I Grandi Vini maggio/giugno 2015

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Anno XI • Numero 84 • Maggio/Giugno 2015 www.igrandivini.com In copertina, Capannelle • Gaiole in Chianti

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Segretaria di Redazione Claudia Cataldo Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Pamela Bralia, Alberto Brilli, Max Brod, Claudia Cataldo, Marina Ciancaglini, Irene Graziotto, Cristiano Magi, Chiara Martinelli, Laura Morelli Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Direttore commerciale Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Account

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Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Francesca Dorghini – f.droghini@igrandivini.com Beatrice Ginanneschi - beatrice@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Manuela Orsini - m.orsini@clustereditori.it Irene Pazzagli - i.pazzagli@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

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EDITORIALE

Guardando oltre l’Expo pagine) e dalla capacità di dare un futuro agli spazi che resteranno a disposizione di Milano e della comunità, una volta calato il sipario sull’Expo. L’Esposizione Universale, però, non può distoglierci da altre fondamentali priorità che ci riguardano da vicino. In questo numero ci siamo occupati del caso della Xylella fastidiosa, che sta flagellando il secolare patrimonio dell’olivicoltura pugliese. Il Ministero delle Politiche Agricole è corso ai ripari stanziando oltre 20 milioni di euro a sostegno di un settore già profondamente in crisi a causa dei disastri meteo degli ultimi mesi ma il problema non può non coinvolgere, in modo più efficace di quanto fatto finora, anche l’Unione Europea. Sul fronte interno, mentre i dati relativi ai primi mesi 2015 per le esportazioni di vino negli Stati Uniti fanno presagire una frenata alla voce export specie in valore, le notizie positive sono due e riguardano, rispettivamente, il tema delle esportazioni e quello dei consumi interni. Per il primo, il nuovo bando Ocm 2015-2016 mette a disposizione delle cantine circa 100 milioni di euro di cofinanziamento per iniziative nei Paesi Terzi, Stati Uniti compresi ovviamente. Peccato però che non si sia trovato il modo di sbloccare le risorse in quota alle Regioni (16 milioni di euro), non spese in passato perché riservate ad iniziative multiregionali di difficile sviluppo, e che avrebbero fatto decisamente comodo per dare ulteriore impulso alle azioni di promozione in giro per il mondo. L’altro tema è una good news e riguarda il progetto che coinvolge nove realtà associative italiane le-

gate al mondo della viticoltura che hanno deciso di condividere azioni a sostegno dei consumi di vino nazionali all’interno della Consulta del vino italiano. Quante volte, anche su queste pagine, ci siamo interrogati sulla ricetta che il sistema Italia può elaborare per arginare quell’emorragia continua che vede, ogni anno, diminuire il numero di coloro che stappano una bottiglia di vino. Onav ed altre grandi realtà – come potete leggere nell’intervista al presidente Vito Intini - hanno dato vita alla Consulta, con la quale l’obiettivo è fare squadra (si, proprio così) nel divulgare il vino come fondamentale patrimonio della nostra cultura fin dalle scuole. Il modello, guarda caso, è la Francia, avanti anni luce rispetto a noi anche in questo ambito. Noi, della serie meglio tardi che mai, ci sentiamo di sostenere convintamente questo percorso che, dopo l’estate, dovrebbe portare alla presentazione di una serie di iniziative educative e formative, a partire dai giovani e giovanissimi, addirittura partendo dalle scuole materne, con l’ambizioso obiettivo di contrastare l’abuso di alcool tipico tra gli under 18, incentivando invece il bere consapevole come promosso, fino a qualche tempo, da un bel progetto poi finito nel dimenticatoio (Vino e Giovani) e dal quale si potrebbe ripartire. Infine, ci auguriamo che concluse le “distrazioni politiche” legate alle elezioni regionali, possa finalmente venire alla luce il tanto atteso Testo Unico della Vite e del Vino che sta attraversando una pur indispensabile fase di approfondimento con gli attori della filiera ma che è lecito attendersi a breve, definito e pronto per il varo ufficiale. Salvo sorprese, ovviamente. •

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

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opo le prime settimane di Expo traspare un certo senso di ottimismo sulla sei mesi di iniziative ed eventi che terranno banco fino al prossimo 31 ottobre. I riflettori del mondo sono proiettati sull’Italia e il nostro Paese - dopo una vigilia condita da polemiche, ritardi e scandali - è riuscito ad arrivare al taglio del nastro portando, seppur non completamente, al traguardo l’impresa di concludere i lavori nei principali padiglioni. Restano ancora cose da fare – come ad esempio alcuni cluster devono ancora essere ultimati - e il calendario delle iniziative, specie per quanto riguarda il vino, è working in progress. Non vogliamo però passare da disfattisti o gufi, quindi va detto che le sensazioni raccolte dopo i primi giorni, unite al numero di biglietti venduti, sembrano confortanti. Come mostrano anche i sondaggi “popolari”, il sentiment tricolore sta lievitando a favore dell’evento di Milano che in molti, a partire ovviamente dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, hanno definito la base da cui il nostro Paese potrà ripartire, guardando al futuro con rinnovato ottimismo. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane visto che è decisamente prematuro fare previsioni e figuriamoci bilanci, specie su di un’iniziativa così lunga che adesso gode dell’attenzione quotidiana dei media. Sicuramente, l’auspicio nostro e di tutti gli italiani, è quello che le enormi risorse economiche investite siano valorizzante, compresa la capacità di trasformare in azioni concrete i buoni propositi inseriti all’interno della Carta di Milano (di cui potete leggere più approfonditamente nelle prossime

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86 32 COVER STORY • CAPANNELLE IL CORAGGIO DI CAMBIARE

EXPO MILANO 2015: CHE RUOLO HA IL VINO?

LA PRIMA DONNA DI EXPO 2015

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L’EDITORIALE SOMMARIO ULTIME DAL MONDO DEL VINO FACCIA @ FACCIA CON... VITO INTINI THE WINE TROTTER · GERMANIA LA POLITICA NEL VINO L’INCHIESTA · XYLELLA CHEF · MARCO STABILE GIANLUCA D’AGOSTINO · OGNI MIO PIATTO È UN VIAGGIO AROUND FOOD VINEXPO: TUTTE LE NOVITÀ DELL’EDIZIONE 2015 EXPO MILANO 2015: CHE RUOLO HA IL VINO? COVER STORY · CAPANNELLE IL NUOVO CONCEPT DI LEONESSA PASTABAR MEDITERRANEAN COOKING CONGRESS A NAPOLI I GRANDI VINI IN TOUR: EMILIA ROMAGNA ROCCA LE CAMINATE IL FASCINO DEL SANGIOVESE DI ROMAGNA I RONCHI DI CASTELLUCCIO, SORSI DI STORIA TENUTA MARA · MARAMIA, UN SOGNO CHE PRENDE FORMA FRIULI · INTERVISTA A PIETRO BISCONTIN CA’ RONESCA: LONGEVITÀ FRIULANA I GRANDIVINI IN TOUR: PIEMONTE CASTELLO DI AZEGLIO: ERBALUCE DI CALUSO DOCG PUGLIA · NERO DI TROIA, VOGLIA DI RISCATTO PIRRO VARONE · NON PENSATE SIA “SOLO” UNA RISERVA RIPA ALTA · UN PROGETTO CHE VOLA ALTO TOSCANA: TUTTI INSIEME È MEGLIO CANTINA VIGNAIOLI MORELLINO DI SCANSANO PRESENTA ROGGIANO 6.38: LA GRAN SELEZIONE DI FATTORIA DI VALIANO

56 I BALZINI GOLD LABEL 2012 57 LE SODE DI SANT’ANGELO, IL CARATTERE DELLA MAREMMA 58 I GRANDI VINI IN TOUR: ROCCAPESTA E IL SUPERMORELLINO 60 I GRANDI VINI IN TOUR: LA CANTINA DI PITIGLIANO 62 LA REGIONE UMBRIA A EXPO 2015 63 UMBRIA: DIAMOGLI UN GIRO... DI VENTO! 64 NON È TUTTO PROSECCO QUELLO CHE LUCCICA 65 SCRIANI SBARCA IN CANADA 66 ZYMÉ, BINOMIO DI RADICI E NUOVI TRALCI 68 VITIVINICOLA MARCHIORI RECUPERA IL “PERERA” 69 CON FOLLADOR NEL CUORE DEL PROSECCO 70 COLESEL E CARTIZZE: UNA STORIA DALLA LUNGA PERSISTENZA 72 FIERE IN CALENDARIO 74 FOOD & BEVERAGENDA 76 APPUNTI DI VIAGGIO: MA DOV’ È CARMIGNANO? 79 PELLICOLE DI GUSTO 80 NEWS BIO & GREEN · VINO VEGANO 82 A TUTTA BIRRA 84 BOLLICINE NEWS 86 GRAPPA PROTAGONISTA AD EXPO 88 DISTILLATI & CO. 90 EXTRAVERGINE NEWS 92 VIGNA E CANTINA 92 VIGNA E CANTINA NEWS 95 WINE EMOTION: I MOTIVI PER SCEGLIERE UN DISPENSER DI VINO 96 SOLUZIONI SOFTWARE: LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA TUA CANTINA 97 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

EXPO/PADIGLIONE VINO

“VINO - A TASTE OF ITALY” INAUGURA IL 23 MAGGIO Quello di Milano è un viaggio attraverso i cinque sensi tra passato, presente e futuro del vino italiano Sarà sabato 23 maggio il giorno dell’inaugurazione ufficiale di “Vino – A Taste of Italy”, il padiglione che per la prima volta nella storia delle Espo-

sizioni Universali è dedicato completamente al nettare di Bacco. Si tratta di un affascinante viaggio attraverso i cinque sensi che consentirà di

approfondire il passato, il presente e il futuro del vino italiano. Al taglio del nastro - lo spazio è già aperto al pubblico dal 1° maggio - ci sarà anche il Ministro delle Politiche Agricole con delega all’Expo Maurizio Martina assieme al Comitato Scientifico del Padiglione, all’architetto Italo Rota, art director dell’installazione, e i vertici di Veronafiera-Vinitaly che hanno curato l’esecuzione del progetto. Lo spazio rappresenta tutti i territori vinicoli della Penisola e sarà il luogo ideale per accogliere i milioni di visitatori di Expo che vorranno scoprire la straordinaria storia e tutta la ricchezza e varietà della produzione vitivinicola italiana.

BEVANDE ANTICHE

VINO COTTO STRAVECCHIO OCCHIO DI GALLO Un vino da meditazione, firmato Tiberi David Il vino cotto è una bevanda antichissima, prodotta tipicamente in una ristretta zona enologica marchigiana. La tecnica tradizionale richiede che il mosto ottenuto da uve autoctone venga bollito a

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fuoco diretto fino a farne evaporare circa un terzo; il concentrato viene poi posto in botti di rovere e fatto fermentare, dopo di che viene conservato per anni. Colore ambra scuro, naso intenso di spezie e noce moscata, cannella e frutta passita, morbido e caldo in bocca, con lungo finale: così si presenta il Vino Cotto Stravecchio Occhio di Gallo dell’azienda Tiberi David, ancora oggi di stampo artigianale, sita a Loro Piceno, cuore di questa tradizione. Prodotto da uve Trebbiano, Verdicchio, Montepulciano e

Sangiovese, l’Occhio di Gallo è un ottimo vino da meditazione, ma può anche essere abbinato a cioccolato e pasticceria secca, a formaggio stagionato oppure a un sigaro, soprattutto nella versione Riserva. L’azienda Tiberi vanta una lunga storia, testimoniata da botti di vino cotto con più di 40 anni di invecchiamento. (c.c.)

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EXPO/MARCHE

IL VINO MARCHIGIANO PROTAGONISTA CON 16 DENOMINAZIONI Con l’Istituto Marchigiano di scena 40 aziende e 93 etichette all’interno della Biblioteca del vino Le Marche sbarcano all’Expo con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Fino al 31 ottobre l’Istituto che riunisce 800 aziende per 16 denominazioni, rappresentando oltre l’82% dell’export vinicolo regionale, sarà presente all’interno del Padiglione “Vino - A Taste of Italy” con una collettiva di 40 aziende e 93 etichette alla Biblioteca del vino (1° piano, area 6) e con 9 degustazioni guidate in terrazza. Forte la partecipazione anche al Fuori Expo in Brera negli 11 appuntamenti dedicati all’agroalimentare regionale. Per l’Expo le Marche hanno scelto il tema “La prospettiva di vita” così che i visitatori potranno scoprire i vini marchigiani, tra gli ingredienti dell’elisir di lunga vita dei centenari della regione. Protagoniste saranno tutte le 16 denominazioni tutelate dal consorzio, dal Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica al Rosso Conero, dal Bianchello del Metauro alla Vernaccia di Serrapetrona, dal Colli Pesaresi e Maceratesi alla Lacrima di Morro d’Alba, al Pergola, che potranno essere degustate liberamente con la WineCard Expo. Info su www.imtdoc.it


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DATI

GLI ENOLOGI D’ITALIA SI RIUNISCONO IN PUGLIA

di Giovanni Pellicci

FARE SISTEMA

E’ NATA LA CONSULTA DEL VINO ITALIANO

A Castellaneta Marina il 70^ congresso dal 30 maggio al 2 giugno

Le principali realtà associative italiane si uniscono a favore della diffusione di conoscenza e istruzione sul comparto a favore dei consumatori

Saranno la conoscenza e la ricerca, quindi l’analisi del mercato, la sostenibilità e il ruolo del vino all’interno della dieta mediterranea i temi al centro del congresso numero 70 di Assoenologi, in programma dal 30 maggio al 2 giugno in Puglia, a Castellaneta Marina, in provincia di Taranto. Vista la terra che ospiterà gli enologi d’Italia, guidati dal presidente Riccardo Cotarella, non mancherà un focus sulla viticoltura delle varie aree pugliesi ma anche un approfondimento dedicato alla Spagna e sulla California, seguendo il filone della relazione tra due dei vitigni più caratterizzanti della viticoltura pugliese e californiana, Primitivo e Zinfandel. Oltre a docenti universitari ed esperti, è prevista anche la partecipazione del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

E’ nata la Consulta Nazionale del Vino italiano che, su iniziativa di Onav, riunisce le maggiori associazioni del comparto vitivinicolo nazionale. L’obiettivo è quello di affrontare concretamente i problemi del settore a 360° divenendo, per il consumatore, un punto di riferimento per la conoscenza del mondo enologico nonché elemento di proposta per interventi sul fondamentale tema dell’educazione al consumo. Aderiscono, oltre ad Onav, Agivi, Ais, Aspi, Associazio-

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NORMATIVE

VENTI MILIONI DI EURO IN ARRIVO A SOSTEGNO DELL’OLIVICOLTURA ITALIANA Nel decreto agricoltura varato dal governo fondi straordinari per sostenere i settori più in difficoltà Un decreto legge tutto dedicato alle urgenze del mondo agricolo. Lo ha firmato il governo il 29 aprile soffermandosi sui settori più colpiti dalla crisi economica con un sostegno concreto alle imprese colpite da fenomeni eccezionali come le piogge alluvionali del 2014 e primi mesi del 2015 (proroga dei termini per ricevere aiuti) e gli attacchi del batterio Xylella fastidiosa (11 milioni di euro di stanziamenti). Il decreto, in particolare, riguarda le filiere del latte e dell’olio e contiene misure per garantire l’accesso al fondo di solidarietà nazionale per le imprese agricole. In particolare per il settore dell’’olio sono stati stanziati 20 milioni di euro per il triennio 2015-17 per contrastare la crisi che colpisce il settore, attraverso il Piano olivicolo nazionale. L’obiettivo del piano è raggiungere la quota di 650 mila tonnellate di olio d’oliva prodotto in Italia, quindi attraverso un aumento annuo del 25 per cento per il prossimo quinquennio.

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Ultime dal mondo del Vino

ne Nazionale Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Fisar, Fivi e SlowFood. Il primo punto su cui si concentrerà il lavoro della Consulta sarà l’introduzione di un’appropriata istruzione sulla vite e sul vino, sullo stile di alimentazione mediterraneo, in cui fondamentale è l’abbinamento cibo-vino, e sul valore del territorio vinicolo italiano, della sua storia e della sua gastronomia già nel percorso scolastico, come avviene in altri Paesi dell’Unione Europea.

EXPO/TOSCANA

SEI DOCG MADE IN TUSCANY COMPATTE ALL’EXPO I grandi vini toscani protagonisti assieme ad un ricco ventaglio di proposte regionali Brunello di Montalcino, Chianti, Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano e Morellino di Scansano tutti insieme all’Expo 2015. Le 6 grandi Docg made in Tuscany rappresenteranno compatte l’eccellenza del vino toscano, con l’intento di valorizzare e promuovere al meglio il territorio e le sue eccellenze vitivinicole su di uno strategico palcoscenico internazionale. All’interno del Padiglione “Vino – Taste of Italy” sono oltre 200 le aziende che presenteranno i loro prodotti e i territori di origine agli oltre 20 milioni di visitatori che sono attesi durante i sei

mesi di Esposizione Universale (intervista di approfondimento con Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti nelle prossime pagine, ndr). Oltre al vino, la Regione Toscana presenterà a Milano un ricco calendario di eventi ed appuntamenti fuori e dentro

Expo, con protagonisti 463 prodotti tipici e 26 a marchio Dop e Igp. Ma anche percorsi turistici per mostrare al grande pubblico i lati meno conosciuti di una terra straordinaria che si svelerà attraverso la Terra dell’Oro Bianco, paesaggi che hanno ispirato il genio di Leonardo, parchi e giardini dal Medioevo al Barocco, patrimoni dell’Umanità e altro ancora. Il tutto con il motto “Sono secoli che viviamo nel futuro”. Info su www.expotuscany.


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Consumi in crisi?

Portiamo il vino nelle scuole

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vorire la diffusione della cultura e dell’educazione al vino quali strumenti per arginare il crollo, in atto ormai da anni, dei consumi. E’ questo il principale l’obiettivo che si sono date nove tra le più importanti associazioni legate alla viticoltura d’Italia che, guidate da Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino), hanno fatto squadra nella Consulta Nazionale del Vino italiano. Con Onav ne fanno parte Agivi, Ais, Aspi, Associazione Nazionale Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Fisar, Fivi e SlowFood. Il focus sono i problemi del settore e il target i consumatori, a partire dai più giovani, a cui c’è l’idea di rivolgersi con linguaggio più efficace per favorire la conoscenza del mondo enologico e quindi favorire un ritorno al consumo. Con Vito Intini, presidente di Onav, cerchiamo di capire come. @ Già il fatto che, nel nostro Paese, nove realtà si siano unite per sviluppare progetti comuni rappresenta una notizia. Come ci siete riusciti e quali obiettivi avete in mente? “La testardaggine è stata fondamentale per riuscire a dare vita ad un progetto così ampio, che oggi coinvolge nove soggetti ma che sono destinati ad aumentare, visto l’immediato interesse suscitato. Per dialogare con il Ministero è stato fondamentale unirsi, attraverso un lungo percorso di confronto sviluppato nei mesi scorsi partendo dalla condivisione di idee già buone in partenza. Ora sarà possibile affinare il progetto che abbiamo in mente per incen-

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E’ nata la Consulta del Vino Italiano, con nove tra le associazioni più importante del settore. Con Vito Intini, presidente di Onav, capiamo le caratteristiche di un progetto che vuole rilanciare i consumi attraverso l’educazione e la cultura del bere tivare i consumi e favorire una ripresa. Noi crediamo molto nella cultura, nella formazione e nell’istruzione nell’ambito del vino: per questo abbiamo voluto studiare cosa poter fare per riavvicinare i consumatori, specie i più giovani, alla cultura del vino quale bene diffuso. Per farlo dobbiamo partire dall’educazione al consumo nelle scuole. Con la Consulta vogliamo fare rete e favorire l’introduzione di un’appropriata istruzione sulla vite e sul vino, sullo stile di alimentazione mediterraneo, in cui fondamentale è l’abbinamento cibo-vino, e sul valore del territorio vinicolo italiano, della sua storia e della sua gastronomia già nel percorso scolastico, come avviene in altri

Paesi dell’Unione Europea”. @ I dati sui consumi vanno sempre peggio: il numero di coloro che bevono vino è sceso nel 2014 a 27,5 milioni di persone (in calo di altro mezzo milione rispetto al 2013, secondi i dati Istat). Il vino nelle scuole può essere davvero la strada per favorire una ripresa? “La disaffezione dei giovani al consumo incide molto nel calo in atto e che ora si attesta sotto i 40 litri pro capite annui. Come Onav facciamo già molte iniziative nelle scuole per facilitare un approccio salutistico e culturale al vino. Ispirandosi a realtà come la Francia, puntiamo adesso


ad entrare nelle scuole materne, facendo scoprire ai più piccoli i profumi e gli aromi del vino. Per questo stiamo predisponendo un pacchetto di offerte da sottoporre ai Ministeri competenti, ovvero quello alle Politiche Agricole e quello dell’Istruzione. Entro il prossimo mese di settembre contiamo di presentare un progetto articolato”. @ Sul fronte normativo cosa vi attendete? “Siamo molto preoccupati dalle normative anti alcool particolarmente severe che l’Unione Europea sta portando avanti. Per questo siamo convinti che una Consulta in grado di aggregare più realtà sia sul piano nazionale che quindi su quello europeo, può rappresentare un interlocutore di peso politico significativo, in grado di far sentire la propria voce contro normative proibizionistiche”. @ Come giudica il tipo di confronto che avete avuto con il Ministero delle Politiche Agricole e quale voto si sentirebbe di dare a Maurizio Martina in questi 13 mesi di mandato?

“Nel Ministro Martina abbiamo trovato una persona molto aperta ad ascoltare i sentimenti che caratterizzano il settore del vino. Quindi ci riteniamo soddisfatti del dialogo instaurato e del rapporto in essere. Per quanto riguarda le scelte e le politiche condotte finora va dato atto che, ad esempio, alcuni interventi sono stati molto significativi, a partire da quello relativo ai diritti di impianto, dove l’Italia è riuscita ad avere un peso specifico decisivo nella risoluzione della problematica”. @ Cosa si attende dai sei mesi di Expo? “Non possiamo negare che sul fronte del vino siamo in ritardo, specie nella programmazione dei contenuti da sviluppare all’interno delle strutture presenti. Ci siamo mossi tardi ma stiamo recuperando e presto sarà definito un programma di degustazioni in grado di coinvolgere il pubblico. L’Expo è un evento fondamentale che non ci possiamo permettere di non valorizzare a sufficienza, comunicando l’immagine del nostro Paese e di tutte le sue peculiarietà”.•

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Germania e vino italiano, una liaison che non finisce

Cambiano le dinamiche mondiali ma il mercato tedesco continua a essere una colonna per le nostre cantine. E anche le facilitazioni sugli altri mercati non ne scalfiscono l’importanza

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ur con la nascita di una miriade di nuovi mercati, la Germania continua a essere il re incontrastato, insieme agli USA, per la vendita all’estero dei vini italiani. Francesco Russo, consulente marketing e commerciale export per importanti cantine italiane e profondo conoscitore della realtà teutonica, ne spiega le dinamiche. Quali sono le tipologie di vino che hanno più appeal? “La Germania è un grande produttore di vino e negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria rinascita qualitativa della produzione interna. La conseguenza diretta è un fortissimo aumento di interesse del mercato ai vini tedeschi che hanno ripreso moltissime posizioni negli scaffali, nelle carte vini e, quindi, nelle decisioni di acquisto. Purtroppo ciò non significa un aumento dei consumi globali ma una sostituzione dei vini tedeschi a vini importati. Riesling, Blauburgender, Weissburgunder sono le parole chiave degli ultimi anni. Aumento di attenzione anche

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per l’Austria con i suoi Riesling, Weltliner o Sauvignon Blanc e, per l’Italia, soprattutto con il Prosecco e la Lugana. In Germania il consumo del vino non è necessariamente associato alla tavola ma piuttosto alla convivialità ed alla piacevolezza anche fuori dai pasti. La preferenza va quindi, in generale, verso vini con molta piacevolezza, morbidezza e freschezza”. Principalmente su quale canale commerciale avviene la vendita del vino? “E’ sicuramente necessario fare una distinzione sulla tipologia dei vini e sulla relativa fascia di prezzo. In termini assoluti il primo canale è senz’altro la grande distribuzione, che propone principalmente vini prodotti in grandi volumi e con prezzi di fascia di prezzo bassa. Se ci spostiamo sui vini di fascia premium un peso importante è ancora rappresentato dalle enoteche qualificate nonché dalla ristorazione italiana, ma non solo, che si serve in moltissimi casi di grossisti locali o cash & carry”. Quali sono le città di mag-

giore consumo del vino? “La Germania rappresenta, con gli USA, il maggior mercato di esportazione per i vini italiani. Il consumo dei prodotti di qualità è sicuramente maggiore nei grandi centri: Monaco, Francoforte, Düsseldorf, Colonia, Amburgo, Berlino”. Qual è il livello di conoscenza del consumatore medio? “Il consumatore medio ha una conoscenza di base soddisfacente. Molti tedeschi amano l’Italia e ne hanno fatto per anni una destinazione turistica e la ristorazione italiana è vista positivamente. Questi fattori hanno diffuso una notorietà di molti dei nostri prodotti alimentari e vinicoli. Se per

conoscenza intendiamo un maggiore approfondimento come la conoscenza geografica delle zone di provenienza, delle caratteristiche dei vini, delle loro peculiarità la quantità, allora il numero di consumatori informati si riduce fortemente”. Gli aiuti che derivano dai finanziamenti Ocm dedicati alla promozione del vino nei paesi extraeuropei, hanno distolto l’attenzione e gli investimenti delle aziende vinicole italiane dai mercati tradizionali europei? “Certamente gli Ocm hanno incanalato maggiori energie e investimenti nei paesi oggetto di queste misure. Direi che questo non significa un abbassamento dell’attenzione sui grandi mercati tradizionali come la Germania o l’Inghilterra, anzi. La possibilità di incrementare i fatturati in zone più costose in termini di promozione permette di investire maggiori risorse e quindi di affiancare l’attività sui mercati terzi a quelli tradizionali e non di sostituirla”.•


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di Giovanni Pellicci

Nella Carta di Milano l’eredità di 6 mesi di Expo Il documento contiene i principali impegni dell’Esposizione Universale che puntano a coinvolgere il Mondo con azioni concrete a favore del diritto al cibo. Una sfida nella sfida per l’Italia

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iritto al cibo, come diritto umano fondamentale. Lotta allo spreco alimentare e di acqua. Tutela del suolo agricolo. Educazione alimentare e ambientale fino alla salvaguardia della biodiversità e altro ancora. Sono questi i temi ambiziosi e fondamentali per il futuro della nostra specie fissati nella Carta di Milano, ovvero il documento con il quale l’Italia punta a trasformare la vetrina di Expo in un qualcosa di concreto da proiettare e tramandare nel futuro. Quelli iniziati lo scorso 1° maggio saranno sei mesi di eventi, riflessioni e approfondimenti che, fino al 31 ottobre prossimo, concentreranno i riflettori mondiali sull’Italia. “Abbiamo sei mesi ricchi di sfide per vincere la nostra scommessa – ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sul palco dell’inaugurazione -. E’ iniziato il domani di un paese che ha voglia di futuro”. Già questa sarà una sfida complessa da vincere, anche se la partenza – a parte il delirio dei black bloc nel pomeriggio dell’inaugurazione nelle vie di Milano – è stata incoraggiante. L’Italia ha in mano una grande opportunità di rilancio per

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la sua immagine, innanzitutto, ma anche per l’economica e il turismo a cui si è deciso di aggiungere un impegno morale e sociale ancora più ambizioso, all’insegna di buona pratiche da condividere sul piano globale. Il protocollo di Kyoto - a cui la Carta di Milano è stata paragonata – ha visto Paesi del mondo impegnarsi a favore dell’ambiente con molta teoria e scarsissima pratica. Quella di Milano - che sarà firmata da cittadini comuni più che da Capi di Stato - per trovare concretezza dovrà essere seguita da azioni mirate. In gioco c’è il futuro di un pianeta dove si produce – e non in modo propriamente ortodosso – molto meno di quello che serve a nutrire, magari bene, tutti i suoi abitanti. Intanto cerchiamo di capirne di più di un documento che, come prima firma, porta proprio quella del premier Matteo Renzi e già per questo sembra assomigliare un po’ ad uno spot. Si tratta di uno strumento di cittadinanza globale che punta ad essere l’eredità dei sei mesi di

Expo. Poi ad ottobre sarà consegnata nelle mani del Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, atteso a Milano il 16 ottobre. La Carta di Milano a quel punto entrerà nel Palazzo di vetro di New York con l’obiettivo di divenire un impegno di tutti. “Non è possibile un futuro sostenibile senza la consapevolezza che è necessario gestire le risorse di questo pianeta in modo equo, razionale ed efficiente – si legge tra i principi ispiratori del documento - considerando il rapporto profondo tra produzione di cibo, gestione ottimale dell’acqua e accesso all’energia. E’ fondamentale assumere un approccio produttivo sistemico, sia locale sia internazionale, che garantisca il diritto al cibo, riduca o eviti lo spreco di materie prime o di imballaggio, contribuisca a proteggere l’ambiente e a conservare la biodiversità”. La Carta è frutto di un lavoro che ha fin qua coinvolto 5 mila persone, protagoniste delle tappe di “Expo delle Idee” in giro per l’Italia per dare un

Avete idee, spunti, riflessioni su questo e su altri temi? Scrivete a g.pellicci@igrandivini.com Su Twitter @giopellix

contributo sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Tra questi firme d’autore come Papa Francesco, Luiz Inacio Lula da Silva, Ban Ki-Moon, Aung San Suu Kyi, Romano Prodi, Federica Mogherini, Emma Bonino, Carlo Petrini, Ermanno Olmi, Pupi Avati, Piero Angela, Umberto Veronesi, Giancarlo Caselli e altri ancora. “La Carta di Milano – sottolinea Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole con delega all’Expo – è lo strumento di partecipazione consapevole ai contenuti di Expo 2015, che richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione alle proprie responsabilità per garantire alle generazioni che verranno di poter godere del diritto al cibo e di un futuro più sostenibile. Vogliamo fare dei potenziali 20 milioni di visitatori attesi ad Expo 20 milioni di ambasciatori del diritto al cibo nel mondo. E impegnare i governi a muoversi concretamente”. La Carta, già tradotta in 19 lingue e destinata ad un potenziale di 3,5 miliardi di lettori, avrà anche una versione pensata per i bambini. Immancabile l’hashtag per condividerla sulla rete: #firmaanchetu. Noi la firmiamo, ma voi la traducete in azioni concrete?•


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L’INCHIESTA XYLELLA

di Claudia Cataldo

La peste degli ulivi si chiama XYLELLA Un batterio sta mettendo in ginocchio l’olivicoltura della provincia di Lecce: come è successo? Quali sono le implicazioni? Cosa succederà adesso?

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a Xylella fastidiosa fa paura. Fa paura perché come tutte le epidemie, vicine o lontane che siano, si parla di contagio, diffusione a macchia d’olio: come a dire “conosciamo l’entità del problema allo stato attuale, ma la sua portata può crescere, in tempi più o meno lunghi, in un raggio di azione più o meno ampio”. In questo caso la “peste” si è abbattuta sul tacco dello Stivale ed è andata a toccare i cari – e centenari – ulivi pugliesi, con conseguenti e inevitabili modifiche per l’assetto socioeconomico e paesaggistico della regione. In Salento sono a rischio ben 11 milioni di piante di ulivo e il settore olivicolo è in ginocchio (la Puglia è la prima regione per produzione di olio, con 172 mila tonnellate prodotte annualmente per un fatturato di circa 600 milioni di euro), inoltre le ripercussioni a carico delle piante ornamentali pugliesi – il cui valore ha raggiunto i 185 milioni di euro – sono disastrose. Intanto, già mentre scri-

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viamo, l’emergenza ha assunto una portata comunitaria. COS’È LA XYLELLA FASTIDIOSA La Xylella fastidiosa è un batterio gramnegativo che vive e si riproduce nei vasi xilematici (apparato conduttore della linfa grezza, ossia dell’acqua e dei soluti in essa disciolti) delle piante. Non è un batterio sporigeno ma la sua unica possibilità di trasmissione è attraverso gli insetti vettori. Ad oggi si conosce una sola specie del genere Xylella, con quattro sottospecie che assumono caratteristiche diverse sia da un punto di vista genetico che per comportamento biologico. Il batterio che sta attaccando gli ulivi salentini – subspecie pauca - è classificato come patogeno da quarantena della lista A1 dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) e, sino alla segnalazione nella provincia di Lecce, non risultava essere presente in Europa. Si tratta di un genotipo di nuova identificazione, il cui “gemello”

è stato intercettato recentemente in Costa Rica sia su oleandro sia su mango e noce macadamia ma anche in centro America. Il vettore è stato identificato essere, nella provincia di Lecce, l’insetto Philaenus spumarius (o “sputacchina media”), presente con un’elevata densità di popolazione nell’area colpita. Al batterio Xylella fastidiosa è strettamente associata la malattia definita “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” (CoDiRO). COME È ARRIVATA IN ITALIA A questo punto, l’ipotesi più probabile è che il battere sia stato importato dalla Costa Rica. Una prima ipotesi investigativa aveva aperto la strada a cause di natura “dolosa” e puntava il dito su un convegno di esperti internazionali che si era tenuto a Bari nel 2010, organizzato dallo Iam, dove il batterio - seppur in sicurezza - fu portato per ragioni di studio. Lo Iam, però, gode per legge di diritto di immunità e l’autorità giudiziaria italiana non può violare il


domicilio dell’istituto, non può effettuare sequestri, perquisizioni o confische, per cui portare avanti questa linea di indagini risulta non poco difficoltoso. C’è inoltre il timore è che dietro la Xylella si nasconda anche una possibile speculazione, visto che gli ulivi malati potrebbero essere abbattuti e lasciare spazio ad altro (interessi immobiliari, colture delle multinazionali, ecc.). Del caso infatti si parla anche nel Terzo Rapporto Agromafie che affronta la questione nel primo capitolo, intitolato proprio “Lo strano caso della Xylella Fastidiosa”, dove emergono alcune ombre e contraddizioni che possono dare da riflettere. L’ipotesi dell’origine costaricana comunque, avanzata circa un anno fa dai ricercatori dell’Istituto di virologia vegetale del Cnr di Bari e dai patologi del Dipartimento di scienze del suolo della pianta e degli alimenti del capoluogo pugliese, resta la più plausibile e sembra aver trovato una conferma anche nell’intercettazione del Servizio fitosanitario olandese di una partita infetta da Xylella di piante ornamentali di caffè importate dal Costa Rica, poi distribuite in tutta Europa. È quindi molto probabile che il ceppo CoDiRO sia entrato con piante ornamentali dal Costa Rica o centro America non necessariamente in provincia di Lecce o in Italia, ma anche in qualche Paese comunitario che le aveva precedentemente importate, per poi commercializzarle in Europa. Resta ad ogni modo da capire perché la malattia abbia colpito così violentemente l’olivo. COSA È STATO FATTO “Stiamo facendo interventi chirurgici, solo sulle piante risultate infette, ma il piano andrà avanti” - ha detto il commissario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti - “la Xylella fastidiosa per una norma di carattere comunitario recepita dallo stato italiano è un germe da quarantena e come tale dovrebbe essere affrontato, ma il problema nasce per l’eccezionalità del caso, visto che nel Salento gli ulivi sono dappertutto e diventa difficile attuare le procedure previste, ma non possiamo non sottostare a quanto previsto dalle discipline giuridiche”. Il piano Silletti è entrato in azione con le eradicazioni di Oria (il primo focolaio fuori dalla provincia di Lecce), lunedì 13 aprile, dove no-

nostante le proteste di produttori e ambientalisti sono stati abbattuti sette olivi centenari. Non è stata la prima eradicazione: nell’aprile 2014 erano già state abbattute 104 piante infette, azione che servì a presentare in sede europea la richiesta di finanziamenti ad hoc. L’intervento europeo è arrivato solo nel 2014, prima a febbraio e poi a luglio, con la 2014/497/UE della Commissione relativa alle Misure per impedire l’introduzione della Xylella fastidiosa: in questa occasione si è chiesta l’eradicazione delle piante, dimostrando però un approccio che in molti hanno ritenuto essere troppo burocratico e quasi utopico. A livello nazionale, invece, con il dm 26-9-2014 l’Italia si è dotata di norme di lotta obbligatoria, con specifiche prescrizioni per la provincia di Lecce. Oggi si assiste ad una nuove definizione delle aree “rosse”, alla nomina di un commissario straordinario (Silletti appunto) con investitura a tempo determinato per qualche mese e lo stanziamento di 13,6 milioni di euro con un cronogramma a 180 giorni; in parallelo l’Europa continua a chiedere misure più drastiche pena l’avvio di un’azione di infrazione e il taglio dei fondi (e la Francia intanto ha messo l’embargo su 102 varietà vegetali provenienti dalla Puglia). LE CONSEGUENZE La produzione olivicola nelle zone infette è ridotta all’osso. Il blocco della movimentazione del materiale di propagazione ha messo in crisi l’economia dei vivai ornamentali che vede nella provincia di Lecce due punti nevralgici, Leverano e Taviano. Per non parlare del vivaismo viticolo, che solo ad Otranto è rappresentato da una cinquantina di aziende che costituiscono il 10% della produzione nazionale di barbatelle. Il rischio che la Xylella fastidiosa infetti altri oliveti o altri distretti produttivi è reale. Il problema però, ormai, si figura di carattere di comunitario, ma la Comunità Europea di fatto si presenta sfornita di una rete di quarantena di cui invece sono dotati altri Paesi: l’accanimento sta colpendo solo su chi ha subito il danno, senza invece puntare il dito contro la rete di controlli in vigore e l’introduzione di pericolosi organismi nocivi importati da Paesi terzi. Gli scenari futuri sono tutt’altro che rosei: i

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L’INCHIESTA XYLELLA

di Claudia Cataldo

News

danni sono incalcolabili, sia da un punto di vista economico che paesaggistico. COSA SI FARÀ Si è riunito gli scorsi 27 e 28 aprile il Comitato permanente per la salute delle piante dell’UE: una maratona durata due giorni al termine della quale è stato deciso di usare le maniere forti, per lo meno nella zona del nord della Puglia. Qua dovranno essere eradicati non solo gli ulivi malati ma anche quelli situati in un raggio di 100 metri dalle piante infette, a prescindere dal loro stato di salute. Diverso è il discorso per il Salento, dove si dovranno rimuovere sistematicamente solo le piante malate ed eseguire test sugli altri olivi circostanti per un raggio sempre di 100 metri, in una fascia settentrionale di 20 km adiacente alle province di Brindisi e Taranto, così da creare una zona cuscinetto per attuare azioni di contenimento sul batterio. Sono state adottate inoltre misure restrittive per l’importazione di piante da Paesi terzi, con in particolare il blocco di quelle di caffè da Honduras e

LA PAROLA ALL’ESPERTO

Donato Boscia

Responsabile dell’Istituto di Virologia del Cnr di Bari

Quando

è stata identificata la Xylella fastidiosa nella zona del leccese? “L’identificazione risale all’ottobre 2013, si era manifestata qualche anno prima ma per lungo tempo si è barcollato nel buio”. Si discute molto del nesso fra il batterio

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Costa Rica. Per quanto riguarda la movimentazione di materiale vivaistico dalla Puglia, dovrebbe essere bloccata l’importazione di circa 150 specie a rischio secondo la lista dell’Efsa, a meno che non vengano rispettate una serie di misure molto restringenti. Fra queste anche la vite, tema che

stava particolarmente a cuore alla Francia. Si discute molto anche delle compensazioni e dei più severi ed efficaci controlli fitosanitari alle frontiere. Il Parlamento Ue presenterà una risoluzione che verrà votata alla prossima sessione plenaria del 18-21 maggio prossimi.•

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di associazioni, cooperative e aziende vivaistiche che richiedevano la sospensione dello stato di emergenza per gli ulivi della Puglia al fine di fronteggiare il rischio fitosanitario rappresentato dalla Xylella. Contestati sia la delibera del Consiglio dei Ministri che il Piano di emergenza del commissario Silletti, in cui si ordinava l’eradicazione tempestiva delle piante. La decisione è stata rimandata al prossimo 16 Dicembre; sospese, quindi, tutte le misure adottate dal Governo che prevedono l’abbattimento degli ulivi malati. Un risultato parziale, dal momento che la decisione è solo rimandata e che la presa di posizione definitiva si avrà solo quando si sarà completato l’iter della Commissione Europea

e la sindrome del disseccamento rapido, qualcuno parla di più concause e qualcuno addirittura dubita che la Xylella sia il vero colpevole. Lei cosa ne pensa? “Dico che gli studi condotti hanno evidenziato come il batterio sia sempre presente quando si manifestano focolai di disseccamento, mentre la Xylella non è mai stata rinvenuta dove questa malattia non c’è. Tutti gli altri fattori, invece, possono essere considerati degli aggravatori della sindrome, ma la Xylella si ritiene essere la causa principale del CoDiRO” Qual è al momento lo stato del contagio? “C’è stata una graduale espansione: inizialmente i focolai erano solo nella provincia di Lecce, anche sul versante adriatico, poi ne abbiamo trovato uno ad Oria circa due mesi fa, nel brindisino. Questo significa che è successo ciò che volevamo scongiurare: la diffusione del batterio verso nord”. Anche la vite corre dei rischi? “Il tema della vite è molto delicato. La nocività di questo batterio è originariamente legata

alla sua aggressività nei confronti della viti: basti pensare alla malattia di Pierce, in California. Allo stesso tempo, però, è stato accertato che questo ceppo è diverso e colpisce altre specie vegetali, fra cui appunto l’olivo. Ben consapevoli di cosa potrebbe significare se la CoDiRO si propagasse anche alle coltivazioni viticole, stiamo facendo uno sforzo ulteriore per avere risposte quanto più precise possibile: abbiamo condotto analisi sulle viti della zona, fatto addirittura iniezioni del batterio per vedere cosa sarebbe successo, esposto le piante agli insetti vettori. Ma niente, al momento non risulta esserci nessun elemento che possa giustificare la messa al bando delle barbatelle pugliesi”. Si spieghi meglio… “L’embargo francese ha bloccato 102 specie indicate come a rischio Xylella, prima che l’Europa prendesse misure e provvedimenti in questo senso. Non vorrei che dietro questo eccesso di zelo si nascondesse una sorta di concorrenza sleale: la Puglia è famosa per la sua


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L’INCHIESTA XYLELLA

di Claudia Cataldo

industria vivaistica viticola, se davvero la Comunità Europea dovesse decidere di bloccare le barbatelle provenienti da queste zone sarebbe un danno enorme”. Pare il che la Xylella sia arrivata in Italia dal Centro America. Ma non capiamo una cosa: perché ha colpito così violentemente proprio l’olivo? “Da una parte direi che si tratta di una casualità. Dall’altra possiamo aggiungere che lo stato di salute dell’olivicoltura salentina non ha aiutato: i numerosi casi di abbandono o semiabbandono hanno contribuito alla progressiva diminuzione delle cure colturali, con un conseguente aumento della popolazione di insetti vettori e un ritardo nella presa d’atto del problema. C’è una grande frammentazione, con tanti piccoli fazzoletti di terra spesso gestiti da persone anziane oppure da persone che fanno altri lavori. In tutto questo, ritengo che la Politica Comunitaria abbia fatto peggio che meglio: l’attuazione del regolamento comunitario del 2004 sul sostegno per i produttori di olio mediante sussidi alla produzione è confluita nel regime di pagamento unico. Il regime di aiuti a disaccoppiamento totale ha significato erogazioni di finanziamenti indipendentemente dalla produzione: si aprirebbe qui un capitolo ulteriore, ma sicuramente tutto questo – insieme ad un gap di controlli - ha avuto un effetto negativo sul comparto”. Cosa si può fare a questo punto? “Per la vastità del territorio coinvolto e per la complessità del patogeno l’eradicazione è una vera e propria utopia. Si è capito anche ai piani alti, infatti le azioni di abbattimento sono state al momento bloccate. Quello che dobbiamo fare è puntare tutto sul contenimento della malattia: dobbiamo andare ad intervenire sulla zona di confine, creando una zona cuscinetto e abbattendo le piante malate sul bordo settentrionale. Inoltre, accertato il ruolo di vettore della cicalina Philaenus spumarius, si dovrà cercare di contenere le sue popolazioni attraverso buone pratiche di conduzione degli olivi, come arature, trinciatura delle erbe infestanti e altre: considerata la scarsa efficacia della lotta chimica, gli interventi agronomici sono fondamentali”. •

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Chef

di Marina Ciancaglini

Marco Stabile si racconta: i successi, le nuove sfide e la sua idea di cucina

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Firenze – Expo

andata e ritorno

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ll’inizio è stato una boccata d’ossigeno per una ristorazione fiorentina che da anni languiva con i soliti nomi, premiato in pochi anni dalla prima stella Michelin, successivamente si è confermato come uno degli chef più interessanti del panorama nazionale. Marco Stabile, oltre al lavoro nel suo ristorante Ora d’Aria nel cuore di Firenze, si sta occupando del suo nuovo ruolo di presidenza dei Jre (Jeunes Restaurateurs d’Europe) e ha firmato anche il piatto che rappresenterà la Toscana all’Expo 2015. L’anno nuovo è iniziato con una serie di successi, il primo dei quali è l’elezione come nuovo guida per l’Italia dei Jre. Che cosa comporta questo ruolo? “Una grande responsabilità, innanzitutto. Esser a capo dell’associazione che ispirerà i giovani chef delle generazioni future non è una da prendere alla leggera. Le cose da fare sono moltissime ma regalano enormi soddisfazioni, come i progetti che stiamo portando avanti con le scuole alberghiere, a supporto del corpo docente per una migliore formazione dei giovani studenti


di sala e di cucina”. L’altro successo riguarda la creazione di un piatto a più mani, insieme ai suoi colleghi Gaetano Trovato, Cristiano Tomei e Filippo Saporito, che rappresenterà la Toscana all’Expo: la pappardella all’uovo di pasta fresca, polvere di cavolo nero, purea di fagioli e riduzione di bistecca alla fiorentina. Com’è nata l’idea di questo piatto? “Il piatto nasce dall’incrocio tra la tradizione e quelle che sono le consistenze e lo stile dei giorni nostri. Ognuno di noi quattro ha messo in gioco - e nel piatto - la propria esperienza e la propria comune idea di cosa rappresentasse la toscanità, fino a quando non abbiamo trovato questo piatto che racconta l’essenza pura e vera della nostra regione con i suoi ingredienti, i suoi sapori e la sua apparente semplicità”. In generale, quale idea della cucina italiana si dovrebbe dare durante i mesi dell’Expo? Non c’è il pericolo che i grandi brand gastronomici che faranno da partner, creino un’immagine distorta di questo settore? “Il messaggio che deve passare è innanzitutto la grande qualità delle nostre materie prime, da scoprire attraverso i racconti e le tecniche che fanno grandi i nostri produttori e sono lo specchio della grandissima varietà territoriale che il nostro Paese offre. Quanto ai grandi brand, questi non potranno che evidenziare la portata internazionale dell’evento e sottolineare quanto importante sia questo nostro Expo”. Il suo regno è all’Ora d’Aria. Qual

è la sua idea di cucina? “La mia idea di cucina è legata ai gusti netti del mio territorio, schietti come lo sono gli ingredienti. Mi piace sperimentare tecniche diverse, di tutto il mondo, proprio per dare ancora più rilievo alle straordinarie materie prime che usiamo. Mi piace pensare al passato e al futuro nello stesso piatto e a come i concetti di “dove andiamo” e “da dove veniamo” siano così affini”. Ha sempre voluto fare questo mestiere? “Certo! Sin da piccolo ho cominciato a coltivare la mia passione, tra le mura di casa, e da lì non ho mai smesso di farlo”. Ormai gli chef si avvalgono quasi obbligatoriamente dei vari strumenti di comunicazione, in primis i social network. Cosa pensa a riguardo? La cucina deve essere comunicata prima che mangiata? “Nessuno può più prescindere dai social ormai, dunque nemmeno il nostro settore. Inoltre è proprio la cucina ad avvicinare di più, in assoluto, mondi diversi perché quasi tutti si emozionano davanti ad un piatto. Comunicare è importante: se io fossi in grado di fare il più buon piatto del mondo e usassi le tecniche più innovative, che senso potrebbe avere se nessuno lo sapesse?” Prossimi progetti? “Il futuro è variegato e ricco di idee. Alcune prenderanno presto corpo, altre più avanti”.• ORA D’ARIA RISTORANTE Via dei Georgofili 11R 50122 Firenze (FI) - Tel. 055 200 1699 www.oradariaristorante.com

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Ogni mio piatto

è un viaggio

DI ELISA BERTI

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oniugare con audacia i sapori tradizionali e gli aromi della cucina internazionale è il suo imperativo. Gianluca D’Agostino è nato a Castelvetere e si è formato nelle cucine di grandi ristoranti italiani. Oggi vive e lavora a Napoli, dove da

qualche anno gestisce la cucina del suo locale, “Veritas”. Come hai deciso che avresti fatto il cuoco? “Sono cresciuto in una famiglia in cui, da sempre, si presta grande attenzione alla cucina; ad un certo punto della mia vita mi sono chiesto quale fos-

se davvero quello che desideravo fare. Ero a metà del mio percorso universitario. Ho mollato tutto ed ho seguito la mia vera passione. Ci sono stati momenti duri, in cui le difficoltà e il sacrificio erano tale che ho pensato di non farcela ma oggi grazie all’esperienza e alla profonda passione che mi regala questo lavoro so di aver fatto la scelta giusta”. Tre parole con cui descriveresti la tua cucina. “Cucina di sapori. E dietro ogni sapore ci sono: concetti, sentimenti e ricordi. Spesso i miei piatti nascono da un viaggio. Un viaggio

vero, che ho fatto nella mia vita, da un’esperienza. Quello che cerco di fare ogni volta è riadattare i sapori che ho gustato dall’altra parte del mondo, ai gusti locali. Napoli è una piazza tradizionale e anche la mia cucina lo è. Tradizionale, è vero, ma non intendetelo come vincolo costrittivo. Mi piace riadattare tutto ai prodotti della mia terra. E poi è stagionale. Perchè, nei limiti del possibile, tento di utilizzare solo prodotti di stagione di altissima qualità”. Parlaci di Veritas, il tuo ristorante... “Voglio che nel mio ristorante si possano gustare i sapori della buona tavola. Con calma. Con quella calma che manca nella vita di ogni giorno. Cerco di non interrogare mai i miei clienti, di lasciarli liberi e tranquilli. Liberi nella scelta dei piatti, liberi di assaggiare con gusto tutto ciò che preparo per loro. Liberi anche di criticare, perchè il confronto mi serve per migliorare e sperimentare”. Un piatto da provare? “Non chiedetemelo, non so davvero scegliere. E’ come se mi chiedeste di scegliere quale tra i miei figli amo di più. Tuttavia una ricetta che mi porta a casa ed è essenziale nei sapori e nel gusto sono i cavatelli con fagioli, totano e guanciale. Una ricetta di terra ma anche di mare. I cavatelli sono realizzati solo con acqua e farina come li faceva mia madre, i fagioli mi riportano in Irpinia, la mia casa, mentre il totano mi apre un orizzonte sul mare. Un piatto che è la mia biografia”. •

Una cucina di impronta territoriale che sa sposarsi con gusti esotici ed internazionali

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Cibo per

di Marina Ciancaglini

Around food

L’ANIMA E’ nata Feel Eat, l’applicazione che analizza il rapporto tra gli alimenti e il nostro benessere

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rmai le applicazioni per smartphone sono diventate il nostro pane quotidiano, uno strumento non solo per il divertimento ma anche per l’informazione. Anche il cibo e il vino non sono stati trascurati da questo fenomeno e, negli anni, sono molte le applicazioni che hanno trattato l’argomento, dalle guide fino alle ricette. Ovviamente, visto che il cibo è il tempo dominate di Expo 2015 non poteva mancare una App fatta ad hoc. E’ nata così Feel Eat un’applicazione divisa in sezioni che riguardano diverse tipologie di cibo implicate in meccanismi di modifica del benessere emotivo e psicologico, che può essere riassunto in che cosa (What), e in quale momento (When), ossia l’evidenza che le emozioni

o sensazioni, nel determinare condizioni emotive che caratterizzano diverse fasi della vita dell’individuo, influenzano particolari scelte alimentari. Ideatore e creatore di Feel Eat è la Fondazione Varenna - ente che da anni sostiene le persone affette da patologie depressive - che, in occasione di Expo 2015, ha creato un premio di studio rivolto agli studenti degli Atenei lombardi. Il consiglio direttivo della Fondazione ha proclamato vincitrice del premio Cristina Crocamo, studentessa dell’Università di Pavia, che sta attualmente svolgendo il suo dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense. L’applicazione è scaricabile gratuitamente su Apple store e Google play.•

NASCE ITALIAN KITCHEN ACADEMY Proprio nel cuore di Roma è nata una nuova scuola di cucina dedita alla formazione individuale. I nomi dei docenti sono di altissimo livello, a cominciare da chi ha creato il progetto: Giovanni Cappelli, chef e patron del ristorante Le Tamerici, che si trova proprio di fronte l’Accademia, che vuole fornire la possibilità di integrare l’offerta formativa con la conoscenza ed il confronto con chef e docenti internazionali. Tra gli altri nomi che si alterneranno in cucina, Maurizio Serva, Andrea Dolciotti, Andrea De Bellis, Matteo Piras, Gianfranco Pascucci, Andra Golino.

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Vinexpo: tutte le

novità dell’edizione 2015 Si terrà dal 14 al 18 Giugno la nuova edizione di Vinexpo. Guillaume Deglise, direttore dell’evento, ci anticipa tutte quelle che saranno le novità di questa 18° edizione : dalle suggestive Terrasses al nuovo concept di incontri business mirati.

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osa aspettarsi da questa edizione di Vinexpo? “Per la sua 18° edizione Vinexpo si rinnova e propone un salone dal look completamente nuovo. I visitatori vi troveranno numerose new entry, sia per quanto ri32

guarda gli eventi collaterali e le infrastrutture stesse del salone, sia per quanto riguarda gli espositori. Come ben anticipato dal motto dell’edizione 2015 Taste the Unexpected Vinexpo invita alla scoperta e stupirà con bellissime sorprese!”.

Cosa cambia rispetto al passato ? “Il salone cambia completamente aspetto e le novità saranno all’ordine del giorno. La gastronomia, ad esempio, avrà un ruolo più importante ed i ristoranti traslocheranno sulle rive del lago. La propo-

DI ELISA BERTI

Nuovo look e più attenzione al business per la 18° edizione della fiera dedicata ai vini e ai distillati


sta gastronomica si diversificherà e si collocherà ad un livello più elevato. Le pietanze saranno anche al centro del salone grazie ad un programma di workshop sull’abbinamento cibo-vino sotto l’egida della celebre guida Gault & Millau. In occasione di questi workshop saranno organizzate alcune degustazioni ricche di sapori ed aromi animate da chef e sommelier sul tema dell’abbinamento tra pietanze e vini inediti. Un’altra novità: per la prima volta Vinexpo collocherà un paese al posto d’onore e gli Stati Uniti inaugureranno questo concept. Designando il mercato americano, Vinexpo desidera mettere sotto i riflettori uno dei suoi alleati più fedeli (sia per quanto riguarda gli espositori, sia in termini di visitatori), ma anche il primo mercato mondiale del vino, il cui consumo ha raggiunto i 312.5 milioni di casse da 9 litri nel 2014. Gli Stati Uniti saranno al centro di numerose conferenze e degustazioni nell’ambito dell’ Academy Vinexpo e del Forum. All’interno del Pad. 1, tre spazi di degustazione libera chiamati Tasting Flights proporranno gli strumenti per una degustazione comparativa, internazionale, rapida e professionale. In programma l’esplorazione delle tendenze emergenti dei rosati e dei vini spumanti (sparkling), ma anche la scoperta dei vini dolci (sweets). Attrezzati con distributori Enomatic in grado di garantire tanto una protezione contro l’ossidazione quanto una temperatura di servizio ideale, ognuno dei tre spazi Tasting Flights sarà dedicato a 60 vini (32 per gli sparkling) appartenenti ad una identica categoria, ma con origini differenti. Un Concept bar Spiritual animato dalla rivista the Spi-

rits Business e da United States Bar Tender Guild (USBG) metterà l’accento sui distillati ed i cocktail e proporrà alcuni corsi per barman. Gli spazi d’esposizione premium sono stati anch’essi completamente rivisitati. Collocati al centro dell’evento, questi stand denominati Les Terrasses sono riservati a dodici grandi marche e maison prestigiose. Queste aziende beneficiano di una visibilità ottimale grazie ad una duplice esposizione dei propri stand : vista lago e all’interno del Pad. 1. Un’altra grande novità arricchirà le serate dei visitatori. Per la prima volta Vinexpo organizzerà le serate di networking The Blend espressamente destinate ai partecipanti del salone. Ogni sera, da domenica 14 a mercoledì 17 giugno, The Blend riunirà visitatori, espositori e giornalisti all’interno dell’ Hangar 14 situato sulle rive della Garonna per degustare, discutere, rilassarsi e ballare. Le serate di networking inizieranno alle ore 22.00 e termineranno alle 2.00 del mattino. Un’altra novità riguarda l’orario di apertura del salone che abbiamo posticipato alle ore 9.00 (anziché alle ore 8.30), cosa che consentirà ad ogni partecipante di approfittare in modo ottimale delle numerose serate che sono organizzate durante Vinexpo. E finalmente la nuova linea tramviaria, che collega il Parco delle Esposizioni con la Stazione Ferroviaria di Bordeaux passando per il centro della città, permette un accesso estremamente rapido (15 minuti dal centro-città) al salone”. Le scelte fatte per questa edizione vanno sempre più in una direzione business della fiera. E’ davvero questo che richiedono le

aziende? “Assolutamente sì. Abbiamo constatato che gli espositori ed i visitatori sono alla ricerca di un’efficacia ottimizzata. Abbiamo così dato una risposta a questa esigenza proponendo un servizio innovativo, gli One2Wine meetings. Questo nuovo concept di incontri business estremamente mirati permetterà ai visitatori di programmare direttamente i propri appuntamenti business con i produttori che propongono i prodotti di cui hanno bisogno e agli espositori di incontrare i buyer che sono alla ricerca dei prodotti che fanno parte della loro offerta. Gli One2wine meetings sono uno strumento per incontri personalizzati che permette di risparmiare tempo e che rende la presenza in fiera ancora più efficace”. Quali sono i punti di forza di Vinexpo e perché un produttore dovrebbe decidere di prediligere questa fiera rispetto ad altre? “Vinexpo è l’appuntamento internazionale imperdibile degli operatori del vino e dei distillati. Il salone è il luogo d’elezione per incontrare i produttori, i distributori, i compratori ed i media chiave della filiera dei vini e dei distillati di tutto il mondo. Vinexpo è inoltre il salone dove vengono lanciati i nuovi prodotti: a Vinexpo siete al centro della tendenza di domani. Per l’edizione 2015 Vinexpo è già al completo grazie a 2.400 espositori. Il salone aspetta 48.000 compratori e 1.200 giornalisti. Per quanto riguarda gli espositori, 44 paesi saranno rappresentati. L’insieme delle novità proposte quest’anno rafforzerà ulteriormente la po-

sizione di leader di Vinexpo grazie ad un’esperienza di visita più efficace, un programma più ricco e diversificato ed una cornice ancora più piacevole. Vinexpo è un’autentica piattaforma di scambio. Tutti gli anni gli organizzatori del salone pubblicano le cifre chiave e le tendenze dei mercati presentate dallo studio IWSR commissionato da Vinexpo. Questo studio ha permesso lo svolgimento di numerose conferenze stampa organizzate da Vinexpo in diversi paesi nel mondo”. Se Vinexpo ha commesso degli errori in passato, come intende rimediare con questa nuova edizione? “La verità è che non è stato commesso alcun errore! Al contrario il nuovo Vinexpo sarà ancora più completo grazie ad un’offerta ampliata e nuovi servizi rispetto alle edizioni precedenti. E per completare il quadro delle novità che saranno presenti all’interno del salone, Vinexpo inaugurerà quest’anno le serate The Blend (come già anticipato sopra) e si aprirà alla città grazie ad alcune degustazioni aperte al pubblico organizzate nella città di Bordeaux ed ad una mostra fotografica sui vigneti del mondo”.•

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Expo Milano 2015: che ruolo ha il vino? DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

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d una settimana esatta dalla cerimonia inaugurale di Expo abbiamo pensato che fosse d’obbligo fare un salto a Milano: illuminata dai riflettori di tutto il mondo, la città ha quel fermento tipico dei grandi eventi e così sarà per i prossimi sei mesi. Destinazione, ovviamente, Palazzo Italia e, ancora più ovviamente, Vino a taste of Italy. Palazzo Italia è una costruzione bianca, un gioco di trasparenze e materia alla sinistra dell’albero della vita, nella zona dedicata al nostro Paese che è quella nevralgica dove Cardo e Decumano si incontrano: il percorso all’interno prevede più livelli, la trama della narrazione si articola intorno al concetto di bellezza, passando per le tragedie che hanno colpito il Paese fino ad arrivare alla ricchezza di paesaggi e opere architettoniche in suggestive sale a specchi, con al centro sempre – simbolicamente – l’uomo. Di food c’è poco, se non nella parte iniziale dove vengono presentati alcuni personaggi

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dell’ingegno nostrano – uno per regione – che hanno contribuito allo sviluppo di diversi settori: fra le miniature troviamo ad esempio Josko Gravner e Marco Caprai, per restare sul settore enologico. Quasi di fronte troviamo il Padiglione Vino: la visita parte dalla Domus Vini, dove antico e moderno si prendono a braccetto, fra proiezioni, tablet, ologrammi, affreschi e reperti storici presi in prestito dal museo del vino di Torgiano. Si cerca di creare un’esperienza sensoriale, con una sala dedicata ai colori del vino, una in cui è possibile testare i profumi e gli aromi (ma non ancora funzionante durante la nostra visita), una sala con la vasca del vino, una ancora con un grande tappo di spumante e le pareti costellate dai nomi delle denominazioni italiane, divise per regioni. E ancora, per i più romantici, è stato predisposto il muro di Giulietta, già colorato dai numerosi post-it lasciati dai visitatori. Poi salendo la scalinata che si snoda all’interno di un grande acino si arri-


Poche ore all’Expo per capire meglio come il vino italiano si presenta all’Esposizione Universale, dopo mesi di roadshow, perplessità e aspettative va al primo piano, alla “biblioteca del vino”, dove con un ticket da 10 euro si possono degustare tre etichette, da scegliere fra circa 1400 referenze. Molti i grandi nomi che hanno scelto di esserci, basta buttare un’occhiata veloce ai dispenser, mentre i sommelier si aggirano nella stanza a disposizione del visitatore curioso. Qualche osservazione: la zona “biblioteca del vino” assomiglia quasi alla cabina di un’astronave. Se pensiamo alle parole “biblioteca” e

“vino” viene da aspettarsi qualcosa di emozionale, accogliente, ma nel padiglione vino emozionalità e caldo senso di accoglienza non sembrano aver trovato molto posto. Si gioca piuttosto sui cinque sensi, mentre il lato esperienziale poteva avere maggiore spazio. Non è ben definita la rappresentazione del vino italiano, sembra piuttosto una narrazione avviluppata su qualche cliché e, a nostro avviso, di poco appeal. Forse andando avanti con l’Expo l’infittirsi del calendario di appuntamenti e degustazioni darà un tocco in più, staremo a vedere. Fuori dal padiglione sembrano dominare invece la birra (Poretti, Moretti, Nastro Azzurro e Pilsner Urquell) e, per quanto riguarda le bollicine, Ferrari, nonostante Franciacorta sia l’Official Sparkling Wine dell’Esposizione: sicuramente Farinetti è ben presente, visto anche che tutta la ristorazione è sotto la regia di Eataly. Qualcosa di interessante lo si può trovare inoltre agli stand regionali, oppure nella zona Coop (un prototipo del supermercato di domani), o ancora presso lo spazio Coldiretti. Una nota particolare va alla Spagna, dove si possono gustare prodotti locali in un’atmosfera degna di un chirinquito andaluso. La nostra sensazione è che, forse, per il comparto vino, il fuori Expo si possa rivelare più indicato: all’interno di Rho produttori ed etichette rischiano di essere una goccia davvero piccola e potrebbero non trovare né la giusta luce né la completa attenzione del pubblico. Questo non significa abdicare la partecipazione all’Expo, ma piuttosto crearsi anche momenti paralleli: certo le occasioni non mancheranno, nei salotti buoni della bella Milano. •

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Capannelle,

il coraggio di cambiare L’azienda di Gaiole in Chianti celebra i suoi 40 anni di vita con un profondo restyling delle etichette all’insegna dell’innovazione nella tradizione

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apannelle interpreta il futuro in anticipo e cambia volto alle sue etichette. L’azienda di Gaiole in Chianti, dopo 40 anni all’insegna della continuità, inaugura un profondo restyling grafico delle etichette di 4 dei suoi vini. Le novità interessano il Rosato Toscana Igt, il Chianti Classico Riserva, lo Chardon-

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DI GIOVANNI PELLICCI nay e il Solare. Si tratta di un cambio rivoluzionario ma ponderato in ogni minimo dettaglio, all’insegna di un’innovazione che vuole restare fedele alla tradizione, con l’obiettivo di far emergere l’eleganza in modo semplice, attraverso un linguaggio diretto, così da intercettare il consumatore e portarlo a scoprire quello

FOTO DI LINDA FROSINI che resta il grande protagonista del progetto. Il vino, ovviamente. Tutto, infatti, può seguire la moda, tranne ciò che è racchiuso nelle bottiglie, sinonimo di qualità e attenzione al territorio. “Stavamo ragionando sulla nuova bottiglia da usare per la nostra grappa e per la quale ci siamo inspirati ad una raffigurazione di uno dei primi fiaschi

usati nel Chianti, – racconta Manuele Verdelli, Direttore commerciale di Capannelle – quando, raccogliendo anche l’input del nostro proprietario James Sherwood, abbiamo esteso il ragionamento anche alle nostre etichette, immutate dal 1975. Grazie allo studio iniziato dal famoso designer e grafico Massimo Vignelli (che ha ideato,


ad esempio, marchi storici come quello di America Airlines e Lancia, scomparso nel maggio 2014) è iniziata una riflessione durata oltre un anno che ci ha portato a lanciare la nuova veste delle bottiglie, di cui è cambiato anche il formato, con l’impiego del modello ‘Golia’. Abbiamo puntato a concepire l’etichetta di domani, cercando di anticipare l’evoluzione di un mercato sempre più globale, in cui ci muoviamo ogni giorno in virtù dell’esportazione del 70% dei nostri vini. Si tratta di un cambio radicale che per noi si traduce in un’importante sfida in cui, a restare immutato nel suo valore e nel suo ruolo da assoluto protagonista, sarà senza dubbio il vino”. Le quattro etichette vedono prevalere altrettanti colori per ciascuna tipologia produttiva: la maestà dell’oro sinonimo di eccellenza per il Solare 2010; l’argento che richiama al mente uno scintillante diamante per lo Chardonnay 2012; il colore naturalmente vinoso del mosto per il Chianti Classico Riserva 2012 e, infine, la freschezza giovanile del rosa abbinato al Rosato Toscana Igt 2014. Queste le scelte condotte applicando i pantoni su sfondo bianco, in cui l’annata è in grande evidenza. Novità, queste, che si collocano in perfetta sintonia cromatica con l’unica etichetta che è rimasta intatta fin dalla sua prima concezione, ovvero quella del 50&50 con il color

rame protagonista. “Il concetto dell’annata vuole essere esplicitamente espresso in etichetta – aggiunge il Direttore tecnico di Capannelle, Simone Monciatti – nell’idea di rivolgersi ai nostri consumatori senza tanti fronzoli. Che si tratta di un 2012, ad esempio, la bottiglia lo afferma in modo inequivocabile e immediato. Ci mettiamo la faccia, un po’ come avviene nelle nuove modalità di comunicazione di oggi”. Il nuovo corso di Capannelle sul fronte della comunicazione

visiva prevederà a breve nuove ulteriori tappe, contemplando la nuova grafica anche per quanto riguarda l’etichetta dell’olio extra vergine d’oliva, oltre ad una nuova concezione che interesserà il

sito web (www.capannelle.com) e il materiale promozionale dell’azienda. Sempre continuando a mettere la qualità e l’attenzione in ogni singola scelta prima di tutto.•

LA COREA DEL SUD OSPITE PER LA FESTA DEI 40 ANNI La festa di Capannelle è ormai una piacevole tradizione nell’estate chiantigiana. Quest’anno l’appuntamento è fissato per martedì 7 luglio, quando a Gaiole in Chianti sarà ospite d’eccezione la Corea del Sud, con le sue tradizioni e gusti, ovviamente in abbinamento a tutti i vini che compongono il ventaglio dell’azienda. La scelta del paese ospite avviene a sorteggio, pescando tra i mercati esteri in cui l’azienda opera: lo scorso anno era toccato all’Austria. Quest’anno, oltre alla sontuosa e festosa cena in azienda, l’evento sarà ancora più speciale in virtù dell’importante anniversario dei 40 anni dell’azienda. Per questo, 40 tra i produttori più significativi d’Italia saranno protagonisti con i loro vini in assaggio nelle vie del centro storico di Gaiole in Chianti, per un evento che Capannelle aprirà al pubblico e agli appassionati. SOUTH KOREA IS THE SPECIAL GUEST AT THE 40th ANNIVERSARY PARTY The party at Capannelle has become a pleasant tradition in the summer of Chianti. This year the date is Tuesday July 7. Special guest in Gaiole in Chianti will be South Korea with its traditions and tastes, matched with the wines of Capannelle. The selection of the guest country is teh result of a draw among the foreign markets that have relationships with the winery: last year it was Austria. In addition to the traditional sumptuous dinner, this year the event will be more spectacular, due to the celebration of Capannelle 40th anniversary: 40 important Italian producers will propose their wines among the roads of the town center of Gaiole in Chianti to passionate tasters.

Il nostro incontro con Simone Monciatti, Direttore tecnico e Manuele Verdelli, Direttore commerciale

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Capannelle, the courage of change The winery from Gaiole in Chianti celebrates its 40th anniversary with a complete restyling of its labels in the name of tradition and innovation

Capannelle interprets the future in advance and renews its labels. After 40 years of activity the winery from Gaiole in Chianti proposes a restyling of its labels. New design for four wines: Rosato Toscana Igt, Chianti Classico Riserva, Chardonnay and Solare. It’s a revolutionary change but every detail has been pondered carefully to remain faithful to the tradition and let the elegance of these wines to emerge in a simple and direct way. Their aim is first of all to intrigue the consumer to

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discover the true protagonist of the whole project: wine. In fact, everything can follow the trend but not what is encolsed in a bottle, which is expression of quality and care for its territory. “We were thinking about the new bottle for our grappa, which is inspired to a painting of one of the first wine bottles used in Chianti, – says Manuele Verdelli, sales manager of Capannelle – when, following a James Sherwood’s inspiration (our owner), we decided to involve our labels, unchanged since 1975, in this reasoning. Thanks to a study of the famous designer Massimo Vignelli (who invented famous logos such as the America Airlines’ and Lancia’s ones, and died in 2014) we started a thinking that in one year led us to launch the new design of our labels and bottles. We have chosen the ‘Golia’ size and for the label

we have tried to anticipate the evolution of our more and more global market. In fact, nowadays we export 70% of our wines. It’s a radical change that for us represents an important challenge. What remains unchanged is the value and role as true protagonist of our wine”. The four labels present different colours for each wine: the majesty of gold, synonymous of quality for 2010; silver as a shining diamond for Chardonnay 2012; the winy colour of must for Chianti Classico Riserva 2012 and the freshness of young rose for Rosato Toscana Igt 2014. these colours stands out on a white background, giving prominence to the year. These new labels harmonizes perfectly with the only traditional one: the coppery label of 50&50 con il color rame protagonista. “The year is in evidence on the la-

bel – says the technical manager of Capannelle, Simone Monciatti – to communicate straight to our consumers. We stand up for our wines, according to the new marketing strategies”. The new way of Capannelle for what concerns visual communication will consider new steps such as the restyling of the extra-virgin olive oil and a new conception for the website (www.capannelle.com) and for teh promotional materials of the winery. Quality and care will come in first place always.•

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Leonessa, Pastabar

- Interporto di Nola

Il nuovo concept del Pastificio Artigianale Napoletano Leonessa

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aglio del nastro a Napoli per il nuovo progetto gastronomico firmato Pastificio Leonessa. Si chiama “PASTABAR” il format innovativo creato nell’Interporto di Nola, lotto C, dai fratelli Oscar, Luigi e Diego Leonessa. Un locale dallo stile architettonico accattivante e con un’offerta gastronomica esclusiva. Prodotti di qualità nel piatto ed informalità del servizio è il claim di Leonessa PastaBar, aperto dalle 7 del mattino alle 18. A marzo si è svolta l’inaugurazione, con con un esclusivo show cooking dello chef stellato Vincenzo Guarino, che ha conquistato gli ospiti preparando assaggi di primi piatti Leonessa e bocconcini vari, per un brunch con una miriade di assaggi dolci e salati, appunto un misto tra colazione e pranzo, sintesi culinaria perfetta per esprimere l’idea imprenditoriale dei fratelli Leonessa. PastaBar è il luogo ideale per

colazioni di lavori, pausa pranzo da vivere in base ai propri tempi con: take away, spazio self service ed area ristorante. Il tabacchi per accontentare i fumatori. Un caveau di delizie, tra cui tipicità internazionali, sigari pregiati e champagne, per conquistare gli appassionati del Buon Gusto. Leonessa PastaBar è un luogo di sosta per mangiare ed assaggiare, dolce e salato, e poter fare business, con appuntamenti commerciali, puntando ad ampliare il proprio portfolio clienti. “Il nome PastaBar sintetizza le nostre intenzioni di offrire sempre e comunque prodotti di qualità nel piatto, ma con informalità – illustrano i fratelli Diego, Oscar e Luigi Leonessa, i patron del Pastificio Artigianale Leonessa – Siamo al Lotto C dell’Interporto di Nola, la clientela è variegata. Ecco perchè abbiamo concepito Le-

onessa PastaBar tenendo presente un elemento importante oggi per noi tutti: Il Tempo”. Da qui l’idea della diversificazione del servizio che segue dunque i tempi del cliente. L’architettura del locale esprime in pieno la filosofia aziendale. Un banco di leccornie, pronte e da cucinare, accompagna la passeggiata in sala. Tavolini dove chiacchierare tra un caffè, antipasti e primi piatti caldi in piedi danno il benvenuto. Delle aree sedute con oltre cento posti si distribuiscono negli spazi adiacenti al banco, divisi con design innovativo progettato dall’architetto Marcello Panza. Un Concept gastronomico dunque unico ed esclusivo, che sarà presentato a Tutto Food di Milano, dove il Pastificio Artigianale Leonessa sarà presente con la propria linea di produzione, avviata nel 1974, con Pasta fresca, secca, in fibre e con spirulina. Prodotti eccellenti che rispecchiano Sapienza Napoletana, abbinando tradizione e Ricerca, per conquistare i palati dei propri consumatori con antichi sapori accompagnati dall’innovazione. • www.pastaleonessa.it

Diego Leonessa del Pastificio Artigianale Leonessa e lo chef stellato Vincenzo Guarino ai fornelli del PastaBar


Il 29 maggio a Napoli

il MEDITERRANEAN

COOKING CONGRESS A Piazza dei Martiri l’evento della “By Tourist”, appuntamento internazionale dell’Expo 2015

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apoli protagonista di gusto e sapori del Mediterraneo, con l’evento in programma il 29 maggio a piazza dei Martiri: Il Mediterranean Cooking Congress. Manifestazione organizzata dalla società By Tourist srl. Kermesse giunta alla II edizione ed inserita nel programma Nazionale dell’Expo 2015. “Un progetto promosso con produttori e cuochi - illustra Luisa Del Sorbo, manager dell By Tourist e ideatrice dell’evento - per rafforzare il dialogo e il confronto tra gli operatori del settore nel Mediterraneo, tutelando l’identità dei sapori territoriali ed incentivare quindi scambi commerciali di prodotti e tradizioni nel Mediterraneo e nel Mondo, ponendo i riflettori sul concetto di buono, tipico e genuino”. Il Mediterranean Cooking Congress è un evento itinerante nato nel 2014 a Napoli e che ogni anno si ripeterà con doppia tappa: A maggio a Napoli e ad ottobre in un porto turistico di una Nazione del Mediterraneo. Lo start up oltre i confini italiani nel 2015 sarà a Opatija in Croazia. Nel 2016 a Barcellona. E già si è in trattativa con Monaco per il

Luisa Del Sorbo, ideatrice e curatrice del Mediterranean Cooking Congress, con Vincenzo D’Antonio, giornalista della rivista Gusto Mediterraneo

2017. Un tour dove i protagonisti sono produttori, cuochi e distributori/importatori, che attraverso un percorso mediatico, momenti di incontro, sinergie e trattative commerciali lavoreranno insieme per rafforzare gli scambi di sapere e sapori tra le Nazioni del Mediterraneo, tutelando l’identità dei singoli territori ed evitare una propaganda consumistica che troppo spesso banalizza o distorce la memoria gustativa inerente alle tipicità territoriali. La II edizione di Mediter-

ranean Cooking Congress è quindi in programma a Napoli, il 29 maggio, a piazza dei Martiri dove sarà allestito uno Show Room per consumatori, giornalisti e cuochi, dove sotto i riflettori ci saranno i produttori di tipicità italiane, selezionati per rappresentare l’Italia al Mediterranean Cooking Congress previsto ad ottobre in Croazia, con cuochi e importatori/distributori delle Nazioni del Mediterraneo. L’evento napoletano durerà una giornata: Venerdi 29 maggio. Dalle 10 alle 17 piazza dei Martiri si trasformerà in un ampio spazio espositivo informativo dedicato ai produttori. Alle ore 15 ci sarà una conferenza tra esperti del settore, nel tentativo di ricostruire storia e trasformazioni della gastronomia italiana e

presentare eventi gastronomici e congressuali che hanno aperto le porte al confronto tra cuochi, produttori ed esperti di settore. Interverranno: Fausto Arrighi, ex direttore della Guida Michelin, Lusia Del Sorbo, ideatrice e curatrice del Mediterranean Cooking Congress, Paolo Gramaglia, chef stellato del ristorante il President di Pompei e coordinatore del team di cuochi italiani che parteciperanno al Med Cooking Congress in programma ad ottobre in Croazia, Ivo Dujimic, Sindaco di Opatija (dove si svolgerà il Med Cooking Congress di Ottobre, in Croazia), Paolo Marchi, ideatore e curatore di Identità Golose. Alla conferenza seguirà la presentazione degli chef italiani selezionati per l’appuntamento congressuale di ottobre in Croazia, tra cui nomi rinomati come lo stellato napoletano Vincenzo Guarino e lo stellato siciliano Pietro D’Agostino. A pranzo ci sarà la possibilità di degustare al Gran Caffè La Caffettiera di Piazza dei Martiri i prodotti in esposizione, con menù di Snack creato in collaborazione con il patron Guglielmo Campajola. L’evento si concluderà a sera con lo spettacolo teatrale a cura del regista Massimo Andrei, con la rievocazione di 4 personaggi storici che hanno vissuto nell’Ottocento napoletano. Lo spettacolo serale sarà accompagnato da un cena dedicata ai MONZU’, nome che deriva dal francese Monsieur diventato nel dialetto napoletano Monzù ed utilizzato nel XVIII secolo per indicare i capocuochi delle case aristocratiche in Campania. La cena sarà a cura dello chef Francesco Fichera del ristorante “Gran Caffè La Caffettiera” di Napoli.•

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Emilia Romagna

La via emilia, nuova strada da e verso Expo L’Enoteca Regionale Emilia Romagna presenta all’Esposizione Universale di Milano le proprie perle enologiche DI CHIARA MARTINELLI FOTO DI PAMELA BRALIA

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’Enoteca Regionale ha lavorato assieme ai Consorzi per assicurare una presenza dei vini dell’Emilia Romagna all’interno del Padiglione Vino dell’Expo, acquistando a nome dei vitivinicoltori di tutti i comprensori produttivi regionali un adeguato spazio espositivo. Ne parliamo con il Presidente Pierluigi Sciolette. Come vive l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna l’Expo 2015? “L’Enoteca Regionale Emilia Romagna sarà presente per tutta la durata di Expo (fino al 31 ottobre 2015) e, grazie ad una rotazione bimestrale, si avrà un potenziale espositivo di oltre 190 etichette rappresentative della produzione enologica regionale”. Quali sono i programmi e le novità sul territorio? “La novità che abbiamo lanciato quest’anno a Vinitaly è il messaggio che sarà il fil rouge della

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comunicazione di Enoteca Regionale anche dopo la fine della manifestazione, ovvero il viaggio lungo la via Emilia”. Qual è l’itinerario ideale per degustare le eccellenze vitivinicole di questa terra? “Ogni singolo territorio è caratterizzato in modo ben preciso da uno o più vitigni trainanti: proviamo a immaginare di percorrere insieme un viaggio virtuale lungo la via Emilia. Partendo dalla Romagna, il re e la regina di questi territori sono indiscutibilmente il Sangiovese, l’Albana e – dall’area circostante Ravenna in poi - il Pignoletto, il quale prosegue, attraversando Bologna, fino a Modena; non si può dimenticare di fare tappa “a Oriente”, nel ferrarese, dove incontriamo il vino delle sabbie, il Fortana. Salendo ancora lungo la via Emilia ci imbattiamo poi nella zona di produzione del vitigno emiliano-romagnolo più conosciuto e venduto al mondo, il Lambrusco, nelle sue diver-

se tipologie, i cui filari si dipanano nell’area vasta compresa tra Modena, Reggio Emilia e Parma. Il nostro viaggio finisce a Piacenza, dove ritroviamo la Malvasia accompagnata da un altro vino simbolo dell’enologia del territorio, il Gutturnio”. Cosa si aspetta la Regione Emilia Romagna da Expo 2015? “Il nostro obiettivo è rappresentare visivamente questo viaggio: saremo presenti con banchi d’assaggio circolari con oltre 400 tipologie di vini organizzati per aree, proprio come abbiamo descritto sopra, e ogni visitatore potrà organizzare il proprio personale “viaggio nel buongusto” decidendo da quale punto cominciare a degustare. I vini dell’Emilia Romagna non potevano però camminare da soli lungo la Via Emilia, dimenticando ciò che la nostra Regione rappresenta: la food valley d’Europa, prima Regione europea per numero di prodotti Dop e Igp”.•


Emilia Romagna

Rocca le Caminate,

il fascino del Sangiovese di Romagna Momento di crescita e cambiamenti per la piccola azienda nel comune di Meldola. Da poco anche agriturismo, per gustare la cucina genuina del territorio

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occa le Caminate si trova nel comune di Meldola, cuore della produzione del Sangiovese di Romagna, riconosciuta sottozona di Predappio. Nata nel 2000, di recente la cantina ha passato il testimone tecnico all’enologo Vincenzo Vernocchi, dopo anni di proficua collaborazione con Francesco Naldi: e si sa, per una cantina cambiare l’enologo significa iniziare un nuovo corso, non neces-

sariamente dare una sterzata (soprattutto quando i risultati già ci sono) ma comunque guardare al futuro con nuovi obiettivi. Ad esempio, quello di diminuire la vendita delle uve e incrementare la vendita di imbottigliato, oggi di 20 mila bottiglie all’anno ma con un potenziale produttivo ben più alto. Oppure avviare collaborazioni e sinergie sul territorio, per sfruttare a pieno la capacità della cantina e creare unioni che “fortificano”. Oggi Rocca le

Caminate è un piccolo gioiello dell’enologia romagnola, con annesso un agriturismo che offre una cucina tradizionale, del territorio. I vini di punta sono due, lo “Sbargoleto” – Sangiovese in purezza affinato in acciaio – e il “Vitignano”, prodotto da uve Sangiovese e Merlot e affinato in legno per circa un anno. Da bere subito o stappare fra qualche anno, forieri del fascino di queste terre e del loro vitigno principe. (c.c.)•

Rocca le Caminate, the charm of Sangiovese di Romagna A moment of growth and changes for the small winery from Meldola, that invites its guests to taste the genuine cuisine of its territorysatisfaction Rocca le Caminate rises in the municipality of Meldola, the heart of the production of Sangiovese di Romagna, now acknowledgd as the subzone Predappio. Founded in 2000, the winery has recently passed the baton to the oenologist Vincenzo Vernocchi, after a long fruitful cooperation with Francesco Naldi. It’s an important moment for a winery but it does not necessary means a complete change (mostly when results are already good); certainly it means to look ahead with new targets. One of these is to reduce the sales of the grapes and to increase the ones of the bottled wine (nowadays 20,000 bottles per year). Another project concerns new synergies with local producers to exploit all the potential of the winery and to create fortifying alliances. Nowadays Rocca le Caminate is a little jewel in the oenology of Emilia Romagna wiith an agritourism that offers the traditional cuisine of the territory. The buttonhole labels are “Sbargoleto” – a Sangiovese in purity refined in steel – and “Vitignano”, made of Sangiovese and Merlot refined in wood for about one year; wines that can be tasted immediately but also suitable for ageing and both expression of this charming land and its grape variety. AZIENDA AGRICOLA ROCCA LE CAMINATE Strada Meldola – Rocca delle Caminate 15/A 47014 Meldola (FC) Tel. 0543 493482 Fax 0543 491884 www.roccalecaminate.it info@roccalecaminate.it

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AZIENDA AGRICOLA CASTELLUCCIO Via Tramonto, 15 - 47015 Modigliana (FC) Tel. +39 0546 942486 - Fax +39 0564 940383 www.ronchidicastelluccio.it info@ronchidicastelluccio.it

I Ronchi di Castelluccio,

sorsi di storia TESTO DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI PAMELA BRALIA

A

rrivare a Castelluccio è uno spettacolo della natura: ci troviamo sulle colline di Modigliana, fra Faenza e Forlì, in quell’enclave di Romagna chiamata tradizionalmente “antica Toscana”. L’azienda nasce negli anni ’70: fin da allora furono individuate delle microzone vocate, i ronchi, su cui già in tempi non sospetti si iniziò a fare un lavoro di singole vinificazioni, per esaltare le caratteristiche del vigneto. Vittorio Fiore ha messo la sua firma

L’azienda agricola Castelluccio, dell’enologo Vittorio Fiore, ha puntato tutto su Sangiovese e Sauvignon Blanc. Dai ronchi (microzone vocate) ai tre Ronchi sui vini di Castelluccio fin dall’inizio, per arrivare poi ad acquisire la maggioranza delle quote sulla fine degli anni novanta. Qua la viticoltura è quasi eroica, con basse rese e pendenze da capogiro. I

grandi protagonisti sono il Sangiovese e il Sauvignon Blanc, da cui nascono i tre cru aziendali: il Ronco del Re, famoso Sauvignon Blanc che ha dato a Castelluccio grande lustro nel corso degli anni,

I Ronchi di Castelluccio, drops of history To recover a grape variety means gve voice to one of the many tiles of the rich Italian patrimony: here there are, the first 1,330 bottles of “Perera” in purity As we arrive at Castelluccio we are surprised by a wonderful landscape: we are on the hills of Modigliana, between Faenza and Forlì, in that area of Romagna traditionally called “ancient Tuscany”. The winery was founded in the 70s: since then, some particularly

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suited areas called “ronchi” were identified and some single variety vinification were carried out to exalt the peculiarities of the grape varieties. Vittorio Fiore has supervised the wines of Castelluccio since the very beginning and then he get the majority share in the 90s. Here

winemaking is a heroic work, due to the low yield and the dizzy heights. The protagonists are Sangiovese and Sauvignon Blanc, that give life to three cru: Ronco del Re, the famous Sauvignon Blanc that has given fame to Castelluccio, Ronco delle Ginestre, a severe and

il Ronco delle Ginestre , austero e potente, e il Ronco dei Ciliegi, più elegante, ampio e speziato. A questi si aggiunge il Massicone, nato nel 2000, un 50/50 di Sangiovese e Cabernet Sauvignon. Infine dalle uve dei vigneti più giovani si producono il Lunaria, un Sauvignon fresco e di pronta beva, e Le More, un Sangiovese di Romagna Doc fruttato e di grande gradevolezza. Che dire…bere un Ronco di Castelluccio è come bere un pezzo di storia enologica del nostro Paese.• powerful wine and Ronco dei Ciliegi, elegant, ample and spicy. Beside these labels there is Massicone, created in 2000, 50/50 Sangiovese and Cabernet Sauvignon. Last but not least, the young vineyards give life to Lunaria, a fresh and easy-to-drink Sauvignon, and Le More, a fruity and pleasant Sangiovese di Romagna. To drink a Ronco by Castelluccio is like drinking a piece of the Italian oenological history. •


SOCIETÀ AGRICOLA TENUTA MARA S.R.L. Via Ca’ Bacchino, 1665 - 47832 San Clemente (RN) – Italy - Tel. +39 0541 988870 +39 328 2196982 - info@tenutamara.com - www.tenutamara.com

Emilia Romagna

Maramia: un sogno che prende forma Una visione in grande e un progetto orientato alla qualità, con una nuova cantina che coniuga estetica e funzionalità

T

enuta Mara è un sogno che prende forma. L’epilogo di una carriera importante e di una vita spesa fra lavoro e passioni, quella di Giordano Emendatori, imprenditore che ha basato le sue scelte enologiche sull’emozione, non sui numeri. Così a San Clemente troviamo un cantiere di lavori e idee: il team è capeggiato dall’amministrato-

DI CLAUDIA CATALDO, FOTO DI PAMELA BRALIA re e vigneron Leonardo Pironi, la conduzione della vigna segue le pratiche dall’agricoltura biodinamica, in vigna si odono le composizioni di Mozart e nella bottaia i canti gregoriani cullano l’affinamento del vino. La cantina coniuga funzionalità ed estetica, con un piano interamente dedicato alla Sala della Musica, ovvero uno spazio a vetrate con un pianoforte

Maramia: a dream come true A great vision and a project oriented to quality, with a new cellar that combines beauty and functionality Tenuta Mara is a dream come true. The conclusion of an important career and the last chapter of a life divided between work and passion: it’s the story of Giordano Emendatori, an entrepreneur who has oriented his oenological choices on emotion and not on numbers. Work in progress at San Clemente: the team is leaded by the manager and vigneron Leonardo Pironi, the vineyards grow according to the biodynamic cultivation, accompanied by Mozart’s music, and in the cellar Gregorian chants lull wine

gran coda Fazioli al centro. Il vino prodotto – ad ora con un quantitativo che ai aggira sulle 20 mila bottiglie – è il Maramia, un Sangiovese di Romagna unico nel suo genere che, rispettando l’ambiente, rispetta anche l’uomo. Il processo di agricoltura biodinamica bandisce infatti l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica impiegata nella vinificazione convenzio-

nale. Le uve raccolte manualmente subiscono in cantina una cernita severissima. Nei tini il vino fermenta senza controllo di temperature e senza lieviti aggiunti e approda infine nella bottaia dove due guerrieri cinesi lo vegliano giorno e notte. Emozionante il legame con l’arte, ben visibile fuori e dentro la cantina. Il Maramia è il racconto di tutto questo. •

refining. The cellar combines functionality and beauty: a floor is addressed to music; it’s a space with glass walls and a grand piano in the middle. Tenuta Mara produces a sole label – about 20,000 bottles – Maramia, a one-of-a-kind Sangiovese di Romagna that respects the environment and the consumers. In fact, biodynamic agriculture banishes the use of chemicals employed in conventional winemaking. Grapes are harvested manually and are subjected to a careful selection. Wines ferments in barrels without any temperature control and added yeasts and ages in the cellar where two Chinese warriors guard it day and night. The relationship of Tenuta Mara with art is evident both in the cellar and outside. Maramia tells this story. •

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Friuli

Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

Cimatrice a barra mod. Potel Bil Eco

“Il bicchiere del mio Friuli è mezzo pieno” DI STEFANIA ABBATTISTA

Pietro Biscontin interviene sul dibattito che ha agitato la creazione delle due nuove Doc: Friuli e Pinot Grigio Cimatrice a coltelli veloci mod. Speedy Rotor Laterale

Cimatrice a coltelli veloci mod. Speedy Rotor Tunnel

Defogliatrice a rulli controrotanti mod. Solaris

Trivella idraulica anteriore con punta fresatrice

Porta-attrezzi reversibile per sollevatori idraulici, Prepotatrice a dischi su doppie colonne motorizzate mod. Coloklin con lama interceppi mod. “RapidLam 13”

Gruppo spollonante idraulico mod. Rotoflex su telaio anteriore

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Muletto Brentone

I

l Friuli del vino è stato recentemente teatro di decisioni delicate, osteggiate o caldeggiate ma comunque da prendere, a livello prima normativo e poi produttivo, sulla creazione di due nuove Doc: la Doc Friuli e la Doc Interregionale Pinot Grigio delle Venezie (che coinvolge anche Veneto e Trentino). L’intento dichiarato è di accorpare per dare robustezza e riqualificare, uscire dal campo delle Igt per compiere un upgrade. Pietro Biscontin è da quasi un anno Presidente del Consorzio Doc Friuli Venezia Giulia e dirige la Cantina Viticoltori friulani “La Delizia”. Ai suoi corregionali spiega perché, da certi cambiamenti all’orizzonte, il futuro vinicolo friulano può solo guadagnare. In una lettera aperta di metà marzo, alcuni produttori e tecnici friulani hanno scritto che: “l’alveo naturale del Pinot Grigio è l’Igt delle Venezie e non comprendiamo perché esondare da questo argine sicuro”. Lei cosa risponde? “Quell’azione è frutto di una non corretta attività di informazione e di un insufficiente interessamento da parte di istituzioni e organismi del territorio friulano alla questione Pinot Grigio. Ne è dimostrazione che al primo confronto non è emersa una contrarietà al progetto ma il desiderio di approfondire il percorso, capirne le motivazioni e le conseguenze”. Allo stato attuale c’è ancora un gruppo di scettici e “dissidenti” che osteggiano questa nuova potenziale Doc? “No, ritengo superata questa fase. Non c’è un gruppo di dissidenti ma aziende che desiderano

essere attive nella formulazione delle strategie rifiutando di subirle. A livello unitario dell’intera Regione è emersa la volontà di subordinare gli interventi volti a realizzare una Doc interregionale del Pinot Grigio alla realizzazione della Doc Friuli Venezia Giulia, che era in gestazione da alcuni anni e che ora è diventata l’obiettivo primario”. Quindi adesso quali sono le prossime tappe? “Prima l’attivazione della Doc Friuli Venezia Giulia, poi il confronto con Veneto e Trentino per la Doc Pinot Grigio Interregionale”. In cosa la nuova Doc Interregionale si differenzierebbe dall’attuale Disciplinare di produzione della Pinot Grigio IGT? “Il progetto Pinot Grigio interregionale deriva dalla necessità di monitorare la varietà in tutte le fasi della filiera. C’è la necessità di garantire che sul mercato arrivi un Pinot Grigio serio, autentico, qualitativamente migliore e tracciato, eliminando le fasce d’ombra che oggi sviliscono questo prodotto. Da qui si parte per costruire il relativo disciplinare”. Due nuove Doc: quali saranno i vantaggi per il consumatore? E per il produttore? “Al consumatore sarà garantita tracciabilità e serietà di provenienza, di purezza e di controllo. Al produttore maggiore chiarezza e serietà nei passaggi tra le varie fasi della filiera, con conseguente assicurazione economica, commisurata poi alle singole capacità di esprimere la qualità. In generale vedo per il futuro del vino friulano, anche in virtù di queste nuove Doc, un bicchiere sicuramente mezzo pieno”.•


Friuli

Ca’ Ronesca:

longevità friulana Ecco i bianchi che possono lanciare la loro sfida al tempo

I

l segreto di certi vini è nel terroir. Addentrandosi nel Collio Friulano, dove sorge Ca’ Ronesca, si capisce una volta di più quanto sia determinante il contesto che alimenta, innaffia, sferza, accarezza le vigne. Ben 75 ettari (55 nella Doc Collio e 20 nella Doc Colli Orientali) in un unico appezzamento. Incorniciate dal bosco convivono piante di un anno e vigne vecchie che raggiungono i 32 anni (come quelle del principe Sauvignon). Il cambio di gestione avvenuto 10 anni fa per mano di un imprenditore veneto ha segnato un salto in avanti ulteriore per quello che già era un gioiellino: oggi Ca’ Ronesca può contare su uno straordinario patrimonio ampelografico e un microclima unico, con un modello di gestione grintoso e tipicamente

friulano, orgoglioso ma pronto a dialogare col mondo. Il punto di forza di questi vini, in special modo bianchi, è il carattere. “Forza, longevità sono i tratti distintivi”, commenta l’enologo Franco Dalla Rosa, al timone di vinificazione da più di 20 anni. I terreni sono marnosi, la matrice minerale è molto forte, regala vini strutturati che non mostrano cedimenti alla prova del tempo. Ca’ Ronesca sta tra montagna e mare, in equilibrio privilegiato tra le escursioni termiche giorno/notte e la brezza calda delle correnti marine. La terra impone basse rese ma ricambia con qualità al top, finezza e profumi straordinari, solidità e pienezza, come nel caso del Marnà, la Riserva di Pinot Bianco e Malvasia Istriana. Sorprendente l’annata 2001, che ha già 13 anni e, davvero, non li dimostra. (s.a.)•

Ca’ Ronesca: longevity from Friuli The white wines that challenge time The secret of a wine lies in its terroir. In the heart of Collio Friulano, rises Ca’ Ronesca. Here it is clear how crucial the contest is. The winery consists of a 75-hectare vineyard (55 in the Doc Collio and 20 in the Doc Colli Orientali). Surrounded by a wood, young and old vines grow together: the most ancient vines (such as the Sangiovese ones) reach an age of 32. Ten years ago, the change of management made by an enterpreneur from Veneto has represented another step forward for this winery: nowadays Ca’ Ronesca can count on an extraordinary ampelographic patrimony and on a unique microclimate, together with a typical Friuli style in the management, proud but open to the world. The strenght point of these wines is their character. “Strenght, longevity are the disinguishing marks”, says the oenologist Franco Dalla

Rosa, who has been supervising the vinification process for more than 20 years. Soils are rich of mrble and minerals and give to the wine structure and longevity. Ca’ Ronesca rises between the sea and the mountains and enjoys a privileged balance between high temerature range and sea breeze. Land imposes low yields but rewards with a top quality, extraordinary finesse, perfumes, structure and body: it’s the case of Marnà, a Pinot Bianco and Malvasia Istriana Riserva 2001, a surprising 13-years-old wine.•

SOCIETÀ AGRICOLA CA’ RONESCA Loc. Lonzano - Casali Zorutti 34070 Dolegna del Collio (GO) Tel. 0481 60034 info@caronesca.it www.caronesca.it

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Piemonte

Reale la Strada, reali i suoi vini

A

lzi la mano chi è mai andato a Torino a fare un po’ di turismo enologico. Alla fine di questa lettura, l’augurio è che le mani alzate possano aumentare. Perché la provincia di Torino, famosa principalmente per le sue industrie, è in realtà un territorio ricchissimo da un punto di vista ampelografico e vitivinicolo, oltre che gastronomico. A fare da collante fra le diverse aree di produzione della provincia è la Strada Reale dei vini torinesi che raccoglie 150 soci fra produttori di vino, ristoratori, gestori di B&B, hotel, agriturismi, enoteche e botteghe del vino, operatori turistici ed enti pubblici: “reale” perché questi territori erano costellati di residenze sabaude, molte delle

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DI CLAUDIA CATALDO, FOTO DI PAMELA BRALIA

Colli torinesi, Canavese, Pinerolese e Val Susa: un Piemonte diverso, raccolto, affascinante e puntinato di vini eccellenti quali sono oggi punti di grande interesse turistico. Torino è addirittura città vitata, ovvero inclusa nei disciplinari di produzione. Il capoluogo e i suoi colli sono stati per secoli territorio di coltivazione della vite, prima per mano dei monaci dell’Abbazia di Vezzolano, poi con i Savoia: eredità dei Savo-

ia è ad esempio la Vigna della Regina, impiantata a Freisa e curata dall’azienda Balbiano con la collaborazione di enti pubblici e università, un luogo molto suggestivo che vale sicuramente la visita. L’area di Torino e dei colli torinesi è proprio il regno della Freisa (Freisa di Chieri Doc), da

apprezzare sia nella versione ferma che vivace; si trovano anche alcuni vitigni minori, come Cari e Malvasia. A nord est di Torino si incontra invece il Canavese, dominato da due indiscussi protagonisti. Nell’area più bassa troviamo l’Erbaluce di Caluso, un vitigno bianco di grande piacevolezza che può essere declinato in tre versioni: passito, spumante Metodo Classico e vino fermo. A raccontarcelo è Pier Luigi Orsolani, a capo dell’omonima cantina, Presidente del Consorzio dell’Erbaluce di Caluso


caratteristici quali l’Avanà, il Becquét e il Baratuciàt, grazie ai quali questa terra sta conoscendo una seconda giovinezza. Nella Val Susa, salendo con le altitudini, si produce inoltre il vino del ghiaccio, ad esempio nella zona di Chiomonte. E tutto questo tralasciando la gastronomia d’eccellenza, le produzioni locali di formaggi, frutta, grani e cereali e molto molto altro. Che dite? Vi abbiamo convinto? •

Pier Luigi Orsolani, Presidente del Consorzio dell’Erbaluce di Caluso

Forte di Exilles, la millenaria portici, musei e palazzi, contorAbbazia di Novalesa, l’imponati dalle Alpi. Le valli pineronente Sacra di San Michele, lesi sono lo scrigno di un ricco monumento simbolo della Repatrimonio ampelografico. Alle gione Piemonte, il centro abiuve tradizionali piemontesi, tato di Susa, con un fascino come la Barbera, si affiancano tutto alpino. Qua il panorama vitigni rari tra i quali il Doux enologico si compone di vitigni d’Henry, così chiamato in onore di Enrico IV di Francia. Il fiore all’occhiello dell’enologia locale spetta però al vino Ramìe, prodotto sui ripidi versanti di Pomaretto. Infisaggiare qualche piatto per renderL’hotel Erbaluce si trova in una pone, la Val di Susa sene subito conto: in tavola vengono sizione molto comoda, nei pressi è un’area da sempre serviti soprattutto piatti della tradel lago di Candia, nel verde delle crocevia di eserciti, dizione canavesana e piemontese, colline del Canavese. Si tratta di pellegrini e commersapientemente abbinati ai vini del una struttura ampia ed accogliente, cianti. Lungo la valle territorio. Dagli antipasti al dolce, con quaranta camere dotate di ogni si possono apprezzaogni portata rispetta le tradizioni e, comfort, come minibar, tv lcd, conre incantevoli centri dove possibile, si avvale delle pronessione wireless gratuita, servizio in storici, il grandioso duzioni a chilometro zero che l’area camera 24 ore su 24. La struttura in-

LA STRADA REALE DEI VINI TORINESI IN BREVE: • Vigna della Regina, la Vigna in città • 2 Enoteche Regionali • 9 Laghi • 11 Residenze Reali • Più di 150 castelli e forti • Più di 50 musei • Città del vino e centri storici (Caluso, Chieri, Pinerolo, Susa) www.stradarealevinitorinesi.it

Hotel E Ristorante Erbaluce

oltre dispone di ampi spazi da sfruttare in chiave business oppure per l’organizzazione di eventi, banchetti e ricevimenti, con tanto di dehors. La gestione è dei fratelli Baro: Valter si occupa dell’hotel mentre Diego pensa alla cucina. I fratelli Baro sono esperti della ristorazione e basta as-

offre: il risultato è eccellente. Inoltre l’ampia carta dei vini è un plus che gli appassionati non potranno che apprezzare.

Dove mangiare e dormire

e dell’Enoteca Regionale, durante una serie di assaggi che raccontano la sua interpretazione delle tre versioni di Erbaluce: vini eleganti e minerali, in cui colpisce come le peculiarità del vitigno riescano sempre ad emergere, nonostante le diverse lavorazioni. L’altro protagonista è il Nebbiolo. Non pensate ai vini delle Langhe o del Monferrato, piuttosto alla viticoltura di montagna: siamo a Carema, 50 km da Aosta, dove passeggiare nel Sentiero delle Vigne è qualcosa di emozionante, fra pergolati e pilun. Il Carema è un vino di grande eleganza, spessore, bella beva. Spostandoci ovest di Torino invece troviamo il Pinerolese, area che deve il suo nome alla cittadina di Pinerolo: qua è piacevole passeggiare fra

www.hotel-erbaluce.com www.ijtrame.it www.ristorante-erbaluce.it

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Piemonte

Castello di Azeglio: Erbaluce di Caluso Docg

Immaginate di salire su una macchina del tempo. Questo è Castello di Azeglio: dove la storia incontra una gestione giovane e ispirata, nel segno dell’Erbaluce di Caluso

A

separare Castello di Azeglio dalla contemporaneità c’è un cancello che si apre con fare sinuoso: varcata la soglia si ha la suggestiva sensazione di essersi imbarcati su una macchina del tempo. Il castello è immerso in un parco secolare con una ricchissima varietà di piante, dal castagno alla palma, frutteti e fiori: si staglia imponente e domina il paese d’Azeglio e l’intera vallata, ben saldo sulla collina che gli appartiene dal Medioevo. Proprietà della famiglia d’Harcourt da quattro secoli, dal 2008 ha trovato nuova linfa nella giovane gestione di Thea Montauti d’Harcourt: ventiquattro anni e una grande passione per l’enologia, Thea si divide fra Ginevra, dove vive con la famiglia, e Azeglio, centro nevralgico di questa rinascita 50

DI CLAUDIA CATALDO remuage e l’altro. La cantina di enologica. Che la produzione di produzione moderna è invece in vino qua abbia radici antiche lo una cascina ristrutturata, a pochi si capisce visitando le cantine passi dal corpo centrale, con una del castello, una delle parti più nuovissima stanza di rappresendatate e affascinanti della struttura, dove il vino si lascia a ritanza che è stata ricavata negli spazi un tempo adibiti a fienile, posare e le bottiglie di spumante dotata di soffitti a capriate e inattendono su le pupitres di essere pronte al consumo, fra un fissi dell’anteguerra. Le scelte

enologiche della proprietà sono cadute sull’Erbaluce di Caluso, vitigno dalle grandi potenzialità espressive e figlio di queste terre: i tre ettari vitati si trovano nel parco del castello, quasi fossero un giardino. Il reimpianto è avvenuto qualche anno fa, le piante sono ancora giovani ma i primi


risultati sono già una promessa di qualità, merito di un terreno ricco di scheletro e ciottoli, con un’esposizione a sud che regala le giuste dosi di calore e un microclima ottimo per la salubrità degli acini. Come è tradizione, anche qui l’Erbaluce viene declinata nelle tre versioni ferma, spuFOTO DI PAMELA BRALIA

mante e passito. L’Erbaluce di Caluso Docg 2014, versione vino bianco fermo e secco, è l’unico vino già in commercio: il colore è un giallo paglierino luminoso, al naso si presenta con sentori di frutta matura, quasi candita, al palato ha una bella freschezza e mineralità che gli conferiscono una beva elegante. Per il passito e lo spumante metodo classico si dovrà attendere ancora un po’, ma il carattere univoco di questo vitigno si preannuncia non essere stato intaccato dalle lavorazioni, ma anzi valorizzato in altre chiavi di lettura. Il futuro? Una maggiore produzione (si punta a triplicare gli ettari vitati), una distribuzione internazionale e lo sviluppo di sinergie artistiche, culturali e attività filantropiche che in luogo simile sono quasi d’obbligo.• CASTELLO DI AZEGLIO

Via XX Settembre, 14 10010 Azeglio (TO) www.castellodiazeglio.it info@castellodiazeglio.it FOTO DI PAMELA BRALIA

Castello di Azeglio: Erbaluce di Caluso Docg

Imagine a time machine. It’s Castello d’Azeglio: a place where history meets a young and inspired management, in the name of Erbaluce di Caluso There’s a gate that divides our current times from Castello di Azeglio: crossing it one feels to enter another era. The castle is plunged into an age-old park with luxuriant trees, oaks, palms, fruit trees and flowers. From its hill, it overlooks the whole valley and the village of Azeglio since the Middle age. It is a property of the Harcourt family from four centuries. In 2008 it has found new life thanks to Thea Montauti d’Harcourt’s young management. She is 24 and has a true passion for oenology. She divides her time between Geneva, where she lives with her family, and Azeglio, the center of this oenological renaissance. Here winemaking has a long story: one perceive it immediately visiting the cellar, one of the most interesting and charming areas of the

castle, where wine ages and bottles wait the right time to be consumed. The production cellar is in a restored farm, few steps from the main building, with a brand new representative room that has been created in the former barn. The owners have chosen to bet on Erbaluce di Caluso, an autochthonous grape variety with a great potential: the three-hectare vineyard surround the castle like a garden. The vines has been replanted few years ago, the plants are still young but the first results are promising. It’s due to a very fertile soil rich of skeleton and pebbles, facing south, with the ideal microclimate and a warmth that guarantees healthy grapes. According to the tradition Erbaluce is produced in three versions: plain, sparkling and passito. Erbaluce di Caluso Docg

2014, dry white wine is the only label already on the market: it has a bright straw yellow colour, a rich bouquet with ripe and candy fruit perfumes, a fresh mineral elegant taste. Passito and the classic method sparkling wine will be ready soon but certainly they will reveal

the unique character of this grape variety. Azeglio’s plans for the future are an increasing of the production (they aim to triplicate the vineyard), an international distribution, and the development of artistic, cultural and touristic synergies. •

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Puglia

Nero di Troia:

voglia di riscatto

DI STEFANIA ABBATTISTA

L

o scorso aprile, dal 21 al 26, è venuta alla ribalta un’altra faccia della Puglia vinicola, grazie alla “Settimana del Nero di Troia”, che ha visto protagoniste otto aziende della Doc Castel del Monte. Siamo a Nord di Bari, nella Mur-

gia che sta proprio all’ombra del maniero federiciano. Qui l’attore principale è il Nero di Troia. Nei prossimi anni se ne sentirà parlare spesso e questo è più che un auspicio per Francesco Liantonio, attuale Presidente del Consorzio Castel del Monte Doc

e guida dell’azienda Torrevento. Si è conclusa la Settimana del Nero di Troia, prima edizione: com’è andata? “Molto bene: si è data finalmente la giusta evidenza a un territorio bellissimo e a un sito Unesco (Castel del Monte ad Andria) che merita visibilità e vuole essere raccontato. Qui sorge anche l’unico parco rurale italiano. La Settimana è stata la prima attività creata mettendo al centro il vitigno Nero di Troia: oggetto di studi per molti anni, ora è pronto per essere valorizzato”. Che numeri ha questa Doc? “È nata negli anni ’70, nel ‘98 è arrivato il Consorzio e oggi il sistema conta quasi mille soci viticultori (non imbottigliatori), oltre 1800 ettari iscritti alla Doc, più di tre milioni di bottiglie. Non sono numeri da poco ed è arrivato il momento di comunicarli al mondo. Il sistema è pronto e consapevole”. Un cambio di mentalità dunque. Si vedono già

ricadute positive sul territorio? “Assolutamente si. Il nostro Sud ha tante storie da raccontare e il Nero sta diventando ambasciatore e portavoce. Qui l’economia sta per assistere a una svolta. In molti casi c’è già stato un reimpianto dei vigneti, si è ridotta l’età media dei vignaioli (attorno ai 40 anni), c’è un cambio generazionale, fondamentale se si punta a valorizzare il legame indissolubile tra territorio e prodotto. Le storie di successo ci sono anche al Sud, è l’ora di farlo sapere. Dopo la tappa dello scorso aprile, la prossima è Expo: non ci siamo fisicamente ma metteremo in piedi attività, convegni e incontri, a Milano e fuori. Abbiamo anche obiettivi internazionali”. Cosa manca ancora al sistema Nero di Troia per renderlo pienamente ambasciatore del territorio? “Siamo nati da poco sotto alcuni punti di vista (non certo vitivinicoli): ci manca ancora la saggezza e la maturità di una sana comunicazione. Dobbiamo imparare la compattezza, ma tutto questo sta arrivando, attorno a me sento grande entusiasmo, dinamismo e desiderio. C’è voglia di riscatto e di innescare un meccanismo di sviluppo”. Una nota di colore per far venire voglia di berlo a chi non lo conosce ancora: 3 aggettivi per il Nero di Troia: “Non ho dubbi: è un vino che fa innamorare, è un vino affascinante, è un vino per tutti, giovani e meno giovani, intenditori e neofiti”. •

Chiacchierata con Francesco Liantonio, tra il “Castello” e il Parco dell’Alta Murgia

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Puglia

Pirro Varone: non pensate sia “solo” una Riserva

A poca distanza di tempo dalla presentazione del suo Primitivo Riserva l’azienda salentina Pirro Varone torna a far parlare di sé.

S

aranno i sentori di confettura di mirtillo e tamarindo che accompagnano le sue note balsamiche, saranno le equilibrate note tanniche che ne sottolineano gli aromi senza coprirli, sarà perchè questa bottiglia racchiude in sé tutta la potenza dei grandi vini di Puglia, fatto sta che il Pirro Varone Riserva 2010 è un Primitivo di Manduria che non si lascia dimenticare con facilità. “Il classico esempio di una riserva che supera il titolare” si sottolinea sorridendo in azienda, dove tutti son ben consci dell’importanza dei premi che questo vino ha saputo aggiudicarsi: Diploma con Medaglia d’Oro al Concorso Enolions 2015, Medaglia d’Oro al Gilbert e Gaillard con un punteggio di 94/100 e medaglia d’oro al concorso mondiale di Bruxelles. Ulteriori riconoscimenti per un’azienda giovane e dinamica, nata dalla volontà di promuovere e rivalutare i prodotti enologici della terra salentina, attraverso una costante ricerca della qualità ed un’ attenzione per l’ambiente grazie all’impiego di metodi biologici di produzione. Ricerca evidentemente premiata, sia dai risultati ottenuti sul mercato, che dai numerosi riconoscimenti che l’azienda da sempre può vantare. •

Pirro Varone: not only a Riserva Few time after the presentation of its Primitivo Riserva the winery from Salento Pirro Varone surprises again Maybe it’s due to its perfumes of blueberry and tamarind marmalade that merge with a balsamic inkling, or to its tannic inklings that exalt the aromas without covering them, or maybe it’s because this wine encloses all the power of the great wines from Apuliae: anyway, Pirro Varone Riserva 2010 is an unforgettable Primitivo di Manduria. “It’s the typical example of a Riserva that overtakes the titular version” is

said in the winery smiling. Here everyone is conscious of the importance of the awards this wine has won: Diploma with Gold Medal at Enolions 2015 Gold Medal at Gilbert and Gaillard with a score of 94/100 and Gold Medal at World Contest of Bruxelles. These further acknowledgments are an important confirmation for this young winery created with the aim to promote and exploit the oenological pearls of Salento through a

constant pursuit of quality and a special care for the environment, thanks to organic production methods. The results on the market, together with the many acknowledgments are another proof of the good work of this winery. • PIRRO VARONE SOCIETÀ AGRICOLA SRL Via Senatore Lacaita 90 74024 Manduria (TA) Tel. +39 3397429098 Fax +39 0992209939 info@pirrovarone.com www.pirrovarone.it

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Puglia

Ripa Alta:

un progetto che vola alto La scelta coraggiosa di mantenere il tradizionale tendone e di lavorare di labor limae, eliminando il superfluo

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osa spinge una giovane a lasciare Monza e Brianza per tornare in Puglia, convertire il vigneto di famiglia da un approccio quantitativo ad uno qualitativo e mettersi a fare vino? Chiedetelo ai vini di Alessandra Leone. È lì che troverete la risposta, nella scelta di sostanze naturali come il letame maturo per la concimazione e nella predilezione per zolfo e rame, nella vendemmia manuale, nell’uso sperimentale di lieviti autoctoni per connotare in maniera territoriale i vini e nell’eliminazione di quanti più prodotti coadiuvanti possibile nella lavorazione. All’orizzonte nel frattempo si delinea anche la certificazione vegana e i riscontri positivi che non hanno tardato ad arrivare, come quello di Luca Maroni che a giugno premierà il Moscato di Trani Ripa Alta come

TENUTA RIPA ALTA Strada Comunale Scarafone km 3,4 - 71042 Cerignola FG - Tel. +39 347 3818133 ale37it@gmail.com - www.tenutaripaalta.it

terzo miglior vino dolce 2015 della Puglia. Oltre al Moscato, Ripa Alta produce il Negroamaro e la Riserva “Esteta”, il Nero di Troia e la Riserva “Sofista”. Le uve per Sofista vengono vendemmiate a inizio ottobre allorché sono leggermente appassite per aumentare il grado alcolico.

Ripa Alta: a project that flies high The corageous choice to maintain the traditional tent and to remove the excess with a labor limae What move a young woman to leave Monza and Brianza to go back to Apuliae to convert the family vineyard into a business? Ask it to Alessandra Leone’s wines and you’ll find the answer in her natural choices: manure for the soil, sulfur and copper for the vines, manual harvests

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and autochthonous yeasts to give a territorial character to the wine, and a production that avoid adjuvant as much as possible. In her future there is also a vegan certification. For all these reasons, she has received many positive feedbacks: in June Luca Maroni will award Moscato di Tra-

Dalla raccolta all’immissione nel fermentino passano circa 20 minuti data la vicinanza della vigna alla cantina e la temperatura controllata garantisce una fermentazione lenta, coadiuvata da rimontaggi e delestage che favoriscono l’estrazione di antociani, tannini e sostanze aromatiche.

L’affinamento, in botti di rovere di Slavonia per 16 mesi, arricchisce ulteriormente la dialettica aromatica di questo vino, che al naso presenta muschio, cuoio e liquirizia e in bocca sfoggia tannini equilibrati e armonici che chiudono con una buona persistenza. (i.g.) •

ni Ripa Alta as third best sweet wine 2015 from Apuliae. Beside Moscato, Ripa Alta produces Negroamaro and its Riserva “Esteta”, Nero di Troia and its Riserva “Sofista”. The grapes that make Sofista are harvested at the beginning of October, when lightly withered, to get a higher alcohol content. It takes only 20 minutes from harvest to fermentation because the cellar rises very

close to the vineyard. Fermentation at controlled temperature guarantees a slow processing and frequent pump over and delestage help the extraction of anthocyanins, tannins and aromas. Refining in Slavonia oak barrels for 16 months enriches the aromas of this wine: a perfume of moss, leather and licorice and a well balanced taste with harmonic tannins and a persistent ending. •


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Toscana

Tutti insieme

è meglio

Le Docg toscane non si voltano le spalle e fanno fronte comune per vincere la sfida di Expo 2015. Un segnale forte che ammicca anche al futuro DI ALBERTO BRILLI FOTO DI PAMELA BRALIA

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Consorzi delle grandi Docg toscane – Brunello, Chianti, Chianti Classico, Morellino, Vino Nobile e Vernaccia – uniti all’Expo di fronte agli oltre 20 milioni di visitatori attesi a Milano fino al prossimo 31 ottobre. Tutti insieme, dunque, nella futuristica struttura del Padiglione “Vino – A Taste of Italy”. Una decisione non scontata, intelligente e

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lungimirante: considerando il singolo Consorzio, la scelta di presentarsi insieme agli altri comporta, da un lato, una piccola perdita in termini di visibilità ma, dall’altro, a guadagnarci, è l’intera Regione Toscana, e quindi, di riflesso, ogni singolo Consorzio. “La scelta di presentarsi insieme – affermano compatti i presidenti dei Consorzi di tutela delle denominazioni coinvolte – sottolinea


la volontà delle grandi Docg di fare sistema, una scelta resa ancor più necessaria per avere una maggiore “massa critica” nella competizione globale”. Avere più massa, più forza, nel mercato globale e trasmettere l’immagine di una Toscana in grado di cooperare nei settori di punta della sua economia: il sistema Consorzi ad Expo Milano 2015 si presenta così col notevole valore aggiunto della consapevolezza dell’identità toscana. La collaborazione avviata dalle sei Docg toscane in occasione dell’Expo andrà comunque oltre l’evento milanese. “La volontà – aggiunge il Presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi – è quella di formalizzare la tavola rotonda delle Docg in vista di operazioni comuni future, anche oltre l’Expo”. Sarà inoltre allestito nei Chiostri dell’Umanitaria di Milano un fuori fiera, “Toscana Fuori Expo 2015” nel quale la Regione si presenterà ancora una volta unita e compatta.

L’EXPO NEL CHIANTI Si chiama “Gallo Nero Expo” il progetto del Consorzio Chianti Classico approvato dal MiPAAF che porterà l’ispirazione di Expo 2015 nel comune di Radda in Chianti. Gli eventi interpreteranno in particolare le cinque aree tematiche di Expo 2015 in chiave “chiantigiana”: avremo corsi didattici sul cibo, rassegne gastronomiche del passato e un bioparco espositivo. E tanto altro ancora.

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Toscana

Roggiano: buono, famoso...e sostenibile! FOTO DI PAMELA BRALIA

La Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano punta sulla sostenibilità , attraverso due importanti certificazioni ed anticipandoci le prossime mosse per ridurre al minimo l’impatto ambientale

C

he la Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano stesse lavorando da tempo per ridurre al minimo l’impatto ambientale della propria produzione è cosa nota. Quanto siano importanti i risultati del suo lavoro sotto questo punto di vista, invece, è notizia di pochi giorni fa. Sì, perchè la Cantina ha raggiunto due importanti traguardi in questo senso che ruotano, in particolar modo, attorno ad uno dei prodotti di punta dell’azienda, il Roggiano, 95% Sangiovese e 5% Alicante, vino da sempre destinato al canale Ho.re.ca.. La valutazione dell’impronta di carbonio, Carbon Footprint, individuata su una bottiglia di vino, ha registrato un valore di 1,43 Kg CO2 eq. ed è stata effettuata in conformità ai requisiti dello standard internazionale ISO/TS 14067, norma

con cui si invita a tener conto dell’intero ciclo della produzione, dalla cantina, allo smaltimento della bottiglia. Il valore di Carbon Footprint relativo al Morellino di Scansano dedicato alla GDO è inoltre il più basso tra quelli certificati in Italia ed ha permesso anche a questo vino di ottenere un ulteriore riconoscimento, la prestigiosa certificazione V.I.V.A. rilasciata dal Ministero dell’Ambiente. La Cantina ha pianificato per il prossimo futuro ulteriori misure per ridurre le dannose emissioni di CO2eq, prevedendo un’ulteriore diminuzione del 2% di Carbon Footprint attraverso la riduzione dell’uso di antiparassitari e l’utilizzo di energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico. (e.b.)•

CANTINA VIGNAIOLI DEL MORELLINO DI SCANSANO SOC. COOP. AGRICOLA Loc. Saragiolo - 58054 Scansano (GR) - Tel. 0564 507288 - www.cantinadelmorellino.it - info@cantinadelmorellino.it

Roggiano: good, famous and sustainable! Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano bets on sustainability with two important certifications and disclosing to us its next steps to reduce the environmental impact Everybody knows that Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano has been working to reduce the environmental impact for a long time. But only few days ago it has been reveald how important this work has been. In fact, Cantina has reached

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two important goals that concern one of its buttonhole labels, Roggiano, 95% Sangiovese and 5% Alicante,a wine always addressed to the Ho.re.ca. channel. The Carbon Footprint value of a bottle of wine has been recorded as 1,43 Kg CO2

eq. in accordance with the international standards ISO/TS 14067, that consider the whole production cycle, from the cellar to the bottles disposal. The Carbon Footprint value of Morellino di Scansano addressed to the large scale retail trade

is the lowest certified in Italy and has let this wine to gain another acknowledgment, the prestigious V.I.V.A. Certification of the Ministry of the Environment. Cantina has planned further measures to reduce the CO2eq, emission, providing a further reduction of the Carbon Footprint through a photovoltaic system for electricity and a minimum use of chemicals. •


La Gran Selezione

Toscana

6.38

di Fattoria di Valiano

Fattoria di Valiano, nel cuore del Chianti Classico e parte di Tenute Piccini, lancia la Gran Selezione, vertice della piramide qualitativa

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a storia delle Tenute Piccini inizia nel lontano 1882 con Angiolo Piccini: dopo quattro generazioni le proprietà sono salite a cinque, con un mercato internazionale che tocca oltre 70 Paesi. Oltre alla sede storica, a Castellina in Chianti, fanno parte del gruppo Piccini anche Fattoria di Valiano a Castelnuovo Berardenga, Tenuta Moraia in Maremma, Villa al Cortile a Montalcino e l’ultima acquisizione in Basilicata, Regio Cantina. Fra le novità c’è il nuovo vino di Fattoria di Valiano, immesso di recente sul mercato: il Chianti Classico Docg Gran

Selezione, chiamato 6.38. Prodotto di punta della cantina toscana – vero gioiello nel cuore del Chianti Classico – il 6.38 prende il nome del vigneto di quasi 20 anni da cui nasce, con un microclima e un suolo forieri di eccellenza: elegante al naso, con note di frutti rossi maturi e nuances speziate, in bocca presenta le stesse caratteristiche, con un gusto pieno, morbido e un equilibrio perfetto fra acidità e tannini. Insomma, una nuova – promettente – leva: un vino che aspira a diventare la punta di diamante della linea Valiano e della famiglia Piccini. (c.c.)•

PICCINI SRL Loc. Piazzole 53011 Castellina in Chianti (Si) Italia Tel. +39 057754011 - Fax +39 0577743013 - info@tenutepiccini.it - www.tenutepiccini.it

It’s Gran Selezione 6.38 Fattoria di Valiano, in the heart of Chianti Classico and part of Tenute Piccini, lauches Gran Selezione, a top range wine The story of Tenute Piccini starts in 1882 with Angiolo Piccini: four generations later, the estates have become five and their international market touches more than 70 countries. In addition to the historical seat of Castellina in Chianti, the Piccini group includes Fattoria di Valiano in Castelnuovo Berardenga, Tenuta Moraia in Maremma, Villa al Cortile in Montalcino and the last acquisition in Basilicata, Regio Cantina. Among the new labels there is the wine produced

in Fattoria di Valiano, recently launched: Chianti Classico Docg Gran Selezione 6.38. It’s the buttonhole label of the group, a true jewel of Chianti Classico. It takes its name from a 20-years-old vineyard that enjoys an excellent microclimate and soil. It has an elegant bouquet with ripe red fruits and spiced nuances, a full bodied taste and a perfect balance between tannins and acidity. In short a new promising wine that will soon become a pearl of the Piccini family.•

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Toscana

I Balzini Gold Label 2012.

Pomerol? No! Toscana

Un piccolo vigneto che è stato attentamente cesellato per dieci anni. Stile bordolese in cantina, potenza e territorialità

Abbiamo voluto dimostrare che si può fare un vino con una varietà alloctona che fosse l’espressione più profonda del territorio”. Sono le parole con cui Antonella D’Isanto, tempra siciliana e vigneto toscano, presenta la sua ultima “creatura”: I Balzini Gold Label. Siamo a Barberino Val d’Elsa nelle terre un tempo coperte dal mare, che ha lasciato dietro di sé un suolo sabbioso-argilloso ricco di sedimenti marini in grado di fare la differenza nel vino. A patto però di saperlo sfruttare. Così Antonella e l’agronomo Roberto Lamorgese hanno scavato a fondo, tagliando le radici secondarie delle viti di Merlot e stimolando il fittone principale a insinuarsi sempre più in basso. Un lavoro

durato dieci anni, cui si aggiunge una resa per pianta di circa 750 grammi che consente di raggiungere elevatissime concentrazioni polifenoliche. I grappoli, raccolti a mano, vengono adagiati in piccole cassette e sottoposti poi ad un’ulteriore cernita. La fermentazione dura una settimana in vasche di acciaio inox ed è svolta a temperatura controllata mentre la malolattica e la successiva maturazione di dodici mesi avvengono in barrique francesi. A racchiuderne il risultato sono solo 360 bottiglie e 240 magnum decorate da una preziosa serigrafia in oro zecchino che richiama, nelle linee ondulate, il profilo soleggiato delle balze toscane e la morbidezza di questo vino. I Balzini Gold Label presenta tonalità rubino intenso e al naso una canestra ricolma di mora e ribes nero, frutta polposa, foglie di eucalipto e rabarbaro. In bocca ritrovate il frutto scuro, qualche nota salmastra, una corposità signorile, con tannini finemente intarsiati e di lunga permanenza. Su queste caratteristiche l’enologo campione del mondo Luca Gardini ha ricamato una bellissima riflessione: “Se si guarda a quello che dice il bicchiere sembra di stare in Pomerol”.(i.g.)

I Balzini Gold Label 2012. Pomerol? No! Tuscany A little vineyard has been grown carefully for ten years. Bordeaux style in the cellar, power and territorial character “We have demonstrated that it is possible to make a territorial wine with a foreign grape variety”. With these words Antonella D’Isanto, Sicilian character and Tuscan vineyard, presents his new creature: I Balzini Gold Label. We are in Barberino Val d’Elsa, a land that once was covered by the sea and now is characterized by a sandy-clayey soil rich of sea sediments that enrich the wine, but only when one knows how to exploit it. Antonella and the agronomist Roberto Lamorgese have dug deep and cut the secondary roots of the vines of Merlot to help the principal one to grow deeper. This work has taken ten years and every vine has a yield of about 750 grams to get high polyphenol contents. The grapes are harvested manually, then stored in small boxes and further selected. Then, the grapes ferment in stainless steel vats at controlled temperature, while malolactic fermentation and ageing are carried out in French barrique. The result is enclosed in 360 bottles and 240 magnum decorated with a precious gold silk-screen printing that recall the Tuscan hills. I Balzini Gold Label has a ruby red colour and a rich perfume of blackberry and blackcurrant, pulpy fruits, eucalyptus leaves and rhubarb. Its taste recalls the black fruits, salty inklings and has an important structure and fine persistent tannins. The oenologist Luca Gardini has sayd about this wine: “If I shold judge it only by a taste, I would say we are in Pomerol”.

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I BALZINI Località Pastine 19 - 50021 Barberino Val d’Elsa Tel. +39 055 8075503 - Fax +39 055 7607998 info@ibalzini.it - www.ibalzini.it


il carattere della Maremma

Toscana

Le Sode di Sant’Angelo, Un progetto orientato alla qualità e alla territorialità: vini d’autore (Dautore) e progetti ambiziosi

TESTO DI CLAUDIA CATALDO FOTO DI LINDA FROSINI

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ei ettari di vigneto, nuovi locali di affinamento con stanza di degustazione, una cantina di vinificazione ancora in costruzione: questa la fotografia dell’azienda Le Sode di Sant’Angelo, a Montebamboli, pochi chilometri di distanza da Massa Marittima (provincia di Grosseto). Un progetto che sta prendendo forma, in un’area toscana fra le più genuine e vocate alla viticoltura, strutturandosi attorno a qualche punto fermo, come l’obiettivo della qualità, la volontà di puntare sul marketing, la propensione enoturistica. Il Sassi Dautore Maremma Toscana Doc 2014: colore rubino, naso di marasca e qualche pannellata di vaniglia, bella beva. Ruby red colour, morel cherry perfume and light vanilla aroma, easy to drink. Le Gessaie Maremma Toscana Doc Vermentino 2014: finezza al naso, bouquet floreale, mineralità e freschezza di grande eleganza. Fine flowery bouquet, mineral inklings and elegant freshness.

terreno che accoglie le viti è quello delle colline metallifere, ricche di cristalli di gesso e altri componenti di origine minerale che danno una bella impronta salina ai vini. “Produciamo due vini, entrambi Maremma Toscana Doc – spiega Luca Purgatorio, proprietario dell’azienda – un rosso Sangiovese per l’80%, il Sassi Dautore, e un Vermentino in purezza, Le Gessaie”. A questi si aggiunge il Dautore: una selezione delle migliori uve di ogni vendemmia, destinato a diventare la punta di diamante de Le Sode di Sant’Angelo.•

Le Sode di Sant’Angelo, the character of Maremma A project based on quality and territory: author wines and ambitious plans A six-hectare vineyard, new refining rooms and a tasting area, a cellar under construction: it’s Le Sode di Sant’Angelo, a wineery from Montebamboli, few kilometres far from Massa Marittima (province of Grosseto). This winery is a growing reality in one

of the most suited Tuscan areas for winemaking. Its strenght points are the pursuit of quality, a peculiar care for marketing and a touristic vocation. The vines grow in a soil rich of gypsum and minerals that give to the wine sapid inklings. “We produce two Maremma

Toscana Doc labels – says Luca Purgatorio, the owner – a Sangiovese 80%, Sassi Dautore, and a Vermentino in purity, Le Gessaie”. Beside these wines there is Dautore: a selection of teh best grapes of every harvest: the buttonhole of Le Sode di Sant’Angelo.•

SOC. AGR. LE SODE DI SANT’ANGELO Loc. Montebamboli - 58024 Massa Marittima (GR) info@sodesantangelo.com - www.sodesantangelo.com

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Toscana

Roccapesta

e il “Supermorellino” DI STEFANIA ABBATTISTA FOTO DI PAMELA BRALIA

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cansano, Maremma. Un pomeriggio di maggio assolato è l’ideale per godere dei profumi della campagna, a una manciata di chilometri da Saturnia e le sue terme. Quella di Roccapesta e di Alberto Tanzini è la storia di un maremmano d’adozione: dalla Lombardia alla Toscana in viaggio verso il Sangiovese, attratto dai colori nitidi, dal carattere forte senza compromessi di queste terre. Quando arriva

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A Scansano, da Alberto Tanzini si incontrano tradizione maremmana e senso della modernità a Roccapesta, incastonata tra la montagna da un lato (l’Amiata) e il mare dall’altro, la sua storia personale incrocia le vigne più vecchie (vigneto Calestaia, impiantato nel 1974 e ancora produttivo con qualità al top) e lui decide di fermarsi, metten-

do radici. Il grosso masso all’ingresso della Tenuta avverte che siamo arrivati: oggi l’enologia di Scansano trova qui un punto fermo, una delle punte di eccellenza. Alberto ha il garbo, l’apertura e la curiosità di chi non ha una tradizione enologi-

ca alle spalle, entra in questo mondo in punta di piedi, ascoltando tutti, pescando il meglio da ogni cosa, facendo sintesi libera, che si traduce poi in un vino “come piace a lui”. Due passi tra i filari: nei 18 ettari di vigne, dai 3 ai 40 anni, ci sono 8 cloni di Sangiovese all’attivo, più 20 cloni sperimentali. Qui enologia vuol dire mentalità moderna, vendemmia manuale con cernita delle uve sul doppio nastro, diradamento


per ceppo, ricerca paziente e studio sul campo. Tutto per trovare le combinazioni migliori. L’inerbimento spontaneo è cosa voluta, ad indicare una gestione del suolo biodinamica e consapevole. “La natura viene prima, le erbe proteggono il terreno argilloso, danno alle radici quello che serve e fanno in modo che il sole acceso sia solo un alleato”, fa presente Alberto.

Lui che nel 2003, quando ha iniziato a fare sul serio, di vino sapeva poco e ha scelto di appoggiarsi a un “big” come Andrea Paoletti, agronomo-enologo tra i migliori in circolazione (scuola Tachis). A Roccapesta il Sangiovese è il re incontrastato e passa più tempo del consueto nel legno. La scelta è di lasciarlo due anni in botte grande per avere

un Morellino diverso, originale, un cavallo di razza raffinato e maturo, che coniughi eleganza e morbidezza e che tenga testa agli altri grandi rossi toscani. Così succede che il Calestaia diventi “Morellino dell’anno” secondo la Guida de l’Espresso, e vanti i 3 bicchieri Gambero Rosso. Per esempio. Ma c’è un premio, racconta Alberto sorridendo,

che gli fa più piacere di tutti gli altri e lo rende orgoglioso: quello per il Supermorellino, che l’Associazione Amatoriale di Amici del Morellino di Scansano gli ha dato nel 2011. Il tributo della gente del paese: memoria storica e autenticità maremmana. Lontano dalle Guide patinate, e forse è proprio questo a dire che la strada è giusta. •

Roccapesta and its “Supermorellino” In Scansano, at Alberto Tanzini’s the tradition of Maremma and modernity meet Scansano, Maremma. A sunny afternoon of May is the ideal moment to enjoy the perfumes of the countryside few kilometers far from Saturnia and its thermal baths. The story of Roccapesta and Alberto Tanzini is the story of an adoptive Maremman: from Lombardy to Tuscany and Sangiovese, enchanted by the clean colours and the strong character of this land. When he arrived to Roccapesta – a village nestled between the mount Amiata and the sea – he discovered the ancient vineyards of Calestaia (planted in 1974 and still productive) and decided to settle down. The big stone at the entrance of the estate welcomes us: nowadays the oenology of Scansano finds here its firm point. Alberto has the gentleness, openness and curiosity of those who haven’t an oenological tradition at their back: he enters tiptoe this world, asking advices and taking the best of everything to make his wine “his way”.

We walk among the vines: in a 18-hectare vineyard grow 8 clones of Sangiovese and 20 experimental ones; the age of the vines spreads from 3 to 40. Here oenology means a modern approach, manual harvest with careful selection of the grapes, destemming, patient research and fieldwork. Everything is oriented to find the best combinations. Spontaneous grassing is a choice that proofs the biodynamic management of the soil. “Nature comes first. Grass protects the clayey soil and give to the roots what they need to convert the sun into an alley” says Alberto. In 2003, when he started to get serious he decided to lean on Andrea Paoletti, one of the best agronomist and oenologist (Tachis’ school). In Roccapesta Sangiovese is the principal grape variety and it ages in wood longer as usual. Two years in big barrels give a different Morellino, a re-

fined and mature wine that combines elegance and softness and can compete with the other great Tuscan wines. In fact, Calestaia has been appointed as “Morellino of the year” by l’Espresso guidebook and with three glasses by Gambero Rosso. But there is a prize that makes Alberto smile proudly: it’s “Supermorellino” received by Associazione Amatoriale di Amici del Morellino di Scansano in 2011. The tribute by the people of the village means that his wine encloses historical memory and the authentic spirit of Maremma. Far from the famous guidebooks it’s the proof that he is on the right way. •

AZ. AGR. ROCCAPESTA Loc. Macereto, 9 - 58054 Scansano (GR) Tel. 0564 599252 - Fax 0564 1900030 info@roccapesta.it - www.roccapesta.com

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Toscana

Cantina di Pitigliano,

espressione di un territorio colmo di storia

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iungendo da Grosseto e percorrendo la Statale 74, in prossimità del Santuario Madonna delle Grazie, il colpo d’occhio lascia stupefatti: Pitigliano, poggiato su di un piedistallo di giallo tufo all’improvviso, è lì davanti a voi. Ricorda tanto i paesaggi del lontano Medio Oriente, una bellezza e una storicità che ha come interpreti, nel settore vitivinicolo, la Cantina Cooperativa di Pitigliano: significativa realtà produttiva

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DI ENEA SILVIO TAFURO FOTO DI LINDA FROSINI

Cooperazione, rispetto reciproco e amore per la terra: sono i tratti distintivi di un marchio che vive da oltre 50 anni del territorio. Quattrocento soci conferitori, 70mila quintali di uve lavorate per una produzione di circa 3 milioni di bottiglie. La Cantina di Pitigliano produce e commercializza una vasta gamma di vini indirizzati equamente, sia alla

grande distribuzione, che alla ristorazione, con una percentuale in crescita di bottiglie destinate all’export. Una cooperativa in cui sembra essere rimasto tutto immutato: lo spirito che anima quotidianamente il lavoro, i luoghi dove cre-

scono i vigneti, ma soprattutto la qualità e la cura con cui si producono i vini. Bottiglie che hanno l’onere e l’onore di far conoscere l’infinito patrimonio storico e culturale della loro terra d’origine, da un dialetto ormai quasi scomparso, il Vernacolo Pitiglianese, ad un affascinante territorio fatto di grotte, colombari, cunicoli e cantine sotterranee scavate nel tufo. E’ in questo angolo di Maremma Toscana, da terreni di origine vulcanica, in un cielo soleggiato e animato dal


suono di corvi, che vengono prodotti i vini di Pitigliano, dotati di una vivace mineralità ed un intenso profumo: la Doc Bianco di Pitigliano, una delle prime denominazioni d’Italia, e la Doc Rosso di Sovana, capace di raggiungere ottimi risultati organolettici. Sono due le bottiglie di punta prodotte dalla cooperativa: “Ildebrando” Superiore Doc Bianco di Pitigliano e “Vignamurata” Sovana Superiore Doc Rosso Sovana, entrambi hanno riscosso importanti traguar-

di grazie al rispetto di una rigorosa etica di produzione, nonché al continuo perseguimento di un’agricoltura sostenibile. La perfetta simbiosi con il territorio si ottiene, però, attraverso due produzioni collaterali: il Kasher, sorvegliato minuziosamente dal rabbino secondo l’antica tradizione ebraica del paese, e l’Olio Igp Toscano Biologico ed Extravergine, prodotto con la macinazione di olive provenienti esclusivamente dalle zone locali.•

CANTINA DI PITIGLIANO SAC Via N. Ciacci, 974 58017, Pitigliano (GR) Tel. 0564 616133 Fax 0564 616142 info@cantinadipitigliano.it www.cantinadipitigliano.it

Cantina di Pitigliano, the expression of a territory rich of history Cooperation, reciprocal respect and love for the land are the distinguishing mark of a 50 years old brand As we reach the sanctuary of Madonna delle Grazie from Grosseto driving on SS 74, the landscape is surprising: suddenly Pitigliano appears on its tuffaceous stand. It reminds some Middle East landscapes, a beauty and story that Cantina Cooperativa di Pitigliano interprets and protects. The cooperative is an important oenological reality of its territory: 400 partners 70,000 quintals of grapes and 3 million bottles produced every year. Cantina di Pitigliano produces and markets a wide range of wines for large-scale retail trade, restaurants and export. Here everything seems unchanged: the

spirit that lead the work, the places where vineyards grow, but most of all the quality of wines and the care in the production. These wines have the pride and responsibility to represent the historical and cultural patrimony of their land, its vernacular dialect and a charming land made of caves, tunnels and underground cellars dug in tuff. In this corner of Tuscan Maremma, on volcanic soils, under a sunny sky crossed by crows, Pitigliano produces wines with mineral inklings and intense perfumes: Doc Bianco di Pitigliano, one of the first denominations in Italy and Doc Rosso di Sovana,

with its excellent organoleptic qualities. The buttonholes of the cooperative are two: “Ildebrando” Superiore Doc Bianco di Pitigliano and “Vignamurata” Sovana Superiore Doc Rosso Sovana. Both this labels have gained important acknowledgments thanks to a rigorous productive ethic and a continuous research on sustainable agriculture. The perfect harmony with the land is expressed by two productions: the Kasher wines, supervised by the rabbi according to the ancient Jewish tradition, and the extra-virgin organic Tuscan olive oil, produced with local olives only. •

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La Regione Umbria fa il suo ingresso ad Expo 2015 DI CHIARA MARTINELLI

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’Umbria e le sue eccellenze protagoniste all’Expo di Milano. Con Ciro Becchetti, Coordinatore dell’Ufficio Agricoltura, Cultura e Turismo della Regione Umbria, abbiamo approfondito l’approccio della Regione all’evento mondiale di Milano fino al 31 ottobre. Con quali modalità l’Umbria vuol mettere in evidenza i suoi prodotti ad Expo? “Da Expo ci aspettiamo il duplice risultato di favorire e incrementare l’internalizzazione della Regione Umbria. Abbiamo scelto tre luoghi per esprimerci: all’interno del sito di Expo, con una presenza istituzionale all’interno del Padiglione Italia e un fuori salone a Milano città, nella Cascina Trivulza, chiamata anche Padiglione della Società Civile. Infine organizzeremo una serie di attività ed eventi sul territorio regionale. Dal 19 luglio al 20 agosto, all’interno del Padiglione della Società Civile, l’Umbria sarà di turno con un ruolo di divulgazione scientifica in materia di orticoltura - c’è un orto all’interno del padiglione - in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia, il Parco Tecnologico e Agroalimentare dell’Umbria e l’Istituto Agrario dell’Umbria. Con l’aiuto di una app, gli studenti universitari e degli istituti superiori, accompagneranno per tutti i week end di Expo i visitatori, guidandoli tra le eccellenze umbre, tra cui i sessan-

ta scatti fotografici di Steve McCurry in mostra all’Expo Gate, che hanno come soggetto protagonista le bellezze della Regione”. Su quali eccellenze punterete rispetto al comparto agricolo in generale e al settore vitivinicolo in particolare? “All’interno del Padiglione Vino abbiamo 29 produttori umbri, supportati da un programma regionale di sei mesi con ben 32 etichette in mostra. Vogliamo fare un’intensa attività di promozione per tutti i nostri territori di produzione vitivinicola, anche perché il 2014 è stato un anno foriero di riconoscimenti, primo fra tutti quello di Wine Entusiast che ha classificato l’Umbria nella top ten delle destinazioni italiane per il vino. Un contributo di gran pregio arriva dalla Fondazione Lungarotti: dal 1 maggio al 31 ottobre, infatti, 27 opere del Museo del Vino (Muvit) di Torgiano in provincia di Perugia, saranno le protagoniste dell’area Educational di “Vino - A taste of Italy”. Sei le sezioni dell’itinerario esplorativo progettato dalla Fondazione Lungarotti per accogliere i visitatori e per evidenziare il rapporto del vino con la storia, la mitologia, la salute, l’amore, l’alimen-

tazione e la convivialità. Non meno degna di nota, sarà l’organizzazione di degustazioni a base di cioccolato e vino, grazie alla partecipazione del distretto del cioccolato Umbro, all’interno del cluster del cacao e cioccolato assieme al Piemonte e alla Sicilia”. Quali le attività del fuori Expo e sul territorio umbro? “Nel fuori Expo, in collaborazione con l’associazione italiana del design ci sarà una mostra permanente con una cucina attrezzata per lo show cooking, in cui presenteremo tutte le eccellenze e produzioni regionali. Tornando a casa nostra, sul territorio, da fine maggio con Cantine Aperte assieme al Museo della Vite e del Vino di Torgiano della Fondazione Lungarotti, saremo continuamente attivi nell’accompagnare il visitatore alla scoperta delle eccellenze locali”.•

Dalle degustazioni di vino e cioccolato, alle testimonianze storiche del Museo Lungarotti, passando per gli scatti di McCurry 66


Umbria

Diamogli un Giro… di Vento! Vento come simbolo di cambiamento ma anche di ciclicità, di innovazione in cantina e tradizione in vigna

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iamo immersi nella campagna di Narni: morbide colline verdi, aria pulita e terreno verace su cui crescono dieci ettari di vigneto e due di uliveto. Qui, sin da inizio Novecento, la famiglia Mazzocchi si è costantemente impegnata per migliorare la qualità dei propri prodotti ed in particolare delle uve, trasformandosi definitivamente in azienda vinicola nel 2010. Il credo enologico punta ai vitigni autoctoni e tradizionali, in particolar modo il Ciliegiolo – che sta finalmente conquistando gli onori

che merita e il cui portabandiera aziendale è lo Spiffero – oltre a Sangiovese, Grechetto, Malvasia e al più insolito Vermentino, affiancati da vitigni internazionali e più recenti quali Merlot e Cabernet Sauvignon. A rappresentare il Ciliegiolo, fra i cinque vini aziendali, è lo Spiffero, le cui uve vengono prodotte in due vigneti di 41 e 17 anni allevati in parte a cordone speronato ed in parte a guyot. La fermentazione sulle bucce, con l’innesto di lieviti selezionati, avviene rigorosamente a temperatura controllata per circa

Let’s give it a shift in the wind! The wind as a symbol of change but also of cyclic nature, innovation in the cellar and tradition in the vineyard We are in the countryside of Narni: soft green hills, clean air and genuine soil where grow a ten-hectare vineyard and a two-hectare olive grove. Here since the beginning of the XX century, the Mazzocchi family has devoted its life to improve the quality of its products and particularly of its grapes, converting its estate into a winery in 2010. Its pro-

duction bets on autochthonous and traditional grape varieties, especially the Ciliogiolo – which is finally conquering its deserved reputation and whose representative is Spiffero – in addition to Sangiovese, Grechetto, Malvasia and the unusual Vermentino, and finally some international and more recent grapes such as Merlot and Cabernet

due settimane; dopo lo svolgimento della fermentazione malolattica il vino sosta sulle fecce fini per circa 6 mesi. Lo Spiffero, Ciliegiolo di Narni Igp, si insinua così nel bicchiere col suo rosso granato di grande luminosità, delicati profumi di sottobosco e croccanti note di piccoli frutti rossi e di ciliegia. In bocca lo Spiffero rivela una giocosa personalità, fatta di tannini spigliati e buona acidità, che ne fanno un vino di accompagnamento ideale per affettati e primi piatti, oltre a carni bianche e formaggi di media stagionatura. Ma

grazie alla sua succulenta fruttuosità e ai soffici tannini, Spiffero può essere anche servito freddo, a 14° C, come aperitivo nelle calde giornate estive. (i.g.)•

Sauvignon.Among the five labels produced by Giro di Vento, the buttonhole is Spiffero, a Ciliegiolo whose grapes are produced by a 41-years-old and a 17-years-old vineyard. Both vineyards are trained part with the spurred cordon method and part with the guyot one. Fermentation on the marc with selected yeasts is carried out at controlled temperature for two weeks. After the malolactic fermentation, wine ages for 6 months on fine marc. Spiffero Ciliegi-

olo di Narni Igp presents a bright garnet red colour, delicate underbrush perfumes and fragrant red fruits and cherry aromas. Its taste reveals a jovial character with evident tannins and a good acidity that make it an ideal companion for salami and first courses, beside white meat and half seasoned cheese. Thanks to its pulpy taste and its soft tannins Spiffero can be tasted cold too, at 14° C, as a fresh aperitif in the warm summer days.•

FATTORIA GIRO DI VENTO Strada Collespino 39 - Schifanoia 05035 Narni TR Tel. +39 335 6136353/ 335 8066490 Fax +39 0744 796759 info@fattoriagirodivento.it www.fattoriagirodivento.it

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Veneto

Non è tutto Prosecco

quel che luccica DI IRENE GRAZIOTTO

I

dati parlano di crescita costante: l’export di spumante veneto – leggasi Prosecco – nel 2006 ammontava al 6,1% del totale ma nel 2011 era già raddoppiato al 12% e nel 2013 toccava soglia 15,3%.

Una denominazione a dir poco galoppante, ma perché rimanga un cavallo di battaglia senza trasformarsi in un congegno troiano, vanno tenute presenti alcune considerazioni L’aumento in fatturato fra il 2012 e il 2013 segna un +26,3% per un valore complessivo di 338 milioni e mezzo di euro, derivante principalmente dai mercati inglese, americano, tedesco e svizzero, rispettivamente

con 86, 67, 40 e 30 milioni di euro (fonte Veneto Agricoltura). Ma un tale successo va sfruttato in maniera lungimirante, evitando in primis la tentazione di convertire il vigneto veneto in una monocultura: oggi la Glera occupa una superficie di 22 mila ettari dei complessivi 79 mila e nella vendemmia del 2014, sul volume totale dell’imbottigliato regionale, le uve rivendicate a Prosecco sono state il 49,39%, quelle per il Prosecco Conegliano Valdobbiadene 15% e Asolo Prosecco 0,56% (dati Avepa). Di fronte a tanta domanda la semplificazione e il tarocco sono sempre in agguato: ecco allora che il termine “prosecchino” potrebbe essere sintomatico di una progressiva percezione banalizzante in patria, che va ad aggiungersi ai casi esteri del Kresecco tedesco e del Prosecco on tap, un vero e proprio falso servito alla spina nei pub della Gran Bretagna e del Canada. E se

Malanotte d’estate: viaggio fra le eccellenze del Piave Mostre di eccellenze e prodotti tipici delle terre del Piave, là dove è nata l’omonima Docg a base di uve Raboso. Ma oltre alle degustazioni e alle serate gastronomiche, in programma ci sono anche itinerari naturalistici per riscoprire il paesaggio fluviale della Grande Guerra e i centri di Oderzo, Portobuffolè, Susegana e il Borgo Malanotte nel comune di Vazzola. Iniziata il 13 Marzo l’evento che racchiude 14 diverse mostre proseguirà sino al al 25 Ottobre. Per maggiori info: www.malanottedestate.tv

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nel Regno Unito la faccenda pare risolta, il problema persiste “in Canada dove il Prosecco non gode attualmente della tutela di indicazione geografica protetta. Il Prosecco infatti – spiega l’eurodeputato Mara Bizzotto, promotrice di varie mozioni in merito, fra cui quella vinta contro l’omonimo croato Prošek – in base all’accordo tra UE e Canada sul commercio di vini e bevande spiritose firmato nel 2003,

non figura nell’elenco delle denominazioni di vini e alcolici originari dell’UE tutelati da un’indicazione geografica protetta e che possono essere registrati in Canada come tali. Questa lacuna è dovuta al fatto che al momento della conclusione dell’accordo il Prosecco non disponeva dell’indicazione geografica protetta nell’UE. Ma ora la Commissione Europea ha formalmente chiesto al Canada di ampliare questo elenco e di inserirvi anche il Prosecco”. E quando la difesa della denominazione contro omonimi e surrogati da wine kit non basta, diventa indispensabile la formazione del consumatore affinché sappia che il Prosecco a livello organolettico è molto più di un anonimo vinello bianco gassificato che d’italiano ha solo il sounding. •


Veneto

Scriani sbarca in Canada Dal 24 al 28 maggio la dinamica azienda di Fumane sarà impegnata fra Québec e British Columbia

U

n viaggio dalla Valpolicella classica al Canada per far conoscere in maniera approfondita a questo importante e selettivo mercato cosa racchiuda la parola Valpolicella e quali ne siano le eccellenze enologiche. Sono due - Montreal e Vancouver le tappe del tour organizzato in collaborazione col Consorzio Tutela Vini Valpolicella e pen-

sato per il B2B e per la stampa specializzata: sarà infatti la MW Barbara Philip a condurre le degustazioni e i seminari. L’azienda Scriani avrà così la possibilità di presentare il suo Amarone 2010, che al Premium Select Wine Challenge & Spirits ha totalizzato 89/100, e il “Carpané”, una Corvina in purezza Veneto IGT, su cui il titolare Stefano Cottini è stato fra i primi a credere e che ha stu-

pito numerose guide italiane. A muovere l’azienda è infatti una duplice indole: la prima guarda alla tradizione e dà vita anche al Valpolicella Superiore Rosso “de L’aura” e al Valpolicella Superiore Ripasso, mentre l’altra, più moderna, non teme nuove sfide che si sono concretizzate quest’anno nel Pinot Grigio, Lugana e Custoza Bianco. Il primo si fa apprezzare per l’intensa nota fruttata dal

tocco minerale e per il palato morbido e vellutato, il secondo, ottenuto da Trebbiano in purezza, svela note di frutta a polpa bianca e agrumi rivelandosi perfetto per l’aperitivo, mentre il terzo affascina per la capacità di far emergere i tratti distintivi delle quattro uve da cui nasce: i profumi delicati della Garganega, la corposità del Trebbiano Toscano, le sfumature giallo paglierino del Tocai Friulano e la nota aromatica del Cortese. (i.g.)•

AZIENDA AGRICOLA SCRIANI di Cottini Stefano & C. S.s. Via Ponte Scrivan 7 37022 Fumane (VR) Tel. 045 6839251 Fax 045 6801071 info@scriani.it www.scriani.it Facebook: SCRIANI VINICOLA Twitter: @scriani

Scriani arrives in Canada From May 24 to 28 the dynamic winery from Fumane will be in Québec and British Columbia A journey from Valpolicella to Canada to let this important and exclusive market know what Valpolicella means. The steps of this tour are two, Montreal and Vancouver. It’s has been organized in partnership with Consorzio Tutela Vini Valpolicella and thought for B2B and press: in fact, Barbara Philip will lead tasting and seminars. Scriani will present its Amarone 2010, a wine awarded at Premium Select Wine Challenge & Spirits with 89/100, and “Carpané”, a singlevariety Corvina Veneto IGT, that has surprised many Italian guidebooks. The owner Stefano Cottini has been one of the first winemakers who have believed in this grape variety. His winery is driven by a double na-

ture: the first one looks towards tradition and give life to Valpolicella Superiore Rosso “de L’aura” and Valpolicella Superiore Ripasso; the other one is more modern and dare new challenges such as Pinot Grigio, Lugana and Custoza Bianco. The first wine has an intense fruity inkling a mineral touch, a soft and velvety taste; the second one is a single-variety Trebbiano and reveals white fruit and citrus perfumes that makes it an ideal aperitif; the third one enchants due to the peculiar perfumes of the four grape varieties that make it: the perfumes of Garganega, the structure of Trebbiano Toscano, the straw yellow nuances of Tocai Friulano and the aromatic inkling of Cortese.•

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Zymé, binomio

di radici e nuovi tralci La barricata - Foto di Alvise Barsanti

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presenti in simbiosi nel vigneto, ottenere una complessità e una persistenza maggiore e un approccio diverso in termini di piacevolezza e digeribilità”. Avete due linee: una che valorizza i blend tradizionali, l’altra che non teme di adottare un approccio innovativo, un binomio di radici e nuovi tralci. “Zymé rappresenta così la con-

servazione dell’esperienza e la voglia di nuovi orizzonti. Siamo in Valpolicella: ecco quindi il Valpolicella e l’Amarone Classico, rigorosi nel blend e fedeli nel metodo di produzione. Ma siamo anche nel Veronese, ricco di vitigni autoctoni e internazionali, che danno vita a vini unici fra cui l’Oseleta (vitigno autoctono a rischio di estinzione vinificato in purezza) e il From Black to White (vino bianco prodotto con uve da mutazione albina)” . Un vino per la linea tradizionale? “L’Amarone Classico Riserva “La Mattonara”: ottenuto da un blend di uve autoctone che nasce da vecchie vigne solo in ottime

annate. Appassimento classico, lieviti indigeni, affinamento in botti e tonneaux e imbottigliamento al decimo anno di età: tutto ciò consente di raggiungere una distintiva piacevolezza sia al naso – ciliegia e prugna, balsamico e speziato – che in bocca, dove regnano morbidezza e persistenza”. E uno per quella innovativa? “Harlequin, il vino icona di Zymé: è l’espressione di 15 uve, di cui 4 bianche e 11 rosse, vinificate tutte insieme. Ricchezza e complessità è il binomio che lo contraddistingue: frutta matura, note speziate dolci, accenni di mineralità e poi succulenza e lunga chiusura”. (i.g.) • Marta e Celestino Gaspari - Foto di Alvise Barsanti

ymé si trova in una delle zone più vocate d’Italia, dove fare vino è tradizione e, al contempo, stimolo quotidiano a reinventarsi, in maniera sostenibile. Ecco come affronta la sfida Celestino Gaspari, titolare dell’azienda. Valpolicella: da sempre terra di vino. Cosa significa oggi per voi fare vino? “Significa esprimere i miei valori - trovando soddisfazioni e stimoli nuovi che giustificano l’impegno dato - attraverso un processo che parte dalla terra e dalla pianta e attraverso la mano dell’uomo arriva sulle tavole. Si tratta di passione ma di anche missione, perché si deve produrre ma anche salvaguardare”. Come traducete questa passione-missione a livello pratico? “Coltivare una vite e produrre vino senza prodotti chimici ma solamente biotecnologici mi ha insegnato che è possibile portare nel prodotto finale le caratteristiche del terreno e delle erbe

In greco significa “lievito”: lievito per fermentare i vini ma anche per far crescere nuove idee


La facciata della cantina - foto di Juergen Eheim

Zymé, a combination of ancient roots and new shoots In Greek it means “yeast”: yeast to ferment wine but also to grow new ideas

Interno della cantina - Foto di Stefano Gasparato

Zymé is located in one of the most suited Italian areas for winemaking, a place where wine means tradition but also a strong impulse to think differently, through sustainable projects. Here’s how Celestino Gaspari, the owner of the winery, faces this challenge.

Valpolicella: a land of winemaking. What does it mean for you to make wine? “It’s a long process that starts from the land and the vine to reach the consumer table through our work: in my philosophy satisfactory results are the perfect compensation for our efforts and bring new inspiration. It’s a matter of passion but it’s a mission too, because it is important to produce but also to protect nature”. How do you convert this passionmission practically?

“To grow a vine and produce wine without using chemicals but only biotechnological products has led me to believe that it is possible to enrich my wines with the peculiarities of the terroir and the aromas of the herbs that surround the vineyard, getting a greater complexity and persistence and a different approach as to pleasantness and digestibility”. You propose two lines: on one hand traditional blends, on the other one experimental wines with an innovative approach between tradition and new shoots. “Zymé represents the protection of tradition and experience and the search for new horizons. We are in Valpolicella, so our Valpolicella and Amarone Classico strictly follow the traditional production methods. But we are also in the province of Verona, a land rich of both indigenous and international grape varieties that give life to unique wines, such as Oseleta (autochthonous grape variety vinified in purity) and From Black to White (a white wine made from the grapes of Rondinella bianca, a natural genetic mutation)” .

A wine for the traditional line? “Amarone Classico Riserva “La Mattonara”: a blend of autochthonous grape varieties from old vineyards, produced only in the best years. Traditional drying, indigenous yeasts, refining in large barrels and tonneaux and bottling in the tenth year: the result is a peculiar pleasantness both for what concerns bouquet – cherry and plum, balsamic and spicy – and taste – soft and with a very long finish”. And one for the innovative one? “Harlequin, the iconic wine by Zymé: it’s the expression of 15 grapes, 4 white and 11 red, vinified all together. Richness and complexity are its distinguishing marks: ripe fruit, sweet spicy inklings, mineral notes and a long ending”.•

AZIENDA AGRICOLA ZYMÉ sas di Celestino Gaspari Via Ca’ del Pipa 1 37029 San Pietro in Cariano (VR) Tel. +39 045 7701108 Fax +39 045 6831477 info@zyme.it - www.zyme.it

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Veneto

Il “Perera”: ridiamo dignità ad un vitigno dimenticato Recuperare un vitigno significa dare voce ad una delle tante tessere che rendono unico il patrimonio italiano: ecco le prime 1 330 bottiglie di “Perera” in purezza

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e chiedete a Umberto Marchiori quando hanno iniziato a coltivare la vite, la risposta è un… “in realtà, non abbiamo mai smesso”. Le radici dell’azienda risalgono infatti a quando la vite era di casa in ogni famiglia e il contadino era propenso a seguire l’andamento naturale piuttosto che a forzarlo, lasciando che fosse invece il territorio a dare il suo

tocco magistrale. L’atteggiamento dei Marchiori è ancora questo: i loro vini sono espressione delle colline marnoso-calcaree di Farra di Soligo, di una viticoltura di pendenza retta da principi sostenibili come il sovescio, impreziosita da escursioni termiche che donano ricchi corredi aromatici e coronata da vendemmie manuali. I dodici ettari di vigneto si trovano nella zona di produzione

del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg dove un tempo si coltivava anche la Perera, nota anche come “Uva della Madonna” poiché, grazie alla sua forte acidità, si conservava perfettamente in pianta sino all’8 dicembre. Questa varietà, ormai dimenticata, diventa oggetto di un programma di valorizzazione della famiglia Marchiori avviato nel 2008 e concretizzato con la vendemmia 2014. Alla cernita manuale e alla breve macerazione, è seguita la fermentazione a temperatura controllata con lieviti indi-

geni, l’affinamento in caratelli di acacia e infine l’imbottigliamento con la terza luna calante del 2015. Il Perera presenta una veste giallo paglierino, con profumi di pera e rosa valorizzati da note di timo, mentuccia e agrume candito che evolvono poi in tarassaco, polline, pepe bianco. In bocca a colpire è la freschezza e la sapidità, che nel tempo rivelano sempre maggiore finezza. (i.g.)•

“Perera”: new dignity for a forgotten grape variety To recover a grape variety means gve voice to one of the many tiles of the rich Italian patrimony: here there are, the first 1,330 bottles of “Perera” in purity When we ask Umberto Marchiori when he started to grow vines he says “well, we haven’t ever stoped it”. His winery plunges its roots in a time when every family had a vineyard and a vine-grower used to follow the natural cycles instead of forcing them. The Marchioris haven’t change their philosophy: their wines are still the purest expression of the marble-calcareous hills of Farra di Soligo and the fruit of a sustainable agriculture and manual harvest in a land characterized by a

high temperature range that give rich aromas to the wine. Their 12-hectare vineyard grow in the production area of Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, a land where once grew Perera too, a local grape variety called also “Uva della Madonna” (grape of the Virgin Mary) because, due to its strong acidity it lasted perfectly until December 8. This grape variety is now the protagonist of a project of recovery carried out by the Marchiori family. Started in 2008 this proj-

ect has taken its shape with the 2014 harvest. After a manual selection and a short maceration, the grapes are fermented at controlled temperature with local yeasts; then the wine is refined in acacia barrels and bottled on the third waning moon of 2015. Perera has a straw yellow colour, pear and rose perfumes combined with thyme, mint and candy citrus aromas that develops into tarassaco, pollen and white pepper aromas. Its taste is fresh and sapid and reveals a growing finesse in the ageing. •

VITIVINICOLA MARCHIORI SOC. AGR. Sede legale: Via del Sole 1- Sala degustazione e cantina: Via Rialto 3 - 31010 Farra di Soligo (TV) Tel. +39 0438 801333 - Fax +39 0438 801333 - www.marchioriwines.com - info@marchioriwines.com - Facebook: Marchiori

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Veneto

Col San Martino: con Follador nel cuore del Prosecco Quando l’amore trasversale per la vite taglia il tempo e regala spumanti d’eccellenza

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er capire a fondo il legame tra Follador e il vino dobbiamo andare a ritroso fino al 1769, quando Giovanni Follador riceve dal Doge di Venezia un’onorificenza per la bontà dei vini portatigli in dono. Da allora ad oggi la tradizione si è consolidata attraversando il tempo e si è affinata grazie alle migliori tecnologie moderne, tutto questo per diventare un paradigma per lo spumante Made in Italy: Follador è una delle prime aziende di spumantizzazione della zona di Valdobbiadene. Qui il terroir e il microclima sono ideali per un perlage fine e persistente, in cui le bollicine svelano bouquet raffinati ed eleganti, come nel caso del top di gamma: CuvéeTorri di Credazzo Millesimato Docg, le cui uve arrivano dall’omonima località e -

grazie anche ai terreni argillosi danno un prodotto fruttato e fine. L’azienda sorge nel cuore della zona di produzione del Prosecco

di Conegliano e Valdobbiadene Docg. Le due “capitali” danno i confini, tutt’intorno 15 comuni disegnano colline vitate a perdita d’occhio, l’ordine e l’armonia colpiscono lo sguardo e l’aroma tipico del Glera esalta i sensi. Sempre con un fascino intenso e garbato, e con un linguaggio universale. Follador è sintesi di questi valori e si impegna a portarli avanti con serietà e passione. Del resto, forse solo così è possibile raccogliere con coerenza un’eredità importante ed elevarla all’eccellenza. (s.a.)•

IL VIGNETO TORRI DI CREDAZZO

Col San Martino: with Follador in the heart of Prosecco When love for vine crosses times and give excellence sparkling wines

AZIENDA VINICOLA FOLLADOR Via Gravette, 42 31010 Col San Martino (TV) Tel. 0438 898222 Fax 0438 989520 info@folladorprosecco.com www.folladorprosecco.com

To understand the bond between Follador and winemaking we have to go back to 1769, when Giovanni Follador received by the Doge of Venice an acknowledgment for his wines. Since then, tradition has strengthened in time and refined thanks to the best modern technologies, to give us excellent sparkling wines. Made in Italy: Follador is one of the first wineries that has produced sparkling wine in the Valdobbiadene area. Here the terroir and the microlimate are ideal to gain a fine and persistent perlage, an elegant and refined bouquet and a unique taste: a proof is the top range label CuvéeTorri di Cre-

dazzo Millesimèe Docg, whose grapes comes from the homonymous resort and thanks to a clayey soil give a fruity and fine product. The winery rises in the heart of the area of Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Docg. The two “capitals” represent the boundaries of 15 municipalities where hills and vineyards spreads all over, surprising for shape and harmony. With an intense and kind charm and with a universal language, Follador expresses and promotes authentic values with passion and commitment. That’s the best way to gather and hand on its precious heritage. •

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Veneto

Colesel e Cartizze:

una storia dalla lunga persistenza

E

Furono i primi a credere nella tipologia Brut Cartizze. E oggi credono più che mai in questa vocazione

ssere produttori di Prosecco da quattro generazioni significa averne vissuto la storia, capito le dinamiche e intuito le potenzialità. Sarà per questo che l’azienda ha iniziato a vinificare il Cartizze Docg nella tipologia Brut ormai dieci anni or sono, un’idea coronata dal successo e seguita poi da molti altri. Il basso dosaggio zuccherino del Brut permette infatti di esprimere al meglio l’eccellenza organolettica delle uve cresciute sui pendii assolati, calcarei e ben ventilati del Cartizze. Al microclima di questo terroir va aggiunto il fatto che le viti di Colesel sono frutto di una selezione clonale privata di piante centenarie e che il processo di vinificazione e spumantizzazione è realizzato con le più moderne tecniche. Con i suoi

cinque ettari di proprietà, la famiglia Bortolin è fra le aziende più grandi per produzione del Cartizze ed è fiera di poter gestire tutto l’iter produttivo, dalla vigna all’etichettatura. Ambasciatori incaricati di trasmettere questo profondo legame col territorio sono i due più illustri prodotti aziendali, il Cartizze Docg Brut e il Dry. Di colore giallo paglierino brillante, il Cartizze Docg Brut è caratterizzato da una spuma fine e persistente, che ne esalta il profumo delicato di croccante frutta fresca, e da un palato decisamente secco ideale per le portate di pesce. Il Cartizze Docg Dry con i suoi aromi varietali e il sapore amabile e gradevolmente fruttato è invece pensato per chi preferisce una nota leggermente più dolce nel calice, da accompagnare al dessert. (i.g.)•

COLESEL SPUMANTI S.R.L. Via Vettorazzi e Bisol, 4 31040 S. Stefano Valdobbiadene TV - Tel. 0423 901055 Fax 0423 901066 info@colesel.it - www.colesel.com

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Colesel and Cartizze: a long lasting story They have been the first ones who believed in Brut Cartizze. And nowadays they confirm this vocation Being a four generations producer of Prosecco means to have written its history, to understand its dynamics and potential. That’s why the winery started to vinify Cartizze Docg Brut ten years ago: a successful and many times imitated idea. The low sugar content of Brut let to express at best the organoleptic qualities of the grapes that grow on sunny calcareous hills caressed by the wind. The grapes of Colesel are the result of a private clonal selection of age-old vines and also of a vinification process carried out with the utmost modern techniques. With its five-hectare estate, the Bortolin family represents one of the biggest realities for the production of Cartizze and is proud to manage every phase of the production personally. Two labels are the ambassadors of this deep bond with their territory: Cartizze Docg Brut and Dry. Cartizze Docg Brut has a bright straw yellow colour, a fine and persistent foam that exalts its delicate fresh fruit perfume and a dry taste ideal with fish dishes. Cartizze Docg Dry has a typical perfume and a pleasant fruity perfume that satisfies the tasters who appreciate sweet inklings with desserts.•


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Luglio

FIERE IN CALENDARIO [ 2015 ] Maggio • Giugno • Luglio • Settembre • Ottobre • Novembre

30 e 31 maggio 2015

29 maggio – 2 giugno 2015

18

24

Maggio

18- 20 maggio

4

5

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VINOVIP Cortina www.civiltadelbere.com

30

VITIGNO ITALIA Napoli www.vitignoitalia.it

20 giugno 2015

8 giugno 2015

12-13-14 giugno

DEGUSTAZIONE VINI DEL PALATINATO Milano www.onav.it

CIPA Assisi www.cipa.me

8

4-6 giugno TOP WINE CHINA Beijing www.topwinechina.com

29

11 – 13 luglio 2015

24-26 maggio

LONDON WINE FAIR Londra www.londonwinefair.com

Giugno

11

RADDA NEL BICCHIERE Radda in Chianti www.raddanelbicchiere.net

GLUTEN FREE FEST Perugia www.glutenfreefest.it

5-9 giugno Negroamaro Wine Festiva Brindisi www.negroamarowinefestival.org

12

CORSO SUI DISTILLATI NAZIONALI E INTERNAZIONALI Roma www.eventidop.com/it/i-nostricorsi/corsi-intensivi/254-corso-suidistillati.html

14

20

12 – 21 giugno 2015

14-18 giugno

VINÒFORUM Roma www.vinoforum.it

VINEXPO Bordeaux www.vinexpo.com

21

21 e 22 giugno 2015 TERROIR VINO e VINIX UNPLUGGED UNCONFERENCE Genova www.terroirvino.it


Ottobre

19-20 ottobre

FOOD FILM FESTIVAL Bari www.montagnaitalia.com

WORLD FOOD Mosca www.world-food.ru

15

8

14

AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it/autoctona 19

15-18 ottobre

15

AGRILEVANTE Bari www.agrilevante.eu

15 - 20 settembre 2015 FOOD FILM FESTIVAL Bergamo www.montagnaitalia.com

[ 2015 ]

Settembre

14-17 settembre

8 – 11 ottobre 2015

6-9 novembre 14-17 novembre

WINE FESTIVAL Merano www.meranowinefestival.com

3

6

Cosmofood Vicenza www.cosmofood.it

10

14

Novembre

10-12 novembre 3-6 novembre

22-24 novembre

BRAUBEVIALE Norimberga www.braubeviale.de

SIMEI Rho www.simei.it

24-26 novembre 27-30 novembre

WINE GASTRONOMY Montecarlo - Principato di Monaco www.mc-gastronomie.com

GOURMET FORUM TORINO www.gourmetforum.it 22

SITEVI Montpellier www.sitevi.com 27

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

GLUTEN FREE FEST Perugia, 29 maggio – 2 giugno 2015 Il programma dell’evento, che propone una serie di iniziative rivolte ad un pubblico di tutte le età, sarà quest’anno ancora più ricco. Sorprendenti novità, legate al mondo dello sport e del benessere, accompagneranno gli immancabili appuntamenti di degustazioni guidate, lezioni di cucina, seminari, laboratori e attività ludico didattiche per bambini, senza dimenticare le aree ristoro e fingerfood dove acquistare e consumare in sicurezza prodotti e bevande gluten free. www.glutenfreefest.it

VINÒFORUM Roma, 12 – 21 giugno 2015 Oltre 600 eventi in città, 2.500 etichette, i migliori chef e i più rinomati ristoranti italiani. Vinòforum, festeggia così la 12esima edizione de lo Spazio del Gusto, 10mila metri quadrati che nell’edizione scorsa hanno accolto circa 44mila visitatori. Si conferma l’attenzione per tutti gli operatori del settore che, grazie a momenti a loro dedicati nell’ambito del Monday Sunday Class, avranno l’occasione di creare e sviluppare opportunità di business. www.vinoforum.it

NEGROAMARO WINEFESTIVAL Brindisi, 5 – 9 giugno 2015 Torna a Brindisi dal 5 al 9 giugno il “Negroamaro Wine Festival”, giunto alla 5^ edizione. Con un’affluenza, lo scorso anno, di oltre 200.000 visitatori, il NWF si è ormai collocato tra i top events della Puglia. Quest’anno le previsioni sono di 300 mila visitatori, 150 espositori, l’incontro con buyers e giornalisti di riviste specializzate ed una selezione dei migliori vini pugliesi con l’istituzione di un riconoscimento ai migliori. L’edizione 2015 si svolgerà all’interno di otto location principali, dove alla degustazione di vini si affiancheranno anche grandi eventi musicali che, nella scorsa edizione, hanno portato in città gruppi di alto richiamo. Basti pensare che, nella serata conclusiva, l’evento clou fu il concerto dei Kool & The Gang. Per quest’anno, invece, è prevista l’esibizione degli “Imagination”, degli “Incognito” e di Matt Bianco, solo per citarne alcuni. Tornerà anche il percorso “Tipitaly” che permetterà di immergersi nel mondo dell’Italia enogastronomica con i vini di tutte le regioni italiane, un’esposizione dei migliori vitigni autoctoni con relativi banchi d’assaggio, accompagnata da piatti unici tipici. Ci saranno inoltre numerosi wine bar e punti ristoro, dove esperti sommelier e grandi chef guideranno all’esplorazione del gusto dei vini, dell’olio, dei sapori mediterranei. Spazio anche ai birrifici artigianali d’eccellenza per degustare il meglio della produzione del malto. Ed ancora, un concorso di selezione per premiare le migliori produzioni enoiche regionali, con una speciale categoria ai Negroamaro, una seconda alle bollicine “Made in Puglia” ed una terza al Primitivo. www.negroamarowinefestival.org

CORSO SUI DISTILLATI NAZIONALI E INTERNAZIONALI Roma, 20 giugno 2015 Si terrà a Roma il corso teorico – pratico sui distillati nazionali e internazionali ideato e organizzato dall’Associazione “A tavola con Bacco”. Durante le lezioni sono previste degustazioni sensoriali guidate di quattro distillati scelti tra rum, whisky, cognac, tequila, gin, armagnac, grappa e vodka uniti a assaggi di cioccolato e frutta secca. www.eventidop.com/it/i-nostri-corsi/corsi-intensivi/254-corso-sui-distillati.html

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DEGUSTAZIONE VINI DEL PALATINATO Milano, 8 giugno 2015 Un’altra degustazione firmata Onav Lombardia, quella che animerà il Ritz Hotel di Milano nella serata di lunedì 8 giugno, dalle 19.00 alle 21.30. Protagonista dell’evento sarà il Palatinato, in tedesco Pfalz, che svelerà le sue perle enologiche agli ospiti milanesi. Patria di superbi Riesling, la regione tedesca con il clima più mite ha molti altri vini di cui far vanto, dai Kabinett ai Pinot agli Spätlese. Sul banco d’assaggio oltre ai Riesling Grosses Gewächs (Gran Cru), saranno presenti anche altri meravigliosi vini come gli Auslese, i Beerenauslese, gli Eiswein e i già citati Pinot, Kabinett e Spätlese. www.onav.it

Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

VITIGNO ITALIA Napoli, 24 - 26 maggio 2015 L’edizione 2015 si terrà nella consueta cornice di Castel dell’Ovo a Napoli, dal 24 al 26 maggio: un’edizione che conquista il patrocinio di Expo Milano 2015 e stringe accordi significativi con Unioncamere e ICE, con l’obiettivo di agevolare le PMI del settore nel B2B. Prosegue e si rafforza la collaborazione con l’ICE, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che selezionerà buyer, giornalisti e stakeholder internazionali con lo scopo di agevolare i rapporti con l’estero per Piccole e Medie Imprese. Forte anche il tema della sostenibilità, per ridurre al minimo l’impatto ambientale della manifestazione. www.vitignoitalia.it

COSMOFOOD Vicenza, 14 – 17 novembre 2015 2 padiglioni, 350 espositori e 100 eventi per la terza edizione di Cosmofood, dal 14 al 17 Novembre in Fiera di Vicenza. Enogastronomia, Ristorazione ed Attrezzature professionali. Questi i pilastri su cui si sviluppa l’evento che in quattro giorni permetterà all’operatore professionale ed al consumatore privato di incontrare i migliori produttori del territorio nazionale, conoscere i prodotti ed acquistarli. Inoltre sarà attiva l’area eventi con corsi di cucina, degustazioni guidate, showcooking e seminari. Sei le aree tematiche: Cosmotech con le migliori aziende del settore e le ultime novità tecnologiche per la ristorazione; Cosmowine con ottanta cantine provenienti dal territorio nazionale; Cosmobeer con quaranta microbirrifici artigianali italiani ed europei; Food, ristorazione e prodotti di qualità; Intolleranze Alimentari, Gluten Free, Bio&Vegan. Orari: Sabato e domenica 9–22, lunedì e martedì 9–19. Biglietto d’ingresso acquistabile in fiera al costo di 5 euro. www.cosmofood.it

TERROIR VINO e VINIX UNPLUGGED UNCONFERENCE Genova, 21 e 22 giugno 2015 Undicesima edizione per TerroirVino, che si terrà lunedì 22 giugno e si sposta da quest’anno nei bellissimi spazi di Villa Lo Zerbino a Genova. L’evento principale sarà preceduto domenica 21 giugno dalla Vinix Unplugged Unconference, la “non conferenza” sui temi del vino, del cibo e dell’interazione online e dalla cena con i produttori, su prenotazione. www.terroirvino.it

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Appunti di viaggio di Claudia Cataldo

Ma dov’è Carmignano? Piccola area di produzione vitivinicola dalla lunga storia, oggi è un angolo di Toscana dove trovare sapori genuini, arte e buon vino

P

remetto: forse sarò leggermente di parte. Io che in queste terre ci sono nata e che rabbrividisco tutte le volte che qualcuno mi chiede “ma dov’è Carmignano?”, scorgo in quest’area toscana enormi potenzialità ancora in parte inespresse. Corro il rischio di essere parziale ma sono convinta che questa area comprenda bellezze territoriali ed eccellenze enogastronomiche

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che valgono senza ombra di dubbio il viaggio. Carmignano è in provincia di Prato, ad una trentina di chilometri da Firenze, non molto distante dalla casa di Leonardo da Vinci, ben raggiungibile perché ad una manciata di chilometri dall’autostrada ma allo stesso tempo in piena campagna. Luogo amato dagli etruschi, che qui hanno lasciato le loro tracce (tumuli e tombe, ma anche

reperti visibili presso il Museo Archeologico di Artimino) e poi, facendo un bel balzo temporale in avanti, dai Medici: a testimoniarlo sono oggi le due ville medicee (quella di Poggio a Caiano e quella di Artimino) che con la loro magnificenza ricordano i fasti rinascimentali della potente famiglia fiorentina. Carmignano è anche il nome dell’omonimo vino che qui viene prodotto: il disciplinare impone una percen-

tuale minima (dal 10 al 20%) di Cabernet Franc o Sauvignon, che va ad affiancarsi al toscano per eccellenza, il Sangiovese. Pare che il Cabernet Sauvignon fosse stato qui portato da Caterina de’ Medici già nel XVI secolo tant’è che anche oggi gli anziani che lavorano la vigna sono soliti chiamarlo con il nome di “uva francesca” (cioè francese). Quel che è certo è che la storia del Carmignano è costellata di gran-


di apprezzamenti che sembrano volercene ricordare la qualità: uno su tutti l’editto di Cosimo de’ Medici (una sorta di disciplinare ante litteram) che riconosceva quattro aree virtuose di produzione vitivinicola, ovvero Chianti, Pomino, Valdarno Superiore e Carmignano. Era il 1716 e la zona era già nota, probabilmente più di oggi. Le aziende che fanno Carmignano – e Barco Reale

e Barco Reale Rosato Doc – non sono molte: Castelvecchio, Piaggia, Boriana, Sassolo, Colline San Biagio, Artimino, Capezzana, Pierazzuoli, Pratesi, Ambra e Podere Allocco. Si aggiunge Fattoria di Bacchereto (e il suo Terre a mano), che è fuori dal Consorzio. Alcune sono più strutturate, altre più piccole e a conduzione familiare; alcune offrono anche ristorazione tipica e

altre perfino pernottamento. Alcune hanno una storia più lunga (vedi Capezzana, con bottiglie anche degli anni ’20) altre sono più giovani ma altrettanto interessanti. In generale, rispetto ad altri angoli della regione, Carmignano è rimasta una zona verace, genuina, dove il marketing non ha mai stravolto fisionomie e tradizioni. Certo, poco marketing, poca notorietà, questo è il

risvolto della medaglia. Lasciatevi andare fra i piccoli borghi del comune, salite alla Rocca di Carmignano (del X secolo, perfettamente conservata) e godete del panorama, assaggiate i fichi secchi (presidio Slow Food), i mieli, gli amaretti e i cantucci del Fochi (vicino alla piazzetta di Carmignano), fate una sosta nella Chiesa di San Michele per apprezzare la visitazione del Pontormo, visitate le ville medicee, andate a bere un bicchiere di buon vino nel paese medievale di Artimino (dove per altro c’è anche un ottimo gelato) oppure partecipate ad una bella sagra, come quelle che organizzano a Bacchereto. Fatevi un bel tour nelle cantine, dove si trovano prodotti molto interessanti e storie e volti che vi faranno tanto Toscana. Ripeto, sarò di parte: ma ve lo consiglio! www.consorziovinicarmignano. com www.stradavinicarmignano.it

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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Food Film Fest e Mangiacinema:

il gusto per il cinema in due festival italiani

Nell’anno dell’Expo milanese, la cultura dell’alimentazione in Italia non poteva non giocare il ruolo di protagonista anche nel cinema. E così proseguono nel 2015 e si arricchiscono di contenuti due festival italianissimi che celebrano il piacere della buona tavola nella settima arte. Stiamo parlando del “Food Film Fest” di Bergamo e di “Mangiacinema” di Salsomaggiore: due rassegne pensate per soddisfare i palati degli appassionati delle immagini che raccontano il gusto. “Food Film Fest” è un festival internazionale ideato dell’Associazione Montagna Italia di Bergamo per promuovere la cultura di un’alimentazione consapevole. Alla sua seconda edizione in Lombardia, propone quest’anno un’inedita edizione pugliese, il “Puglia Food Film Fest”, che si anima di proiezioni e appuntamenti legati ai temi dell’arte culinaria, della corretta nutrizione, della biodiversità e della memoria gastronomica, intesi quali patrimonio della collettività da preservare. Appuntamento quindi a Bergamo dal 15 al 20 settembre, per una kermesse che raccoglie film da tutto il mondo attraverso un concorso cinematografico internazionale nelle tre sezioni “food movie”, “documentari” e “video d’animazione”, e un concorso parallelo aperto agli scatti fotografici. Se siete interessati all’edizione pugliese, invece, dovrete attendere il mese di ottobre, con una serie di eventi organizzati a Bari dall’8 all’11, tra cui visite guidate, degustazioni, laboratori, dibattiti ed incontri con personaggi del mondo del food. Dal 30 settembre al 7 ottobre sarà di scena

anche “Mangiacinema”, la festa del cibo d’autore e del cinema goloso che anima le strade di Salsomaggiore. Inaugurato lo scorso anno e dedicato alla memoria del grande gourmand Ugo Tognazzi, in questa seconda edizione non farà certo mancare sorprese, ospiti nuovi e proiezioni stuzzicanti. “Sarà un festival ricco, con un omaggio al cinema di Totò e al mondo gastronomico partenopeo”, ci ha svelato in anteprima Gianluigi Negri, direttore artistico della rassegna, che sta definendo gli ultimi dettagli della settimana di eventi insieme all’associazione culturale “Mangia come scrivi”. “Anche quest’anno cercheremo di valorizzare l’incontro tra artisti del gusto e artisti dello spettacolo, secondo la nostra filosofia di gusto senza barriere. Perché a tavola, se ci pensiamo, siamo tutti uguali”. Come dimenticare l’appassionata ode al cibo del capolavoro Miseria e nobiltà di Totò? Se volete assaggiare le prelibatezze napoletane, e accompagnarle alle immagini di film golosi, segnatevi dunque questo appuntamento imperdibile a Salsomaggiore! E così non sembra davvero attenuarsi l’interesse del cinema per l’universo del cibo e dei sapori. Dopo un 2014 ricco di pellicole golose – ricordate il divertente Chef, la ricetta perfetta di Jon Favreau? Oppure Amore, cucina e curry (The Hundred-Foot Journey) di Lasse Hallström? – ecco che il 2015 si prospetta ancora un anno fertile di spunti “cinemagastronomici”. Su questa scia, vi aspettiamo ancora sulle nostre pagine per tornare a raccontare, dal prossimo numero, una nuova e squisita “pellicola di gusto”!

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

Vino vegano,

una nuova opportunità per il mercato?

La certificazione ha sempre una valenza di garanzia per il consumatore. Adesso, dopo il vino biologico e biodinamico, arriva anche quello vegan, sintomo di una richiesta crescente

Maria Chaira Ferrarese, responsabile Ricerca e Sviluppo e Business development di Csqa-Certificazioni,

I

l veganesimo, ossia quel movimento basato su uno stile di vita che rifiuta la sofferenza e lo sfruttamento animale, è in continua ascesa, prova ne è il fiorire di ristoranti vegan e di cibi ad hoc anche sugli scaffali dei supermercati. Ultimamente è un termine che si sente accostato anche al vino, anche se quest’ultimo, apparentemente non ha nulla a che vedere con l’uccisione di animali. E invece l’elenco degli ingredienti di origine animale è lungo e le aziende che scelgono di certificarsi vegan vanno incontro alle richieste di un mercato in crescita e che vuole rassicurazioni. A oggi esistono solo

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marchi privati di certificazione ma come funzionano? Maria Chaira Ferrarese, responsabile Ricerca e Sviluppo e Business development di Csqa-Certificazioni, spiega che cosa vuol dire produrre un vino vegano. Cosa si intende per vino vegano? “Il vino vegano è un vino che non contiene sostanze di origine animale e che viene realizzato con processi di trasformazione che escludono l’utilizzo di qualsiasi sostanza di origine animale. Nella produzione di vino convenzionale, oltre all’uva, possono essere utilizzati in cantina coadiuvanti tecnologici di origine animale. I più utilizzati sono i cosiddetti chiarificanti, utilizzati allo scopo rendere limpido il vino, come l’albumina d’uovo, la caseina e i caseinati, la colla di pesce, la gelatina che sono di origine animale. Nella produzione di vino vegano tutti questi prodotti sono vietati per assicurare al consumatore un prodotto privo di ingredienti o coadiuvanti tecnologici di derivazione animale”. Qual è l’iter di certificazione e quale ente lo rilascia? “Il claim “vino vegano” o similari è, a tutti gli effetti, un’informazione at-

tualmente non regolata in modo specifico né dalle norme comunitarie né da norme nazionali. Per comunicare la caratteristica vegan al consumatore sono nati, in questi ultimi tempi, diversi marchi di proprietà di persone fisiche, associazioni o strutture private. Uno di questi è “Qualità Vegetariana Vegan®”, un marchio promosso dall’Associazione Vegetariana Italiana che è la prima nata in Italia. Tale marchio viene concesso in uso alle sole aziende che hanno ottenuto il certificato di conformità a fronte dell’omonimo standard da parte del Gruppo Csqa-Valoritalia. Questo standard non si limita a prevedere la totale assenza di derivati di origine animale ma anche l’assenza di prodotti di origine animale e derivati negli ausiliari di fabbricazione e nei materiali di confezionamento, come le attrezzature, il packaging o le colle utilizzate per applicare le etichette. La cantina interessata a ottenere il marchio, deve predisporre un disciplinare aziendale che definisce le modalità adottate per assicurare l’assenza di derivati animali e l’organismo di certificazione effettua la verifica ispettiva. Il certificato ha validità triennale e il suo mantenimento è subordinato al

superamento di verifiche e ai controlli documentali annuali”. Quante sono le aziende italiane già certificate? “Attualmente le cantine che hanno prodotti certificati Qualità Vegetariana Vegan® sono 10: 2 in Toscana, 5 nelle Marche, 1 in Veneto, 1 in Piemonte e 1 in Abruzzo”. Si prevede una crescita? “Il vegan, in questo momento, è di gran moda. La richiesta da parte dei consumatori è in forte aumento ed è accompagnata dalla contemporanea richiesta di garanzie. In questi ultimi due anni la richiesta di certificazione è decisamente cresciuta da parte delle imprese italiane non solo con riferimento al vino ma più in generale per i prodotti alimentari, pertanto si presume che nei prossimi tempi si assisterà ad un incremento di richieste”. Di solito le aziende che si certificano sono anche biologiche? “Non tutte le aziende certificate Vegan sono anche bio. La certificazione biologica non è infatti un prerequisito per poter certificare vegan i propri prodotti. Il movimento vegetariano/ vegan è molto attento al cibo e alle bevande sane, quindi il bio è preferibile ma non indispensabile”.•


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A tutta Birra di Chiara Martinelli

ECCELLENZE

Un altro esempio di birra artigianale carico di creatività e di eccellenze local made in Trentino

IN VAL DI NON ARRIVA IL SIDROBIRRIFICIO MELCHIORI

E’ Matteo Corazzolla il SidroBirraio, la mente che ha partorito questo magico connubio tra il Sidro di Mela Italiano, l’acqua, malto, luppolo e lievito, per ottenere birre non filtrate e non pastorizzate, uniche nel loro genere. Tutto nasce nella Val di Non, la valle Trentina conosciuta per le sue croccanti mele e per l’acqua fresca di montagna. L’azienda Melchiori si occupata da sempre di produzione di Sidro Italiano di alta qualità ma è successivamente che inizia a sperimentare nuove ricette dando vita a questa birra artigianale che rispecchia la natura del territorio ed i suoi frutti, di cui fanno parte i selezionati ingredienti principali. Ogni birra ha una sua particolarità

e caratteristica: la Bionda Trentina è una pils che riflette la semplicità delle persone; la PomBier è una birra con l’aggiunta del succo di mela e rispecchia maggiormente i prodotti locali; la Roen è una pale ale che esalta le caratteristiche dell’acqua dell’omonimo monte; poi la Weizen Trentina, concreta nel gusto; la Biava, una blanche prodotta con l’avena e aromi di spezie locali; infina la Rossa Affumicata, concepita per il periodo natalizio. Dal prossimo settem-

bre per i consumatori biologici ci sarà finalmente una Birra Italiana prodotta artigianalmente, e anche la Biava, la PomBier e la Roen saranno disponibili in entrambe le versioni in tutta Italia, nei negozi biologici specializzati e sull’ecommerce del portale. Ma la vera novità arriverà soltanto nel 2016: si chiamerà la “Bira Nona Bina” con ingredienti 100% locali e con l’aiuto di agricoltori amanti del territorio e della biodiversità. Info e contatti: www. birravaldinon.it

WOMAN’S BEER

LE DONNE AL CENTRO DELLA BIRRA Da Cerveja Feminista al nuovo Spot di Assobirra, il gentil sesso è in fermento! Chi l’ha detto che la birra è una bevanda prevalentemente maschile? Dal Brasile arriva la Cerveja Femminista, la birra delle donne,

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contro la discriminazione culturale presente nei messaggi pubblicitari che sembrano voler reclamare un consumo esclusivo appannaggio del sesso maschile. “Questo il motivo per cui si è voluto lanciare una provocazione usando il termine Feminista” – sostiene Thais Fabri, uno dei creativi del progetto, in modo tale da mettere i gusti sul piatto della bilancia e decretare

una pari opportunità anche nel consumo di una birra chiara, ambrate o scura che sia. Libaratorio lo spot voluto da Assobirra con l’immagine di una donna che ha appena assaggiato un bel boccale di birra e le è rimasto sulla punta del naso un residuo di schiuma. Finalmente una réclame a sdoganare l’immagine collettiva della donna che “non è bello beva birra” e “non è un gesto elegante”. Un atto dovuto a tutte le ragazze, signore, mamme, casalinghe e manager che apprezzano l’arte birraia. La raison why ovvero il perché, come si dice in gergo, è spiegato dagli stessi promotori: l’Italia vanta il primato europeo del numero di consumatrici, il 60% infatti dichiara di gradire la pinta.

ART BEER

LA “CAPSULE COLLECTION” DI NASTRO AZZURRO Dedicate alle pizzerie top seller, ecco le birre che raccontano la storia e il successo dello storico birrificio di casa Peroni Nastro Azzurro, birra premium di casa Peroni, in collaborazione con Riccardo Guasco (illustratore, pittore e cartonista) lancia una linea “top collection” disponibile solo ed esclusivamente nelle pizzerie top seller. “Rilk”, incarna l’artista poliedrico amante della birra Nastro Azzurro, perfetto per raccontare la storia e il passato di uno dei prodotti più venduti all’estero e un’eccellenza del Bel Paese, quale lui stesso rappresenta. Guasco vive e lavora a Casale Monferrato (AL), ed ha ricoperto anche il ruolo di Art Director per un’importante agenzia pubblicitaria milanese e illustrato libri per bambini. E’ stata infatti l’agenzia creativa Metaphora ha sostenere tenacemente il connubio tra l’artista e Nastro Azzurro trovando in essi un forte legame, sia per le origini italiane e mediterranee di entrambi, che per l’ispirazione alle forme e ai colori di Picasso e Munari da parte di Guasco. Sapori, colori, forme mediterranee, ma soprattutto eccellenze italiane. Come quella voluta da Birra Peroni nel secondo dopoguerra per scardinare il primato delle birre tedesche, pesanti e difficilmente bevibili. Una birra alternativa, un contenuto alcolico elevato ma bevibile, adatta al clima mediterraneo e al suo cibo. Nastro Azzurro nasce dal premio conferito alla nave passeggeri con il record di velocità media di attraversamento dell’Atlantico compiuto nel 1933 e instaura da subito un nesso con il mare, la natura, la solarità tipicamente italiani e mediterranei. Il suo aroma di luppolo dal gusto secco, fresco e dissetante è perfettamente in linea con una bella pizza mangiata in riva al mare. Info e contatti: www.nastroazzurro.it


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Bollicine News di Giovanni Pellicci

EVENTI

IL FRANCIACORTA SCOMMETTE FORTE SULL’EXPO Oltre che Official Sparkling Wine Sponsor dell’Esposizione Universale, il Consorzio bresciano vara strategie per portare turisti nelle cantine Accordo strategico tra il Consorzio Franciacorta e Made in Uvet, il brand incoming del Gruppo Uvet per sviluppare insieme travel experiences durante l’Expo. “Expo Milano 2015 è una vetrina eccezionale per la Franciacorta:” - afferma Maurizio Zanella presidente del Consorzio, fresco di conferma fino al 16 dicembre 2015– dalla collaborazione con l’Esposizione Universale, di cui siamo Official Sparkling Wine Sponsor, non solo ci aspettiamo visibilità per il prodotto che sarà offerto durante le cerimonie ufficiali, ma soprattutto desideriamo sfruttare la grande opportunità di far scoprire ai visitatori italiani e stranieri la nostra terra piena

Torna Franciacortando, con l’edizione numero cinque in programma sabato 13 e domenica 14 giugno. Il motto di quest’anno è “Eat local and drink Franciacorta” con ampio riferimento ai temi dell’Expo, di cui il metodo classico bresciano è Official Sparkling Wine. Franciacortando si soffermerà quindi sul cibo di strada realizzato con prodotti locali e un super abbinamento Pizza&Franciacorta. La giornata di sabato sarà dedicata alla scoperta del territorio, dei suoi vini, prodotti

di ricchezze paesaggistiche, ambientali e storiche. Le stesse cantine sono siti meravigliosi, veri e propri musei di arte, musica e artigianato, a un’ora soltanto da Milano. Per questo motivo abbiamo scelto un operatore professionale come Made in Uvet in grado di raggiungere i turisti dalle esigenze più diverse e soddisfarle nel migliore dei modi”. Made in Uvet, durante il periodo di Expo 2015, proporrà una serie di pacchetti con percorsi tematici dedicati alla visita dei vigneti, degli uliveti, delle bellezze artistiche fino alla tradizioni gastronomiche, passando per lezioni di cucina fino alle degustazioni delle specialità di lago. Il tour di questa magnifica terra condurrà i partecipanti alla scoperta della storia delle sue cantine e la degustazione delle bollicine Docg Franciacorta. Info su www.madeinuvet.com

CONCORSO FOTOGRAFICO A “LE CARLINE” Un modo per vivere la giornata di Cantine Aperte coinvolgendo il popolo degli appassionati di foto

FRANCIACORTANDO

CIBO DI STRADA E METODO CLASSICO PER UN WEEK END GUSTOSO Sabato 13 e domenica 14 giugno quinta edizione del Festival promosso dalla Strada del Franciacorta e cibi mentre domenica una grande festa vedrà riuniti tutti i protagonisti della Strada del Franciacorta e noti chef italiani in una sola, suggestiva location carica di storia, Palazzo

Info su www.franciacortando.it - www.stradadelfranciacorta.it

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SCATTI EFFERVESCENTI

Monti della Corte a Nigoline di Corte Franca. Per animarla arriveranno in Franciacorta noti chef e pizzaioli come Mauro Uliassi, Luigi Taglienti, Beniamino Nespor, Giorgio Ravelli, Denny Imbroisi, Ciro Salvo. Con loro tutti i protagonisti della Strada del Franciacorta: gli chef (Stefano Cerveni, Pasquale e Gaetano Torrente franciacortini d’elezione, Fabio Abbattista, Fabrizio Albini, Vittorio Fusari, Andrea Martinelli, Ennio Zanoletti), i vignaioli, i produttori di specialità tradizionali del territorio.

Uno scatto da ricordare per Cantine Aperte. E’ il concorso promosso dall’azienda Le Carline che in occasione del classico appuntamento enoturistico, promosso a livello nazionale per domenica 31 maggio dal Movimento Turismo del Vino, lancia la prima edizione del concorso fotografico, riporto ad appassionati e curiosi. Fino al prossimo 22 maggio sarà possibile visitare l’azienda e cogliere con uno scatto fotografico gli angoli più suggestivi della cantina, dei vigneti o particolari delle bottiglie. Il giorno di Cantine Aperte l’azienda allestirà una mostra con le fotografie ricevute e spetterà poi al pubblico stabilire i vincitori, che verranno premiati con i vini bio-vegani Le Carline. Info su www.lecarline.com


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La primadonna di Expo 2015

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a bisogno di uno spazio dove essere protagonista indiscussa. E, come ogni primadonna che si rispetti, lo avrà. Perchè all’interno del “Padiglione Vino- A Taste of Italy” in cui è allestito lo “Spazio Grappa” saranno organizzate una serie di degustazioni guidate, con il contributo di esperti del settore e sommeliers. Gli incontri, previsti

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DI ELISA BERTI

Grappa protagonista ad Expo. Tra grandi soddisfazioni e l’ostacolo delle accise ogni venerdì alle 14,00, avranno inizio il 5 Giugno e si susseguiranno per tutta la durata dell’Esposizione. Il successo del salotto, a pochi giorni dall’apertura dallo Spazio,

trapela dalle parole di Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato Acquaviti di Assodistil, che affida ad un comunicato stampa la propria soddisfazione: “Già in questi primi giorni l’attenzione

del grande pubblico ha premiato il nostro impegno a favore dell’Expo: questa sorta di ‘salotto’ dedicato alla Grappa ha già ospitato molti visitatori, italiani e stranieri, dimostrando quanto interesse ci sia intorno a questa eccellenza italiana. E’ doveroso per me ringraziare il Ministero delle Politiche Agricole che ci ha sostenuto, gli imprenditori che hanno contribuito a realizzare il


progetto, e lo staff di AssoDistil, a cominciare dal Direttore Nicolini”. Un po’ di ottimismo è quindi d’obbligo, sia per il successo riscontrato in questi primi giorni dell’Esposizione, che in vista di questo ricco programma di degustazioni. Un ottimismo che, però, da solo non basta, perchè le preoccupazioni sull’andamento del mercato italiano sono molte e sono, per la maggior parte, dovute all’incidenza delle pesanti accise sul commercio del prodotto. E’ proprio il Presidente di Assodistil, Antonio Emaldi, ad esprimersi in merito alla questione, dati del Ministero dell’Economia alla mano: “E’ accaduto ciò che avevamo previsto: gli aumenti delle accise, l’ultimo dei quali è scattato proprio lo scorso gennaio, hanno fatto crollare il mercato, già colpito dalla crisi dei consumi...in questa vicenda è chiaro che hanno perso tutti: il Governo e i produttori”. Chissà se i riflettori puntati su questo prodotto proprio in occasione di Expo,spingeranno il Governo verso un ripensamento teso a rilanciare uno dei prodotti di punta del Made in Italy...

The 2015 Expo étoile The leading role of Grappa at the Expo exhibition, among great satisfactions and the obstacle of excise taxes She needs a space where to act the main role and like a proper étoile she will get it. This will be possible thanks to a series of guided tastings, led by experts and sommeliers, which are going to be hosted in the “Grappa Space” located inside the “Italian Pavillion- A Taste of Italy”. The tastings will take place every Friday at 2 p.m. from the 5th June until the end of the Expo fair. Within days from the opening of the “Grappa Space”, Cesare Mazzetti, the Chairperson of the Assodistil Acquiviti Committee, expresses his satisfaction for the successful program in a press release. “In these first days, the public attention has already reward-

ed our commitment to Expo. This sort of open space dedicated to the Grappa has already hosted many visitors, non only Italians but also foreigners, thus revealing how much interest this top quality Italian product can attract. We must thank the Ministry of Agricultural Policy which has supported us, the entrepreneurs who have given their contribution to the fulfilment of the project and finally the Assodistil staff, starting from Director Nicolini”. Therefore, it seems that some optimism is necessary, first of all because these few days have been very successful and secondly thanks to the rich program of tastings. But the situ-

ation is not entirely positive: there is still a lot of concern about the trend of the Italian market which at the moment is strongly affected by heavy excise taxes. It is Assodistil President himself, Antonio Emaldi, that remarks on this fact, showing the data issued by the Ministry of the Economy: “What has happened is exactly what we expected: with the increase of the excise taxes – the latest one has become effective in January – the market, already struck by the reduction in wine consumption, has definitely plunged. Nobody has gained anything from it: nor the Government neither the producers”. Hopefully, the attention conveyed on this product at the Expo will encourage the Government to think it over and relaunch one of the symbol of the Made In Italy. •

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Distillati & Co di Giovanni Pellicci

ANALISI

EXPORT, AUTENTICITA’ E RIDUZIONE DELLA PRESSIONE FISCALE: LE SFIDE DEL SETTORE Assodistil e Istituto Nazionale Grappa compatti nell’individuare le priorità del settore dei distillati italiani Incrementare l’export, tutelare l’autenticità e la qualità dei prodotti e ridurre la pressione fiscale. Sono queste le sfide dei distillatori italiani, emerse durante il convegno “Grappa e Brandy spiriti italiani”, promosso da AssoDistil e dall’Istituto Nazionale Grappa in occasione di Vinitaly. “Le nostre distillerie – ha ricordato Antonio Emaldi presidente di AssoDistil – hanno dovuto sopportare, nel giro di un anno e mezzo, quattro aumenti delle aliquote di accisa sui prodotti alcolici, con un saldo finale che fa segnare oltre il 30% di incremento e, in più, l’aumento dell’Iva. Tasse su tasse, che contrastano la possibilità di ripresa”. “Il nostro timore – ha osservato Elvio Bonollo, presidente dell’Istituto Nazionale Grappa - è che questo ulteriore carico fiscale metta in forse la sopravvivenza di molte aziende, che potrebbero chiudere i battenti. Quello che rischiamo di perdere è il know how straordinario dei nostri mastri distillatori e delle aziende che, da generazioni, producono distillati. Un danno enorme non soltanto dal punto di vista economico, ma anche storico-culturale, che gli aumenti delle accise, insieme alla crisi, colpiranno in modo irreparabile”. “Soltanto il 20% della nostra produzione è venduta all’estero – ha aggiunto Emaldi - l’interesse dei grandi buyers internazionali c’è, occorre quindi fare squadra nel comparto per disporre della necessaria massa critica e di adeguate risorse. Ma a frenarci sono anche i costi del fare impresa in Italia, che molto spesso i nostri concorrenti non devono sostenere”. Basti pensare che ogni distilleria deve gestire in media 15 registri: il più delle volte, uno è il doppione di un altro. I distillatori auspicano quindi una sollecita revisione delle normative di riferimento, in modo da semplificare le procedure e modernizzare i controlli.

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A LEZIONE

I SEGRETI DEI DISTILLATI IN UN CORSO A ROMA Sabato 20 giugno iniziativa promossa dall’Associazione “A tavola con Bacco”

A Roma sono aperte le iscrizioni per partecipare al corso dedicato ai distillati nazionali e internazionali, ideato e organizzato dall’Associazione “A tavola con Bacco”. L’iniziativa, che prevede un approccio teorico e pratico,

si svolgerà sabato 20 giugno (a partire dalle 10,30) nella sede di COQUIS, Ateneo Italiano della Cucina, in via Flaminia 575. Durante le lezioni sono previste delle degustazioni sensoriali guidate di 4 distillati scelti tra rum, whisky, cognac, tequila, gin, armagnac, grappa e vodka uniti a assaggi di cioccolato e frutta secca. Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di partecipazione. Info su www.coquis.it

TENDENZE

IN TRENTINO E’ “GRAPPA TURISMO” In Trentino è boom del “grappa turismo”. Non esiste, infatti, solo il turismo del vino in Trentino: l’Istituto Tutela Grappa del Trentino ha infatti cominciato a introdurre un nuovo modo per vivere il soggiorno in una delle valli, inspirato al distillato made in Italy. In sostanza l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, in collaborazione con l’Associazione Albergatori e Imprese Turistiche di Trento, ha promosso un ciclo di incontri con gli operatori del settore turistico per raccontare la storia e le attività di questa cooperativa di distillatori, una delle più antiche di tutto il Trentino, e per cercare al contempo di mettere a sistema i percorsi della grappa. “Il turismo per il Trentino rappresenta una delle voci più importanti – spiega il presidente dell’Istituto, Beppe Bertagnolli – e

la grappa uno dei prodotti di riferimento e più simbolici di questa terra, ecco che crediamo sia sempre più necessario cercare di creare una rete di sinergie tra i vari attori della filiera turistica, per cercare di sfruttare al meglio le nostre eccellenze, prodotti tipici tra cui la grappa, che rimandano in immediato a una precisa valle con precise caratteristiche”. Il turista avrà a disposizione una guida per scoprire le distillerie associate all’interno del territorio. Trentino Grappa, questo il titolo del nuovo strumento informativo che l’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino ha ideato per accompagnare il turista in una nuova forma di viaggio alla scoperta del distillato italiano per eccellenza, la grappa. Una pubblicazione che raccoglie le aziende socie spiegandone i prodotti in altrettante sche-

LA GRAPPA DEL TRENTINO IN NUMERI 4 milioni di bottiglie all’anno (da 70 centilitri) 10 mila ettanidri di grappa prodotti all’anno 15 milioni di euro di fatturato medio annuo per l’imbottigliato 2 milioni di euro di fatturato medio annuo per la materia prima 20% per cento quota export

Itinerari ad hoc per i turisti che possono visitare le 29 distillerie sparse per le valli del Trentino de. Una sorta di “strada della grappa” che grazie alla mappa allegata alla guida porterà il visitatore alla scoperta delle 29 distillerie sparse per le varie valli della Provincia di Trento.


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ExtravergineNews di Giovanni Pellicci

EXPORT

ESPORTAZIONI DA 400MILA TONNELLATE MA RIPETERSI SARA’ DURA L’analisi dei dati definitivi sul 2014 evidenzia le criticità di un sistema “sotto attacco” su più fronti Oltre 400 mila tonnellate d’olio esportate nel 2014. L’Italia, secondo i dati Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia) su rilevazioni Istat, conferma così il suo primato commerciale nell’industria olearia sui mercati esteri. Ma quest’anno sarà davvero difficile ripetersi, alla luce del crollo produttivo e delle problematiche che affliggono il settore, a cui si è recentemente aggiunta la problematica della “Xylella fastidiosa” in Puglia di cui parliamo approfonditamente su queste pagine. “Tuttavia, la scarsità di materia prima – dicono da Assitol - a causa del clima anomalo della scorsa estate e degli attacchi della mosca olearia, ha aggravato il deficit di produzione che da tempo caratterizza

il comparto. La nostra olivicoltura che, in annate normali, si attesta su 350mila tonnellate, non riesce a coprire il nostro fabbisogno interno e, a maggior ragione, quello estero, che insieme ammontano complessivamente ad un milione di tonnellate. Le nostre aziende del settore sono dunque obbligate a ricorrere alle importazioni”. Nel dettaglio i dati 2014 sul commercio d’olio con l’estero hanno registrato 410mila tonnellate, con un aumento del 6,6% degli scambi, per un valore complessivo dell’export pari a 1.369.732.855 euro. Secondo le stime di Assitol, nel 2015 le ridotte quantità di olio disponibili potrebbero provocare l’aumento dei prezzi all’origine e la diminuzione delle vendite.

PREMI

NUOVA FORMULA PER “IL MAGNIFICO” Domenica 28 maggio nelle Cantine Antinori in Chianti Classico la premiazione: a vincere quest’anno sarà un solo extravergine Torna, con una nuova formula, il Premio Il Magnifico, dedicato ai migliori extravergine. L’appuntamento con la nuova edizione è in programma giovedì 28 maggio, quando sarà l’auditorium delle Cantine Antinori nel Chianti Classico a San Casciano Val di Pesa ad accogliere la premiazione. A vincere, rispetto al passato, sarà però uno soltanto, senza distinzioni di categoria e di provenienza.

FOCUS LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE

UN TAVOLO OPERATIVO CONTRO LE FRODI DELL’OLIO Le richieste di Assitol per contrastare fenomeni sempre diffusi che danneggiano il settore Collaborazione tra il settore oleario e le istituzioni, un tavolo operativo per pianificare i controlli coordinato dall’Icqrf, rafforzamento del Sian e obbligo di classificazione degli oli a breve termine dopo la frangitura. Sono queste alcune delle soluzioni avanzate da Assitol alla Camera dei Deputati per combattere le truffe che colpiscono il settore dell’olio. “E’ necessario irrobustire la collaborazione fra tutto il settore oleario e le istituzioni – ha sottolineato Giovanni Zucchi, presidente dell’Associazione – l’esempio da seguire, a nostro avviso, è quello del settore delle carni, dove le verifiche di filiera sono stati pianificati di comune accordo. Sarebbe opportuno che l’Icqrf si faccia promotore di un tavolo operativo permanente, attorno al quale istituzioni e organi di controllo possano essere indirizzati verso controlli pianificati dagli stessi attori della filiera, che conoscono le rispettive criticità”.

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L’EXTRAVERGINE SBARCA A SIMEI Dal 3 al 6 novembre grande attenzione al mondo dell’olio italiano all’interno della fiera milanese Ci sarà anche l’olio, oltre al vino, tra i protagonisti della prossima edizione di Simei (3 – 6 novembre 2015 a Milano). Il mondo dell’extravergine sarà al centro di appuntamenti ad hoc, mirati all’aggiornamento del settore, focus sulle tecnologie, approfondimenti, presentazioni, studi e momenti più leggeri dedicati ad un altro settore chiave

dell’agroalimentare italiano. Durante la fiera saranno, inoltre, organizzati otto workshop (due al giorno), che approfondiranno temi specifici. Si parlerà di innovazione nel packaging, importantissimo per il mantenimento delle qualità organolettiche del prodotto, di miglioramento tecnologico dei frantoi, di soluzioni per la conservazione e il trasporto degli oli, di gestione dei reflui, di aspetti inerenti la spinosa questione dell’etichettatura e dei tappi, di azioni di marketing necessarie a posizionare i prodotti nella Gdo, fino al tema già molto discusso ma sempre di grande attualità dell’analisi sensoriale, fondamento del rilancio di tutto il comparto.


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di Max Brod

CONSULENZA ENOLOGICA

Gli enologi ad Expo?

Presenza fondamentale

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Tutto quello che vedrete nel padiglione vino di Expo sarà anche un po’ merito suo: Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale, dice di essere il “manovale” del comitato scientifico ma la sua esperienza lo rende una colonna portante dell’esposizione che,

Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità

spiega lui stesso, è bandiera dell’agroalimentare nel mondo. Qual è il bilancio dei primi 15 giorni di Expo per il mondo del vino? “Siamo ancora agli albori ma bisogna dire che siamo l’unico padiglione monotematico di Expo 2015: non ci sono altri

padiglioni di questa bellezza che rappresentino un solo prodotto: il vino. Questo dà un risalto al prodotto che è quello che merita, perché riteniamo che il vino rappresenti la parte economicamente più importante dell’agroalimentare”. Perché andare ad Expo e visitare il palazzo del vino?

“Io considero il padiglione e l’Expo in genere non una mostra-mercato, la definisco una sorgente per chi vuole soddisfare il suo sapere sul vino italiano. C’è un piano emozionale dove ci si avvicina al vino attraverso le immagini e la storia, con vasi bellissimi e colorati ma anche sensazio-

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.

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Il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, nella sua recente veste di presidente del comitato scientifico per il padiglione vino, tratteggia i punti fondamentali di un Expo che deve “esportare cultura” ni olfattive, ed un piano superiore con più di 1300 vini da degustare. Non si tratta di degustare il vino preferito, ma l’Italia stessa”. Spieghiamo agli italiani, e non solo a loro, la differenza tra Expo e Vinitaly… “Il Vinitaly è una trattativa, a Expo non si fanno affari: si esporta cultura. E’ questo il nostro ruolo: raccontare agli altri la nostra ricchezza, la nostra biodiversità, la nostra stoMarzo.pdf 1 06/03/15

ria. Il tutto facendo sistema, una cosa che non facciamo ancora a sufficienza in Italia”. Quanto hanno influito le sue conoscenze di enologo all’interno del comitato scientifico? “All’interno del comitato ci sono dei veri e propri monumenti del mondo del vino, io sono sempre un po’ il manovale, però sono convinto che se c’è stato un rinascimento nel vino, in buona parte bisogna accreditarlo alla nostra cate17:55

goria. L’approccio scientifico della categoria ha i suoi meriti”. Gli enologi andranno ad Expo? “Certo che ci andranno, sono una presenza fondamentale. La categoria sarà presente perché dobbiamo conoscere cosa presentiamo agli altri e per l’evento di chiusura dell’Expo avremo la giornata del vino mondiale e all’interno della quale ci sarà la giornata dell’enologo mondiale.

Con eventi, manifestazioni e convegni di livello internazionale”. Qual è il concetto che manca oggi sulla stampa italiana? “Alcuni opinionisti hanno dato una descrizione del palazzo del vino il primo giorno di apertura, approfittando di piccole défaillance, aumentando a dismisura le criticità. Vorrei che chiunque sia chiamato a dare comunicazione e visibilità sul vino italiano si spogli per 6 mesi di quello spirito critico che sembra invadere certi settori, e ci aiuti a rivestire il vino del suo ruolo: la bandiera dell’agroalimentare. Detto questo il concetto da valorizzare per me è questo: ‘Tutto ciò che noi abbiamo, se non è conosciuto dall’utente finale, non ha nessun valore’”.•

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di Irene Graziotto

ANALISI GENETICHE

ws e N VERTICI

DOPPIETTA ITALIANA ALLA GUIDA DELL’EUROPA VINICOLA Sergio Chiamparino Presidente dell’AREV e Matilde Poggi vice Presidente CEVI

Già Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino subentra a Jean-Paul Bachy nella direzione dell’Arev, l’Assemblea delle Regioni Europee Vinicole che rappresenta, sia politicamente che professionalmente, ben 75 stati dell’Unione Europea e di altri Paesi extra Ue del continente. Fra le questioni da affrontare vi è la tematica

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parassiti – su cui l’AREV si è già espressa con una risoluzione sulla flavescenza dorata – la tutela delle zone vocate ma di difficoltosa gestione, come quelle a forte pendenza, e la protezione del comparto DOP europeo dalla mancanza di normativa in materia di domini internet. Cambia anche il board della Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti (CEVI): vice Presidente, accanto allo svizzero Jacques Humbert e il bulgaro Ivo Barbanov, è ora Matilde Poggi, già alla guida della

Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI). L’attuale dirigenza vede incarichi distribuiti tra un maggior numero di nazioni con una riduzione della componente francese, da sempre leader nella Confederazione, cui spetta ora solo la presidenza di Thomas Montagne. Nel prossimo biennio si parlerà di vendite a distanza, per le quali la CEVI ha chiesto che i produttori possano spedire i loro vini direttamente ai consumatori all’interno dell’Unione Europea, assolvendo alle accise nel Paese d’origine, e si affronterà il dossier inerente alle strategie anti alcol, attualmente in discussione a Bruxelles.

KIT PORTATILI PER VERIFICARE IL DNA DEL VINO Sviluppato dal Cnr di Palermo e Bionat Italia, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale Regione Sicilia 2007/2009 Basteranno le analisi del vino eseguite con dei kit portatili per conoscere l’esito del “test del Dna” e stabilire con certezza la tipologia di vigneto di origine. Poche gocce e in mezz’ora sarà possibile tracciare l’origine di un prodotto tramite l’identificazione genetica delle sequenze dei vitigni. Si potranno così confrontare i dati emersi con quelli riportati nell’etichetta della bottiglia, tutelando consumatori e produttori da informazioni mendaci e truffe. Il progetto, realizzato dall’Istituto di bioscienze e biorisorse del Consiglio Nazionale di Ricerca di Palermo e dalla società di ricerca e sviluppo Bionat Italia Srl., ha tutte le carte per modificare radicalmente l’approccio delle attuali certificazioni Doc, Dop o Igp basate sul solo monitoraggio dei processi di produzione. “La caratterizzazione genetica – spiega Francesco Carimi dell’IbbrCnr – permette infatti di individuare in maniera definitiva, attraverso analisi molecolari, i vitigni utilizzati nella vinificazione, rilevando subito la presenza di eventuali adulterazioni”. Fra i vantaggi, la possibilità di riscoprire varietà minori di interesse locale “dimenticate” dai mercati.


WINEEMOTION:

i motivi per scegliere un dispenser di vino Protagonisti del Padiglione Vino di Expo 2015, sono la soluzione ideale per enoteche e ristoranti. Ecco perchè.

B

elli e pratici, i dispenser di vino si trovano sempre più spesso in ristoranti e wine bar. Anche ad Expo 2015 si è scelto di utilizzare questo tipo di macchine per servire i visitatori della Biblioteca del Vino. Riccardo Gosi, ad di Wineemotion e da anni nel settore dei dispenser, ci spiega il perchè di questo successo . Wineemotion è un’azienda giovane ed in crescita costante. Il 2015 sembra poi essere un anno d’oro... “Ovviamente questo 2015 sta portando grandi novità. L’anno si è aperto con un ottimo Vini-

taly e prosegue poi con la nostra presenza ad Expo in cui tutti i 1300 vini sono somministrati dalle nostre macchine. Tra l’altro, sempre in occasione dell’ esposizione, i nostri dispenser saranno presenti anche in zona Navigli, per un Fuori Expo”, all’interno del mercato metropolitano. Comodità, eleganza, qualità, praticità. Quale tra questi rappresenta il vero motivo per scegliere un dispenser di vino? “Io credo fermamente nell’abbinamento cibo-vino. Oggi se ne parla molto, ma si applica poco. Sono convinto che per gustare a fondo un piatto ben fatto, sia necessario accompagnarlo con un vino che ne sappia esaltare gli aromi. L’ideale sarebbe poter avere un vino diverso per ogni piatto proposto, ma questo è davvero difficile, sia in un ristorante che a casa propria. E dirò di più. Una volta che si stappa una bottiglia, comincia per il vino un processo irreversibile, quello dell’ossidazione.

Nessun tipo di tappo riesce a bloccare questo processo. I nostri sistemi usano gas inerti, come Argon e Azoto, questi permettono di preservare il vino proteggendolo dall’ossigeno che è l’elemento ossidante. In questo anno stiamo potenziando la nostra rete commerciale estera e stiamo creando la rete commerciale Italia, il segreto del nostro successo è che crediamo fortemente in ciò che facciamo”. In quali paesi state riscontrando più successo? E l’Italia come si colloca? “Siamo presenti in molti paesi, l’Asia è uno dei mercati dove stiamo puntando molto, ma non possiamo ignorare il successo avuto negli Stati Uniti, comunque questo è l’anno in cui ci siamo prefissi di sviluppare il

mercato italiano e lo faremo nei prossimi mesi”. Molto in voga in ristoranti ed enoteche, sarebbe utile anche a casa... “Ovviamente ci abbiamo già pensato. Ecco perché alle nostre linee adatte alle attività commerciali, abbiamo deciso di affiancare un modello piccolo, perfetto per ogni abitazione. Ma il progetto è in piena fase di sviluppo e per adesso preferisco non svelare altro. Di novità questo 2015 ne avrà davvero molte...”.•

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prodotto finito; •gestire con facilità le pratiche normative e fiscali grazie ad aggiornamenti costanti •gestire forza vendita, sconti e provvigioni •integrare il sistema gestionale con strumenti innovativi e nuove tecnologie digitali, come

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TAPPI

TASTING CHAMPIONSHIP Nomacorc e vino libero mettono alla prova consumatori, sommelier e giornalisti Una degustazione di tappi che sfida consumatori, sommelier e giornalisti a individuare differenze, scoprire l’evoluzione dei vini e comprendere meglio il ruolo della chiusura nel vino. Tre serate e un vero e proprio “torneo” tra campioni enologici: Torino, Roma e Milano nelle splendide cornici dei locali di Eataly. È questo il “Tasting Championship” di Nomacorc e Vino Libero, che ha visto in tutte le tappe riscuotere l’interesse della stampa e degli appassionati che hanno potuto assaggiare 3 vini bianchi e rossi, tappati lo stesso giorno nelle stesse condizioni, ma con tre chiusure differenti. Una degustazione che ha consentito di approfondire quanto sia determinante il ruolo del tappo nella gestione dell’ossigeno, oggetto di studi e di numerose ricerche da parte di Nomacorc. Il “campionato” è proseguito il 21 aprile a Roma con una serata dedicata ai bianchi in occasione del compleanno della Capitale e il 12 maggio a Milano, nella città di Expo, dove si è svolta la finale tra i bianchi e i rossi selezionati nelle tappe precedenti. Chi sarà il campione? La risposta presto sul sito ed i social media di Nomacorc!

Ci sono tre generazioni alle spalle di Artigiani Bottai, tre generazioni che si tramandano la propria esperienza nella costruzione di botti per vino, per aceto e per grappa realizzate con materiali diversi (rovere, ciliegio, frassino, acacia,...) e con misure diverse, perfettamente adattabili alle esigenze del cliente. Tutto il processo produttivo avviene sotto il costante controllo dei mastri bottai, che seguono attentamente ogni fase della produzione. L’azienda ha, inoltre, brevettato l’innovativo sistema della botte con “sacca in bag in box” che può essere anche preventivamente refrigerata in frigorifero e mantenuta fresca grazie ai contenitori di ghiaccio contenuti dalla botte. L’azienda è a completa disposizione per preventivi gratuiti e personalizzazioni. ARTIGIANI BOTTAI via Boeo, 38 90125 Marsala (TP) Tel. 0923 713872 Fax 0923 713872 info@artigianibottai.com www.artigianibottai.it

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Cipa 2015:

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i propone come un punto d’incontro strategico per tutti i protagonisti del settore: cartotecniche, vetrerie, etichettifi, studi grafici,... e non è certo solo un’occasione per esporre i propri prodotti. Quali siano i punti di forza di questa nuova edizione dell’evento lo abbiamo chiesto agli organizzatori. Cosa cambia in questa edizione di Cipa 2015? “Cipa non cambia – spiega Marcello Berioli – con il tempo, grazie al contributo di tutti e ad un confronto sempre attivo, abbiamo capito come Cipa può crescere, senza perdere la centralità del tema per il quale l’evento è nato, dare valore al contenitore. Però in realtà qualcosa

12/13 e 14 Giugno: ecco le date della fiera del packaging che quest’anno si terrà ad Assisi

Marcello Berioli e Luca Purgatorio

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cambia, la sede; dalla splendida Pieve del Vescovo, a Corciano, che ci ha ospitato lo scorso anno, arriviamo al cospetto di Assisi, al Palaeventi del Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli. Avremo a disposizioni dimensioni diverse per risolvere esigenze diverse ed accogliere al meglio gli espositori, gli ospiti ed i visitatori” Perchè è importante per un’azienda partecipare? “Cipa è una maniera nuova di presentarsi ed incontrarsi – spiega Luca Purgatorio – e la motivazione che spinge a partecipare bisognerebbe chiederla alle aziende presenti lo scorso anno e che lo saranno anche nella prossima edizione. Con Cipa abbiamo avviato una ma-


Nella foto Maurizio Pescari

niera nuova di presentarsi al mercato. E’ qualcosa di più di una fiera, è qualcosa di diverso. Al tema centrale, tecnico e di settore, abbiamo unito una fase di dibattito e confronto che fa sì che la soddisfazione non sia legata solo alla visita di un cliente, ma anche alla possibilità di conoscere, ascoltare, personaggi unici del settore, che raggiungeranno Cipa per raccontare le loro esperienze, aprire una serie di riflessioni formative partendo dal nostro ‘ring’, per poi essere a disposizione dei nostri espositori”.

Non solo vino direi. Quest’anno viene dato un grande spazio ad un’altra eccellenza del Made in Italy, l’olio. Perchè? “Non solo vino e direi anche, non solo olio – continua Berioli –. Vogliamo occuparci dei contenitori in generale, perché non esiste un prodotto alimentare che possa prescindere da esso. Vino ed olio avranno un ‘focus’ particolare, così come lo avrà la birra o i temi legati alla salvaguardia ambientale, al riuso ed al riciclo, fino all’estensione del concetto di Qualità ai

materiali che vengono usati: carta, vetro, inchiostri, alle norme che regolano l’etichettatura e la certificazione d’origine”. Ci racconti meglio cos’è il ring? “Il ‘ring’ è il cuore di Cipa, un punto d’incontro – ci dice Maurizio Pescari – aperto a tutti, una piazza al centro dell’area espositiva e non una sala a sé stante. Tutti devono avere la possibilità di parlare ed ascoltare. Un punto di confronto dove chi sarà invitato a partecipare non lo farà con l’obiettivo di dimostrare le sue conoscenze ma con un obbligo imprescindibile, quello di farsi capire e di spiegare bene esperienze, problemi e soluzioni. Sarà animato da aziende desiderose di illustrare le caratteristiche della loro attività e da ospiti che avranno l’occasione di confrontarsi con i protagonisti del confezio-

namento”. Abbiamo dei nomi? “Certo che ne abbiamo: l’on. Colomba Mongiello, relatore della legge ‘Salva olio’, il colonnello De Franceschi, comandante del Nucleo Agroalimentare del Corpo Forestale. Il prof. Raffaele Sacchi della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, Simonetta Doni, la più grande disegnatrice di etichette che abbiamo in Italia. Sarà protagonista del ‘ring’ Giorgio Mori, un vero artigiano delle macchine per l’estrazione di olio; William Salice, che tornerà a Cipa per continuare a raccontare la sua vita professionale trascorsa a fianco di Michele Ferrero. Per il marketing, avremo un vero guru nel settore dell’alimentare, Gigi Mozzi”. www.cipa.me•

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