osteria, cercando di migliorarsi continuamente e di soddisfare al meglio i miei clienti”.

Futura Osteria Loc. Abbadia Isola – Monteriggioni (SI) futuraosteria.it

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Best Practices di Claudia Cataldo

Un progetto giovane che consiste in un e-commerce del vino in chiave benefica

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asce PartnerWine. Raccontare il legame del vino con il tema sociale e della beneficenza non è una novità, ma il progetto si distingue nelle modalità e nei contenuti. L’idea parte e si sviluppa da Michela Gioia, una giovane studentessa che insieme al compagno Stefano Beleani ha pensato ad un progetto che coniugasse due delle sue passioni, il vino e la beneficenza. Michela, come nasce l’idea di PartnerWine?

PartnerWine,

il vino che fa bene “Ho pensato di coniugare il mio amore per il vino con la possibilità di fare del bene. Il vino inoltre - oltre ad essere per me un tema appassionante - rappresenta una fetta di mercato interessante attualmente ancora sottostimata sotto il profilo degli acquisti in rete. Le stime relative alle crescite delle vendite on line prevedono per questo segmento di mercato una forte crescita”. In che cosa consiste? “Il progetto prevede la possibilità di acquistare vino tramite la piattaforma

partnerwine.it e di devolvere parte del ricavato automaticamente verso un fondo appositamente creato per aiutare chi ha bisogno. Insomma un e-commerce che oltre alla vendita ha un lato buono. In questo momento ad esempio stiamo partecipando con le donazioni all’acquisto di un robot per la “Robot Therapy” per la Fondazione Salesi di Ancona. Al momento i vini in vendita sono prevalentemente marchigiani, cioè della mia terra: l’obiettivo è quello di espanderci anche alle altre regioni, nel prossimo futuro”.

Prossimi obiettivi? “Per una perfetta riuscita dell’operazione è necessaria la partecipazione massiccia delle aziende vinicole, che stiamo contattando. Inoltre proprio per il periodo natalizio abbiamo ideato una serie di pacchi dono, per spingere la notorietà e le vendite del sito. Abbiamo inoltre in programma una serie di strategie di comunicazione: siamo una start up e il lavoro da fare è sicuramente tanto, ma noi siamo fiduciosi”. www.partnerwine.it

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Aziende si o aziende no? Aziende ni!

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Non è facile come potrebbe sembrare essere inseriti nell'enciclopedia digitale più famosa al mondo, che vanta 374 milioni di visitatori unici al mese e che, per questo, si colloca nella top ten dei siti più visitati del pianeta. Non è facile, ma non è nemmeno impossibile, basta avere i requisiti richiesti dalle linee guida. Sinteticamente possono comparire tra le voci dell'enciclopedia le "aziende che si siano distinte in maniera particolare e notevole per le loro attività, prodotti o storia che, se non storicamente accertata, viene determinata secondo uno o più criteri contenuti nella seguente lista": • • • • • • •

u s ' e ' c i h ? C a i d e p i k i w

aziende quotate in borsa valori continuativamente da almeno 2 anni o per almeno 5 anni consecutivi; grandi gruppi aziendali che abbiano operato per almeno 50 anni con il proprio marchio o con un marchio correlato; aziende che abbiano contribuito al concepimento di un prodotto già inserito sull'enciclopedia; aziende che siano state coinvolte in fatti politici, questioni finanziarie o affar giudiziari; aziende che, attivamente, abbiano preso parte a momenti determinanti per il proprio paese o che in qualche modo siano stati coinvolti nello sviluppo tecnico, tecnologico, artistico e culturale...; aziende che hanno contribuito alla realizzazione di opere pubbliche, ingegneristiche o sportive di rilevanza almeno nazionale; aziende che siano state oggetto di pubblicazioni edite da importanti case editrici

Tra il 2017 ed il 2016 c'è stato un esponenziale aumento delle aziende che si sono registrate su Wikipedia (dall'11,5% del 2016 si è passati al 37,5%). Ecco le 18 aziende italiane che ad oggi sono registrate nella categoria Aziende Vinicole in primo piano:

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Argiolas Berlucchi Bersano Bolla Cantine Ferrari Cantine Florio Castello di Ama Corvo Vini Gancia

10. Giordano Vini 11. Cantina Sociale Gotto d'Oro 12. La Versa 13. Cantine Lungarotti 14. Cantine Pellegrino 15. Cantina Santa Maria La Palma 16. Sella&Mosca 17. Tenimenti Luigi d'Alessandro 18. Tenuta Baron Longo 25


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Bindi Sergardi.

Dal 1349 e per 23 generazioni la tradizione che evolve attraverso i secoli

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e vi chiedessero di definire il vostro vino con tre parole, quanto ci mettereste a rispondere? Abbiamo posto la domanda ad Alessandra Casini Bindi Sergardi, ventitreesima generazione della famiglia Bindi Sergardi, dedita alla coltivazione della vite in provincia di Siena dal 1349. Alessandra senza esitare ci ha risposto: “Integrità, audacia, autenticità”. “Sono le stesse parole che utilizzerei per definire la nostra

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famiglia, perché racchiudono sia la nostra filosofia produttiva che il nostro modo di essere, schietto in tutte le sfaccettature”. Quindi integro nel senso di schietto. La seconda parola usata da Alessandra è audacia: “Audacia per noi significa avere coraggio. Coraggio nel saper prendere delle decisioni di cambiamento sempre nel rispetto delle tradizioni e della nostra identità. Audacia nella conduzione, ad esempio durante la vendemmia 2017

abbiamo atteso le piogge per vendemmiare, accollandoci un rischio importante. Sapevamo che per ottenere qualità dovevamo aspettare la maturazione polifenolica dell’uva. La base del nostro lavoro è la tradizione a cui affianchiamo un’instancabile desiderio di migliorarci. Per simboleggiare questa filosofia abbiamo costruito una piramide di galestro a Mocenni (strada che congiunge Quercegrossa a Vagliagli): la base della piramide è solida come i secoli di espe-

rienza che ci contraddistinguono; il vertice infine punta verso il cielo, rappresentando l’eccellenza che ricerchiamo incessantemente”. Dell’autenticità invece cosa puoi dirci? “I nostri vini sono l’espressione della terra, del Sangiovese, che trova nei nostri prodotti la sua declinazione: dall’espressione più fruttata e immediata del Chianti Colli Senesi Al Canapo alla complessità e intensità del nostro Mocenni 89 Chianti Classico Gran Selezione’ Dei mille ettari di proprietà, 100 sono dedicati ai vigneti divisi tra le tre tenute di Mocenni, I Colli, Marcianella. Alessandra abita nella Tenuta Mocenni nel Comune più a sud della denominazione del Chianti Classico: Castelnuovo Berardenga. “La latitudine e l’esposizione a sud regalano calore, mentre l’altitudine a 500 metri dona eleganza ai nostri vini di Mocenni. Queste condizioni, insieme ad un terreno estremo, ricco di scheletro, ci regalano vini di altissima qualità e con una inconfondibile identità”.• BINDI SERGARDI TENUTA MOCENNI Strada Comunale di Mocenni 35 53019 Castelnuovo Berardenga (SI) Tel. +39 0577 309309 - 107 bindisergardi@bindisergardi.it www.bindisergardi.it


Bindi Sergardi: since 1349, a 23-generation tradition developing over the centuries If we asked you to describe your wine in three words, what would you say? We put this question to Alessandra Casini Bindi Sergardi, 23rd generation of the Bindi Sergardi family, which has been devoted to winemaking in the province of Siena since 1349. Alessandra answers with no hesitation: “Integrity, audacity, authenticity”.

“These are the words I would use to describe my family, too, because they enclose both our production philosophy and our way of being, sincere in every aspect”. That is, integrity. The second word that Alessandra has chosen is audacity: “It means courage, the courage we need to take an important decision, to develop, while always preserving our traditions and our identity. Audacity in our management too, as during the 2017 harvest when we waited for rain to start picking the grapes, assuming a great risk. We were conscious that in order to

get great quality, we had to wait for the perfect polyphenolic ripening of the grapes. The basis of our work is tradition and we always focus to better ourselves. We have built a galestro pyramid in Mocenni (the road that connects Quercegrossa to Vagliagli) as a symbol of our philosophy: the base of the pyramid is strong like our age-old experience, the vertex points towards the sky and represents the excellence we constantly aim for”. And what about the authenticity of your wines? “Our wines are the expression of the land and

of Sangiovese, that finds in our products its varied facets: from the more fruity and easy to drink Chianti Colli Senesi Al Canapo to the complex intensity of our Mocenni 89 Chianti Classico Gran Selezione’ 100 hectares, of the 1,000 that compose the property, are vineyards divided among three estates: Mocenni, I Colli, Marcianella. Alessandra lives at Tenuta Mocenni in Castelnuovo Berardenga, the southernmost municipality of Chianti Classico: “This latitude and the southern exposure give warmth to our wines, while 500 meters altitude gives them elegance. These conditions, together with an extreme soil rich of skeleton, give high quality wines with an unmistakable identity”.•

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CORNO PALLETS 28

S.r.l.


Wine Experience di Valentina Merolli

Classe 74, Valentina Merolli si avvicina fin da giovane al mondo del vino, facendo della sua grande passione una professione. Conseguito il diploma AIS, vince nel 2009 il concorso Master del Sangiovese e si aggiudica il primo premio come miglior sommelier toscana. Solo pochi anni dopo si colloca al terzo ed al secondo posto nella classifica nazionale AIS. Importanti ristoranti stellati, italiani e non, l'hanno voluta tra le fila dello staff; eccentrica e poliedrica, si distingue per le grandi doti comunicative e per l'originale impostazione delle sue degustazioni.

Valentina Merolli

Cantina di Venosa Vitigno Aglianico Annata 2012 Area/ zona Vulture, Basilicata

Grape Variety Aglianico Year 2012 Area Vulture, Basilicata

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l vino visivamente si presenta limpido, di bella ed intensa massa colorante con una sfumatura di rosso rubino pieno e carico, che si muove nel calice con pienezza e rotondità andando a formare numerosi e regolari archetti che sinuosi scendono. Un naso che si impone con un impatto fruttato deciso e maturo, con un evolversi di note speziate con ricordi di cuoio che conferiscono eleganza, frutti scuri, ribes nero, mora ed un finale di note dolci di surmaturazione e ricca alcolicità . Un sorso che definisce una bocca piena e calda, ben sorretta dalla sua freschezza, secco e con avvolgente struttura, di un tannino forte ma maturo che sa dare spessore. Un vino che colpisce per il suo corpo pieno ma ben bilanciato, con un finale di frutta dolce ed erbe aromatiche. Abbinamento con secondi piatti di carne di struttura, come brasati. Tutta l’essenza del Vulture in un calice

A clean color, beautifully intense, with a bright ruby red nuance that flows into the glass with fullness and roundness, creating many regular arches that descends sinuously. A fruity, definite and mature perfume that develops into spicy inklings with leather aromas that give elegance, dark fruits, black currant, blackberry and a sweet ending due to the over-ripening of the grapes, and a rich alcohol content. A warm and full-bodied taste, supported by a dry freshness with an enveloping structure and strong and ripe tannins that give thickness. A structured well-balanced taste with a sweet fruity ending with aromatic herbs inklings. Best with: structured second dishes based on meat, braised meat. The essence of Vulture in a glass

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LAZIO Un’azienda biologica che ha come priorità il rispetto dell’ambiente, a nord del lago di Bolsena

Villa Caviciana: ogni vino, un’identità

V

ino e olio, ma anche salumi. Questa è Villa Caviciana, azienda biologica laziale fondata da Friedrich Wilhelm e Mocca Metzeler che punta sulla perfetta sintonia con la natura, sull’artigianalità dei processi ma anche sull’avanguardia progettuale e tecnica. L’impegno nei confronti dell’ambiente si traduce a 360 gradi sia sulla parte architettonica – tutte le costruzioni sono state realizzare con materiali tradizionali e locali, armoniosamente inserite nel paesaggio collinare – che nei processi di produzione, con una viticoltura biologica e pulita. Otto i vini prodotti nei 18 ettari di vigneto adagiati su suolo vulcanico. Così si può fare la conoscenza di Filippo, il vino bianco con

uve Chardonnay e Sauvignon Blanc, di “Lorenzo”, uno spumante brut metodo Charmat da uve Aleatico, il Rosato “Tadzio” di Aleatico, il Passito Maddalena sempre da uve Aleatico, qualità autoctona di Gradoli, oppure di “Faustina”, un blend di uve Sangiovese e Tannat. Oppure c’è “Eleonora”, succulento, sapido, elegante. E ancora spicca per personalità “Letizia”: un armonioso incontro di taglio bordolese fra uve Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc che affina in barrique e tonneaux per almeno 12 mesi, pronto ed estremamente piacevole, con un tannino fine e solleticante. Infine c’è “Anna”, un vino nuovo a base di Sangiovese, leggero, aromatico e molto piacevole.(c.c.) •

Villa Caviciana: every wine has its own identity

In the north of the lake of Bolzano, an organic winery whose priority is the respect of the environment Wine and oil, but salami too: it’s Villa Caviciana, Friedrich Wilhelm’s and Mocca Metzeler’s organic farm in Lazio that bet on a perfect harmony with nature, on artisan processes, but also on leading-edge technologies and projects. Its commitment towards the environment is expressed both through the architecture – all buildings are made of traditional

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and local materials, harmoniously integrated into the surrounding hilly landscape – and in the production processes, an organic and clean winemaking. With the grapes that grow on its 18-hectare volcanic vineyard, the winery produces eight labels. Filippo is a white wine made of Chardonnay and Sauvignon Blanc; Lorenzo, a Charmat method sparkling wine made of

Aleatico; Tadzio is an Aleatico rosé; Passito Maddalena is made of Aleatico too, an autochthonous quality of Gradoli; Faustina is a blend of Sangiovese and Tannat. Then, Eleonora, a succulent, sapid and elegant wine; Letizia, and harmonious Bordeaux blend with a strong personality that combines Merlot, Cabernet Sauvignon and Cabernet Franc, and ages in barrique and tonneaux for 12 months, easy to drink and pleasant with fine and

tickling tannins. Last but not least, there is Anna, a new wine made of Sangiovese, light, aromatic and very pleasant. • SOCIETÀ AGRICOLA VILLA CAVICIANA S.S. Loc. Tojena Caviciana, snc 01025 Grotte di Castro (VT) Tel. +39 (0) 763 798212 Fax +39 (0) 763 797100 info@villacaviciana.com www.villacaviciana.it


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LOMBARDIA

Se il vino è buono e bello insieme Ricerca estetica e attenzione al dettaglio: ecco cosa c’è dietro ogni bottiglia del Castello di Luzzano

S

ono tre le parole chiave per definire il Castello di Luzzano, la realtà vinicola condotta da Giovannella Fugazza. La prima: Oltrepo’ Pavese, il terroir unico che permea la struttura e l’eleganza dei vini. La seconda: Pinot Nero, che qui trova la sua terra d’elezione, dando vita a due vinifica-

When wine is as good as beautiful Aesthetical research and care for the details: that’s the secrets of every bottle by Castello di Luzzano

Three key words describe Castello di Luzzano, Giovannella Fugazza’s winery. The first one is Oltrepo’ Pavese, the unique terroir that permeate the elegance and the structure of the wine. The secondo one is Pinot Nero, the grape variety that finds its elective homeland here, giving life to two labels, a red one (“Umore Nero”), and an elegant and fine original white wine (“Magot” a sparkling wine Charmat method

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that combines in its name the words “magic” and “Pinot”). The last one is “style”, the combination of character, aesthetic understanding and peculiar attention to fashion, lines and shapes. Giovannella’s idea of style starts from this: it is not so rare to find “correct” wines, thanks to the modern technologies too, but what makes the difference is the original touch of a winery, starting from its labels and its packaging. 2017 collection offers boxes that becomes something to save and give as a gift. These very beautiful objects appeared at an important shop of fashion and design in Paris, and Giovannella’s wines have

zioni, una in rosso (“Umore Nero”), l’altra, raffinata e originale, in bianco (“Magot” è uno spumante metodo charmat che fonde nel nome “magia” e “Pinot”). La terza parola chiave è “stile”. Quel connubio di personalità, senso estetico, attenzione alle tendenze della moda, alle linee e alle forme. L’idea di stile di Giovannella muove da un assunto: è sempre meno raro bere vini “corretti”, anche grazie alla diffusione di tecniche enologiche elevate, ma quello che può davvero fare la differenza, oggi, è l’originalità e la riconoscibilità

been protagonists of important international events such as the fashion week in Paris. “Good wine is not enough, nowadays it is important to recognize and identify the producer”. It’s not only a matter of details. •

di un’azienda, a partire da etichetta e confezione. La collezione 2017 ha scatole che diventano oggetti da regalare e conservare: esteticamente bellissime, sono state esposte anche in un prestigioso negozio di moda e design nel centro di Parigi, mentre i vini di Giovannella Fugazza hanno accompagnato nel tempo molti eventi di livello, come la settimana della moda di Parigi. “Il vino buono non basta più, oggi bisogna saper riconoscere e identificare il produttore”. Non chiamiamoli solo dettagli. (s.a.) •

CASTELLO DI LUZZANO Loc. Luzzano, 5 27040 Rovescala (PV) Tel. 0523 863277 Fax: 0523 865909 info@castelloluzzano.it www.castelloluzzano.it


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LOMBARDIA

Un nuovo traguardo per la Cantina di Quistello, storica realtà del mantovano che ha saputo valorizzare e raccontare un'eccellenza unica del territorio

1.6 Armonia,

Chardonnay e Grappello Ruberti

L

a Cantina di Quistello, storica realtà del mantovano fondata già nel 1928, si dimostra anno dopo anno una realtà di successo sia in termini di risultati che di grande dinamismo nell’aspetto produttivo e del marketing. La cantina sociale – 50 mila quintali conferiti dai soci fra Lambruschi e uve bianche di pregio – punta

principalmente sull’autoctono “Grappello Ruberti quistellese”, un clone di Lambrusco per anni confuso con il più comune Lambrusco Viadanese, da cui si differenzia però per conformazione del grappolo (il Ruberti presenta acini più piccoli con un maggior contatto fra buccia e polpa e quindi superiore carica aromatica) e profilo organolettico. L’azienda ha

1.6 Armonia, Chardonnay and Grappello Ruberti

A new goal for Cantina di Quistello, the historical winery from Mantua that has been able to exploit and represent a unique excellence of its territory Cantina di Quistello, a historical winery from Mantua founded in 1928, give evidence of its success year by year, both in terms of results and in terms of dynamism in production and marketing. This cooperative – 50,000 quintals of Lambrusco grapes and other high

quality white grape varieties – bet on the autochthonous “Grappello Ruberti quistellese”, a clone of Lambrusco that has been confused with the more common Lambrusco Viadanese for years. Actually, it differs by the shape of its cluster (Ruberti has smaller grapes and

portato avanti importanti progetti di ricerca sul Grappello Ruberti: fiore all’occhiello del territorio, quest’uva ha dimostrato un interessante profilo fruttato con sentori di liquirizia e una nota erbacea che nel tempo sa evolvere dando spazio alla componente speziata. Ultima avventura enoica della Cantina di Quistello è lo spumante metodo classico 1.6

Armonia, da uve Chardonay e Grappello Ruberti, con un affinamento di 24 mesi sui lieviti, caratterizzato da un perlage fine e resistente, un profumo intenso e fruttato, perfetto con formaggi stagionati, pesce, carni bianche. Un vino “gourmet” che accompagna egregiamente diverse tipologie di cucina, rivelando una grande eleganza e versatilità.(c.c.)•

a closer contact between peel and pulp, that is, a higher aromatic impact) and by its organoleptic profile. The cooperative has leaded important research projects on Grappello Ruberti: this grape variety is the buttonhole of its territory, giving evidence of an interesting fruity profile with liquorice inklings and an herbaceous aroma that in time develops into a spicy component. The last oenological adventure of Cantina di

Quistello is a classic method sparkling wine, 1.6 Armonia, made of Chardonay and Grappello Ruberti, refined on yeasts for 24 months and characterized by a fine and persistent perlage, and an intense and fruity perfume. It’s ideal with seasoned cheese, fish and white meat. A “gourmet” wine, perfect companion of different dishes and cuisines, which reveals a great elegance and versatility.•

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34 Foto di Fabrizio Varioli


CALABRIA DI CHIARA MARTINELLI

La Calabria sotto i riflettori S

ono sei le personalità di origine calabrese alle quali è stato conferito il titolo di ambasciatore della Calabria nel mondo e, sono sei i vini calabresi selezionati dalla guida Vitae 2018 curata dall’Associazione Italiana sommelier. Un numero fortunato che ha riempito di orgoglio la più premiata regione d’Italia nel giro di poche settimane. Maria Rosaria Romano Presidente Ais Calabria, spiega il successo enoico della terra dei bronzi di Riace e la forte espansone sul mercato estero della produzione vitivinicola locale. Come si entra nella top list delle eccellenze enologiche italiane? “Vitae è la Guida Vini nata nel 2014 curata dall’Associazione italiana sommelier, contenente 15.000 etichette e più di duemila cantine. Ogni regione dopo le degustazioni recensisce dei vini (in totale sono circa 1000 i degustatori italiani); le cantine invitate erano 70, di cui 400 i vini degustati, 180 quelli selezionati. Nel giugno scorso dai punteggi assegnati sono usciti i 6 vini calabresi. Il risultato finale è di 41 aziende sul cartaceo, cioè la guida, e altre 12 sull’App Vitae”. All’estero è molto diffusa una carta dei vini Calabresi. Perché in Italia non si valorizza questo tipo di divulgazione?

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La pluripremiata terra dei Bronzi di Riace al centro di un rilancio internazionale

“L’enologia calabrese è fondata principalmente su due vitigni rossi, il Gaglioppo e il Magliocco, ma sono circa 180 i vitigni raccolti nel campo sperimentali di Librandi. La diffusione all’estero è opera dei ristoranti italiani di seconda e terza generazione che hanno dato valore e spessore alle nostre etichette. In Italia la Calabria è rappresentata nelle carte dei vini solo dalle aziende, per lo più di grandi dimensioni, le uniche che possano contare su una distribuzione capillare”. E’ un momento magico per la “punta” dello stivale “Direi che la Calabria sta vivendo un atto importante della sua promozione. Tornando alla carta dei nostri vini all’estero, il New York Times ha menzionato numerosi ristoranti stellati di origine calabrese facendo riferimento alle etichette dei vini più consumati oltre i confini italiani. Attorno alla Calabria si sta creando una vera e propria aurea di curiosità”. Quali sono i 6 vini premiati? “Il Cirò Rosso Classico Superiore 2014, ‘A Vita Mantonico 2015, Baccellieri Magno Megono 2015, Librandi Greco di Bianco 2013, Lucà Cirò Rosso Classico Superiore Federico Scala Riserva 2014, Santa Venere Terre di Cosenza Donnici Rosso e il Telesio 2014”.•

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EMILIA ROMAGNA DI BARBARA AMOROSO

Emilia Romagna: a che punto sono gli Ocm?

I

ncontrando i produttori in giro per l’Italia, si scopre che l’argomento Ocm a volte fa corrucciare la fronte dai dubbi: “Cosa posso includere e cosa no?” si chiedono spesso piccole e medie aziende che tentennando perdono importanti occasioni per promuovere i propri vini. Abbiamo chiesto a una regione grande come l’Emilia Romagna (circa 52 mila ettari di superficie vitata, per un totale di 19.457 posizioni aziendali vitivinicole registrate) cosa ha messo in campo per utilizzare al meglio questa risorsa. “Quest’anno hanno già beneficiato degli Ocm per la ristrutturazione dei vigneti circa 1.000 aziende, 50 per l’ammodernamento delle cantine, e alcune decine per la promozione. In media l’80% delle domande che ci vengono sottoposte sono ammissibili - spiega Giorgio Poggioli Responsabile servizi e agricoltura sostenibile della Regione Emilia Romagna -. Reputiamo gli Ocm un successo: ogni anno investiamo 20 milioni di euro, e anche se il termine previsto è il 2020, auspichiamo un rinnovo”. Cosa ha consentito a un vasto bacino d’utenza di usufruire degli Ocm? “Molte domande vengono inoltrate grazie all’associazione Enoteca Regionale Emilia Romagna – continua Poggioli - un colletto36

Molte le richieste inoltrate, indice di voglia di affermazione re tra produttori e consorzi. Come Regione non abbiamo un canale preferenziale, ma un tramite che intercetta le esigenze, agevola la presentazione è innegabile”. Luisa Bacchilega, dell’ufficio Vitivinicolo di Coldiretti Emilia Romagna, ci fornisce un quadro numerico del trend delle richieste. “Per l’ultimo bando presentato (23 novembre) sono giunte in Regione 46 domande da parte di imprese agricole di base e 26 da imprese agroindustriali, per una richiesta complessiva di quasi 11 milioni di euro a fronte di investimenti che superano i 28 milioni di euro annui previsti, perciò non tutte potranno essere soddisfatte”. Un dato che non parla di soldi, bensì del desiderio delle imprese emiliano romagnole di investire nella ricerca e nello sviluppo per produrre vini sempre più di qualità destinati a consumatori acculturati a livello enologico, espandendo infine i rapporti con un mercato estero importante.•


FRIULI VENEZIA GIULIA DI GIULIA MONTEMAGGI

La Ribolla Gialla è ora un'esclusiva friulana

Il vitigno è diventato esclusivo per il solo disciplinare dell'Igt Venezia Giulia

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opo un iter durato poco meno di un anno, per il Friuli Venezia Giulia è arrivato il momento di festeggiare: la Ribolla Gialla sarà rivendicabile nella versioni sia Doc che Igt solo entro i suoi confini, provincia di Udine compresa. A deciderlo, lo scorso ottobre, è stato il Comitato Nazionale Vini che, accogliendo la richiesta avanzata dalla Regione, ha provveduto a modificare i disciplinari dell'Igt Trevenezie e dell'Igt Venezia Giulia. Modifiche che, implicando la scomparsa della Ribolla Gialla dall’Igt Trevenezie, hanno decretato di fatto quell’esclusività regionale tanto auspicata dai produttori e dalle istituzioni locali. Un traguardo considerevole, che si pone come primo risultato di quell’impegno assunto dagli assessori di Friuli, Veneto e Provincia autonoma di Trento contestualmente alla costituzione della Doc Tre Venezie per il Pinot Grigio, ovvero la tutela dei vitigni autoctoni per la valorizzazione delle eccellenze territoriali. Dal canto suo,

la Ribolla Gialla, come ha evidenziato in una nota stampa Cristiano Shaurli, assessore regionale alle Risorse agricole e forestali del Friuli Venezia Giulia, “ha beneficiato di un percorso differenziato ed accelerato rispetto agli altri vitigni autoctoni”. Una corsa contro il tempo che, a detta di Shaurli, ha permesso alla regione di ottenere, tra l’altro, una maggiore consapevolezza per futuri piani di protezione evitando rischi anche sul medio-lungo periodo. La decisione del Comitato Nazionale Vini ha così messo definitivamente a tacere gli allarmismi creati quest’estate dalla notizia di una sperimentazione condotta in Sicilia sulla spumantizzazione della Ribolla Gialla. Preoccupazioni che, paventando un altro “caso Tocai”, erano state a loro tempo immediatamente stemperate dallo stesso Shaurli, ad oggi sempre più convinto dei meriti e delle potenzialità di questo vino: "La Ribolla Gialla sta diventando uno dei vini-bandiera della nostra regione e sono convinto meriti la prima Doc legata ad un singolo vino del nostro territorio, capace di contemperare e rispettare anche le differenze fra collina e pianura”. Una vittoria, quella del Friuli Venezia Giulia, che andrà indubbiamente a riflettersi anche in ambito internazionale, dove la regione potrà esibire il proprio status di “unico produttore accreditato”.• 37


PIEMONTE DI ENEA SILVIO TAFURO

Sedici le cantine già presenti sul mercato, con una produzione attestata intorno alle 700 mila bottiglie

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La svolta “secca” dell’Asti Docg

P

resentata alla stampa nazionale e internazionale la nuova versione secca dell’Asti Docg. Un battesimo andato in scena nelle due maggiori città italiane, Roma e Milano. Iniziative organizzate dal Consorzio per la Tutela dell’Asti per offrire in degustazione l’inedita tipologia delle storiche bollicine piemontesi. Un vino spumante dal basso contenuto zuccherino, che affianca le altre due note declinazioni di uve Moscato bianco, Asti Spumante e Moscato d’Asti, con l’obiettivo di soddisfare un target ed un gusto più giovanile. “L’Asti Secco - commenta Romano Dogliotti, presidente del Consorzio dell’Asti Docg – completa la gamma della denominazione, portando nel mondo degli spumanti secchi qualcosa che non c’era: il profumo e l’aroma inconfondibile del Moscato bianco”. La tecnica di spumantizzazione - messa a punto con il contribuito del laboratorio di ricerca e analisi interno all’organizzazione astigiana di produttori e con la supervisione del professor Rocco Di Stefano - prevede particolari condizioni di fermentazione del mosto con lieviti selezionati.

Dallo studio enologico a quello del marketing, il Consorzio infatti ha pensato proprio a tutto. Parallelamente al lancio del nuovo prodotto, è stato avviato un progetto strategico per il riposizionamento di tutta la denominazione, in Italia e all’estero. “Uno storytelling che affonda le radici nel territorio e da questo riparte per rilanciare le occasioni di consumo - spiega Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio”. Tra i progetti di promozione in cantiere c’è un patto di alleanza in dolcezza tra Asti e Alba. Dal Moscato al cioccolato, dalle nocciole al miele: saranno queste le bontà enogastronomiche che, a marzo 2018, faranno da sfondo ad un programma comune di eventi, un calendario che coinvolgerà le aziende e i prodotti agricoli tipici più significativi del territorio. “Da oggi al primo semestre del 2018 – continua

Giorgio Bosticco – faremo attività di promozione nei centri più importanti del territorio di produzione, affiancata da una nuova comunicazione nazionale on line e off line”. Inoltre, il prossimo Capodanno sarà il primo che vedrà la collaborazione tra Collisioni, noto festival musicale di Barolo, e il Consorzio dell’Asti Docg, con una versione invernale che porterà Elisa in concerto gratuito ad Asti, per un brindisi all’insegna delle neo nate bollicine.•


PIEMONTE

Fanciot: Da alcuni anni siamo presenti negli Stati Uniti grazie a un importatore presente in tutti gli stati americani da New York alle Hawaii.

Ci hanno scelto come rappresentanti della Barbera d’Asti: siamo una piccola realtà (circa 30 mila bottiglie annue n.d.r.) e questo trasmette fiducia» ci racconta Raffaella Rossi Garosci di Villa Remotti, l’azienda vinicola situata tra Asti e Alessandria intorno a una storica villa dell’800. «Da anni negli Stati Uniti è cresciuta la cultura del vino e gli americani cercano prodotti di qualità anche in aziende di non

grandissime dimensioni. Il nostro modello di riferimento è lo Chateaux francese, a cui rispondiamo con la filosofia della villa italiana, analogo contesto geografico e culturale ideale per produrre e mostrare buoni vini in piacevoli scenari. A tale proposito la novità più recente di Villa Remotti è la possibilità di ospitare visitatori in alcune camere con uso piscina. La Barbera d’Asti Docg è un vino che negli ultimi decenni è stato nobilitato e apprezzato sui mercati di tutto il mondo, Villa Remotti desidera perpetuare questo percorso di qualità e di valorizzazione del territorio».•

waii. We have been selected as the representative of Barbera d’Asti: we are a small reality (about 26,000 bottles per year Ed.) and this gives trust», says Raffaella Rossi Garosci from Villa Remotti, the winery that rises between Asti and Alessandria around an historical XIX century villa. «The wine culture in the US

has grown in the last years, and the Americans looks for quality products and niche productions. Our model is a French Chateaux, reinterpreted into the Italian villa philosophy, the geographical and cultural ideal contest to produce good wine in a pleasant environment. For this reason, now Villa Remotti offers to its

guests the possibility to enjoy our villa staying in some comfortable rooms and refreshing in our swimming pool. In the last years, Barbera d’Asti Docg has been ennobled and appreciated by the markets of the whole world. Villa Remotti aims to perpetuate this path of quality and promotion of its territory». •

le origini fanno la Barbera Villa Remotti regala dignità al vino di Fubine Monferrato Fanciot: the origins makes Barbera

Villa Remotti gives dignity to the wine of Fubine Monferrato «Since some years we are present in the US market, thanks to an importer who works in all the American states, from New York to the Ha-

«

VILLA REMOTTI

Foto di Pamela Bralia

Strada Privata Remotti 15043 Fubine Monferrato (AL) Tel. +39 335 6560624 villaremotti@yahoo.it

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PIEMONTE

ASTI DOCG EXTRA SECCO DI ARIONE SPA

Come cambia il mondo delle bollicine

A

lle spalle ci sono un iter burocratico durato diversi anni e tante sperimentazioni in cantina. Sulla tavola, invece, c'è il nuovo prodotto del moscato piemontese: l'Asti Docg Secco, novità assoluta nel mondo del vino, difficilmente accostabile a qualunque altra bollicina attualmente esistente. L'Asti Docg Secco firmato Arione viene prodotto in versione Extra Dry, data la bassissima percentuale di zucchero per litro (tra i 12 ed i 17 grammi per litro, come da disciplinare). Il profumo dolce di frutti esotici e fiori contrasta piacevolmente con un gusto che conserva la dolcezza del Moscato, ma che rimane secco e sapido. Un perlage sottile e cremoso, che rende il vino estremamente elegante e piacevole. "E' uno spumante sorprendente"

Dalle colline Unesco una novità assoluta che ben si pone in un mercato, quello degli sparkling, che non sembra conoscere rallentamenti affermano i fratelli Mauro e Luca Arione che, insieme conducono la Arione Spa "che stupirà e rinnoverà l'idea stessa dell'Asti, regalando sensazioni di dolcezza e sapidità che danno vita a un mix perfetto per un vino che noi definiamo nuovo, giovane, di tendenza e adatto a ogni occasione".•

Asti Docg Extra Secco di Arione Spa: the world of sparkling wine is changing

From the Unesco Heritage hills, a new label that has already taken its place in the always-growing market of the sparkling wines “At its back, there is a long bureaucratic procedure and many experiments in the cellar. On the table, there is a new Moscato of Piedmont: Asti Docg Secco (dry), a brand new label in the world of wine that is difficult to compare to any other sparkling wine on the market. Asti Docg Secco by Arione is produced in an Extra Dry version, due to a very low sugar content per liter (between 12 and 17 grams per liter, according to the disciplinary). Its sweet perfume of exotic fruits and

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flowers contrasts pleasantly with a taste that reminds the typical sweet inklings of Moscato, but that remains dry and sapid. A fine and creamy perlage makes this wine very elegant and pleasant. "It’s a surprising sparkling wine – say the two brothers Mauro and Luca Arione who manage Arione Spa together – that will change the very idea of Asti, giving new sensations of sweetness and savoriness, a perfect combination for a wine that we cannot but define young, trendy and versatile”. •

Arione Vini, azienda fortemente radicata nel territorio piemontese, dispone di vigneti nelle Langhe e nel Monferrato. Fondata nei primi anni del Novecento, è oggi condotta da Mauro e Luca Arione, quarta generazione delle famiglia. Grazie ai continui investimenti su personale sempre più qualificato, tecnici specializzati e attività di ricerca e sperimentazione,l'azienda ha oggi raggiunto risultati e prodotti di alta qualità.

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PUGLIA DI STEFANIA ABBATTISTA

Un Primitivo sempre più “sicuro”

C

’è un vino che, più degli altri, identifica la Puglia enologica, contribuendo in modo importante ad alzare l’asticella della qualità regionale. E nel dirlo, non vorremmo far torto a nessuno. Piuttosto valorizzare una delle Denominazioni più carismatiche del nostro Stivale. Parliamo del Primitivo di Manduria Doc e del Primitivo Dolce Naturale Docg. Più carismatiche, dicevamo, e per questo anche più imitate. Lo sa bene Roberto Erario, produttore e Presidente del Consorzio di Tutela. Erario, il suo Consorzio negli ultimi due anni ha raddoppiato le spese per la tutela e la vigilanza sul prodotto. In cosa consistono queste attività? “Il nostro compito primario è l’attività di tutela contro i marchi falsi o ingannevoli. L’anno scorso abbiamo speso 6.500 euro, quest’anno prevediamo una spesa ancora maggiore, perché da inizio 2017 sono attivi 3 agenti vigilatori che operano esclusivamente sulla bottiglia, prelevando i campioni dalla grande distribuzione e analizzandoli in laboratorio. Così si verifica se ci sono incongruenze con il nostro di-

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sciplinare. Vogliamo difendere non solo i produttori, ma anche i consumatori: negli ultimi anni abbiamo ricevuto sempre più attenzione, e questo ha determinato anche una crescita culturale”. Quanto tempo fa è arrivato l’Erga Omnes? In quali ambiti questo ha portato un miglioramento immediato

per la Denominazione? “C’è l’Erga Omnes dal dicembre 2015. Ora stiamo agendo nell’interesse non solo dei soci, ma di tutti coloro che producono Primitivo di Manduria Dop. Sono state implementate le funzioni di tutela e promozione; con i nuovi fondi, poi, si è aggiunto il compito di vigilanza. Il Consorzio è di-

Roberto Erario: “L'enopirateria è una piaga, noi la combattiamo così”

ventato il nodo delle decisioni e del coordinamento esclusivo di tutte le politiche di valorizzazione e tutela della nostra Denominazione. Per esempio, attualmente in Cile, in Spagna e anche in Italia la vigilanza del Consorzio ha bloccato la commercializzazione di falsi e ingannevoli marchi di Primitivo di Manduria”. Un vino che piace, al punto da essere uno dei più esposti al rischio contraffazione. Che vino è il Primitivo? “È un vino importante e nobile, risultato dell’interazione tra l’ambiente pedoclimatico della zona d’origine, la varietà di uva e le tecniche vitivinicole dei nostri contadini. Negli ultimi decenni sono state privilegiate basse rese e vinificazioni accurate: così, insieme alla potenza e all’intensità, sono arrivate anche eleganza e finezza. Oggi è il vino da meditazione per eccellenza, grazie al suo perfetto equilibrio tra acidità, estratto secco, alcol, bouquet e colore. Molto amato all’estero, viene giustamente considerato un fiore all’occhiello dell’enologia italiana”. È recentissima la nomina di Adriano Pasculli de Angelis a Direttore del Consorzio. Pugliese di origine, ha stu-


diato e si è formato negli Usa, ha avuto esperienza nel campo del vino in Napa Valley e nella contea di Sonoma, ora torna in Puglia. Cosa significherà per il mondo del Primitivo di Manduria il suo ingresso? “La nomina di Pasculli de Angelis rientra in un programma

di crescita che vede il Consorzio sempre più impegnato nella tutela e nel coinvolgimento in grandi progetti, rivolti alla conoscenza e alla diffusione del Primitivo di Manduria anche all’estero. Abbiamo in programma anche attività a carattere formativo-didattico, oltre che la promozione enoturistica di tutta la nostra area. Adriano si dedicherà al Consorzio portando le sue esperienze e competenze, soprattutto nel processo di internazionalizzazione del prodotto. Continueremo poi tutti insieme ad intraprendere azioni per contrastare l’enopirateria”. Il 2017 è agli sgoccioli. Qual è l’obiettivo che, da

Presidente, ancora non è riuscito a realizzare e che si porterà nella lista delle “cose importanti” da fare nel 2018? “Abbiamo partecipato al Bando Ocm Vino-Paesi Terzi per realizzare delle attività che hanno, tra gli obiettivi principali, quello di favorire all’estero la valorizzazione delle caratteristiche di qualità della nostra Doc. Tutte le nostre aziende dovrebbero potersi approcciare al mercato estero nel modo commercialmente più appropriato ed efficace. Sappiamo però che non tutte le cantine, soprattutto quelle di dimensioni piccole e medie, dispongono delle risorse e delle competenze necessarie per affrontare in maniera vincente i mercati esteri. Questa è la mission del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria e uno degli obiettivi che ci poniamo per il futuro”. •

Chi è Roberto Erario Roberto Erario, classe '73, ha conseguito la laurea in Economia aziendale presso l'Università degli Studi di Parma e un master in Commercializzazione e logistica in prodotti Agroalimentari. Dopo un’esperienza nel campo vitivinicolo in Emilia Romagna decide, insieme al fratello, di ritornare in Puglia e dirigere una cooperativa sociale, per poi fondare una propria azienda vinicola, nel comune di Manduria.

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PUGLIA

Cantina Fiorentino, specchio del Salento C osa succede quando un imprenditore si dedica alla sostenibilità, ama il Salento e scopre la pace che si respira tra i filari? Lo abbiamo chiesto a Pierantonio Fiorentino, titolare dell’omonima cantina. “Mi occupo di sostenibilità ambientale e la passione per la terra e il Salento mi ha spinto ad avviare un proget-

Cantina Fiorentino, the mirror of Salento

The peace of the vineyard embraces those who love this land What happens when an entrepreneur commits himself to sustainability loves a land such as Salento and discovers the peace of the grapevines? We asked it to Pierantonio Fiorentino, manager of the homonymous winery.

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to mio. Il senso di pace che provo quando sono nel mio vigneto non ha paragoni. Ho reimpiantato un’intera vigna e acquisito una storica realtà locale con cui condividevo già l’enologo, Elio Minoia e con cui continuo a lavorare per produrre vini biologici e per preservare un angolo di Salento”. Che tipo di vini produce Cantina Fiorentino?

“Per conciliare biologico e qualità pratichiamo l’aridocultura (non diamo acqua alla vite) abbinando una tecnica di aratura orizzontale (sarchiatura), rompendo i vasi capillari in superficie: la terra appare arida ma scavando, si scopre che la terra rimane umida. Il controllo dell’umidità riduce lo sviluppo di malattie. Questo dà bassa resa e ottima uva.

Abbiamo due linee Fiorentino e Valle dell’Asso. La Fiorentino rispecchia il territorio già dall’etichetta: un artista locale ha realizzato per noi uno striscione di scene tradizionali, come la danza dalla Taranta, ne abbiamo dedicata una a ogni vino. E ovviamente i vigneti principali non potevano che essere Negramaro e Primitivo”.•

“I deal with sustainability and my passion for the land and for Salento has driven me to start a project on my own. The sense of peace I feel when I walk in my vineyard is something unique. I replanted a whole vineyard and acquired an historical local reality followed by the oenologist Elio Minoia who I still work with to produce organic wines and protect this little corner of Salento”. Which wines does Cantina Fiorentino produce? “To combine

organic cultivation and quality we have chosen the dry farming (we do not irrigate the vineyards) and a technique or horizontal ploughing, breaking the capillary vessels in the surface: the land seems dry but as we plough we see it remains moist. The control of moisture reduces the development of diseases. It gives low yields and excellent grapes. We propose two lines: Fiorentino and Valle dell’Asso. The first one mirrors the territory, starting from the labels:

a local painter has created a banner of traditional scenes, such as the Taranta, and we dedicate a different one to every wine. Naturally, the main grape varieties are Negramaro and Primitivo”. • CANTINA FIORENTINO Via Vecchia Lequile, 8 73013 Galatina – Lecce +39 0836 569178 info@cantinafiorentino.it www.cantinafiorentino.it


Autochtona 2017 Assegnati i premi che celebrano la tipicità

S

i chiudono in positivo le giornate dedicate al vino che hanno impreziosito la rassegna di Hotel dedicata all’ospitalità e alla gastronomia. Numeri di successo per la quattordicesima edizione di Autochtona, che si è svolta il 16 e 17 ottobre: superate le 1.300 presenze, con oltre 80 produttori provenienti da 16 regioni diverse d’Italia, per un totale di quasi 400 etichette. In un viaggio che attraversa tutta la penisola, una giuria di wine journalist ed esperti del settore, presieduta da Alessio Pietrobattista, degustatore e firma del Gambero Rosso, ha assegnato gli Autochtona Awards premiando le 6 migliori etichette tra le oltre 80 iscritte alla rassegna “Autoctoni che passione!”. La lista dei premiati vede riconfermate alcune cantine, storiche espositrici della rassegna, oltre ad alcune realtà presenti in fiera solo a partire da questa edizione. Non sono mancati anche i tradizionali appuntamenti con “Vinea Tirolensis”, la manifestazione dedicata ai Vignaioli dell’Alto Adige che ha registrato 1.000 presenze e da “Tasting Lagrein” – la rassegna dedicata al vitigno autoctono a bacca rossa più

rappresentativo della regione, organizzata in collaborazione con il Consorzio Vini Alto Adige – la cui giuria è stata presieduta da Christine Mayr, presidente AIS Alto Adige. “È stata una degustazione molto interessante: molto giovani le annate 2016, le riserve 2015 avevano belle espressioni, ben strutturate e complesse, per le 2014 come sapevamo è stata un’annata difficile e ne ho avuto conferma durante gli assaggi, interessanti e di buonissima qualità le annate più anziane come ad esempio la 2009.” – commenta Christine – “Come sappiamo, tutti i Lagrein hanno la loro trama tipica e ben definita, è un vino abbastanza tannico con una bella struttura

e una riconoscibilità legata alla nostra regione.” Un bilancio più che positivo dunque quello della 14^ edizione di Autochtona che trova conferma anche nelle parole degli espositori presenti. “Bellissima esperienza, tante belle persone, molti specialisti del settore e anche semplici appassionati di vino. Ma soprattutto tanti amanti di vini un po’ speciali, come il nostro Panzale. Torniamo a casa soddisfatti e pieni di biglietti da visita!” commenta così Francesco Fronteddu di Cantina Berritta. È stata la prima edizione per Elisa Dilavanzo di Maeli che ringrazia Autochtona per la valorizzazione delle eccellenze del territorio: “il Moscato Giallo dei Colli Eu-

ganei è un’eccellenza a tutti gli effetti e quello che facciamo noi come azienda si inserisce completamente in questo progetto di valorizzazione attraverso tutte le declinazioni di questo vitigno”. Anche per Danilo Scenna di DS Bio è la prima volta ad Autochtona “Per me è stata la prima esperienza anche perché l’azienda è giovanissima, è nata nel 2012. Arcaro 2016 Maturano in purezza è il vino che più rappresenta il nostro territorio. Il Maturano è l’antico vitigno autoctono della zona di Frosinone, riscoperto negli ultimi anni dalla tenacia di alcuni agricoltori. È un vitigno che è da sempre presente sul territorio ma che nessuno aveva mai pensato di registrare”. Veterano della manifestazione è invece Alario Claudio dell’omonima azienda che commenta così la sua esperienza: “Io partecipo ormai da 14 anni a questa bellissima fiera che mi ha dato tante soddisfazioni, qui ho trovato le persone più carine e più semplici, professionali”. L’appuntamento con la prossima edizione di Autochtona è il 15 e 16 ottobre 2018, come sempre a Fiera Bolzano.•

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SICILIA DI CLAUDIA CATALDO

Autoscatto della

N

Sicilia

el recente passato della Sicilia c’è una vendemmia non proprio idilliaca – come d’altronde in tutto lo Stivale – e un importante Congresso Ais che ha visto un’entusiastica partecipazione di soci e pubblico. Camillo Privitera è il Presidente Regionale Ais Sicilia ed è lui a guidarci in questo piccolo excursus attraverso l’affascinante viticoltura dell’isola. Com’è andato il Congresso Ais che si è tenuto a Taormina lo scorso ottobre? “È stato un vero successo, anche in termini di presenze di pubblico. Ad esempio, nella giornata di domenica erano presenti per il grande pubblico ben 140 cantine siciliane; allo stesso modo le 22 degustazioni tematiche del weekend sono andate sold out. Si è parlato del tema della sostenibili ambientale: può sembrare un tema scontato, ma è fondamentale, è il nostro futuro. E la Sicilia sotto questo punto di vista – riciclo, agricoltura mirata, energie pulite – dimostra una grande presa di coscienza”. Qual è la fotografia della viticoltura siciliana? “Ci tengo a precisare che la Sicilia è un vero e proprio continente per variabilità di microclimi e suoli. Veniamo senza dubbio da una vendemmia bassa in quantitativi, con cali dal 20% al 40%. La siccità si è fatta sentire, dove possibile siamo ricorsi all’irrigazione di soccorso, in altri casi hanno aiutato le altezze o – come nel caso specifico dell’Etna – le nevicate invernali, che hanno dato riserva idrica alle piante. I vitigni che meglio si sono difesi sono stati gli 46

La vera ricchezza? Sono i vitigni autoctoni. Grandi peculiarità e migliori capacità di adattamento ai cambiamenti climatici autoctoni”. Ha nominato i vitigni autoctoni, qual è il suo parere in merito? “Sono sicuramente la vera ricchezza della nostra isola. Il Nerello Mascalese, con l’Etna che è un libro ancora da sfogliare. Il Catarratto, soprattutto di quota. Il Perricone, che si caratterizza per finezza ed eleganza. Il Carricante, con la sua longevità straordinaria, soprattutto quando coltivato a quota 600-700 metri sul versante est. Senza dimenticare il Nero di Troia: un vitigno talvolta un po’ bistrattato ma che ha ottime prestazioni, una grande tradizione e una sorprendente capacità di affinamento”. •


TOSCANA DI BARBARA AMOROSO

È Carlotta Gori la nuova direttrice del Gallo Nero

Il Consorzio ha individuato al suo interno la testimone di Giuseppe Liberatore

D

opo 20 anni all’interno del Consorzio, Carlotta Gori non è una novità per la denominazione, bensì sia un continuum che una professionista con un personale contributo da portare alla crescita della denominazione e del territorio. Come? Glielo abbiamo chiesto prendendo spunto da alcuni temi caldi del momento. Si è appena tenuto il 72° congresso nazionale Assoenologi, il cui fil rouge è stato la sostenibilità. Che tipo di progetti nell'immediato e a lungo termine il Consorzio del Chianti Classico ritiene prioritari in una prospettiva sostenibile?

“Il nostro territorio racconta di per sé una storia di sviluppo sostenibile: le nostre aziende gestiscono da tempo questa terra rispettandone la vivibilità e puntando alla crescita economica. Inoltre il Consorzio ha appena sottoscritto l’Accordo di Distretto Rurale del Chianti che punta a favorire la sinergia tra attività agricole, attività economiche, risorse naturali, culturali e paesaggistiche. La nascita del Distretto vorremmo inoltre fosse un viatico verso il riconoscimento Unesco. A questo si aggiunge l’importanza crescente dell’agricoltura e viticoltura biologica: oggi quasi un terzo delle aziende socie sono certificate bio o in conversione. I sistemi alimentari biologici possono fungere da modello per la sostenibilità e servire da laboratori viventi per il continuo apprendimento e miglioramento di questo settore, integrando scienza e ricerca”. Qual è il personale contributo che desidera portare all'interno del Gallo Nero come professionista e appassionata di vino? “Per formazione e carattere tendo a non lasciare niente al caso. A volte può essere un limite, spesso è una garanzia. Mi impegnerò quindi per fornire attenzione professionale a garanzia della fattibilità dei prossimi progetti che gli amministratori sottoporranno alla struttura, per rendere sempre più affidabile l’affermazione della nostra denominazione. Lavorerò con un team di persone appassionate, vivaci e al contempo in grado di offrire esperienza e lungimiranza a sostegno degli equilibri all’interno del Consorzio Gallo Nero”.•

27-28 Gennaio 2018 wineandsiena.it

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TRENTINO DI TOMMASO NUTARELLI

30 anni

DIVINI

L

uigi Veronelli, quarant’anni fa, parlando del Trentino, ne elogiava la felice diversità e variegatura di espressioni, sottolineando così la generosità della produzione enoica, capace di variare di vallata in vallata, grazie alla ricchezza dei suoli e dei climi. Una ricchezza della quale sono protagonisti i produttori del Consorzio Vignaioli del Trentino, che quest’anno ha festeggiato i suoi primi 30 anni con l’evento “Trent’anni trentini”. Per l’occasione abbiamo intervistato il presidente Lorenzo Cesconi. Cesconi, un traguardo importante quello del Consorzio. Può farci un bilancio dell’evento? “Un bilancio positivo e anche inaspettato. Le degustazioni tematiche in programma - dedicate a spumanti metodo classico, Teroldego e Vino Santo - sono state un momento di riflessione importante sul patrimonio vitivinicolo del territorio, sia per il pubblico che per i produttori. In occasione della Mostra, abbiamo invece cercato di stimolare la curiosità, impostando in modo diverso la presentazione dei prodotti, partendo prima di tutto dai vini e raggruppando i produttori per tipologia, varietà e parole chiave, e non per singola azienda. Il vignaiolo è come se avesse fatto un passo indietro, per mettere maggiormente in risalto le eccellenze del territorio. I tavoli tematici allestiti hanno cercato di valorizzare le produzioni locali, numericamente meno significative, ma capaci più di altre di raccontare il patrimonio vitivinicolo di una regione”. In questi trent’anni com’è cambiata la 48

Nel 1987 venne fondata l’Associazione Vignaioli del Trentino. Un percorso ricco di cambiamenti e successi, celebrato con una tre giorni di eventi e degustazioni vostra associazione? “Lo spirito è rimasto sempre lo stesso. Naturalmente il cambio di passo c’è stato, rispetto a trent’anni fa. Il cambiamento principale e’ nella struttura che ci siamo dati. Da una semplice associazione siamo diventati un consorzio, e questo ci ha permesso di essere più dinamici sul mercato, con un maggior peso contrattuale e con una gamma più ampia e ricca di servizi da offrire ai nostri soci. C’è stato un significativo processo di ristrutturazione organizzativo e giuridico, che ci permettere di rispondere con strumenti più adeguati alle sfide future senza, tuttavia, intaccare i valori e la filosofia che ci hanno guidato sin dagli albori”. Lei ha parlato di sfide future. Quali sono quelle che attendono il Consorzio? “Prima di tutto continuare a valorizzare i vitigni autoctoni, la vera ricchezza della nostra provincia. Inoltre abbiamo sempre sostenuto la necessità di ampliare, non tanto la dimensione delle aziende, quanto il numero di attori operanti nella filiera. Analizzando altri territori abbiamo visto come, in rapporto agli ettari vitati, ci sia un numero maggiore di players. Questo genera un maggior successo del territorio, perché ne accresce la risonanza e il peso. Sul versante del mercato, la produzione delle nostre aziende è divisa, in modo omogeneo, tra mercato locale, nazionale ed export. Un equilibrio positivo, che permette all’azienda di orientarsi su più fronti, senza privilegiare un solo aspetto, ma diversificando e avendo più partner commerciali”.• Lorenzo Cesconi presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino


UMBRIA DI LUCA BARBAGLI

In Umbria

alla riscoperta

del Grenache Si chiama “Grenache Italia” la prima edizione dell'evento promosso dal Consorzio Tutela Vini Trasimeno a Castiglion del Lago

I

l Consorzio Tutela Vini Trasimeno da sempre lavora per un obiettivo principale: valorizzare le produzioni a denominazione d’origine controllata dell’area attorno al Lago Trasimeno ed

incentivarne la certificazione. Nato nel gennaio 1997, per volontà di alcune delle maggiori aziende della zona di produzione del vino Doc, fin dai primi anni si è adoperato per andare incontro alle esigenze degli

associati, concentrando la propria attività sull'adeguamento del disciplinare di produzione dei vini e sulla organizzazione di iniziative promozionali. Negli ultimi anni, in particolare, il Consorzio si è concentrato sulla riscoperta del vitigno autoctono Gamay del Trasimeno. Da qui nasce Grenache Italia, la prima edizione di un evento che si è svolto a Castiglione del Lago, il 7 dicembre scorso, ed interamente dedicato al Grenache e alle sue diverse declinazioni, con particolare attenzione al rapporto tra la geomorfologia dell’area del Trasimeno e il Grenache nella variante locale, il Gamay appunto. Il vitigno, appartenente al territorio umbro sin dal XVII

secolo, fa parte della famiglia della Grenache (o Garnacha, in spagnolo) ed è lo stesso da cui derivano il Cannonau sardo, la Granaccia ligure e il Tai Rosso dei Colli Berici, anch’essi protagonisti dell'evento “Grenache Italia”. La sua produzione risulta ad oggi piuttosto limitata, ma grazie alla riscoperta di questo vitigno e la sua valorizzazione da parte del Consorzio, si prevede un deciso incremento, che sarà valutabile nei prossimi anni. L’ importante progetto che si propone il Consorzio Tutela Vini Trasimeno infatti, è quello di riscoprire questo vitigno e farlo diventare un’eccellenza, il portabandiera tra i vini del territorio.•

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VENETO DI ELISA BERTI

Il braccio di ferro dell’Amarone P orta la data del 24 ottobre 2017 la sentenza del Tribunale di Venezia che ha posto fine al braccio di ferro durato ben due anni, tra il Consorzio Vini Valpolicella e la società consortile “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, che raccoglie i nomi storici della zona (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato). L'Associazione, nata nel giugno del 2009, era stata fondata con lo scopo di valorizzare il territorio attraverso la joint venture di 10, poi divenute 13, realtà che da generazioni hanno sostenuto e promosso l'eccellenza vitivinicola della Valpolicella. Schieratosi sin da subito contro una scelta ritenuta penalizzante e discriminante per gli altri consociati, il Consorzio ha intrapreso la via legale.

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“Dopo oltre 2 anni – spiega il Consiglio di Amministrazione – siamo soddisfatti dell’esito positivo di questa sentenza. Si tratta di una grande affermazione del territorio e della denominazione, che deve essere al centro del sistema di tutela

gando le Famiglie a rimuovere dalla denominazione sociale qualsiasi riferimento totale o parziale al nome Amarone, sottolineando la nullità del relativo marchio italiano e vietandone l’uso. La sentenza è stata seguita da

“Vietato usare il nome Amarone”: così si chiude il capitolo legale che ha visto contrapporsi Famiglie dell’Amarone d’Arte e Consorzio della Valpolicella promozione e valorizzazione dei vini di qualità. È un risultato importante anche perché la sentenza è destinata a fare giurisprudenza all’interno del settore vitivinicolo”. Il tribunale ha accolto tutte le richieste del Consorzio obbli-

un silenzio stampa delle Famiglie, rotto in un primo momento da Sandro Boscaini di Masi Agricola: "Il primo grado di giudizio c’è stato e ne prendiamo atto(...) alla fine rimangono i fatti: siamo aziende storiche, dedite alla viticoltura e all'eno-

logia di qualità, riconosciute dai critici, dalla stampa e dai consumatori in Italia e all'estero. Al di là del fatto formale di un bollino o di una denominazione sociale, rimaniamo quello che siamo con i nostri valori, consci della responsabilità che abbiamo, assieme ad altri produttori di Amarone Premium(…). Sulla base di questi valori vorremmo trovare sintonia e collaborazione con il Consorzio per il bene del territorio e delle sue denominazioni”. Sabrina Tedeschi, Presidente dell’associazione, ha ribadito la volontà di riconciliazione in una nota stampa ufficiale, annunciando di aver già intrapreso un dialogo con il Consorzio: “Le trattative sembrano positive e promettenti. Il nostro impegno sarà sempre rivolto a far crescere l’immagine delle nostre aziende e, di riflesso, di tutto il territorio(…)E’ l’ora del buon senso per l’Amarone”.•


VENETO

Scriani: nuovi arrivi,

stessa inconfondibile qualità La famiglia Cottini tra tradizione, raccolte vendemmiali e bollicine

uando si parla dell’azienda agricola Scriani di Fumane, nel cuore della Valpolicella Classica, è pressoché impossibile trascurare quel carattere peculiare che l’ha resa una realtà unica nel suo genere. Un tratto distintivo che, alla base del suo crescente successo, si traduce in un’innata capacità di

poter offrire in modo continuativo ed impeccabile originali reinterpretazioni della propria terra. Sì, perché è oramai consolidata consuetudine per la famiglia Cottini, alla guida dell’azienda dal 1998, raccontare con sconfinata dedizione il territorio imbrigliandone ogni sfaccettatura qualitativa nei suoi vini. Persino in annate complesse come quella del 2017 che, tra bizzarrie climatiche e raccolte scarne, ha portato a Scriani vini di gran carattere e potenza. Perle enoiche di raro pregio, dai rossi di punta Amarone, Carpanè e Ripasso, fino ai recenti bianchi Pinot Grigio, Custoza, Lugana e Soave. Ma c’è di più. Il vento caldo di quest’estate ha arricchito la qualità di sempre con una novità tutta da scoprire: lo Spumante Metodo Classico Brut, lanciato dall’azienda lo scorso agosto e già oggetto di ampi consensi. Proveniente dai vigneti della tenuta Monte Corno, questo vino composto al 90% da Pinot Grigio e

al 10% da Chardonnay è frutto di un processo produttivo che consta di una doppia fermentazione. Dopo la pressatura soffice e la selezione dei mosti per la Cuveé, è lasciato, infatti, a fermentare a bassa temperatura per 20 giorni, con il conseguente affinamento in acciaio e l’introduzione del “Liquer de Tirage”, per poi giungere all’imbottigliamento. A questo segue una seconda fermentazione in bottiglia e l’affinamento per un periodo compreso tra i 15 ed i 24 mesi. Il tutto si conclude con il remuage, il dègorgement e l’aggiunta della “Liquer d’Expedition”. Dal colore giallo brillante, offre al naso un aroma intensamente fragrante ed ispirati sentori di frutta, mentre in bocca è vellutato, elegantemente strutturato e persistente. Caratteri tipici, autentica espressione di quell’inconfondibile raffinatezza che, da sempre, anima le etichette Scriani e lo stile dei Cottini. (g.m.)•

AZIENDA AGRICOLA SCRIANI Via Ponte Scrivan, 7- 37022 Fumane (VR) Tel. +39045/6839251 Fax. +39045/6801071 - info@scriani.it - www.scriani.it

Scriani: new arrivals with the usual unmistakable quality

the warm wind that has caressed the vineyards this summer has enriched the usual quality with a new label: a Spumante Metodo Classico Brut, the sparkling wine launched by the winery last august and already very well appreciated. This wine comes from the vineyards of the estate of Monte Corno and is made of 90% Pinot Grigio and 10% Chardonnay. It’s the fruit of a double fermentation: after a soft pressing and a selection of the must for the cuvée, it ferments at low temperature for 20

The Cottini family, between tradition, harvests and sparkling wines When one talks about Scriani, the winery from Fumane in the heart of Valpolicella Classica, it is impossible to forget its peculiar character that has made it a unique reality. Its distinguishing mark is its ability to offer in a continuative and impeccable way original interpretations of its land. In fact, the Cottini family, who manages the winery since 1998, has been telling with enormous devotion its territory for years,

expressing its many faces through the quality of its wines. Even in difficult years, such as this one, 2017, when a mad climate has offered a scarce harvest in terms of quantities, Scriani has been able to make wines with great character and power. True oenological pearls are the buttonhole red wines, Amarone, Carpanè and Ripasso, and the most recent white wines Pinot Grigio, Custoza, Lugana and Soave. Also,

days and then refined in steel with the “Liquer de Tirage”, before the bottling. Here the wine has its second fermentation and refines from 15 to 24 months. The last operation are the remuage, the dègorgement and the addiction of the “Liquer d’Expedition”. The result is a wine with a bright yellow color, an intense and fragrant fruity perfume and a velvety, elegant, structured and persistent taste: typical characters of the unmistakable refinement of the wines Scriani, expression of the Cottini family’s style.•

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Dicembre 2017 Gennaio 2018

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Dicembre

Febbraio 2018

16-18 GENNAIO

2017

SIVAL Angers (Francia) www.sival-angers.com

FIERE IN CALENDARIO 2017/2018

1-2 DICEMBRE LE GRAND TASTING 2017 Parigi www.grandtasting.com

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12-14 DICEMBRE 12

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29-31 GENNAIO

Gennaio 2018

EXPO RIVE Pordenone www.exporive.com

MILLÉSIME BIO Montpellier (Francia) www.millesime-bio.com

18-20 GENNAIO TIERÄRZTEKONGRESS 2018 Lipsia (Germania) www.tieraerztekongress.de

27 - 28 GENNAIO WINE&SIENA Siena www.wineandsiena.it

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31 GENNAIO - 3 FEBBRAIO AGROVET Isfahan (Iran)

1-4 FEBBRAIO AGROTICA Thessaloniki (Grecia) www.agrotica.helexpo.gr

CUCINARE Pordenone www.cucinare.pn

13-15 FEBBRAIO WORLD AG EXPO Tulare (Stati Uniti) www.worldagexpo.com

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31

FIERAGRICOLA Verona www.fieragricola.it

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10-13 FEBBRAIO

31 GENNAIO - 3 FEBBRAIO

Febbraio 2018 5-6 FEBBRAIO

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23-25 FEBBRAIO

SALON DES VINS DE LOIRE 2018 Angers (Francia) www.salondesvinsdeloire.com

SALON DES VINS DE LIMOGES 2018 Limoges (Francia) www.salon-vindefrance.com/ limoges/accueil.php

14-17 FEBBRAIO

18 - 20 FEBBRAIO

EXPOVIN MOLDOVA Chişnău (Moldavia) www.expomd.all.biz

VINISUD Montpellier (Francia) www.vinisud.com/en 14

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24 23

27 FEBBRAIO - 2 MARZO VINEX INTERNATIONAL WINE FAIR 2018 Brno (Repubblica Ceca) www.bvv.cz/vinex

25-27 FEBBRAIO TIRRENO CT Carrara www.tirrenoct.it

24-27 FEBBRAIO GOLOSITALIA Brescia www.golositalia.it


2018

15-18 APRILE

3-4 MARZO

Brive la Gaillarde (Francia) www.salon-vindefrance.com/ brive-la-gaillarde/accueil.php

6-8 MARZO AGRAME

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MOLDAGRO TECH

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Cisinau (Moldova) www.moldexpo.md

16-18 MARZO SALON DES VINS D'AUXERRE 2018 Auxerre (Francia) www.salon-vindefrance. com/auxerre/accueil

3-5 MARZO

11-13 APRILE

WINE & GOURMET JAPAN Giappone www.wineandgourmetjapan.com

EXPOGUSTO 2018 Arezzo www.expogusto.it

Dubai (Emirati Arabi) www.tradefairdates.com

14-17 MARZO

ENOLITECH Verona www.enolitech.it

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SALON DES VINS DE BRIVE GAILLARDE 2018

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VINEXPO New York (Stati Uniti) www.vinexponewyork.com

Aprile

14-16 MARZO

AGRITEK ASTANA

ILDEX VIETNAM

Astana (Kazakistan) www.agriastana.kz

Ho Chi Minh City (Vietnam) www.ildex.com.vn

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29-31 MAGGIO VINEXPO Hong Kong www.vinexpohongkong.com

16-18 MARZO

10-14 MAGGIO

18-20 MARZO PROWEIN 2018 Düsseldorf (Germania) www.prowein.it

Marzo 2018

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Aprile 2018 Maggio 2018

21-23 MAGGIO

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SITEVINITECH Argentina www.sitevinitech.com 10

electronics

VITIGNO ITALIA Napoli www.vitignoitalia.it

15-17 MAGGIO

AGRIFEX-ETHIOPIA Addis Abeba (Etiopia) www.expocheck.com

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21-23 APRILE

LONDON INTERNATIONAL Londra www.londonwinefair.com

Maggio

2018

15-18 APRILE VINITALY Verona www.vinitaly.com

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2018

14-16 MARZO

INVENTA Karlsruhe (Germania) www.inventa.info

cet

15-18 APRILE SOL & AGRIFOOD Verona www.solagrifood.com

5-6 MARZO

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FIERE IN CALENDARIO 2018

Marzo

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Riduci i tra amen . Controlla l’umidità del terreno. Migliora la qualità del risultato.

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Tirreno C.T.

a Carrara Fiere il futuro dell’ospitalità

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rande fermento per l’edizione numero 38 di Tirreno C.T., il grande evento che dal 25 al 28 febbraio 2018 porterà nei padiglioni di Carrara Fiere decine di migliaia di operatori del settore dell’ospitalità per incontrare le ultime novità del settore. La mostra, ormai un appuntamento imperdibile per gli addetti del comparto, mette in evidenza tutto per la gestione degli alberghi, di locali pub-

blici, ristorazione e ormai da qualche anno anche il meglio per l’ospitalità in spiaggia grazie a Balnearia, l’altro grande salone nel salone dedicato al settore degli stabilimenti balneari. Dal pane alla pizza, dai prodotti lavorati e semilavorati per la cucina alle forniture alberghiere, passando per la gelateria e la pasticceria. Un’intera area dedicata al caffè e alle innovazioni del settore grandi impianti. Inoltre ampio spazio alle

aziende dell’agroalimentare. Tra le grandi novità dell’edizione 2018 Tirreno CT BioVeganGlutenFree, la nuova area dedicata a prodotti e servizi di questo importante segmento della ristorazione e della cucina che negli ultimi anni ha sempre più preso campo per incontrare le esigenze dei consumatori. In questo settore saranno in mostra i prodotti e i preparati per una cucina che guardi al biologico da un lato, puntando alla sostenibilità, ma

anche alle nuove tendenze di consumo, oltre che alle esigenze salutistiche dei consumi. Nello spazio di Balnearia invece, giunta alla sua diciannovesima edizione, si potranno incontrare tre macrocategorie con il meglio dell’intera filiera delle soluzioni da esterni, delle tecnologie, del complemento. •

Per informazioni sul programma www.tirrenoct.it

Nuovi espositori e, per questa edizione, anche la novità dedicata al BioVeganGlutenFree

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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Le souper, a cena con il “diavolo”

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a chi è il diavolo, verrebbe da chiedersi guardando il film A cena con il diavolo (Le souper) di Édouard Molinaro (1992)? Metti una sera a cena due tra i personaggi politici più conosciuti (e forse odiati) della storia francese: Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, già ministro degli Esteri di Napoleone, e Joseph Fouché, potente ministro di Polizia. Due tipi agli antipodi: diplomatico, cerebrale e misurato il primo; rivoluzionario, viscerale e irascibile il secondo. Uniti però dalla comune ingordigia di potere, dalla scarsa limpidezza morale e dall’ambiguità politica: «il vizio appoggiato al braccio del crimine», li descrive così la voce fuori campo, quella di Chateaubriand. È la notte del 6 luglio 1815 e Napoleone, sconfitto a Waterloo, è ormai in fuga. Quali sorti attendono la Fran-

cia? La pellicola vive in un’atmosfera sospesa, fino all’epilogo: cosa decideranno i due “diavoli”, rinchiusi a tavola nell’hotel particulier di Talleyrand? I toni sono solenni, di quelli che cambiano i destini di una nazione intera. E che l’ambientazione non esca mai da un salone apparecchiato e che si consumi – è proprio il caso di dirlo – lungo una cena che si protrae per tutta la durata del film, è il segnale di quanto sia decisivo il contesto del pasto per avvicinare i cuori e le menti dei due protagonisti. Le souper è un lento avvicinamento all’accordo decisivo, suggellato da un brindisi finale dedicato «all’immobilità della Storia». Nel mezzo troviamo intrighi, metafore, trame torbide, riflessioni ardite sul senso della vita e sul destino di un popolo intero che è lì fuori, ad aspettare con i nervi tesi sotto la finestra, pronto alla rivolta.

Vi chiederete: si potrà forse gustare durante un match del genere? A fronteggiarsi due pesi massimi che, come in un incontro di boxe, se le danno di santa ragione…anche se a volare sono “solo” le parole, a volte al massimo i bicchieri. Ecco allora che le delizie servite finiscono per passare in secondo piano. Nei piatti asparagi en petits pois, carciofi à la ravigote, salmone à la Royale e filetto di pernice à la financière. Il tutto accompagnato da flûte di champagne: cosa desiderare di meglio? D’altra parte ai fornelli, ci raccontano i libri di storia, c’è il grande chef Antonin Carême, cui si deve l’ “invenzione” della haute cuisine. «Stando alla vostra tavola non si potrà certo pensare di poter cambiare il regime» dirà l’ospite. E Talleyrand: «i regimi passano. La cucina resta». Fouché, in realtà, si renderà ben presto conto di trovarsi di fronte a delle «meraviglie». Ma non saranno certo le

pietanze, seppur deliziose, a distogliere l’attenzione dei commensali dalla loro battaglia politica. Al massimo interverrà il cognac nel finale, che si farà strumento di un ennesimo momento di scontro tra i due protagonisti: Fouché, passionale e selvaggio, ingurgita il distillato senza alcun tipo di “preliminare”; Talleyrand, da par suo, posato e riflessivo, proverà invece a spiegare la corretta tecnica di degustazione. Prima porta il liquore alla giusta temperatura, con il palmo della mano che sostiene il calice da sotto, poi fa salire gli aromi, grazie alla classica roteazione del liquido nel bicchiere; infine fa riposare il cognac per un po’, giusto il tempo di una (ennesima) discussione. Tra storia e gusto, A cena con il diavolo regala atmosfere di un’altra epoca, in un gioco di intrighi che scoperchiano i retroscena della politica e del potere. Tanto lontani quanto mai attuali…•

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

VINNATUR Genova, 21 e 22 gennaio 2018 VinNatur, Associazione Viticoltori Naturali, organizza per domenica 21 e lunedì 22 gennaio 2018, dalle 11 alle 19, la seconda edizione di VinNatur Genova, ospitata nei locali del Palazzo della Borsa, nella centrale Piazza de Ferrari. Un banco d'assaggio dove 70 vignaioli aderenti all'associazione presenteranno i loro vini e racconteranno il loro modo di intendere la viticoltura. Accanto ai vini troverà posto anche una selezione di produttori di gastronomia ligure che proporranno le loro specialità. Sabato 20 gennaio sarà invece dedicato all'anteprima della manifestazione. I vini dei produttori di VinNatur saranno infatti protagonisti di cene e abbinamenti in diversi locali del centro storico di Genova. www.vinnatur.org

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SORGENTE DEL VINO LIVE Piacenza, 10 – 12 febbraio 2018

WINE&SIENA Siena, 27 e 28 gennaio 2018

A Piacenza tre giorni per gustare i vini naturali, di territorio e tradizione ed incontrare i vignaioli italiani ed europei. Da sabato 10 a lunedì 12 febbraio 2018 torna a Piacenza il vino nato dal rispetto per la terra, per le tradizioni, per le persone. Tre giorni di festa, lavoro, assaggi, degustazioni, approfondimenti per crescere e divertirsi insieme. Un viaggio attraverso profumi e sapori, territorio dopo territorio per riscoprire quell’Italia meravigliosamente ricca di differenze, di sapori autentici e di tradizioni vitali e radicate che ancora resiste alle tentazioni dell’omologazione. www.sorgentedelvinolive.org

Anche quest’anno torna l’evento Wine&Siena, l’appuntamento in chiave “senese” del più famoso Merano WineFestival. Degustare il vino mentre si ammira l’arte del 300 nel Palazzo Comunale di Siena, attigua alla sala dei Nove dove è esposto il ciclo del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, oppure nelle storiche sale di Rocca Salimbeni e di Palazzo Sansedoni: Wine&Siena è questo e molto altro, un incontro fra il buon vino, l’arte e la storia. Una due giorni a passeggio nel Medioevo per scoprire i migliori produttori vitivinicoli italiani (circa 250) e i grandi artigiani del gusto. Tutti i prodotti sono stati selezionati tra i vincitori degli annuali WineHunter Award. www.wineandsiena.it


Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

TERRE DI TOSCANA Camaiore, 4 – 5 marzo 2018 Terre di Toscana è un evento animato da 130 produttori importanti, fra vignaioli di nicchia e marchi di livello internazionale. Uno spaccato unico e irripetibile, perché è raro incontrare nel medesimo contesto nomi tanto prestigiosi, e piacevolmente fruibile grazie agli ampi ed eleganti spazi della location che lo ospita da ormai nove anni, l’UNA hotel Versilia di Lido di Camaiore, in provincia di Lucca. L'evento nel 2018 giungerà alla sua undicesima edizione. www.terreditoscana.info

VINISUD Montpellier, 19 – 20 febbraio 2018

LIVE WINE Milano, 3 – 5 marzo 2018 Il salone del vino artigianale a Milano. Oltre 150 produttori da tutta Italia e dall’estero vengono a far conoscerei loro vini, tutti in degustazione con il solo biglietto d’ingresso. Un salone -mercato rivolto sia al grande pubblico che ai professionisti in una delle più belle location milanesi, il Palazzo del Ghiaccio in via Piranesi 14. E non finisce qui: la sera la città si anima ed è possibile partecipare a decine di eventi Live Wine Night nei locali selezionati e aderenti. www.livewine.it

In questa edizione VINISUD e VINOVISION PARIS si uniscono e creano una visione completa. Un’ unione di forze fra due appuntamenti importanti nel panorama internazionale, VINISUD (il Salone dei vini mediterranei) e VINOVISION PARIS (The International cool climate wine exhibition), così da creare una risposta unica per appagare un pubblico trade francese e mondiale e più in generale l’intera filiera del vino. VINISUD giunge quest’anno alla sua quattordicesima edizione, dal 18 al 20 febbraio presso il Parc des Expositions in Montpellier. Oltre 30.000 visitatori internazionali, da oltre 70 Paesi, hanno visitato la manifestazione, inclusi 400 buyer da ogni angolo

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

Il vino naturale

è trendy

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e in Italia stanno iniziando a fare capolino, all’estero sono ormai già una consolidata realtà. Parliamo di locali come enoteche e wine bar che hanno scelto come core business i vini naturali, nell’accezione più ampia del termine. E non è un caso che questi luoghi facciano anche tendenza e in qualche modo rafforzino ancora di più l’interesse che c’è intorno a questa filosofia produttiva. Nomi come Bar Brutal a Barcellona, Terroir a Londra o Racines a Parigi esportano la loro fama anche al di là

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Un elenco sempre più lungo di locali sono dedicati ai vini prodotti senza l’uso della chimica. Contemporanei e alla moda sembrano dettare nuove regole dei confini nazionali. Anche in Italia, nelle grandi città ma non solo, si segue questo orientamento, che si riflette su un concetto di artigianalità pure nel cibo. Milano, capitale cosmopolita per eccellenza, non poteva non dare alla luce acuni indirizzi interessanti, tra cui quello di Champagne Socialist, nel sofisticato quartiere di Porta Venezia, nato di recente da un’idea di Alessandro Longhin e Davide Martelli. La formula è semplice: look studiato, con pareti scrostate ad arte e atmosfera apolide, unita a poche cose

da mangiare attentamente selezionate e a un’ampia scelta di etichette, italiane ed estere, di vignaioli artigianali che non utilizzano prodotti di sintesi in vigna e in cantina. Alessandro ripercorre le ragioni della scelta. Come nasce l’idea? “Nasce da The Botanical Club, altro nostro format di locale che è anche una microdistilleria di gin, dove abbiamo cercato di portare avanti il concetto di artigianalità e di lavorazione partendo dalle materie prima. Era chiaro che in un luogo del genere

non potevamo accontentarci di una carta dei vini “convenzionale”. Ci siamo iniziati ad avvicinare al mondo dei vini naturali prima come consumatori, attratti anche da un’immagine funky e meno impostata. Abbiamo trovato una nuova generazione di vignaioli molto consapevoli nel fare vino di qualità – ora più che in passato - ma con un approccio produttivo integralista che ci ha conquistato. Frequentando anche molti locali all’estero, che hanno sposato questa causa e che fanno tendenza, ci siamo accorti che a Milano mancava un locale così. Volevamo un ambiente rilassato, internazzionale e con una chiara identità”. Come è possibile per un operatore destreggiarsi tra una certificazione biologica estremamente permissiva e una miriade di associazioni dove però manca un vero e proprio disciplinare? “E’ difficile orientarsi, a volte conoscere il produttore non basta. Noi chiediamo le analisi dei vini ai produttori, per essere certi che non usino prodotti di sintesi”. Parliamo del nome Champagne Socialist. Bere vino naturale è socialista? “Il nome voleva essere provocatorio, con un richiamo all’atteggiamento borghese radical chic. Ma comunque nel bere vino di qualità non deve essere una barriera il prezzo; qui la bottiglia che costa meno la trovi a 9,50 euro”. Che clientela avete? “Dall’esperto al ragazzo, attratto da un racconto diverso e incoraggiato anche da una maggiore salubrità. Comunque guidiamo il cliente, anche il meno esperto, facendolo avvicinare con vini non estremi”. •


Tendenze Sparkling di Chiara Martinelli

PREMIAZIONI

SPUMANTE

L’ AMBASCIATORE 2018 DELLO CHAMPAGNE NEL MONDO PARLA TEDESCO

NASCE IL “MIGLIORE SPUMANTE BIANCO “ DELLA LOCRIDE

Stefan Metzner, sommelier tedesco originario di Monaco di Baviera, è stato nominato nuovo Ambasciatore dello Champagne nel mondo tra nove finalisti europei. Il prestigioso concorso creato nel 1941 dal Comité Champagne

con sede a Epernay, ha l’obiettivo di selezionare il miglior formatore a livello nazionale ed europeo, sottolineando la capacità di un approccio pedagogico nel trasmettere la conoscenza dei vini e la cultura dello Champagne. Metzner

ha convinto la giuria proprio su questo fondamentale skill, confrontandosi con gli altri candidati sul tema del “dégorgement e del dosage,” prova principale di questa edizione. Premio Speciale a Pietro Palma, enotecario e formatore di Prato, con cui l’Italia ottiene il 6 podio europeo, mentre il titolo di Vice-Ambasciatore è rosa: si chiama Kristel Balcaen, è una sommelier belga, scrittrice e formatrice di Gand.

L’Italia guadagna il Premio Speciale con Pietro Palma

APP

ULTIMA EDIZIONE CARTACEA PER LA GUIDA 99 CHAMPAGNE

Da un vitigno antico prende vita il Centocamere Spumante Metodo Classico 2015 Alla XII edizione del Salone dei Vini e degli Oli meridionali di Bari si è aggiudicato il primo posto il Centocamere Spumante Metodo Classico 2015 prodotto dall’azienda agricola “Tenuta G.R. Barone Macrì” di Locri. Un risultato eccellente, frutto dell’impegno che l’azienda ha profuso da circa tre anni nella coltivazione del vitigno Mantonico di Gerace, utilizzando tecniche di produzione innovative. La realtà imprenditoriale di Locri è un anello fondamentale per il rilancio dell’economia e dell’agroalimentare calabrese: per Confindustria è l’esempio di una rivoluzione in atto in cui la tradizione si unisce alla ricerca di metodologie produttive più tecnologiche. Lo Spumante Bianco di Locri è espressione concreta delle potenzialità del territorio e del merito imprenditoriale di una nuova generazione che in questo caso ha saputo “fare ricerca” su un antico vitigno autoctono, ricavandone un prodotto originale, lo spumante bianco, inedito e di altissima qualità.

I 10 anni di attività segnano l’inizio della svolta “on line” 99 Champagne, la guida dedicata agli appassionati, pubblica la sua ultima edizione 2018/2019 per poi passare al digitale con un’App disponibile per Ios e Android. L’ultimo cartaceo edito da Edizioni Estemporanee, festeggia 10 anni di attività e si ritira (per modo di dire) sul web allargando il suo raggio d’azione: sull’App non saranno consultabili soltanto i numeri della guida ma sarà possibile approfondire la storia dei vini, la loro evoluzione, l’esperienza dei singoli vignerons e le degustazioni scel-

te dall’utente. Alle novità si aggiunge la possibilità di avere un racconto “live” della Champagne, grazie all’inviato Daniele Romano che sarà sul posto per raccontare ciò che accade nelle vigna e cantine d’Oltralpe. La linea editoriale di 99 Champagne è sempre stata proclamata “laica” , aperta alle discussioni tra degustatori e al confronto, indipendente e libera. Un’identità che continuerà a vivere nella versione digitale, da quest’anno per la prima volta anche in lingua inglese.

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A tutta Birra di Chiara Martinelli

ABBINAMENTI

BIRRA DEL BORGO LANCIA CHEF BIZZARRI IN EUROPA La birra italiana nei luoghi e nei ristoranti dove non è mai stata

Chef Bizzarri lo scorso anno ha percorso in varie tappe l’Italia per incontrare chef nazionali che coniugassero la birra con la cucina del Belpaese creando piatti in abbinamento alle “12 bizzarre ”, le omonime birre prodotte dal birrificio romano “Il Borgo”. Una birra per ogni mese, in edizione limitata, che dal 2017 ha lanciato la tournè all’estero. Il battesimo è avvenuto a Roma per poi approdare in novembre

a Parigi e a Londra. La ricerca di abbinamenti “imperfetti” in veste più metropolitana, farà sosta il 10 gennaio a Bruxelles, presso il ristorante “Humphrey”. Qui lo chef Yannick Van Aeken giocherà con piatti ispirati alla cucina filippina, preparati con prodotti belgi ma anche con ingredienti provenienti dall’Indonesia. L’evento di chiusura è previsto il 24 gennaio a Milano, presso la trattoria “Trippa” di Pietro Caroli (il patron) e Diego Rossi (lo chef). Il viaggio in Europa ha l’obiettivo di diffondere un’idea di birra che si relazioni alla cucina di culture diverse, dando vita a nuove chiavi di lettura ed inter-

pretazioni all’avanguardia, fuori dai luoghi e abbinamenti comuni: dove non è mai approdata.

L’APPUNTAMENTO

BIRRAIO DELL’ANNO 2018 All’ObiHall di Firenze la premiazione più attesa per le artigianali hand made Fermento Birra ideatore del premio Birraio dell’Anno 2018, sceglie la location toscana del teatro Obihall di Firenze per la nomination al miglior artigiano della birra italiana.

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Dal 19 al 21 gennaio va in scena la kermesse birraia giunta alla nona edizione, per la quale sono già state selezionate oltre 150 artigianali alla spina, prodotte dai 25 birrifici

che hanno passato le votazioni degli esperti esaminatori. L’evento dedica un focus importante ai mastri birrai nostrani, permettendo loro di interagire con il pubblico di esperti e appassionati, raccontando la propria esperienza, la creatività e le start-up innovative di cui fanno parte. Solo domenica 21 avremo il nome del “mastro Birraio dell’Anno” proclamato da Lorenzo “Kuaska” Dabove, seguito da quello intitolato al “Birraio Emergente”, con almeno due anni di esperienza alle spalle. Quest’ultimo titolo vuol essere uno stimolo ai giovani che si affacciano al mestiere e un valore aggiunto alla produzione brassicola artigianale italiana. Immancabile lo street food di eccellenzegastronomiche toscane ed extraregionali, accompagnato da degustazioni e

incontri gratuiti realizzati nell’area Beer Show. Nello spazio Beer Match al primo piano, in un ambiente riservato, si svolgeranno le degustazioni guidate.


ExtravergineNews di Barbara Amoroso

MERCATO

ITALIA PRIMA IN QUALITÀ, SECONDA PER QUANTITÀ Tunisia in crescita: chi vuole made in Italy legga bene l’etichetta E’ in calo la produzione di olio 2017, esattamente come ci si aspettava dalle proiezioni precedenti la raccolta: i dati Ismea e Coi parlano di una diminuzione dell’11%. Una produzione totale sul territorio nazionale di 320 milioni di chili, che piazza l’Italia al secondo posto a livello mondiale (tra la

Spagna con 1,15 miliardi di chili e la Grecia con 300 milioni), ma al primo per qualità grazie alle 46 denominazioni (Dop+Igp) riconosciute dall’Unione Europea che ne garantiscono la qualità. Concorrente importante, secondo i dati Coldiretti, è la Tunisia che segna per il 2017 un +120%, contribuendo alla crescita della produzione mondiale (+12%). Tale situazione fomenta i timori dell’associazione di categoria italiana che olio extravergine d’oliva non nostrano possa essere acquistato come tale. Complici etichette dalle diciture puntualmente microscopiche e mal collocate. Perciò chi vuole made in Italy presti attenzione a ciò che sceglie sullo scaffale.

CONCORSI

NEL 2018 ARRIVA IL BEST INTERNATIONAL OLIVE OIL CONTEST Produzioni olearie superiori a confronto, nuove opportunità di business Prenderà vita dal 14 al 19 maggio 2018 il Best International Olive Oil Contest (Best-Iooc), tra i primi cinque concorsi internazionali dedicati all’olio extravergine di oliva secondo il World Ranking Extra Virgin Olive Oil (Wrevoo). Un evento prestigioso

con un ricco programma, ospitato in una delle città simbolo della cultura mediterranea, ovvero Paestum in Campania. Best-Iooc ha l’obiettivo di informare i consumatori sugli aspetti nutrizionali e salutistici che contraddistinguono le produzioni

olearie di qualità superiore, coadiuvando le aziende del settore nel cogliere nuove opportunità di business sui mercati internazionali attraverso iniziative di marketing territoriale e promozione realizzate ad hoc per il concorso.

CITTÁ DELL’OLIO

SONO 175 LE CITTÀ DELL’OLIO TUTELATE DALLE LEGGE SUI PICCOLI COMUNI La coincidenza di borghi e zone produttive amplifica i benefici del provvedimento Si chiama “Salva Borghi” la Legge approvata negli scorsi mesi dal Parlamento che sostiene e valorizza i Piccoli Comuni italiani. Il provvedimento prevede un Fondo con una dotazione di 15 milioni l’anno dal 2018 al 2023 (10 milioni già stanziati per il 2017). “Finalmente l’Italia fa la cosa giusta - dice Enrico Lupi presidente dell’Associazione nazionale Città dell’Olio - mettendo in sicurezza il suo patrimonio più prezioso, quello rappresentato dai Piccoli Comuni, molti dei quali Città dell’Olio, che con le loro identità, tradizioni, bellezze e produzioni, sono la sua vera ricchezza”. Tra le Regioni interessate è la Liguria a beneficiare maggiormente del provvedimento con ben 29 borghi, seguita da Toscana (24), Molise (20), Sardegna (16), Umbria (12) e Abruzzo (11). Tra le misure previste, acquisizione e riqualificazione di terreni in abbandono e case cantoniere (per la promozione di prodotti tipici locali e turismo), realizzazione di itinerari turistico-culturali ed enogastronomici con focus sui prodotti a chilometro zero.

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Distillati & Co di Barbara Amoroso

LEGGE

IL CONSUMATORE DEVE SAPERE COSA BEVE La richiesta è chiara: rendere obbligatorio indicare in etichetta distillatore, imbottigliatore e metodo di distillazione, mentre oggi per legge è sufficiente indicare l’imbottigliatore. Un vuoto legislativo diventato inaccettabile soprattutto per la decennale attesa del provvedimento. A farsi portavoce della richiesta è Giannola Nonino della famiglia simbolo del mondo della Grappa. Non ci sono equivoci

sull’obiettivo: tutelare il consumatore e dare pari dignità alle aziende del settore che lavorano secondo criteri qualitativi specifici, esattamente come già accade per Cognac e Scotch Whisky: “Sono oltre 30 anni che la Nonino porta avanti queste richieste al Ministero dell’Economia e delle Politiche Agricole, e ogni volta la decisione viene procrastinata.

Quest’anno sembrava che ci fossimo, poi le pressioni delle lobby hanno fatto saltare tutto”.

Dopo anni di attesa, urge una legge più rigorosa

ORIGINI

IL PERÙ RECLAMA LA PATERNITÀ DEL PISCO Ma il Governo cileno lo batte sul tempo

EVENTI

ARRIVA LA NOTTE DEGLI ALAMBICCHI ACCESI

Il successo internazionale del distillato peruviano ne mette in discussione la patria potestà: “Il ritardo del nostro Governo nel tutelare il Pisco ha lasciato che fosse il Cile a reclamarne la tradizione” racconta la presidente de Las Damas del Pisco Perù, Gladys Torres Urday. Il Pisco è un distillato di mosto fresco di uva Pisqueras di 8 vitigni selezionati (Quebranta, Negra Criolla, Mollar, Uvina, Albilla, Moscatel, Torontel, Italia) coniugato in Pisco Puro (da monovitigno), Pisco Mosto Verde (da mosto a fermentazione interrotta) e Pisco Acholado (blend creato dai produttori). “Quando il Perù iniziò a produrre vino, la Corona spagnola ne vietò l’esportazione per proteggere il suo mercato. Il Pisco nasce dall’utilizzo dell’abbondante uva di qualità presente sul territorio. La storia è chiara e dimostrerà la verità sul nostro prodotto”.

X° edizione per l'evento simbolo della grappa artigianale trentina Dall'8 al 10 dicembre a Santa Massenza di Vallelaghi, il borgo italiano con la più alta concentrazione di distillerie artigianali, arriva l’atmosfera natalizia tra luminarie e profumo di grappa. Evento clou sarà lo spettacolo itinerante della compagnia teatrale Koiné che narrerà l'arte della distillazione della grappa: una voce narrante guiderà il pubblico in cinque distillerie (Distilleria Bernardino, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro, Maxentia) ognuna location di un momento dello spettacolo. Ad ogni tappa una degustazione dedicata illustrarà le caratteristiche delle varietà di grappa trentina. Lo spettacolo sarà l’occasione per raccontare la vocazione del territorio alla viticoltura e la distillazione "a bagnomaria", arte centenaria tramandata nel tempo. Sarà inoltre allestito un mercatino di eccellenze artigiane ed enogastronomiche. La presidente de Las Damas del Pisco Perù, Gladys Torres Urday

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Shopping Box di Scotton Spa

Non solo una scatola, non solo una borsa Perfetto per le confezioni natalizie, Shopping Box è l’ultima novità di Scotton Spa

È

la giusta soluzione per confezionare una bottiglia con un prodotto utilizzabile come una borsa, ma con la consistenza del cartoncino: lo Shopping Box di Scotton e’ realizzato nelle due versioni con maniglia fustellata oppure con cordini in cotone da applicare e viene fornito con un inserto per il rinforzo del fondo, in modo da garantire la massima tenuta. Shopping Box è pratico, robu-

sto e disponibile in vari colori nei due formati per i diversi tipi di bottiglie da 0,75cl. Esperienza, sperimentazione ed avanguardia tecnologica rappresentano i cardini della filosofia aziendale di Scotton Spa, protagonista del palcoscenico internazionale per il vasto assortimento di prodotto e gli elevati standard qualitativi. L’intera filiera produttiva riporta ad un processo di sviluppo del prodotto completamente

interno all’azienda, che inizia con l’idea del disegno, per proseguire con la sperimentazione, seguita dalla stampa e dai diversi momenti di lavorazione, per arrivare allo stoccaggio e alla consegna. Un controllo totale della produzione che asseconda il raggiungimento dei più elevati standard qualitativi, celebrando Scotton come ambasciatore del valore e del prestigio del Made in Italy nel mondo.•

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di Tommaso Nutarelli Con la consulenza di NICOLA BIASI

La carica dei 101…tappi

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tappi o meglio le chiusure sono un argomento molto attuale e che crea sempre grandissimi dibattiti. In passato l’unica chiusura per le bottiglie di vino è stato il sughero. Un materiale estratto dalla corteccia delle sughere che possiede caratteristiche uniche, ideali per chiudere una bottiglie di vetro. Tra tutte la “resilienza” ovvero la capacità di recuperare la sua forma in seguito alla mo-

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dificazione della stessa. Questa chiusura tradizionale è formata da un monopetto di sughero. Il produttore ha a sua disposizione diverse misurazioni, sia per il collo, dove nelle bottiglie da 750 può variare da un minimo di 44 mm ad un massimo di 54 mm, sia per il diametro che, solitamente, oscilla tra i 24 e i 26 mm. Per quanto riguarda i grandi formati, dai tre litri in su, il diametro del tappo aumenta in

maniera considerevole. Negli ultimi anni si sono affacciate a questo mondo nuovo chiusure che hanno cercato di sopperire ad alcuni limiti del tappo in sughero che, essendo del tutto naturale, presenta a volte delle difformità all’interno del lotto, garantisce meno continuità qualitativa, e può essere soggetto all’attacco di funghi, come l’Armillaria Mellea, un parassita delle querce da sughe-

ro. Questo fungo sviluppandosi nel tappo porta alla formazione del 2,3,4 Tricloroanisolo (TCA), che conferisce il falso e alquanto sgradevole odore di tappo. Per ovviare a questo limite sono stati messi a punto diverse soluzione. La L.T.S. ha sviluppato una nuova procedura di sterilizzazione dei tappi, l’ACV System, particolarmente adatta per i tappi di alta fascia. I sugherifici stanno inoltre lavorando anche sull’uniformare la qualità dei tappi, e non solo sull’eliminazione dei difetti. Controllo della densità e del peso specifico permettono un passaggio dell’ossigeno uniforme. Questi accorgimenti consentono di rendere l’evoluzione dei vini il più simile possibile da bottiglia a bottiglia. Tra le nuove chiusure i tappi tecnici sono quelli derivati dal sughero che non viene più utilizzato come monopezzo. Così il tappo viene “costruito” incollando tra di loro 3/4 dei pezzi, oppure come microgranulato, ossia unendo tanti piccoli pezzi, quasi come una polvere, di sughero con un collante, o, infine, con entrambi i metodi. Ognuno di questi metodi cerca di sopperire ad alcune “mancanze” del sughero. Uno dei benefici immediati è il contenimento dei costi, in quanto si riesce a sfruttare meglio le plance ottenute dalle decortiche dellle sughere. Inoltre, proprio perché si lavora con una “polvere, è possibile sterilizzare meglio il sughero. Il microgranulo di sughero rappresenta dunque l’innovazione per le chiusure tecniche. Ne è un


esempio il tappo Nature di Supercap, realizzato microgranulo di sughero sanificato e materiali termoplastici senza colle. Abbiamo inoltre il tappo a vite, che può essere declinato in diverse tipologie. Queste posso essere tra loro più o meno performanti. Alcuni tappi a vite hanno membrane che controllano la chiusura rispetto ai gas. In questo modo, a seconda delle varie caratteristiche del tappo, si possono ottenere dei risultati molto diversi tra di loro. Per anni, il tappo a vite è stato l’unico competitor del sughero. Si tratta infatti di una chiusura molto tecnica, economica rispetto al sughero, e dalle ottime caratteristiche tecnico-qualitative. I limiti di questa chiusura risiedono necessità però di un tappatore su misura, insieme all’elevato spazio di testa che rimane nel collo della bottiglia, con il rischio di avere molto ossigeno e, al tempo stesso, il basso livello di accettazione che

Dal tradizionale sughero, alle chiusure in vetro e sintetiche, fino ai tappi ottenuti da un polimero della canna da zucchero. Una galassia di modi per sigillare le vostre bottiglie ancora oggi si può riscontrare da parte del consumatore. Il tappo a vite viene ancora, purtroppo, associato a vini di bassa qualità, nonostante aziende molto importanti lo usino anche per i loro top di gamma. Da sfatare dunque il mito che i vini chiusi con il tappo a vite non invecchino bene! Altro materiale utilizzato è il vetro. Si tratta di un tipo di chiusura riservato per una nicchia di produttori, dato il costo elevato e la difficoltà di gestione (occorre un zappatore apposito). Molto bello esteticamente, definisce sia il packaging sia l’immagine finale della bottiglia. La pochissima traspirazione e il bassissimo passaggio di ossigeno, com-

portano risultati organolettici, che possono essere sia positivi che negativi. Altra grande famiglia è quella dei sintetici, che comprende tutte le chiusure a tappo raso provenienti da materiali diversi dal sughero. Chiamati erroneamente tappi di silicone o di plastica, hanno purtroppo una brutta fama e sono associati a vini economici. In passato hanno dato diversi problemi, sopratutto a livello di ossidazioni, a causa un elevato passaggio di ossigeno. Il loro utilizzo era giustificato principalmente dal basso costo. Negli ultimi anni, causa anche i problemi del sughero e la sua sempre minor reperibilità, la

qualità di queste chiusure è cresciuta moltissimo. Tappi sempre più performanti, con scambi di gas controllati e precisi che permettono all’enologo di prevedere, con dati certi, l’evoluzione dei propri vini. Sono diventati talvolta più performanti di un buon sughero, belli esteticamente e con un costo ancora molto inferiore. Un’ottima alternativa anche per vini importanti. Ultimamente sono stati immessi sul mercato tutta una serie tappi ottenuti da un polimero della canna da zucchero che riesce a fregiarsi del Carbon Foot Print zero. Tappi che dalla loro danno all’enologo la possibilità di scegliere tra diversi passaggi di ossigeno. Il sogno di ogni tecnico.•

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di Tommaso Nutarelli Con la consulenza di NICOLA BIASI

ILLUMINAZIONE

FIAT LUX Allestire nel migliore dei modi lo spazio della cantina contribuisce, sensibilmente, a preservare le proprietà organolettiche del vino. In questo, la scelta di una corretta fonte di luce non è di secondaria importanza. Nei locali dove avviene l’affinamento in bottiglia, soprattutto i bianchi e i rosati, se sottoposti ad una esposizione continua ad una illuminazione non “corretta”, possono andare incontro ad un decadimento organolettico conosciuto come Goût de Lumière, il gusto di luce. Questo effetto conferisce al vino sentori di cavolo, cipolla, aglio e lana bagnata, solo per citarli alcuni. Le alterazioni sono dovute principalmente alla sensibilità fotochimica della Riboflavina (vitamina B2) che, se esposta alla luce, ed in particolare a lunghezze d’onda comprese fra 370 e 440 nm, passa ad uno stato di eccitazione ricco di energia, in grado di innescare numerose reazioni, fra cui la fotodegradazione ossidativa degli amino-

I VIGNETI PIÙ IMPORTANTI ARRIVANO A DÜSSELDORF Almeno una volta all’anno. Perché alla più grande ed importante fiera internazionale di vini e alcolici, Prowein offre la più ampia selezione al mondo. In qualità di visitatori della Prowein vi attendono 295 regioni vinicole, vinicole 6.600 espositori provenienti da 60 paesi,, che vi offriranno l’occasione unica di allacciare contatti interessanti con i principali operatori del settore da tutto il mondo. Numerosi aree di degustazione ed eventi di professionisti vi daranno un panorama affascinante sui trend internazionali. Grazie al potere organizzativo dell’Ente fieristico di Düsseldorf potrete dedicarvi totalmente a nuove scoperte. PROWEIN – TO ANOTHER GREAT YEAR

THE WORLD’S NO.1:

acidi solforati, in particolare della metionina. Una soluzione per rispondere a questi problemi è quella di usare in cantina un tipo di illuminazione esente dalle lunghezze d’onda inferiore a 532 nm, come quelle messe in campo da Atena Lux con la linea Lux et Vinum. La luce ambra-arancione dei led Atena Lux impediscono l’ossidazione dei componenti solforosi e l’alterazione della Riboflavina. Problematiche diverse si presentano nelle cantine di vinificazione e affinamento in legno o acciaio. Il vino si trova infatti in contenitori schermati, che non fanno passare la luce. In questi contesti le fonti di luce non devono, prima di tutto, surriscaldare il vino, e secondo illuminare nel migliore dei modi le operazioni dell’enologo, per garantire il massimo della pulizia e dell’igiene. •

FIERA INTERNAZIONALE DI VINI E ALCOLICI

Düsseldorf, Germania www.prowein.com

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NICOLA BIASI [biografia]

18-20 Marzo 2018

Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007 è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della famiglia Allegrini. Dopo l’esperienza presso Allegrini, Biasi ha intrapreso la libera professione come consulente. L’ultima sfida, iniziata nel 2012, è il progetto “Vin del la NEU”, che punta al biologico


RICICLO

DEL VINO NON SI BUTTA NULLA….O QUASI

Gestire e smaltire i rifiuti della cantina è un tema di grande importanza e non sempre trattato nel migliore dei modi. Esistono diverse tipologie di rifiuti, tra cui i prodotti di scarto dell’uva e i rifiuti veri e propri. I primi, tra i quali le vinacce pressate pre e post fermentazione, a seconda che si tratti di uve bianche o rosse, vengono, nella maggior parte dei casi, mandate in distillerie e

utilizzate per fare grappe o distillati. C’è, inoltre, una distinzione tra acque nere e acque bianche, dove con le prime si intende le acque inquinate da altre sostanze, mentre con le seconde si fa riferimento a quelle non “contaminate” e potenzialmente riutilizzabili. L’Italia, su questo tema, si colloca ancora indietro, rispetto ad altre realtà, come la California, dove l’emergenza idrica e una corretta gestione delle acque sono temi molto più pressanti. Per ridurre gli sprechi, sono stati ideati dei sistemi di riutilizzo delle risorse idriche, grazie a processi di sanitizzazione delle stesse.•

[biografia]

NICOLA BIASI d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green. Proprio grazie a questo progetto ha vinto il concorso Next in Wine 2015, il premio per i nuovi talenti della Vigna Italia assegnato da Simonit&Sirch Preparatori d’Uva. Da inizio anno è coordinatore del Wine Research Team che, sotto la direzione di Cotarella e Scienza coinvolge oltre 30 cantine italiane sul fronte della sostenibilità scientifica in ambito sia viticolo che enologico.

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IGIENE

UNA PULIZIA DOC Oramai è noto come la pulizia in cantina sia un aspetto fondamentale, poiché anche da esso dipende ila buona riuscita di un vino, e non solo. Un’igiene quotidiana dei locali, delle vasche e degli strumenti enologici, permette di ridurre l’utilizzo di sanitizzanti di sintesi che, per quanto siano prodotti atti all’utilizzo alimentare, sono pur sempre prodotti di scarto e inquinanti. L’acqua è sicuramente l’elemento fondamentale per la pulizia. L’utilizzo della stessa deve essere ponderato e ragionato a causa dell’emergenza idrica sempre più attuale.

Per igienizzare vasche e strumenti vengono effettuati cicli di una sostanza basica (generalmente soda), una acida come l’acido citrico, intervallati da dei risciacqui con acqua. L’acido peracetico è invece un composto utilizzato soprattutto in fase di pre imbotti-

gliamento grazie alla sua azione sterilizzante. Last but not least, l’ozono… L’utilizzo di questo gas si sta diffondendo sempre più nelle cantine con molteplici utilizzi. Il suo potere altamente sanitizzante permette diverse lavorazioni: producendo acqua ozonata si possono sterilizzare le vasche in acciaio inox, ridurre la carica di lieviti e batteri sulle macchine di vinificazione, fino alla sterilizzazione delle barriques. A disposizione dell’enologo ci sono oggi macchine più o meno complesse e automatizzate che possono diventare davvero utili se non indispensabili in cantina. •

LIEVITI

BIOENOLOGIA 2.0 VUOL DIRE LIEVITI DI QUALITÀ Ricerca e innovazione le sue carte vincenti Un vino per essere memorabile deve possedere corpo e complessità aromatica, e un contributo fondamentale per renderlo tale viene dai lieviti impiegati nel delicato processo di fermentazione: i lieviti non sono tutti uguali e neppure ugualmente efficienti ed efficaci. Bioenologia 2.0 da anni si dedica alla ricerca scientifica utilizzando biotecnologie innovative. A Oderzo un pool di enologi, microbiologi, chimici e tecnologi alimentari produce, utilizzando impianti all’avanguardia, lieviti naturali in crema o allo stato liquido, gli Atecnos. Ciascun lievito è specializzato nell’esaltazione di determinate uve ed efficace su profumi, alcolicità e durata e la certificazione della qualità dei lieviti di Bioenologia 2.0 arriva direttamente dai clienti. L’azienda di Oderzo sarà inoltre presente dal 12 al 14 dicembre a Expo Rive 2017 (Pordenone Fiere).

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BIOENOLOGIA 2.0 SRL Via G.Verdi, 32 - 31046 ODERZO - TV - TEL. 0422 815518 www.pololab.com - info@pololab.com


Belbo Sugheri,

un'azienda innovativa A breve un ulteriore ampliamento dell'azienda di Calamandrana, con l'inaugurazione di nuovi reparti

B

elbo Sugheri non arresta la sua “corsa”: anno dopo anno, la sua espansione sul mercato italiano è tangibile e ha reso possibile un ulteriore ampliamento dell'azienda e dello stabilimento. Per tenere il passo alle richieste di un mercato nazionale attivo ed esigente, l'azienda si è dotata di nuove macchine

timbratrici, tra cui un’innovativa timbratrice laser, e una nuova linea per il trattamento e il confezionamento dei tappi. Belbo Sugheri è nata nel 1990 da un progetto di Paolo Araldo, oggi è guidata dal figlio Jacopo con professionalità, grinta e l'obiettivo di migliorarsi costantemente per garantire un prodotto finale di qualità eccelsa. Negli anni si è puntato a sviluppare e controllare sempre meglio le diverse fasi di lavorazione, passando anche attraverso un costante rinnovamento dello stabilimento di Calamandrana (Asti), che ospita macchinari di ultima generazione e non smette di guardare avanti ai prossimi obiettivi. Oggi, alla vigilia del 2018, l'azienda sta per triplicare la sua superficie con l'inaugurazione di nuovi capannoni, dedi-

cati in parte allo stoccaggio della materia prima, ed in parte alle operazioni di finitura del tappo. Le nuove strutture consentiranno all’azienda di ottimizzare i flussi di produzione, al fine di renderli più fluidi e lineari. Anche perché va ricordato che Belbo Sugheri è l'unico centro di finitura in Italia dei tappi DIAM, che distribuisce su tutto il territorio nazionale con il gruppo

BELBO SUGHERI SRL Regionale San Vito 90 P Calamandrana (AT) Tel. 0141 75793 Fax 0141 75734 www.belbosugheri.it info@belbosugheri.it

PAOLO ARALDO. Fin dagli esordi dell'attività, il gruppo piemontese ha saputo tenere il passo degli elevatissimi standard qualitativi richiesti dalla Diam Bouchage, attraverso l'applicazione dei rigidi protocolli di lavorazione e controllo imposti dalla casa madre. Serietà, metodo e sguardo innovativo: ecco gli ingredienti di questo successo tutto italiano.•

Dal 2011 Belbo Sugheri ha attiva una partnership con un'azienda sarda, allo scopo di produrre tappi in sughero naturale, sperimentando nuove tecniche di purificazione/sterilizzazione del sughero. Questa iniziativa assicura un controllo in tutte le fasi della filiera, una tracciabilità completa, controllata e garantita dei propri tappi. BELBO SUGHERI È CERTIFICATA M

ISO 22000:2005

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TAPÌ WINE: Tecnologia all’avanguardia e innovazione di design per la conservazione del vino di qualità La gamma di chiusure Tapì dedicate al mondo del vino è tra le più esclusive e complete oggi sul mercato. Tecnologia, design e massima personalizzazione sono perfettamente combinate con un unico obiettivo: proteggere e conservare il vino di qualità, mantenendo inalterati i sapori e le note olfattive.

Tapì Wine Division | via Comello 4/B | 36028 | Rossano Veneto (VI)

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PERCHÈ SCEGLIERE VERO? 1.

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Perchè i micro-granuli che costituiscono la chiusura, composti per oltre il 50% da sughero naturale, vengono uniti senza collanti poliuretanici Per l'estetica che ricorda il sughero naturale ed il materiale tecnologico di nuova concezione che permette un passaggio di ossigeno omogeneo e costante nel tempo Perchè ogni singolo pezzo viene sottoposto a specifiche analisi di qualità, in base alle più moderne certificazioni in materia di TCA e altre molecole responsabili della deviazione organolettica del vino Per la sua composizione innovativa che lo rende particolarmente resistente allo sgretolamento, al rischio di perdite o rotture Perchè è 100% riciclabile

PERCHÈ SCEGLIERE DUAL SHIELD? 1.

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Perché la sua tecnologia brevettata consente una la permeabilità selettiva all’ossigeno perchè l’assorbimento aromatico è ridotto al minimo, in modo da mantenere la complessità aromatica di un vino rosso nel corso degli anni o garantire la freschezza degli aromi in un bianco o rosato Perché le sue prestazioni superiori lo rendono la perfetta soluzione per la conservazione dei vini di elevata qualità Perché il suo design accattivante e l’effetto del materiale al tatto fanno di questa chiusura una perfetta combinazione di tecnologia e usabilità

Tapì Wine G

Tra tecnologia all'avanguardia e innovazione di design: tutte le novità dell'azienda padovana a Montpellier

rande successo di pubblico per la 40° edizione di Sitevi, salone internazionale dedicato al mondo vitivinicolo, che si è tenuto in Francia dal 28 al 30 Novembre. Tapì, Gruppo internazionale specializzato nella progettazione, produzione e distribuzione di chiusure per il mondo del packaging, ha rinnovato la presenza alla fiera, allineandosi alla folta schiera di sostenitori. Paolo Boratto, Marketing Manager di Tapì, si dice estremamente soddisfatto della partecipazione. Dott. Boratto, un commento a caldo sull'edizione appena conclusa? L'impressione generale sulla fiera è positiva: è stata l'occasione per confrontarci face to face con nuovi potenziali clienti nel mondo vino, ma non solo, anche olio d’oliva e spirits, facendo toccar loro con mano la qualità dei prodotti. Contemporaneamente ci ha dato la possibilità di incontrare anche alcuni nostri clienti attuali; per un'azienda come la nostra che, nonostante le dimensioni,

punta molto sul rapporto umano, queste sono occasioni da non perdere. A Montpellier è il mondo del vino al centro della scena. Tapì, però, ha un altro core business. Questo ha rappresentato un limite? Assolutamente no; sebbene il mondo degli spirits sia il nostro punto di forza, l'azienda tiene molto anche al comparto vitivinicolo. Questo si traduce in un grande investimento a livello di ricerca e sviluppo. Avete portato delle novità in fiera? Oltre al nostro ormai famoso catalogo di prodotti, due sono le novità che abbiamo avuto modo di presentare per il mondo del vino: “Vero” e “Dual Shield”. La prima è una chiusura che concentra in sé i punti di forza della tradizione, ma sa valorizzare l’applicazione delle tecnologie più avanzate. Dual Shield è, invece, una chiusura con tecnologia brevettata che si adatta alle esigenze del vino durante la sua affinazione in bottiglia, mantenendo inalterata la componente aromatica.• 71


Dea Barbatelle:

il vino di pregio ha radici selezionate

L

e follie climatiche degli ultimi anni stanno mettendo a dura prova la viticultura italiana, e le riflessioni sul tipo di piante che possono sopportare temperature sempre più alte è d’obbligo. Oltre a puntare sui vigneti autoctoni, temprati dalla natura a tollerare gli stress ambientali delle zone d’origine, saranno sempre più determinanti innesti in grado di sopperire ai lunghi periodi siccitosi. Una delle sfide che Dea Barbatelle raccoglie, sicura della sua esperienza e pas-

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Un’azienda familiare che garantisce qualità e assistenza in ogni fase sione per il settore vivaistico: “Qui diciamo che siamo nati sotto le barbatelle anziché sotto i cavoli” racconta Emanuele Marchi responsabile commerciale dell’azienda. “Dopo generazioni di esperienza nel vivaismo viticolo abbiamo deciso nel 2005 di creare un marchio che ci rappresenti e ci identifi-

chi: nasce così Dea Barbatelle, con il desiderio di offrire un servizio altamente qualificato. Questo ci ha portato a investire ancor di più tempo e risorse economiche per offrire ai nostri clienti barbatelle innestate di ottima qualità. Il nostro impegno è stato premiato riuscendo a conquistare la fiducia di

aziende importanti del panorama nazionale. Il nostro punto di forza è rappresentato dalla conduzione familiare dell’azienda, insieme monitoriamo attentamente la filiera dall’inizio alla fine: vogliamo dare ai nostri clienti la garanzia di avere forniture di barbatelle innestate di comprovata prima scelta, esenti da mescolanze varietali ed evitare qualsiasi problematica legata a un lavoro poco certosino. Questo è il plus valore della Dea Barbatelle: ci impegniamo a controllare ogni fase produttiva, i clienti lo sanno, perché i


risultati parlano da soli”. Come si struttura il vostro lavoro? “La nostra attenzione è rivolta soprattutto al monitoraggio del lavoro degli operatori nelle fasi produttive: taglio delle gemme e portinnesto, innesto e forzatura in serra, messa a dimora in vivaio, gestione e cura del vivaio, sterro e cernita. A questo si affianca il lavoro commerciale di cui ci occupiamo sempre noi”. Quali sono i prodotti Dea Barbatelle? “Il nostro core business sono le barbatelle innestate fatte con marze e talee portainnesto prelevate dai nostri campi di piante madri, garantendo purezza varietale e clonale in condizioni sanitarie e agronomiche ottimali. Consideriamo i campi di piante madri il fulcro del nostro lavoro e in questi anni abbiamo investito molto su questo aspetto”. Che tipo di servizi offre Dea Barbatelle? “Supportiamo il cliente sia nella scelta di vitigni, cloni e

portinnesto, sia in fase di pre e post impianto seguendo una check list dettagliata delle attività da svolgere per la corretta gestione del vigneto. Svolgiamo sopralluoghi in itinere per veri-

ficare il successo dell’impianto; riproduciamo su richiesta selezioni aziendali o vecchie varietà autoctone di interesse dei nostri clienti”. Con quali zone lavorate?

“In Italia con Friuli, Veneto, Puglia, Toscana, Lombardia; all’estero con Slovenia e Croazia. Stiamo cercando di farci conoscere e grazie anche al passaparola dei nostri clienti, ci stiamo muovendo molto. Inoltre puntiamo sulla presenza alle fiere di settore: da due anni partecipiamo a ‘Le radici del Vino’ qui a Rauscedo, e soddisfatti dei risultati siamo stati ad Agriest Tech a Udine; prossimamente saremo a Rive Expo a Pordenone, e contiamo di essere presenti a vari appuntamenti da qui al 2019”.•

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Atena Lux:

una luce per la qualità Un realtà innovatrice che, da oltre vent’anni, garantisce soluzioni d’eccellenza. Come Lux et Vinum, il rimedio al “gusto di luce” nel vino

ATENA LUX S.R.L. Gruaro VE Tel. + 39 0421 760100 Fax. + 39 0421 760 225 info@atenalux.com - www.atenalux.com www.luxetvinum.com

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ono passati più di vent’anni da quando l’azienda veneta Atena Lux ha mosso i primi passi nel mondo dell’illuminazione d’interni ed oggi come allora porta avanti con tenacia la sua raison d'être: lavorare al meglio per poter offrire, unitamente ad un servizio impeccabile, la garanzia di un modello produttivo totalmente incentrato sul Made in Italy. Per questo la realizzazione di tutti i prodotti firmati Atena Lux è interamente deputata al suo stabilimento di Gruaro, in provincia di Venezia. Una vasta gamma di arti-

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coli che, dai settori contract ed industriale, fino all’ospedaliero, assicurano un’illuminazione di qualità, efficiente e a basso consumo per tutti quegli spazi che richiedono determinati livelli di illuminamento. Soluzioni mirate e personalizzate, che si configurano come creazione finale di un processo animato da una profonda attenzione al cliente e da una vasta competenza. La stessa competenza che, sostenuta da una lungimiranza comune a pochi, ha portato all’ideazione di Lux et Vinum, l’innovativo progetto volto a fornire una valida risposta ad un problema

ampiamente conosciuto in ambito enologico: il “gusto di luce”. È notorio, infatti, come la luce ricopra un ruolo tutt’altro che trascurabile nel processo di evoluzione del vino arrivando ad influenzarne persino gli aspetti sensoriali. In particolare, è stato dimostrato che l’esposizione della bevanda ad una luce con lunghezze d’onda inferiori ai 523 nanometri (ascrivibili alla gamma degli ultravioletti e del blu) provoca l’ossidazione dei componenti solforosi e la degradazione della Riboflavina determinando evidenti alterazioni del gusto, del profumo e persino del

colore. Per questo Atena Lux ha sviluppato dispositivi d’illuminazione che, privi di lunghezze d’onda nocive, presentano una luce ambra-arancione in grado di preservare le reali proprietà del vino. Sì, perché i Led di Lux et Vinum sono accuratamente selezionati per contrastare i rischi fotobiologici negli spazi di lavorazione, di conservazione e di commercializzazione. Un rimedio definitivo e ad alta resa, grazie al quale si evita l’utilizzo di additivi chimici nel vino e da cui ha preso le mosse la produzione di un’ampia varietà di sistemi d’illuminazione. Ideali per ogni tipo di ambiente, sia esso una cantina, un punto vendita o di degustazione, i prodotti coniugano funzionalità e stile garantendo sicurezza e ricercatezza estetica. Il tutto all’insegna di quell’affidabilità che, negli anni, ha elevato Atena Lux a riferimento imprescindibile per molteplici realtà (g.m.). •


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wine NETWORK Le aziende che operano nel mondo del vino sentono un crescente bisogno di comunicare con i loro potenziali clienti ma non tutte hanno il tempo e le competenze per farlo. Spesso non si avvalgono di una figura dedicata esclusivamente alla comunicazione.

Per questo, di fatto, non raggiungono il proprio target.

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