I Grandi Vini Luglio/Agosto 2017

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Emilia Romagna SOCIETÀ AGRICOLA LE SIEPI PAG. 28 Abruzzo CITRA VINI PAG. 27

Campania AZ. AGRICOLA LA CANTINA DEL VULCANO PAG. 25

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Toscana Marche

VECCHIA CANTINA DI MONTEPULCIANO PAG. 41

TENUTA CA’ PIA PAG. 3

Lombardia AZIENDA AGRICOLA PILANDRO PAG. 33

Piemonte AZIENDA SAN MICHELE CANTINA PARROCO PAG. 37

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scatole porta bottiglie

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Anno XIII • Numero 97 • Luglio Agosto 2017 www.igrandivini.com

In copertina Piergiorgio Borgogelli, Direttore Generale ICE

Editore Cluster Editori Registrazione Tribunale di Grosseto n° 9 del 02/11/2005 Direzione e Redazione Strada Massetana Romana 58/b - 53100 Siena (Italia) Tel. 057745561 Fax 0577270774 - info@igrandivini.com Direttore Responsabile Giovanni Pellicci Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Traduzioni a cura di Mariavera Speciale Hanno collaborato a questo numero Stefania Abbattista, Barbara Amoroso, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Alberto Brilli, Claudia Cataldo, Jessica Chirichiello, Marina Ciancaglini, Pier Lorenzo Cicerchia, Giordana Gugliotta, Chiara Martinelli, Giulia Montemaggi, Tommaso Nutarelli, Enea Silvio Tafuro Art Director Linda Frosini Stampa Petruzzi – Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG)

Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Strada Massetana Romana 58/b 53100 Siena (Italia) Tel. 0577 45561 – Fax 0577 270774 info@clustereditori.it Account

Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@clustereditori.it Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Francesca Droghini – f.droghini@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Montemaggi - g.montemaggi@clustereditori.it Stefania Russo - s.russo@clustereditori.it Giulia Spolidoro - g.spolidoro@clustereditori.it

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Che vino sarà al tempo del clima tropicale?

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Numerosi addetti ai lavori hanno già tratteggiato la possibile situazione: “ad oggi (fine luglio, appunto, nda) la situazione è preoccupante. Potrà diventare molto critica nelle prossime settimane se non dovesse piovere”. Tanto per fare l’esempio del Sangiovese, vitigno principe della Toscana e del Centro Italia, la fase topica è quella della maturazione: è in quel momento che alle piante servirà acqua. Quindi non possiamo che incrociare le dita e augurarci che il mese di agosto possa portare la giusta quantità di precipitazioni. Di contraltare, va detto, che la qualità potrebbe essere molto alta, con picchi di eccellenza, visti i probabili alti contenuti zuccherini che l’uva avrà al momento della raccolta. Il tutto mentre anche in Francia la produzione vitivinicola 2017 è destinata a crollare. Detto del quadro ad oggi, la nostra domanda punta ad inquadrare i rischi e le contromisure applicabili in uno scenario ormai, evidentemente, cambiato e che vede il clima mediterraneo a rischio, a favore di fattori praticamente tropicali. Quindi, è possibile che dobbiamo sempre e solo prendere provvedimenti in casi di emergenza assoluta? E’ vero, dirà il lettore, una siccità o un’alluvione non si possono prevenire con anticipo. Però è possibile introdurre delle contromisure attraverso scelte lungimiranti ed in grado di prevenire possibili disastri. C’è di mezzo la politica, naturalmente. Il Governatore della Regione Veneto, e già Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia è intervenuto sottolineando la bontà del progetto di conservazione idrica, avviato in modo pioneristico, dal Prosecco. L’occasione è servita per chiedere il varo di un vero e proprio “Piano Marshall dell’acqua”.

“Il danno è rilevante – ha detto nei giorni scorsi il Governatore Zaia abbiamo tutti i titoli per andare in Europa e chiedere fondi straordinari. Non siamo il loggione dell’Europa, quando parliamo di agricoltura devono stare tutti in piedi. Stiamo andando verso l’aridocoltura, visto il clima tropicale, ma questi sistemi vanno finanziati. I nostri vigneti del Prosecco hanno già gli impianti a goccia sotto terra”. L’Europa. Sempre lei. Tutto passa da Bruxelles. In agenda c’è già una data: il prossimo ottobre si riuniranno a Bergamo i ministri dell’Agricoltura europei per il G7: strumenti nuovi ed efficaci per aiutare gli agricoltori saranno all’ordine del giorno, secondo quanto annunciato dal Ministro Maurizio Martina. Perché il cambiamento climatico ci pone di fronte a condizioni meteorologiche probabilmente inedite quanto a temperature medie e livelli di precipitazioni (o troppe o troppo poche). Per questo il nostro Paese, tra le tante problematiche, è chiamato ad occuparsi di infrastrutture irrigue migliori, più efficienti e che, soprattutto, siano capace di ridurre gli sprechi di acqua che invece si registrano, in percentuali spaventose, lungo la rete italiana. Perdite che fanno imbestialire in situazioni normali, figuriamoci nel bel mezzo di una crisi così grave come quella di questa estate. L’acqua con il vino quindi c’entra eccome. Per fortuna la capacità di resistenza della vite è decisamente superiore alla media. Non resta che attendere ed avere fiducia, come i vignaioli sono abituati, da sempre, a fare. Nella speranza che il meteo faccia la sua parte e che la politica – italiana ma anche europea – altrettanto. Buona estate e buona vendemmia!•

Giovanni Pellicci Direttore Responsabile

EDITORIALE

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o spauracchio dell’estate 2017 si chiama siccità. Anzi no. Arrivano nubifragi e terribili grandinate. Stiamo vivendo un’estate praticamente tropicale, caratterizzata da settimane con temperature bollenti e assenza totale di piogge e poi violenti acquazzoni che, in alcuni casi, causano gravi danni nei campi ed in vigna. Non siamo previsori meteo ma l’argomento è serio e delicato. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sono numerosi i settori dell’agricoltura italiana (a partire dal grano), compresa la viticoltura e l’olivocoltura, ad essere pesantemente condizionati dal fattore climatico. Gli aggiornamenti sono però costanti ed è quindi azzardato tracciare un quadro chiaro su quali saranno le ripercussioni sulla vendemmia e quindi sull’annata. Di sicuro sappiamo che numerose regioni italiane hanno richiesto lo stato di calamità a causa dell’emergenza idrica. A queste richieste il Mipaaf ha risposto delineando un piano di interventi in tre fasi: attivazione di un fondo di solidarietà nazionale (per coprire le spese appunto); aumento degli anticipi dei fondi europei Pac (così da aver più risorse fin da subito) e stanziamento di 700 milioni di euro per dare vita ad un piano di rafforzamento ed efficientamento delle infrastrutture irrigue. Ad oggi è serio il rischio che la vendemmia 2017 sia scarsa dal punto di vista quantitativo. Non solo per la siccità o, viceversa, per le grandinate che hanno interessato alcune aree – specie in Piemonte - a fine luglio, ma anche a causa delle precedenti gelate che hanno colpito numerose zone produttive tra la fine di aprile e la prima decade dello scorso maggio.


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wine di Elisa Berti

13 18 L’INCHIESTA LO STORYTELLING DEL VINO

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THE WINE TROTTER WEB E SOCIAL: COME STA IL VINO IN ITALIANO IN RETE?

SOMMARIO 6 10 12 13 14 18 22 24 25 26 27 28 29 30 32 33 34 36 37

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L’EDITORIALE ULTIME DAL MONDO DEL VINO LA POLITICA NEL VINO THE WINE TROTTER FACCIA @ FACCIA CON... PIERGIORGIO BORGOGELLI L’INCHIESTA • LO STORYTELLING DEL VINO CHEF • RETROBOTTEGA BEST PRACTICES • VITIGNI RESISTENTI: IL FUTURO DELLA VITICOLTURA? LA CANTINA DEL VULCANO • L’AMORE PER LA TERRA VESUVIANA L’ABRUZZO FA SISTEMA CODICE CITRA: L’UNIONE FA LA FORZA VINI LE SIEPI, L’INCONTRO DI STORIA E BOTTIGLIA CESANESE DEL PIGLIO DOCG: QUALITÀ SENZA TEMPO APRE MOCCIA CAPODICHINO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI NAPOLI QUELLA TERRA MAGICA CHIAMATA VALTELLINA PILANDRO ADOTTA IL VERDICCHIO E NE FA UNA PASSIONE LE NUOVE SFIDE DEL LACRIMA DI MORRO D’ALBA DI GAVI IN GAVI, IL GRANDE BIANCO PIEMONTESE SI VESTE A FESTA CANTINA PARROCO • BARBARESCO 2014: A DISPETTO DEI PRONOSTICI...

38 SANGUIS JOVIS, L’OSSERVATORIO SUL SANGIOVESE 41 LA VECCHIA CANTINA DI MONTEPULCIANO COMPIE 80 ANNI 42 LA FACCENDA SI FA SERIA 43 SOCIAL WINE 45 PELLICOLE DI GUSTO 46 FIERE IN CALENDARIO 48 FOOD AND BEVERAGENDA 50 NEWS BIO & GREEN 51 TENDENZE SPARKLING 52 A TUTTA BIRRA 53 EXTRAVERGINE NEWS 54 DISTILLATI & CO. 56 VIGNA & CANTINA UN CALEIDOSCOPIO DI LIEVITI 61 UPS • SPEDIZIONI OLTRE CONFINE PIÙ VELOCI E SICURE 64 TAPÌ FOR WINE 66 VIVAI PADERGNONE GUARDA AL FUTURO 68 LA SOCIETÀ AGRICOLA FOSSA MALA HA SCELTO COOPER WINE CONTROL 70 ZEUS: LA COMPETENZA AL SERVIZIO DELL’ACCIAIO INOX 72 ZANOTTI PER IL SETTORE VINICOLO 74 NEWS TECNICHE DALLE AZIENDE


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Cercasi antidoto contro la buropatia

cronica

Il mondo del vino non va in vacanza: anzi, l'estate è il momento chiave dell'anno. E dalla politica italiana sono tanti i temi che restano...a decantare

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n vigna non si va in vacanza, anzi. Mentre la politica si concede la classica pausa agostana, queste sono settimane cruciali che valgono un'annata per gli addetti della filiera vitivinicola visto che la vendemmia è alle porte. Ma anche dietro le scrivanie delle aziende sono numerose le tematiche ancora in sospeso. Ecco un rapido memorandum sui principali aspetti, numerosi dei quali evidenziati dai protagonisti dell'ultimo Forum Nazionale Vitivinicolo Cia che si è tenuto a Montepulciano il 23 giugno scorso. Nuova vita per i Consorzi A Montepulciano la Cia, assieme a numerosi attori della filiera, ha avviato una riflessione sull'opportunità di innovare la governance dei Consorzi di Tutela, che tenga di conto un maggiore equilibrio interno tra le varie anime degli interessi rappresentati. La Cia, inoltre, ha richiesto una Strategia Nazionale Unica per la Promozione, la Valorizzazione e la Tutela, la quale aggredisca con vigore su alcune inefficienze quali le nuove autorizzazioni all'impianto di vigneti, “aspetto

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ingestibile – dicono dalla Confederazione Italiana Agricoltori - che non consente nemmeno il recupero di quella quota di potenziale, che annualmente viene persa per abbandono. Oppure Il tentativo di eliminare l'etichettatura transitoria, errore reiterato dalla Commissione Europea e considerato inaccettabile per i produttori italiani. Al pari di arrivare a chiedere l'indicazione dei valori nutritivi in etichetta, misura giudicata dai produttori di vino non efficace ne utile per una corretta informazione del consumatore”. Buropatia cronica Oltre ai temi evidenziati nel Forum che guardano al futuro, anche il presente preoccupa. A partire dalle lungaggini sull'Ocm Vino Promozione per il biennio 2017-2018 nonché l'esasperante tempistica sulla sentenza del Tar sui ricorsi sul bando 2016-17. E' purtroppo questo lo specchio della buropatia cronica che affligge il nostro Paese. Come mostrano analisi di mercato che sviluppiamo in queste pagine, l'export del vino italiano dopo il 2016 dei record sta frenando. Specie nei vini fermi. La concorrenza

non aspetta la nostra lentezza pachidermica. E in mercati chiave come gli Usa rischiamo di subire clamorosi sorpassi da parte dei nostri competitor. Semplificare e non complicare L'obbligo di compilazione è scattato il 30 giugno scorso. Doveva essere un cambiamento all'insegna della semplificazione e dello snellimento della burocrazia. Tutto tranne che così. Secondo la circolare diffusa dall'Icqrf prevarrà, in questa prima fase, una linea morbida rispetto al rispetto degli obblighi previsti, ma resta il fatto che le riforme dovrebbero aiutare e non complicare ulteriormente la vita agli addetti ai lavori. “La dematerializzazione dei registri di cantina è stata un'innovazione opportuna – ha dichiarato il Presidente nazionale Cia, Dino Scanavino - ma introdotta in un in sistema SinAgea che svilisce il ruolo degli operatori del settore. La Cia chiede una revisione del funzionamento delle regole sulle accise, che vanno adeguate alle esigenze degli operatori del settore e una ricerca per il vino non solo privata, per evitare

di Giovanni Pellicci

una involuzione, su argomenti cruciali come la transgenesi, i vitigni resistenti e le tecniche di vinificazione". Musei, scuole e vini Non vogliamo essere la rubrica dei gufi. Quindi è giusto sottolineare anche le idee positive che dalla politica arrivano. Ci auguriamo con concretezza e non solo per pompare qualche proclama. Il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha proposto di fare in modo che i grandi musei d'Italia possano diventare luoghi di supporto alla promozione e alla valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche del Belpaese. Bene, benissimo. Andiamo avanti. E mentre il solito ideatore di sogni, Oscar Farinetti, lancia la proposta di istituire un Ministro del Vino, la politica italiana sta lavorando a portare l'insegnamento della cultura del vino all'interno delle scuole, a tutti i livelli. Se sta occupando il vicepresidente della Commissione Agricoltura, Massimo Fiorio. Al ritorno sui banchi di scuola cercheremo di capire tempistiche e fattibilità di un progetto che noi de IGV sosteniamo convinti da anni. •


T he Wine Trotter di Marina Ciancaglini

Web e social: come sta il vino

in italiano in rete? Facebook, e-commerce e altri strumenti digitali hanno modificato gli stili anche nel mondo del vino ma, forse, ancora non così a fondo

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l web 2.0, definito anche dalla capacità di interazione dell’utente, ha avuto un grande impatto anche su un settore tradizionale come quello enologico, diventando uno strumento commerciale e di comunicazione che di per sé non ha barriere geografiche. Andrea Gori, sommelier e wine blogger della prima ora, analizza il fenomeno. Da qualche anno la comunicazione 2.0 si è capillarizzata anche nel mondo del vino. Com’è la situazione per le aziende vinicole italiane? “Molto a macchia di leopardo, perché ci sono aziende che hanno puntato forte sul web e sono state ripagate, mentre altre continuano a snobbarlo in tutte le sue forme. Di certo chi si è mosso prima - dal 2005 al 2010 - ha avuto straordinari benefici rispetto a chi si è mosso negli ultimi anni, perché

nel frattempo i costi a parità di visibilità sono aumentati e non di poco. Di certo oggi nessuna azienda inizia un progetto senza pensare prima al web o all’eventualità di sfruttare la visibilità social. Mi pare già un bel risultato se penso a quando ho iniziato come wineblogger: allora molte cantine non avevano neanche un sito web”. Com’è la situazione rispetto ad altri Paesi produttori storici, come ad esempio la Francia? “In Francia il web è maggiormente utilizzato e si è autoalimentato grazie a sinergie interessanti con l’e-commerce che, rispetto a noi, è davvero molto avanti come canale di distribuzione. Comunque, anche Oltralpe i produttori più tradizionali sono stati molto restii ad abbracciare i nuovi canali mentre i giovani produttori si sono spesi molto e bene sui social. Pensiamo soprattutto ai produttori bio e biodinamici del Languedoc e alcune denominazioni minori della Borgogna. Se si guarda attentamente però in realtà più che i paesi produttori storici sono quelli nuovi o nuovissimi, come Usa, Nuova Zelanda, Australia, Sud America e Sudafrica, ad aver investito in maniera migliore e più attenta su questo mezzo, aiutati anche dal fatto di non aver barriere tradizionalistiche. Per il vecchio continente che ha sempre parlato di vino con la parola scritta, i libri e le riviste è stato un piccolo trauma adattarsi al web mentre negli altri paesi la viticoltura è recentissima e si è adeguata presto al nuovo modo di comunicare”. In qualche modo i social abbattono le barriere geografiche. L’era della comunicazione

digitale sta modificando anche gli stili dei consumi? “Di certo oggi ci si imbatte in etichette e produttori nuovi grazie al passaparola su Facebook che può diventare un canale molto importante di promozione. Bisogna imparare a discutere secondo le regole ma valgono ancora alcuni modi di comportarsi che vigevano ai tempi dei blog, ovvero partecipare alle discussioni con garbo, stile e non approfittando di ogni occasioni per farsi pubblicità. Il passaparola influenza molto e si modificano gli stili di consumo ma la mia percezione è che per effetto delle “bolle” in cui i social ci imprigionano finiamo per bere i vini dei nostri amici e le barriere geografiche continuano ad esserci. In questo la comunicazione tradizionale con le sue riviste e canali più istituzionali svolge ancora un ruolo molto importante”. Quali sono i più efficaci strumenti di comunicazione 2.0 per le aziende vinicole? “Lo strumento principe è l’attenzione al cliente e alle sue esigenze e farlo sentire coinvolto in qualche modo. Quindi tutti quegli strumenti che hanno dis-intermediato e reso il consumatore capace di giudicare un vino senza mezzo di giornalisti e critici hanno avuto un grande successo e generato molto ritorno presso i produttori che li hanno usati. Un tempo era il blog aziendale ma era davvero di pochissimi, oggi Facebook funziona ma fintanto che il produttore parla in prima persona sul suo profilo personale; quando deve gestire una pagina i conti e le capacità di coinvolgere il proprio pubblico si scontrano con gli algoritmi di FB e non sempre ne risultano avvantaggiati”.•

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Ultime dal mondo del Vino di Giovanni Pellicci

VINO, MIPAAF: APPROVATO IN CDM DECRETO ATTUATIVO OCM PROMOZIONE NEI PAESI TERZI

PARTNERSHIP

TRA MICHELIN E WINE ADVOCATE E' UN PATTO TRA GIGANTI La più famosa guida di ristoranti al mondo ha acquistato il 40% della guida fondata da Robert Parker nel 1978

Michelin ha acquistato il 40% di Robert Parker Wine Advocate, la guida più letta al mondo e riferimento internazionale in campo enologico. Fondata dall’americano Robert M. Parker nel 1978, la guida fonda i suoi giudizi sulla competenza del famoso critico e del suo team di esperti (monica Larner per l'Italia), ma anche su una metodologia unica. L’indipendenza di Robert Parker rispetto ai produttori e ai commercianti del settore è alla base dell’obiettività e della credibilità dei suoi giudizi. In seguito a degustazioni professionali alla cieca, a ogni vino testato è attribuito un punteggio da 50 a 100. RPWA valuta circa 40.000 vini l’anno. Il sito Internet robertparker.com comprende gli archivi di ogni numero di The Wine Advocate fino al 1992, con oltre 300 mila schede originali. Dal 2016, Robert Parker Wine Advocate e Michelin hanno collaborato a Singapore e Hong Kong-Macau per offrire esperienze enogastronomiche uniche, in cui una selezione di piatti preparati da chef stellati si sposa con i vini suggeriti dagli esperti della Robert Parker Wine Advocate. Con questa acquisizione, Michelin rafforza e amplia la propria esperienza in campo enogastronomico. Il fondatore, Robert Parker, è entusiasta dell’unione delle due fonti indipendenti in materia di enogastronomia e delle infinite possibilità che schiude. “Per troppo tempo i critici hanno considerato la buona tavola e il vino due settori separati, ma ora le due guide più autorevoli del settore enogastronomico si uniscono a favore degli appassionati della cucina e del vino di qualità”. Presto ne sapremo di più su quali sviluppi potrà avere un accordo così strategico e significativo, che si candida a sparigliare completamente le carte nel mondo dell'editoria del gusto.

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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto il 28 luglio scorso che il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sulle modalità attuative dell’Ocm Vino. L’approvazione è avvenuta con deliberazione motivata per la mancata intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni, dove la sola Lombardia aveva votato contro. Il decreto, che riguarda l’assegnazione dei fondi comunitari per la promozione del vino nei Paesi terzi per il 2017/2018, riguarda un budget complessivo di risorse gestite a livello nazionale e regionale di circa 102 milioni di euro.

STRATEGIE

ACCORDO UE-GIAPPONE, VIA AL LIBERO SCAMBIO

2016 incerto, l’export nel primo trimestre 2017 è cresciuto dell’8% in volume e del 5% in valore - continua Rallo. Consideriamo questo risultato un ulteriore passo in avanti in materia Un vino ispirato alla tradizione che non di semplificazione e flessibilità del commercio. tralascia eleganza e morbidezza In modo particolare è importante per l’eliminazione completa dei dazi sui vini imbottigliati, Dopo quattro anni di negoziati l’Unione Europea e il spumanti e sfusi all’entrata in vigore dell’accordo, Giappone hanno raggiunto un’intesa politica per un che, in questi ultimi anni, hanno creato un signiaccordo commerciale. Il Paese del Sol Levante è la ficativo gap tra l’Italia e alcuni Paesi come il Cile e quarta economia al mondo e l’Unione Europea è il l’Australia, agevolati da accordi tariffari preferenziali. secondo più grande partner commerciale dell’Asia. Grazie a questo accordo, possiamo confrontarci sullo Con più di 757 milioni di euro all’anno rappresenta il stesso piano dei principali competitor e confidiamo che la qualità e la reputazione dei nostri vini possa quinto mercato di destinazione dei vini europei. “L'accordo di libero scambio con il Giappone rap- far spostare l’ago della bilancia verso l’Italia. L'accorpresenta un risultato molto importante per il vino do raggiunto è un passo fondamentale anche per il italiano ed Europeo – commenta Antonio Rallo, riconoscimento e la protezione delle Indicazioni GeoPresidente di Unione Italiana Vini .- Un traguardo che grafiche. Sono, infatti, 205 le IG europee che saranno premia gli sforzi della Commissione Europea, e del protette in Giappone, di cui circa 150 sono relative Governo, sostenuto attivamente da Uiv, le cui solleci- al vino”. tazioni hanno contribuito alla sua concretizzazione”. “Il trattato risolve alcune “barriere tecniche” relative “Il Giappone rappresenta un mercato strategico per il agli standard europei in materia di pratiche enolonostro vino, il primo nel contenente asiatico. Dopo un giche, migliorando l’accesso al mercato nipponico dei nostri vini - conclude Rallo. Desidero rivolgere un sentito ringraziamento alla Commissione Europea e al Governo italiano per l’impegno profuso e auspico un celere processo di ratifica dell’accordo per consentire alle nostre aziende di beneficiarne già nel breve periodo”. Antonio Rallo ha lasciato la presidenza UIV lo scorso 19 luglio per motivi legati ai nuovi impegni della sua azienda Donnafugata, in Sicilia. Il vice presidente vicario Ernesto Abbona è stato eletto nuovo Presidente.

IN FRANCIA CROLLA LA PRODUZIONE La vendemmia 2017 per la Francia sarà decisamente povera. A causa delle gravi bizze del meteo che hanno condizionato la primavera transalpina, la Francia dovrebbe registrare un raccolto intorno ai 37-38 milioni di ettolitri, in calo del 17% rispetto ai 45,5 milioni del 2016. E’ la zona del Bordeaux quella più colpita con un calo che dovrebbe aggirarsi intorno al 50%. Meglio invece per lo Champagne (+8%) e la Borgogna (+14%).


WINE QUIZ

SOTTO L'OMBRELLONE? ECCO IL GIOCO SOCIAL SUL CHIANTI CLASSICO Il Consorzio del Vino Chianti Classico ha lanciato la versione online del suo nuovo gioco. Dalla collaborazione con Giochi Briosi, la casa fiorentina produttrice di giochi da tavolo, è infatti nato un “trivial” sulla denominazione, sulla sua storia, sulle sue tradizioni e, ovviamente, sul vino Gal-

lo Nero. Le 360 domande toccano un ventaglio ampio di campi, come la cultura gastronomica, le competenze tecniche di pratiche enologiche della Docg, indicazioni di sommellerie, il sapere antico dei detti del Chianti… un vero e proprio test a 360° sulla variegata realtà chiantigiana, che si può definire, a buon diritto, una sfaccettatura della “toscanità” divenuta il volto della Toscana tout court, di cui il Chianti Classico è un portabandiera nel mondo. Sulla pagina Facebook ufficiale del Consorzio, sarà pubblicata una domanda alla settimana, tra quelle del gioco originale, a

cui potranno rispondere tutti. In onore della data della prima definizione dei confini del territorio, 24 settembre 1716, la pubblicazione è programmata alle 17:16, tutti i mercoledì. Il vincitore, vale a dire chi commenta per primo dando la risposta corretta, viene proclamato il giorno successivo, e a lui è riservata un’esclusiva sorpresa da scoprire nel cuore del terra del Gallo Nero, a Casa Chianti Classico (www.casachianticlassico.it): così gli esperti di Gallo Nero potranno fare un viaggio in quella realtà che hanno dimostrato di conoscere così bene.

Il Consorzio del Gallo Nero ha lanciato la versione online del gioco dedicato alla cultura di un territorio

TENDENZE

GLI AMERICANI LO VOGLIONO SOSTENIBILE La nuova indagine di Nomisma Wine Monitor evidenzia le scelte sempre più etiche dei consumatori statunitensi Nonostante Trump, agli americani piacciono sempre di più i vini sostenibili. Complici anche gli effetti dei cambiamenti climatici che, a differenza di quanto stimato dagli esperti, si possono ormai toccare con mano quotidianamente (e non solo nel lungo periodo), sono svariati i programmi di sostenibilità attivati in giro per il mondo, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dal Sudafrica al Cile, dalla Francia agli Stati Uniti. Nel caso della contea di Sonoma in California (la seconda dello Stato per estensione del vigneto dopo San Joaquin), ad oggi il 60% della superficie vitata è certificata “sostenibile” (circa 14.000 ettari) ma l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2019. Alla luce di questo scenario e delle prospettive di mercato che possono avere i vini sostenibili, Nomisma Wine Monitor, in collaborazione con i referenti di VIVA, il progetto del Ministero dell’Ambiente per la sostenibilità nel settore del vino, ha organizzato un workshop dedicato alle imprese vinicole durante il quale sono stati presentati i risultati di un’indagine originale di Wine Monitor su percezione e disponibilità all’acquisto dei vini sostenibili da parte dei

consumatori americani. “L'indagine ha messo in evidenza come la sostenibilità ambientale rappresenti, dopo il terrorismo e l’assistenza sanitaria, il terzo motivo di preoccupazione più sentito dagli americani – sottolinea Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma -. Ed è anche sull’onda di questa sensibilità che si inserisce l’acquisto dei diversi vini sostenibili – per la maggior parte di origine californiana e australiana – comprati oggi da 2 consumatori statunitensi su 10”. Ma al di là degli attuali acquirenti, è soprattutto la prospettiva e l’interesse ad un loro consumo futuro che riguarda un’analoga percentuale di acquirenti che ancora non consumano questi vini per diversi motivi, tra cui una ridotta diffusione e promozione oltre che alla difficile identificazione (per via di un’etichetta poco chiara o che si confonde tra le diverse certificazioni esistenti). Senza tralasciare che tra chi oggi non li compra, il 56% si dichiara disposto a spendere di più per un vino sostenibile, mentre ben l’86% dichiara comunque un interesse potenziale all’acquisto.

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PIERGIORGIO BORGOGELLI Direttore Generale ICE

La nuova vita dell'ICE

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anti, tantissimi, gli argomenti sul tavolo nella conversazione con il Direttore Generale dell’ICE, Piergiorgio Borgogelli che, dopo un lungo corteggiamento, siamo riusciti ad avere protagonista su queste pagine per approfondire i tanti progetti nell’ambito dell’internazionalizzazione del made in Italy. @ Dopo gli anni difficili della soppressione, l’ICE è tornato a fare notizia sui media generalisti. Come è cambiata l’ICE rispetto al passato? “L’ICE ha compiuto novant’anni nel 2016: una lunga tradizione al servizio dell’export made in Italy che l’ha vista trasformarsi in un’Agenzia sempre più vicina alle piccole e medie imprese nel loro processo di internazionalizzazione. Stiamo dimostrando di essere al passo con le dinamiche sempre più repentine del contesto degli scambi internazionali, grazie ad una nuova strategia omnichannel lanciata alla fine dello scorso anno in piena sinergia con il Sistema Paese per l’Internazionalizzazione. Stiamo puntando con successo a consolidare strumenti di promozione tradizionale, come la partecipazione alle fiere internazionali, o l’organizzazione di B2B con operatori esteri presso fiere e distretti industriali in Italia, ma anche ad investire con forza in strumenti nuovi e ormai irrinunciabili. Abbiamo infatti esteso e potenziato il programma di collaborazione con la GDO internazionale, puntando ad accordi strategici con i top player nei mercati più importanti, e stiamo mettendo a punto iniziative promozionali con i maggiori retailer digitali e marketplace e-commerce nel mondo. Un canale che diventa irrinunciabile per

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PIERGIORGIO BORGOGELLI Direttore Generale ICE

le aziende italiane, soprattutto le piccole e medie imprese, perché la domanda è in ascesa vertiginosa. In alcuni mercati di destinazione strategici per l’export italiano si afferma sempre di più l’importanza e la capacità di acquisto dei millenials e post millenials. In Cina, che è uno dei mercati focus del nuovo Piano Promozionale ICE dal 2017 in cui abbiamo quadruplicato l’investimento promozionale, l’e-commerce passerà entro il 2020 dai 600 mld di dollari del 2015 a oltre 1.600

miliardi di dollari, coprendo il 24% di tutto il volume d’acquisto dei consumatori cinesi. Una platea crescente di potenziali clienti che, nell’ultimo anno, ha superato quota 413 milioni di webshopper (+13% anno su anno) e che compra attraverso i canali cross border soprattutto da Stati Uniti (54%) e Giappone (46%). L’Agenzia ICE interpreta questo contesto dinamico investendo nell’innovazione dei canali promozionali, e virando verso un approccio integrato al servizio per le aziende, soprattutto pmi, con una customer experience che attraverso la sede ed i 64 uffici esteri è in grado di accompagnare l’impresa con servizi su misura di formazione, promozione, assistenza e marketing mirato personalizzato”. @ State lavorando al Progetto Vino negli Usa che prevede investimenti per oltre 20 milioni di euro in tre anni. Oltre alle azioni di promozione sul territorio, cosa serve fare, secondo lei, per ridurre il gap in valore dalla Francia e far scegliere i nostri vini top da parte del consumatore statunitense? “L’Italia è il primo fornitore di vino negli Usa. Nel 2016 le esportazioni di vino hanno raggiunto un valore di 1,350 mld €, con una quota di mercato del 32,3% (al 2^ posto la Francia, in costante ascesa con il 29,3%). Un settore che da solo rappresenta il 40% del totale export agroalimentare italiano in USA e che per noi è quin-


Con il Dg Borgogelli dell'Agenzia analizziamo tutti gli obiettivi – anche 2.0 – ed i progetti in cantiere per rafforzare l'internazionalizzazione del made in Italy di fondamentale. La strategia è investire sui margini di miglioramento che ancora abbiamo: insieme agli attori istituzionali ed associativi al Tavolo del Vino presso il Ministero dello Sviluppo Economico, abbiamo condiviso il progetto Vino in Usa che consentirà di portare ad elevare l’immagine del vino italiano, differenziandone la fruizione tra i diversi target di consumatori (baby boomers, millennials e X-generation) sia puntando ad aumentare i flussi di esportazione per le aziende già presenti sul mercato che mirando ad agevolare l’inserimento di nuove

aziende in un contesto molto competitivo, con standard normativi differenti ed un sistema distributivo complesso ed esigente. L’obiettivo finale è duplice: migliorare il posizionamento di mercato ed incrementare il prezzo medio di vendita a scaffale, in modo da restituire al vino italiano la fascia di mercato e di performance alla vendita che merita. Il piano prevede azioni coordinate come collettive di imprese alle fiere di settore, promozioni presso la GDO Usa, happening ed eventi che trascinano la domanda soprattutto su aree che hanno beneficiato meno dalle promozioni del passato, e seminari, master class che concludono corsi di formazione rivolti a sommelier e trade professionals (retail, personale dei distributori e della ristorazione). @ Dal lato della formazione del consumatore cosa avete in mente? “Per educare il consumatore finale al prodotto italiano, l’Agenzia pianifica azioni di comunicazione “above the line” (radio, televisione, cinema, stampa - giornali e periodici - affissioni - manifesti e posterinternet, social network) e “below the line” (sponsorizzazione eventi, relazioni pubbliche, direct marketing, promozio-

ni) finalizzate ad aumentare la conoscenza di quelle che sono le caratteristiche che rendono i nostri prodotti unici e comunicarne la varietà rispetto ai cliché consolidati tra i consumatori. Infatti, anche se parliamo di un mercato maturo, molte aree negli Usa, soprattutto gli Stati del Central e Mid West, non conoscono i diversi territori di produzione, né le varie tipologie di vino italiano. Si tratta di fare marketing specifico per superare la tradizionale ambivalenza del vino italiano: da una parte la ricchezza ampelografica caratterizza il mondo vitivinicolo italiano rendendolo unico al mondo, dall’altra crea delle difficoltà nel poter associare al vino italiano quelle caratteristiche innate del made in Italy: esclusività, eleganza e unicità. Stiamo lavorando quindi sulla percezione qualitativa del nostro vino che non gode ancora di una connotazione di prestigio come quella riscossa dal vino francese benchè, come evidenziato da uno studio realizzato nel 2016 dall’ICE sui price point al consumo, le vendite dei vini con prezzo a scaffale fra gli 11 ed i 20 dollari sono in aumento (+15%), così come le vendite nella fascia 20-25 dollari (+11%)”.

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@ Quali saranno i mercati chiave per l’export vitivinicolo italiano nel corso di questo anno? Basteranno le bollicine per trainare le esportazioni o al vino italiano servono nuovi impulsi? “L’Agenzia ICE per il 2017 ha lanciato un piano promozionale straordinario per l’internazionalizzazione del made in Italy che vede un importante incremento dell’impegno finanziario: 191 milioni di euro, +25% rispetto al 2016, in cui la promotion per il settore Food&Beverage è uno dei driver principali. Per il vino abbiamo deciso di puntare su mercati maturi come l’Europa e gli Stati Uniti perché, come avete ricordato, rappresentano destinazioni consolidate del nostro export. Puntiamo però a valorizzare i nuovi impulsi che liberino il potenziale inespresso del made in Italy, con investimenti rilevanti nei mercati asiatici come la Cina, HK, Giappone e la Corea del Sud, ma anche in mercati come Messico, dove grazie ai successi dell’edizione del 2016 è prevista, per la seconda metà del 2017, la seconda edizione della Borsa vini. Anche nei maturi europei diversifichiamo con attenzione, puntando a mercati interessanti come la Danimarca, la Svezia, la Polonia e l’Irlanda dove programmiamo sempre iniziative snelle e mirate al business come la borsa vini, ed otteniamo regolarmente ottimi feedback dalle imprese che partecipano. Il nuovo impulso viene anche dal Sistema Italia: cerchiamo di fare squadra unendo al Tavolo Vino istituzioni, associazioni, stakeholder ed attori principali del mondo del vino perché è importante coordinare gli investimenti e convogliare le energie verso obiettivi comuni. Un’Italia che andasse in ordine sparso non sarebbe all’altezza degli obiettivi e traguardi che siamo posti e che le aziende affrontano ogni giorno”. @ A Milano, durante Tuttofood, avete firmato uno strategico accordo con Walmart, colosso americano della distribuzione. Oltre che a rappresentare una strategica partnership per le esportazioni, questo accordo quanto potrà aiutare a contrastare il fenomeno dell’Italian sounding? “L’accordo con Walmart rappresenta una tappa senza precedenti nel percorso di

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evoluzione delle nostre partnership con la GDO, che sta generando effetti concreti nell’incremento delle vendite per i settori agroalimentare, moda e gioielleria dove concentriamo questa tipologia di intervento. Risultati che generano un ritorno sull’investimento pubblico medio molto interessante: in media per ogni euro pubblico investito abbiamo un ritorno di oltre 14,96 euro di vendite aggiuntive wholesale. E’ la prima volta per il settore grocery inoltre che Walmart ha attivato un programma di import diretto ed è un test dal grande potenziale. Essere arrivati al lancio della nuova linea italiana di private label directly imported e’ stato definito proprio da Walmart uno tra i più importanti progetti per l’agroalimentare al momento della firma dell’accordo con ICE a Tuttofood, dove Walmart era presente con oltre 20 buyers che hanno presidiato anche Cibus e Vinitaly grazie alle missioni di sourcing organizzate dall’ICE. Il lancio della linea dedicata di private label Sam’s Choice Italia prevede 8 nuovi fornitori italiani e 48 nuove referenze a scaffale nella fase di startup con una promozione che coinvolge aree specifiche dedicate alla linea in oltre tremila punti vendita ed oltre seicento store selezionati. Nel 2018 Walmart ha già identificato altri 23 nuovi fornitori con oltre 200 nuove referenze di prodotto a coprire un ventaglio ampio ed integrato di merceologie e sono in corso di valutazione diversi nuovi produttori italiani di vino. Fondamentale anche rilevare come, aldilà della linea di private label specifica, l’accordo che abbiamo stipulato prevede una promozione trasversale a favore del made in Italy di cui beneficiano tutti i prodotti italiani a marchio che sono presenti nella catena, che è leader della GDO mondiale con un ritorno in termini di awareness da parte dei consumatori che è fondamentale nel consolidare ed espandere la nostra presenza nel mercato. E’ inoltre importante considerare l’impatto sul sistema aziendale delle imprese coinvolte nel processo di sourcing dei buyer Walmart, per possibili sviluppi futuri che stiamo valutando congiuntamente: la formazione aziendale sul campo, un programma congiunto di preparazione per le aziende su come vendere attraverso Walmart e la possibilità, l’attivazione di un

canale e-commerce dedicato, la estensione in eventuali centrali di acquisto su paesi terzi in cui Walmart opera come il Canada o la Cina”. Un altro vostro obiettivo è ovviamente la Cina, dove la Francia ci distanzia notevolmente. Lei ha detto che “dobbiamo farci spazio. Abbiamo i numeri per farlo”. Giusto. Ma finora non ci siamo riusciti. Cosa deve cambiare dal suo punto di vista per ridurre la distanza attuale con i nostri principali competitor? “In Cina, il vino italiano, anche se gode di una buona reputazione e sfrutta il fascino che l’Italian Style esercita sul consumatore cinese, sconta scarsa conoscenza delle molteplici tipologie di prodotto e diversità di provenienza geografica, uvaggio, varietà e brand. A partire dal 2016 abbiamo quindi lanciato un’ampia azione di formazione: da un lato con “Top Italian Wine & Spirit Courses”, insieme ad Enoteca Italiana e a Unione Italiana Vini, che ha visto ad oggi diplomarsi circa 120 primi promotori/ divulgatori del vino in Cina dopo lezioni in 4 città cinesi per un totale ad oggi di sei tappe. Dall’altro una campagna di comunicazione il cui claim è “I Love Italian Wines” che ha portato a oltre 20 milioni di follower sui social media cinesi. Per il 2017 e il prossimo biennio stiamo espandendo e consolidando le azioni formativo/ educative sulla cultura del vino italiano rivolte a nuovi professionisti di settore in ulteriori città della Cina, anche di seconda e terza fascia coinvolgendo sommelier, enologi e professionisti. Promuoviamo le vendite con le azioni che ho già citato sui canali e-commerce e tradizionali, quindi attraverso la partecipazione a fiere vitivinicole, con un investimento anche nella GDO ed in partnership mirate con retailer qualificati di vino. Un approccio multicanale che, insieme all’incremento delle risorse investite, diventa una piattaforma di business integrata per le nostre PMI. Un portafoglio di strumenti che vada oltre la singola fiera, il workshop B2B, l’iniziativa e-commerce o GDO o ciascuna delle altre iniziative organizzate dall’Agenzia ICE, per diventare un volano integrato di crescita e business 365 giorni l’anno per le imprese italiane, tagliato su misura per le esigenze dei nostri esportatori”. •


2017

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L’INCHIESTA STORYTELLING di Claudia Cataldo

Lo storytelling del vino Comunicare attraverso racconti. Distinguersi. Creare engagement

S

e c’è un termine che nel linguaggio del marketing è più che abusato quello è “storytelling”, parola che al mondo del vino è ben poco familiare. Eppure gran parte della comunicazione oggi sembra passare da qui e le narrazioni sembrano aver surclassato, di importanza, il prodotto. Anche il vino deve farci i conti. Anche perché se esiste un mercato in cui la competizione è alta, altissima, è proprio questo: ecco che essere interessanti, emozionanti, creare ingaggio nel pubblico, diventa importante. Di più, fondamentale.

Andrea Fontana: essere rilevanti per i nostri pubblici

Parliamo di storytelling e in particolare di storytelling del vino. Ci sono delle particolarità legate a questo settore nello specifico? “Si tratta sempre di storytelling e le regole valide sono le stesse. Se guardiamo nel dettaglio al settore del vino, ci accorgiamo facilmente che lo storytelling si fa soprattutto all’estero, mentre nel nostro Paese siamo agli arbori. In Italia continuiamo a concentrarci solo sull’aspetto cronologico delle cantine, ma questo non è di per sé un elemento interessante, ma siamo noi a doverlo rendere appealing per chi ci sta ascoltando. Ci sono delle tecniche che permettono di trasformare una storia in un racconto e a dire la verità tutto nel mondo del vino può essere un racconto, dalle etichette alla presenza sui social media, fino ai processi di vendita. Lo stoytelling – ovvero comunicare proprio attraverso racconti – passa da diversi strumenti: trovare cosa comunicare, come e a chi, non è però cosa da poco”. Come fare allora? Ci sono alcune indicazioni utili per una cantina? “Dobbiamo metterci in mente che non dobbiamo raccontare la storia aziendale. Bisogna costruire un universo di contenuto che possa ingaggiare il pubblico e per fare questo mi devo chiedere quali siano i temi di vita che i miei target di riferimento stanno vivendo. Al centro del discorso, insomma, ci sono i pubblici, non l’azienda. Chi ascolta, non chi racconta.

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Andrea Fontana


Dobbiamo incastrare il nostro racconto in una fitta rete di contenuti e temi, rilevanti per i destinatari dei nostri messaggi. Così si creano nuovi modo di ingaggio e nuove forme efficaci di comunicazioni. Va da sé che fra il dire e il fare…”. Il mondo del vino riesce quindi a fare storytelling? O almeno ci prova? “A tratti sì, in maniera ancora un po’ naif ed embrionale. Bisogna cambiare mentalità. L’idea che dobbiamo parlare dei nostri prodotti è superata, era una logica di comunicazione di anni fa. Oggi aggancio il pubblico su tematiche di vita, non facendo vedere una foto del mio vino o creando un flyer con il mio brand. Quello che già si sta facendo negli altri settori – ma anche qui siamo all’inizio – per il mondo del vino è ancora avanguardistico. Eppure il cambio di mindset è fondamentale, anche e sopratutto considerando i nuovi consumatori. Non necessariamente la tua storia è significativa per il tuo pubblico: magari è una bella storia, ma non crea engagement. Anche se è interes-

sante, ben strutturata, e parla di storia e tradizione, non è detto che sappia emozionare il tuo target. Ecco perché spesso è necessario ripartire dal punto di inizio e creare una narrazione che possa creare interesse, emozione e significatività”. Ci può fare qualche esempio virtuoso di storytelling? “Prendo due esempi lontani dal mondo del vino, ma comunque a mio avviso molto interessanti. Mi riferisco a Red Bull e Ceres. Provate a dare un’occhiata alle loro strategie di comunicazione, ad esempio alla gestione dei profili Facebook. È chiaro che c’è nel loro caso un’assoluta conoscenza e profilazione del pubblico. Si può notare inoltre che non si parla quasi mai di prodotto o marca, ma si attinge a stili di vita significativi per il pubblico. Se ci spostiamo invece al settore del vino, un esempio che mi viene in mente è quello di Skywalkers Vineyards, di George Lucas, famoso non a caso per la saga di Guerre Stellari. È un caso particolare ma che può dare qualche spunto interessante”.

Felicity Carter:

amo il mio gatto, ma a nessuno interessa “In primo luogo è necessario ricordare perché gli esseri umani raccontano storie, fin dagli albori. C’è un ampio ventaglio di ricerche che testimonia che gli uomini preistorici usavano le storie per intrattenersi a vicenda intorno al fuoco di notte. Un altro filone racconta invece come è nato quello che ora conosciamo come gossip. Teniamo sempre a pensare che il pettegolezzo sia una cosa negativa ma in realtà fa da collante nei rapporti fra esseri umani, ci aiuta a conoscerci meglio l’uno con l’altro. Inoltre è stato detto che le storie sono “mappe verso il cibo”, un modo per comunicare importanti informazioni in un modo che siano facilmente memorizzabile. Insomma quella dello storytelling è un’attività antichissima e potente e, come ogni disciplina, ha le proprie regole interne che devono essere apprese e seguite. Il più grande errore che viene commesso è quello di pensare che il materiale di marketing, la comunicazione e

la storia dell’azienda sono già di per sé narrazione, mentre invece non è così. Quando si parla di storytelling si parla di qualcosa di preciso e che sempre prevede alti e bassi: in altre parole, contiene un dramma al suo interno. È importante capire questo”. Esistono elementi nello storytelling del vino che funzionano più di altri? “Una storia, per funzionare, ha bisogno di luci e ombre, alti e bassi. Purtroppo invece molti preferiscono esaltare la propria storia e mettere in evidenza solo gli aspetti positivi. Vogliono che la gente creda che le cose siano sempre state meravigliose, senza momenti bui. Le storie più convincenti e ispiratrici riguardano ostacoli superati e problemi sconfitti; insomma quando la gente rifiuta di parlare dei tempi difficili, sta prendendo la parte più interessante della storia. L’altro problema è che in molti dicono le stesse cose. Le cantine amano raccontare che sono a gestione familiare,

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che hanno tradizione, passione. Tutto questo è ovviamente un’ottima cosa ma non basta, non serve a distinguersi fra la massa. Se vi state chiedendo quale sia allora una buona storia, provate a chiedervi cosa vi raccontate ad esempio con i vostri colleghi: se un argomento è così interessante da essere ripetuto di persona in persona all’interno dell’azienda allora avete trovato la vostra storia”. Lo storytelling del vino: quanto è importante per una cantina? E perché? “Lo storytelling è diventato importante nel marketing in generale, per almeno un paio di motivi. Il primo di questi è che è stata fatta un’incredibile ricerca neurologica negli ultimi cinque anni ed è emerso che le persone sono più predisposte a ricordare qualcosa quando viene dette come una storia positiva, piuttosto che in un altro modo. All’interno della wine industry l’attività di storytelling è diventata ancora più importante con l’ascesa e la diffusione della figura del sommelier. I sommelier hanno bisogno di storie ben costruite quando spiegano il vino e convincono i consumatori a provarlo. Hanno bisogno di un racconto semplice da ricordare”. C’è qualche esempio virtuoso di storytelling nel mondo del vino? Una case history che rappresenti un esempio di successo? “Una delle wine story più durature riguarda Penfolds, che produce Penfolds Grange, uno dei vini più costosi del mondo. La storia dice che il winemaker Max Schubert voleva creare un grande vino rosso, così cominciò a sperimentare su quello che sarebbe diventato il Grange. Ad un certo la proprietà gli chiese di smettere di farlo, non credevano nel prodotto: ma lui portò avanti le sue prove e le sue vinificazioni in segreto. Oggi è riconosciuto come uno dei vini più famosi e blasonati al mondo. Il motivo per cui questa storia suona così bene è perché si tratta di una rags-to-riches story (dagli stracci alla ricchezza, ndr). Le persone amano questo genere di storie. Rebecca Hopkins, che scrive sulla mia rivista a proposito dello storytelling in ottica di marketing, fa una buona riflessione quando afferma che la maggior parte di noi lotta per raccontare le propria storia. Le cose che noi troviamo più interessanti o riteniamo più intriganti sul nostro conto spesso sono proprio quelle che maggiormente annoiano gli altri. Per esempio

adoro la mia gatta ma nessuno mi ascolta quando parlo di lei. Questo per dire che il primo passo nella creazione di una strategia di storytelling efficace è rivolgersi ad un professionista, ad un esterno che possa osservare la tua attività con occhi distaccati, porre le giuste domande e individuare cosa ti rende unico rispetto agli altri”. Storytelling for dummies: è possibile? Come può una piccolo cantina avere una buona strategia di narrazione? Può essere questa attività “pericolosa”, se non ben condotta? “Come ho già detto, l’approccio migliore è quello di rivolgersi ad un professionista. Uno dei problemi principali è che noi siamo abituati al nostro contesto: prendiamo tutto per scontato e facciamo fatica ad individuare le cose interessanti intorno a noi. Qualcuno che viene da fuori con occhi nuovi può accorgersi di quello che noi ormai riteniamo scontato. Questo è il consiglio di Rebecca Hopkins: una volta trovata la tua storia, è importante continuare a raccontarla costantemente. Per noi sarà noioso, ma non dobbiamo dimenticare che per il pubblico si tratta di un messaggio nuovo. Lo storytelling è pericoloso solo se è noioso. Non si guadagna niente nell’annoiare le persone con uno stile prolisso o auto-referenziale. Ovviamente non è necessario raccontare al mondo le tue vicende private: ma ci vogliono degli alti e bassi, nella storia come nella vita”. •

Andrea Fontana Esperto di strategia aziendale, comunicazione d’impresa (aziendale e politica) e people engagement, con i suoi testi e le sue ricerche ha aperto in Italia il filone di riflessione e applicazione operativa sul “Corporate Storytelling”. Dal 2005 infatti insegna “Storytelling e Narrazione d’Impresa” all’Università di Pavia e dal 2001 “Metodologia della formazione” all`Università degli Studi di MilanoBicocca.

Felicity Carter Felicity Carter è redattore capo della Meininger Wine Business International, l'unica rivista di taglio internazionale in lingua inglese sul business del vino. Pubblicata in Germania, ha abbonati in più di 40 paesi. Felicity è stata giudice del vino in Portogallo, Germania, Bordeaux, Bruxelles e Georgia, e nel 2015 ha fatto parte del panel 'empowerment of women in wine' per i vini di Argentina.

Alcuni spunti utili: The art of wine storytelling https://www.meininger.de/en/wine-businessinternational/art-of-wine-storytelling Turning a winery story into effective marketing https://www.meininger.de/en/wine-businessinternational/turn-winery-story-effectivemarketing Babich Wines: A storytelling case study https://www.meininger.de/en/wine-businessinternational/turning-stories-marketing Felicity Carter

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Who’s who


www.bormioliluigi.com

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Chef

di Marina Ciancaglini foto di Alberto Blasetti

Retrobottega: dove

l’informalità è di sala

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ifficile è sorprendere, ancora di più nella ristorazione dove non deve mai venire a mancare il cardine fondamentale, cioè quello di nutrire. Da qui sembra partire l’idea che sta alla base di Retrobottega, un ristorante “anti-ristorante” nel cuore di Roma, a due passi da Piazza Navona. Gli ideatori sono Giuseppe Lo Giudice e Alessandro Miocchi, due giovani chef che hanno all’attivo esperienze stellate quali, rispettivamente, Il Pagliaccio di Roma e Piazza Duomo ad Alba. Sono loro ad animare la

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brigata di questo laboratorio gastronomico, che vuole coniugare una visione artigianale del cibo con assonanze metropolitane. Giuseppe Lo Giudice racconta questa originale formula. E’ difficile definire Retrobottega un ristorante, quale può essere un termine più appropriato? “E’ un posto informale dove si sono accorciate le distanze tra la cucina e il cliente. Non manca comunque il servizio, il cliente viene accolto e gli viene spiegato tutto, ma con meno formalismi e noi siamo tutti inter-

cambiabili tra sala e cucina. Versatilità, velocità, soprattutto a pranzo, assenza di spechi e qualità questi sono i tratti distintivi”. Qui anche il cliente sembra avere un suo ruolo, esatto? “Qui cerchiamo di metterlo a proprio agio in tutti i modi; anche il fatto che abbia in dotazione l’indispensabile per l’apparecchiatura per poter decidere lui stesso come allestire il tavolo è stato fatto per poter far sentire le persone come a casa. Inoltre se ci si siede al bancone si ha la possibilità sia di parlare con gli altri commensali che con


chi sta in cucina. Vogliamo che si crei un ambiente conviviale”. Qualcuno è mai rimasto “spiazzato” da questo modo di gestire la sala? “Si sicuramente qualcuno lo è rimasto ma prevale la curiosità”. In breve che tipo di cucina si trova? “Non saprei definirla in qualche modo se non originale. Sia io che il mio socio, Alessandro, arriviamo da esperienze importanti che ci hanno permesso l’acquisizione della tecnica senza esserci bloccati solo su quella; essenzialmente facciamo piatti che ci piacciono. Il menù cambia di continuo circa una volta al mese - e segue la stagionalità, cercando di dividersi equamente tra carne, pesce e vegetali”. Quali sono gli ingredienti irrinunciabili presenti tutto l’anno? “Le interiora, per esempio, ci piacciono molto e cerchiamo di tenere sempre un piatto che le contenga”. Qui il termine della sostenibilità e del ri-uso sembra avere un suo peso, anche per i materiali d’arredamento. E’ questo un possibile futuro della cucina? “Credo di sì, anche se penso che ci sia spazio per tutti. Ho viaggiato molto e ho potuto verificare che nelle grandi metropoli è un brulicare di tendenze sempre nuove”. Rispetto all’inizio è stato aggiustato il tiro su qualcosa o l’idea iniziale era già molto chiara? “Il progetto nasce con un’idea chiara ma, ovviamente, gli ideali vanno trasformati

Alta qualità applicata a un concetto di ristorazione contemporaneo che si basa sulla materia prima, sul riciclo e sul far sentire il cliente come a casa propria

quando si confrontano con la realtà. Pian piano stiamo arrivando a quello che era il nostro pensiero originario; a breve faremo anche un restyling del locale con delle modifiche per crescere e migliorare”. Per quanto riguarda la carta dei vini, che tipo di approccio c’è? “Questo, per esempio, è un aspetto che abbiamo aggiustato nel tempo. La carta dei vini è stata introdotta di recente ed è stato frutto di un lungo lavoro di ricerca. All’inizio la scelta del vino era autogestita dal cliente, che si sceglieva la bottiglia da solo dal grande frigorifero climatizzato nella sala. Abbiamo capito che questa proposta poteva disorientare e quindi abbiamo preferito cambiare. Sono presenti un po’ tutte le fasce di prezzo, sia con vini dall’ottimo rapporto qualità-prezzo che con etichette più ambiziose. Anche la proposta segue un nostro gusto personale; abbiamo, infatti, una grande selezione di bollicine, in particolare di Champagne, e una grande attenzione per il bio o comunque per i produttori artigianali. La ricerca sulla cucina deve andare di pari passo con quella del vino, in quanto uno esalta l’altro” . Se poteste esportare, da qualche parte vicina o molto lontana, il format di Retrobottega dove lo portereste? “Quella di Retrobottega è un concept che si potrebbe adattare molto bene in qualsiasi grande città; sicuramente lo porterei a Londra, una città in cui ho lasciato il cuore”.•

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Best Practices di Claudia Cataldo

Vitigni resistenti: il futuro della viticoltura? Se ne parla da tempo e le aziende iniziano a fare scelte che vanno in questa direzione, così da abbattere trattamenti chimici, nel rispetto della nostra salute e dell’ambiente

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aria Vittoria Maculan racconta la scelta – nella sua azienda di Breganze – di puntare sui vitigni resistenti. Il mondo della viticoltura cerca alternative green e vini sempre più salubri ed eco-sostenibili, “ecco perché abbiamo scelto di intraprende questa strada, la riteniamo la soluzione migliore per un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in cui si riduce drasticamente l’uso di fitofarmaci”. Cosa e quanto avete intenzione di impiantare, in termini di varietà resistenti? “Il primo impianto sarà di circa 3.000 piante di Merlot Khorus e 1.000 piante di Sauvignon Rytos; queste due varietà

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ottenute dai Vivai cooperativi di Rauscedo, sono quelle che ci hanno colpito di più negli assaggi che abbiamo fatto”. Cosa si intende per vitigni resistenti? “I vitigni resistenti sono varietà ottenute incrociando la Vitis Vinifera, sensibile a peronospora e oidio, con altre varietà di Vitis resistenti a queste malattie. Il patrimonio genetico della vite viene in piccola parte modificato introducendo il carattere di resistenza a queste malattie, che sono le più importanti avversità che la vite si trova a dover affrontare e

contro cui vengono in media effettuati 8/10 trattamenti all’anno. Le altre caratteristiche tipiche della varietà, colore e aromi, rimangono inalterate”. Parliamo di costi: è una scelta che potrebbe essere perseguita anche da piccole cantine oppure ci sono costi onerosi o altre problematiche che lo impediscono? “Il costo delle barbatelle è sicuramente maggiore rispetto al costo delle barbatelle tradizionali, ma bisogna guardare l’intera gestione di un vigneto. Si eliminano i costi di acquisto del prodotti fitosanitari, le ore di lavoro richieste per

effettuare i trattamenti, il carburante e l’usura dei mezzi”. Sarà questo il futuro della viticoltura? “Questa è sicuramente una strada da percorrere per far in modo che la viticoltura sia un beneficio per l’ambiente e non un danno. Ormai è inutile negare che trattamenti e prodotti chimici siano dannosi per noi e per la nostra salute. Se vogliamo assicurare un futuro al nostro pianeta dobbiamo fare tutto ciò che la ricerca ci consente per preservarlo. Diminuire l’uso di fitofarmaci è sicuramente un piccolo primo passo”. •


L’amore per la terra vesuviana La Cantina del Vulcano si trova nel parco naturale del Vesuvio. Una piccola realtà enologica che crede nel suo territorio e nella valorizzazione delle varietà locali

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a Cantina del Vulcano si trova sulla generosa terra vesuviana, alle pendici del Monte

Somma, in provincia di Napoli. Oggi la quarta generazione della famiglia Rianna conduce con passione e tenacia i suoi ettari – tre di vigneto, sei di oliveto e quattordici di noccioleto – cercando di trasformare le peculiarità del suolo vulcanico in prodotti ricchi in tipicità e sapori. I vini dell’azienda strizzano l’occhio alle varietà locali: così ad esempio il Coda di Volpe, il Caprettone e la Falanghina compongono il Lacryma Christi bianco mentre il Piedirosso diventa in purezza il Lacryma Christi rosso, lungo, vellutato e armonico. Accanto ai più noti, troviamo anche vini meno conosciuti ma non per questo meno interessanti, come la Ca-

talanesca del Monte Somma, da uva Catalanesca: una varietà un tempo usata come uva da tavola e oggi riscoperta e apprezzata per i buoni risultati in termini di profumi e persistenza. Insomma

una piccola cantina con un forte attaccamento per la sua terra, desiderosa di farne tesoro e raccontarla attraverso le sue eccellenze e le sue “chicche” in parte da riscoprire. (c.c.)•

The love for the land of Vesuvio

La Cantina del Vulcano rises into the natural park of Vesuvio. A small reality that believes in its territory and in its local grape varieties La Cantina del Vulcano rises on the generous land at the foot of Mount Somma in the province of Naples. Nowadays the fourth generation of the Rianna family manages with passion and tenaciousness its 3 hectares of vineyards, six of olive groves and fourteen of hazel trees. They work hard to transform the peculiarities of the volcanic soil into products rich of taste and typicalness. The wines produced by La Cantina del Vulcano wink to thelocal grape varieties: Coda di Volpe, Caprettone and Falanghina give life to Lacryma Christi white, and Piedirosso in purity gives life to Lacryma Christi red, a long-lasting, velvety and harmonic wine. Beside these well-known wines, the

winery produces less-known but interesting wines, such as Catalanesca del Monte Somma, made of Catalanesca: a grape variety used as table grapes and now rediscovered and appreciated due to its perfumes and persistence. A small winery with a strong bond with its territory tells its story through oenological excellences and unique labels that are worth to be discovered. AZ. AGRICOLA LA CANTINA DEL VULCANO di Rianna Pasquale Via Bosco, 91 80049 Somma Vesuviana (NA) Tel: +39 081 8931015 Fax: +39 081 8931015 lacantinadelvulcano@gmail.com www.lacantinadelvulcano.com

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ABRUZZO DI ELISA BERTI

L'Abruzzo fa sistema:

nasce un brand unico per tutte le denominazioni

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n'idea ancora embrionale a cui il Consorzio di Tutela dei Vini d'Abruzzo sta lavorando con l'obiettivo di rafforzare l'immagine del vino abruzzese all'estero. Un brand comune sotto cui raccogliere tutte le principali denominazioni regionali, così da rafforzare l'identità del vino abruzzese nel mondo e semplificare le cose ad un pubblico che è, da sempre, più straniero che italiano. Così il Consorzio di Tutela dei Vini d'Abruzzo studia una strategia per unire le forze e fare sistema, prevedendo anche l'accesso, per la prima volta, ai fondi Ocm per la promozione nei paesi terzi a partire dal 2018, con una particolare attenzione al Nord America. Promozione da una parte, quindi,

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ma tutela dall'altra. Buona parte delle risorse messe in campo saranno, infatti, dedicate alla salvaguardia del prodotto. Si teme, vista la grande diffusione all'estero e dato un precedente non troppo lontano nella memoria, il fenomeno della contraffazione, soprattutto per quanto riguarda il Montepulciano d'Abruzzo. I mercati orientali, in particolar modo, risultano i più difficili da controllare. "La nostra idea - afferma Valentino Di Campli, Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini d'Abruzzo - è, innanzitutto, quella di ampliare le attività di sorveglianza a livello nazionale e internazionale. Vogliamo dedicare una quota maggiore di risorse rispetto a quanto fatto finora. Il Montepulciano d'Abruzzoè per il 60%

imbottigliato fuori regione e per la maggior parte venduto all'estero. Ecco perché va monitorato attentamente in modo particolare nei mercati orientali, dove possono esserci situazioni non facili da controllare. Crediamo che la prevenzione sia una delle strategie migliori". •

Di Campli: “La nostra priorità è promuovere ma anche tutelare la produzione”

Beneficeranno di finanziamenti nazionali i comuni abruzzesi che a gennaio scorso sono stati colti da una nevicata che ha danneggiato e compromesso il raccolto. In particolar modo i danni si sono verificati nei comuni di Vasto, San Salvo e zone limitrofe. “Si tratta di un atto importante - ha affermato l'assessore all'Agricoltura regionale Dino Pepe - che prende le mosse dall’impegno assunto dal Ministro Martina già nelle ore immediatamente successive all’evento calamitoso che ha colpito il nostro territorio nel gennaio scorso ed è il frutto di un certosino lavoro di ricognizione sviluppato dalle strutture regionali territoriali, in collaborazione con le organizzazioni di categoria".


Codice Citra:

l’unione fa la forza durante le fasi produttive e le eventuali necessità. Possiamo contare su 6.000 ettari di terreno vitato, che ci consentono di selezionare per ogni annata le uve migliori: scegliamo

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n natura piccole piante che di per sé non potrebbero arrivare in alto, arrampicandosi armoniosamente su alberi più slanciati si avvicinano al cielo. E’ questa l’immagine che potrebbe raccontare la realtà di Codice Ci-

tra, l’azienda di Ortona che abbraccia 3.000 famiglie di soci vignaioli abruzzesi. “In Abruzzo ci sono molti produttori che hanno piccoli appezzamenti di terreno” racconta Teseo Mucci, direttore commerciale dell’azienda. “Unendosi al gruppo

Codice Citra: there is strength in numbers

The passion of the small magnified by the ability of the great In nature, small plants that would not be able to reach the top can instead get closer to the sky by harmoniously climbing the highest trees. This image could really describe Codice Citra, the company in Ortona comprising 3000 associate vigneron families from Abruzzi. “In Abruzzi there are many growers with small plots of land” says Teseo Mucci, marketing Director of the firm. “Gathering together, the quality of their work is enhanced and their efforts are paid appropriately. The difference with the big businesses having big parcels outsourced to third parties is that Codice Citra’s associates own the land they work, therefore they devote to it the care that is usually dedicated to the beloved things”. Which

kind of relationship do you have with the associates? “Our partnership is not limited to the harvesting: we have 9 agronomists and 11 enologists, with production and laboratory technicians that are always there to support them during the whole production cycle and in case of any need. We can count on 6.000 hectares under vine, which allow us to select the best grapes every year: we choose the fruits with the associates, guaranteeing the highest qualitative and certified standards (ISO9001:2008, SA8000, ISO14001, ISO22000, BRC and IFS) which protect the consumers and allow us to reach even the most demanding international markets, such as Germany and England”. •

vedono la qualità del loro lavoro valorizzata e retribuita in modo consono ai loro sforzi. La differenza, rispetto alla grande azienda con grandi appezzamenti affidati al lavoro di terzi, è che i soci di Codice Citra sono proprietari della terra che coltivano, e come tali gli dedicano la cura che si riserva alle cose che ami”. Che tipo di rapporto avete con gli associati? “La relazione con i produttori non si limita alla vendemmia: abbiamo 9 agronomi e 11 enologi, tecnici di produzione e laboratorio a disposizione per supportarli

La passione del piccolo amplificata dalla capacità del grande i frutti insieme ai produttori, garantendo così standard qualitativi alti e certificati (ISO9001:2008, SA8000, ISO14001, ISO22000, BRC e IFS) che tutelano il consumatore e ci permettono di lavorare anche sui mercati internazionali più esigenti, come Germania e Inghilterra”. (b.a.).•

CODICE CITRA Contrada Cucullo 66026 Ortona (CH) Tel. 0859 031342 www.citra.it citra@citra.it

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Vini Le Siepi,

l’incontro di storia e bottiglia

A

vete mai sentito parlare di Narsete? Era un Generale Bizantino vissuto intorno al 550 d.C.. Si narra che, mandato da Giustiniano a riconquistare Imola, nel saccheggio uccise la moglie e i figli di Martius Coralto. Il dolore di questo mosse a pietà

il Generale che gli donò Fontana (oggi “Fontanelice”), il territorio dove è situata l’azienda Le Siepi di San Giovanni. Narsete è anche il nome del Trebbiano Igp dell’azienda della provincia di Bologna, sulla cui etichetta potrete leggere la storia dell’antico condottiero mentre aspettate di mangiare nel-

Le Siepi, when history meets wine

Here every label has its story. To know it, start from tasting Have you aver heard about Narsete? He was a Byzantine general who lived around 550 a. C. History tells that he was send by Justinian to the conquest of Imola and during the ransack he killed Martius Coralto’s wife and children. His grief moved the general who offered him Fontana (nowadays “Fontanelice”), the lands where now rises the winery Le Siepi di San Giovanni. Narsete is also the name of a wine, a Trebbiano Igp, produced by the winery

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from the province of Bologna. On its label, you can read the story of the ancient general, while waiting to taste the dishes prepared by the chefs of Le Siepi di San Giovanni. In fact, this winery offers, beside excellent wines, welcoming, nature, culture and tradition. Managed by three brothers, – Gian Gaspare, Maurizio and Gabriele Zuffa – it’s an important reality that bases its success on three key points. As Gian Gaspare Zuffa explains: “Wine, cuisine and

la trattoria aziendale. Le Siepi infatti non è solo vino, bensì ospitalità, natura, cultura e tradizione. Guidata da tre fratelli – Gian Gaspare, Maurizio e Gabriele Zuffa – è una realtà agricola convertita in un agriturismo culturale basato su 3 punti, come spiega Gian Gaspare Zuffa: “Il vino, la trattoria e l’agriturismo, punti nodali attorno ai quali si integrano una serie di attività culturali. Chi ci fa visita vive un’esperienza a tutto tondo: il bosco avventura, la canoa sul fiume Santerno, attività sportive e teatrali all’aperto ed escursioni geologiche che rendono l’area polifunzionale. Qui non si viene solo a bere e mangiare: davanti a noi si erge il Parco Regionale dei Gessi, destinato a diventare Patrimonio dell’Umanità”. Tutto qui è particolare, flora e fauna

welcoming are the cornerstones of our activity and around them happens many cultural events. Who visit us, lives a complete experience: forest adventures, canoeing on the river Santerno, sport and theater outdoor, geological excursions… Our guests come here not for wine and food only. In front of us, it rises the Regional Park of Gessi that soon will become a Human World Heritage site”. Everything is peculiar here, fauna and flora too, and all this mirrors into the wine that spring from 12 hectares of vineyards. Il Carieti, Colli d’Imola Rosso Dop”, is the fruit of

Qui ogni vino ha la sua storia. Per conoscerli, degustarli è solo l’inizio inclusi, e ciò si riflette sui vini che nascono tra i suoi 12 ettari di filari. Tra questi “Il Carieti, Colli d’Imola Rosso Dop”, frutto di un uvaggio di Cabernet Franc, Malbo Gentile (antico vitigno della zona del modenese) e Merlot: “Questi vitigni sono selezionati - spiega Zuffa - perché sostanzialmente coevi nella maturazione. Una volta raccolte e pigiate le uve, a seguito della loro fermentazione danno vita a un vino interessante e inconsueto”. (b.a.)•

a blend of Cabernet Franc, Malbo Gentile (an ancient grape variety of the province of Modena) and Merlot. “These grape varieties have been selected – say Zuffa – due to their contemporary ripening. Once harvested, the grapes are pressed and processed to give life to an unusual and very interesting wine”. • SOCIETÀ AGRICOLA LE SIEPI di San Giovanni S.s Via Montanara Levante, 11 40025 Fontanelice (Bo) Tel. 0542 92560 www.lesiepidisangiovanni.com


LAZIO DI GIULIA MONTEMAGGI

Cesanese del Piglio Docg: qualità senza tempo

N

el secondo weekend di luglio il comune di Piglio, provincia di Frosinone, si è fatto teatro della manifestazione enogastronomica “Racconti diVini, conVersando di Cesanese”. Una due giorni di eventi che da anni, tra spettacoli e degustazioni, tributa un vivo omaggio al suo prodotto di punta: il Cesanese del Piglio, vino di indubbio pregio e forte appeal. Prodotto nei territori della Ciociaria settentrionale ed unico rosso della regione cui è stata riconosciuta la Docg, questo vino vanta, infatti, delle peculiarità interessanti ed una storia che parte da molto lontano. Dall’antica Roma, per l’esattezza, quando, la viticoltura nel territorio di Piglio era pratica già ampiamente diffusa e imperatori come Nerone, Nerva e Traiano ne apprezzavano il dolce nettare. Ad oggi, ottenuta la Doc nel 1973 e la Docg nel 2008, il Cesanese del Piglio si appresta a valicare i confini regionali guadagnando, pertanto, sempre più terreno nel panorama enologico italiano. Merito certamente, oltre che dei suoi caratteri inconfondibili, dell’impegno costante dei viticoltori e del Consorzio di Tutela per il rilancio di una produzione di qualità. Una produzione che si aggira sulle

Fotografia del rosso ciociaro per antonomasia che, con il suo sapore unico, punta alla conquista dei mercati 500mila bottiglie annue, di cui il 20% destinato all’estero, dove, tra Europa, Stati Uniti, Canada, Australia, Messico e Giappone, il Cesanese del Piglio riscuote un crescente successo di anno in anno. A ciò si aggiunge l’opera di promozione portata avanti dal Consorzio attraverso gli eventi e le degustazioni in giro per l’Italia, come la “Sagra dell’Uva Cesanese del Piglio Docg”, in programma per il prossimo 29 settembre a Piglio. Grandi festeggiamenti per un vino che, da secoli, riesce a cogliere appieno l’essenza del suo territorio. Ottenuto dalle uve dei vitigni autoctoni Cesanese d’Affile e Cesanese comune, è contraddistinto da un colore rosso rubino tendente nel tempo al granato. Di elegante complessità aromatica, offre al naso un profumo deciso e fruttato, intersecato da note floreali. Al palato, secco e di buona struttura, regala sapori intensi con una trama tannica equilibrata e un finale lievemente ammandorlato.•

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Apre Moccia Capodichino

all’Aeroporto

Internazionale di Napoli

Rinasce l’insegna storica con una nuova proprietà ma le stesse maestranze di sempre per una continuità di ricette e tradizione

L

o storico brand partenopeo di pasticceria e rosticceria acquisito nell’agosto 2016 da A Cento Spa - holding campana che gestisce diversi marchi di ristorazione in franchising, tra cui il più noto Fratelli La Bufala Pizzaioli Emigrati- apre all’Aeroporto Internazionale di Napoli ( area partenza, primo piano, land side). La considerevole novità è il labora-

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torio a vista dove tutti i giorni sarà prodotta la celebre pizzetta; oltre al prodotto cult ci saranno anche i grandi classici di Moccia, quali arancini, crocchè, frittatine di pasta e pasticceria. Importanti protagoniste di questa rinascita sono senza dubbio le maestranze storiche che hanno costruito l’identità del marchio nato nel 1936. Pasticcieri, fornai e banconisti che da oltre trent’anni lavorano nei laboratori di Moccia: sono loro i veri custodi delle ricette antiche e segrete. A distanza di un anno dalla chiusura, seguita dalla cessione del marchio, tornano in piena attività riportando sul banco le ricette che hanno appassionato generazioni di napoletani e non solo. L’obiettivo principale di A Cento Spa è quello di rilanciare con nuovi capitali l’insegna storica, valorizzando le risorse umane e conservando i valori di tradizione e di identità, con gli occhi puntati anche oltre il confine regionale e nazionale. Un progetto perfettamente in linea con la mission di A Cento Spa che sin dalla sua fondazione nel 2003 punta ad essere ambasciatrice della “napoletanità” nel mondo. In conclusione, ricalcando le parole di Paolo Aruta, amministratore Fratelli La Bufala, è possibile affermare a ragion veduta che l’operazione di acquisto del marchio “Moccia” è finalizzata a valorizzare, nel solco della tradizione, sia in ambito nazionale che internazionale, le eccellenze che il territorio è capace di esprimere.•

INFO: MOCCIA CAPODICHINO Aeroporto Internazionale di Napoli – Primo Piano Land side

Aperto tutti i giorni dalle 5.00 alle 21.30. www.moccia1936.it


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LOMBARDIA DI CLAUDIA CATALDO

Quella terra magica chiamata Valtellina qua l’uva viene venduta ad oltre 2 euro al chilo”. Domanda di rito in questo periodo: pronostici vendemmiali? “Ancora è presto per fare previsioni. Noi siamo fra gli ultimi a vendemmiare in Italia, inziamo intorno alla metà di ottobre, per

I

l Presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina – Mamete Prevostini – non parla volentieri della prossima vendemmia, ed è comprensibile: in Valtellina si vendemmia ad ottobre, mancano ancora diversi mesi. Ma l’annata sembra promettente: non resta che aspettare, “distraendosi” con la prima edizione del Valtellina Wine Festival, in programma il 23 e 24 settembre. Qual è la fotografia della Valtellina del vino? “Si tratta di una terra unica, estremamente vocata all viticoltura, con un’ottima esposizione est/ovest e la protezione delle Alpi. Quello della Valtellina è un territorio in fermento che ha visto negli ultimi 10-15 anni grandi cambiamenti e un’evolu-

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zione positiva. Oggi il Nebbiolo di montagna, il nostro appunto, è molto apprezzato e ricercato, in Italia come all’estero: si distingue per eleganza, serbevolezza, è un rosso importante. Quando si parla di Valtellina ci sono poi diverse tipologie di vino, dal Rosso della Valtellina, al Valtellina Superiore fino allo Sforzat, che rappresenta solo il 10% della produzione”. Si può parlare di viticoltura eroica? “Sicuramente produrre vino in questa zona non è semplice, ma i vigneti terrazzati sono una delle bellezze distintive di questa terra. Abbiamo una produzione che in totale è di 3 milioni e mezzo di bottiglie, con costi molto elevati e grandi difficoltà nella lavorazione del vigneto. Ecco perché

Patria del Nebbiolo di montagna, sempre più apprezzato per i suoi vini eleganti e longevi cui manca ancora del tempo. Per adesso le cose stanno andando bene, siamo un po’ in anticipo rispetto al solito. Le gelate primaverili non hanno intaccato il raccolto, per una defezione di meno del 5%. Per tutto il resto dobbiamo solo aspettare ed incrociare le dita”.•


C

ome fa un’azienda di Desenzano del Garda a far parte dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini? La domanda potreste porvela visitando il sito dell’Azienda Agricola Pilandro. La risposta ce la dà il titolare, Pietro Lavelli: “La passione per il vino ha il potere di spegnere il campanilismo. Quando incontri un prodotto di qualità, anche se non è nato tra i tuoi filari, ti devi arrendere all’evidenza”. Ed è successo così a Pietro e la moglie Patricia che durante una vacanza nelle Marche hanno avuto modo di conoscere da vicino il Verdicchio e

Pilandro adotta il Verdicchio e ne fa… una Passione la sua terra ricca di valori e di storia. E così dal 2014 Pilandro è anche Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, grazie a 15 ettari di filari mar-

chigiani adottati dalla famiglia bresciana: “Eravamo abituati alla pianura, perciò ci siamo subito innamorati delle colline di questa regione, le persone che la abitano e la sua buona cucina. Abbiamo deciso di unire la nostra esperienza produttiva e l’uva di questa terra. Ne è nato un vino la cui qualità è apprezzata dai marchigiani stessi. Dal 2014 vendemmiamo qui, ci appoggiamo a una cantina locale e abbiamo aperto un punto vendita identico a quello che abbiamo a Desenzano, per essere sempre a disposizione dei winelovers che vogliono conoscere meglio i vini di queste zone. Il nostro Verdicchio viene distribuito tra Germania, America, Brasile e Cina. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classic Supe-

riore Passione 2015 è stato premiato al Vinitaly 2017- punteggio 90/100, riconoscendo una qualità non casuale per l’azienda, dato che insieme a lui sono stati inseriti nella 5StarWines The Book 2017 il Lugana Doc Terecrea 2016, lo spumante Brut Rosè Millesimato Santa Maria 2012, e il Benaco Bresciano Igt Passito 2015”.•

Una scintilla ha portato i produttori di Desenzano nelle Marche

Pilandro adopts Verdicchio and converts it into a passion A spark leads the producers from Desenzano to the Marche How is possible that a winery from Desenzano del Garda joins Istituto Marchigiano di Tutela Vini? Pietro Lavelli, manager of Pilandro, explains: “Passion for winemaking has the power to cross the boundaries. When you meet a quality product, even if it’s not from your own vineyards, you have to admit it”. That’s what happened to Pietro and his wife Patricia, who during a holiday in the Marche have had the oportunity to know Verdicchio and its land, rich of history and values. Since 2014, Pilandro means Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore too, thanks to 15 hectares of vineyards adopted by the family from Brescia. “We were used to the plain, and we fell in love with these hills, its people and cuisine immediately. We decided to unite our experience

and the grapes of this land. The result is a wine whose quality has been acknowledge by the people of the Marche too. Since 2014 we make our harvest and we produce our wine supported by a local winery. We have opened a wine shop too, which is identical to the one we run in Desenzano. In this way, we can satisfy the demands of the wine lovers who wish to know our wines. Our Verdicchio is marketed in Germany, North America, Brazil and China. Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classic Superiore Passione 2015 has been awarded at Vinitaly 2017(90/100 points), and has been mentioned in the 5StarWines The Book 2017, together with Lugana Doc Terecrea 2016, our sparkling wine Brut Rosè Millesimato Santa Maria 2012, and Benaco Bresciano Igt Passito 2015.•

AZIENDA AGRICOLA PILANDRO Località Pilandro, 1 25015 San Martino della Battaglia Desenzano del Garda (BS) Tel. 030 9910363 - info@pilandro.it - www.pilandro.it IL POZZETTO WINE SHOP Via G. Oberdan , 3 - 60031 Castelplanio (AN) Tel 0731 814 584 - info@ilpozzetto.net

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MARCHE DI BARBARA AMOROSO

L'IMT lancia una nuova fase promozionale dedicata al fratello, che non vuole essere troppo minore, del Verdicchio

S

Le nuove sfide del Lacrima di Morro d’Alba

ono 465 le aziende associate all’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, per un totale di 15 denominazioni, tra cui il Lacrima di Morro d’Alba Doc. Ed è proprio del Lacrima il nuovo brand lanciato da IMT che, con una 'pennellata', riassume le caratteristiche più rinomate di questo vino: la goccia sul delicato acino, il profumo inconfondibile di rosa, il colore tipicamente femminile. Un tassello importante di un’attività di promozione che vede protagonisti 15 produttori consorziati, dalla cui voce è possibile conoscere meglio questo vino, di non facile gestione, come si evince dalle parole di Massimo

della Tenuta San Marcello che commenta la fragilità del frutto e la complessità di gestione del nettare: “E’ un vino che fa piangere prima in vigna poi in cantina , ma alla fine la soddisfazione è tanta”. Valentina Vicari racconta invece del suo profumo di rosa molto apprezzato a Bogotà, e della citazione sul Lacrima nel Purgatorio di Dante : “E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che la vite cola”(XXV, 76-78). Il nuovo logo è un passo importante per portare il Lacrima al pari del fratello Verdicchio ormai conosciuto in tutto il mondo, ma il percorso include la costruzione di un’identità che armonizzi le opinioni sul suo aroma di rosa: è un plus o una condanna? Perciò troverete dei Lacrima Doc invecchiati in barriques dagli aromi smorzati dal legno, ed altri vinificati in acciaio dove il prodotto nel bicchiere è fedele a quello in vigna. Due versioni, Base o

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Classico, e Superiore, prodotte in una striscia di terra di circa 10 km che si estende dal mare alla collina, a cui si aggiungono le versioni rosé e spumantizzate. •

Le aziende che partecipano alle attività di promozione del Lacrima di Morro d’Alba Doc: Stefano Mancinelli Lucchetti Mario Badiali & Candelaresi Mezzanotte Sandrino Cantina Ma.Ri.Ca Cantina Sarò Vigna degli Estensi Landi Luciano Marotti e Campi S.s. Romagnoli Renato e C. Giusti Piergiovanni San Marcello S.s. Vicari S.s. Conti Buscareto Podere Santa Lucia

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PIEMONTE DI ENEA SILVIO TAFURO

“Di Gavi in Gavi”

il grande bianco piemontese si veste a festa Ospite d’onore lo chef Carlo Cracco, alla kermesse per decretare il miglior abbinamento cibo-vino

U

n nuovo grande evento attende il Consorzio di Tutela del Gavi Docg. Dopo l’appuntamento con “Gavi For Arts”, tenuto lo scorso maggio, e il tasting day “Tutto il Gavi a Genova”, andato in scena a metà giugno, l’organizzazione enologica torna al fianco dei produttori nel weekend di domenica 27 agosto 2017, per la quinta edizione de “Di Gavi in Gavi”. All’ombra del Forte di Gavi sarà una tre giorni di festa, di assaggi e di degustazioni, una kermesse enogastronomica che avrà come protagonisti indiscussi il Gavi Docg e le gustose prelibatezze del territorio, preparate accuratamente da quattro chef stellati: Christian Milone, Francesco Oberto, Jumpei Kuroda e Flavio Costa. Inoltre, giungerà

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tra le stradine del piccolo borgo piemontese anche un visitatore d’eccezione, Carlo Cracco, in qualità di giudice di gara. Una figura ormai abituale per uno dei più famosi chef italiani, che avrà il compito di decretare il miglior abbinamento tra il Gavi Docg e una delle 11 ricette proposte dagli 11 Comuni della Denominazione. Maurizio Montob-

bio, Presidente del Consorzio, spiega: “Quest’anno vogliamo svelare il nostro territorio, farlo conoscere fino in fondo, proporre Gavi come meta del gusto italiano. Faremo con Carlo Cracco una passeggiata gourmet tra le Corti di Gavi, un modo diverso per vivere questo angolo di Piemonte. All’assaggio del grande bianco piemontese abbineremo

le storie del Gavi, le leggende di ogni comune e i prodotti tipici. Racconteremo le attrazioni di queste terre e approfondiremo le sinergie che insieme formano questo territorio – in cui pubblico e privato fanno gioco di squadra – per offrire un’esperienza partecipata, quelle emozioni che creano la memoria di un luogo indimenticabile”.•


AZIENDA SAN MICHELE CANTINA PARROCO Sede legale: Via Giulio Cesare, 7/4 Sede operativa: Via Tanaro, 36 12057 Neive (CN) Tel 0173 67008 - Fax 0173 67008 info@parrocodineive.com www.parrocodineive.com

Barbaresco 2014: a dispetto dei pronostici... Convince e piace il vino di punta della Cantina Parroco

N

el mondo del vino non è raro che le previsioni sulle annate vengano poi confermate dai risultati al momento della raccolta e della vinificazione. Qualche volta però la prova del calice sorprende, e sorprende di una piacevolezza imprevista. E’ questo il caso del Barbaresco 2014, che a dispetto dei pronostici – in partenza non rosei - si è rivelato davvero un grande vino. L'annata, partita da uve integre e perfettamente sane, ha consegnato un prodotto longevo e ricco di personalità, intenso in colore e ampio nell'olfatto, con una longevità importante. La Cantina del Parroco ne offre uno dei migliori esempi: mentre il 2014

per molte aree d'Italia è stato complesso e difficile, nella microzona del Barbaresco il contesto infatti è stato unico nel suo genere. Il vino di punta di Cantina Parroco ha un 13,5% acolico naturale, il tipico rosso granato del Nebbiolo e un gusto che si lascia piacevolmente influenzare dalla morbidezza del passaggio in piccole botti di rovere nuove. La nota vanigliata però non prevarica mai i profumi naturali del Barbaresco. Ha una bocca piena e rotonda, una buona persistenza e chiude con una nota leggermente ammandorlata. “Col tempo – commenta l'enotecnico Claudio Cavallo – questo vino non potrà che migliorare, raccontandoci, sinceramente, la propria storia. Basterà saperlo ascoltare...”. (s.a.)•

Barbaresco 2014: despite the predictions..... The top wine of Cantina Parroco is widely appreciated In the wine world, it is common that the predictions on the years are then confirmed by the harvesting and vinification results. But sometimes it happens that when it comes to the glass, the wine can pleasantly surprise. That’s the case for Barbaresco 2014 that, despite the initial negative predictions, proved to be a great wine. The growing year started with intact and perfectly healthy grapes and delivered a product full of character, with an intense hue, a wide aroma and a significant length. Cantina Parroco is one of the best examples: while in many areas of Italy the 2014 was a difficult year, in the Barbaresco micro-area it was differently unique. The top wine of Cantina Parroco is 13,5% ABV; it is typically ruby-red hued like the Nebbiolo and its aroma is pleasantly fresh thanks to the passage into small new oak barrels. The vanilla scent never hides the natural flavors of the Barbaresco. It is firmly structured, with a long-lingering finish and an almond twist. “This wine can only improve with time and it will be able to tell us its story, sincerely. We just need to listen to it” says the eno-technician Claudio Cavallo. •

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Rodolfo Maralli

TOSCANA DI STEFANIA ABBATTISTA

Nasce il primo centro d’eccellenza per lo studio del vitigno, grazie alla Fondazione Banfi. La capitale? Montalcino, of course

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Sanguis Jovis, l’osservatorio sul Sangiovese

È

possibile migliorare ciò che è già eccellente? Si può raggiungere vette ancora più alte, se il territorio di cui si parla si chiama Montalcino? Si, se alla parte enologica aggiungiamo un progetto di alta formazione, di respiro internazionale e con al centro il Sangiovese. “Sanguis Jovis", l’alta scuola del Sangiovese, oggi è realtà, fortemente voluta dalla Fondazione Banfi e dal suo Presidente Rodolfo Maralli. Maralli, come nasce l'idea del Centro

Culturale dedicato al Sangiovese? “L’anno scorso, col trentennale della Fondazione, sono stato nominato Presidente. Dopo anni di attività un po’ sotto traccia rispetto alle grandi potenzialità che avevamo, ho cercato di portare nuove idee. Questo era un sogno nel cassetto e la Fondazione, autonoma rispetto all’azienda e dunque senza fini di lucro, era l’ideale per realizzarlo. Banfi ha sempre fatto ricerca e zonazione sui suoi 3mila ettari: un laboratorio a cielo aperto. Ma ci sono sempre


Attilio Scienza

Alberto Mattiacci

stati anche dei fini commerciali. La Fondazione invece, come organismo super partes, può permettersi di creare ciò che non esisteva, a Montalcino e che io sappia in Italia: un osservatorio, un centro studi sul vitigno più diffuso in Toscana e all’ottavo posto nel mondo. Per me è un cerchio che si chiude”. Da qui alla “Summer School” il passo è breve… “Si, e ne siamo orgogliosi: un’attività formativa e didattica di prim’ordine, a cui seguirà una Winter School l’inverno prossimo, tra febbraio e marzo. La didattica toccherà sia temi molto tecnici (genetica, origine e biodiversità del Sangiovese, territori e geologia) che temi più legati alla comunicazione e all’economia (produzione e mercato, nuovi approcci di conoscenza). Il Presidente e il Direttore di Sanguis Jovis rispecchiano questa doppia anima: Attilio Scienza, come docente di viticoltura all’Università di Milano, e Alberto Mattiacci, che insegna economia e marketing alla Sapienza di Roma. Insieme agli altri docenti, quest'anno italiani ma

dall'anno prossimo anche stranieri, faranno un grande lavoro”. Quale sarà il profilo dello studente tipo? “La classe sarà mista e formata da 20 persone: per metà studenti o neolaureati, per metà da lavoratori, i professional. Costerà 700 euro, e abbiamo 12 borse di studio a copertura totale. Vogliamo favorire l’interazione tra tutti i soggetti coinvolti: il modello è il Campus americano, dove si condividono momenti di apprendimento ma anche di vita comune. Il 18 agosto è il termine ultimo per l’invio delle domande, il 24 settembre ci sarà la conferenza stampa di presentazione. Stanno arrivando candidature e profili moto alti, davvero ben fatti”. Maralli ha entusiasmo da vendere. Sa bene che, prima di tutto, “vincerà” il Sangiovese. A Bordeaux, in Spagna, in California, progetti simili esistono già da anni. Ora anche l’Italia ha un centro d’eccellenza per il suo vitigno principe. Finalmente. •

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Il distretto del vino a Montalcino:

i numeri

24.

564

000

ettari di superficie, 3.500 quelli vitati

metri sul livello del mare

510 2.100

gli ettari coltivati a Rosso di Montalcino, 50 ettari a Moscadello di Montalcino, 480 ettari a Sant’Antimo Doc. La restante parte è coltivata a Igt

gli ettari coltivati a Brunello di Montalcino

2016 70%

Nel , il della produzione totale è stato rappresentato dall'export, cosÏ distribuito:

30% USA

258 sono i produttori e 208 gli imbottigliatori, tutti associati al Consorzio di Tutela, che controlla e valorizza le 4 Denominazioni

20% Europa (in testa UK, Germania e Svizzera) 15% Mercati asiatici

(Cina, Giappone, Hong Kong ecc.)

12% Canada 8% Centro e Sud America 15% altri mercati o ell un r B di o 0 oss 00 iR . d 0 0

00 0 . 2 3 prodotte 13bo.t9 tiglie i cui: 40

d le 016, nel 2

10 00 9. 500. o Antim 4. Sant' i d .000 300

32.000 di Moscadello

170 milioni di euro

vale oggi il giro d'affari legato al settore vitivinicolo di Montalcino


La Vecchia Cantina di Montepulciano

O

compie 80 anni

ttanta e non sentirli. Potrebbe essere questo il sottotitolo per gli 80 anni della Vecchia Cantina di Montepulciano, non un traguardo, bensì una nuova partenza. C’è infatti aria di cam-

biamento per i 380 produttori che danno vita alla cooperativa: “Siamo una realtà legata alla tradizione – dice Adriano Ciofini, presidente della Vecchia Cantina di Montepulciano – presente sul mercato con 5.000.000 di bottiglie annue, di cui 1.200.000 di Nobile di Montepulciano. Gli 80 anni sono stati una spinta al rinnovamento e infatti abbiamo prodotto per la prima volta vini biologici (Rosso di Monte-

Vecchia Cantina di Montepulciano celebrates its 80th birthday

Analysis and expectations of an important cooperative 80 years at its back and a very young spirit: this could be in short the description of Vecchia Cantina di Montepulciano, which in the 80th anniversary of its foundation celebrates a starting point rather than a finish line. In fact, there’s a wind of change among the 380 producers who animate this cooperative. “We are a reality profoundly bonded with our tradition – says Adriano Ciofini, president of Vecchia Cantina di Montepulciano – and our presence on the market is important: every year about 5.000.000 bottles of our wine are marketed, and 1.200.000 of them are Nobile di Montepulciano. Our 80th anniversary has represented for us a drive to the renewal. In fact, we started

pulciano della Linea Cantina del Redi, Chianti BIO linea Vecchia Cantina), un Chianti Riserva (linea Vecchia Cantina) e abbiamo rivisto alcuni uvaggi ottenendo risultati straordinari; stiamo facendo un restyling delle etichette, e adeguando i prezzi per allinearci alla qualità che offriamo. A tutto questo si aggiunge un nuovo sito bilingue e un servizio di e-commerce”. Una realtà solida, basata sull’alto livello di un prodotto dal terroir unico, su cui si affacciano anche le nuove generazioni, che raccolgono il testimone dei padri o si sperimentano nell’avventura di questo nettare

Bilancio e prospettive per un’importante realtà cooperativa straordinario. “Stiamo rafforzando le fondamenta, letteralmente, ristrutturando e costruendo un nuovo magazzino: 3 piani per stoccare il prodotto imbottigliato e affinarlo, a cui si aggiungono 40 nuove botti da 10 hl, destinate ad allargare il parco eccellenza della cooperativa” (b.a.).•

to produce organic wines (Rosso di Montepulciano della Linea Cantina del Redi, Chianti BIO line Vecchia Cantina), a Chianti Riserva (line Vecchia Cantina) and we revisited some blends with excellent results. Also, we are making a restyling of our labels and we are adapting our prices to the quality of our wines. Last but not least, we are going to present soon a new bilingual web site with an ecommerce service”. Vecchia Cantina di Montepulciano is a strong reality based on a high-level product from a unique terroir. And nowadays, the new generations are taking over from their fathers, proving themselves with this thrilling adventure. “We are strengthening our foundation, not only in a metaphorical way, restoring our seat and building a new 3-floors warehouse, to stock and refine our wine, and to host 40 new barrels that will help us to increase our production”.• VECCHIA CANTINA DI MONTEPULCIANO Via Provinciale, 7 - 53045 Montepulciano (SI) tel. 0578 716092 www.vecchiacantinadimontepulciano.com info@vecchiacantinadimontepulciano.com

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La Faccenda… si fa seria!

F

esteggia quindici anni l’azienda agricola La Faccenda, un tempo La Fazenda: sì perché la cantina elbana, guidata da Sergio Lauriola, ha fatto un cambio di nome e adesso riparte con nuova linfa. Il perché del re-branding è presto detto: si cerca una maggiore affinità toscana, un legame più stretto con il territorio d’origine – come già avviene nel lavoro quotidiano in vigna e in cantina – anche per aprirsi con una più netta identità ai mercati esteri. Nuova linfa anche per quanto riguarda le scelte produttive con due nuovi etta-

Un cambio di nome per guardare sempre più lontano e portare un po’ di Elba nel mondo. La Faccenda cambia marcia e riparte ri di vigna e una salda venerazione verso l’Aleatico, fiore all’occhiello nella versione Aleatico Passico Docg che, nella gamma delle proposte aziendali, si affianca ad un Vermentino in purezza, all’Elba rosso a base di Sangiovese, Merlot, Syrah e Cabernet, all’Elba Rosato Doc e agli altri passiti di Moscato e Ansonica, oltre che la Grappa e l’Olio Extra Vergine di Oliva. “Quella di quest'anno non sarà una vendemmia facilissima - racconta Sergio Lauriola - sarà anticipata rispetto al solito, ma ci aspettiamo un buon risultato”. • LA FACCENDA Piana di Mola 57031 Capoliveri (LI) Tel. +39 335 7206147 info@lafaccenda.it - www.lafaccenda.it

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La Faccenda (the matter)… is a serious one!

A new name to look forward the future and take a piece of Elba to the rest of the world. A new drive for La Faccenda La Faccenda celebrates its 15th birthday with a new name. In fact, the famous winery from the Elba Island La Fazenda managed by Sergio Lauriola restarts with new energies. The reason of this re-branding is due to the wish to express the deep bond with Tuscany and its territory already experimented every day in the vineyards and in the cellar, and also to present the winery to the foreign markets with a stronger identity. This new drive includes also the productive choices: two new hectares of vineyards and a profound devotion to Aleatico, the buttonhole of this winery in its version Aleatico Passico Docg. Also, the winery proposes, a singlevariety vinification of Vermentino, a Elba Rosso based on Sangiovese, Merlot, Syrah and Cabernet, an Elba Rosato Doc, Passito made of Moscato and of Ansonica, Grappa and extra virgin olive oil. “This year we are going to have a good harvest – tells Sergio Lauriola – an early and not easy one, but results are expected to be great”.•


Cantine e social Ecco la classifica stilata da FleishmanHillard Italia che mette a confronto 32 realtà italiane. Lo studio, pubblicato nel mese di Aprile, è giunto ormai alla sua quarta edizione

wine di Elisa Berti

Occhio all'hashtag! #wine

utilizzato 30 milioni di volte, è un hashtag troppo inflazionato per risultare efficace nelle ricerche

Instagram Immediate, evocative, costruite o spontanee: sono le foto le grandi protagoniste dei social network. Non a caso Instagram, foto- social per eccellenza, ha avuto una crescita del 23% di utilizzo solo nell'ultimo anno.

Ma quali sono i Best Wine Instragramers a livello mondiale?

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@grapefriend- screenshot a fianco- tra scorci di bella vita ed i grandi nomi del vino, alterna sapientemente le atmosfere fusion e quelle più eleganti che tanto piacciono alla rete 167000 followers

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@winewankers- screenshot a fiancopagina del ben noto blog dedicato al mondo del vino, ha un approccio serio ma non troppo sull'argomento, con una tendenza alla leggerezza. Non mancano le foto di grandi etichette 160000 followers

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@onceuponawine- screenshot a fianco- un approccio completamente informale, simpatico e, talvolta irriverente, è quello di Joe Menezes, seguitissimo wineblogger che sulla sua pagina Instagram mette la faccia ed una buona dose di ironia! 125000 followers 43


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PELLICOLE DI GUSTO ( di Lorenzo Bianciardi - lorenzo@igrandivini.com )

Barbecue, per una sociologia à la table

I

l titolo promette bene: cosa c’è di più allettante di un bel barbecue estivo tra amici? Barbecue di Éric Lavaine (2014) mette fin da subito l’acquolina in bocca. Già nella prima scena la voce fuori campo del protagonista Antoine ci presenta così il pranzo, davanti alle salsicce che cuociono sulla brace: «Il barbecue è come un balletto, i ruoli sono ripartiti in modo preciso: c’è il lavoro delle donne… e poi ci sono gli uomini». Fin da subito emerge il “taglio” sociologico di un film che tocca il gusto da vie “laterali”, per concentrarsi soprattutto nella storia principale di Antoine (l’attore Lambert Wilson) e della sua “crisi” dei cinquant’anni. D’altra parte, più di tante chiacchiere con gli amici, ci penseranno il fisico e un arresto cardiaco durante una corsa all’aria aperta a trasformare la sua vita in un momento “catartico” di «grandi pulizie». Barbecue è una commedia leggera in salsa francese che descrive una realtà abbastanza ovvia, più volte commentata su queste nostre pagine: è a tavola che si consumano tutti i sentimenti. “Location” ideale per aprirsi, il pranzo o la cena rappresentano spesso un’occasione per ritrovarsi, a volte un trampolino per lanciarsi in j’accuse agli altri (altrimenti impossibili), altre una buona scusa per litigare o per riappacificarsi (emblematiche le animelle del finale, che riusciranno a ricucire le incomprensioni tra Antoine e la moglie). Attorno al cibo gravitano sentimenti contrastanti: frustrazioni, ansie e paure di una generazione di cinquantenni cullati dal benessere di una classe media benestante e lontani dall’accettare l’idea di invecchiare. Nel Ferreri de La grande

abbuffata il binomio “borghesia & mezza età” avrebbe preso una piega ben più pericolosa (l’autodistruzione). Qui invece il nostro gruppo di “eroi” non arriverà a tanto, fermandosi al semplice disincanto intellettuale. È proprio vero che le buone amicizie si coltivano a tavola, e sono spesso i film a ricordarcelo. Chi ama le commedie francesi, qui potrà trovare spunti di riflessione sulla vita alla soglia delle cinquanta candeline. Peccato solo che l’appetito, con il passare dei minuti, inizi a scemare… e i sapori a lasciare spazio ai dissapori. Con Antoine, diabolico protagonista, intento a dare lezione a tutti, dall’alto del suo “piedistallo”. E così, addio ai momenti saporiti, alla «migliore sangria del mondo», fatta per errore con un ricercatissimo rosso Château Pétrus dell’89; ai commenti sui deliziosi croissant mattutini tutto burro; o ancora a quell’abbinamento ardito tra l’acqua cotta e un dolce Sauternes del '76… Momenti che resteranno delle fugaci “stelle cadenti”, in un cielo fatto invece di nuvole scure e litigiose, che prendono la forma dei battibecchi dei vari protagonisti. C’è l’amico che nasconde agli altri il quasi fallimento delle sue attività e cercherà di declinare gli inviti costosi per non cadere nell’umiliazione; e poi la coppia che si è appena separata, entusiasta delle nuove “libertà”, ma poi costretta a tornare sui propri passi e approdare al vecchio porto sicuro del riavvicinamento. Barbecue porta à la table un menù vario di “tipologie umane”. Ma a fine film purtroppo solo una certezza resta: la nostra voglia di barbecue non ancora appagata…•

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Agosto 2017 11

9

1-11 AGOSTO

Settembre

FIERE

IN CALENDARIO

FOIRE AUX VINS D'ALSACE Colmar (Francia) www.foire-colmar.com

2017

2-10 SETTEMBRE FIERA MILLENARIA DI GONZAGA Gonzaga www.fieramillenaria.it

9-11 AGOSTO MIFB, MALAYSIAN INTERNATIONAL FOOD & BEVERAGE TRADE FAIR 2017 Kuala Lumpur (Malaysia) mifb.com.my

Ottobre 2017

22-24 SETTEMBRE LE SALSAMENTARIE Bologna www.facebook.com/salsamentarie

ITF-AGROFOOD Skopje (Macedonia) www.eragrupa.mkindex2.aspx 17

2

11

17-21 OTTOBRE

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11-15 SETTEMBRE SIMEI@DRINKTEC MONACO 2017 Monaco www.simei.it

17-20 OTTOBRE VITEFF 2017 Epernay (Francia) www.viteff.com/fr/rubrique1.html

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2017

19-20 OTTOBRE

27-28 OTTOBRE

AUTOCHTONA Bolzano www.fierabolzano.it/autochtona

WINE EXPO POLAND Varsavia www.wineexpopoland.pl/

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9

Novembre 2017

FIERE

9-11 Novembre

IN CALENDARIO

HONG KONG INTERNATIONAL WINE & SPIRITS FAIR 2017 Vinitaly Hong Kong www.vinitalyinternational.com/events/hongkong2015

3

11

PROWINE CHINA 2017 Shangai www.prowinechina.com

14 15

20

3-5 NOVEMBRE

11-14 Novembre

15-17 Novembre

SALON VINS ET TERROIRS Toulouse www.salon-vins-terroirs-toulouse.com

COSMOWINE 2017 Vicenza www.cosmofood.it

ENOEXPO 2017 Cracovia enoexpo.krakow.pl

16-18 GENNAIO

Dicembre

2017

1-2 DICEMBRE LE GRAND TASTING 2017 Parigi www.grandtasting.com

1

2017/2018

14-16 Novembre

Gennaio 2018

SILVAR 2018 Angers (Francia) www.sival-angers.com

WORLD BULK WINE EXHIBITION 2017 Amsterdam www.worldbulkwine.com

16

18

5

5-7 DICEMBRE PM DUBAI 2017 Dubai www.ipm-dubai.net

29-31 GENNAIO

20-21 Novembre

18-20 GENNAIO TIERÄRZTEKONGRESS 2018 Lipsia Leipziger www.tieraerztekongress.de

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MILLÉSIM BIO Perols (Francia) www.millesime-bio.com

®

®

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Food&Beveragenda di Claudia Cataldo

#EATMANTUA Mantova, da giugno a settembre 2017

CALICI DI STELLE 2017 Tutta Italia, 3 - 14 agosto 2017 Il 10 agosto di ogni anno, la notte di San Lorenzo, nelle piazze e nelle cantine italiane gli enoappassionati sono protagonisti del brindisi più atteso dell'estate. Movimento Turismo del Vino e Città del Vino, l'associazione dei comuni vitivinicoli d'Italia, si uniscono per dare vita ad un evento che si sviluppa con una miriade di appuntamenti, dalla Val d'Aosta alla Sicilia. Vino e offerta culturale, insieme alla magia dei territori sotto le stelle, sono l'abbinamento vincente della manifestazione, in una formula che unisce la filosofia del buon bere a eventi, spettacoli, design e arte. www.movimentoturismovino.it

Da giugno a settembre, il progetto #EATMANTUA a Palazzo Te farà rivivere l’atmosfera di convivialità che attirò alla corte rinascimentale dei Gonzaga artisti e intellettuali da tutta Europa. Divenuto oggi spazio pubblico, Palazzo Te sarà sede di un convivio contemporaneo in cui il cibo e i gesti della sua preparazione saranno al centro di un rituale sociale più ampio. Tanti eventi animeranno l’estate mantovana : l’iniziativa è parte integrante del cartellone di eventi speciali dedicati a Eas(s)t Lombardy, European Region of Gastronomy. Il prestigioso riconoscimento internazionale è all’origine di un fitto programma di valorizzazione del ricco patrimonio fatto di materie prime eccellenti e ristorazione di qualità della Lombardia Orientale costituita dalle terre comprese fra Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova. www.mantova2017.it

CANTINE APERTE IN VENDEMMIA Con Cantine Aperte in Vendemmia, dai primi weekend di settembre sarà ancora festa per gli enoturisti del Belpaese. Dopo Calici di Stelle, evento di mezza estate, il Movimento turismo del vino celebra la festa della raccolta, il mo-

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mento clou dell'anno per ogni vignaiolo, condividendolo con gli enoappassionati a Nord e a Sud della Penisola. Un programma ricchissimo di eventi in vigna e in cantina, che ci accompagnerà fino a ottobre, lungo il sentiero tracciato dalla

vendemmia. Tra i filari e le corti delle aziende agricole sarà quindi possibile visitare i vigneti, partecipare alla raccolta dell'uva e assistere alle prime fasi di vinificazione. Un'occasione ideale per gli appassionati della vita in campagna e

del prodotto agricolo made in Italy più esportato nel mondo. Data la specificità di epoche di raccolta diverse fra regioni e regioni, zone e zone, si consiglia di valutare con le singole cantine le varie aperture e iniziative. www.movimentoturismovino.it


AUTOCHTONA Bolzano, 16 – 17 ottobre 2017

AUTOCHTONA I DEI VINI AUTOCTON FORUM NAZIONALE 17 / BOLZANO 16 - 17 OTTOBRE 20 8.00 Lun-Mar: 11.00-1

Appuntamento con i vini autoctoni. Una vetrina in grado di esaltare le tipicità dei vini provenienti da vitigni unici o rari della ricca tradizione italiana. Nel cuore dell’Alto Adige, dove la cultura enologica è tra le più antiche d’Europa, Autochtona accende i riflettori sulle denominazioni più note così come su quelle meno conosciute del grande patrimonio vitivinicolo italiano. www.fierabolzano.it/autochtona

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EXPO DEL CHIANTI CLASSICO Greve in Chianti, 7 – 10 settembre 2017 La Festa del vino Chianti Classico, alla sua quarantasettesima edizione, cade come ogni anno il secondo fine settimana di settembre. Giovedì 7 settembre la festa inizia alle 17:00 mentre nei giorni di venerdì, sabato e domenica verso le 11 del mattino. È possibile degustare i vini in esposizione acquistando un particolare bicchiere all'ingresso della manifestazione. Il ricco programma prevede anche degustazioni guidate, musica e altre iniziative legate al vino e alla tradizione del paese. www.expochianticlassico.com

HOSTARIA Verona, 13 – 15 ottobre 2017 WELLNESS FOOD “Hostaria” nasceFESTIVAL per esprimere il concetto popolare di ospitalità legata alla degustazione dei vini. Evoca di incontro, Cesena, 1 – 2luoghi aprile 2017convivialità, divertimento e libertà comunicativa. Attraverso un percorso lungo 3 chilometri all’interno del centro storico di Verona il pubblico partecipante diventa il protagonista attivo della festa degustando i vini proposti dalle cantine presenti e fermandosi nelle “sbecolerie” delle eccellenze gastronomiche veronesi dislocate nell’itinerario della festa. Ad Hostaria aderiscono cento ristoranti e osterie del centro storico e della provincia di Verona che prepareranno speciali menù tipici ispirati all’idea del Festival. www.hostariaverona.com

A TO FRUTTO DELL ECOM 2017 È UN EVEN FRUIT BOLZANO E AUTOCHTONA E TRA FIERA COLLABORAZION

di Claudia Cataldo

2017

Food&Beveragenda

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WORLD OF FOOD INDIA 2017 Mumbai, India, 14 – 16 settembre 2017 La prossima edizione – la dodicesima – di Annapoorna World of Food India sarà organizzata al centro espositivo al Bombay Exhibition Centre di Mumbai il prossimo settembre. L’evento si propone come una piattaforma B2B per il mercato indiano del food and beverage, firmato da Koelnmesse YA Tradefair Pvt Ltd e Federation of Indian Chamber of Commerce and Industry (FICCI). Si tratta di uno degli appuntamenti più importanti per il trade enogastronomico in India e dei Paesi vicini che ogni hanno richiama numerosi buyer da tutto il mondo. www.worldoffoodindia.com

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NewsBio & Green di Marina Ciancaglini

Bersanvanga mod. Terminator con piede di stazionamento

Cimatrice a barra mod. Potel Bil Eco

Cimatrice a coltelli veloci mod. Speedy Rotor Laterale

Cimatrice a coltelli veloci mod. Speedy Rotor Tunnel

Defogliatrice a rulli controrotanti mod. Solaris

Trivella idraulica anteriore con punta fresatrice

Porta-attrezzi reversibile per sollevatori idraulici, Prepotatrice a dischi su doppie colonne motorizzate mod. Coloklin con lama interceppi mod. “RapidLam 13”

Gruppo spollonante idraulico mod. Rotoflex su telaio anteriore

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Muletto Brentone

Uno sguardo diverso su Montalcino Con Montalcino Bio il territorio punta ci si propone un cambio di rotta verso la sostenibilità, valorizzando tutti i prodotti del territorio. E politica e produttori fanno squadra

I

numeri parlano chiaro: le vendite di vino biologico italiano nel 2016 sono cresciute del 34% sul 2015 per 275 milioni di euro. E’ cresciuto anche l’interesse dei consumatori: 1 italiano su 4 ha scelto almeno una volta un'etichetta bio nazionale, e anche gli inglesi e i tedeschi lo prediligono (fonte Wine Monitor). Su questi dati decisamente in positivo, che registrano una tendenza evidentemente in atto, anche un territorio a forte vocazione, non solo vinicola ma anche commerciale, come Montalcino, risponde in modo dinamico. Infatti, è stato costituito, a fine 2015, un comitato Montalcino Bio – del quale fanno parte anche produttori vitivinicoli - che punta a promuovere la realizzazione del distretto biologico a Montalcino, quale progetto economico per valorizzare tutti i prodotti del territorio, da quelli agricoli fino ai servizi turistici. Proprio lo scorso luglio si è svolto un convegno dal titolo “L’agricoltura biologica nel progetto Montalcino”: ne abbiamo parlato con Silvana Biasutti, ilcinese d’adozione e portavoce del Comitato. Si può considerare Montalcino un distretto biologico? “Il progetto Montalcino Bio è nato proprio per far diventare una semplice definizione qualcosa di più

importante, che implichi varie pratiche, non solo agricole ma anche di cambio di mentalità. Di strada ce n’è ancora tanta da fare. Montalcino è un grande Comune e un territorio vasto; ancora c’è un’eterogeneità di voci ma si è capito che la strada è quella”. Quali sono gli obiettivi? “Di cambiare lo sguardo, coinvolgendo tutti gli attori, non solo intorno al mondo del vino ma anche di altri tipi di prodotti gastronomici; anche le persone vanno coinvolte, ci deve essere un turismo più consapevole. Quello del biologico è un approccio generoso, in cui si cerca di rendere qualcosa di migliore alle generazioni future”. Di recente c’è stato convegno proprio sul progetto bio a Montalcino, che cosa ne è emerso? “Sicuramente la cosa più interessante è stato il fatto che questo progetto sta diventando corale, non da parte dei produttori ma anche della politica”. C’è qualche progetto in cantiere? “Si sta lavorando per un appuntamento sulla sostenibilità e sul biologico, che abbia un ampio respiro e che coinvolga vari aspetti di questa visione ma è ancora presto per parlarne”.•


Tendenze Sparkling di Giovanni Pellicci

La grande corsa italiana

I

alle

bollicine

l fenomeno sembra ormai inarrestabile. Complice l'andamento delle nostre esportazioni, che vedono il settore sparkling trainare sempre di più l'andamento delle vendite all'estero, è in atto in Italia una vera e propria corsa alle bollicine. Non solo nei territori più vocati - dal Prosecco al Franciacorta passando dal Trento Doc e l'Oltrepò Pavese – ma anche in zone produttive dove le bollicine al massimo si compravano al supermercato per il brindisi di Natale. Ormai se ne possono assaggiare di prodotte in Campania, in Toscana, in Sicilia, in Puglia e nelle Marche. Alcune interessanti, altre sinceramente anche no. Insomma, è in atto un vero e proprio boom, il quale viene suffragato dai dati del mercato e dalle analisi sul medio periodo. La loro facilità di consumo, la loro versatilità di abbinamento e la loro capacità di sdoganare il concetto di brindisi, andando a candidarsi a tutto pasto. Sono questi i fattori determinanti che favoriscono la corsa alla bollicina, confermata anche dai numeri di una recente ricerca diffusa da Wine Intelligence e ripresa sulle pagine di Wine News, la quale individua nell'Italia la regina di questo fenomeno, soprattutto grazie al Prosecco. I consumi medi nel mondo, dal 2012 al 2016, sono infatti cresciuti del 1,3% in volume e del 5,3% in valore. Ma sono soprattutto i dati italiani ad essere impressionanti: +6% in volume (38 milioni di casse) e +11,4% in valore (6,2 miliardi di dollari), con grandi trend di crescita registrati nei mercati Uk, negli Usa ma anche in Francia. Non a caso, quindi, può capitare di entrare

Al distretto del nord si aggiungono tentativi sempre più diffusi per assecondare un mercato che vuole bere gli sparkling in un'enoteca dell'Isola d'Elba ed acquistare un metodo classico locale. E' successo realmente durante questa estate al sottoscritto, come ad evidenziare che ormai tutti desiderano ampliare la loro gamma produttiva, contemplando nella propria offerta anche una bollicina. E il Prosecco, re incontrastato di questo segmento, non sta certo ad osservare: la Giunta della Regione Friuli Venezia Giulia ha approvato l'innalzamento del limite alle iscrizioni di superficie che era stato richiesto dal Consorzio del Prosecco Doc. In base all'accordo in essere tra le Regioni Friuli e Veneto, l'attuale superficie produttiva di 23.250 ettari salirà, entro il 2020, a quota 24.450, ovvero 1.200 nuovi ettari, di cui 222 spetteranno al Friuli. Insomma, per gli spumanti il futuro sembra essere roseo anche se non mancano le preoccupazioni per la vendemmia 2017 che, specie nei territori del nord e del nord-est italiano, si annuncia in calo quantitativo a causa delle bizze del meteo registrate nelle ultime settimane.•

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A tutta Birra di Chiara Martinelli

PER TUTTI I GUSTI

LA BIRRA SANTA DA EREMITI E LA SURFING ON THE BEACH Sapori, aromi e materie prime del territorio accomunano le artigianali delle scelte opposte Mare o montagna? Partiamo dalla seconda scelta, dagli amanti del silenzio e della tranquillità. Nel cuore dell’Umbria, quella dei monasteri e del suo Santo più famoso, frate Francesco, nasce Birra San Biagio, un microbirrifico artigianale che inizia a muovere i primi passi nel 2000 nell’antico monastero di San Biagio. Un’altra birra che s’ispira alle caratteristiche peculiari del suo territorio, alle rinomate acque che lo attraversano, rappresenta l’essenza della vita monastica e del benessere interiore: incarna il nutrimento e il ristoro proprio come un tempo. Alchimista di tali produzioni è Giovanni, il mastro birraio bergamasco che si cimenta anche in raffinati abbinamenti gastronomici. Tra

le premiate c’è la Ambar, foriera di successi al Mondial de la Bierè nel 2011: una scura, colore naturale velato, non filtrata, non pastorizzata a bassa fermentazione, prodotta con materie prime locali, acqua di Nocera Umbra, malto d’orzo, luppolo e lievito. Veniamo alle new entry dell’estate e agli amanti del sole e del mare (etichetta docet): per tutti loro c’è la Surfing Ipa del birrificio novarese Hordeum. Ispirata alle american Ipa, è prodotta con

le materie prime del territorio, in particolare i cereali e il riso Apollo, indigeno delle risaie. Tanta schiuma per una birra decisa, amara ma sapientemente bilanciata dagli aromi agrumati ed esotici, in perfetto stile summer. A voi la scelta della birra e della destinazione.

NEWS BEER

CERASA, LA BIRRA ALLA CILIEGIA Dal birrificio 26 Nero una “colorata”novità Nel pieno della stagione birraia non poteva mancare un gusto ispirato ad uno dei frutti più golosi e ambiti dell’estate: la ciliegia. Sono i mastri birrai toscani del Birrificio 26 Nero ad aver avuto l’intuizione di impiegare le cerase (nome originale e dialetta-

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le delle più conosciute ciliegie) per dar vita ad un aroma speciale. Nasce così una blanche, prodotta con l’aggiunta del 20% di ciliegie fresche con tutto il nocciolo, leggera, dissetante dal colore rosato. La schiuma è delicata, candida e persistente, il bouquet è floreale, piacevole al naso, nel complesso fresca e facile da bere. Ideale come aperitivo o in abbinamento a dessert gusto cioccolato, dissetante nelle calde sere d’estate, sorseggiata in relax di fronte a un tramonto.


ExtravergineNews di Barbara Amoroso

ANNO INTERNAZIONALE DEL TURISMO SOSTENIBILE

IL 29 OTTOBRE LA CAMMINATA TRA GLI OLIVI PROMOSSA DALLE CITTÀ DELL’OLIO Coinvolte 18 regioni e 110 città italiane E’ in occasione dell’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile lanciato dall'Onu che le Città dell’Olio propongono un modo nuovo di valorizzare il patrimonio olivicolo italiano:

il 29 ottobre, in 110 città di 18 regioni, prenderanno il via una serie di itinerari destinati a famiglie e appassionati: paesaggi legati alla storia e alla cultura dell’oro verde, tragitti selezionati dai singoli Comuni secondo criteri storici e ambientali, che includeranno

una tappa al frantoio, una in un’azienda olivicola o un palazzo storico, tutte con degustazione finale di pane, olio e prodotti tipici. Un’opportunità per rafforzare il legame con la terra e far conoscere paesaggi e cultura enogastronomica italiani.

BICAROMA, IL BICCHIERE PER DEGUSTARE L’OLIO Creato dalla designer Tiziana Ponzio per le Tenute Parco Piccolo, Bicaroma è un bicchiere che agevola la degustazione olfattiva dell’olio: la sua forma consente agli aromi di confluire in modo concentrato al naso. Made in Italy, in vetro con tappo di faggio è anche oliera e dosatore.

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CMY

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PIANO OLIVICOLO NAZIONALE

UNASCO E CNO: NASCE L’UNIONE E COLTIVATORI D’OLIO ITALIANA Storia e prospettive del comparto unite dal nuovo progetto

Un progetto importante per la filiera dell’olio quello presentato da Luigi Canino e Gennaro Sicolo (rispettivamente presidente Unaco e Cno) il 29

giugno a Telese Terme (BN) nell’ambito dell’incontro ‘Storia dell’olivocoltura di domani. Tracciamo insieme il nostro futuro’. Obiettivo: creare un Piano Olivicolo Nazionale che tratti gli interessi politici, commerciali, produttivi e di consumo dell’intera filiera dell’oro verde delle penisola. Un punto

di partenza per il rilancio del settore a cui erano hanno partecipato i rappresentanti di FOOI, AIPO, UNAPOL, Assofrantoi, CNO, Federolio e Ministero delle Politiche agricole nella figura di Pietro Gasparri, Dirigente Responsabile dell’Ufficio Sviluppo impresa e cooperazione.

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Distillati & Co di Barbara Amoroso

PREMI

TREND E TENDENZE DI GRAPPE E ACQUAVITI MADE IN ITALY 23 le eccellenze premiate dall’Alambicco d’Oro 2017 La 34° edizione dell’Alambicco d’Oro - premio promosso dall’associazione Anag, Assaggiatori grappa e acquaviti - ha assegnato per il 2017, 23 medaglie (8 Gold e 15 Silver) – con una lieve flessione rispetto alle circa 40 della scorsa edizione. “Il concorso - dice Paola Soldi, presidente federale di Anag - non distribuisce una percentuale prestabilita di riconoscimenti, bensì premia i prodotti che superano delle soglie minime”. Come va letto un dato del genere? “Difficile dare una risposta, vanno analizzati molti fattori, ma non lo ritengo negativo, più lo specchio di un’annata non ottimale”. Nel 2018 il premio compirà 35

La grappa XO della Distilleria Sibona vince il Premio design 'Il vestito della grappa'

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anni: com’è cambiato il settore nel tempo? ”La qualità di grappe e acquaviti è cresciuta molto negli ultimi 15 anni. Noi premiamo solo le eccellenze, ma devo riconoscere che ormai sul mercato si trovano solo grappe e acquaviti di buona qualità. Interessante è analizzare la tipologia di campioni che le distillerie ci hanno sottoposto per il 2017: sono aumentati i prodotti invecchiati (10, 20, 30 anni) rispetto alle ultime 3-4 edizioni. Una tendenza confermata dai crescenti investimenti delle distillerie in botti e legno, una naturale conseguenza delle richieste del mercato. In generale la cultura dei distillati made in Italy è in crescita”.

I PREMI 8 medaglie Gold: 2 grappe giovani da Trentino e Veneto; 1 grappa giovane aromatica veneta; 3 grappe invecchiate da Piemonte, Trentino e Marche; 1 grappa invecchiata aromatica piemontese e 1 acquavite aromatica invecchiata veneta; 15 medaglie Silver: 5 grappe giovani da Liguria, Piemonte e Friuli Venezia Giulia; 2 grappe giovani aromatiche trentine; 5 grappe invecchiate da Piemonte, Trentino e Veneto; 1 grappa invecchiata aromatica veneta; 1 acquavite giovane friulana; 1 acquavite giovane aromatica piemontese. Premi speciali Premio speciale riservato alla distilleria con il maggiore punteggio per le medaglie vinte: Distilleria Sibona – Piemonte – (1 medaglia Gold nelle grappe invecchiate aromatiche + 1 medaglia Silver nelle acquaviti giovani aromatiche). Premio design 'Il vestito della grappa': grappa XO della Distilleria Sibona.


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di Tommaso Nutarelli Con la consulenza di NICOLA BIASI

Un caleidoscopio di lieviti Dai non saccharomyces, con interessanti proprietà enzimatiche, a quelli che “respirano” lo zucchero e non lo fermentano. Di lieviti ce n’è per tutti i gusti

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a fermentazione alcolica è il processo più importante per un enologo, poiché incide sul fatto che il prodotto finale abbia tutte le caratteristiche richieste. Ecco perché svolgerlo nel migliore dei modi è fondamentale. In questo contesto la scelta del lievito è di

Barbatelle di qualità per un prodotto di qualità

cruciale importanza. Il lievito, infatti, con-tribuisce da una parte alla concentrazione dei livelli alcolici nel vino, dall'altra ha una grande in-fluenza sulle proprietà organolettiche ed aromatiche. In quest’ottica, la ricerca nel campo della biotecnologia sta puntando molto sullo studio e

sulla se-lezione dei lieviti più adatti per la tipologia di vino che si vuole produrre. Lieviti che possono rap-presentare anche un valido alleato contro i nefasti effetti del global warming. Proprio la scelta di un lievito piuttosto che un altro, ha innescato anche un forte dibattito sul fatto se sia

più utile ricorrere ai lieviti commerciali o quelli autoctoni, con quest’ultimi che stanno ricevendo una grande attenzio-ne da parte dei produttori. Per quanto concerne Ie proprietà, i saccharomyces sono tra i lieviti più importanti nel campo ali-mentare, responsabili del tipo

In Trentino, in un territorio unico per posizione e clima, moltiplichiamo più di 120 varietà da vino e 20 varietà da tavola che danno origine con un’ampia gamma di selezioni clonali innestate sui principali portinnesti, ad oltre 500 combinazioni per ogni esigenza. Dall’impegno, dal lavoro e dalla grande esperienza dei soci dei Vivai Cooperativi di Padergnone vengono moltiplicate le barbatelle che contribuiscono alla nascita dei migliori vini italiani. Soc. Coop. Agr.

Socio AFLOVIT Sezione AVIT

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Via Barbazan, 13 - 38070 Padergnone (TN) Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 www.vicopad.it - info@vicopad.it


più comune di fermentazione. Hanno la principale caratteristica di essere dei buoni fermentatori, con garanzie tecniche e buone performance, che permettono all’enologo di dormire sogni tranquilli sulla resa finale del prodotto. Contestualmente, molto interes-santi sono i lieviti non saccharomyces, che spesso sono meno “sicuri”, ma a volte hanno proprietà enzimatiche molto interessanti per il risultato finale. Un esempio per tutti può essere il Metschnikowia pulcherrima, che produce l’enzima alfa arabinofuranosidasi, il quale, in combinazione con la beta D glicosidasi, libera gli aromi glicosidati che altrimenti non sarebbero percepibili. Questo permette di aumentare l’intensità e la complessità dei vini. Anche i terpeni vengono liberati (presenti nel mosto in forma legata) come il ceppo Pichia Kly-verii, che rilascia i tioli, responsabili dei sentori tipici dei Sauvignon Blanc. L’uso in combi-

I laboratori di BIOENOLOGIA 2.0 SRL

nazione di Cerevisiae e non cerevisiae, se gestito accuratamente, può portare a complessità simili alle fer-mentazioni spontanee ma con migliori garanzie del processo e una maggior precisione organolettica. Ultimamente la ricerca

essedielle_FRUITECH_B27_Settembre_2015_STAMPA.pdf

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26/09/15

ha scoperto tutta una serie di ceppi di lieviti, ancora in fase di sperimenta-zione, che “respirano” una parte degli zuccheri, invece che fermertarli. Questo, in un momento di riscaldamento globale, potrebbe essere molto utile

all’enologo per contenere i tassi alcolici nei vini raccogliendo allo stesso tempo alla maturazione aromatica o fenolica desiderata senza dover in-tervenire dopo in maniera più invasiva per ridurre il tenore alcolico.•

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Il mercato chiama… e i batteri rispondo

Additivi si o additivi no? Ultimamente il dibattito si è concentrato molto sulla necessita di ridurre o eliminare del tutto l’uso degli additivi, e in primis la solforosa, che è stata oggetto di una pressante attenzione, attribuendo-le effetti collaterali non suoi, o dei quali è, solo in parte, la causa. Tuttavia le attuali tecniche di vinificazione permettono all’enologo di ridurne l’impiego, sfruttando le proprietà dei gas inerti e dei tannini, durante il processo delle fermentazione, che svolgono una funzione antiossidante, della quale, solitamente, si fa carico l’anidride solforosa. Se dunque è pos-sibile supplire ad alcune funzioni, senza il ricorso agli additivi, bisogna ricordare come alcuni com-piti importanti, tra cui l’azione antimicrobica e anti-

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batterica, non possono essere svolte da tannini e gas. Per questo, soprattutto in caso di eliminazione totale della solforosa in vinificazione, bisogna prestare grande attenzione alla sanità delle uve e all’igiene di cantina, ricordandoci che il prodotto che stiamo lavorando è molto più indifeso. Ultimo punto importante è che la solforosa incide anche sul gusto del vino, sia dal profilo pretta-mente aromatico che per il fatto che durante la macerazione favorisce l’estrazione di colore e tan-nino. Questo ci porterà, nelle fermentazioni senza l’ausilio di SO2, a vini molto diversi con quadri aromatici moderni, molto fruttati ma senz’altro meno “tradizionali”.

La principale funzione dei batteri è quella di trasformare l’acido malico in acido lattico, la così detta fermentazione malolattica o fermentazione secondaria. Questo processo, impropriamente chiama-to fermentazione, in passato avveniva sempre in modo spontaneo, spesso anche durante la pri-mavera successiva alla vendemmia. Adesso, come conseguenza delle richieste del mercato, che impone tempi molto più stretti, richiede dei vini che siano pronti, e quindi commerciabili, molto più rapidamente, e con un gusto dalle note molto più fruttate, la ricerca ha iniziato a manifestare un crescente interesse per questo processo, sviluppando ed elaborando soluzioni sempre più innova-tive. L’inoculo di batteri selezionati permette una trasformazione più veloce e pulita dell’acido malico, anche in condizioni difficili (alcool, pH e quantità iniziale di acido malico), ottenendo così, molto più rapidamente, vini stabili, dal punto di vista microbio-

logico, e potendo limitare, di conseguenza, pro-blematiche a livello di Brettanomyces e altre deviazioni. La pratica del coinucolo (lievito e batterio) sta prendendo molto piede sopra tutto per quei vini che devono essere immessi sul mercato molto giovani. Questa, infatti, presenta diversi vantaggi: velocità (al termine della fermentazione alcolica anche quella malolattica è conclusa), gusto (i vini sono molto fruttati), costi (risparmio in riscalda-mento vasche perché si sfrutta il calore prodotto dalla FMA), precoce stabilità microbiologica e sol-fitazione anticipata.


Resistenza e ibridazione. La parola ai portainnesti Quando parliamo di vivaismo ci riferiamo sostanzialmente a tre aree: sviluppo nuovi cloni di varietà già esistenti, sviluppo nuovi portainnesti, sviluppo di nuove varietà resistenti.La prima, da diversi anni, ha messo a servizio del viticoltore cloni più performanti, sotto i diversi punti di vista: quantita-tivo, qualitativo, e di resistenza verso le malattie. Di grande rilevanza è lo studio dei diversi portainnesti, parte importantissima della barbatella e del-la futura vite. La ricerca si sta proiettando su tipologie che permettano una notevole efficienza idri-ca e resistenti alle salinità e al calcare. I cambiamenti climatici rendono l’acqua un bene sempre

più prezioso, e una gestione poco accorta pone gravi problemi per la viticoltura, sia nelle zone tra-dizionali del vecchio mondo, sia in quelle nuovo mondo enologico. Portainnesti capaci di resistere a salinità elevate e ad una scarsa presenza di acqua, diventano fondamentali anche per una viticoltura che si sta espandendo in

zone più aride, non adatte ai vecchi portainnesti. Sul tema di portainnesti resistenti, bisogna prestare attenzione anche ai nuovi ibridi. A dire il vero non sono una novità assoluta, ma fino ad alcuni anni fa i vini prodotti in questo modo avevano qua-lità organolettiche di basso livello, spesso con problemi di

foxy. Gli ultimi ibridi (non sono OGM ma ibridi ottenuti da impollinazione) stanno dando risultati molto importanti sia in termini di resistenza alle malattie funginee, con un azzeramento degli interventi, sia vini che, dal punto vista enologico, possono essere equiparati a quelli ottenuti da vitigni tradizionali.

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Il mondo naturale dei chiarificanti Dopo l’obbligo di apporre in etichetta l’utilizzo di allergeni l’interesse dell’enologo per chiarificanti “alternativi” è molto aumentato. Fino a poco tempo fa albumina, caseinato erano all’ordine del giorno. Prodotti senz’altro validi e che garantivano ottimi risultati ma non al passo

con i tempi. Og-gi, grazie alla ricerca, si riescono ad ottenere risultati altrettanto validi con prodotti Allergen Free. Molto peso stanno avendo i chiarificanti a base vegetale, patata e pisello fra tutti, che consentono di ottenere vini anche per il mercato vegetariano e vegan.

[biografia]

NICOLA BIASI

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Nasce a Cormons nel 1981 in terra di vini e figlio di vignaioli. Si diploma all’Istituto Tecnico Agrario “Paolino d’Aquileia” di Cividale del Friuli lavorando al contempo presso l’azienda friulana Jermann. È per cinque anni assistente enologo nell’azienda del Collio Zuani, di proprietà della famiglia Felluga e nel 2006, dopo una vendemmia in Australia nella cantina Victorian Alps di Gapsted, si sposta a Castellina in Chianti nell’Azienda Marchesi Mazzei, avvicinandosi così alla vinificazione del Sangiovese. Nel 2007 è in Sudafrica e approfondisce la conoscenza di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc nella cantina Bouchard Finalyson di Walker Bay. Dal maggio 2007 è alla direzione tecnica di San Polo a Montalcino e di Poggio al Tesoro di Bolgheri, entrambe di proprietà della famiglia Allegrini. Dopo l’esperienza presso Allegrini, Biasi ha intrapreso la libera professione come consulente. L’ultima sfida, iniziata nel 2012, è il progetto “Vin del la NEU”, che punta al biologico d’avanguardia: un vigneto di Johanniter, un nuovo ibrido autorizzato, immerso nelle Dolomiti e allevato con metodi green. Proprio grazie a questo progetto ha vinto il concorso Next in Wine 2015, il premio per i nuovi talenti della Vigna Italia assegnato da Simonit&Sirch Preparatori d’Uva. Da inizio anno è coordinatore del Wine Research Team che, sotto la direzione di Cotarella e Scienza coinvolge oltre 30 cantine italiane sul fronte della sostenibilità scientifica in ambito sia viticolo che enologico.


Spedizioni oltre confine

più veloci e sicure

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a oggi gli amanti del vino e gli appassionati di turismo enogastronomico in viaggio nel nostro Paese potranno far arrivare direttamente a casa i loro vini preferiti grazie alle soluzioni di UPS. I mega-trend globali che caratterizzano il business del retail presentano grandi opportunità anche per il settore del vino italiano. La digitalizzazione dei canali di comunicazione e di vendita ha accorciato le distanze tra produttori e consumatori e ha creato l’aspettativa che tutto possa essere acquistato online senza preoccuparsi delle distanze. Grazie al network globale di trasporto di UPS, questa è una realtà che prende forma in diversi modi. Il Made in Italy è conosciuto in tutto il mondo, soprattutto quando si tratta di vino. Unire le ben note tendenze del retail allo sviluppo globale rappresenta una vera e propria mappa del tesoro per le aziende vitivinicole italiane alle quali si offrono opportunità di crescita senza precedenti. L’utilizzo dei canali digitali per promuovere e vendere il vino italiano in tutto il mondo è la chiave per raggiungere grandi

mercati con un crescente consumo di beni di lusso, quali Cina e Sudafrica. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto collaborando con un distributore locale, tuttavia ne seguirebbe un forte impatto sui margini dei produttori italiani e sui tassi di crescita che si attesterebbero su livelli più bassi. Al contrario, un approccio B2C permette di avere margini e tassi di crescita più alti ma comporta, allo stesso tempo, sfide importanti. È qui che UPS può supportare gli imprenditori italiani del settore vinicolo. Da anni UPS aiuta centinaia di retailer italiani nella digitalizzazione e nell’espansione delle esportazioni e ora offre queste sue competenze anche ai produttori di vino. Nell’ottica di semplificare le spedizioni, UPS ha sviluppato un pacchetto allinclusive per le spedizioni di vino che combina imballaggio, prezzo e protezione più adeguati. Questa soluzione può essere utilizzata come offerta completa pronta all’uso o personalizzata per le singole esigenze. La creazione del pacchetto all-inclusive rende le spedizioni di vino compatibili con la maggior parte dei servizi di spedizione UPS. “La nostra priorità è garantire che i clienti utilizzino al massimo Philip Healey, country marketing manager UPS Italia

UPS mette a disposizione delle aziende vinicole italiane l’expertise nel retail e nella logistica

le nostre capacità favorendo così la crescita del loro business”, ha dichiarato Philip Healey, country marketing manager UPS Italia. “L’Italia produce vini apprezzati in tutto il mondo, dall’Europa all’Asia. I mercati esteri, infatti, si mostrano particolarmente ricettivi ai vini italiani tant’è che l’export nel 2016 è cresciuto del 4,3% . Spesso le piccole aziende vinicole faticano a entrare nella distribuzione di grandi dimensioni e ad avere internamente le risorse e le competenze per andare sui mercati internazionali. UPS è in grado di supportare l’export di questo prodotto che rappresenta la ‘creatività italiana in bottiglia’ offrendo soluzioni specifiche per questo settore”. Tenendo conto di questi trend, UPS fornisce il servizio business to consumer in oltre 40 Paesi, tra cui Cina, Corea del Sud, Giappone, Canada, Repubblica Dominicana, Hong Kong, India, Macau, Sudafrica, Svizzera e Regno Unito, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Taiwan, Tailandia. Il servizio business to consumer si aggiunge a quello già esistente business to business, di spedi-

zioni pallettizzate e non, che ha una copertura globale. Per tutte queste destinazioni UPS mette a disposizione un packaging certificato e sicuro, studiato appositamente per il trasporto delle bottiglie di vino (da 1, 2, 3, 6, 12 bottiglie per i vini fermi e da 1, 2, 3, 4, 6 bottiglie per vini frizzanti). Inoltre, grazie al servizio “Valore dichiarato personalizzato per il vino” offerto da UPS Capital®, controllata di UPS che fornisce servizi finanziari, assicurativi e di pagamento nell’ambito della supply chain, chi utilizza un packaging pre-autorizzato, potrà contare su un servizio combinato di spedizione e protezione fino a un valore di vendita di 500 euro. Se la spedizione ha un valore superiore, è possibile acquistare una protezione maggiore che copra l’intero prezzo di vendita. I clienti potranno così essere tranquilli che i propri prodotti giungeranno alla destinazione prevista in tutta sicurezza e che, se per qualunque motivo, il vino venisse danneggiato durante il trasporto, saranno rimborsati del valore del vino e delle spese di trasporto. •

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Il momento della verità...

* TCA liberabile ≤ al limite di quantificazione di 0,3 ng/l.

...la garanzia Diam ! Diam è l’unico tappo di sughero che consente una perfetta omogeneità da una bottiglia all’altra cosi’ come diversi livelli di permeabilità e che,

©Photo : Richard Sprang.

grazie al procedimento DIAMANT®, assicura al vino la neutralità sensoriale*. Preservandone gli aromi durante tutto il suo periodo di conservazione, Diam è il garante di una degustazione riuscita ad ogni occasione ! www.diam-cork.com

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Tapì for Wine Tecnologia all’avanguardia e innovazione di design per la conservazione vino di qualità

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apì è un Gruppo internazionale specializzato nella progettazione, produzione e distribuzione di chiusure tecnologiche di design dedicate al mondo del packaging. Ad oggi Tapì sviluppa prodotti per il mercato dei distillati, del vino, dei condimenti, dei cosmetici e della birra. Con oltre 300 collaboratori in tutto il mondo, Tapì affianca oggi oltre 3.000 Clienti in oltre 60 Paesi, e consolida la propria presenza globale con uffici commerciali, distributori e strutture di ricerca e sviluppo.

Soluzioni di prodotto per il mondo vino. La gamma di chiusure Tapì dedicate al mondo del vino è tra le più esclusive e complete oggi sul mercato. Tecnologia, design e massima personalizzazione sono perfettamente combinate con un unico obiettivo: proteggere e conservare il vino di qualità, mantenendo inalterati gli aromi e le note olfattive. Tutte le chiusure proposte da Tapì nel mondo vino combinano ricerca e performance in grado di garantire al Cliente soluzioni efficienti e soprattutto affidabili.

EASY Easy è la soluzione ideale per garantire la conservazione dei vini freschi e fruttati bianchi, rosati e rossi, destinati ad un consumo rapido.

Easy è caratterizzato da: • Eccellente comportamento sulle linee di imbottigliamento ad alte cadenze; • Elevata costanza nella forza di estrazione che assicura una facile rimozione dalla bottiglia; • Altissima neutralità organolettica a protezione della struttura aromatica dei vini su cui è utilizzato ; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.

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Core business di Tapì for Wine sono le chiusure dalla classica forma tridimensionale cilindrica, composte da un’accurata miscela di componenti sintetiche e assemblate con sistemi ad alta tecnologia. Le chiusure sono create con la tecnologia della microiniezione controllata, che permette di dosare perfettamente la quantità di componente iniettata, calibrando la struttura cellulare. Il sistema di produzione permette il controllo di ogni singolo pezzo attraverso sensori elettronici che ne rilevano peso e dimensione. Novità di prodotto introdotta da

Tapì per il mondo vino sono le chiusure “a T” che non necessitano di cavatappi per essere estratte. Si tratta di chiusure di ultima generazione composte da materiali innovativi derivati dal settore biomedicale, che consentono di conservare il vino in un modo del tutto nuovo. Tutte le chiusure Tapì sono studiate e progettate per assicurare un’elevata barriera all’ossigeno per il mantenimento della freschezza e delle caratteristiche aromatiche, garantendo così il massimo della pulizia organolettica. Ogni chiusura è interamente personalizzabile nel colore e nella stampa.• TAPI’ SPA Via Cornara Est 2F 35010 Massanzago- PD Tel. 049 5797300 Fax 0499360187 info@tapigroup.it www.tapigroup.it

ALPHA Alpha è la chiusura studiata per il mantenimento degli aromi primari che sono un fondamentale parametro di piacevolezza nei vini bianchi, rosati e rossi di qualità.

Alpha è caratterizzato da: • Buone doti di elasticità che ne assicurano una facile e piacevole estrazione dalla bottiglia; • Ottima tenuta alla CO2 a salvaguardia della fragranza dei vini su cui viene adottato; • Elevata barriera all’O2 a difesa del vino da ossidazioni che ne comprometterebbero la freschezza; • Altissima neutralità organolettica a protezione della struttura aromatica dei vini su cui è utilizzato; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.


SOFT

POP

Soft è una chiusura sintetica ad alte prestazioni progettata per i vini di qualità, bianchi, rosati e rossi, che richiedono di essere ritappati dopo la stappatura.

Pop è la chiusura sintetica appositamente progettata per i vini frizzanti sia bianchi che rossi, la cui pressione in spazio di testa non superi 2,5 - 3 bar a 20°C.

TEC

Soft è caratterizzato da: • Buone doti di elasticità che ne consentono il reinserimento a mano dopo la stappatura; • Ottima tenuta alla CO2 a salvaguardia della fragranza dei vini su cui viene adottato; • Elevata barriera all’O2 a difesa del vino da ossidazioni che ne comprometterebbero la freschezza; • Altissima neutralità organolettica a protezione della struttura aromatica dei vini su cui è utilizzato; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.

Tec è la soluzione ideale sia per vini bianchi strutturati che per vini rossi corposi, passati o meno in legno, che necessitano di alcuni anni di affinamento prima di raggiungere la completa complessità aromatica.

Tec è caratterizzato da: • Struttura cellulare estremamente uniforme e compatta a garanzia di uniformità di comportamento da bottiglia a bottiglia; • Basso decadimento della forza radiale a conferma della durata delle sue prestazioni nel tempo; • Alta barriera ai gas ed in particolare all’O2 per proteggere i vini dai processi ossidativi; • Basso assorbimento delle componenti aromatiche del vino grazie alle basi sigillate che non presentano la struttura cellulare a vista ed all’utilizzo di materiali a bassa affinità con le frazioni aromatiche del vino stesso; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.

Pop è caratterizzato da: • Eccellente tenuta alla CO2; • Elevata neutralità organolettica a protezione della struttura aromatica dei vini su cui è utilizzato; • Facile adozione sui più disparati formati di bottiglia con cui vengono imbottigliati i vini frizzanti grazie all’ampio raggio di curvatura delle basi ed alla sua elasticità; • Basso assorbimento delle frazioni aromatiche del vino grazie alle basi sigillate, senza struttura cellulare a vista; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.

EXCEL POP LITE Pop Lite è la chiusura ideale per il condizionamento dei vini fermi, sia bianchi che rossi, su bottiglie con colli molto ampi o che vengono sottoposti a condizioni di stoccaggio e trasporto critiche.

Pop Lite è caratterizzato da: • Eccellente tenuta alla pressione interna a garanzia di elevata stabilità del tappo in bottiglia; • Elevata neutralità organolettica a protezione della struttura aromatica dei vini su cui è utilizzato; • Facile adozione sui più disparati formati di bottiglia grazie all’ampio raggio di curvatura delle basi ed alla sua elasticità; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.

Exel rappresenta una assoluta novità nel campo della tappatura dei vini spumanti. Le sue forme complesse sono una sintesi tra ergonomia, design e tecnologia.

Excel è caratterizzato da: • Presa ottimale grazie alla zigrinatura della testa; • Piacevolezza di stappatura al variare della temperatura di servizio; • Eccellente tenuta alla CO2 per mantenere il vino fragrante nel tempo; • Conservazione della delicata struttura aromatica tipica dei vini spumanti, grazie a materiali con livelli di neutralità elevatissimi; • Completamente privo di ftalato, poliuretano e bisfenolo.

PURITY E’ una novità assoluta nel mondo della tappatura del vino. La chiusura di ultima generazione Purity non necessita di cavatappi, ha un basso impatto ecologico, ed è tecnologicamente all’avanguardia, con lo scopo di preservare al massimo gli aromi del vino nel corso degli anni.

Purity è caratterizzato da: • Desing innovativo in grado di esaltare l’estetica della bottiglia, conferendole un impatto visivo ed emotivo d’impatto, grazie al gioco di trasparenze e di colori; • È prodotto con materiali trasparenti di origine biomedicale; • È in grado di garantire un’elevata barriera all’ossigeno, massima sicurezza alimentare e assoluta neutralità organolettica.

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Vivai Padergnone guarda al futuro Siamo giunti quasi al termine delle consegne delle barbatelle per la stagione 2016/2017; a parte qualche azienda ancora indietro con i lavori, rimangono da consegnare solamente le barbatelle in vasetto

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a siccità invernale e soprattutto le gelate primaverili, hanno provocato non pochi danni alla nostra viticoltura, ma nonostante ciò, un’ azienda in continua crescita deve continuare a guardare avanti e pianificare per tempo gli investimenti per il futuro. Dalla parte dei vivaisti invece, le barbatelle per la prossima stagione sono già state messe a dimora e da adesso in poi c’è solo da curare il barbatellaio a regola d’arte per avere la massima resa possibile e barbatelle di

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assoluta qualità. I Vivai Cooperativi di Padergnone hanno sviluppato un programma innesti soddisfando tutte le richieste dei viticoltori che avevano ordinato le barbatelle “su misura” in fase di innesto, e per il resto seguendo le indicazioni dei collaboratori e tecnici delle varie zone viticole italiane. Oltre alle barbatelle tradizionali, i Vivai Cooperativi di Padergnone hanno innestato anche per la prossima stagione barbatelloni per rimpiazzi e hanno a disposizione una vasta gamma di barbatelle di varietà

resistenti. Inoltre con la collaborazione con i consorzi vivaistici Ampelos e Civit, Vivai Cooperativi di Padergnone ha omologato una decina di cloni delle varietà maggiori per dare ai viticultori sempre maggiori garanzie di qualità. Ricordiamo pertanto a coloro che devono impiantare un nuovo vigneto la prossima stagione di contattarci al più presto in modo da poter scegliere fra le molte varietà prodotte la combinazione di innesto che più si addice alle vostre esigenze.•

Vivai Cooperativi Di Padergnone Sca Aflovit Via Barbazan 13 Padergnone 38070 Italia Tel. 0461 864142 Fax 0461 864699 info@vicopad.it www.vicopad.it


TAPÌ FOR WINE: Tecnologia all’avanguardia e innovazione di design per la conservazione del vino di qualità La gamma di chiusure Tapì dedicate al mondo del vino è tra le più esclusive e complete oggi sul mercato. Tecnologia, design e massima personalizzazione sono perfettamente combinate con un unico obiettivo: proteggere e conservare il vino di qualità, mantenendo inalterati i sapori e le note olfattive.

Tapì Wine Division | via Comello 4/B | 36028 | Rossano Veneto (VI)

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La Società Agricola Fossa Mala ha scelto

Cooper Wine Control

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assimo Vidoni, enologo della Società Agricola Fossa Mala, ha scelto Cooper Wine Control per la gestione della bottaia. D: Qual’è il principale valore aggiunto di CWC? R: CWC permette di seguire tutti i processi in bottaia, fin dall’inserimento di mosto o vino nei legni. Agevola il controllo dell’intera filiera di produzione in modo semplice e sicuro, con tutti i dati tracciati e archiviati. D: CWC, è davvero l’evoluzione del taccuino dell’enologo? R: Certamente: le fasi di evoluzione del mosto o del vino sono tracciate, e si possono in qualsiasi momento fare delle valutazioni legate non solo a dati numerici, ma anche all’aspetto organolettico sempre più importante nel mercato del vino. D: Quali vantaggi porta questo software con accessibilità multipiattaforma ai professionisti che lo utilizzano? R: Con CWC chiunque nella struttura aziendale può accedere alla bottaia virtuale. Solo l'enologo può impostare lavorazioni in cantina, ma anche titolare e dipendenti possono controllare il lavoro svolto e le fasi programmate. Si può tracciare l'intera vita del vino, quella della botte, e gestire rigorosamente il taglio dei vini. Le inesperienze si trasformano in esperienze e la ca-

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sualità scompare. D: CWC crea report delle lavorazioni eseguite e profili aromatici di ogni vino. Si possono sviluppare piani di miglioramento nel lungo periodo? R: Sicuramente si. E valu-

tare il fornitore del legno su parametri sia analitici che organolettici permette di scegliere ciò che meglio si abbina al proprio modo di produrre. D: Si può affermare che Bolder, sviluppando CWC, ha introdotto un’innovazione assoluta nel mondo enologico? R: Ritengo di sì. La botte in legno è fondamentale per ottenere grandissimi vini, adatti ai mercati che cercano caratteristiche e struttura derivate dal legno. Con CWC si può migliorare la creazione dei blend, e riprodurli anno dopo anno. Il legno può portare grandi miglioramenti ma anche grossi problemi: la gestione ottimale del contenitore semplifica tutto. D: La Società Agricola

Intervista a Massimo Vidoni, enologo responsabile tecnico, sui vantaggi e le caratteristiche dell’innovativo software Fossa Mala è soddisfatta? R: Molto! Abbiamo maggiore sicurezza in bottaia e CWC rende tutto semplice, lineare e garantito.(g.g.)•

BOLDER SRLS www.cooperwinecontrol.com www.facebook.com/CooperWineControl info@cooperwinecontrol.com


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SERBATOI

Zeus: la competenza

al servizio dell’acciaio inox Serbatoi e attrezzature per cantine ed oleifici, vendita e ritiro dell’usato, consulenza progettuale: questi i fiori all’occhiello dell’azienda toscana

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ZEUS S.N.C. Loc. Pianacci, 13 - 52021 Bucine (Ar) - Tel. 055 9911144 - Fax 055 9911849 - info@zeusinox.it - www.zeusinox.it

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asce nel 1968 con la lavorazione di serbatoi per carburanti a Montevarchi, per poi approdare alla lavorazione dell’acciaio inossidabile, a Bucine: la Zeus Snc è una realtà oggi in grado di soddisfare le richieste di svariati settori, tra i quali spiccano l’enologico e l’oleario. A disposizione dei clienti vi sono serbatoi di qualsiasi capacità e dimensioni, scale, ballatoi, passerelle e impiantistica varia; ma anche attrezzature enologiche quali pompe, filtri, diraspatrici, impianti frigo, presse, imbottigliatrici, tappatori ed etichettatrici; senza dimenticare l’accessoristica: tavoli, lavelli, misurini, secchi graduati, imbuti, piani di appoggio, pozzetti e canaline, ed infine le apprezzatissime bottiglie di acciaio inox specifiche per l’olio, da 250

e 500 cc, con tappo di chiusura e gocciolatoio interno. Con grande esperienza nel territorio toscano e del centro-Italia, il punto forte della Zeus è la personalizzazione: “Ovvero saper interpretare l’esigenza del cliente realizzando un prodotto su misura per dimensioni, accessori e materiali” spiega Massimiliano, socio della Zeus. L’oggetto più richiesto, attualmente, è il fermentino termo-condizionato con fasce di scambio termico, per controllare la temperatura dei mosti; ma oltre alla regolare attività di produzione, la Zeus ha avviato anche un importante servizio di ritiro e vendita dell’usato: “Che sta funzionando e trova ampio campo di impiego in quanto, soprattutto in questi tempi di crisi, prima di fare il nuovo si cerca spesso un buon usato”. Chiude il quadro della ri-

nomata azienda la consulenza, sia per quanto riguarda lo studio della cantina - con il dimensionamento di serbatoi ed attrezzature - sia per la scelta della tipologia dei prodotti, per un’offerta che, come sintetizza Massimiliano: “Possiede, dalla costruzione di un singolo prototipo alla realizzazione di lotti numerosi, la preziosa flessibilità dell’artigianato”. (m.b.)•


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CAPACITÀ HL 280 E HL 300

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ZEUS S.N.C. Loc. Pianacci, 13 - 52021 Bucine (Ar) Tel. 055 9911144 - Fax 055 9911849

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Zanotti per

il settore vinicolo Wine Block è il prodotto che porta l’eccellenza di Zanotti nella tua cantina

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ine Block, sistema refrigerante specifico elaborato per la conservazione del vino in bottiglia a temperatura e umidità controllate, è

il prodotto specifico per il settore vinicolo elaborato da Zanotti. Le due varianti monoblocco o split con evaporatori a parete sono dotate di compressori ermetici così da essere silenziose e prive

Zanotti for wine Wine Block takes the excellence of Zanotti in your cellar

ence in the fields of refrigeration. In fact, recently it has been selected by the group Daikin as specialist of food refrigeration. The design of Wine Block fits with the modern cellars perfectly. As a perfect dress, Wine Block is not only efficient but also beautiful.•

Wine Block is the special refrigeration system created for wine bottle storage at controlled temperature and humidity. Zanotti proposes it in two versions: monoblock units and split units, with wall or ceiling evaporators equipped with hermetical compressors in order to be very silent and vibrationsless. The quality of your wine will be protected and guaranteed, as well as its preservation. High quality and professionalism are the keys of Zanotti’s international success. The company can guarantee it to its customers, thanks to its experi-

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di vibrazioni. La qualità del vino risulterà essere garantita, come la sua conservazione. Qualità e perfezione sono le chiavi del successo che Zanotti è

in grado di offrire ai suoi clienti grazie alla sua pluriennale esperienza nel campo della refrigerazione. Il successo di Zanotti è a livello internazionale tanto che l’azienda è stata recentemente scelta dal gruppo Daikin come specialista nella refrigerazione alimentare. Il design del Wine Block calza alla perfezione con gli interni delle cantine moderne. Come un abito perfetto, il Wine Block è bello oltre ad essere efficace.•

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LIEVITI

I NUOVI CESTELLI PORTABOTTIGLIE DI SCOTTON SPA

L’OIV IMPRIME IL SUO SIGILLO AI LIEVITI IN CREMA. UNA VITTORIA DI BIOENOLOGIA 2.0

Scotton s.p.a. progetta e produce scatole regalo standard, personalizzate in cartone teso e accoppiato, trasparenti, per confetti, confezioni natalizie, bottiglie e pasticceria. Tra le varie confezioni regalo si distinguono in particolare i nuovi cestelli portabottiglie, prodotti con cartone accoppiato della migliore qualità e pratici da smontare. Essi sono pensati per contenere dalle 2 alle 6 bottiglie e sono realizzati in 3 formati diversi per altrettante tipologie di bottiglie. Nove modelli per esaudire ogni richiesta del cliente, vengono creati nelle versioni Avana e Kraft Nero, arricchendo così la vasta gamma presente di scatole e shoppers per bottiglie. Una particolare attenzione al dettaglio unita ad una produzione interamente made in Italy rendono le confezioni prodotti originali, utili e indispensabili articoli accessori.

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VDGLASS A SIMEIDRINKTEC VDGlass si appresta a partecipare alla quarta esposizione fieristica in Germania. Questa volta si parla di Simei-Drinktec, primissima edizione che vede due grandi manifestazioni dei settori enologico e beverage uniti a Monaco di Baviera. Per l’Azienda è una grande opportunità per presentare al mercato estero la nuova collezione dedicata al settore enologico dopo il successo riscontrato e consolidato nel nostro Paese. Il reparto estero sta crescendo strutturandosi attraverso l’inserimento di nuovi agenti e partner commerciali che garantiscono ai clienti presenza fisica e capillare in molte aree d’Europa e del resto del Mondo. Risultati estremamente positivi e gratificanti stanno premiando anni di sforzi tesi al consolidamento della struttura aziendale. Importanti investimenti in tecnologie avanzatissime, comunicazione estensiva e ricerca/sviluppo prodotto hanno contribuito a differenziare VDGlass riconoscendole una posizione di leadership nel panorama dell’industria vetraria. VDGlass vi aspetta a Simei-Drinktec Pad.C2 Stand 104 | 11-15 settembre Messe Munchen - Germania

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Obiettivo raggiunto. I lieviti in crema hanno ottenuto, finalmente, anche l’approvazione dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. Nel corso dell’Assemblea Generale del 2 giugno scorso sono state adottate le risoluzioni OIV-ENO 576A-2017 e 576B-2017che descrivono le diverse forme con cui i lieviti Saccharomyces e non Saccharomyces possono essere utilizzati in cantina. Nessun editto, nessuna maggioranza bulgara, stavolta da Sofia è giunto un chiarimento, tanto atteso quanto necessario, su un argomento che fino a poco tempo fa lasciava adito ad equivoci e malintesi. Adesso non ci sono più dubbi: i lieviti freschi, tra cui i lieviti in crema, hanno una dignità propria e ufficialmente riconosciuta a livello europeo. “Ci abbiamo sempre creduto – afferma Chiara Beraldo, amministratore unico di Bioenologia 2.0 – e il risultato di oggi va a premiare un lavoro di anni e la tenacia di tante persone e di diversi istituti di ricerca”. Lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione dei lieviti freschi in crema (dal 2013 autorizzati dal Ministero) rappresentano, a Oderzo, la punta di diamante di un’azienda fortemente orientata alla ricerca e all’innovazione. La notizia che arriva dall’OIV corona, completa e avvalora l’impegno di chi, investendo notevoli risorse ed energie, ha puntato tutto su un progetto ardito e su un prodotto nuovo e rivoluzionario. “I nostri progetti di selezione dei lieviti autoctoni/aziendali -prosegue Beraldo-potranno trarre vantaggio dal recente pronunciamento dell’Organizzazione Internazionale perché viene di fatto riconosciuta la possibilità di riprodurre sia i lieviti Saccharomyces che i non Saccharomyces in forma fresca superando le problematiche legate al processo di essicazione. Per il settore enologico si tratta di una rivoluzione epocale.

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