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Anno X n. 14•31 ago. 2018

Nonostante tutto, forza Grigi MASSIMO TAGGIASCO

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ddio sogni di gloria. Dopo anni di mirabolanti campagne acquisti e campionati di vertice, improvvisamente il presidente inverte la rotta: niente più spese folli, si riparte, praticamente, da zero. Quella che si conclude in questi giorni è una delle campagne acquisti più tristi da molti anni a questa parte. La nuova Alessandria, a detta della dirigenza, avrebbe dovuto ripartire da un progetto fondato su un mix di giovani di valore e “over” esperti in grado di guidarli e farli maturare. In realtà, i giocatori navigati e con prospettive di mercato se ne sono andati praticamente tutti, mentre i giovani visti all’opera fino ad ora non sembrano dare garanzie di alto rendimento.

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Dove andrà a finire questa Alessandria? Per ora il nuovo Orso Grigio sembra solo un progetto fatto di parole e non di contenuti. In molti giustificano questo nuovo corso col fatto che i soldi sono del presidente e ne fa quello che vuole e che, quindi, possiamo solo ringraziarlo per aver garantito la sopravvivenza della società in tempi molto bui per il calcio italiano. Non sono d’accordo con questi alibi, perché ritengo che l’Alessandria sia anche un patrimonio della città e dei tifosi che hanno accompagnato in maniera meravigliosa questi ultimi anni ricchi di illusioni,

Hurrà Grigi

ma poveri di risultati: entrambi meritano maggiore rispetto e chiarezza, in particolare sui reali obiettivi che si vogliono perseguire con questo nuovo corso (sempre che esista ancora qualche obiettivo!) Quanto poi alla sopravvivenza a fronte di tanti fallimenti di formazioni calcistiche di grande tradizione, se permettete, dopo quasi mezzo secolo di patimenti lontano dal calcio che conta, non mi accontento di sopravvivere, ma voglio avere un’ unica prospettiva reale: la promozione in serie B! Non dovevamo diventare la terza squadra del Piemonte? Intanto, un presidente dal passato granata, ci porta al Moccagatta (per soldi, solo per soldi) la Ju-

Hurra Grigi

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ventus B! Spero, ovviamente, di sbagliarmi, ma il campionato che sta per iniziare si preannuncia come una stagione di pura sofferenza nell’ambito di un fumoso progetto che richiederà, bene che vada, qualche anno anche solo per ritornare ai vertici della serie C. In questo momento, di concreto, resta solo il grande, folle amore dei tifosi dell’Orso Grigio, abituati a lottare contro tutto e contro tutti: cerchiamo di non disperdere questo patrimonio e di non svuotare ulteriormente il Moccagatta. La fiducia, si diceva un tempo, è una cosa seria. Invito, però, tutti i tifosi a far sentire sempre la propria voce, il proprio amore ed il proprio attaccamento a questi colori: qualcuno, magari, ci ascolterà. I presidenti, i ds, i giocatori passano, la nostra passione no. Ora e sempre Hurrà Grigi!

GianmariaZanier Videointerviste


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HURRÀ GRIGI

L’INTERVISTA A Silvio Bolloli

Sulla carta ridimensionati: sorpren MASSIMO TAGGIASCO

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ilvio, la campagna acquisti/cessioni dell’Alessandria è quasi giunta al termine: come la giudichi? Caro Massimo, senza tanti giri di parole posso dirti che, almeno sulla carta, mi sembra la peggior campagna acquisti dell’Alessandria dal 2000 ad oggi, cioè a dire da quando l’Alessandria - al tempo di proprietà di Aldo Spinelli e Roberto Pruzzo in veste di allenatore, ottenne la promozione dalla C2 alla C1. Addirittura? Quell’Alessandria, che disponeva di ottime individualità, quali Catelli e Grauso a centrocampo, Lafuenti in porta e Montrone e Masitto in attacco, perse alcuni dei suoi migliori elementi (tra cui quelli citati) per ingaggiare uomini che non erano alla loro altezza e, quel che è peggio, dovendo affrontare una categoria superiore: il campionato la punì duramente tant'è che i grigi al termine della stagione 2000/2001 retrocessero nuovamente dalla C1 alla C2. E tu paragoni questa a quella? Questa Alessandria non ha, a differenza di quella, dovuto sostenere un salto di categoria ma è evidentemente frutto di un progetto sportivo ben diverso rispetto a quello che ha animato la gestione Di Masi nel corso dei precedenti cinque anni. Nello specifico? I grigi, dopo anni di campagna acquisti in cui rastrellavano alcuni tra i prezzi più pregiati del mercato, allettandoli con trattamenti stipendiali sontuosi e lunghe contrattualizzazioni, hanno rinunciato ai big da album delle figurine e hanno

puntato su un gruppo di più o meno giovani e non particolarmente esperti elementi. A ciò dobbiamo aggiungere il fatto che gli attuali innesti dell’Alessandria non hanno nè una storia, nè statistiche, nè reputazione di grandi campioni per cui sembra veramente che l’Alessandria di quest’anno segni decisamente il passo rispetto a quelle delle passate stagioni: questo, lo ripeto, almeno sulla carta. Mi pare che anche Di Masi abbia fatto dichiarazioni in tal senso. Infatti: quando lo stesso patron, che nel passato, aveva sempre posto l’accento sull’obiettivo promozione in Serie B, si lascia andare ad un commento quale quello di un paio di mesi fa, secondo cui lui stesso non saprà se quest’Alessandria potrà disputare un campionato di vertice o di metà classifica, appare evidente che anche le ambizioni, almeno per questa stagione, si sono ridimensionate. Quale è la ragione di una simile battuta d’arresto, secondo te? Intanto vorrei precisare che, se veramente si sarà trattato di una battuta d’arresto, sarà il campo a dirlo: io mi limito a rilevare come, sulla carta, questa è la peggior campagna di rafforzamento (al punto da aver difficoltà a definirla tale) che l’Alessandria abbia condotto da quando Di Masi ne è al timone. Ma, proprio perché il calcio è imprevedibile, magari ne scaturirà una stagione entusiasmante (e, da tifoso, è la prima cosa che mi auguro). Torniamo alla mia domanda, perché Di Masi avrebbe segnato il passo secondo te? La risposta mi appare del tutto ovvia: il Presidente ha investito mol-

tissimo nell’Alessandria negli ultimi cinque anni e, pur avendo ottenuto risultati storici come la conquista della Coppa Italia di categoria e le semifinali della Coppa Italia dei grandi, non ha raggiunto l’obiettivo principe, cioè a dire la promozione in Serie B. Mi pare quindi evidente che, dopo stagioni in cui molto era stato speso senza tagliare il vero traguardo prefisso, si sia deciso di prendere un po’ fiato. La domanda successiva è d’obbligo: perché il traguardo non è stato raggiunto? In questi momenti si fa un gran parlare di Direttori Sportivi sbagliati (su tutti Magalini e Sensibile) o di allenatori che non hanno saputo essere all’altezza della situazione o di giocatori che hanno fallito ma io non voglio mascherarmi dietro comodi alibi: se vogliamo a tutti i costi individuare un responsabile della mancata promozione dell’Alessandria in Serie B questo deve essere ricercato nella persona del suo proprietario, cioè a dire di Luca Di Masi. E cosa avrebbe sbagliato secondo te Di Masi?

Può essere che abbia fallito nella scelta di alcuni collaboratori, questo non lo voglio mettere in discussione, ma il problema vero è un altro, ed è da almeno un paio di anni che il sottoscritto (e non solo il sottoscritto) lo mette in evidenza: Di Masi è stato, a mio avviso, vittima della sua stessa frenesia di voler ottenere a tutti i costi una rapida promozione in Serie B e in questo modo ha impedito il consolidamento di un progetto sportivo pluriennale. Puoi spiegarti meglio? Il concetto è molto semplice: se investi su alcuni giocatori importanti, su un allenatore, un direttore sportivo e anche un certo modulo di gioco e non ottieni subito il risultato che ti prefiggi, potresti riprovarci l’anno successivo operando solo alcuni piccoli aggiustamenti: invece... Invece? Invece Di Masi ha resettato tutto al termine di ogni stagione cambiando l’allenatore (mi pare che l’unica eccezione in tal senso sia stata quella di Luca D’Angelo) i giocatori più importanti e il modulo di gioco. In pratica è come se l’Alessandria,

da un anno all’altro, avesse sistematicamente cambiato pelle. Tutto questo ha impedito, a mio sommesso avviso, di dare continuità ad un certo modo di giocare, ad un gruppo di giocatori di riferimento e ad un allenatore e, in ultima analisi, si è tradotto nel mancato raggiungimento del principale obiettivo. La storia del calcio insegna che è la continuità che porta al successo, e non viceversa. Infatti: se scorriamo la storia dei club più vincenti, non solo in Italia ma all’estero, ci rendiamo conto che il successo è sempre stato frutto di un paziente lavoro di sedimentazione condotto negli anni, attorno ad una serie di uomini chiave, dalla scrivania alla panchina al campo e che, quand’anche il risultato non sia arrivato subito, quando l’impostazione di base era buona e si è avuta la pazienza di attendere, questo alla fine è giunto. Torniamo a Di Masi, sembra che, in questo momento, il tifo sia quasi diviso in due fazioni tra chi è sempre più ostile al Presidente e chi continua invece a considerarlo come un benedizione da non scoraggiare. Tu da che parte stai? Ne dall’una ne dall’altra e mi spiego: io non appartengo, ne mai apparterrò, alla categoria di coloro i quali diranno “Di Masi vattene”. Di Masi merita tutto il nostro rispetto e tutta la nostra riconoscenza per essere venuto ad Alessandria animato semplicemente da una passione sportiva e per avere comunque investito cosi tante energie, e cosi tanto impegno, nel progetto sportivo dell’Alessandria Calcio. E poi, non dimentichiamo mai che prima di invitare qualcuno ad andarsene bisogna avere la certezza che ci sia qualcuno, ancora miglio-


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Consueto incontro con Carlo Sacco, figlio del Presidentissimo Remo, ultimo protagonista di una promozione dell’Orso Grigio in serie B

deteci! SACCO Il nuovo corso dell’Alessandria mi piace re, pronto a subentrare. Quindi, da parte mia, continuano ad esserci sentimenti di riconoscenza e di grandissimo rispetto per Luca Di Masi.

Però hai appena detto di non appartenere neppure alla categoria degli adoratori di Di Masi. Di Masi è, come noi tutti, un essere umano e nutrire nei suoi confronti sentimenti di riconoscenza e di rispetto non significa non riconoscerne taluni errori, qualora questi siano stati compiuti. Io credo che, dopo quasi sei anni, sia possibile effettuare un’analisi serenamente critica dell’operato di Masi e credo che, se sulla passione sportiva non debbano sussistere dubbi, nè riserve, sul buon esito di certe scelte, dal punto di vista gestionale-sportivo, sia lecito avanzare qualche riserva. A questo punto cosa ti aspetti dal futuro dei grigi sia dal punto di vista gestionale che in termini sportivi? La risposta è molto semplice: a livello sportivo spero che il campo smentisca i dubbi che ho manifestato all'inizio di questa intervista e che i grigi si rivelino ben più forti e più competitivi di quanto, oggi, non si possa pensare. Dal punto di vista gestionale auspico che Di Masi continui a lungo ad esserne il Presidente ma che faccia tesoro dei propri errori per garantire nel futuro quei successi sportivi che fino ad ora sono mancati e che lui stesso merita. Lui stesso merita? Certo, perché quando hai investito cosi tante energie, di tutti i tipi, al servizio di una passione sportiva, tu stesso, e non solo i tuoi tifosi, meriti di ottenere gratificazione.

tuna e complicazioni varie, non siamo riusciti a vincere il campionato con Braglia. Tanta sfortuna e tanti problemi tecnici: già ai tempi di mio padre, ho capito che la sfortuna e gli obiettivi sfumati dipendono da tanti fattori. Ho visto che è arrivato Santini, che è un ottimo elemento. Mi hanno parlato bene anche di Prestia. E’ una squadra tutta nuova, ci vorrà del tempo per amalgamarla, ma io, come sempre, non sono pessimista: il mio motto, lo sapete, è “crederci sempre, illudersi mai”.

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arlo, hai pubblicamente dichiarato di stare dalla parte di Di Masi nel suo progetto di rifondazione dell’Alessandria, partendo dai giovani. Alla luce di una campagna acquisti, secondo me, davvero deludente stai sempre dalla parte del Presidente? Si, sono sempre dalla parte di Di Masi. In più, sono contrario al comportamento tenuto da gran parte della tifoseria grigia sui social e alle tante esternazioni pesantemente critiche di questi giorni. Questo è il sesto anno che abbiamo Di Masi come presidente: abbiamo da poco disputato un’amichevole a Castellazzo. Se non ci fosse lui, a Castellazzo, con tutto il rispetto per questa piazza e per questa ottima società, faremmo

PER CHI

PARTE PER CHI

TORNA PER CHI

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non le amichevoli, ma il campionato. Mi sembra di essere tornato a 45 anni fa, quando il destinatario degli insulti dei tifosi grigi era mio padre: sono cambiati i destinatari, ma i mittenti sono sempre gli stessi. Speravo che il tifoso alessandrino fosse diventato più rispettoso, invece nulla è cambiato. Al contrario, vedo anche tanta invidia nei suoi confronti, ma mi sembra chiaro che uno coi propri soldi può fare quello che vuole. Però, temo che ci aspetti un campionato di sofferenza... Quando l’Alessandria ha fatto una campagna acquisti faraonica, portando al Moccagatta i vari Gonzalez, Sestu, Piccolo, Cazzola, Nicco ecc. ecc. purtroppo, con tanta sfor-

Cosa pensi della Juve under 23? Io l’avrei chiamata Juventus B, poi hanno cambiato il nome in Juventus under 23... A parte questa battuta, mi meraviglio del fatto che una società come la Juventus non abbia un campo di calcio a Torino adatto per questo torneo. Però, il fatto che giochi in Alessandria secondo me è un evento positivo, perché il nome Juventus attirerà al Moccagatta molti esperti e professionisti del settore. Se un torinista come Di Masi ha accettato questo fatto, probabilmente è giusto che la Juventus giochi al Moccagatta. Con la Juve nel nostro stadio, poi, ci saranno certamente due bei derby. Il giorno 8 settembre verranno resi noti calendari e gironi della serie C, mentre il 16 dovrebbe iniziare il campionato. Una situazione piuttosto preoccupante, non ti pare? E’ giusto dire preoccupante, ma questa preoccupazione viene meno

nel vedere che la Lega di Serie B ha chiuso al discorso ripescaggi, ponendo fine a tanta incertezza: a me piacerebbe che la serie C avesse altrettanta determinazione nell’operare e che desse vita a tre gironi da 18 squadre, per non incorrere nuovamente in problemi dovuti a società in fallimento come nel corso della passata stagione (Modena, Arezzo e altre). Se ne è andato Gonzalez: anche lui non ha cambiato il destino dei grigi. Cosa ne pensi? I nostri lettori sanno che io ero un estimatore sia di Bocalon che, soprattutto, di san Pablo Gonzalez. E’ un dispiacere non averli più nella rosa dei grigi, ma, in primo luogo, faccio a Pablo gli auguri più sinceri che trovi una squadra in grado di fargli fare un gran campionato. Però, visto che ho sposato la linea del nuovo ciclo di Di Masi del mix tra giovani e giocatori di esperienza, aspetto, prima di giudicare, di vedere come andrà a finire questa stagione. Questo è un programma che richiede 2 o 3 anni, ma esiste il fattore “C come... fortuna”: dopo tanti anni di sfortuna, spero che finalmente ci sia un’inversione di destino. Non vorrei dimenticare di fare ancora i complimenti a tutta la società per la vittoria della Coppa Italia, che è un trofeo sempre prestigioso ed importante da esporre in bacheca. Per chiudere: buon campionato a tutti! Spero che i tifosi grigi abbiano la pazienza di aspettare i risultati che non tarderanno ad arrivare.

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HURRÀ GRIGI

SERGIO IVALDI

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inite le vacanze si torna a parlare dei nostri amati grigi (ma quando mai abbiamo smesso?). Già i grigi... dove eravamo rimasti? Ah già, al tanto famoso e declarato “Progetto Giovani”... al tanto decantato “abbassamento del tetto salariale”... al mai agognato “ridimensionamento”, una parola che mai avremmo voluto sentire dire, abbinata ai grigi. Di fatto un addio al progetto serie B. Però per parlare dei grigi, oggi, voglio partire da più lontano per cercare di descrivervi meglio e nel modo più succinto possibile la nuova stagione alla quale ci apprestiamo ad assistere. Mai come quest’anno, il caos ha regnato sovrano nell’italico calcio, toccando di fatto tutte e tre le serie professionistiche. In serie A, sembravano ad un passo dal baratro Chievo e Parma, al centro di vicende legate al calcio scommesse, messaggini privati di dubbia serietà tra vari giocatori, ecc. ecc. Sapete come è finita? A tarallucci e vino. Il vero e proprio terremoto è accaduto in serie B, invece, con la sparizione di gloriose società come Bari, Cesena e Avellino dal calcio professionistico. Da lì in poi è stato tutto un susseguirsi di possibili ripescaggi, corsi e controricorsi e che ha costretto il Presidente della Lega B, a lanciare un format a 19 squadre, annullando ogni possibilità di ripescaggio. Bene, tutto a posto allora, si parte? Neanche per sogno, molte squadre (Novara e Catania su tutte) hanno preannunciato una battaglia a colpi di avvocati senza confini...il campionato di B è partito ma ne vedremo ancora delle belle, sedetevi comodi. Se Atene piange Sparta certo non ride. Anche la serie C, ha visto in questa calda e tribolata estate, la sparizione dal calcio che conta di società come Reggiana, Andria e Mestre mentre sono entrate per il rotto della cuffia, dopo (anche qui) una sequela di ricorsi, Matera, Luc-

I GRIGI SIAMO NOI Nuvole (grigio) nere all’orizzonte

GRIGI che brutta fine chese, Triestina, Pistoiese, Cuneo e Monza. Tutto qui, direte voi? Assolutamente no. In questa babele delirante del mondo pallonaro ogni giorno è buono per uscirsene con trovate da TSO immediato. Ora si parla ad esempio, di udite bene, 7 promozioni in serie B e blocco delle retrocessioni, per non parlare dei calendari e delle date di inizio campionato, continuamente rimandate..al peggio non c’è mai fine. E L’Alessandria che fa, vi starete domandando? Per quei pochi (fortunati) che non sono appieno dentro le vicende della società ma che seguono solo marginalmente le vicende dei nostri grigi annuncio subito che sarà un’annata strepitosa per loro. Non dovranno più litigare con le rispettive mogli, fidanzate e amanti alla domenica per doverle accompagnare a fare shopping nei centri commerciali, non dovranno più buttare via inutilmente i loro soldi in abbonamenti a piattaforme televisive o online per vedere la loro squadra e il vostro fegato e le vostre coronarie sentitamente vi ringrazieranno. Per tutti gli altri invece (sottoscritto compreso) si preannuncia invece

una stagione che dire infausta è un eufemismo. Siamo talmente baciati dalla Dea Fortuna in Alessandria che nell’anno delle possibili sette promozioni, riusciamo a trovarci una squadra allestita pronta per una caduta libera verso la serie D. Maledette suore... Il Presidente Di Masi, dopo aver fatto piazza pulita di quasi tutta la rosa della passata stagione (al momento rimangono in rosa i soli Gazzi, Bellazzini e Russini... ma fino a quando?) ha imbottito la squadra di giovani inesperti in prestito, provenienti dai settori giovanili di squadre di categoria superiore e acquistando alcuni over a prezzo di saldo (alcuni di essi arrivati già infortunati o alle prese con acciacchi pregressi). Se rimaniamo alla sola campagna acquisti salta subito all’occhio come il famoso “progetto giovani” faccia subito acqua da ogni lato lo si vuole guardare. Si presumeva che la società, decidesse di lanciare i propri giovani, provenienti dal suo settore giovanile in prima squadra, creando così, in caso di cessione futura, una notevole plusvalenza. Nada de nada. Sono arrivati, come

Nuova apertura in Alessandria

detto, giovani di altre società, in prestito, che una volta valorizzati torneranno alla loro casa madre senza aver cavato così un ragno dal buco, se non forse qualche misero premio presenza. Purtroppo però esiste anche un calcio giocato e il campo, fino ad oggi, ha emesso verdetti allarmanti. Scientificamente sono state organizzate amichevoli solo con squadre di categorie inferiori, per evitare topiche galattiche, ma neanche contro queste squadre abbiamo fatto sfracelli... tutt’altro. Il tutto condito con l’eliminazione immediata, al primo turno, dalla Tim Cup ad opera della “corazzata” Giana Erminio. (Qui, la bestemmia è d’obbligo). Il gioco? Pochissime idee, spesso molto confuse, giocatori inesperti calati in un palcoscenico più grande di loro e sicuramente poco inclini al clima di battaglia che la serie C richiede, un attacco evanescente che non vede mai la porta ed i pochi gol segnati lo dimostrano, arrivando tutti dai centrocampisti e dai difensori. Se a questo aggiungiamo un allenatore aziendalista, il quale accetta supinamente tutto quel po-

co che gli viene messo a disposizione (probabilmente tiene famiglia, e lo capiamo...), ecco che il quadro è completo ed è così spiegata la stagione che andrà ad iniziare. Tutto questo, l’ho già detto e lo ribadisco ha il forte e sgradevole odore di bruciato. Suona molto come una lenta ma progressiva dismissione del Presidente. Un Presidente, che neanche 5 anni fa entrava tronfio e gongolante in sala stampa preannunciando faraonici progetti ultradecennali culminanti con la scalata alla serie cadetta, lanciando il tristemente famoso diktat “Saremo in pochi anni la terza squadra del Piemonte”... mai fu più triste invece la realtà odierna. Quella che andiamo ad iniziare, infatti, si preannuncia come un delle stagioni più ingloriose e tristi della storia di questa società, che Alessandria, intesa come i suoi tifosi, non si merita assolutamente. A questo punto sorgono anche molti dubbi sulla reale consistenza economica di questo ragazzo cresciuto tra le famiglie benestanti della Torino-bene. Purtroppo la vita, gioca spesso a metterti alla prova e ti pone ostacoli e difficoltà nel tuo percorso e se si è uomini veri questi ostacoli si cerca di affrontarli e si cerca di superarli mentre al contrario, chi non è mai stato abituato ad affrontarli, fugge a gambe levate al primo intoppo. Detto questo, l’Alessandria Calcio è e rimane una proprietà degli alessandrini e dei suoi tifosi, data solo in comodato d’uso al Presidente di turno. Nel corso della sua storia centennale, di presidenti, direttori sportivi e calciatori ne sono passati a bizzeffe e siamo sempre sopravvissuti nel bene (poco) e nel male (tanto). Se Di Masi vorrà abbandonare la barca grigia, alla deriva è libero di farlo e ce ne faremo una ragione. Noi alla sofferenza siamo abituati, la sfiga ci sorride e noi di rimando, non possiamo fare altro che ricambiarla. Forza Grigi... nonostante tutto.

30-31 AGOSTO 1-2 SETTEMBRE

2018

Alessandria-SOMS Cristo VENERDÌ 31 SABATO 1

h 18,00 Il PD verso il congresso

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h 21,30 - Acquadolce Musica e Ballo FESTA IL 31 DA NOI

h 18,00 Regione e Territori

h 21,30 -Barbara Allario Group Musica Anni ‘70 e Ballo

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h 20,00 Incontro con la Senatrice

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Sabato h 20,30 PARMA - JUVENTUS Domenica h 20,30 TORINO - SPAL

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L’ANALISI Passato e futuro dei Grigi

Cara ALESSANDRIA non ti riconosco più RICCARDO MASIERO

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zzerare tutto per poi ripartire significa rinunciare, per sempre, ad una propria identità per mutarla in qualcosa di nuovo che, il più delle volte, è faticoso riconoscere. Io, questa nuova versione dell’Alessandria non la riconosco. Quella squadra che, pochi mesi or sono, mentre sollevava al cielo la Coppa Italia guidata da Marcolini, avevo dipinto come somigliante alla propria gente è stata smantellata integralmente, nel corso di una sessione di mercato che, probabilmente, i miei evidenti limiti mi impediscono di comprendere. Non proverò neppure ad addentrarmi nel merito delle singole scelte per evitare che le parole possano sfociare in sterili polemiche visto che la squadra che affronterà la nuova stagione è stata ormai integralmente allestita. Siccome mi hanno sempre insegnato che solo lavorando sui propri limiti e salvando ciò che resta di buono si può ripartire, preservando quel nucleo identitario che è la nostra unicità e la nostra sola forza, non posso neppure tentare

di commentare scelte demolitorie del previgente gruppo come quelle adottate. Se è vero, come è stato dichiarato, che il progetto non è mutato nella sostanza, ma solo nella forma, trovo poco pragmatico il fatto di cambiare ancora una volta allenatore ed interpreti, quando sarebbero stati sufficienti due o tre innesti di livelllo, accompagnati da poche cessioni mirate, per dominare in lungo ed in largo un campionato, come quello di serie C, che di anno in anno diventa sempre più abbordabile. A tal proposito, lo scrivente e molti altri, analizzando la passata stagione, hanno avvertito un brivido lungo la schiena nel momento in cui si sono accorti, numeri alla mano, che nonostante la sciagurata partenza e la rovinosa gestione Stellini, evitando di perdere qualche punto per strada con pareggi assurdi, tipo quelli casalinghi con Giana Erminio e Piacenza, avremmo ancora potuto tagliare il traguardo del primo posto in classifica. Da ciò discende una perplessità atroce di fronte all’ennesimo cambio di rotta, quasi la maglia Grigia fosse una cavia da laboratorio sulla

Nuovo HURRÀ GRIGI Organo dell’Associazione Culturale Orso Grigio Organo dell’Associazione Culturale Orso Grigio Corso Roma 85 - 15121 Alessandria - Tel./Fax 0131 510490 Corso Roma 85 - 15121 Alessandria - Tel./Fax 0131 510490 Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28/09/2009 Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28/09/2009 redazione@hurragrigi.it - pubblicita@hurragrigi.it redazione@nuovohurragrigi.com - info@nuovohurragrigi.com Pubblicità: Tommaso Pastorini 347.8944708 Stampa: CSQ Centro Stampa Quotidiani Stampa: CSQ Centro Stampa Quotidiani Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) - Tel. 030 7725511 Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) - Tel. 030 7725511

quale provare a realizzare ogni esperimento calcistico possibile, o sulla cui sorte scommettere, affidandola a guide sempre nuove e ad interpreti sempre più impossibilitati ad inserirsi stabilmente in un gruppo, data la copiosa presenza di uomini in prestito e la palese tendenza a rimescolare tutte le carte dopo gli inevitabili rotti del nuovo tentativo. Qualcuno di più bravo e competente mi redarguirà severamente per il fatto di non aver adeguatamente compreso le necessità di un ambiente costretto a confrontarsi con una preoccupante situazione generale del calcio, attraversato, sovente, da crolli societari e fallimenti, problemi finanziari e bilanci che non quadrano. Per questo, mi scuso fin da subito per il fatto di ritenere che il calcio debba continuare ad essere capace di far sognare e debba essere una realtà simbiotica con il proprio territorio. Un tifoso è già ampiamente calato nella realtà, familiare e lavorativa, fatta di budget ristretti e spese che non si possono fare, quantomeno nell’immediato. È già ampiamente costretto a confrontarsi con i propri desideri razionalmente accantonati, i propri limiti di traguardo, i propri rattoppi quotidiani. Per questo, un tifoso non accetterà mai di buon grado che il bomber di turno venga venduto senza essere adeguatamente sostituito o che un interprete geniale come Gonzalez chieda di andarsene perché ha perduto gli stimoli giusti e venga subito accontentato senza battere ciglio, forse, e dico forse, acco-

gliendo addirittura questa sua scelta, inevitabile dato che da mesi era sul mercato e non veniva convocato neppure per le amichevoli pre campionato, con un certo sollievo. Un tifoso non accetta che a Marcolini, primo allenatore degli ultimi 45 anni a sollevare un trofeo, non venga chiesto con forza di restare mettendo a disposizione le energie di mercato per costruirgli la squadra adatta a salire. E, soprattutto, non accetta quando opzioni palesemente mediocri gli vengano pre-

sentate alla stregua di opzioni vincenti, dentro ad un packaging avveniristico fatto di vuote parole. Io ci ho provato a razionalizzare ed inizialmente sono anche riuscito ad entrare nell’ottica di questo nuovo corso. Poi, lentamente, mi sono accorto di non riuscirci. Sono troppo tifoso per farlo. Per questo, ciò che magari può essere opportuno, necessario, e finanche vincente sotto il profilo degli obiettivi aziendali, lascia me e la maggior parte dei tifosi attoniti e con il cuore spezzato.

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L’INTERVISTA Hurrà Grigi ha incontrato il noto avvocato Cesare Di Cintio

“In Italia si pensa ancora molto al proprio orticello e non al sistema” Q

uesta settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato l’avvocato Cesare Di Cintio. Specializzato in consulenze legali e sportive per atleti, professionisti, società, procuratori e federazioni. Per quei pochi lettori che ancora non lo sapessero chi è Cesare Di Cintio e di cosa si occupa? Sono un avvocato che si occupa di sport. Sono il titolare di DCF Sport Legal che è una struttura legale che segue atleti, società, federazioni, leghe. Tutto ciò che può attenere al mondo dello sport a 360° e non solo nell’ambito del calcio. Possiamo dire che è un estate in cui ci sono tanti problemi nel calcio italiano. E deve ancora finire. Ne vedremo ancora delle belle. Tutto è in stand by per questa fatidica data del 7 settembre. La data citata non riguarda soltanto la serie B ma riguarda il discorso del calcio femminile, quindi tutto il contenzioso tra la Federazione e la Lega Dilettanti e inoltre c’è un ricorso al Collegio di Garanzia pendente e ad oggetto la legittimità o meno del prolungamento del Commissariamento. Diciamo che il 7 sarà, a livello giuridico, giudiziario e politico, una giornata importante per lo sport italiano. Venerdì 7 settembre cosa ci dovremo attendere? Ci vorrebbe la palla di vetro. Diciamo che dopo la prima sospensiva del Coni nessuno si sarebbe mai immaginato un epilogo di questo ge-

nere e soprattutto, tornando in tema di ripescaggi e di format, c’è un precedente, del 2014, del contenzioso che vedeva coinvolte il Novara e la Figc che ha un principio: sarà da vedere se questo principio resisterà al tentativo di essere capovolto da parte della Federazione. Parlando di Serie B il blocco dei ripescaggi avvenuto ad un ora dalla composizione dei calendari è stata una mossa diciamo singolare. Io penso che sia una cosa unica, mai successa in nessun Paese sportivamente avanzato, è stato un unicum che ci caratterizza per essere un Paese, l’Italia, che ha necessità di migliorare anche sotto questo punto di vista. Non fa bene a nessuno un campionato di Serie B con il numero di squadre dispari. I ripescaggi ci sono perché ci sono società che falliscono. La domanda è: chi è predisposto al controllo dei vari pagamenti, delle tasse controlla realmente? Il problema è cosa viene controllato. In base alle norme sportive ciò che rileva in fase di controllo sono i pagamenti che vengono effettuati nei confronti dei tesserati, nei confronti dei giocatori, nei confronti di coloro che rappresentano diciamo il debito sportivo in genere. Per esempio il debito dei club nei confronti dei club per trasferimenti, per esempio, all’estero, i debiti nei confronti della Federazione. Nel momento in cui tutti questi debiti vengono assolti la società può essere iscritta e durante l’anno non penalizzata, cioè pagamento dell’Irpef connesso al pagamento degli emolumenti. C’è un pe-

di Serie B: vale 19 club quindi il 5% del sistema mentre la Lega Pro e la Lega Dilettanti, che sono contrari, valgono 229 club: quale unanimità deve essere presa in considerazione? Da qui nasce il vero problema. Bisogna rimettere al centro del sistema le regole che, finché non sono chiare e definite, il sistema non può funzionare.

rò: non vengono rilevati, ai fini di questi controlli, i debiti di natura strettamente civilistica e non di natura sportiva: come può essere l’addetto al campo che taglia l’erba, la lavanderia, l’agenzia viaggi per i trasporti, come può essere qualsiasi altro tipo di interlocutore di natura ordinaria e non sportiva con il club che può farlo fallire. Molte volte le risorse vengono concentrare sul pagamento di scadenze che possono generare nell’immediato penalizzazione, si dimentica il debito con il fornitore che è quello che può fare fallire una società di calcio. Il controllo c’è: la Covisoc i controlli li effettua. Il problema è di natura normativa: cosa deve essere controllato? Il bilancio, da questo punto di vista, deve tornare ad essere il punto di riferimento principale. Per esempio i debiti con gli agenti, che hanno molti club, non sono considerati debito sportivo ma l’agente che ha un debito ingente nei confronti del club può farlo fallire. Di Cintio dove sta andando a finire

il calcio italiano? Il calcio italiano credo che debba fare un grosso esame di coscienza perché credo che come movimento abbiamo tutte le risorse tecniche per poter tornare ad essere il campionato e avere la Nazionale più forte del Mondo. E’ chiaro che non è più una lotta per migliorare il campionato o il gioco ma è diventata una lotta per accaparrarsi e mantenere posizioni di potere e questo e ciò che negativamente si sta verificando oggi e che si riverbera su tutto il movimento. E’ una lotta di potere tra Presidenti di club? E’ una lotta di potere all’interno della Federazione, è una lotta di potere che oggi genera il vero grande problema del calcio italiano. Ci troviamo in un sistema dove un’assemblea si riunisce, delibera di ridurre l’organico del campionato di Serie B, e questa assemblea che vale il 5%, dell’intero sistema, determina l’altro 95%: c’è qualcosa che non va. Si è parlato di unanimità ma nessuno si è mai chiesto cosa vale l’assemblea

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Venerdì 7 settembre si esprime il Collegio di Garanzia dello Sport e poi si dovrebbe partire: lei ritiene che Catania, Siena e Novara si sono rassegnate? Non credo. Penso che la vera battaglia delle escluse, io le considero sei, sarà la certezza del diritto che tutte le società di Lega Pro, tutte le società Serie B, tutti i calciatori devono avere: lo dovrebbero avere tutti coloro che hanno interesse che le regole siano certe. Oggi ci sono 19 club che hanno determinato di creare un danno ad altri sei club. Ma chi ci dice che domani, con lo stesso metodo, uno di quei 19 non possa essere lo stesso penalizzato? Questa è la grande domanda che tutti dovrebbero porsi. In Italia abbiamo sempre fatto battaglie dalla parte dei più deboli, è capitato tutti gli anni che c’è stato un grande menefreghismo da parte dei Presidenti delle società quando il Presidente di turno veniva danneggiato. Manca la solidarietà tra i vari Presidenti delle squadre. In Italia si pensa ancora molto al proprio orticello e non al sistema. Il vero potere ce lo hanno tutti i Presidenti dei club ma finché i Presidenti non capiscono che il sistema lo tutelano loro stessi non andranno da nessuna parte.

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HURRÀ GRIGI

MANUALE DI ISTRUZIONI DI TIFO NON OCCASIONALE Di Beatrice Bruno

Preconcetti indispensabili sulla divisio N

PRIMO CAPITOLO

on è semplice riuscire a spiegare alle “persone normali” come mai questo “contratto di affitto” del Moccagatta ci stia così sul groppone. Bisognerebbe partire dalla base su cui si fondano i due principi fondamentali del Nostro Calcio (vi è una profonda differenza tra il Nostro Calcio e il Grande Calcio). Ho pensato di farlo per davvero. Idea malsana ma ormai l’ho detto. Ecco un breve accenno ai capisaldi della Nostra Passione Calcistica: in primis vi è il sentimento amoroso e irrefrenabile, puro e sincero per una squadra di calcio, principio strettamente collegato al secundis: ovvero il significato stesso del concetto di squadra, considerata simbolo campanilistico, figura di identità e soprattutto di appartenenza. Purtroppo questi precetti non sono per nulla scontati in un contesto così ampio come quello dei social, in cui ha la possibilità di parlare anche chi inaugura il suo pensiero con un “Non sono esperto in materia ma...”. Ecco, mettiamola così: gli inesperti in materia sarebbe meglio non si esprimessero. Ma ora, cari inesperti, voglio darvi una mano. Voglio essere solidale. Voglio darvi la possibilità di esprimervi senza fare figure di merda. Io di ingegneria aerospaziale e di fisica quantistica non ne parlo

mai. Tra poco faccio anche fatica a pronunciare queste quattro parole, talmente sgraziate che mi fanno venire i brividi. Nessuno si è mai preso la briga di spiegarmele. Dovete ritenervi fortunati. Il calcio lo mastico da un po’ di tempo ormai: so dire sia se un giocatore è un buon giocatore, se è un buon festaiolo, o se è semplicemente un sopravvalutato. So anche dire cosa significano tutte quelle ridondanti e barocche frasi fatte che si leggono sugli striscioni delle grandi curve d’Italia. Potrei scrivere un saggio sul concetto di “Coerenza e Mentalità”, non lo faccio per pigrizia, perché poi dovrei scriverne un altro in cui spiego quanto siano inapplicabili nel 2018 le leggi-non scritte-di stadio-di strada che predica il fantomatico ideale ultras. Ci perderei davvero tanto tempo e penso che poche persone ne sarebbero interessate. Mi concentro di conseguenza, con un prolisso e noioso post su Facebook, tramite una pesantissima lezione propedeutica, sulle prime istituzioni di tifo Non Occasionale. Vi presento il mio improvvisato manuale di Istituzioni di Tifo, diviso in capitoli. Da leggere sul gabinetto la mattina dopo colazione. Beatrice Bruno

I

l calcio, secondo teorie non scritte e in continua mutazione, è diviso in due grandi famiglie, che chiameremo, in gergo tutto mio, La Famiglia del Nostro Calcio e La Famiglia del Grande Calcio. Se non vi dispiace, preferirei prima descrivere in che cosa consiste la definizione di “Grande Calcio”. Il Grande Calcio, pare evidente, è quell’interpretazione del gioco del calcio che si ha ad altissimi livelli professionistici. Juventus, Milan, Inter, Real Madrid, Barcellona, Chealsea, Manchester United etc etc sono componenti della famiglia Grande Calcio. Il Grande Calcio comprende tutte quegli insormontabili colossi che, secondo la teoria dell’homo homini lupus, si sono alternati il primato mondiale da che chiunque ne abbia memoria. Oltre a essere ciclopi calcistici, sono anche ciclopi economici. In queste realtà l’idea di calcio si è fusa completamente con l’idea di Brand, con l’idea di Business, con l’idea di Marcketing e tutte quelle idee così numeriche e cosi ciniche tanto gettonate nel mondo di oggi. Tutto deve risultare perfetto: dall’armonia esteticamente simmetrica delle sopracciglia di Dybala alla bronzea muscolatura del Figaccione con la F maiuscola, anzi, con la F più maiuscola di tutte. Queste sono realtà lontane e utopiche che chiunque fa-

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rebbe fatica a spiegare in modo completamente esaustivo. Per queste società, il tifoso non è tifoso, è cliente, è uno dei tanti pesciolini che seguono l’irrefrenabile flusso dell’essere potenti. La partita non è una partita, è uno spettacolo. Il Tifoso ovviamente si definisce tale, ma per l’idea di guadagno di queste pseudo multinazionali il tifoso non è altro che simbolo, anzi, vittima inflessibile del consumismo. La Juventus (come tutte le altre big) non è solo calcio, è capitalismo allo stato puro. Che per carità, a me piace il capitalismo, senza capitalismo non esisterebbe Zara, ma arrivare a pensare che l’acquisto di un giocatore possa influire sulle quotazioni in borsa di una squadra di

calcio è qualcosa di abominevolmente lontano dal mio concetto di pallone. ALLA FINE, SONO SOLO 11 RAGAZZI CHE INSEGUONO UNA PALLA Con questo discorso ci possiamo collegare ai tanti detti di circostanza come “i giocatori di serie A sono stra pagati e c’è chi muore di fame pur avendo una laurea”... sono però riflessioni che non intendo affrontare, anche perché probabilmente, il posto del laureato disoccupato tra un paio di anni lo ricoprirò io. Il succo del discorso è: il troppo è troppo ed è talmente troppo che se un ragazzino di Carpi vede alla tv la Juventus che vince lo scudetto tiferà per i vincenti, piuttosto che tifare Atalanta. E si com-

prerà la maglia di cristiano Ronaldo e andrà a scuola con quella maglietta e i compagni la vorranno anche loro e la vorranno anche i genitori dei compagni e le maestre e i cani e gli uccellini e la nonna. Perché l’acquisto di Cristiano Ronaldo non è stato un semplice acquisto. E’ stata una manovra mediatica ed economica. E’ stata una rivoluzione sociale. Il grande calcio, sotto questo aspetto, perde di identità territoriale. Io sono di Pisa ma tifo Juve perché la Juve vince sempre… e ha Ronaldo. Io sono di Alessandria ma tifo Milan perché ha vinto spesso. Ho anche incontrato un ragazzo qualche tempo fa che alla domanda “Perchè scusa, che squadra tifi?” mi ha ri-

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ne del calcio sposto “Real Madrid”. Quel ragazzo era di Cuneo. Il Nostro Calcio invece è sempre stato diverso. E’ sempre stato appartenenza, identità, trasmissione generazionale, scoperta personale. Senso di attaccamento alle origini. Siamo sempre stati come Enea, come il Saul. Abbiamo sempre aspirato alla vetta, non l’abbiamo mai raggiunta perché eravamo noi stessi il nostro ostacolo. E quando l’ostacolo è dentro di te è difficile riuscire a superarlo. Per noi non è sempre stato solo difficile. Per noi da 40 anni a questa parte è sempre stato SOLO IMPOSSIBILE. Alessandria, per chiunque sul panorama italiano, è un puntino in mezzo a chilometri e chilometri di nebbia. Per noi Alessandria è la città più bella del mondo. Tutto questo grazie una squadra di calcio. Il calcio qui si respira nei bar, tra la polemica balbuzia dei vecchietti che si portano allo stadio ancora il proprio cuscinetto da stadio che regalavano in tre una 50 anni prima. Il calcio che si respira qui è un calcio umile, che si nutre di speranze e di ricordi, di povertà e di ignoranza. Forse ora dovrei iniziare a usare l’imperfetto. Qui ad Alessandria FUNZIONAVA COSI’. Ora incontro altri tifosi per la città e le uniche parole che ci diciamo sono “Non parliamone che è meglio”. Nessuno ha nemmeno più voglia di far polemica. E il terzo epiteto di Alessandria

dopo “città della paglia” e “città della nebbia” è proprio “città della polemica”. Ecco io ho pensato che la Juventus U23 al Moccagatta potrebbe aprirmi diverse porte sotto un punto di vista professionale, potrebbe aprirmi un nuovo orizzonte di calcio: potrebbe aprirmi l’oblò che da sul Grande Calcio. Ma da tifosa, sapere che i vincenti vengono a giocare a casa dei perdenti per vincere ancora e ancora e ancora è una cosa che mi fa stare male. Beh ecco Alessandria ha cambiato carattere per tre motivi in ordine cronologico: 1. L’impostazione esageratamente barocca e pomposa che la dirigenza ha dato alla ala società: impostazione che ha fatto crescere le aspettative e le speranze fuori misura e che ha comportato, in tutti, la mancanza di umiltà. 2. Il fallimento successivo di aspettative e promesse, fallimento ripetuto e ripetuto più volte: una ferita che di anno in anno diventa sempre più profonda. 3. Una presa di posizione fuori luogo, di punto in bianco fondata sul risparmio e addirittura, sullo spargimento del territorio con la scusa di “dare visibilità”. L’idea che la visibilità si guadagni conquistando gli alessandrini è un’idea correttissima. Il problema è che gli alessandrini bisogna riconquistarli con l’Alessandria, non con la Juventus...

CUORI GRIGIONERI I “social” e l’Orso

ANDREA FUCCI “Fuori tutto” F

uori tutto” è una frase che abbiamo letto ed ascoltato innumerevoli volte, quando una attività commerciale rinnova i locali di vendita o chiude i battenti. Nel mondo del calcio è difficile vederla applicata, ma l’estate 2018, per il tifoso dell’Alessandria, verrà ricordata per la più grossa svendita di calciatori che la Storia contemporanea ricordi. Le ultime 4 estati in riva al Tanaro e al Bormida, erano state all’insegna dell’entusiasmo ritrovato, intorno alla figura del Presidente Di Masi e del suo Staff, campagne trasferi-

menti di stampo Morattiano, con nomi altisonanti, che spesso scendevano di una categoria a fronte di ingaggi assolutamente fuori mercato e regolarmente pagati il 27 di ogni mese. A maggio di quest’anno una conferenza stampa illustrava il progetto tecnico 2018/19, ed abbiamo compreso che la festa era finita e che il negozio Di Masi doveva rinnovare i locali, le cui mura erano diventate marce, interiormente ed esteriormente. Il primo pezzo del nuovo Progetto ha sicuramente incontrato l’appoggio incon-

trastato di 3 tifosi su 4, che da 12 mesi avrebbero gradito non vedere più i volti del più grande tradimento calcistico dell’ultra centenaria storia dell’Orso Grigio, operazione conclusa pochi giorni fa con la rescissione del simbolo dei 4 anni di presidenza Di Masi, ossia Pablo Gonzalez, giocatore devastante per alcuni mesi, irritante per molti altri, ma pur sempre uno dei 3 più forti giocatori che lo scrivente abbia mai visto qui. Ma quando svendi tutto per rinnovare i locali, poi devi mettere i mobili nuovi, che nell’Alessandria Calcio di-

venta “Progetto Giovani”, con taglio netto ai giocatori d’esperienza (Over) e spazio ai giovani (Under). Sono arrivati, ad oggi, un nuovo allenatore e 14 nuovi calciatori. Le prime uscite sono state assolutamente insipide, questa rosa ha lacune tecniche enormi ed apparentemente è destinata ad un campionato di grande sofferenza. Ad Alessandria, grazie al Presidente Di Masi, abbiamo provato esperienze diverse, realtà calcistiche mai vissute, tipo lottare costantemente per le prime 3/4 posizioni della Terza Serie, bilanci sani, senza doverci preoccupare ogni santa estate di temere di non poterci iscrivere al campionato, uno stadio rimesso a norma con denaro personale ma... C’è sempre un ma nella vita di tutti i giorni, figuriamoci nel mondo del calcio, ma questa rivoluzione è un preludio ad una rimodulazione delle sue e nostre aspirazioni, oppure è un preludio ad una possibile uscita di scena a breve. Leggo critiche a Ds e Responsabile Area Tecnica: secondo me hanno fatto il massimo con le risorse a disposizione, i guai di questa Società non sono i Cerri o i Soldati, ma probabilmente chi ha occupato quelle poltrone per 4 anni, senza fare i veri interessi della società. Buon Campionato a tutti e sempre Forza Grigi!!!!!!! A cura di Federica Ghisolfi

IL BASTIAN CONTRARIO Di Mao

Ci resta solo la PASSIONE S

iamo all’inizio del campionato... Forse... Siamo alla fine mercato: lo hanno prolungato fino al 31 agosto. La serie B è cominciata a 19 squadre con 3 squadre sparite dal circo del calcio, ma aspetta una sentenza entro l'8 settembre per sapere se reintegrare 3 squadre oppure solo una, quella che ha perso i play out (Entella). Tre o più squadre non sanno se faranno la serie C o la B... di conseguenza hanno il mercato bloccato. Chi ha troppi over... chi ha contratti onerosi e non riesce a togliersi pesi importanti. Chi vuole fare giocare solo i giovani ma non ne capisce niente e crede che guardando la persona negli occhi riesca a capire se è un bravo giocatore. È tutto un casino... Non ci sono i calendari... Neanche i parrucchieri possono regalarli!!! Come sono cambiati i tem-

pi... E chissà perché è sempre peggio... Una volta se si aveva il presidente “grande”... con dei capitali da investire e che era amante della maglia spendeva fino a quanto poteva per allestire una squadra competitiva per VINCERE... NON PER ESISTERE. Ora non è più così. Se non si aveva un presidente serio... o solo un bandito si retrocedeva o peggio si falliva. Ora potremmo avere un binomio di cose mai provate... Un presidente tifoso, con capitali che potrebbero fare al-

lestire squadre competitive per la serie A, ma con una incapacità calcistica e con una supponenza così grandi che potrebbero portarci anche a fare il cambio di categoria... Ma non in avanti... Davanti a tutti questi problemi leggo ancora i pochi post sui social network che vengono fatti da quei 2 o 3 ottimisti che ancora scrivono (gli altri vorrebbero postare solo improperi). Sicuramente il nostro super presidente ha aspettato fino all'ultimo momento per fare il colpo del mercato anzi i colpi di mercato. Visto che siamo scoperti in tutti i reparti... Non cederemo più nessuno della rosa e ci saranno 3 innesti... Un bomber da 27 gol, un centrale da affiancare a Gazzi ed un terzino per confermare una difesa granitica. Bene.. Ora accontentiamoci di dire forza grigi... Per chi?? A sì, per noi... Che tristezza.

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