I Grandi Vini Gennaio/Febbraio 2020

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N. 112

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Numero Speciale dedicato alla birra artigianale

ART DIRECTOR Linda Frosini TRADUZIONI a cura di Mariavera Speciale HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Stefania Abbattista, Luca Barbagli, Elisa Berti, Lorenzo Bianciardi, Claudia Cataldo, Martina Ciliani, Veronica Costa, Cecilia Filoni, Emanuele Gorelli, Carlotta Lettieri, Chiara Martinelli, Valentina Merolli, Francesco Monnecchi, Alessandra Moro, Tommaso Nutarelli ACCOUNT Stefania Abbattista - stefania@igrandivini.com Elisa Berti - elisaberti@igrandivini.com Elisabetta Caliari - e.caliari@igrandivini.com Laura Dami - l.dami@igrandivini.com Francesco Dotto - f.dotto@igrandivini.com Gloriana Galluzzi - g.galluzzi@igrandivini.com Carlotta Lettieri - c.lettieri@igrandivini.com Chiara Martinelli - c.martinelli@igrandivini.com Giulia Spolidoro - g.spolidoro@igrandivini.com Sara Tecce - s.tecce@igrandivini.com STAMPA Petruzzi Via Venturelli, 7 - Città di Castello (PG)

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2020, VIAGGIO NELL’INNOVAZIONE DEL VINO

Innovazione e vino quanto dialogano fra di sé? È questa la domanda che ha ispirato l’inizio del viaggio nel 2020 de I Grandi Vini. Dopo lo speciale dedicato alla sostenibilità con cui abbiamo concluso il 2019, in questo numero approfondiamo le numerose declinazioni che il termine innovazione ha oggi, e avrà ancora di più domani, nel settore vitivinicolo. La nostra panoramica verte su come i produttori abbiano saputo innovare parte dalle tecniche di agricoltura di precisione che si stanno diffondendo in vigna. Si passa poi ai nuovi sofisticati controlli introdotti in cantina, grazie alle evoluzioni dell’Internet of things, alla sperimentazione di nuovi metodi di tracciabilità produttiva garantiti dalla blockchain e, sul fronte commerciale, alle nuove opportunità dell’e-commerce. Insomma, le nuove frontiere aprono molte possibilità, e ancor di più se allarghiamo il ragionamento all’enoturismo, altro tema caldo quest’anno. LE RISPOSTE CHE ABBIAMO OTTENUTO SONO STIMOLANTI. C’è molto fermento e diversi progetti già in corso mirano ad innovare sempre di più un settore il quale, per sua natura, è tradizionale e conservatore. Edwin Hecker, Guendalina Graffigna, Francesco Moneta, Silvi D’Adda, Silvia Sacchetti ed altri interlocutori sono tra i protagonisti delle prossime pagine, coloro che ci hanno raccontato i loro approcci ed esperienze. Ognuno di loro ha avuto la capacità di innestare il seme dell’innovazione nel settore del vino. Insieme siamo andati in profondità, ricercando anche ciò che viene fatto a livello regionale, a conferma di come ci troviamo di fronte ad un trampolino di lancio, dal quale sarebbe possibile proiettarci in una nuova dimensione. DALLE PRIME MOSSE SI

INTUISCONO GIÀ OBIETTIVI E RISULTATI INTERESSANTI.

Anche perché, dall’altro lato, i consumatori sono sempre più smart e dinamici nelle loro scelte di acquisto, e trattano il vino come gli altri beni di consumo, aspettandosi input e interazioni praticamente in tempo reale. Se incrociamo tutto ciò con il concreto rischio che il nostro vino correrà in caso di applicazione dei dazi sul mercato statunitense – e di cui potrete leggere gli aggiornamenti nelle seguenti pagine – ci rendiamo conto di quanto il tema dell’innovazione sia destinato a diventare di stringente attualità, specie nell’approcciare potenziali nuovi mercati dai quali il nostro vino non potrà prescindere.

Giovanni Pellicci g.pellicci@igrandivini.com

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SOMMARIO Gennaio - Febbraio 2020

Cover Story Bel Colle, qualità e rispetto della natura. Dai migliori vigneti del Barolo il sogno della famiglia Bosio è oggi realtà.

L’EDITORIALE 2020, viaggio nell’innovazione del vino a cura di Giovanni Pellicci

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ULTIME DAL MONDO DEL VINO L’IDEA DI ANGELO GAJA Fondi Europei, perchè non destinarli alla ricerca? a cura di Giovanni Pellicci

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L’INCHIESTA

INNO ALL’INNOVAZIONE Nel mondo del vino spesso nuovo fa rima

IL VINO 2020

con sostenibilità, ma anche ottimizzazione dei

Il settore è di fronte a numerose opportunità

processi e precisione in vigna e in cantina

per compiere un importante salto di qualità

a cura di Claudia Cataldo

tendenze del 2020

L’INCUBO DAZI SUL VINO ITALIANO Le minacce di Trump agitano tutto il settore che, seppur lentamente, fa squadra, ma a rimetterci non sarebbe solo l’italia ma anche l’industria statunitense a cura di Giovanni Pellicci

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Tutti ne parlano, tanti si iscrivono, quasi china sta spopolando tra i giovani. Ma food &

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wine ci approderanno mai? a cura di Elisa Berti

16 POLITICA NEL VINO

TIK TOK: COME SI COMUNICA CON LA GENERAZIONE Z nessuno ci investe. Il nuovo social made in

in numerosi fronti: ecco le principali a cura di Giovanni Pellicci

SOCIAL WINE

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PROFESSIONE VINO

CALABRIA

CIRÒ, LA DOC CHE GUARDA AL MONDO Promozione e internazionalizzazione, questa la mission del Consorzio a cura di Tommaso Nutarelli

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CAMPANIA

LA VITICOLTURA NEL SANNIO GUARDA AL 4.0 CON V.IN.TE.S Il progetto nato dalla partnership tra privato e pubblico è una sfida per la diffusione delle più moderne tecnologie della viticoltura di precisione nel comparto vitivinicolo Sannita

CON ODINO L’OBIETTIVO SONO I GIOVANI

BASILICATA

Il progetto che nasce in Veneto punta a formare nuove figure professionali a servizio del mondo vitivinicolo

AGLIANICO DEL VULTURE, IL FUTURO È NEL DIGITALE a cura di Tommaso Nutarelli

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Una rivoluzione a 360° che punta a toccare tutti gli aspetti della filiera

a cura di Veronica Costa

a cura di Emanuele Gorelli

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FRIULI VENEZIA GIULIA

SUSGRAPE, L’INNOVAZIONE CHE PARLA DI SOSTENIBILITÀ Tutela dell’ambiente, uso efficiente di risorse naturali e riduzione delle emissioni di carbonio nella coltivazione della vite a cura di Luca Barbagli

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PIEMONTE

LE SFIDE DEL PIEMONTE L’Unione Vigne e Vini scommette sul turista 4.0 e investe in un progetto per migliorare la ricettività dei piccoli comuni a cura di Carlotta Lettieri

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Etichette intervista esclusiva a Chiara Tomasi, Marketing Manager di Arconvert (pag.67)

PUGLIA

LA PUGLIA STRIZZA L’OCCHIO ALL’INNOVAZIONE Idee sempre più innovative: in Puglia, la

BIO&GREEN

tecnologia viene incontro al mondo del vino e dell’olio per un connubio vincente

Tutti pazzi per il vino Bio

a cura di Cecilia Filoni

41 SARDEGNA

GA-VINO, LA SARDEGNA SOSTENIBILE Con il progetto Ga-Vino, la ricerca lotta contro gli sprechi di risorse idriche. Un aiuto per l’ambiente, ma un investimento utile anche per le aziende vitivinicole... a cura di Cecilia Filoni

42 SICILIA

I VINI DELL’ETNA SI RACCONTANO Alle pendici della “a Muntagna” prende forma un sistema integrato di accoglienza mirato agli

a cura di Carlotta Lettieri

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TOSCANA

fronte alle Istituzioni”

a cura di Emanuele Gorelli

PELLICOLE DI GUSTO

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In the mood for love, gli

Pietro Patton, presidente del Consorzio di

a cura di Lorenzo Bianciardi

LUPPOLO E DINTORNI

tutela Vini del Trentino, e le nuove sfide per i vini trentini a cura di Martina Ciliani

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amanti del gusto

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TENDENZE SPARKLING Aziende e istituzioni unite nella ricerca e nel

VENETO

“WINE TO ASIA”: LA STRADA DELL’INNOVAZIONE PASSA DA SHENZHEN

progresso della viticoltura sarda

Una newco a maggioranza italiana tra Veronafiere e Pacco Cultural Communication

DISTILLATI E CO.

Group: nasce “Shenzhen Baina International

Quando i dazi colpiscono, l’ICE risponde

Exhibitions”

a cura di Martina Ciliani, Cecilia Filoni

a cura di Chiara Martinelli

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a cura di Chiara Martinelli

44 MOLISE

LA SCOMMESSA DELLA TINTILIA L’impegno dei viticoltori del Consorzio di tutela della Tintilia del Molise per far crescere la qualità e la conoscenza di un vitigno imprescindibile espressione del territorio a cura di Emanuele Gorelli

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Idroluppolo: il futuro della birra è qui? a cura di Stefania Abbattista

61 VIGNA E CANTINA

REALTÀ VIRTUALE E VINO: COSA SUCCEDE SE I DUE MONDI SI INCONTRANO Dall’etichetta agli allestimenti in cantina:

a cura di Alessandra Moro

Francesco Mazzei Presidente di A.Vi.to si dice “pronto a sostenere le proposte più valide di

L’inizio di una nuova era per il turismo dell’olio italiano

I VINI TRENTINI NELL’ALTA VELOCITÀ DEL MERCATO INTERNAZIONALE

enoappasionati

IL PARTICOLARISMO DELLE ECCELLENZE ENOICHE E L’INNOVAZIONE HANNO UN LEGAME?

EXTRAVERGINE NEWS

TRENTINO ALTO ADIGE

a cura di Martina Ciliani

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come la tecnologia può aiutare la degustazione a cura di Elisa Berti e Cecilia Filoni

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DI TRADIZIONE, INNOVAZIONE E ROBUSTEZZA INOSSIDABILE 11


ULTIME DAL MONDO DEL VINO

L’IDEA DI ANGELO GAJA

FONDI EUROPEI, PERCHÈ NON DESTINARLI ALLA RICERCA? I contributi della Comunità Europea hanno per molto tempo consentito alle cantine di avviare sui mercati extra-europei delle azioni di marketing competitive, rafforzando l’immagine italiana del settore agroalimentare. A 12 anni di distanza la situazione sembra migliorata, perché quindi non destinare i fondi per finanziare la ricerca? A proporlo è Angelo Gaja, il noto produttore piemontese il quale ha stilato una serie di iniziative da avviare nella produzione. Tra queste la possibilità di applicare portainnesti capaci di fronteggiare gli stress climatici; varietà che possano produrre vini Dop ed Igp senza impiego di fitofarmaci; sistemi di lotta biologica ma anche metodi di contrasto all’uso eccessivo di zucchero nell’uva, ai batteri inquinanti nonché un impiego di lieviti con minor potere alcoligeno. L’inten-

TENDENZE

É UMBRA LA START-UP VINCITRICE DEL PREMIO INNOVATION AWARD 2020 Si chiama Albicchiere ed è uno Smart Wine Dispenser che consente di preservare il gusto e le proprietà organolettiche del vino fino a 6 mesi dalla data di apertura. Il sistema di ultima generazione, che ha ricevuto l’Innovation Award a Las Vegas, risolverebbe anche altre problematiche, come spiega Massimo Mearini, CEO di Albicchiere “Quando la bag viene inserita nel dispenser, questo riconosce il tipo di vino e ci mostra sullo schermo le varie informazioni tra cui gli accompagnamenti ideali e la temperatura perfetta per quel vino”. L’app si interfaccia con i comuni assistenti vocali per azionare la macchina con il solo utilizzo della voce e consente di creare una propria “cantina digitale” dove tracciare l’età e la quantità rimasta dei vini presenti. A tutto questo si aggiunge il vantaggio ambientale infatti in uno studio dell’Università della California viene dimostrato che Albicchiere ridurrebbe l’impatto ambientale del 40% rispetto alla tradizionale bottiglia. Insomma non solo innovazione ma anche sostenibilità al servizio di tutti. (m.c.)

zione di sostenere la ricerca si pone come antidoto alle problematiche causate dal cambiamento climatico e fornisce delle soluzioni alternative attuabili ed indispensabili. (m.c.)

ISTITUZIONI A CONFRONTO

LA CABINA DI REGIA BATTE UN COLPO L’annunciata “cabina di regia” per coordinare le istituzioni e la filiera del vino verso il rilancio reputazionale dell’Italia del vino si è riunita. Il 22 gennaio scorso, infatti, si è svolto il “Tavolo del Vino” con protagonisti il Ministro Teresa Bellanova e la filiera vitivinicola, rappresentata dai principali esponenti di Alleanza delle Cooperative agroalimentari, di Assoenologi, CIA Agricoltori, Confragricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini. Le guerre commerciali, i dazi e la Brexit stanno destabilizzando le esportazioni vinicole italiane, spingendo i rappresentanti della filiera a pretendere nuovi sostegni istituzionali, specialmente per una serie di temi ancora da affrontare: dalla nuova PAC alla semplificazione degli adempimenti burocratici, senza dimenticare l’attenzione alla sostenibilità nonché il consumo responsabile e le nuove sfide per l’etichettatura. “Soprattutto occorre- spiega Piero Mastroberardino, Presidente di Federvini- mettere in rete tutti gli enti di ricerca: le aziende hanno bisogno di conoscenza e sono in grado di offrire conoscenza. Tutti insieme possiamo conseguire maggiori risultati”. La speranza, ora, è che tutti i decreti applicativi collegati al Testo Unico del Vino vedano finalmente la luce entro Vinitaly 2020, in programma a Verona dal 19 al 22 aprile. “Avere prodotto un solo testo di riferimento per il settore è un fatto importante – ha dichiarato il Ministro Teresa Bellanova -. A distanza di 3 anni però mancano alcuni decreti attuativi. Ho chiesto un dossier dettagliato sul perché non siano stati ancora emanati. E su quelli fatti dovremo valutare l’efficacia delle scelte fatte, come prevede la stessa norma. Ecco perché ribadisco la necessità della Cabina di regia, sarà il luogo ideale anche per questo lavoro”. (m.c.)

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ULTIME DAL MONDO DEL VINO

GENDER TREND

NUOVE OPPORTUNITÀ PER LE DONNE DEL VINO

CONSUMI

Il progetto Future diventa sempre più internazionale. Lanciato a Vinitaly 2019, ha come obiettivo quello di offrire diverse opportunità – stage, masterclass, visite guidate e tanto altro – per le under 30 che vogliono affacciarsi al mondo del vino. Oggi, il progetto si apre anche all’estero: Erika Ribaldi offre un anno di tutoring per imparare il commercio del vino in Asia, mentre dalla Nuova Zelanda e dal Cile arrivano nuove opportunità di stage. “Il 2020 sarà un anno ricco di impegni per le Donne del vino - dice la Presidente dell’associazione Donatella Cinelli Colombini - Il tema dell’anno è più che mai attuale: vino, donne, ambiente”. A Wine&Siena primo appuntamento dell’anno con il convegno “Donne vino e credito”. (c.f)

I TREND GUARDANDO AL 2030 Per la Commissione Agricoltura UE, nei prossimi dieci anni il mondo del vino dovrà fare i conti con un trend tutt’altro che positivo. In calo i consumi interni di circa il -0,4% annuo – dato legato ai mutamenti delle abitudini in atto in Italia, Francia, Spagna, Germania e UK riguardo alla scelta dei vini: i più colpiti saranno i rossi, mentre crescerà l’interesse intorno ai rosé, spumanti e bianchi. Le conseguenze? Una diminuzione complessiva della produzione dello 0,5% annuo (circa 155 milioni di ettolitri) e l’abbandono dei vigneti più piccoli o collocati in zone “minori”. Solo l’export continuerà a salire, anche se si passerà dal +6,1% degli ultimi anni ad un incremento del +1% annuo. (c.f.)

QUERELE IN VENETO

FAMIGLIE STORICHE E CONSORZIO: L’ETERNO DUELLO DELL’AMARONE In Valpolicella continua la querelle tra le Famiglie Storiche e il Consorzio di Tutela. Le posizioni di quest’ultimo, dopo aver vinto in primo e in secondo grado il ricorso sulle difformità di nome e marchio operate dalle Famiglie, sembra prevalere rispetto sull’Associazione che riunisce 13 produttori. Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Venezia dello scorso ottobre nella quale è stato respinto il ricorso delle Famiglie Storiche e stabilito il divieto di utilizzare l’appellativo “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, è notizia del 23 gennaio scorso l’invito da parte dell’Associazione a deporre le armi. In particolare le aziende delle Famiglie, costrette a ricorrere in appello, pena la scadenza dei termini di legge entro il 30 dicembre, sarebbero disposte a pagare la cifra corrispondente alla pubblicazione della sentenza su due quotidiani nazionali (quantificata in 160 mila euro e maggiorata del 10-15% dell’importo) per la valorizzazione e protezione della Denominazione Valpolicella. “Ritireremo il ricorso- spiega Alberto Zenato, Presidente delle Famiglie Storiche- in caso di accordo con il Consorzio sulla nostra proposta e ci impegneremo anche a far valere le decisioni ottenute in sede europea dall’Euipo, l’ufficio per la proprietà intellettuale, che aveva già affermato la correttezza del vecchio marchio”. Su questo punto il Consorzio precisa che l’Euipo è un organo amministrativo europeo e che il giudice d’appello ha stabilito non corretta la sua decisione. Intanto il Consorzio, guidato da Andrea Sartori, sarebbe d’accordo con la proposta delle Famiglie ma precisa “Il doveroso atteggiamento di apertura e di ascolto non può ribaltare quanto disposto dalla causa civile. Quando le condizioni lo permetteranno saremo pronti a investire insieme in favore della promozione del territorio”. Per ora il Consorzio spiega di aver agito “su richiesta del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e che il ricorso in appello, il rigetto delle istanze e il ricorso in Cassazione, attengono all’esclusiva sfera decisionale delle Famiglie Storiche”. (m.c.)

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FRANCESCO MONETA – THE ROUND TABLE

IL VINO 2020 IL SETTORE È DI FRONTE A NUMEROSE OPPORTUNITÀ PER COMPIERE UN IMPORTANTE SALTO DI QUALITÀ IN NUMEROSI FRONTI: ECCO LE PRINCIPALI TENDENZE DEL 2020 DI GIOVANNI PELLICCI Dopo l’enoturismo e la sostenibilità proseguono gli approfondimenti de I Grandi Vini sui temi chiave del settore vitivinicolo. Iniziamo il 2020 parlando di innovazione, ovvero un ambito trasversale in grado di toccare plurimi contesti e sul quale i margini di crescita possono essere ampi, se non sterminati. Lo facciamo in compagnia di Francesco Moneta, professione comunicatore e fondatore, nel 2009, di The Round Table, un laboratorio per la comunicazione d’impresa dedicato ad industrie culturali e creative, vino compreso. @ Parlare di innovazione nel vino vuol dire parlare di smart wine. Quali saranno le sfide in questo campo che il settore affronterà nel 2020? “Innanzitutto credo che l’innovazione nel mondo del vino vada considerata come trasversale, come abbiamo ad esempio visto con il lavoro portato avanti dalla Fondazione Gavi con la quale approfondiamo le buone pratiche del settore vitivinicolo, valorizzando ogni anno i progetti migliori. Per lo smart wine, ad esempio, a mio parere serve unire le esigenze della filiera e l’innovazione digitale, così che le novità possano essere davvero essere al servizio del settore. Nella scorsa edizione (giugno 2019, ndr) abbiamo individuato quattro segmenti di analisi: cantina, comunicazione, distribuzione e vigna, premiando i migliori progetti per ciascuno. Sono emerse iniziative sull’agricoltura di precisione; quindi le tecnologie utilizzate in cantina per i controlli; le nuove frontiere dell’e-commerce; la blockchain ed altro ancora. Nel 2020 credo prioritari due aspetti per il mondo del vino: il sentiment a livello internazionale, che è fondamentale data la vocazione all’export del nostro

vino; e la sostenibilità e l’attenzione produttiva alle tematiche ambientali quale must, data anche la crescente attenzione del consumatore. Quindi innovare ma con molta attenzione al punto di vista del cliente, anche superando certi scetticismi. Ad esempio, sul tema della blockchain applicata al vino sono davvero ancora pochissime le aziende che hanno deciso di investire in questo ambito, il quale sta invece dimostrando di essere un tema a cui i consumatori sono

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sempre più sensibili e che può avere un ritorno positivo anche nel fatturato”. @ Il tema dell’innovazione applicato al mondo del vino può diventare oggetto di una discussione in grado di coinvolgere, sempre più concretamente, anche le istituzioni addette alla filiera? “A dicembre ho partecipato a Roma alla presentazione del rapporto tra i Consorzi ed il made in Italy, svoltasi al Mipaaf in presenza anche del Ministro Teresa Bellanova. La giornata è stata molto utile per ribadire quanto il comparto enogastronomico veda i Consorzi attori protagonisti nella valorizzazione dei prodotti all’estero e nell’affermazione della loro reputazione nel mondo. Sarà quindi interessante capire come il Ministero intenderà contribuire in tal senso nei prossimi mesi. Finanziamenti specifici quali OCM Vino o FESR a supporto della filiera non mancano per cercare di essere più efficaci: sarà interessante capire la loro interpretazione in modo ancora più virtuoso, considerando strategico un’interpretazione che abbracci anche le nuove possibilità offerte dalla nuova legislazione in ambito di enoturismo con, parallelamente, il potenziale ruolo di Enit”. @ In vigna, quello scorso è stato l’anno dell’agricoltura di precisione: quali evoluzioni si potranno registrare in tal senso, anche in relazione al cambiamento climatico in atto? “La percezione che abbiamo è quella di un’attenzione e quindi di una consapevolezza crescente su questa nuova frontiera, non solo tra aziende più importanti ma anche in realtà più piccole. Migliorare la qualità della propria produzione in sintonia con il


L’INNOVAZIONE NEL VINO È UN AMBITO TRASVERSALE IN GRADO DI TOCCARE PLURIMI CONTESTI E SUL QUALE I MARGINI DI CRESCITA POSSONO ESSERE MOLTO AMPI cambiamento climatico può infatti avere un impatto diretto sul prodotto, anche in termini di efficacia rispetto al territorio. L’attenzione è destinata a crescere sempre di più, parallelamente alle urgenze dettate dal cambiamento climatico in atto. In tal senso, dal punto di vista delle aziende sarà molto utile raccontare ciò che si fa e quanto questo risulti utile. Ad esempio, servirà uno storytelling mirato, anche in termini di ritorni sul fatturato, di margini e di reputazione, così da incentivare la conoscenza di queste buone pratiche”. @ Un altro ambito fondamentale è l’ e-commerce. Come giudica lo stato dell’arte attuale e quali azioni si attende dai soggetti in campo? “Il tema dell’e-commerce comincia, finalmente, ad attecchire nelle aziende italiane, seppur faticosamente. La sfida è quella di individuare quale siano le piattaforme più appropriate. Ma non porci attenzione sarebbe da miopi, visto quali sono le modalità di acquisto dei giovani oggi. Per questo il vino deve rispondere a questo tipo di dinamiche, magari trovando il modo di integrare offerta online ed offline, a maggior ragione entrando in connessione diretta con i flussi di enoturismo. Aggiungo un ulteriore elemento di riflessione: facendo crescere le vendite online, è immaginabile che ci sarà da riflettere anche sul contenitore che usiamo oggi e sui conseguenti costi e costi di trasporto e spedizione. In alternativa al vetro, non è sbagliato immaginare il brick come alternativa anche per vini di qualità”. @ In termini di comunicazione web e social quali saranno, secondo lei, i trend del 2020? “Al netto delle grandi aziende, il livello di qualità della comunicazione nel campo digitale il settore

vino può ancora migliorare molto. Tanti produttori e Consorzi devono presidiare ancora meglio questo ambito e farlo anche piuttosto velocemente. Un tema su cui migliorare, ad esempio, è l’impegno sulla responsabilità sociale delle aziende. Tante realtà portano avanti progetti importanti ma all’interno degli stessi siti web aziendali se ne parla poco o nulla. Ecco, credo che questo si un tema a cui prestare maggiore attenzione alla voce dei propri contenuti da valorizzare”. @ Oltre il boom di Instagram e delle stories intravede già delle nuove tendenze? “Andrò contro le tendenze ma secondo me ciò che deve essere recuperato è l’associare ad un’efficace comunicazione online anche un rapporto offline concreto. Il vino ed i territori da cui nasce non si possono limitare ad una esperienza online ma vanno assaporati dal vivo. Per questo credo che sia tempo di far tornare di moda esperienze, rivolte ad operatori, mass media e buyer, che consentano di entrare in contatto reale con la produzione e con la vita aziendale”. @ Il Premio Gavi La Buona Italia è giunto alla sesta edizione: quale sarà il filo conduttore di quest’anno e quali novità avete in mente per tirare fuori il meglio del nostro Paese? “L’edizione 2020 del premio promosso dal Consorzio di Tutela del Gavi e dal Laboratorio Gavi a cui collaboriamo si svolgerà dal 26 al 28 giugno 2020 ed avrà come tema chiave l’enoturismo. Oltre alle singole realtà produttive e quindi ai brand, quest’anno abbiamo deciso di dare spazio ai Consorzi, cercando di valorizzare il ruolo molto importante che portano avanti”.

FRANCESCO MONETA Francesco Moneta è un professionista della comunicazione d’impresa che dal 1987 opera negli ambiti Comunicazione integrata, Relazioni Pubbliche Corporate e Marketing, Eventi di comunicazione, Sponsorizzazioni, Marketing Relazionale, Brand Heritage. Oltre a The Round Table, nel 2013 ha fondato insieme a Federculture il Comitato non profit CULTURA + IMPRESA, di cui è Presidente, nello stesso anno ha dato vita al Premio CULTURA + IMPRESA, giunto alla VII edizione e considerato il principale osservatorio nazionale di benchmarking del rapporto tra Cultura e Comunicazione d’Impresa. Dal 1994 al 2018 ha vinto 55 premi nel settore Comunicazione per progetti realizzati sotto la sua supervisione. E’ docente principalmente in materia di eventi, sponsorizzazioni culturali e comunicazione integrata, attualmente per il Master Executive in Relazioni Pubbliche d’Impresa dell’Università IULM e il Master della 24ore Business School in Management dei Musei e delle Imprese culturali.

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POLITICA NEL VINO

L’INCUBO DAZI SUL VINO ITALIANO LE MINACCE DI TRUMP AGITANO TUTTO IL SETTORE CHE, SEPPUR LENTAMENTE, FA SQUADRA. MA A RIMETTERCI NON SAREBBE SOLO L’ITALIA MA ANCHE L’INDUSTRIA STATUNITENSE. IL VERDETTO A METÀ FEBBRAIO A CURA DI GIOVANNI PELLICCI

Dazi si, dazi no. Il 2020 del vino italiano si è aperto con un dilemma dalle prospettive incerte e rischiose. Dopo quelli applicati sui prodotti di Francia, Spagna, Germania e Uk già dallo scorso ottobre, l’amministrazione a stelle e strisce guidata da Donald Trump minaccia l’applicazione di dazi al 100% anche su altri prodotti, compresi i nostri vini. Nell’attesa delle decisione prevista per la metà di febbraio, sono arrivate 24 mila dichiarazioni contrarie, da parte di fornitori, importatori, distributori, piccole aziende e consumatori americani, trasmesse all’Ustr (United States Trade Representative). “E’ un segnale forte – ha commentato in una nota Unione Italiana Vini, tra i principali promotori dell’iniziativa - che potrebbe giocare un ruolo decisivo sulla decisione finale da parte degli Usa, insieme alle tante iniziative che si sono concretizzate negli ultimi tempi”. Va detto che l’Italia, pur partita in sordina, ha saputo muovere alcuni passi che potrebbero risultare decisivi per sventare la minaccia, come ad esempio la lettera firmata dal Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, e destinata al Commissario Ue al Commercio Phil Hogan per fare pressione su Washington. A ruota anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dopo varie sollecitazioni da parte della filiera, ha risposto alle sollecitazioni pervenute dalla filiera italica. Saranno sufficienti per dissuadere Trump? Il pericolo dazi è uno spauracchio che rischia di rendere cupi gli scenari dell’export 2020. Vediamo i dati: secondo le stime dell’Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor, il nostro Paese dovrebbe chiudere i conti commerciali del 2019 con un +5% alla voce export negli Stati Uniti (circa 1,8 miliardi di euro

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in valore). Il mercato statunitense assorbe poco meno del 30% delle nostre esportazioni enoiche, sarebbe dunque una mazzata. Basti vedere quanto la Francia stia già pagando le conseguenze della prima ondata di dazi (introdotti su alcuni prodotti lo scorso ottobre e pari al 25%): i dati di novembre 2019 evidenziano un calo in valore del 36%. Altre lobby del vino si sono mosse a gennaio per scongiurare questa catastrofica ipotesi che toccherebbe un settore strategico per l’economia continentale. Il Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev) e il Wine Institute, ovvero le due principali organizzazioni del settore vitivinicolo nell’Unione Europea e negli Usa, hanno firmato un documento congiunto con il quale hanno richiesto di raggiungere un accordo che preveda “zero dazi” per le importazioni di vino su entrambi i fronti. Ovviamente l’allarme è diffuso su tutti i territori del vino italiano e l’argomento sta tenendo banco in attesa del verdetto definitivo. La sensazione pare che, dopo una prima fase pessimistica sull’evoluzione della vicenda, possano esserci spiragli per un ripensamento ma i tavoli della diplomazia sono ancora tutti aperti. Nel frattempo, è arrivata una buona notizia sul fronte comunitario, dato la Ue ha deciso di aumentare il contributo alle campagne di promozione Ocm, il quale è salito dal 50% al 60% delle spese ammissibili (per la durata di 12 mesi dall’entrata in vigore) e, soprattutto, con la possibilità che il finanziamento non comprenda solo i vini fermi ma anche quelli sfusi, gli spumanti e i bag in box. I provvedimenti potrebbero essere operativi a partire dalla metà del mese di marzo e varranno anche per la campagna in corso, ovvero per chi ha sottoscritto contratti con Agea entro il termine di scadenza dello scorso 31 dicembre 2019. Ma con i dazi in vigore sarebbe tutto più difficile.


TECNOLOGIA PREMIATA

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L’INCHIESTA

INNO ALL’INNOVAZIONE NEL MONDO DEL VINO SPESSO NUOVO FA RIMA CON SOSTENIBILITÀ, MA ANCHE OTTIMIZZAZIONE DEI PROCESSI E PRECISIONE IN VIGNA E IN CANTINA A CURA DI CLAUDIA CATALDO

ficazione del vino. Il metodo brevettato da Ca’ Foscari e Serena Wines 1881 è il primo che estrae il colorante da usare nelle “celle di Gräetzel” da uno scarto. In queste innovative celle fotovoltaiche i coloranti catturano la luce solare e trasmettono elettroni a un semiconduttore, mimando il processo di fotosintesi clorofilliana. L’attività di ricerca viene condotta nei laboratori del Campus Scientifico di Ca’ Foscari, a Mestre, dotati di strumentazione scientifica all’avanguardia per la quale l’ateneo sta investendo 3 milioni di euro nel triennio 2018-2020 con l’obiettivo di creare un luogo di incontro per la ricerca e sviluppo, aperto a partenariati. Le ricerche per lo sviluppo del brevetto si svolgono in particolare in alcuni laboratori dedicati allo studio di processi Nelle cantine tutte le decisioni operative sul campo possono beneficiare delle tecnologie IoT in cui i sensori fotocatalitici e alle energie rinnovabili, interconnessi inviano dati all’agricoltore per aiutarlo nel suo lavoro. dotati di strumenti per progettazione, sintesi e indagine di nanomateriali inorQuando si parla di innovazione anche il settore del vino sione di circa 400 metri quadrati presso le aziende ganici funzionali. Alla base del progetto CHEERS vi è dice la sua. E lo fa sempre con un occhio di riguardo Château de France (PessacLéognan) e Château Haute l’idea di recuperare la feccia ottenuta dalla lavorazione verso le nuove tecnologie, soprattutto in ambito amNauve (Saint-Émilion). Quello che è successo è che e chiarificazione dei vini, valorizzando tale rifiuto da anche a temperature molto basse le piante sono state smaltire e impiegandolo per la costruzione di celle bientale e strizzando l’occhio al tema della sostenibiliriscaldate, con effetti simili a quelli della luce solare. I fotovoltaiche a colorante organico, le cosiddette celle di tà, sempre più attuale. Si vedano ad esempio gli usi in passi successivi saranno quelli di risolvere il probleGräetzel. Il colorante, estratto dagli scarti del processo vigna, oppure gli sviluppi tesi al recupero – in termini di vinificazione, cattura la luce solare iniettando eletdi fonti rinnovabili - degli scarti delle lavorazioni e così ma dell’energia necessaria ad alimentare i pannelli in via. In particolare ci sono due progetti che hanno attiampie aree vitate e i temi dell’impatto ambientale e troni al semiconduttore, costituito da nanoparticelle della velocità d’installazione in relazione all’andamendi biossido di titanio poroso. L’elettrone generato è in rato la nostra attenzione. Il primo riguarda i raggi ingrado di percorrere il circuito esterno, producendo frarossi in vigna. A sperimentare le prime applicazioni to meteo. Il 2020 dovrebbe portare a un protocollo corrente elettrica rinnovabile e sostenibile. Questo tipo dell’infrarosso sono i francesi: dall’ambito medico applicativo su una decina di ettari, in collaborazione di cella solare è una macchina molecolare che lavora – dove gli effetti sono ormai comprovati – fino alla viticon le istituzioni locali bordolesi, senza perdere di nel campo delle nanotecnologie, mimando il processo vista il rapporto costi/benefici. L’altra iniziativa invece coltura, come risposta al problema del gelo. L’iniziativa di fotosintesi clorofilliana, e rappresenta un’alternativa è italiana e nasce dalla collaborazione fra Università è della start up Vignes Protect che, con dei fondi della ai sistemi tradizionali (celle al silicio) per vantaggio Ca’ Foscari Venezia e Serena Wines 1881, tra le prime Regione Nuova Aquitania, dopo i primi test di laboratoeconomico e metodologie eco-friendly, che permet5 aziende produttrici di Prosecco. Si tratta di nuove rio in Borgogna nel 2018 è riuscita nello scorso mese di celle fotovoltaiche per produrre energia dagli scarti aprile a entrare in campo. Il test consiste nell’usare dei tono un riciclo a basso impatto ambientale, sia per della vinificazione che sfrutteranno i coloranti naturali pannelli, collegati a gruppi elettrogeni, che per alcuni l’efficienza di conversione energetica in caso di clima derivati dalla “feccia”, lo scarto di produzione e chiarigiorni hanno irradiato le vigne di Merlot su un’estennuvoloso o illuminazione artificiale.

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INNOVAZIONE = SOSTENIBILITÀ In tutto questo non si può non far riferimento al tema della sostenibilità, di cui abbiamo parlato in queste pagine proprio lo scorso numero. Si tratta di un tema ampio, di responsabilità condivisa, che è ben altra cosa rispetto al solo impegno di tutela ambientale, e che a livello mondiale sembra essere l’unica strada possibile non solo per salvaguardarci ma anche per sopravvivere. In particolare parliamo di IoF2020 (www.iof2020.eu), un progetto quadriennale inquadrato nell’Horizon2020, che si rivolge a 5 filiere del settore agroalimentare, di cui fa parte anche la branca del vitivinicolo. L’aspetto comune dei vari progetti è l’utilizzo dell’Internet of Things, ovvero tecnologie che mettono in dialogo dei sensori con un cloud affinché i dati siano disponibili in tempo reale. All’interno troviamo quella che viene definita Use Case 3.2, Big Wine Optimization, ovvero un progetto volto alla produzione del vino che mira ad ottimizzare i processi e renderli più sostenibili.

MR EDWIN HECKER

PROJECT COMMUNICATION DI IOF2020 Cosa si intende quando si parla di agricoltura di precisione? Come le tecnologie e l’Internet of Things possono dare un supporto al settore? “La moderna agricoltura di precisione è iniziata davvero con l’uso del GPS nei trattori. Questo pose fine ad un grosso problema per gli agricoltori, che era la doppia irrorazione per le colture: prima si poteva solo vagamente sapere cosa fosse stato trattato e cosa no, con un costo maggiore da sostenere. Con il GPS invece è stato molto facile vedere quali parti del campo dovevano ancora essere lavorate e quali no. I progressi tecnologici sono andati oltre e le tecnologie ora consentono scansioni altamente dettagliate da parte di droni o persino immagini satellitari per distribuire in modo ottimale le risorse. Oggi, quando parliamo di agricoltura di precisione, parliamo di robot, trattori a guida autonoma, droni e di Internet of Things. Quest’ultima tecnologia, quasi un termine a sé stante, si riferisce all’interazione tra una vasta gamma di sensori, computer e robot, che portano l’agricoltura di precisione al livello successivo. Tutte queste nuove tecnologie consentono alle aziende agricole di utilizzare le proprie risorse in modo più efficiente, ottenere un raccolto più copioso e a farlo in modo più sostenibile. IoF2020 attualmente si rivolge a 4 SDG dell’Agenda2030 (Sustainable Development Goals), più cibo con meno risorse aumentando la produttività agricola e la riduzione degli sprechi alimentari, migliorando l’efficienza dei mangimi per gli animali da riproduzione e riduzione della mortalità degli animali stessi”. Cosa è IoF2020? “Con IoF2020 siamo pionieri degli ultimi sviluppi nella digitalizzazione dell’agricoltura. L’abbreviazione sta per “the Internet of Food and Farm”, che a sua volta è un gioco di parole sull’Internet delle cose (Internet

of Things, IoT). IoF2020 aiuta a fare meglio ciò che già facciamo in campo agricolo: riduzione degli input, certificazione, monitoraggio del benessere degli animali, conoscenza approfondita del suolo, adattamento ai rapidi cambiamenti (del clima ma anche del mercato). Gli obiettivi di IoF2020 sono vedere se la digitalizzazione del settore agroalimentare ha un potenziale di sviluppo e, nei diversi casi d’uso che trattiamo, quali sono i più promettenti. Idealmente, dovrebbe stabilire gli standard dell’agricoltura europea di domani. IoF2020 lavora per l’adozione della digitalizzazione nella catena agroalimentare per il territorio europeo e non solo. Per questo abbiamo 33 UC sparsi in Europa in 5 test in corso, che coinvolgono attori di tutto il mondo e affrontano un’ampia varietà di soluzioni IoT, puntando a trovare il modo migliore di implementazione. Cosa pensa della sostenibilità applicate al settore dell’agricoltura? “L’agricoltura è spesso vista come un grande emettitore di gas serra e un demonio ambientale. Sebbene tali accuse abbiano un certo merito, il settore sta cambiando molto rapidamente. Con la nuova politica agricola comune e il Green Deal europeo, stiamo operando per il futuro del settore agricolo, con un’enorme attenzione alle questioni ambientali. Per esperienza, non solo in questo progetto, so che il settore agricolo è aperto a questi sviluppi; più di altri settori economici dipende direttamente dal clima, dalla salute del suolo e dall’acqua pulita. Ora che la tecnologia offre la possibilità di raggiungere questi obiettivi riducendo al contempo il nostro impatto, vediamo che il settore lo abbraccia a braccia aperte”. Come può l’Internet of Things trovare applicazioni anche nel mondo del vino? “Le diverse prove condotte nell’ambito dell’IoF2020 mostrano un grande potenziale per l’integrazione dell’IoT nella coltivazione e nella lavorazione dell’uva, nel lavoro in cantina nonché nella tracciabilità nella

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Andrea Gabbrielli


Guendalina Graffigna

LA VISIONE DEI CONSUMATORI

logistica del trasporto del vino. Nelle cantine, tutte le decisioni operative sul campo, inclusi concimazione, irrigazione e raccolta, possono beneficiare delle tecnologie IoT in cui i sensori interconnessi inviano dati all’agricoltore per aiutarlo nel suo lavoro. Una migliore resa, il consumo di acqua e gli input di pesticidi possono essere tutti monitorati più da vicino, il che porta a impatti ambientali e economici positivi per l’agricoltore. Anche i dati meteorologici, le condizioni della vite e l’identificazione della malattia nelle piante aiutano ad agire in modo più rapido ed efficiente. La raccolta selettiva attraverso l’analisi dei dati può inoltre aiutare gli agricoltori nella fase della vendemmia, per ottimizzare il processo e ottenere qualità. Anche nella parte della vinificazione le applicazioni della tecnologia sono numerose, come anche nella logistica, assicurando trasparenza e comunicazione fra i diversi attori della filiera”. Big Wine Optimization: cosa è stato fatto e quali sono i risultati conseguiti e attesi? “Gli obiettivi sono senza dubbio: ottimizzazione e riduzione dell’uso di sostanze chimiche in vigna, monitoraggio dei fenomeni metereologici, dei dati sanitari in campo e delle condizioni in cantina (esempio temperatura e umidità), la caratterizzazione remota della composizione del vino. Ma anche automatizzare la raccolta selettiva, che aumenta la resa. Sono tecnologie che riducono i tempi di ispezione necessari, dando dati preziosi per la gestione quotidiana. Senza dimenticare anche le applicazioni nella logistica e nella vendita, come il monitoraggio del vino durante tutta la fase distributiva. Quindi processi ottimizzati, maggiore profittabilità con minori scarti e costi, minore impatto ambientale e una riduzione del rischio, ad esempio quelli connessi ad una possibile alterazione del prodotto”.

Nelle cantine tutte le decisioni operative sul campo possono beneficiare delle tecnologie IoT in cui i sensori interconnessi inviano dati all’agricoltore per aiutarlo nel suo lavoro.

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GUENDALINA GRAFFIGNA, DIRETTORE DEL CENTRO DI RICERCA ENGAGEMINDS HUB DI UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO “Il tema della sostenibilità è molto sentito dai consumatori. Dalla nostra ricerca - presentata il 24 ottobre – emerge che il 43% del campione non ha acquistato dei prodotti perché riteneva l’azienda non sostenibile. Quindi è un fattore importante nelle scelte di acquisto e consumo. Il dato è in crescita, perché è cresciuto di 7 punti percentuale rispetto all’anno scorso. Se da una parte quindi la sostenibilità rappresenta un criterio di scelta, c’è anche da dire che il consumatore ha grande confusione rispetto a cosa questo termine possa rappresentare: spesso la collega all’agricoltura biologica o al km0, assenza di chimica nelle colture e di tecnologie. Si tratta senza dubbio di un trend topic e anche di una moda, si concentrano su questo tema delle preoccupazioni anche psicologiche ma non c’è una vera e propria comprensione di fondo. Spesso si cerca la sostenibilità nei prodotti che acquistiamo ma non è detto che sia legato anche a dei comportamenti coerenti. I consumatori più sensibili al tema, da un punto di vista socio-demografico, sono i giovani, le fasce più acculturate e a livello territoriale il nord-ovest del nostro Paese. Guardando invece i profili psicologici è possibile tracciare tre identikit. Ci sono coloro che stanno alla finestra, quindi sono aperti ma anche curiosi e un po’ titubanti; ci sono i trend-setter, che quindi scelgono prevalentemente per moda; infine un gruppetto, più piccolo, di consumatori più convinti e preparati, che scelgono con maggiore convinzione e ne fanno uno stile di vita. I dati sul consumatore sono fondamentali per le strategie aziendali, anche in un’ottica marketing e comunicazione, così da creare engagement. Il 15 gennaio nella sede de La Cattolica si è parlato di Food engagement: comprendere i comportamenti di consumo alimentare nell’era della partecipazione e delle fake news. Nella ricerca che abbiamo condotto è emerso che le fake news davvero non risparmiano nessuna classe sociale, e in media sono le persone con almeno un diploma e una fascia economica media a essere più spesso preda delle fake news in ambito alimentare. Oltre la metà degli italiani (58%) dichiara di aver creduto almeno qualche volta nell’ultimo anno a una notizia relativa al mondo agro-alimentare che poi si è rivelata falsa, e di questi addirittura più di un terzo (37%) ha anche condiviso la notizia falsa sui social, contribuendo quindi all’inarrestabile diffusione delle bufale alimentari. Il tema del consumatore, dell’informazione e del suo percepito è fondamentale, richiede crescente attenzione e studio da parte degli addetti ai lavori soprattutto nell’ottica di creare intelligence sui processi di scelta dei consumatori”.


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PROFESSIONE VINO

CON ODINO L’OBIETTIVO SONO I GIOVANI Il progetto che nasce in Veneto punta a formare nuove figure professionali a servizio del mondo vitivinicolo DI VERONICA COSTA

Nuove opportunità per i giovani con corsi di formazione ed inserimento nel mondo del lavoro. E’ questo l’obiettivo del progetto Odino - Officine D’innovazione, in partenza da marzo 2020. Due officine, una all’ex Mercato Generale di Verona, per la formazione specializzata in ambito manifatturiero, l’altra nell’ex Mulino di Soave, per le attività formative dedicate al mondo vitivinicolo. Il progetto, promosso dall’Associazione SAFE per i corsi di Soave e supportato da Confindustria Verona e Consorzio Tutela Vini Soave, guarda al futuro del mondo del vino, come ci ha spiegato Silvia D’Adda, referente Safe per il progetto dell’Officina di Soave. Come nasce il progetto Odino? “Il progetto, a partire da marzo 2020 e per 30 mesi, con un investimento globale di 550 mila euro, supporterà lo sviluppo di competenze all’avanguardia nei ragazzi tra i 16 e 30 anni del territorio veronese. La parola innovazione è onnipresente e significa capacità di supportare i giovani nell’approccio al mondo del lavoro in un modo efficace e coinvolgente. Rendere più semplice e diretto il contatto tra eccellenze dell’industria e giovani eccellenze del territorio”. Che ruolo ha il settore vitivinicolo nel progetto? “A Soave, l’ex-Mulino diventerà uno spazio di riferimento per l’organizzazione di attività formative e informative in ambito vitivinicolo con il supporto del Consorzio di Tutela del Soave. Nel settore vitivinicolo, specialmente in regioni storicizzate e con vigneti

posti in forte pendenza, è fondamentale la presenza di manodopera specializzata e competente. Nel primo semestre 2020 il progetto disegnerà, insieme alle aziende vitivinicole, il piano formativo per il periodo ottobre 2020 - maggio 2021. L’obiettivo sarà colmare le necessità identificate dalle aziende, in particolare in vista di nuove assunzioni. La revisione del piano formativo sarà effettuata nella primavera del 2021, con un secondo calendario di attività”. Quali professioni del mondo del vino si intende formare con questi corsi? “Il progetto intende rispondere alle esigenze delle aziende vitivinicole del territorio, formando giovani figure che sia in vigneto che in cantina possano portare conoscenze e tecnologie innovative per un aumento della qualità. Formazioni potrebbero essere proposte, ad esempio, su tecniche innovative di vinificazione, tecniche innovative di potatura, innovazione in cantina, gestione di aziende viti-vinicole, utilizzo macchinari specializzati, innovazione nelle catene di produzione ed imbottigliamento”. Gli spazi dell’officina dedicati all’innovazione di cosa parleranno? “Nella prima fase di approfondita analisi dei bisogni formativi delle aziende e

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delle figure professionali si darà maggior rilievo a quelle richieste che includano elementi innovativi. Al momento, abbiamo raccolto interessanti spunti sia in ambito di innovazione in vigna che di innovazione a carattere tecnologico , come uso e manutenzione di trattori e macchinari elettrici e utilizzo di sensoristica e robotica in vigna”. Il futuro del progetto? “Odino è un progetto della durata di due anni ma il suo orizzonte temporale è molto più ampio, deve svilupparsi come una realtà permanente che sia in grado di continuare le sue attività per i prossimi 10 anni e oltre. Le officine d’innovazione, a completamento di questo progetto, saranno completamente incluse nelle attività istituzionali dell’Università di Verona, del Comune di Soave e del Consorzio tutela dei Vini Soave. Odino è un punto di riferimento per il futuro per la formazione continua di giovani professionisti sia in ambito di robotica e industria 4.0 che in ambito viti-vinicolo. Non ultimo, stiamo iniziando a lavorare per replicare Odino in altre provincie e regioni d’Italia”.


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SOCIAL WINE

TIK TOK: COME SI COMUNICA CON LA GENERAZIONE Z TUTTI NE PARLANO, TANTI SI ISCRIVONO, QUASI NESSUNO CI INVESTE. IL NUOVO SOCIAL MADE IN CHINA STA SPOPOLANDO TRA I GIOVANI. MA FOOD & WINE CI APPRODERANNO MAI?

A CURA DI ELISA BERTI E’ una delle app più scaricate del momento, conta 1 miliardo e mezzo di download e 500 milioni di utenti: così TikTok, il nuovo social di proprietà della società cinese Bytedance, fa tremare Facebook e Instagram con il suo numero impressionante di nuovi iscritti. Terza app ad essere scaricata su scala mondiale, segue soltanto Whatsapp e Facebook Messenger. Un target di giovani e giovanissimi che interagiscono attraverso video di pochi secondi (dai 15 ai 60) sempre più originali e accattivanti, a tempo di musica con coreografie, siparietti e giochi di magia. Quasi il 70% degli utenti della piattaforma ha meno di 30 anni. L’iscrizione al social, molto diffuso in Cina, India e Stati Uniti, non prevede il compimento della maggiore età, dal momento che bastano 15 anni per creare un nuovo account. Fino a pochi mesi fa, food & wine sono rimasti molto in disparte. Pochissimi gli account di settore registrati. A rompere gli indugi, tra i primi, la catena Roadhouse. “Tik Tok- afferma Silvia Sacchetti, digital marketing di Roadhouse Restaurant- è al momento la piattaforma social con la crescita maggiore sul mercato, un’occasione che non abbiamo voluto perdere. I food brand su TikTok non sono ancora presenti e i ragazzi della Gen Z sono altamente contattabili attraverso questa piattaforma che ci sta permettendo di comunicare in modo fresco la nostra identità. I risultati del progetto sono decisamente interessanti: in due settimane il profilo ha raggiunto 2.000 follower e 240 sono le sfide che i ragazzi hanno raccolto condividendo la loro coregrafia. L’hashtag #RibsDance ha raggiunto un milione di visualizzazioni”.

Contestualmente, altri marchi legati al food stanno entrando in punta di piedi sul famoso social. Eclatante il caso di Chupa Chups Italia. Il suo contest #Chupalloween, lanciato il 22 ottobre e previsto dal 26 ottobre ha portato risultati come 155,4 M di visualizzazioni. Numeri da capogiro anche per lo chef Bruno Barbieri, primo nel suo settore ad aprire un account. Tiktikoker dal 1° ottobre, protagonista di soli 8 video, ha sforato il

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milione di visualizzazioni in oltre la metà dei post che ha creato, accaparrandosi un pubblico di oltre 174mila persone. Colonna sonora dei video la gettonatissima canzone “Carote” (e le curiose cover studiate ad hoc ) del, non a caso, sedicenne Nuela, conosciuto e amato dai teen-agers italiani. In generale, quindi, il pubblico di riferimento per le aziende desiderose di investire sulla piattaforma


sarebbe quindi quello dei giovanissimi (20-30 anni), consumatori di oggi e soprattutto di domani. Il social permetterebbe di giocare di anticipo intercettando e veicolando i gusti della nuova generazione di consumers. Ma non solo. L’attuale tabula rasa di investimenti fatti dalle aziende su TikTok ne fanno un terreno fertile per la crescita digitale, con risultati ben diversi da quelli ottenibili su piattaforme come Facebook e Instagram, totalmente invase da promozioni pubblicitarie. Non è così lontana, poi, l’ipotesi di un graduale avvicinamento di un pubblico più adulto, fosse anche solo per un controllo doveroso nei confronti dei figli iscritti alla piattaforma. Certo è che già attualmente, sono molti gli adulti protagonisti dei video, magari proprio in compagnia dei figli. Dal mondo del food, quindi, un graduale avvicinamento ma, comunque, un approccio di attesa da parte dei grandi brand. Contestualmente, però, è partita dal

basso una notevole produzione e condivisione di contenuti che suggerisce ai grandi marchi che forse sarebbe opportuna una reale valutazione di investimento sulla piattaforma. Basti pensare che un hashtag come #Mcdonalds è stato utilizzato circa 1 bilione di volte (la sua challenge ha raggiunto i 30 milioni) mentre #Cocacola ha da poco sforato il bilione . Il mondo degli alcolici, invece, deve fare i conti con un problema di diverso tipo, ovvero la difficoltà legata all’età minima richiesta dal social per l’iscrizione, ovvero i 15 anni. Una sorta di anno zero, quindi, in cui tutto risulta ancora possibile. Già qualche volto “socialmente” noto si sta, comunque, affacciando sulla piattaforma. Caso abbastanza eclatante quello del wine influencer Stefano Quaglierini, Italian Wines. Attivissimo sui social tradizionali, si sta già ritagliando una fetta di pubblico su TikTok: 129 mila followers non sono certo un numero trascurabile!

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BEL COLLE, QUALITÀ E RISPETTO DELLA NATURA DAI MIGLIORI VIGNETI DEL BAROLO IL SOGNO DELLA FAMIGLIA BOSIO È OGGI REALTÀ A cura di Carlotta Lettieri 30


Qualità senza compromessi e rispetto dei ritmi della natura. Sono queste le caratteristiche dei vini Bel Colle, cantina Piemontese del Gruppo Bosio Family Estates che si estende per 30 ettari distribuiti tra la langa del Barolo e del Barbaresco e nel Roero. A pochi passi dal paese di Verduno sulla strada provinciale che conduce a La Morra, l’azienda “Bel Colle” svetta sovrana, su un mare di vigneti, in una posizione panoramica suggestiva rappresentando al meglio lo spirito di Langa. “Bel Colle è un sogno che cinque anni fa è diventato realtà – spiega Luca Bosio , COO di Bosio Family Estates. Forti dell’esperienza Bosio, cercavamo un’azienda tra

IL PROGETTO DELLA FAMIGLIA BOSIO MIRA ALLA REALIZZAZIONE DI VINI SPUMANTI METODO CLASSICO CON UNA VERSIONE NATURE, AL LANCIO DI UNA LINEA DI VINI BIOLOGICI E ALLA VALORIZZAZIONE DEL VITIGNO AUTOCTONO PELAVERGA DI VERDUNO

Langa e Roero che ci permettesse di ampliare la nostra gamma di prodotti e anche di fare un deciso balzo di livello di immagine, un’azienda “PREMIUM” per dirla in una parola. E nel 2015, finalmente, si è presentata l’occasione giusta per spostare il baricentro della Bosio verso la produzione di vini di qualità di alta gamma e tentare quindi di alzare l’asticella. Una sfida che all’inizio ci sembrava ambiziosa e che oggi invece ci sta dando grandi soddisfazioni”. Bosio e Bel Colle, due aziende che si sono fuse con l’obiettivo di crescere insieme pur mantenendo integra la loro identità. “Mentre Bosio affronta diversi mercati e diverse tipologie di mercato con brand differenti – dice Francesco Balocco, Export Director di Bosio Family Estates - Bel Colle lavora con un unico marchio con il quale ci affacciamo a tutti i mercati. Qui pratichiamo una viticoltura sostenibile, cui seguono vendemmia manuale, pigiatura soffice dei grappoli, macerazioni equilibrate. Ogni fase ha l’obiettivo di portare in bottiglia e trasmettere intatti fino al bicchiere l’equilibrio e l’armonia dell’uva ottenuta in vigna. La base dell’intesa ideologica che ha ispirato il

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nostro lavoro è stato infatti il concetto edonistico di produrre vini di qualità rispettando le consuetudini locali e contemporaneamente soddisfare il gusto dei consumatori. Un obiettivo a cui si è giunti grazie alla collaborazione con l’enologo Paolo Torchio che ha guidato la cantina dal 1980 fino al 2015, anno i cui la Bel Colle è entrata a far parte del gruppo Bosio Family Estates”. La famiglia Bosio, produttori da quattro generazioni, ha rinnovato le tecnologie di cantina, senza però rinunciare alla tradizione: vinificazione in acciaio, affinamento dei grandi rossi, in botti grandi di rovere francese e slavonia. “Abbiamo cercato di portare la cantina Bel Colle al passo con i tempi e le necessità, creando la sala degustazioni e sperimentando nuovi affinamenti e varie tipologie di legno – continua l’Export Director di Bosio Family Estates. Ad oggi produciamo circa 300 mila bottiglie all’anno e attualmente Europa ed Italia rappresentano più della metà delle vendite, mentre il restante si distribuisce tra America, Asia ed Australia. I nostri vini di punta sono il Barbaresco DOCG Pajorè e Barolo DOCG Monvigliero, le due tipologie prodotte con la menzione territoriale. Prodotti che nascono da un’attenta selezione in vigna ma anche dall’utilizzo di impianti di ultima generazione”. Ma gli investimenti strutturali sono solo una parte dei progetti dell’azienda: “Puntiamo all’ampliamento della gamma vini spumanti metodo classico con una versione nature e tra qualche anno ad una riserva e al lancio di una linea di vini biologici provenienti dalle nostre vigne di Neive – conclude Balocco. Inoltre stiamo lavorando per il raggiungimento di una vinificazione sempre più naturale e meno invasiva da parte dell’uomo e alla valorizzazione del vitigno autoctono Pelaverga di Verduno”.


EN - Bel Colle, quality and respect for nature. From the best vineyards of Barolo, the Bosio family’s dream now has become true. Quality without compromises and respect for the times of nature: these are the secrets of Bel Colle, the winery from Piedmont owned by the group Bosio Family Estates. The winery spreads over 30 hectares among the Langas of Barolo and Barbaresco and in Roero. Few steps from Verduno, on the provincial route that leads to La Morra, “Bel Colle” towers above a multitude of vineyards, in a panoramic and suggestive position, that represents at best the spirit of the Langa. “Bel Colle is a dream that five years ago has become true – says Luca Bosio, COO of Bosio Family Estates. Strengthened by the Bosio experience, we were looking for a winery between the Langa and Roero that could allow us to enrich our range of products and also to make a great stride forward in terms of image: a “PREMIUM” winery, in short. In 2015, at last, the good occasion arrived and we started to produce high range quality wines. At first, it seemed a very ambitious challenge but now it’s giving us great satisfaction”. Bosio and Bel Colle are two companies that have fused with the purpose to grow together, each one preserving its own identity. “Bosio faces different markets and different kinds of market with different brands– explains Francesco Balocco, Export Director of Bosio Family Estates – while Bel Colle works with a sole brand in all markets. Here we practice sustainable growing, manual harvest, soft pressing of the grapes and balanced macerations. Every phase of the production pursuits the intention to infuse into the bottle the balance and harmony of the grapes that we have get in

the vineyard. The basis of the philosophy that inspires our work is the hedonistic concept of making quality wines respecting the local traditions and at the same time satisfying the tastes of our customers. This goal has been reached also thanks to the oenologist Paolo Torchio, who has managed the cellar from 1980 to 2015, when Bel Colle has joined the group Bosio Family Estates”. The Bosio family, producers for four generations, has renewed the cellar with new technologies preserving the methods of the tradition: vinification in steel and ageing of the great red wines in Slavonia and French oak barrels. “We tried to get the cellar in line with the times and with the new exigencies, creating a tasting room and experimenting new ageing and different kinds of wood – continues the Export Director of Bosio Family Estates. Nowadays we produce about 300,000 bottles per year, and Europe and Italy represent more than a half of our sales, while the rest is divided among America, Asia and Australia. Our buttonhole labels are Barbaresco DOCG Pajorè and Barolo DOCG Monvigliero, the two labels with a territorial characterization. These wines are the fruit of a careful selection in the vineyard but also of cutting-edge systems”. Structural investments are only a part of the projects of this winery: “We are working towards an enlargement of the range of classic method sparkling wines. We are proposing a “natural” version and, in few years, a Riserva, and a line of organic wines from our vineyards of Neive – says Balocco. Also, we are working to get an always more natural and less invasive vinification and to promote the autochthonous grape variety Pelaverga di Verduno”.

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BEL COLLE - BOSIO FAMILY ESTATES SRL Fraz. Castagni, 56 - 12060 Verduno (CN) Italia Tel. +39 0172 470196 Fax +39 0172 470940 Export Director-Francesco Balocco francesco@bosiovini.it Direttore Commerciale Italia – Luca Trivellato luca@belcolle.it W BELCOLLE.IT

Eventi Italiani 2020 Torino Wine Week (Torino) - dal 28/02 al 8/03 Roero Days (Torino) - 5-6 aprile - Venaria Reale Vinitaly 2020 (Verona) - April 19th/22nd - Position Hall 10 Q3 Vitigno Italia (Napoli) - 23-24-26 maggio Cibus (Parma) - 11-14 maggio Bottiglie aperte (Milano) - ottobre Expo dolomiti horeca (Longarone Fiere, BL) - 11/12/13 ottobre

International Events 2020 Tre Bicchieri Gambero Rosso Event (Dusseldorf) - March 14th Prowein 2020 (Dusseldorf) - March 15/17th - Position 16 A 46 Tre Bicchieri Gambero Rosso Event (Salisburgo) - March 30th Vinexpo 2020 (Hong Kong) - May 26th/28th -Position coming soon Unexpected Italian Wines (Azerbaijan Baku) - June 24th Unexpected Italian Wines (Kazakhstan Almaty) - June 26th


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Perché preferire le Varietà Resistenti dei Vivai Cooperativi Rauscedo? “ Perché produrre oggi un buon vino significa trasformare ottime uve, adattando le tecniche enologiche più moderne alle loro caratteristiche organolettiche. È per questo che abbiamo scelto il Merlot Khorus, varietà resistente che produce un grappolo pulito e naturale, da cui deriva un vino corposo, sano e sostenibile”. Michael Toniolo – Parco del Venda

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AGLIANICO DEL VULTURE, IL FUTURO È NEL DIGITALE Una rivoluzione a 360° che punta a toccare tutti gli aspetti della filiera

DI TOMMASO NUTARELLI

Produzione, comunicazione e sostenibilità. Per il Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture innovazione vuol dire un cambio di paradigma completo, al quale tutte le aziende stanno puntando. Ne abbiamo parlato con Francesco Perillo, presidente del Consorzio. Che cosa significa per voi innovazione? “Innovazione significa una rivoluzione a 360°, che andrà a toccare tutti gli aspetti del Consorzio, che in questi anni è cresciuto molto, grazie anche alle presenza di aziende giovani, più votate al digitale che per noi rappresenta l’orizzonte del nostro futuro”. In concreto quali azioni state mettendo in campo? “Come detto il digitale è al primo posto della nostra agenda. Uno strumento che stiamo applicando sull’intera vita del Consorzio, dalla produzione alla comunicazione, indispensabile per dare ancora maggiore visibilità sia al marchio sia la territorio, per poi riuscire a far emergere le singole aziende”. Sul versante della comunicazione come vi state muovendo? “Stiamo cercando di sfruttare al meglio tutti quelli che sono i nuovi canali di comunicazione, i social. Il nostro intento è quello di raggiungere il grande pubblico, unendo vino, gastronomia e territorio, con un’esperienza completa per il cliente”. Nel campo delle produzione cosa vuol dire innovazione? “Nella produzione l’innovazione e le nuove tecnologie vanno di pari passo con la sostenibilità. C’è stato un vero e proprio cambio di paradigma da parte delle nostre aziende, molte delle quali hanno annullato le emissioni, puntando molto sulla riduzione degli sprechi energetici e idrici. Cerchiamo di produrre un vino che rispetti sempre di più l’ambiente”. Per la promozione come si sta orientando il Consorzio? “Stiamo attivando diverse iniziative, sia sul territorio, in sinergia anche con il patrimonio culturale che ci circonda, sia progetti di incoming, guardando con attenzione a mercati come Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone”.

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CIRÒ, LA DOC CHE GUARDA AL MONDO Promozione e internazionalizzazione, questa la mission del Consorzio

DI TOMMASO NUTARELLI

Comunicare e far conoscere le potenzialità del territorio, guardando all’Italia ma anche ai mercati internazionali, puntando sul rosato, vero cavallo di battaglia. Questa la filosofia del Consorzio Vini Cirò e Melissa e del suo presidente, Raffaele Librandi. Presidente qual è lo stato di salute del Consorzio? “In questi anni c’è stato un grande cambiamento del Consorzio. È cresciuto il numero della aziende e delle cantine, arrivando rispettivamente a 70, e superando le 300. Questo ha comportato l’innesto di

molti giovani produttori. Stiamo puntando molto sul rosato, che ricopre il 30% delle uve prodotte, tanto da far parte dell’Istituto del Vino Rosa Italiano assieme ad altri consorzi”. Su quali aspetti state puntando? “Le iniziative del Consorzio si sono concentrate molto sul tema della promozione e dell’internazionalizzazione. Il nostro è, ancora, un territorio poco conosciuto, ma che nel corso degli anni ha manifestato una forte vocazione verso i mercati esteri.

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Basti pensare che il 40% dei vini prodotti dalle nostre aziende viene esportato”. Come si è concretizzata l’attività di promozione? “Principalmente attraverso iniziative di incoming sul territorio di professionisti del settore e stampa estera e non solo. Inoltre abbiamo avviato, nel triennio 2016-18, una collaborazione con Vinarius e siamo entrati anche nel canale Horeca. Un lavoro che negli anni ha portato i suoi frutti, facendo ottenere molti riconoscimenti alla Doc Cirò”. Sul versante dell’internazionalizzazione come vi siete mossi? “Sicuramente l’Ocm rappresenta una misura per noi importante per far conoscere i nostri prodotti, ma puntiamo molto anche sui bandi regionali”. Quali sono i vostri mercati di riferimento? “Per ora sui mercati più maturi, europei e non solo, come Germania, Svizzera Stati Uniti e Giappone”. Su quali aspetti punterete maggiormente nel prossimo futuro? “Promozione e internazionalizzazione sono i due punti sui quali stiamo lavorando e sui quali continueremo ad operare”.


CAMPANIA

LA VITICOLTURA NEL SANNIO GUARDA AL 4.0 CON V.IN.TE.S Il progetto nato dalla partnership tra privato e pubblico è una sfida per la diffusione delle più moderne tecnologie della viticoltura di precisione nel comparto vitivinicolo Sannita

DI EMANUELE GORELLI

ATTRAVERSO IL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO VOGLIAMO CONSOLIDARE L’AMMODERNAMENTO DEL COMPARTO VINICOLO DEL SANNIO CON RICADUTE SUL TERRITORIO IN TERMINI DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, SOCIALE ED ECONOMICA

Vigneti del Sannio

Il progetto V.IN.TE.S. ha come obiettivo la diffusione di tecnologie digitali per le aziende vitivinicole del Sannio, attraverso il trasferimento di un pacchetto hardware/software a basso costo, relativo a rilievo, analisi e sistema di supporto decisionale di un ciclo completo di viticoltura di precisione. V.IN.TE.S., finanziato dalla misura 16.1 del P.S.R. Campania 2014-2020, rappresenta una spinta per l’innovazione del comparto vitivinicolo sannita grazie all’iniziativa di un gruppo operativo di cui è capofila Agrodig.it, una start up impegnata nello sviluppo della precision farming. Tra i partner del progetto figurano l’Agenzia CREA, con il responsabile tecnico scientifico Paolo Storchi, il dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli

Studi del Sannio, CIA Benevento e le aziende Il Poggio Vini, Torre dei Chiusi e Cantina Morone. “Stiamo implementando un asset tecnologico e di metodologia di viticoltura di precisione presso le tre aziende partner ubicate nei comuni di Guardia Sanframondi e Torrecuso (BN), diverse per dimensione e filosofia produttiva – spiega Valentino Salvatore amministratore di Agrodig.it -. Il progetto prevede lo sviluppo di un software mini-GIS per la gestione dei dati direttamente connessi all’implementazione di tecnologie per la raccolta dati meteoclimatici; la mappatura e caratterizzazione dei suoli; il rilievo multispettrale prossimale e l’elaborazione degli indici di vigoria nelle varie fasi fenologiche”.

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La finalità è elaborare uno standard tecnologico applicabile ai diversi contesti produttivi territoriali basato sulle varietà locali, in primis Aglianico del Taburno e Falanghina del Sannio, con costi e risultati certi ed immediatamente trasferibile ad un numero importante di aziende. “Ci auguriamo – continua Valentino Salvatore - che il progetto faccia da apripista per le aziende del Sannio favorendo la diffusione delle più avanzate tecnologie della viticoltura di precisione. Attraverso il trasferimento tecnologico vogliamo consolidare l’ammodernamento del comparto vinicolo del Sannio con ricadute sul territorio in termini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.


FRIULI VENEZIA GIULIA

SUSGRAPE, L’INNOVAZIONE CHE PARLA DI SOSTENIBILITÀ Tutela dell’ambiente, uso efficiente di risorse naturali e riduzione delle emissioni di carbonio nella coltivazione della vite

DI LUCA BARBAGLI

LA SFIDA DEL PROGETTO È STATA QUELLA DI REALIZZARE UN CASESTUDY DI ECCELLENZA FOCALIZZATO SULLA RIDUZIONE DELLA CHIMICA NELLA GESTIONE FITOSANITARIA DEL VIGNETO ATTRAVERSO UNA COOPERAZIONE TRA RICERCA SCIENTIFICA, FORNITORI DI TECNOLOGIA ICT E PRODUTTORI AGRICOLI

È un progetto innovativo che parla di sostenibilità quello di SUSGRAPE, inserito nel programma “Interreg V-A Italia-Slovenia 2014-2020” e cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Ed è l’ingegner Federico Longobardi, esponente di Primo Principio, che ci ha parlato in modo più approfondito di SUSGRAPE e della sua mission. Quali aspetti punta a migliorare il sistema SUSGRAPE? “La sfida del progetto è stata quella di realizzare un case-study di eccellenza focalizzato sulla riduzione della chimica nella gestione fitosanitaria del vigneto attraverso una cooperazione tra ricerca scientifica, fornitori di tecnologia ICT e produttori agricoli. Un’ulteriore scommessa è stata quella di indagare le possibilità di sviluppare dei bio-pesticidi, ossia degli antagonisti naturali ad alcune patologie della vite, da affiancare ai fitofarmaci”.

Come si istruiscono le aziende all’utilizzo di queste nuove attrezzature? “La formazione è un passaggio chiave del modello di azione SUSGRAPE: il know-how agronomico e informatico deve essere veicolato alle aziende tramite soggetti esperti in formazione e comunicazione (c’è anche un sociologo nel team di lavoro) perché l’obiettivo è fornire soluzioni tecnologiche di semplice uso (“tecnologia umana”) a problemi molto complessi. La formazione, inoltre, erogata come un processo continuo di consulenza e accompagnamento quotidiano”. Quali risultati avete avuto a seguito i primi test nelle aziende? “Le aziende vitivinicole coinvolte hanno ritenuto le reti di sensori e i modelli previsionali DSS su peronospora e oidio. I risultati ottenuti ci indicano i seguenti benefici operativi: - riduzione del numero dei trattamenti effettuati;

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- migliore protezione delle colture grazie all’ottimizzazione dei tempi dei trattamenti; - conseguentemente miglioramento della qualità e/o quantità del prodotto (o perdite ridotte in annate difficili); - meno spostamenti inutili e meno stress gestionale ed operativo grazie alla possibilità del monitoraggio da remoto di tutti i vigneti”.


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PIEMONTE

LE SFIDE DEL PIEMONTE L’Unione Vigne e Vini scommette sul turista 4.0 e investe in un progetto per migliorare la ricettività dei piccoli comuni

DI CARLOTTA LETTIERI

Il Piemonte punta sull’innovazione per migliorare la ricettività turistica dei piccoli comuni grazie a ‘C’è un posto per te 4.0’, il progetto presentato dall’Unione di Comuni Comunità Collinare Vigne e Vini in occasione della terza edizione del premio ‘Innovazione 2019’ promosso dall’Anci. Rientrato tra i primi 15 enti finalisti, sarà menzionato in un libro dell’Anci Piemonte che andrà in pubblicazione nei prossimi mesi, come ‘Buone Pratiche’ in materia di innovazione per la comunità. “C’è un posto per te 4.0 – spiega il Sindaco del comune di Castelnuovo Belbo, Aldo Allineri – è un progetto di area che, attraverso la riqualificazione di piazzali di vecchie stazioni zone vicino alle cantine e alle aziende agricole e la creazione di mini aree di sosta attrezzate interconnesse fra loro, si pone l’ambizioso obiettivo di incentivare le presenze turistiche nel nostro territorio. In particolare prevede il recupero di aree attualmente dismesse in aree vicino alle cantine in modo che i turisti possano sostare in sicurezza nei 12 Comuni promotori del progetto, prenotando facilmente da casa la piazzola libera disponibile e garantendo un turismo itinerante tra le aziende vitivinicole, quelle agricole e le vecchie stazioni ferroviarie. I lavori inizieranno nei prossimi mesi e saranno completati entro il 2023”. L’obiettivo, oltre che incrementare gli arrivi, è anche rendere il soggiorno accessibile per tutti e con le informazioni culturali, storiche e folcloristiche a portata

IL PROGETTO È STATO REALIZZATO DAI COMUNI DI BRUNO, CALAMANDRANA, CASTELLETTO MOLINA, CASTELNUOVO BELBO, CORTIGLIONE, FONTANILE, INCISA SCAPACCINO, MARANZANA, MOMBARUZZO, NIZZA MONFERRATO, QUARANTI E VAGLIO SERRA

di smartphone. “La riqualificazione di piazzali esistenti – aggiunge Allineri - permetterà infatti di non consumare ulteriore suolo e migliorare la visita dei territori Unesco entrando in contatto con le realtà esistenti, come le cantine, eccellenza del nostro territorio. Ogni punto sosta sarà fornito anche di colonnina per la ricarica delle auto elettriche in modo da favorire lo sviluppo di auto a basso impatto ambientale ed andare incontro alle esigenze del turista green”.

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Aldo Allineri, Sindaco del comune di Castelnuovo Belbo e Michele Pianetta, vicepresidente Anci Piemonte


PUGLIA

LA PUGLIA STRIZZA L’OCCHIO ALL’INNOVAZIONE Idee sempre più innovative: in Puglia, la tecnologia viene incontro al mondo del vino e dell’olio per un connubio vincente

DI CECILIA FILONI

Progetti innovativi, studi originali, ricerca all’avanguardia: questa è la Puglia che, in due dei settori più importanti per la regione, quello vitivinicolo e quello oleario, si dimostra un territorio fertile per idee sempre più smart. Se, infatti, per produrre vino e olio di qualità gli insegnamenti e la passione tramandati da generazioni sono, spesso, il segreto del successo, questo non significa che non ci sia spazio per l’innovazione. Anzi. Oggi, le moderne tecnologie permettono di intervenire su diversi livelli della produzione, portando un aiuto importante sia a livello di monitoraggio che di raccolta dati. Un produttore che scommette e investe in sistemi all’avanguardia può sapere molto di più sullo stato della pianta (quali sono le sue reali esigenze fisiologiche, il livello di stress) e intervenire prontamente, ma anche creare una banca dati con informazioni che potranno essergli utili in futuro. Un esempio? A San Marzano, tra le vigne sono state posizionate “piante spia” che, grazie a speciali

sensori di bagnatura fogliare e di suolo, raccolgono e inviano dati utili per conoscere in tempo reale la salute del vigneto. Un’attività preventiva importante, che permette alla San Marzano Wines di avere sempre sotto controllo la situazione: basta un click, infatti, per scoprire se le piante sono a rischio di infezione da patogeni, qual è il loro fabbisogno reale e tanti altri dati utili per gestire il vigneto al meglio, riducendo i costi e lo sforzo. Ma anche la filiera olearia resta al passo con i tempi: il dipartimento di Farmacia e Scienze Farmaceutiche e quello interdisciplinare di Medicina dell’Università di Bari, in collaborazione con l’Università di Firenze, hanno portato avanti uno studio che analizza l’impiego degli ultrasuoni combinati con lo scambio termico all’interno dei frantoi. In questo modo, sarà possibile eliminare la gramola dai moderni frantoi e, non meno importante, ridurre le perdite d’olio nella sansa. Un ruolo importante è stato giocato anche dall’Istituto Nutrizionale Carapelli

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che ha permesso di validare il sistema coinvolgendo alcuni frantoi pugliesi in cui testarlo. Anche in questo caso, tanti i vantaggi per le aziende: incremento della quantità senza perdere in qualità e un passo in avanti in termini di sostenibilità ambientale.

TRADIZIONE E INNOVAZIONE: OLTRE AI SEGRETI DEL PASSATO, PER PRODURRE VINO E OLIO DI QUALITÀ, LE MODERNE TECNOLOGIE OFFRONO UN AIUTO SEMPRE PIÙ IMPORTANTE


SARDEGNA

GA-VINO, LA SARDEGNA SOSTENIBILE Con il progetto Ga-Vino, la ricerca lotta contro gli sprechi di risorse idriche. Un aiuto per l’ambiente, ma un investimento utile anche per le aziende vitivinicole...

L’irrigazione dei vigneti, in Sardegna, si fa smart. Il progetto Ga-Vino – condotto dall’Università di Sassari insieme all’Università di Cagliari, AGRIS Sardegna e CNR – IBIMET – intende migliorare la gestione delle risorse idriche nel vigneto sfruttando l’aiuto delle moderne tecnologie. Un vantaggio per le aziende, ma anche per l’ambiente. Ne abbiamo parlato con il professor Costantino Sirca, responsabile scientifico di Ga-Vino. Com’è nata l’idea? “Una nostra indagine a livello regionale ha evidenziato come, tranne rare eccezioni, l’irrigazione venga ancora gestita in maniera soggettiva, basandosi spesso sull’esperienza. Questo porta a sprechi e, in generale, al mancato raggiungimento degli obiettivi aziendali. La tecnologia attualmente disponibile offre vantaggi potenziali al viticoltore, ma c’è bisogno di un maggiore scambio di conoscenze con il mondo della ricerca, oltre a un ulteriore sforzo per rendere i sistemi tecnologici disponibili più facilmente utilizzabili. Oltre questo, vogliamo rendere più consapevoli i produttori sull’importanza di pratiche sostenibili, aspetto oggi di grande rilevanza anche per il consumatore.”

Sistemi innovativi in vigna

DI CECILIA FILONI

Il progetto Ga-Vino lavora principalmente su tecnologie di nuova generazione per consentire il monitoraggio continuo dello stato idrico del vigneto e aiutare i viticoltori a capire come e quando intervenire. Si parla spesso del cambiamento climatico e delle sue conseguenze. In che modo la Sardegna ne ha risentito? “I nostri studi più recenti evidenziano come, in Sardegna, il clima sia già cambiato: aumento delle temperature medie ed estreme, riduzione delle precipitazioni totali (soprattutto in estate), maggior frequenza e intensità di eventi estremi (siccità, precipitazioni intense, gelate primaverili). Ci aspettiamo che, nei prossimi anni, tali condizioni possano verificarsi ancora più spesso, provocando danni sia in termini di quantità che di qualità del vino. È indispensabile, quindi, essere preparati per gestire in maniera efficace ed efficiente queste sfide che la viticoltura di oggi si trova davanti.” Andiamo più nel dettaglio e parliamo di quali tecnologie “Oltre all’aspetto divulgativo, lavoriamo principalmente

Sensori di nuova generazione

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su sensori di nuova generazione e sistemi di trasmissione dati, nell’ambito dei concetti attuali della smart agriculture, per consentire il monitoraggio automatico e continuo dello stato idrico del vigneto e la trasmissione dei dati in tempo reale al viticoltore. Si lavora in particolare su strumenti e sensori a basso costo, di facile uso e installazione, che consentono di intervenire in maniera efficiente.” Oltre ad aiutare l’ambiente, quali sono i vantaggi per le aziende? “In primo luogo, utilizzare razionalmente la risorsa idrica significa non sprecarla, e quindi incrementare i margini di reddito. L’utilizzo sostenibile e consapevole della risorsa idrica, inoltre, può essere sfruttato anche in termini di marketing in un mercato che vede il consumatore sempre più attento alla sostenibilità ambientale del processo produttivo.”


SICILIA

I VINI DELL’ETNA SI RACCONTANO Alle pendici della “a Muntagna” prende forma un sistema integrato di accoglienza mirato agli enoappasionati

DI MARTINA CILIANI

E’ la Sicilia la seconda destinazione da visitare nel 2020. A dirlo è la classifica stilata dall’agenzia Ovation Travel Group’s per Forbes. Tra le motivazioni emerge la notorietà di alcuni siti ma soprattutto l’inconfondibile paesaggio dell’Etna, il vulcano più grande d’Europa. E’ proprio alle pendici della “A Muntagna”, così chiamata dai locali, che sorgono vini dalla forte personalità, unici perché nati da vigne che hanno rivendicato il loro diritto di abitare quel luogo: dai rubini ai bianchi agrumati, i protagonisti indiscussi di questa area sono il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante e il Cattarrato che, con le denominazioni Etnea Rosso Doc e Etnea Bianco, raccontano l’intransigenza della loro natura. Qui la vite è sempre cresciuta rigogliosa grazie alle colate laviche e alla cenere che, a fine Ottocento, hanno impedito alla fillossera di distruggere i vigneti, permettendo oggi di ammirare i preziosi alberelli centenari. E’ su questo monumento naturale che l’associazione Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna

ha pensato ad un nuovo sistema di ospitalità che ruota attorno al mondo del vino. Infatti, i luoghi prima destinati alla pigiatura delle uve e alla fermentazione, diventano spazi dedicati agli enoturisti che, oltre alle classiche attività di degustazione e alle visite guidate nelle vigne e in cantina, possono vivere la tradizione etnea a tutto tondo. Ecco quindi ristoranti con le ricette tipiche della cucina di montagna, resort dove alloggiare, escursioni a cavallo, in bici o in jeep alla scoperta dei boschi e dei sentieri del Parco. C’è perfino l’antica littorina della Ferrovia Circumetnea, un’esperienza originale per esplorare, a bordo di un trenino, le seducenti vigne che danno l’impressione di essere sospese tra cielo e terra, in un contesto semplicemente ribelle. L’Etna diventa quindi il palcoscenico di un racconto che finisce nel coinvolgere gli enoappassionati in un viaggio evocativo, alla scoperta dei sapori e degli odori delle tradizioni millenarie di questa terra.

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Quella dell’Etna è la Doc più antica d’Italia (agosto 1968). Oggi, grazie al gioco di squadra delle diverse infrastrutture, la storia di questo territorio e dei suoi frutti viene raccontata attraverso nuove modalità che coinvolgono ed appassionano i turisti da tutto il mondo.


TOSCANA

IL PARTICOLARISMO DELLE ECCELLENZE ENOICHE E L’INNOVAZIONE HANNO UN LEGAME? Francesco Mazzei Presidente di A.Vi.to si dice “pronto a sostenere le proposte più valide di fronte alle Istituzioni”, perché il cambiamento si applica dal vigneto alla cantina, fino alla gestione aziendale

Francesco Mazzei

DI CHIARA MARTINELLI

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L’innovazione in una realtà vinicola la si può applicare dalla produzione al marketing, dal vigneto alla cantina, fino alla gestione aziendale. Siamo attenti ai segnali che aziende e realtà consortili - attraverso un dialogo continuo con l’Associazione - danno in questa direzione e pronti a sostenere le proposte più valide di fronte alle istituzioni, questo è il nostro ruolo Febbraio è il mese delle Anteprime di Toscana, ciascun consorzio presenterà le proprie annate: si parte con PrimAnteprima a Firenze (Firenze ByWine, 15 febbraio), Chianti Lovers (Firenze, 16 febbraio), Chianti Classico Collection (Firenze, 17-18 febbraio), Vernaccia di San Gimignano (San Gimignano, 16-19 febbraio) Nobile di Montepulciano (Montepulciano, 15-16-17 febbario) e Benvenuto Brunello (Montalcino, 21-22 febbraio). E’ il “red carpet” delle eccellenze vitivinicole toscane e di tutte le piccole e medie aziende che operano per ottenere il massimo della qualità. Aggettivo quest’ultimo che si coniuga spesso con innovazione. Per capire cosa si muove dietro alle quinte, ecco il punto di vista di Francesco Mazzei, Presidente di A.Vi.to - Associazione Vino Toscana, organo di rappresentanza politica, il cui obiettivo è promuovere politiche e interventi riferibili agli interessi generali dei viticoltori con l’intento di affrontare i problemi comuni a ogni azienda e denominazione della Regione Toscana, in un’ottica di sistema. Qual è l’approccio di A.vi.to al tema innovazione? Ci sono proposte da parte dei singoli Consorzi? “Sicuramente l’innovazione è proprio uno dei temi che stiamo affrontando e su cui ci dovremo impegnare in maniera coesa per massimizzare i risultati. Anche se il nostro è un settore impostato su storia, territori e tradizioni ha molti ambiti nei quali si possono far valere nuove idee, strategie e impostazioni. L’innovazione in una realtà vinicola la si può applicare dalla produzione al marketing, dal vigneto alla cantina, fino alla gestione aziendale. Siamo attenti ai segnali che aziende e realtà consortili - attraverso un dialogo continuo con l’Associazione - danno in questa direzione e pronti a sostenere le proposte più valide di fronte alle istituzioni, questo è il nostro ruolo. Si parla di oltre 500 start up nate negli ultimi anni nel mondo del vino, start up che richiedono tanta ricerca e grossi investimenti, poi vi è il mondo delle App (B2B e B2C) che riescono a supportare comunicazione e vendite facendo vivere esperienze digitali sempre più convincenti ai fruitori. Sicuramente vi è molta carne al fuoco”. Quali sono gli obiettivi da raggiungere per i Consorzi toscani anche nell’ottica di un’evoluzione vitivinicola 4.0? “Stiamo vivendo un momento ricco di innovazioni che vanno anche verso una dimensione 4.0 dove il sistema fisico e quello digitale sono sempre più interconnessi ed i vecchi modelli di business probabilmente andranno riadattati. Siamo allineati sul fatto che sia necessario un sostegno economico alle imprese, uno sviluppo di competenze avanzate - a partire dalla formazione - e una diffusione della cultura digitale per rendere il nostro settore veramente 4.0. Si va dai sensori in cantina per la certificazione dei prodotti agli strumenti per migliorare la qualità della

vinificazione e per la produzione dell’uva. Dalla gestione del vigneto ai processi di vinificazione e certificazione, fino alla comunicazione della cantina questi gli ambiti in cui muoversi, in un mix di realtà aumentata e realtà virtuale. Con la realtà virtuale sarà possibile migliorare il processo di formazione e consentire le visite in cantina con un notevole risparmio di tempo e denaro, processi importanti anche se personalmente continuo a credere nel valore di poter “respirare” il territorio in cui un vino nasce: il viaggio enogastronomico resta uno strumento fondamentale per arrivare al consumatore offrendo esperienze a 360°, più o meno virtuali!”. Innovarsi significa diventare più competitivi sul mercato internazionale: ritiene che sia importante tale processo di trasformazione da un punto di vista economico? “Per diventare più competitivi sui mercati con Avito abbiamo individuato innanzitutto quattro C direttrici in cui intendiamo muoverci con un approccio nuovo. La prima riguarda la ricerca in ambito vitivini- M colo, con l’obiettivo di studiare cloni di Sangiovese – e Y degli altri vitigni impiantati in Toscana – più resistenti CM al cambiamento climatico ed alle malattie della vite. MY L’importanza di questo obiettivo è evidente, perché già oggi il riscaldamento globale incide sulla qualità e CY sulla quantità dei nostri prodotti. A parità di condizioni,CMY nel prossimo futuro l’incidenza sarà ancora maggiore, K con ripercussioni inevitabili sulla tenuta delle nostre quote di mercato, sui bilanci delle imprese e sui livelli occupazionali. La ricerca è la sola strada che possiamo percorrere, anche se per sua natura necessita di continuità temporale e della convinta partecipazione di una molteplicità di soggetti, istituzioni e università soprattutto, con ritorni che si misurano nell’arco dei decenni. La seconda riguarda le risorse idriche. I fenomeni di carenza idrica sono diventati una costante delle nostre stagioni estive, è quanto mai necessario ripristinare il reticolo regionale degli invasi anche stimolando gli investimenti privati, ma alla sua base dev’esserci una profonda revisione della normativa vigente. La terza linea riguarda il potenziamento del “Brand Toscana” e lo sviluppo organico dell’offerta enoturistica. Oggi anche i marchi più forti e stabili devono continuamente a ravvivare immagine e allure, perché viceversa si rischia di uscire dal cono di attenzione ed essere relegati nelle seconde linee. Infine, la quarta linea è rappresentata dal controllo della fauna selvatica: un problema diventato sempre più grande con il passare degli anni e reso ancor più delicato dal fatto che tocca interessi contrastanti, agricoltori da un lato e cacciatori dall’altro. Sono consapevole che non esista una soluzione facile e indolore, ma forse una strada andrebbe cercata facendo convergere, anche solo parzialmente, gli interessi delle parti”.

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TERRA DI SETA. IL SEGRETO DEI SUOI VINI È GIÀ NELL’ETICHETTA RISPETTO PER LA NATURA, CURA DEI DETTAGLI E QUEL LEGAME CON IL TERRITORIO CHE RENDE I SUOI PRODOTTI SPECIALI: ECCO TERRA DI SETA otherwise: Terra di Seta rises in a unique place, 480 meters above the sea level, in the South of Chianti Classico, near Vagliagli. It’s a place were winemaking has been practiced for centuries. Since 2001, when Maria and Daniele decided to start their activity, the winery has an organic management. This choice arises from the wish to protect this territory and to promote biodiversity. “Nature has its times and the secret is waiting”, say Maria and Daniele, who can count on the experience of their agronomist, Ruggero Mazzilli, and of their oenologist, Enrico Paternoster. The grapes (almost exclusively Sangiovese) are harvested manually, while the modern technologies employed in the cellar allow to combine tradition and innovation. In 2008, the winery has gained the Kosher certification: a further way to offer to its customers the guarantee of a peculiar care in every step of the production. Terra di Seta Loc. Macie – Vagliagli , SP 9 n. 54 53019 Castelnuovo Berardenga (SI) Tel. +39 0577322428 info@terradiseta.it W TERRADISETA.IT Prendendo in mano una bottiglia di Terra di Seta, salta subito all’occhio un dettaglio: una serie di piccoli numeri sono stampati sull’etichetta. Particolare che può sembrare irrilevante, ma che, invece, ha un significato profondo. Si tratta delle coordinate geografiche della cantina: un modo per far capire subito quanto intenso sia il legame con il territorio. E non potrebbe essere altrimenti: Terra di Seta si trova in un luogo unico a 480 mt s.l.m., a sud del Chianti Classico, vicino Vagliagli; una zona in cui si produce vino da millenni. Dal 2001, anno in cui Maria e Daniele decidono di avviare il progetto, l’azienda è a conduzione biologica. Una scelta dettata dalla volontà di tutelare il territorio e promuovere la biodiversità. “La natura ha i suoi ritmi, il segreto è saper aspettare” dicono Maria e Daniele, che si avvalgono anche dell’esperienza dell’agronomo Ruggero Mazzilli e dell’enologo Enrico Paternoster. Le uve, quasi esclusivamente Sangiovese, sono raccolte a mano, mentre le moderne tecnologie di vinificazione usate in cantina permettono di coniugare tradizione e innovazione. Nel 2008, l’azienda ha ottenuto la certificazione Kosher: un

modo in più in cui il cliente può essere sicuro dell’attenzione dedicata ad ogni fase della produzione. EN - Terra di Seta, the secret of its wines is revealed in the label. Respect for nature, care for details and a bond with its territory that makes its productions special: that’s Terra di Seta. As you look at a bottle of Terra di Seta, there’s one detail that immediately jumps to your eye: a sequence of numbers printed on the label. It can appear an irrelevant detail but it has a very important meaning. These are the geographical coordinates of the winery: a way to express its intense bond with its territory. And it couldn’t be

“Terra di Seta si trova in un luogo unico a 480 mt s.l.m., a sud del Chianti Classico, vicino Vagliagli; una zona in cui si produce vino da millenni”

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MOLISE

LA SCOMMESSA DELLA TINTILIA L’impegno dei viticoltori del Consorzio di tutela della Tintilia del Molise per far crescere la qualità e la conoscenza di un vitigno imprescindibile espressione del territorio

DI EMANUELE GORELLI

In passato la produzione enologica del Molise veniva confusa con quella delle regioni confinanti ritrovando in molti dei sui vini Doc le principali varietà del vicino Abruzzo e della Campania come Montepulciano, Aglianico, Falanghina e Trebbiano. Oggi, il Molise ha conquistato un suo spazio nel panorama vinicolo italiano, con vini dal forte carattere territoriale come la Tintilia del Molise Doc, espressione della tipicità e dell’identità di questa regione. L’ottima qualità della sua ancor piccola produzione ha fatto della Tintilia un vino simbolo della rinascita vitivinicola molisana. “Negli ultimi 20 anni i nostri viticoltori si sono fortemente impegnati in sperimentazioni per migliorare la qualità della Tintilia – spiega Pasquale Salvatore, Presidente del Consorzio di Tutela della Tintilia del Molise - investendo in innovazione tecnologica sia nella gestione del vigneto sia nelle fasi della vinificazione, trovando un filo conduttore che rende questo vitigno oggi riconoscibile”. Un Consorzio che cresce anche in termini di superficie vitata passando dai 24 ettari in produzione nel 2018 ai 39 nel 2019. “Contiamo - aggiunge Pasquale Salvatore - di essere ancor più rappresentativi del territorio coinvolgendo anche altri viticoltori molisani, per questo vogliamo far leva su futuri progetti di innovazione e promozione da realizzare con i diversi attori del territorio, in primis l’Università e l’Agenzia Regionale per sviluppo agricolo Arsap. Un impegno del Consorzio è far conoscere la Tintilia del Molise, attraverso iniziative ed eventi legati al mondo del vino. Abbiamo un accordo con le associazioni di sommelier per introdurre il nostro vino all’interno dei programmi di studio. All’estero, sono i nostri singoli viticoltori che fanno conoscere la Tintilia ma puntiamo, anche attraverso il bando Ocm Vino, ad istituzionalizzare la nostra presenza, come avviene, in Italia, al Vinitaly con il supporto della Regione Molise”.

In alto un grappolo di Tintilia A sinistra un vigneto di Tintilia

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L’ottima qualità della sua ancor piccola produzione ha fatto della Tintilia un vino simbolo della rinascita vitivinicola molisana.


TRENTINO

I VINI TRENTINI NELL’ALTA VELOCITÀ DEL MERCATO INTERNAZIONALE Pietro Patton, presidente del Consorzio di tutela Vini del Trentino, e le nuove sfide per i vini trentini

foto di Stefano Masotto

DI MARTINA CILIANI

Dal 2017 ad oggi l’export è rimasto invariato a 355 milioni di euro, pari a 1,335 milioni di ettolitri. In questo scenario gli Stati Uniti assorbono il 51% del valore totale dell’export trentino e sono il primo mercato di destinazione, seguono UK e Germania.

L’internazionalizzazione del mercato vinicolo è oggi una grande opportunità per le aziende poiché consente ai produttori di far conoscere, nello scenario più ampio, i preziosi frutti della propria terra. Tuttavia è un processo molto complesso che richiede capacità di osservazione e di lettura del mercato, il tutto in un “marketing di sistema” che faccia conoscere le realtà enologiche dell’intera regione. Lo sanno bene in Trentino dove questa potenzialità si fonda su strategie di penetrazione ben calcolate. Ne abbiamo parlato con Pietro Patton, Presidente del Consorzio di tutela Vini del Trentino. L’inizio dell’anno è stato caratterizzato dalla minaccia di nuovi dazi sul mercato Usa: quali conseguenze provocherebbero per il vostro ambito? “Per i vini trentini il mercato americano è il più rilevante, soprattutto per il Pinot grigio. In generale, l’innalzamento dei prezzi sulle bottiglie esportate in America sarà signi-

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ficativo per vini da 8/10 dollari, mentre per bottiglie più importanti non vi saranno forti ripercussioni in tal senso”. Parlando di internazionalizzazione, quali sono attualmente le sfide e le opportunità dei vostri vini sul mercato estero? “Il mercato internazionale del vino è fortemente competitivo, specialmente per i prezzi. Parte dei produttori trentini raggiunge i mercati esteri vendendo a prezzi contenuti. Poi, a livello territoriale, vi sono realtà più grandi che, orientandosi su fasce di prezzo diverse, sono in competizione con paesi che fino a qualche anno fa non vendevano sul mercato internazionale”. Quindi quali strategie vanno intraprese per raggiungere i clienti esteri? “Bisogna avere certificazioni adeguate, nonché strutture e tanta promozione. Oggi c’è la possibilità di usufruire degli Ocm Vino che riguardano il finanziamento e la promozione sui mercati extra-europei, iniziative che aiutano le imprese ad avere visibilità nel contesto internazionale, tenendo conto che il Trentino è un piccolo puntino sul mappamondo e anche le produzioni non sono così elevate”. Secondo le proiezioni IWSR entro il 2020 la Cina sarà il primo consumer di vino al mondo. Come intercettare quei consumatori? “Per il Trentino Il mercato cinese è ancora un’incognita da esplorare ma che merita di essere considerata. Teniamo conto che sono Paesi con una cultura del vino diversa: quello cinese è un mercato in cui è più facile arrivare con i vini rossi mentre per il Trentino l’80% della produzione di vino è bianco. I produttori trentini che raggiungono la Cina sono a tutti gli effetti dei pionieri; anche perché non esiste una vendita diretta e c’è bisogno di una distribuzione di persone specializzate che abbiano delle sedi nel sud-est asiatico”. In quanto Consorzio quali sono i progetti per il 2020? “Continuiamo la collaborazione con la Strada del vino e dei Sapori della Provincia di Trento. Il 2020 sarà un calendario ricco di appuntamenti enogastronomici, culturali e artistici dalla mostra dei vini trentini agli itinerari enoturistici alla scoperta dei masi dove degustare vini, spumanti e birre artigianali”.


VENETO

“WINE TO ASIA”: LA STRADA DELL’INNOVAZIONE PASSA DA SHENZHEN Una newco a maggioranza italiana tra Veronafiere e Pacco Cultural Communication Group: nasce “Shenzhen Baina International Exhibitions” DI ALESSANDRA MORO

Vinitaly, che per la 54° edizione si svolgerà dal 19 al 22 aprile, negli anni ha moltiplicato i suoi presidi nel mondo, consolidando quello che ormai si può definire un vero e proprio brand, per il quale oggi il Far East rappresenta la nuova “terra di conquista” per Veronafiere, come conferma il direttore generale Giovanni Mantovani. “Per quell’area abbiamo creato un’iniziativa permanente, considerando che la domanda globale di vino dell’Asia orientale vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all’aggancio del nord America, che somma 6,95 miliardi di euro. Nella corsa al vino, l’Asia orientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227%”. In tale direzione, Veronafiere ha firmato con Pacco Cultural Communication Group la costituzione della newco a maggioranza italiana denominata “Shenzhen Baina International Exhibitions”, per realizzare fiere ed eventi in Cina e in Asia. Il primo impegno sarà “Wine To Asia”, dal 9 all’11 novembre 2020, nel nuovo quartiere fieristico Shenzhen World: una manifestazione b2b, che prevede nella fase di start-up la presenza di 400 espositori, con aziende italiane, europee, cinesi e nordamericane. L’iniziativa si colloca in una delle zone più dinamiche della Cina, con oltre 100 milioni di abitanti. “Shenzhen ha il più alto tasso di crescita economica in Cina negli ultimi venti anni e sono presenti il 30% degli importatori totali di vino – sottolinea Mantovani – ed è la terza città per importanza economica dopo Pechino e Shanghai, considerata la città dell’innovazione e della comunicazione digitale”. Con cosa si sposa il vino a Shenzhen? Esplorando la gastronomia, si scopre una cucina fusion, ove spicca un assortimento di carne fredda servita con noodles caldi e piccanti. Fra le attrattive, oltre a 70

Lucia Pasqualini, Console Italia Guangzhou Giovanni Mantovani, direttore generale Veronafiere

km. di spiagge, il LuoHu Commercial City - centro commerciale noto per i suoi “falsi”: orologi, abbigliamento, accessori, telefonia, tutto rigorosamente contraffatto – e, imperdibile per gli appassionati di tecnologia, la Huaqiangbei Commercial Street, costellata di elecronics markets. La Pacco Cultural Communication Group si occupa di strategie di promozione in Cina nei settori wine&food e lifestyle e collabora con Veronafiere/ Vinitaly già da 6 anni, seguendo il fuori salone di Chengdu e i road show promozionali e culturali. “Questa lunga collaborazione – precisa Alan Hung, CEO di Pacco Cultural Communication Co., Ltd ha permesso di conoscerci bene e raggiungere oggi questo accordo, al fine di cogliere nuove opportunità per il settore vitivinicolo sia in Cina che in Asia, mercati con la maggiore crescita potenziale al mondo”. “Wine To Asia” rientra in una strategia che vuole incrementare a Vinitaly 2020 i buyer statunitensi

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e cinesi, supportata dall’avvio del progetto “Impact factor”: interazione con le imprese, ottimizzazione dei flussi commerciali, tracciabilità garantita dalle nuove tecnologie. “L’osservazione dei mercati – conclude Mantovani – ci restituisce una fotografia altamente competitiva del settore. Il nostro compito è portare valore aggiunto al prodotto-Italia attraverso un’innovazione di processo e di sistema in grado di alzare le quote del nostro mercato”.

“Questa lunga collaborazione – precisa Alan Hung, CEO di Pacco Cultural Communication Co., Ltd - ha permesso di conoscerci bene e raggiungere oggi questo accordo, al fine di cogliere nuove opportunità per il settore vitivinicolo sia in Cina che in Asia, mercati con la maggiore crescita potenziale al mondo”.


VILLA EDEN UNA DIMORA LUXURY STYLE, UNO STILE LIBERTY CHE SAPIENTEMENTE UNISCE UN’ATMOSFERA ACCOGLIENTE ALL’ELEGANZA DI MERANO PER UN SOGGIORNO DA DEDICARE AL BENESSERE, COL SAPORE DELLA VACANZA DI LUSSO

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30 CAMERE, TRA CUI CINQUE NUOVE LUXURY SUITES, CURATE NEI MINIMI DETTAGLI, PER UNA PAUSA DI RELAX DA REGALARE A SE STESSI

Un soggiorno da dedicare al benessere, col sapore della vacanza di lusso: la scelta di Villa Eden Leading Park Retreat di Merano (BZ) è perfetta per chi cerca il top nei servizi e vuole il massimo da una Medical Spa. Solo 30 camere, tra cui cinque nuove luxury suites, curatissime nei dettagli accolgono gli ospiti come in un nido, per una pausa di relax da regalare a se stessi. Il ristorante, composto da due eleganti sale distinte, offre la possibilità di scegliere menu a calorie calibrate o menu degustazione, in entrambi i casi ispirati alla cucina del territorio e mediterranea, con molte opzioni per ospiti vegetariani e vegani. Il centro benessere, in cui è presente un medico come direttore sanitario, è uno dei più rinomati del territorio: qui è possibile provare i trattamenti più innovativi, ponendo l’attenzione tanto sulla bellezza quanto sulla salute. Il check-up medico che viene effettuato all’arrivo consente di personalizzare i percorsi di cura e benessere, creando programmi dettagliati di trattamenti, alimentazione e attività fisica soft. I bestsellers di Villa Eden, scelta anche da molte celebrities per rimettersi in forma, sono i programmi di dimagrimento e i percorsi antiage per il viso: per un risultato subito visibile le proposte settimanali/di dieci giorni sono l’ideale. Su prenotazione è possibile effettuare anche piccoli interventi di chirurgia estetica, cui abbinare un soggiorno specifico che può dimezzare i tempi di recupero. Ogni giorno in agenda ci sono passeggiate e visite guidate alla scoperta del Meranese, yoga in palestra o acquagym in piscina, e lo staff di Villa Eden è a completa disposizione per organizzare transfer e collegamenti per gli ospiti dalla stazione di Merano e Bolzano o dall’aeroporto di Verona e Innsbruck. Villa Eden Leading Park Retreat, via Winkel 68/70 39012 Merano (BZ), Tel. +39 0473 236583 info@villa-eden.com

EN - Villa Eden Leading Park Retreat. Where wellness is luxury style. A liberty dwelling in a wide private park combines a warm atmosphere with the contemporary high-class elegance of Merano (BZ) A stay dedicated to wellness, with the taste of a luxury vacation: Villa Eden Leading Park Retreat di Merano (BZ) is ideal for everyone who looks for top services and the best Medical Spa. Thirty rooms only, with five new luxury suites, designed with a meticulous care for every detail, welcome the guests in a warm nest to offer them a unique relaxing pause. The restaurant consists in two different elegant rooms and offers the possibility to choose a measured calorie menu or a tasting menu, both inspired by the Mediterranean cuisine with many options for vegetarians and vegans. The wellness center, whose director is a doctor, is one of the most renowned in this area. Here it is possible to try the most innovative beauty and health treatments. A medical check-up is undertaken on arrival and let the guest to receive personalized care and wellness programs, including diet and soft training. The bestsellers of Villa Eden, which has been chosen by many celebrities to get back into shape, are the weight-loss programs and the anti-aging facial programs: for a visible result, the one-week or ten-day offers are ideal. Also, it is possible to date small cosmetic surgery procedures, to match with a specific stay in order to halve the recovering period. Every day the schedule proposes walks and guided tours to the discovery of the Merano area, yoga in the gymnasium or aquagym in the swimming pool. The staff of Villa Eden is at the guests’ complete disposal to organize transfers and shuttle services from and to the rail stations of Merano and Bolzano and from and to the airports of Verona and Innsbruck.

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SUL WEB

Villa Eden Leading Park Retreat www.villa-eden.com


Wine Experience

A CURA DI VALENTINA MEROLLI

Classe 74, Valentina Merolli si avvicina fin da giovane al mondo del vino, facendo della sua grande passione una professione. Conseguito il diploma AIS, vince nel 2009 il concorso Master del Sangiovese e si aggiudica il primo premio come miglior sommelier toscana. Solo pochi anni

dopo si colloca al terzo ed al secondo posto nella classifica nazionale AIS. Importanti ristoranti stellati, italiani e non, l'hanno voluta tra le fila dello staff; eccentrica e poliedrica, si distingue per le grandi doti comunicative e per l'originale impostazione delle sue degustazioni.

LA FORTUNA

BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG VITIGNO/VINES: SANGIOVESE GROSSO REGIONE/REGION: TOSCANA ZONA/AREA: MONTALCINO

Vino che si presenta di un colore brillante rosso melograno di bella trasparenza e luminosità, consistenza, estratto ed alcolicità in generose lacrime ed archetti. L’aspetto olfattivo è bello, di impatto intenso e piacevole, si sviluppa su note di frutta a bacca scura speziata e in alcol, note limpide, vago sentore calcareo affumicato molto territoriale ed elegantissima nota di legno. È una miscela di pregiate spezie, sottile e bellissimo. Di beva elegante, molto secco e con certe note di austerità, conferite da un corpo cui non manca vigore e da un tannino di bellissima fattura che si esprime con forza e maturità, bella freschezza e finale con richiami di frutti scuri in alcol, hummus, spezie. Essenziale e diretto, bellezza espressiva e complessità, si allarga in bocca con grande persistenza. Un vino di Classe, ampiamente godibile nelle sue evoluzioni.

This wine shows a bright pomegranate red color, a beautiful transparency and brightness, good consistency, extract and alcohol content through its generous drops and arches. Its bouquet is intense and pleasant, with black fruits perfumes, spices and alcohol aromas, clean inklings, territorial light calcareous smoked nuance and a very elegant wood inkling. A combination of fine spices, precious. Elegant and very dry taste with severe inklings due to a powerful body and a fine tannin that expresses itself with strength and maturity. Fresh, its ending recalls dark fruits preserved in alcohol, hummus and spices. Essential and direct, expressive and complex, in the mouth offers a long-lasting persistence. A high-class wine, pleasant in its evolutions.

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TENUTALAFORTUNA.IT


PELLICOLE DI GUSTO

In the mood for love, gli amanti del gusto A CURA DI LORENZO BIANCIARDI

Ne abbiamo fatta di strada da quel novembre 2008, quando abbiamo iniziato a parlare di cinema e sapori su queste pagine. Eccoci qua, siamo arrivati a 80 puntate di “Pellicole di Gusto” e vogliamo festeggiare questo traguardo e il 2020 appena iniziato con un film che ci ha sempre appassionato: In the mood for love (2000) di Wong Kar-wai. Il gusto, lo sappiamo, non ha bisogno di fretta: servono tempi distesi e la giusta predisposizione mentale per apprezzare al meglio tutte le sfumature che un buon piatto o un bel calice ci possono riservare.

In the mood for love è una buona metafora di quello stato d’animo che ci fa essere “spettatori golosi”, perché descrive un gusto al rallentatore, sottile, mai evidente, che va ricercato nelle pieghe dell’implicito e del non-detto. Il film racconta di un uomo e una donna, fino a lì sconosciuti, che si trasferiscono a Hong Kong proprio lo stesso giorno e che si ritrovano vicini di casa, a pochi metri di distanza sullo stesso pianerottolo: la signora Chan (l’attrice Maggie Cheung) è una segretaria mentre Chow Mo-wan (Tony Leung) fa il redattore capo di un giornale locale. La vicenda è incentrata sull’incontro dei due personaggi, che iniziano a conoscersi attraverso sguardi fugaci, mani sfiorate e parole abbozzate. Fino a che non cominciano a frequentarsi di nascosto, complice l’assenza dei rispettivi coniugi, entrambi lontani da Hong Kong. Ad unirli, un comune sentimento di abbandono e solitudine; e poi un’attrazione sensuale che resta sempre nell’aria, sottintesa, volubile, segreta. Così come il gusto, che viene introdotto come un “comprimario”, ma che è spesso presente sullo schermo: i due protagonisti si ritrovano molte volte attorno a una ciotola di riso o di ramen. Mangiano insieme, assaporano gli stessi ravioli al vapore e condividono la zuppa al sesamo cucinata dalla signora Chan. Bellissima la sequenza al ristorante in cui la macchina da presa si sposta lateralmente da un piatto all’altro dei commensali, svelando il dettaglio della salsa piccante, offerta dal signor Chow alla signora Chan per rendere la carne più saporita. La sensazione, per tutta la storia, è quella di vivere in un flashback. Esattamente come accade ai sapori, che si nutrono del déjà gouté, cioè del confronto con tutto ciò che nel passato abbiamo “già gustato”. Il cibo prova a riempire uno spazio vuoto e fa da cornice a confessioni e amare scoperte: è proprio a tavola che i protagonisti hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà e svelare che i rispettivi partner hanno una relazione nascosta tra loro. Ma se le coincidenze nel film non sono mai casuali, così anche il sapore non può essere un elemento di passaggio. Tra ombre e silenzi, in questo regno di piccoli particolari dai contorni indistinti e sfuocati, il gusto non rappresenta solo una “somma di pietanze” in tavola, ma vive di una dimensione interiore e personale. Come il film, è un’emozione da vivere al rallentatore.

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food&beveragenda

15/02 RIMINI

BEER AND FOOD ATTRACTION 15 – 18 febbraio 2020 Beer&Food Attraction è la manifestazione unica nel suo genere che riunisce in un solo appuntamento la più completa offerta nazionale e internazionale di birre, bevande, food e tendenze in campo out of door. Le birre sono al centro dell’innovazione e attraggono nuovi stili di consumo, integrandosi con il beverage ed il food più creativo. A Beer&Food Attraction è rappresentata l’intera filiera beverage grazie alla contemporaneità con BBTech expo, la fiera professionale delle tecnologie per birre e bevande. Una vera fiera nella fiera in cui fare network fra professionisti delle materie prime, delle tecnologie e del packaging, con oltre 32.000 operatori e buyer selezionati e un calendario con più di 100 eventi, fra incontri, workshop e showcooking. W BEERANDFOODATTRACTION.IT

vento, la terza organizzata da IEG che nel settore food & beverage ha consolidato la propria presenza con manifestazioni internazionali leader quali Sigep, Beer & Food Attraction, BBTech Expo, Foodwell Expo e Cosmofood. Per rispondere alle esigenze dei professionisti del pasto fuori casa e potenziare le occasioni di incontro e d’affari, Golositalia 2020 differenzia gli spazi espositivi e le date di apertura rivolte agli operatori e al grande pubblico. Fulcro delle attività di business per intercettare tutte le novità e le tendenze del settore è, infatti, l’area Foodservice dedicata al B2B (ingresso consigliato pad. 5) che da domenica 23 febbraio a mercoledì 26 febbraio ospita le realtà più importanti della distribuzione e della produzione interessate ad entrare in contatto con gli operatori di attività commerciali quali bar, ristoranti, pizzerie, hotel, strutture ricettive per esplorare opportunità di crescita e sviluppo. L’area Gourmet invece (ingresso consigliato pad. 7 bis) accoglie il grande pubblico di golosi e foodlovers da sabato 22 a martedì 25 febbraio con un’ampia panoramica di proposte culinarie. W GOLOSITALIA.IT

1/03 LIDO DI CAMAIORE (LU)

22/02 MONTICHIARI (BS)

GOLOSITALIA 22 – 26 febbraio 2020 Torna Golositalia, la manifestazione che Italian Exhibition Group dedica ai professionisti della ristorazione extra domestica del Nord Ovest. Da sabato 22 a mercoledì 26 febbraio 2020 il Centro Fiera del Garda di Montichiari (Bs) diventa vetrina per l’intera filiera dell’enogastronomia e, grazie ad un format rinnovato, si prepara ad offrire un’occasione unica per il segmento del “fuori casa”. Attrezzature, tecnologie, impianti, accessori ed eccellenze del food & beverage sono protagoniste della 9a edizione dell’e-

TERRE DI TOSCANA 1 – 2 marzo 2020 Giunta alla sua XIII edizione, Terre di Toscana tornerà nel mese di marzo con 140 vignaioli e 700 etichette a Lido di Camaiore. Questi i numeri nudi di una grande rappresentazione pronta a conquistare i palati dei wine lovers, della stampa e degli operatori di settore nelle luminose ed eleganti sale dell’ UNA Esperienze Versilia Lido, sul lungomare di Lido di Camaiore. Le cantine proposte dal team di Acquabuona.it, testata giornalistica on line tra le più storiche ed accreditate d’Italia nonché organizzatrice di “Vini d’Autore - Terre

d’Italia”, manifestazione dedicata all’eccellenza enoica nazionale che si svolge in Versilia nel mese di maggio di ogni anno, rappresenteranno ai massimi livelli i più importanti distretti vitivinicoli regionali, consentendo così di addentrarsi in denominazioni “dall’antico blasone” come Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Morellino di Scansano così come in denominazioni nate in tempi più recenti ma di grande appeal come Bolgheri, Val di Cornia, Val d’Orcia, Cortona, le Colline lucchesi, pisane e massesi, e in alcune enclave ”appartate” ma dal fascino irresistibile come Mugello, Casentino, Versilia e Isola d’Elba. W TERREDITOSCANA.INFO

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4/04 CITTÀ DI CASTELLO

ONLY WINE FESTIVAL 4 – 6 aprile 2020

MILANO

WINELIVE 1 – 2 marzo 2020 Un appuntamento internazionale con il vino. Milano diventa la capitale del vino “artigianale”: al Palazzo del Ghiaccio si danno appuntamento oltre 150 produttori italiani ed esteri che lavorano con metodi agricoli che richiamano al tema della naturale vitalità del vino. Un grande evento dove incontrare i produttori, assaggiare i loro vini e ascoltare i racconti dei loro territori. Live Wine è un salone-mercato, rivolto ai professionisti e al grande pubblico. Nel prezzo del biglietto di ingresso sono compresi tutti gli assaggi. Su prenotazione, degustazioni guidate di approfondimento. W LIVEWINE.IT

24/03 TRIESTE

IWINETC 24 – 25 marzo 2020 Il Friuli Venezia Giulia sarà la sede della dodicesima edizione dell’International Wine Tourism Conference 2020

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(IWINETC), uno dei convegni annuali sull’Enoturismo più importanti su scala mondiale. L’incontro si celebrerà nella Stazione Marittima e Magazzino 42 della città di Trieste nei giorni 24 e 25 marzo e conta dell’appoggio di Promoturismo FVG. Consisterà in due giornate di dibattiti e riflessioni per orientare l’offerta adattandola alle nuove tendenze della domanda. W IWINETC.COM

Only Wine è sinonimo oramai di giovani produttori e piccole cantine, ma anche di grandi vini di qualità come quelli selezionati da Luca Martini, già miglior sommelier del mondo. Si terrà nel Centro Storico di Città di Castello, in provincia di Perugia, il 4 - 5 - 6 Aprile 2020, e avrà come protagoniste le migliori 100 piccole cantine e i giovani produttori “under 40”: tre giorni di evento, di cui il lunedì sarà dedicato a operatori di settore e stampa. Il calendario – sempre molto ricco – quest’anno vanta anche due degustazioni d’eccezione. La Prima è l’OnlyWine Excellence, dove protagoniste saranno 6 etichette che raccontano alcune delle nostre eccellenze italiane: Barbaresco Docg “Roagna Paje” 2008; Barolo Docg Percristina 1997 (Domenico Clerico); Toscana Rosso IGT “Le Pergole Torte” 1994 (Montevertine); Brunello di Montalcino “Riserva Intistieti” 1995 Case Basse di Gianfranco Soldera; Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune 1995 cantina Santadi e un Salice Salentino Doc “Solaria Jonica 1959” della cantina Antonio Ferrari. Con l’Expérience du Bourgogne ci spostiamo, invece, in Francia per assaggiare un Corton Charlemagne del 2012 Louis Jadot Domaine des Heritiers; si prosegue poi con un immancabile Chablis Le Clos Gran Cru del 2014 del Domaine Jean Paul e Benoît Droin; e ancora Bourgone Rouge 2015 Domaine Leroy; Clos de la Roche Grand Cru 2015


Francois Feuillet e per finire uno Chambertin Gran Cru 2014 del Domaine Trapet Pére et Fils. W ONLYWINEFESTIVAL.IT

02/2020 04/2020

23 – 24 FEBBRAIO

15/04

VINOI

Firenze www.vinoi.it

23 – 24 FEBBRAIO TOKYO

WINE&GOURMET JAPAN 15 – 17 aprile 2020 Il Giappone è il terzo mercato economico più grande dopo Stati Uniti e Cina, con una cultura alimentare unica e sofisticata. Wine & Gourmet Japan è l’unica piattaforma professionale dedicata a cantine internazionali, produttori di birra, liquori e prodotti gourmet sul mercato giapponese. Arrivato alla sua undicesima edizione, l’evento offre attività di matching altamente personalizzate, sia online che in loco, per espositori e buyer. L’evento combina la tradizionale fiera B2B con un programma di eventi completo che comprende seminari, degustazioni, sessioni di abbinamento vini, premi per le etichette più belle, tavole rotonde e molto altro ancora.

W WINEANDGOURMETJAPAN.COM

VINNATUR GENOVA Genova www.vinnatur.org

4 - 6 APRILE

ONLY WINE FESTIVAL Città di Castello (PG) www.onlywinefestival.it

19 – 22 APRILE

VINITALY 1-3 MARZO

Verona www.vinitaly.com

Milano www.winelive.it

18 – 19 APRILE

1-2 MARZO

Magré (BZ) summa-al.eu

Lido di Camaiore (LU) www.terreditoscana.info

18 – 20 APRILE

WINE LIVE

SUMMA

TERRE DI TOSCANA

17/04 VOLTERRA (PI)

24 – 25 MARZO

17 aprile – 7 agosto 2020 Tornano le Cene Galeotte, progetto ideato dalla direzione della Casa di Reclusione di Volterra (Pisa) e realizzato in collaborazione con Unicoop Firenze e la Fondazione Il Cuore Si Scioglie Onlus che, dal 2006, fa della struttura toscana non solo un luogo unico di integrazione e solidarietà, ma anche un punto di riferimento per tanti altri istituti italiani che propongono oggi analoghi percorsi rieducativi. Un successo crescente raccontato dai numeri, con oltre mille partecipanti la scorsa edizione e più di 16 mila visitatori dall’esordio di un’iniziativa che propone ai detenuti un percorso formativo attraverso cene mensili aperte al pubblico e realizzate con il supporto – a titolo gratuito - di chef professionisti. Le Cene Galeotte confermano inoltre la loro natura solidale: il ricavato di ogni serata – 45 euro il costo, 35 per soci Unicoop Firenze: circa 100 i posti disponibili - è interamente devoluto a progetti di beneficenza di respiro nazionale ed internazionale W CENEGALEOTTE.IT

PESARO WINE FESTIVAL Pesaro www.pesarowinefestival.it

03/2020

15 – 17 MARZO

CENE GALEOTTE

4 - 5 APRILE

VINNATUR

Gambellara (VI)

PROWEIN

25 – 26 APRILE

Dusseldorf www.prowein.it

VINUM

Alba www.vinumalba.com

IWINETC

Trieste www.iwinetc.com

05/2020 1 – 2 - 3 – 9 - 10 MAGGIO

VINUM

Alba www.vinumalba.com

9 – 10 MAGGIO

NIZZA È BARBERA www.nizzaebarbera.wine

17 – 18 MAGGIO

TERRE D’ITALIA

Lido di Camaiore (LI) www.vinidautore.info Golositalia

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TENDENZE SPARKLING

CUVÉE SPECIALI

a cura di Chiara Martinelli

IL PROGETTO AKINAS SPIN OV

AZIENDE E ISTITUZIONI UNITE NELLA RICERCA E NEL PROGRESSO DELLA VITICOLTURA SARDA Spumante e Sardegna? No, non è un ossimoro. Per capire l’accezione “bollicine sarde” così come appare di primo impatto, in un territorio non prettamente legato a tale eccellenza enoica, occorre fare un passo indietro, fino alla nascita di Akinas Spin Ov, il progetto di ricerca innovativo condotto con attività di sperimentazione dall’agenzia regionale Agris Sardegna, finalizzato al recupero e allo studio delle caratteristiche dei vitigni autoctoni minori. A chiarire i dettagli di questo virtuoso esempio nel campo della spumantistica è Gianni Lovicu referente e responsabile del team di ricerca dell’omonima agenzia. “Akinas Spinov – spiega Lovicu - è in realtà lo step successivo del progetto Akinas. Sp.in.o.v. è l’acronimo di spumanti innovativi ottenuti da vitigni autoctoni nato tre anni fa con l’obbiettivo di individuare un lotto di vitigni utili per ottenere prodotti unici profondamente legati al territorio. La stragrande maggioranza degli “unicum” (vitigni coltivati o presenti soltanto in Sardegna, portati alla luce con il primo progetto Akinas) hanno rivelato caratteristiche interessanti per la produzione di vini spumanti. Siamo partiti da una sessantina di vitigni, per arrivare nel corso dei tre anni del progetto, a circa una ventina di varietà minori (non parliamo dei classici vermentino, moscato e malvasia che danno comunque origine a dei vini frizzanti apprezzati)” . Come è nata l’idea di una ricerca sullo spumante, in una regione che sembra esulare dai contesti delle più famose aree vitivinicole vocate a tale produzione? “Agris e Sardegna ricerche hanno risposto a precise richieste formulate dalle aziende, sia per la messa a punto come dicevamo di nuovi prodotti, sia per acquisire ulteriori informazioni su quei vitigni già utilizzati per la produzione di vini spumanti. Informazioni tecniche, utili anche alla definizione di disciplinari ad hoc. Effettivamente la Sardegna è al di fuori dei contesti tradizionali per la produzione di vini spumanti, ma le varietà autoctone (maggiori e minori) e il know how tecnologico acquisito dalle aziende isolane, ha permesso di ottenere dei prodotti tecnicamente ineccepibili e dotati di personalità. Alcune delle varietà minori hanno poi manifestato caratteristiche davvero insospettabili, inusuali in vitigni mediterranei”. Quali sono gli obiettivi finali e i futuri progetti di sviluppo per i produttori della Sardegna? “Sul breve e medio termine contiamo di dare maggiore supporto alle aziende, aiutandole a passare con maggiore facilità dallo stadio di prototipo al prodotto finale. Su un periodo più lungo contiamo di recuperare qualcuno dei vitigni inizialmente accantonati, ad esempio in areali ed ambienti diversi da quelli testati potrebbero dare risposte interessanti, e naturalmente continuare a dare supporto alle aziende. Alcune hanno addirittura iniziato ad utilizzare i vini Akinas come veicolo promozionale, altre contano di esordire a breve sul mercato”. Con il progetto Akinas Spinov la Sardegna recupera le varietà autoctone più interessanti per la produzione di vini spumanti

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ERBAMAT: CRESCE L’ATTESA PER L’INNOVAZIONE FRANCIACORTINA Nel 2017 è stato ufficialmente introdotto nel disciplinare del Franciacorta Docg (D.M. 14/07/2017) il vitigno autoctono Erbamat. I cambiamenti climatici uniti alla necessità di diversificare ed identificare maggiormente il prodotto con il territorio, hanno portato alla sperimentazione di Albematte (o Albamatta, Erbamatta, questi gli appellativi da cui deriva il nome) uva bianca, già citata dall’agronomo Agostino Gallo in un trattato del ‘500. La lenta maturazione del vitigno Erbamat sopperisce alle problematiche riscontrate in vitigni precoci tradizionalmente impiegati come lo Chardonnay e il Pinot che nell’ultimo decennio hanno assorbito gli effetti negativi dell’aumento delle temperature, costringendo a vendemmie sempre più precoci. La sperimentazione voluta dal Consorzio della Franciacorta tra il 2009 e il 2011 in collaborazione con l’Università degli studi di Milano assieme al Prof. Leonardo Valenti e l’agronomo Marco Tonni, ebbe inizio con alcune aziende franciacortine, Barone Pizzini, Ronco Calino, Ferghettina, Vezzoli, Castello Bonomi e Guido Berlucchi, che misero a disposizione i propri vigneti per lo sviluppo di impianti e di tutta una serie di prove sperimentali sul “Progetto Erbamat”. Oggi i risultati sono considerati più che soddisfacenti non solo da un punto di vista qualitativo (buon corredo acidico, freschezza e longevità) ma anche ampelografico, poiché il recupero del vitigno autoctono ha contribuito alla creazione di una “bollicina” più strettamente legata al territorio, nonostante l’impiego in percentuali maggiori dei tradizionali vitigni internazionali (il disciplinare per l’Erbamat ne prevede solo il 10%). La complementarietà di Erbamat nella cuvée è da considerare anche un plus a livello commerciale e di marketing strategico che va a delineare le peculiarità del Franciacorta assumendo caratteristiche vicine a quelle di un terroir. La commercializzazione delle prime bottiglie sul mercato non è ancora pronta, dovremo ancora attendere un po’ prima di degustare i nuovi Franciacorta con l’aggiunta del vitigno autoctono, ma alcune aziende hanno portato avanti altre tipologie di produzione più vicine agli Spumanti VSQ che esulano dalle rigide direttive del disciplinare. Infatti, già nel 2011 ci fu una produzione di Erbamat: Castello Bonomi fu l’unica azienda a vinificare separatamente queste uve ed è l’unica a disporre di una verticale 2011con la Cuvée 1564, disponibile in quattro annate, con un uvaggio composto da 40% Erbamat, 30% Pinot nero e 30% Chardonnay. Un esempio e l’esito concreto di come un esperimento di innovazione in ambito vitivinicolo possa declinarsi in altre possibili produzioni spumantistiche ottenendo creazioni singolari. Tra l’altro, la “Cuvée 1564” uscirà ad aprile 2020, in una limited edition di 800 bottiglie. Il progetto è frutto della ricerca e della sperimentazione per il recupero di un antico vitigno autoctono


DISTILLATI & CO. a cura di Martina Ciliani, Cecilia Filoni

IL SONDAGGIO

IL REVIVAL DEI LIQUORI DELLA TRADIZIONE I liquori tornano di moda. A dirlo il sondaggio dell’Osservatorio Wine&Spirits lanciato da Federvini ed elaborato da Nomisma Wine Monitor sui consumi italiani di spirits per il 2019: il 59% della popolazione tra 18-73 anni ne beve almeno una volta l’anno. L’impiego sarebbe maggiore tra gli uomini (62%) e tra i baby boomers (66%). Il revival dei liquori e il recupero delle ricette della tradizione, si presenta a seguito della connotazione geografica prevista dalla normativa europea del 2000 e dopo la creazione di un “sistema consorzio” che ha permesso anche ai piccoli e medi produttori di ritagliarsi un proprio spazio nel mercato. Con 970 milioni di euro in export nel 2018, il fatturato degli spirits made in Italy cresce del 2,1% e del 2,6% per i liquori. Un successo che porta l’Italia al secondo posto nel ranking dei principali esportatori mondiali, anticipata solo dalla Germania. (m.c)

INTERNAZIONALIZZIONE

QUANDO I DAZI COLPISCONO, L’ICE RISPONDE L’ICE, l’agenzia che incoraggia l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero, ha lanciato un programma di finanziamenti da 12 milioni di euro per le imprese danneggiate dai dazi punitivi Usa. Tra queste anche i liquori che in Usa risentono di un’imposta del 25% sul valore delle importazioni. Un dato preoccupante per le aziende italiane che esportano qui ben 173 milioni di dollari. L’ICE ha così predisposto un piano di promozione commerciale con eventi rivolti ai bartender e al personale trade al fine di sponsorizzare i loro liquori dall’East alla West Coast. A questo si aggiunge un pacchetto di servizi per agevolare la penetrazione commerciale delle aziende italiane nel mercato statunitense. (m.c)

ASSOCIAZIONI

ANAG, CAMBIA LO STATUTO MA NON GLI OBIETTIVI 2020, anno di cambiamenti. Per rispettare la riforma del Terzo Settore e il riordino del non profit, Anag si trasforma da Federazione ad Associazione Nazionale, diventando Associazione di Promozione Sociale (ANP). “Abbiamo deciso di modificare lo Statuto, ma i nostri obiettivi rimangono invariati - afferma la presidente Paola Soldi - Con lo stesso entusiasmo di sempre, continueremo a promuovere la cultura del buon bere consapevole, puntando sulla qualità e non la quantità”. Un cambiamento che sa di ritorno alle origini per Anag, che diventa nuovamente Associazione Nazionale come nel lontano 1978, anno della sua fondazione. (c.f.)

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BIO&GREEN

TUTTI PAZZI PER IL VINO BIO FederBio e UIV “a braccetto” per la valorizzazione del settore vitivinicolo biologico italiano

DI CARLOTTA LETTIERI

Ernesto Abbona, Presidente di UIV

Carta canta: il vino bio convince e conquista sempre di più. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Bio Nomisma, negli ultimi otto anni la viticoltura bio italiana è più che raddoppiata (+ 107% dal 2011 al 2018) e l’Italia (con un’incidenza pari al 15,8%) è il primo Paese per quota di vigneto biologico sulla superficie vitata totale. Nei primi otto mesi del 2019 le vendite di vino bio nella

grande distribuzione hanno raggiunto 35,2 milioni di euro con una crescita esponenziale del 363% rispetto al 2016. Inoltre secondo i dati Sinab, i vini e gli spumanti biologici hanno fatto registrare un incremento sia per quanto riguarda il fatturato (+38,6% nel 2018) che come quota sul totale del comparto con un’incidenza dell’1,4%. Dati significativi che hanno incoraggiato FederBio, la Federazione nazionale che da oltre 27 anni tutela e valorizza l’agricoltura biologica e biodinamica in Italia, e l’Unione Italiana Vini, la più rappresentativa associazione del settore vitivinicolo nazionale, a stringersi la mano siglando un’importante intesa per la tutela e la valorizzazione del settore vitivinicolo biologico italiano. “L’intesa - ha spiegato Ernesto Abbona, Presidente di UIV - dimostra la volontà di Unione Italiana Vini di promuovere l’eccellenza del vino italiano in tutti i suoi aspetti e di adeguarsi costantemente alla nuova sensibilità dei consumatori sempre più attenti a un consumo sostenibile e rispettoso dell’ambiente”. Obiettivo condiviso proteggere e tutelare l’ambiente attraverso la conservazione

Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio

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La coltivazione biologica viene identificata sempre di più come un metodo avanzato che contribuisce a esaltare la qualità dei vini, in particolare in quelli legati al territorio, anche nelle piccole denominazioni

e l’incremento della biodiversità vegetale e l’ottimizzazione del made in Italy alimentare, puntando sulla qualità e sull’autenticità del vino prodotto in Italia con metodo biologico e biodinamico, regolamentato e certificato e supportando l’internazionalizzazione delle imprese italiane del settore vitivinicolo. “Questo accordo - ha aggiunto Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio - intende preservare e migliorare la qualità dell’ambiente rurale e rafforzare la capacità competitiva e d’innovazione delle imprese italiane del settore attraverso lo sviluppo dell’agricoltura biologica”.


Comune di

Asciano

Copertina

Festa

2020

CARCIOFO

del

CHIUSURE 24 25 26 APRILE CENA

Servizio navetta gratuito dai Giardini Pubblici di Asciano

Laboratori per grandi e piccini Intrattenimento musicale

STAND GASTRONOMICO

E-Bike e Passeggiate alla scoperta del territorio

Scopri di più

•CHIUSURE• OLTRE 20 STAND DI PRODOTTI LOCALI E ARTIGIANALI

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www.prolocoasciano.it/festa-del-carciofo

APERTO A PRANZO E A CENA


EXTRAVERGINE NEWS a cura di Emanuele Gorelli

OLIO&TURISMO Antonio Balenzano Direttore dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio

L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA PER IL TURISMO DELL’OLIO ITALIANO È nata la “Carta dell’Accoglienza delle Città dell’Olio”, presentata a dicembre 2019 a Siena durante l’Assemblea Nazionale delle Città dell’Olio. Tra le sue finalità la valorizzazione dell’identità locale, della produzione tipica e della relativa offerta turistica, attraverso il riconoscimento dei territori come “Aree d’eccellenza di produzione dell’olio”. Un intervento che mira a sviluppare un’offerta turistica integrata tra olio, cultura e paesaggio rivolta ai turisti enogastronomici interessati a vivere un’esperienza nei territori olivicoli. “Le Città dell’Olio che adotteranno la Carta dell’accoglienza- spiega Antonio Balenzano, Direttore dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio - avranno un ruolo strategico di programmazione e di sintesi tra le realtà imprenditoriali del territorio e attraverso il loro impegno potranno puntare sull’impatto emozionale del paesaggio olivicolo, che diventa sempre di più un valore dal punto di vista turistico. Un’occasione per rilanciare la cultura e far conoscere l’olio extra vergine attraverso un’esperienza diretta nel luogo di produzione”. Il progetto si colloca all’interno di un nuovo quadro normativo che favorisce lo svilup-

EVENTI

AL VIA LA NONA EDIZIONE DI OLIO OFFICINA FESTIVAL Olio Officina Festival - Condimenti per il palato & per la mente, progetto culturale che punta all’affermazione della cultura dell’olio extra vergine, avrà come tema conduttore dell’edizione 2020 “L’Olio dei popoli”, con una ricca degustazione degli extra vergine provenienti da molti paesi del mondo. L’evento sarà l’occasione per celebrare due importanti anniversari: Il primo riguarda i 60 anni dell’olio extravergine di oliva riconosciuto con la legge n. 1404 del 13 novembre 1960 che è entrata in vigore la classificazione merceologica con cui ancora oggi in Italia e nel resto del mondo si classifica come “extra vergine” l’olio ricavato dalle olive; il secondo sono i 10 anni del progetto culturale “Olio Officina” di Luigi Caricato a favore della democratizzazione dell’olio. L’importante kermesse milanese sull’olio extra vergine e sui condimenti si terrà a Palazzo delle Stelline dal 6 al 8 febbraio W OLIOOFFICINA.COM

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po del turismo dell’olio. È stato infatti approvato l’emendamento in Legge di Bilancio 2020, con il quale vengono equiparate le attività di oleoturismo e quelle di enoturismo, permettendo ai produttori di olio di beneficiare degli incentivi di cui già beneficiano i produttori di vino per strutturare un’offerta turistica. “Ora bisogna fare sistema insieme alle Regioni che dovranno recepire la Legge - continua Antonio Balenzano - ma avendo un’esperienza consolidata sul turismo del vino credo che la cosa possa avvenire velocemente. Noi delle Città dell’Olio siamo pronti a collaborare per essere motore propulsivo del Turismo dell’Olio. Oggi, sono tantissime le realtà private che hanno già una offerta organizzata e tante le Città dell’Olio pronte a programmare iniziative per far scoprire i territori attraverso il turismo dell’olio, puntando sui valori di turismo di comunità rurale legata fortemente al paesaggio e al lavoro appassionato dei tanti agricoltori, olivicoltori che mantengono viva e forte la propria identità”. Le Città dell’Olio sono pronte a far tesoro delle novità normative in tema di oleoturismo attraverso la propria Carta dell’accoglienza


LUPPOLO E DINTORNI

IDROLUPPOLO: IL FUTURO DELLA BIRRA È QUI? Arriva dal Lazio la start up innovativa che rivoluziona il modo di coltivare il luppolo al mq, riduciamo il consumo di acqua del A CURA DI STEFANIA ABBATTISTA 40% grazie al nostro sistema idroponico, possiamo produrre più volte l’anno e a qualsiasi latitudine, grazie alle nostre lampade led e Si può essere davvero innovatori nel produrre birra? alle serre a temperatura controllata. Non utilizziamo Può darsi, a patto di avere intuito, coraggio, preparaagrofarmaci né pesticidi. Se invece volessimo produrre zione tecnica. Doti che certo non mancano ad Alessio una sola volta l’anno, potremmo affiancare al luppolo Saccoccio, originario di Fondi (Latina), che negli altre produzioni, incrementando la redditività”. ultimi due anni ha legato il proprio nome a quello della Fino ad oggi, che reazioni ci sono state da parte dei sua start up: Idroluppolo. Parliamo di coltivazione mastri birrai italiani? idroponica (dal greco hýdor e pónos, letteralmente “Ho trovato un buon entusiasmo. Di solito i mastri bir“acqua” e “lavoro”). Come nasce Idroluppolo? rai puntano ad una standardizzazione della loro birra, “Tutto ha avuto inizio da una telefonata con alcuni miei per renderla riconoscibile al primo sorso. Quasi tutti amici che, non trovando lavoro in Italia, erano andati utilizzano luppoli americani o tedeschi proprio perché a Londra e avevano aperto un birrificio. Lamentavano certi terroir garantiscono un determinato aroma. Così però difficoltà a reperire il luppolo. Mi sono documenuno dei nostri obiettivi è proprio mimare le particotato e ho visto che il 97% del luppolo utilizzato in Italia lari condizioni pedoclimatiche americane o tedesche, arriva dall’estero. Ho studiato un po’ il mercato e ho ottenendone aromi e gusto anche superiori”. capito che produrlo idroponicamente poteva portare Quanto costa oggi una serra idroponica? molti vantaggi rispetto alla coltura tradizionale”. “L’investimento tipo è di 130mila euro e non lascia Quali, ad esempio? fuori niente: una serra di 1.200 mq con 2.400 piante di “Il luppolo tradizionale consuma molto suolo (1 mq luppolo, per una produzione a pieno regime di 7.200 per pianta) e acqua, risente delle variazioni climatikg di luppolo fresco una volta all’anno (senza lampade e controllo temperatura). La cifra include anche le che, è produttivo una sola volta all’anno, cresce solo macchine per lavorare il prodotto e conservarlo. Per ad alcune latitudini e richiede un massiccio uso di richieste più complesse servono poi dei business case pesticidi. Noi invece riusciamo a posizionare 4 piante

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su misura”. Cosa avete in cantiere in questo momento? “Di recente ho incontrato un imprenditore di Parma e produttore di Parmigiano Reggiano, che ha già realizzato due serre da 1.200 mq con l’obiettivo di creare qualcosa di innovativo al loro interno. Al momento, sta vagliando il mio business plan: se andrà in porto, a Parma, grazie alle strutture già esistenti, produrremo il luppolo quattro volte l’anno. Una parte del prodotto fresco sarà immediatamente venduta ai molti birrifici artigianali della zona, il restante sarà trasferito a Fondi dove, con un impianto innovativo di birrificazione, produrremo la nostra birra, oltre ad una bevanda analcolica a base di luppolo, a cui stiamo lavorando. Credo molto in questo progetto e ce la sto mettendo tutta per realizzarlo!”. Quali le difficoltà che hai incontrato finora? “Le difficoltà sono soprattutto a livello finanziario: questo progetto richiede fondi. Siamo partiti bene grazie alla Regione Lazio e ad un bando europeo. Idroluppolo è una start-up innovativa ma purtroppo ho riscontrato poco interesse da parte dei fondi di investimento. Qui nella fase iniziale si rischia poco, a differenza di Paesi come UK, Usa e Israele, dove invece alle start-up in fase di nascita arriva un grosso aiuto economico. Spero vivamente che le cose cambino e che in futuro ci sia un supporto più basato sulle capacità che sul fatturato. Siamo aperti agli investitori, che oltretutto potrebbero anche contare su forti sgravi fiscali”.


VIGNA & CANTINA

REALTÀ VIRTUALE E VINO: COSA SUCCEDE SE I DUE MONDI SI INCONTRANO Dall’etichetta agli allestimenti in cantina: come la tecnologia può aiutare la degustazione A CURA DI ELISA BERTI E CECILIA FILONI

La visita in cantina ha la scopo di degustare vini e di conoscerne la storia, ma questo per il turista del terzo millennio non è abbastanza. Nel Rapporto sull’Innovazione Tecnologica nel Turismo Enogastronomico redatto da Roberta Garibaldi, docente universitaria ed esperta di turismo enogastronomico, si evidenzia in modo evidente che il 62% dei turisti italiani vorrebbe poter aver a disposizione un’applicazione che permetta di scoprire le eccellenze enogastronomiche del luogo, mentre per il 52% dei turisti sarebbe fondamentale visitare i luoghi di produzione che utilizzano tecnologie multimediali per arricchire l’esperienza di visita. “Le nuove tecnologie, dalla realtà virtuale e aumentata, agli ologrammi, ai tavoli multimediali, possono facilitare la relazione coi turisti, prima, durante e dopo l’esperienza- afferma la professoressa Garibaldi- Investire in tecnologia nel turismo enogastronomico significa soddisfare i millennials, ma non solo. Con la tecnologia possiamo stimolare una esperienza turistica

più immersiva, coinvolgente e personalizzata. Si pensi alla realtà virtuale ed aumentata nelle cantine che permette di ‘vivere’ il processo produttivo sulla reale durata dei 12 mesi e non limitatamente alle due ore di visita. L’utilizzo delle nuove tecnologie permette di educare il visitatore alla cultura del cibo e del vino in modo divertente. Chi fruisce del digital storytelling è tendenzialmente più soddisfatto e quindi maggiormente propenso a condividere l’esperienza vissuta.L’azienda può così incrementare il numero dei visitatori ed intercettare nuovi target”.

UN MONDO OLTRE LO SCHERMO Viaggiare nel tempo e nello spazio senza muovere un passo: questa una delle infinite possibilità offerte dalle nuove tecnologie che si basano su sistemi di realtà aumentata. Che sia su uno schermo, tramite speciali occhiali o su una serie di pannelli, il

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visitatore è in grado di vivere esperienze strabilianti che, nella realtà, sarebbero impossibili o troppo complicate. Il mondo del vino si sta avvicinando sempre di più a sistemi del genere, per rendere il momento della visita in cantina ancora più coinvolgente. È il caso dell’Experencia Oculus della cantina Bodegas Ramòn di Bilbao, in Spagna, che consente di partire per un vero e proprio viaggio alla scoperta dei vigneti e dell’intero processo produttivo attraverso l’uso di visori. Altro esempio, questa volta dalla Francia, è la Cité du Vin di Bordeaux, dove un percorso che si snoda lungo venti spazi tematici interattivi permette di trovarsi, ogni volta, in un mondo diverso e sorprendente: ci si può sedere e interagire con gli esperti attraverso uno schermo entrare in una vigna multimediale per seguire le diverse fasi della pianta, solcare i mari insieme agli antichi mercanti di vino, e tanto altro ancora. Quando si dice, volare con la fantasia...


LE NUOVE TECNOLOGIE, DALLA REALTÀ VIRTUALE E AUMENTATA, AGLI OLOGRAMMI, AI TAVOLI MULTIMEDIALI, POSSONO FACILITARE LA RELAZIONE COI TURISTI, PRIMA, DURANTE E DOPO L’ESPERIENZA

NON CHIAMATELA SOLO ETICHETTA Le nuove tecnologie applicate alle etichette del vino sono state utilizzate nell’ambito legato alla comunicazione. L’utilizzo, sempre più frequente negli ultimi tempi, del QR code in etichetta, consente, tramite smartphone, di accedere a tante informazioni sulla bottiglia e sulla filiera. “Da tempo- spiega Gianmarco Cocchi, titolare di

Co&IN, azienda leader nel settore della realizzazione di etichette, consigliamo di apporre sulla bottiglia il codice. Non si tratta solo di fornire al consumatore tutte quelle informazioni relative allo storytelling dell’azienda, quanto di verificare una tracciabilità della bottiglia stessa. La nostra azienda dà la possibilità di stampare sul cartellino ologrammi personalizzati, e dati variabili anche con inchiostro invisibile anticontraffazione (inclusi barcode, QR code anche Datamatrix 2D, immagini). Contestualmente, forniamo anche etichette

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adesive con RFID tag codificato e stampa di dati variabili in chiaro”. Il QR Code è anche il protagonista di un progetto nato in Puglia che coniuga tecnologia e passione per il vino. Stiamo parlando di “Franco”, l’assistente virtuale di Colli della Murgia sviluppato dall’azienda pugliese The Digital Box: semplicemente inquadrando con il proprio smartphone il codice in bianco e nero, il cliente verrà messo in contatto con un chatbot in grado di soddisfare tutte le sue curiosità. Scoprire i segreti di un vino non è mai stato così facile.


EVENTI

ARRIVA ALIS, LA NUOVA FIERA SULLA LOGISTICA SOSTENIBILE Marzo, mese di grandi novità: andrà in scena a Verona, infatti, un nuovo evento fieristico incentrato su trasporti, logistica e intermodalità sostenibile. La manifestazione nasce da un accordo tra Gruppo Veronafiere e la società di servizi Alis: obiettivo, promuovere un trasporto intermodale che rispetti l’ambiente e punti su energie sostenibili. Per il direttore generale del gruppo Veronafiere, Giovanni Mantovani, la fiera, che, secondo accordi, si svolgerà a cadenza annuale per dieci anni, può davvero diventare un evento di riferimento a livello internazionale. Soddisfazione anche in casa Alis, dove il direttore generale Marcello di Caterina afferma: «Piena cooperazione con il Gruppo Veronafiere per promuovere in un contesto di grande spessore i grandi temi messi in risalto dell’associazione Alis, quali la sostenibilità, i cambiamenti climatici, la riconversione energetica, la rigenerazione urbana delle cosiddette smart cities.”

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INDICE BIGOT: UN VOTO DA 0 A 100 PER LA VIGNA Tutti sostengono che un grande vino si fa in vigna, ma è possibile misurare la qualità del vigneto? A dare una risposta è ora l’Indice Bigot, ideato dall’agronomo e ricercatore friulano Giovanni Bigot. Presentato al Castello di Cigognola il 1 febbraio, è un metodo per valutare, da 0 a 100, il potenziale qualitativo di un vigneto. Nasce da anni di studi ed esperienza nella raccolta e nell’analisi dati, che Bigot ha fatto in tutt’Italia. A decretare la qualità di un vigneto sono una decina di parametri, con pesi specifici diversi, che vanno dall’altezza della parete fogliare e produzione per ceppo, alla biodiversità degli insetti utili e dei microrganismi del sottosuolo. Per il monitoraggio, Bigot ha messo a punto l’App 4grapes, che consente in ogni momento di avere sotto controllo la situazione fitopatologica, qualitativa e produttiva e di raccogliere i dati necessari per ottenere i valori dell’indice del vigneto.

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CINA: A RISCHIO 460 MILIONI DI EURO PER IL SETTORE AGROALIMENTARE È un’analisi Coldiretti a mettere nero su bianco la cifra iperbolica riguardante, dati Istat alla mano, il clima recessivo provocato dall’emergenza coronavirus. Un rischio che riguarda il settore agroalimentare, ma che va a colpire soprattutto il vino. “La Cina – sottolinea la Coldiretti – per effetto di una crescita ininterrotta della domanda è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo ma è in testa alla classifica se si considerano solo i rossi”. L’impatto dell’emergenza coronavirus sui mercati agroalimentari colpisce l’Italia anche indirettamente. Caso emblematico è rappresentato dal mercato della soia, le cui quotazioni al Chicago Board of Trade sono crollate in appena 9 giorni. “Una conseguenza- ribadisce Coldiretti- dell’emergenza sanitaria cinese, che ha un effetto valanga sul mercato globale. La Cina infatti è la più grande consumatrice mondiale di soia ed è costretta ad importarla per utilizzarla nell’alimentazione del bestiame in forte espansione con i consumi di carne. La soia – precisa la Coldiretti – è uno dei prodotti agricoli più coltivati nel mondo, con gli Stati Uniti che si contendono con il Brasile il primato globale nei raccolti». Una situazione che va attentamente monitorata, per tutti i prodotti, dall’Unione Europea per salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il vino ed il cibo sono tornati strategici nelle relazioni internazionali. Anche Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti, si è mostrato sensibile alla problematica, rilasciando, a margine della presentazione a Firenze della nuova edizione del Buywine, una dichiarazione in cui parla di una perdita nel settore export che potrebbe variare dal 5 al 10%. La stima è chiaramente “approssimativa perché la stagione degli eventi promozionali in Cina comincerà a metà marzo con la fiera di Chengdu, che peraltro è ancora un punto interrogativo: non sappiamo se verrà fatta, o se il Governo cinese sposterà la data”. Maggiore ottimismo invece per il direttore del Consorzio Vino Chianti Classico Carlotta Gori: “Siamo convinti che questa emergenza venga rapidamente superata - ha osservato -.Stiamo verificando i nostri programmi in Asia ma per il momento le nostre prospettive rimangono invariate”.

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ARCONVERT OFFRE VISIBILITÀ GRATUITA ALLE CANTINE ATTRAVERSO I SUOI STRUMENTI DI MARKETING E IL CONCORSO INTERNAZIONALE FEDRIGONI TOP AWARD Le neuroscienze confermano che un’etichetta ben progettata e curata nella scelta del materiale e nella stampa offre stimoli visivi e tattili al consumatore, catalizzandone l’attenzione e aumentandone la propensione all’acquisto. Abbiamo chiesto a Chiara Tomasi, Marketing Manager di Arconvert, graphic designer ed esperta di packaging, se le cantine italiane sanno promuoversi attraverso packaging ed etichette nell’era della comunicazione social. “Ho la fortuna di essere membro di giuria in alcuni concorsi internazionali di packaging design nel settore del food and beverage e ho la possibilità di esaminare le ultime tendenze che arrivano da varie parti del mondo. Specie nel settore del vino, Spagna, Stati Uniti, Argentina, Cile, Sud Africa e Australia sono molto “impegnati” nel farsi notare sullo scaffale e sui siti di e-commerce. Italia e Francia sono invece molto indietro dal punto di vista del packaging perché le cantine sono ancorate al passato e tendono a non rinnovarsi “troppo” per paura di perdere riconoscibilità. Dovrebbero però considerare che i target si stanno moltiplicando ed evolvendo. In Spagna, dove il vino ha una tradizione molto forte come quella italiana e francese, le cantine hanno creduto nel cambiamento e si stanno vendendo molto meglio alle nuove generazioni sia a livello nazionale che all’estero”. Cosa potrebbero imparare le aziende italiane da questi esempi?

“Sicuramente che un’immagine vecchia e polverosa non aiuta a vendere nell’era dei social media e del web marketing e tanto meno dell’e-commerce. Molti produttori credono che sia troppo costoso investire nel rebranding o anche solo nel restyle di un’etichetta, ma non è così. Una bella etichetta, di quelle che vincono i premi di packaging design, può costare mediamente anche solo 50 centesimi, pur scegliendo la carta più costosa sul mercato. I vincoli di budget degli anni post crisi hanno portato ad aguzzare l’ingegno e a ricercare forme essenziali, etichette essenziali, ma meravigliosamente raffinate”. Quali iniziative propone Arconvert per offrire visibilità alle aziende del vino? “In Arconvert produciamo materiali autoadesivi di alta gamma per la stampa di etichette di pregio. Con le nostre attività di marketing e co-marketing, siamo quotidianamente impegnati insieme ai migliori designer ed etichettifici per aumentare la consapevolezza delle cantine italiane rispetto all’importanza di presentarsi sul mercato con un’immagine coerente e accattivante, che promuova e comunichi al meglio i prodotti. Investire nel packaging significa evitare di spendere una fortuna in costose campagne di marketing perché il prodotto si autopromuove già dallo scaffale oppure dal sito e-commerce. In Arconvert abbiamo deciso di offrire visibilità gratuita sui nostri strumenti di marketing e web marketing ai produttori di vino che decidono di

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investire concretamente nel packaging. La forza dei nostri canali di web marketing e la nostra presenza a livello globale ci permettono di garantire loro visibilità in tutto il mondo”. Cos’è il concorso Fedrigoni Top Award? “Un packaging e un’etichetta di qualità garantiscono anche l’accesso al circuito dei concorsi internazionali di packaging, che aumentano esponenzialmente la visibilità del prodotto a livello globale. Uno dei più prestigiosi è il FEDRIGONI TOP AWARD, che premia il meglio del design e della stampa tra migliaia di partecipanti da tutto il mondo. Il TOP AWARD, tra l’altro, è completamente gratuito e il bando per l’edizione 2021 è appena stato pubblicato (fedrigonitopaward.com). Oltre alla categoria LABELS, ci sono altre categorie per iscrivere anche astucci, scatole, bag in box, brochure, cataloghi, nel caso un’azienda vinicola abbia una brand image coordinata ed efficace. È un’occasione da non perdere per aumentare la visibilità del brand e comunicare meglio il valore del proprio vino. Le migliori realizzazioni saranno selezionate da una giuria di esperti di fama mondiale e saranno esposte in una Mostra che si terrà a Parigi nella primavera 2021. La cerimonia di premiazione si terrà in occasione dell’inaugurazione della Mostra”.

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PACKAGING PREMIÈRE SHAPING LUXURY GIUNTO ALLA SUA QUARTA EDIZIONE, PACKAGING PREMIÈRE INTENDE CRESCERE ED ESPANDERSI, SPECIALMENTE OLTRE I CONFINI NAZIONALI, PUR MANTENENDO ELEVATO IL LIVELLO QUALITATIVO DI ESPOSITORI E VISITATORI

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“NEL CORSO DEGLI ANNI IL NUMERO DI ESPOSITORI È QUASI TRIPLICATO, ARRIVANDO A 242 NELL’EDIZIONE 2019, MENTRE IL NUMERO DEI VISITATORI UNICI HA TOCCATO QUOTA 6700, SU UNA SUPERFICIE ESPOSITIVA DI OLTRE 13.000 METRI QUADRI”, DICHIARA PIER PAOLO PONCHIA, ORGANIZZATORE DI PACKAGING PREMIÈRE

Innovazione, attenzione alle ultime tendenze nel packaging, ricerca: questa è la mission di Packaging Première – Shaping Luxury, l’esposizione selettiva dedicata al luxury packaging che andrà in scena nei padiglioni di Fieramilanocity dal 26 al 28 maggio 2020.

Giunto alla sua quarta edizione, Packaging Première intende crescere ed espandersi, specialmente oltre i confini nazionali, pur mantenendo elevato il livello qualitativo di espositori e visitatori, che hanno consacrato la manifestazione come punto di riferimento per il packaging haute gamme nei settori dei vini e distillati di pregio, cosmetici e profumi, gourmet food, moda, accessori, orologi e gioielli. “Nel corso degli anni il numero di espositori è quasi triplicato, arrivando a 242 nell’edizione 2019, mentre il numero dei visitatori unici ha toccato quota 6700, su una superficie espositiva di oltre 13.000 metri quadri”, dichiara Pier Paolo Ponchia, organizzatore di Packaging Première. “Uno dei primi obiettivi che ci siamo posti sin dall’esordio è l’affermazione a livello internazionale di un salone dedicato al packaging di lusso con sede a Milano, capitale mondiale del “bello e ben fatto”. A tal proposito, abbiamo stretto un’alleanza strategica con due mani-

festazioni di rilevanza globale: Packaging of Perfume, Cosmetics & Design (PCD) e Packaging of Premium & Luxury Drinks (PLD) che, come Packaging Première, propongono a brand, buyer e decision-maker una selezione di eccellenza della produzione in termini di qualità, innovazione e contenuti tecnici”, prosegue Pier Paolo Ponchia. Scambio di idee e informazioni, innovazione, intelligence e interpretazione dei trend di mercato sono alcuni degli obiettivi comuni condivisi tra le tre manifestazioni, che rappresentano le eccellenze del settore. “Insieme abbiamo iniziato un processo di internazionalizzazione per rappresentare, a livello europeo, il segmento luxury nella produzione legata ai vini e distillati di pregio, alla cosmetica e alla profumeria”, conclude l’organizzatore. Tra le novità che attenderanno i visitatori della quarta edizione di Packaging Première abbiamo la presentazione dei risultati di un’importante ricerca commissionata in esclusiva sui trend nel luxury packaging dal punto di vista qualitativo, che intende fornire un quadro aggiornato su aspetti quali forme, colori, finiture, materiali e tecnologie dominanti del settore in Italia e all’estero. La seconda novità principale è il lancio di un progetto dedicato al concetto di innovazione, in cui verranno coinvolti in maniera diretta gli espositori invitati a elaborare artwork ad alto tasso di creatività e sperimentazione, che verranno valutati attentamente da una giuria composta da esperti del settore e messi in risalto in un’apposita area riservata all’interno della manifestazione. L’aspetto artistico avrà la sua massima espressione nell’Art Gallery, che, fungendo da prologo al percorso espositivo, approfondirà il tema del riutilizzo creativo del materiale solitamente impiegato per il packaging, con l’intento di incrementare la consapevolezza del concetto di sostenibilità e persuadere che è possibile ricavare una forma di bellezza anche da un semplice scarto. EasyFairs Italia Srl Via Oldofredi 43, 20124 Milano tel (+39) 0239206.1 info@packagingpremiere.it

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QUALITÀ A TAVOLA CON FARA VETRERIE E CRISTALLERIE UNA VASTA GAMMA DI PRODOTTI AL SERVIZIO DEL SETTORE HORECA O PER SEMPLICI APPASSIONATI, PER RENDERE IL MOMENTO DELLA DEGUSTAZIONE ANCORA PIÙ SPECIALE Ci sono oltre quarant’anni di esperienza dietro al successo di Fara Vetrerie, azienda che, oggi come allora, realizza prodotti di altissima qualità per il mondo del vino e del beverage. Nel corso del tempo, Fara Vetrerie ha saputo coniugare la grande maestria nella lavorazione artigianale del vetro alle innovazioni proposte dalle più moderne tecnologie. L’obiettivo? Restare al passo con i tempi, venendo incontro ai gusti in continua evoluzione del pubblico, senza mai dimenticare la cura per i dettagli e la ricerca dell’eccellenza. Una vasta gamma di articoli in vetro per l’enologia, la birra e l’olio adatti ad ogni occasione, dalle più formali a quelle di tutti i giorni; come gli eleganti calici soffiati a bocca o gli originali bicchieri da cocktail, o il decanter,

marchio di fabbrica dell’azienda sin dalle origini. Ogni prodotto è personalizzabile grazie alla stampa serigrafica e alla verniciatura, realizzate con macchinari moderni che garantiscono una lunga resistenza all’uso. Tra le ultime novità spicca “Enoteca”, la linea di calici perfetta per la ristorazione, in grado, grazie alla grande capacità e al vetro sonoro superiore, di esaltare i profumi del vino. Ricerca e innovazione si incontrano anche nel settore oleario con Assaggiaolio® e Degustaolio®, prodotti dedicati alla valorizzazione dell’olio e le sue caratteristiche; il nuovo Degustaolio® è pensato per la degustazione “amatoriale”, ma anche come ausilio di servizio per una tavola elegante. Sempre per la tavola, non si può dimenticare

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“Bufferia Toscana”: la collezione di bicchieri in vetro soffiato a bocca, tradizione lunga di secoli, coniugata all’esperienza empolese della lavorazione del vetro con la molatura. “Oggi il consumatore è sempre più attento all’estetica” afferma Francesco Caponi, responsabile marketing dell’azienda; “per questo, noi di Fara diamo grande importanza al design, all’eleganza e alla qualità. Vogliamo dare vita a prodotti unici, che rendano ancora più speciali le esperienze dei nostri clienti”. Fara Vetrerie Srl Via Tevere, 6 – Loc. Martignana 50025 Montespertoli (FI) +39 0571676176 – info@faravetrerie.it W FARAVETRERIE.IT

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CO&IN QUEI DETTAGLI CHE FANNO LA DIFFERENZA UN PRODOTTO UNICO, REALIZZATO CON MATERIALI DI QUALITÀ E NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE: COSÌ NASCONO I COLLARINI PER BOTTIGLIE DI CO&IN

Dal 2018, l’azienda ha ottenuto la certificazione FSC® TUEV-COC001329 che le consente di vendere packaging composto da materiali provenienti da foreste gestite in modo responsabile

Sono i dettagli a fare la differenza: e il mondo del vino non fa certo eccezione. Per questo, CO&IN, azienda di stampa e grafica per il settore abbigliamento, food&beverage, dolciario, cosmetico e oggettistica in genere, ha pensato ad un collarino per bottiglia in cui ogni particolare, dai colori alla scelta dei materiali, è attentamente studiato. L’azienda in provincia di Bologna può vantare un’esperienza di quasi 50 anni nel settore e mette a disposizione del cliente la sua professionalità per realizzare un prodotto che rispecchi al meglio le sue idee e esigenze: un’infinita gamma di materiali tra cui scegliere, diverse tecniche di stampa (digitale, offset, offset UV, a caldo o in serigrafia), unite alla possibilità di rendere il proprio collarino il più personalizzato possibile, tramite l’aggiunta di floccati, rilievi 3D e serigrafie UV speciali. Il tocco in più è il cordino già annodato a macchina automatica sul collarino, di lunghezza costante e in confezioni ordinate, che permette costi contenuti e facilità di applicazione sul prodotto. Il tutto, con un occhio attento alla sostenibilità, perché, come spiega Gian Marco Cocchi, titolare di CO&IN “per noi rispettare l’ambiente è un impegno serio; lo facciamo per il nostro futuro e quello dei nostri figli.” Dal 2018, l’azienda ha ottenuto la certifi-

cazione FSC® TUEV-COC001329 che le consente di vendere packaging composto da materiali provenienti da foreste gestite in modo responsabile; inoltre, si impegna ad utilizzare energia pulita, a smaltire correttamente i rifiuti non riciclabili e a diminuire l’utilizzo di plastica e sostanze chimiche. “Tra le nostre novità c’è quella di realizzare un tipo di plastificazione riciclabile proprio con la carta: elegante, ma allo stesso tempo più ecologica.” continua Gian Marco. Un approccio artigianale che, al contempo, si avvale delle più moderne tecnologie, nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori: è questo il segreto di CO&IN per un prodotto davvero di qualità 100% italiano.

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