Alessandria - Mantova

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QUINDICINALE DI CALCIO... E NON SOLO – Direttore Massimo Taggiasco

Anno VIII n. 9•15 apr. 2016

Nessuno è come noi!

MASSIMO TAGGIASCO

L’

Orso è tornato e non lascia più scampo a nessuno! La seconda posizione della classifica è ormai vicinissima ed i play off sono praticamente blindati.

Certo, vedendo la squadra di queste ultime quattro vittoriose giornate, viene spontaneo chiedersi cosa ci facciamo ancora invischiati nella lotta per gli spareggi. Questo è un organico da categoria superiore, come diciamo da inizio stagione.

Comunque, è inutile chiedersi come sarebbe stata la storia senza l’avventura in Coppa Italia oppure se le scelte del mister siano sempre state le migliori.

Coi se e coi ma non si vincono i campionati. Siamo fieri, felici di avere vissuto partite che hanno fatto la storia dell’Alessandria, anche se questo, sicuramente, ha comportato un grave dispendio di energie fisiche e nervose per tutti gli uomini di Gregucci.

www.hurragrigi.it

ALL’INTERNO Il

Adesso, il periodo di calo sembra definitivamente superato e sappiamo bene che ai play-off bisogna arrivare con tante energie ancora da spendere (il Como della passata stagione è l’esempio più lampante!). Siamo alla volata finale e l’Orso ci arriva con tutto il suo potenziale intatto e pronto ad esplodere.

L’obiettivo è uno solo: la promozione in serie B. Niente recriminazioni, niente giudizi prematuri, niente processi, come, purtroppo, qualcuno aveva già cominciato a fare: il tempo delle parole è finito. Questo è il momento dei fatti e la squadra sta rispondendo in maniera splendida, dimostrando di credere nel traguardo che tutti vogliamo fortemente. In casa come in trasferta, l’amore per i nostri colori, in questa splendida stagione, è cresciuto in maniera enorme.

L’Orso Grigio siamo noi tutti: giocatori, dirigenza, tifosi.

Restiamo uniti, fiduciosi e convinti della nostra forza: nessuno è come noi!

Hurrà Grigi

Pallone Verde

LA LEGGENDA DELL’ORSO

Che cosa c’entrano Marescalco, Artico e Bocalon?

hurra.grigi / HurraTV

Personaggi

BENITO LORENZI

L’Orso racconta

L’ALESSANDRIA VINSE A ZURIGO

LE FIGURINE DEI GRIGI Hurra TV / GianmariaZanier Videointerviste

Alle pagine 9-10-11-12

www.museogrigio.it Epoche diverse, generazioni di tifosi diverse, emozioni diverse.

Tutti e tre grandi attaccanti della leggenda dei Grigi

Scoprilo a partire dal 18 aprile 2016 su www.museogrigio.it oppure sulle nostre pagine Facebook e Twitter

anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

2

La volata finale

OGGI AL MOCCAGATTA

CITTADELLA 66

PORDENONE 56

BASSANO 55

ALESSANDRIA 55

FERALPISALÒ 49

PADOVA 48

Pordenone

CITTADELLA

Lumezzane

Mantova

CUNEO

ALBINOLEFFE

32 FERALPISALÒ

Cuneo

RENATE

SUDTIROL

Cittadella

Giana Erminio

33

Cremonese

PAVIA

Padova

Reggiana

GIANA

BASSANO

34

SUDTIROL

Giana Erminio

REGGIANA

PADOVA

Pavia

Alessandria

31

Mantova

Nella tabella sono indicate in minuscolo le gare da disputare in casa.

N

ella tabella che riportiamo qui sopra, troviamo le gare che restano da disputare da parte delle prime 6 della classifica attuale.

Ricordiamo che il meccanismo delle Promozioni e dei playoff è il seguente Le squadre classificate al primo posto dei tre rispettivi gironi saranno promosse in Serie B. Ad esse si aggiungerà la vincente dei play-off che verranno disputati dalle seconde e terze classificate dei tre gironi e dalle due migliori quarte. I play-off si articoleranno in un turno preliminare a gara unica e in semifinali e finali in gara doppia, sempre accordando il vantaggio del fattore campo (con il diritto di giocare la gara secca o quella di ritorno in casa) alle squadre meglio piazzate in classifica. Non si applica invece né la regola del valore doppio dei goal in trasferta, né quella del vantaggio derivante dalla migliore posizione in classifica (completa o avulsa) e/o della differenza reti in stagione regolare: a parità del computo dei goal complessivi, al termine dei tempi regolamentari sono previsti due tempi supplementari da 15’ ciascuno ed eventualmente, se la parità persiste, i calci di rigore. Proponiamo ai nostri lettori un confronto tra le prime 4 posizioni nella classifica dei tre gironi di Lega Pro dopo 30 gare disputate.

Ricordiamo che, oltre alle prime tre qualificate, soltanto le due migliori quarte disputeranno i playoff. In caso di parità di punti prevarrà la squadra con la migliore differenza reti.

Dalla tabella (a lato) si evince che l’Alessandria è, attualmente, la migliore

quarta dei tre gironi. La peggiore quarta è la Casertana, mentre è fuori l’Ancona.

Nella tabella, tra parentesi, trovate la differenza reti delle squadre.

Attualmente l’Alessandria, essendo la migliore quarta classificata, disputerebbe i quarti di finale dei playoff, in trasferta, in gara unica, sul campo del Foggia, secondo in classifica nel Girone C, a pari con il Lecce, ma al secondo posto in quanto la differenza reti premia la formazione rosso-nera. La Casertana che, attualmente, è la peggiore quarta, giocherebbe contro il Pisa che, attualmente, è la migliore seconda.

Attualmente i playoff sarebbero cosi composti: Foggia - Alessandria Pordenone - Bassano Maceratese - Lecce Pisa - Casertana

GIRONE A Cittadella - pt. 62 Pordenone - pt. 56 Bassano - pt. 55 Alessandria - pt. 55 GIRONE B Spal - pt. 64 Pisa - pt. 57 Maceratese - pt. 56 Ancona - pt. 50 GIRONE C Benevento - pt. 59 Foggia - pt. 56 Lecce - pt. 56 Casertana - pt. 53 Nella tabella le classifiche a confronto

©SerenaRUSSELLO2016

Il prossimo avversario dell’Orso Grigio è il Mantova, la gara è valevole per la quart’ultima giornata di Campionato.

Dal 14 marzo 2016 il tecnico è Luca Prina: il suo risultato più prestigioso lo ha ottenuto nel mese di maggio del 2014 quando ottenne la promozione in Serie B con la Virtus Entella.

In porta Bonato è stato acquistato dal Real Vicenza: per lui in Lega Pro 29 presenze nella Sambonifacese, 4 nell’Unione Venezia e 3 nel Real Vicenza; Pane è arrivato dal Benevento dove ha giocato 26 volte; oltre a 13 presenze nell’Aprilia, 15 presenze nell’Ischia, 34 presenze nel Barletta, 33 presenze nella Cavese e Albertoni è in prestito, fino a giugno, dal Genoa.

In difesa Carini è stato acquistato dall’Aquila, dove ha disputato 9 presenze. Per lui 3 campionati nel Modena in Serie B con 39 presenze e 5 gol.

Cristini è in prestito dal Pavia, fino al termine della stagione: nel Pavia 23 presenze in 2 stagioni. Scrosta è stato preso dal Lanciano dove ha disputato 2 stagioni in Serie B giocando 13 volte.

Sereni è arrivato dal Pavia, con all’attivo 21 presenze e 3 gol oltre a 10 presenze nella Spal, 17 nel Rimini e 2 nel Grosseto in Serie B. Da svincolato ecco Masiello: per lui tanta Serie A e B nella sua carriera: ultimi quattro anni al Torino, 3 di Serie A e 1 di Serie B con 34

presenze; 4 stagioni al Bari, 2 di Serie A e 2 di Serie B, con 49 presenze e 1 gol.

39 presenze e 4 gol nel Vicenza in Serie B. 36 presenze. Lo Bue è in prestito dal Lecce, 2 campionati nel Trapani in B con 30 presenze.

A centrocampo Raggio Garibaldi è arrivato dall’Entella: per lui 30 presenze nel Gubbio in Serie B. Di Santantonio è giunto dal Genoa. Giannarelli è in prestito, fino a fine stagione, dal Pisa.

Migliori è stato acquistato dal Gubbio.

In attacco Tripoli è stato preso dall’Ascoli: per lui 5 stagioni a Varese di cui 2 di Serie B con 39 presenze 2 gol oltre a 13 presenze e 2 gol nell’Ascoli. Ungaro è in prestito dall’Atalanta, fino a fine stagione come Samb, giunto dalla Primavera del Genoa. Ruopolo è arrivato dalla Reggiana dove, nelle ultime 2 stagioni ha disputato 53 presenze e 14 gol; per lui tanta Serie B: 4 stagioni nell’Albinoleffe con 136 presenze e 41 gol; 31 presenze e 8 gol nell’Atalanta; 13 presenze nella Triestina; Marchi è stato acquistato, nel mercato invernale, dal Pavia con 24 presenze e 6 gol.

Oltre a 18 presenze nella Cremonese con 1 gol; 34 presenze nell’Entella con 7 gol. Beretta è stato prelevato dal Pisa dove ha giocato 11 volte segnando 1 rete oltre che 11 presenze nel San Marino segnando 1 gol.

Nelle gare disputate mister Prina ha adottato il 5-3-2: in porta Bonato; in difesa da sinistra Sereni, adattabile anche da centrocampista esterno, al centro Trainotti che può giocare anche da esterno destro, Scrosta, Carini mentre a destra c’è Scalise, giocatore che può essere impiegato anche a sinistra. A centrocampo il trio è composto da Gonzi a destra, Longo che in caso di necessità può fare il difensore centrale e Raggio Garibaldi; in attacco Marchi e Caridi.

[Paolo Baratto]

Casa Funeraria - Sala del Commiato Via Parini 6 - Alessandria - tel. 0131 342076

15 apr. 2016

3

HURRÀ GRIGI

L’ANALISI di Silvio Bolloli (Radio Voce Spazio)

Grigi: vietato sbagliare!

L

a prima notizia bella dell’ultima settimana è il rotondo successo dei ragazzi dell’Alessandria per 3-0 contro la Juventus: si tratta veramente di un segnale incoraggiante per come la società ha lavorato sul vivaio e per i frutti positivi che si spera questo possa portare.

E’ ben vero che è dai tempi di Gianni Rivera che la terra alessandrina non esprime un talento purissimo ma in anni più recenti non possiamo dimenticarci di giocatori come Daino e Pasino che hanno calcato con grande onore i campi della Serie A e della Serie B: sotto questo profilo l’auspicio è che la cantera alessandrina possa seminare bene oggi per mietere buon frutto domani.

Venendo alle ultime uscite della prima squadra, è in dubbio che l’Alessandria sta attraversando un momento brillante come indiscutibilmente dimostrato dalle statistiche; infatti, aver totalizzato 9 punti nelle ultime tre uscite (cioè a dire il massimo possibile) realizzando cinque reti e non subendone neppure una è un segnale indice di un momento sicuramente brillante dal punto di vista del rendimento.

C’è anche da dire che i numeri, per quanti incoraggianti, non devono sottrarre l’osservatore da quello che accade in campo che è sempre il vero specchio delle potenzialità e delle risorse di una squadra: sotto questo aspetto appare allora opportuno evidenziare come l’Alessandria debba trovare ancora i giusti automatismi dal punto di vista della qualità del gioco ma come un traguardo importante lo abbia certamente già raggiunto, cioè a dire quello della forma fisica.

Personalmente sono rimasto colpito

dalla tenuta atletica dei grigi particolarmente in occasione dell’ultima partita casalinga, quella vincente contro il Pordenone, che mi ha lasciato la sensazione di una squadra con il serbatoio pieno di carburante e molte energie da spendere: è ben vero che questo discorso non vale proprio per tutti, e che alcuni giocatori non sono ancora al top, penso ad elementi preziosi come Marras e Nicco che non sono ancora ritornati ai livelli di qualche mese fa, io direi che non hanno ancora raggiunto i livelli di qualche mese fa, ma in generale l’Alessandria mi sembra che abbia ritrovato quella gamba che solamente pochi turni orsono sembrava smarrita.

Certo vantare una simile condizione atletica quando il mese di maggio è alle porte e mancano solamente quattro partite al termine della sessione regolamentare del campionato è il miglior biglietto da visita per quanto riguarda i playoff: infatti, se il Cittadella è di fatto irraggiungibile (e tra breve lo sarà anche matematicamente) ritengo che l’Alessandria possa tranquillamente fare la corsa sul secondo posto e questo non solo per una questione di distacco di punteggio ma proprio per la brillante condizione che i grigi stanno dimostrando di avere.

Ad ogni buon conto, se ne Bassano ne Pordenone ne Feralpi appiano in grado di mettere sotto i grigi, resta fermo il fatto che qualche riserva sull’impostazione tattica e, soprattutto, sulla scelta degli uomini da parte di mister Angelo Gregucci continua ad esserci: a centrocampo, infatti, Branca e Nicco continuano ad essere confermati con grande dispendio di energie fisiche mentre Loviso è ormai diventato a tutti gli effetti una terza scelta dal momento che, se Mezavilla è indisponibile, Vitofrancesco è il preferito del mister.

Siamo sicuri che questa sia la soluzione migliore che per vincere sia sufficiente avere un centrocampo di gladiatori e che non serva mai un direttore d’orchestra dai piedi buoni. Per quanto concerne il reparto offensivo Iocolano – che è indiscutibilmente un grande giocatore – sembra aver trovato la migliore condizione ma talvolta fornisce ancora l’impressione di essere un po’ troppo un solista fuori dal coro: l’infortunio di Marconi ha spianato la strada alla titolarità di Bocalon il quale, ultimamente, non appariva particolarmente gradito a mister Gregucci e l’allenatore dovrà di conseguenza impostare il gioco di attacco della squadra in modo tale che Bocalon, anziché lottare sul pallone alla Marconi, venga imbeccato al punto giusto per poterla mettere in fondo al sacco, legittimando il suo attuale ruolo di capocannoniere del girone e soprattutto rendendo al meglio per quelle che sono le sue migliori caratteristiche.

Con Fischnaller ancora lontano dai giorni migliori e Marras squalificato, potrebbe essere interessante rivedere in campo Boniperti, un giocatore che ha sempre dimostrato di avere tanto da spendere ma che da alcuni mesi a questa parte è stato relegato in soffitta.

Quanto, da ultimo, alla difesa mi pare che si continui a correre qualche rischio di troppo ma questa non è certamente una responsabilità dell’allenatore quanto dei singoli giocatori – principalmente di Sosa e Morero, cosi osannati al termine della scorsa stagione – i quali devono dare di più.

L’esito dell’analisi tecnica e la morale conclusiva del discorso è, in parole semplici, che questa Alessandria può dare molto ma non deve abbassare la guardia e deve lottare sempre al 100%.

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PUNTO GRIGIO di Giovanni Mediliano

In volo verso la B Come volevasi dimostrare, una volta smaltite le scorie lasciate nei muscoli e, soprattutto, nella testa dalla travolgente cavalcata grigia in Coppa Italia Tim, Branca, Nicco e compagni hanno ripreso la loro marcia, convinta e vincente (unendo le due parole: convincente) in quel campionato che per un buon mesetto era stato messo tra…gli obiettivi di secondo piano! Chiusa nel cassetto dei ricordi più belli la stupenda avventura nel ”calcio dei grandi” è arrivato il momento, in quel calcio, di entrarci a pieno titolo e con tutti i diritti. La squadra ha dimostrato a lungo, in questa stagione (comunque passata alla storia) di meritarsi quel definitivo salto di categoria inseguito da tantissimo tempo. L’Italia intera ormai è consapevole del fatto che l’Alessandria Calcio è squadra, società, struttura che merita il palcoscenico della Serie B, dopo quello che Bocalon & Co. hanno dimostrato sul campo, nessuno si meraviglierebbe di certo di vedere le maglie grigie ai nastri di partenza della serie superiore nella prossima stagione. Ovvio che adesso questo traguardo non possa più essere raggiunto in maniera diretta, avendo concesso margini di vantaggio troppo onerosi da poter recuperare al Cittadella, ma pare proprio che tutto si stia predisponendo nel modo migliore per effettuare quello scatto decisivo e vincente in ambito play-off.

Sappiamo tutti benissimo che non occorre necessariamente essere i più forti per vincere i play-off,

©SerenaRUSSELLO2016

occorre unicamente arrivarci in quel momento nel miglior stato di forma possibile: il Como della passata stagione è la conferma più clamorosa a questa convinzione. Tutti pronti allora per questo ultimo mese di passione. Buon lavoro ai preparatori atletici e ai fisioterapisti, chiamati a dare il meglio della loro opera per far toccare il top della forma nel momento giusto; buon lavoro a mister Gregucci, chiamato a “convincere” i giocatori delle loro possibilità; buon lavoro alla dirigenza, chiamata a tenere sulla corda tutto l’ambiente senza cali di tensione o di convinzione; buon lavoro alla tifoseria, chiamata (come se dovesse servire!) a dimostrare ancora e sempre di essere una tifoseria da Serie A, come ampiamente fatto vedere proprio in quegli stadi!

anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

4

DETTO FUORI DAI DENTI di Mario Bocchio

TOP PLAYER di Beatrice Bruno

A Gorgonzola, quar

Il punto di ripartenza: il reparto difensivo Il nostro reparto difensivo ha mostrato di essere tornato in piena forma. I top player di questa edizione sono loro. Nessuna concessione, nessun cedimento. Tanto carattere e anche... Tanti gol!

A Pavia Morero e Sosa ci hanno regalato la vittoria della rinascita, oltre a una partita dai ritmi alti e rassicuranti. Questa Alessandria sembra rinata e i suoi difensori sembrano capaci di dimostrare la sicurezza che in coppa italia e nella prima parte del campionato ha fatto la differenza. Anche a Gorgonzola, Sperotto ha consolidato il risultato con un gol inspie-

Q

gabilmente bello. Nessuno se lo sarebbe aspettato da un terzino, ha affondato la compromissibile difesa lombarda. L’Alessandria è tornata e i play off sono vicini. Con questi ritmi si può pensare a qualcosa di grande, senza montarsi la testa rischiando quindi di ricadere nel baratro degli ultimi mesi e mezzo.

Ci sta giocare male, ci sta non riuscire pienamente... Ma non giocare è probabilmente il problema più grande. Problema che questa Alessandria sembra aver abilmente superato.

Adoss ai Mantovani!

uarta vittoria consecutiva dell’Alessandria, che sbanca Gorgonzola con un 3-0 ai danni della Giana Erminio. I Grigi raggiungono in classifica il Bassano al terzo posto, a sua volta sconfitto in casa dalla Pro Piacenza, ma ancora in vantaggio negli scontri diretti. Le squadra partono subito a viso aperto e al 2’ arriva uno squillo Giana, con Marotta che ruba palla e sfugge alla difesa, appoggiando per Perna poco fuori il limite dell’area: il numero dieci biancazzurro lascia partire un destro che sibila poco distante dal primo palo.

Al 5’ Vitofrancesco dalla sinistra cerca la conclusione che Paleari in uscita blocca tra le mani. La gara procede accesa dal punto di vista agonistico, ma sostanzialmente equilibrata: al 21’ ci prova Marras, ma la sua conclusione finisce alrissima sopra la traversa. Al 8’ punizione dalla trequarti per i Grigi, con Vitofrancesco sul pallone: il suo cross viene deviato in angolo da Rossini. Sul ribaltamento di fronte Cogliati ubriaca la difesa avversaria e riesce a crossare per l’accorrente Pinto, che però calcia male e manda alle stelle. Al 31’ l’episodio che cambia la gara: Iocolano dalla destra con un gran tiro colpisce l’incrocio dei pali e sul rimbalzo Montesano, reo di fallo di mano, viene espulso con rosso diretto, mentre l’arbitro concede il conseguente rigore all’Alessandria, che Bocalon trasforma per l’1-0. Con la Giana in dieci uomini, al 35’ mister Bertarelli effettua il primo cambio, inserendo un difensore in più, Bonalumi e sacrificando Rossini. Al 36’ la Giana reclama un rigore su Perna, spinto in area da Morero mentre cercava da ottima posizione di agganciare un cross di Perico. Nessun cambio all’inizio della ripresa e quando non passano che venti secondi Vitofrancesco ha l’occasione per raddoppiare, ma spreca agganciando al

©SerenaRUSSELLO2016

volo un cross di Iocolano e mandando la palla fuori di poco. Nonostante l’uomo in meno, la Giana alza sensibilmente il pressing e al 10’, su corner battuto da Augello, Biraghi al volo calcia alto. Subito dopo è Iocolano a sfiorare il secondo palo della porta difesa da Paleari con un rasoterra diagonale dalla sinistra. Al 17’ raddoppio dell’Alessandria con Sperotto, che dal vertice sinistro calcia un diagonale che finisce direttamente in porta.

Mister Bertarelli procede al secondo cambio, sostituendo l’unica punta Perna con Bruno. Al 23’ primo cambio anche per mister Gregucci, che richiama Nicco per Loviso. Al 25’ punizione per la Giana dai 35 metri che Biraghi si incarica di calciare in mezzo e Poleghi di testa riesce ad agganciare, chiamando Vannucchi alla parata in tuffo. Al 27’ occasione Giana con Marotta che calcia in avanti per Bruno, il quale supera il portiere in uscita, ma viene fermato in extremis da Vitofrancesco. Al 31’ arriva anche la terza rete dei Grigi con Iocolano, che accangia la volo un cross di Celjak dalla sinistra e trafigge Paleari. Al 35’ la Giana effettua il terzo ed ultimo cambio, sostituendo Pinto con Solerio, mentre l’Alessandria cambia Bocalon con Boniperti. Al 38’ Iocolano, sfuggito alla difesa biancazzurra e arrivato al limite dell’area piccola, spreca un pallonetto mandando la palla di poco alta sopra la traversa. A 5’ dal termine terzo cambio per mister Gregucci, che inserisce Mezavilla al posto di Vitofrancesco.

Occasionissima Giana al 41’ con Augello che, lanciato da Cogliati, arriva da solo davanti al portiere ma calcia addosso a Vannucchi

Per Sperotto il primo goal in assoluto La Giana Erminio viene travolta dall’A-

lessandria con l’inferiorità numerica, durata per un’ora di gioco, fattasi chiaramente sentire.

Mister Albè, causa un’indisposizione dell’ultim’ora, lascia la guida al vice Raul Bertarelli. I ritmi dell’incontro sono subito elevati. Sfiorato il palo da Perna, Vitofrancesco impegna Paleari all’intervento in uscita. Marras e Cogliati cercano soddisfazione personale, poco assistiti dalla mira. Passata la mezz’ora, Iocolano colpisce dalla destra l’incrocio dei pali e sul rimbalzo Montesano commette fallo di mano. Rigore ed espulsione per il difensore, Bocalon trasforma il penalty.

La truppa di Gregucci può amministrare facilmente le operazioni e, mancato il raddoppio da Vitofrancesco quando siamo giunti alla ripresa, il diagonale di Sperotto trafigge Paleari. Entrato in cam-

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15 apr. 2016

5

HURRÀ GRIGI

ta vittoria consecutiva

© Tony Frisina

po, Bruno avrebbe l’opportunità di andare a segno, ma superato Vannucchi in uscita Vitofrancesco lo ferma provvidenzialmente (27′). L‘aggancio e tiro vincente di Iocolano chiude i conti per un match impietoso verso i locali, incapaci di capitalizzare il tu per tu Augello-Cogliati a pochi minuti dall’epilogo.

“Per noi, sono già spareggi – ha sottolineato Mister Gregucci in sala stampa -. Ed è importante allenarci a giocarli e a vincere. Perché se riusciremo a centrare l’obiettivo, dobbiamo già essere pronti a viverla, la seconda fase della stagione. Ma non siamo certo ancora arrivati: ci stiamo avvicinando. Oggi abbiamo sbagliato qualcosina, il palleggio non era fluido e non so quali fossero le effettive condizioni del campo, se magari non era perfetto e ci hanno un pochino rallentato la circo-

lazione della palla. Certo è che la palla la dobbiamo fare girare in maniera più sciolta, più veloce. Anche sul piano della finalizzazione si può fare di più: le occasioni, anche questa volta, le abbiamo create e vanno sfruttate meglio, perché anche la differenza reti conta, nel nostro girone e pure nel confronto con gli altri raggruppamenti. Non dobbiamo mai regalare nulla.

Le insidie sono tante, con il caldo potranno anche aumentare. Ecco perché insisto: là dove possiamo crescere, facciamolo”.

Come riportato dalla collega Mimma Caligaris, Nicolò Sperotto ha commentato così il suo goal: “Vitofrancesco mi ha servito una gran palla, ho alzato lo sguardo e ho visto che Paleari non era proprio messo benissimo. Anche se non sono un tiratore dalla distanza, ho provato, dai 25 metri. In quel momento la partita è

passata completamente nella nostra gestione. Non avevamo mai rischiato molto prima, e qualche occasione per raddoppiare l’abbiamo anche avuta. La Giana aveva impostato la partita per chiuderci gli spazi e ripartire. Non l’abbiamo quasi mai permesso. Dedico la rete alla mia famiglia, mi toccherà anche portare le paste al campo. Razione abbondante, perché non è solo il primo goal della stagione, è il mio primo in assoluto”.

Questo invece il racconto di Riccardo Bocalon (in cima alla graduatoria dei marcatori, insieme al cremonese Brighenti, con 14 reti) di come è nato il rigore: “Ho seguito l’azione e dopo che il tiro a effetto di Iocolano ha sbucciato la traversa ed è rimasto ancora giocabile, ho provato a spingerlo. Il difensore lo ha ‘parato’, ho sfruttato l’occasione per tornare a segnare anche dal dischetto“.

L’Alessandria è andata in vantaggio al 49’: corner dalla sinistra e stacco di Morero che insacca nell’angolino alla sinistra di Facchin.

Il radoppio, all’82’ sembra il replay del primo gol: angolo da sinistra, incornata di Sosa sull’angolo lontano.

Con questo risultato, la squadra di Mister Gregucci fa un passo decisivo verso i playoff. Per il Pavia è invece un sogno che tramonta, vista la contemporanea vittoria del Bassano (0-2) in casa della capolista Cittadella.

La resa del Pavia è contenuta nelle parole del presidente del Pavia Xiadong Zhu: “Voglio ringraziare i nostri tifosi per lo straordinario apporto dato alla squadra. È stato bellissimo vedere lo stadio pieno. Andiamo avanti tranquilli, i nostri programmi non cambiano minimamente”.

A Pavia ottima prova di un’Alessandria compatta e cinica

Morero: “Questo gruppo ha ancora moltissimo da dare”

Gara pressochè perfetta dell’Alessandria, che vince 2-0 la sfida della ventinovesima giornata contro il Pavia, e fa un passo decisivo verso i playoff.

I Grigi sono entrati in campo determinati, e sin dalle prime battute hanno fatto intendere di aver approcciato la gara nella giusta maniera.

Impossibile – alla fine – trovare un giocatore grigio al di sotto della piena sufficienza; a nostro giudizio, promuovendo pienamente tutto l’undici, ci sentiamo di spendere un elogio in più per Branca e di assegnare un bel 7 in pagella alla coppia di centrali - Morero e Sosa -, gli autori delle due reti, che in passato avevano peccato di superficialità (esempio Cremona e Salò), causando errori poi risultati fatali al fine dei risultati.

Tutti in casa grigia erano consci che la sfida di Pavia sarebbe stata fondamentale: per la corsa verso i playoff e per la storica rivalità con il club lombardo.

Il netto successo ha ulteriormente “caricato” il gruppo. Il capitano Santiago Morero ha voluto dedicare il suo preziosissimo goal alla mia moglie e ai figli.

“Sono contento: perché ho segnato, certo, ma soprattutto per come abbiamo interpretato questa partita. Una grandissima prestazione da parte nostra, già nel primo tempo. Siamo stati sempre noi a dettare gioco. Un bellissimo gioco quello espresso da questa Alessandria. Credo che sia soprattutto merito nostro, davvero molto bravi nel possesso palla. - ha sottolineato il centrale argentino, così come poi rilanciato dalla collega Mimma Ca-

Il 2016 è l’anno della prevenzione dell’udito.

Sordità?

ligaris su “Il Piccolo” – Certo, avremmo anche potuto finalizzare di più, perché le occasioni le abbiamo avute, però non abbiamo mai rischiato e la partita è stata sempre nelle nostre mani. Il nostro atteggiamento ha confermato la mia convinzione di sempre: questo gruppo ha ancora moltissimo da dare.

Questa, per me, è una delle eredità importanti di questa vittoria: dà ancora più forza ad una idea che io ho dal primo giorno di ritiro e che non ho mai cambiato neppure nei momenti più difficili: questi giocatori, questa squadra hanno ancora tanto, tantissimo da dare a questo campionato. Lo stiamo dimostrando”.

Più che per il successo, il primo pensiero del tecnico dell’Alessandria Angelo Gregucci è stato per le condizioni di Michele Marconi e Manuel Fischnaller. Solo nelle prossime ore si avranno notizie certe.

Poi l’analisi del 2-0 dello stadio “Fortunati”: “Una buona partita: per noi gli spareggi sono già iniziati e bisogna cercare di giocare bene a calcio e capitalizzare al meglio. Siamo stati equilibrati: nel primo tempo il palleggio è stato un po’ più farraginoso, molto meglio nella ripresa. Abbiamo pagato un po’ sotto il profilo dello sforzo: dovremmo cercare di essere un po’ più cinici.

Abbiamo tenuto un po’ troppo in bilico la partita: supremazia territoriale netta, ma la gara avrebbe dovuto rimanere per meno tempo sull’1-0, perché l’avversario può sempre trovare la giocata per rimetterla in piede. Però, insisto: bene. molto bene. È stato importante aver costruito molte occasioni, ecco perché dico che dobbiamo sfruttare meglio le occasioni. Lo abbiamo fatto con i calci piazzati, manovrando, invece bisognerà essere più concreti sottoporta. Una qualità che conta ancora di più adesso che le gare si assottigliano”.

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anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

SIAMO SOLO NOI...

di Serena Russello

Le immagini delle recenti partite disputate dai Grigi sia in casa che in trasferta.

L’ANGOLO DEL DIALETTO di Luciano Olivieri

‘Na vùš

Una voce

I mé pensiér

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són ‘na vùš

sono una voce

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nel silenzio.

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sotto la tribuna centrale del Moccagatta

15 apr. 2016

HURRÀ GRIGI

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Raduno collezionisti e storici di calcio

S

anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

abato 23 aprile nell’affascinante cornice dello stadio “Moccagatta” di Alessandria si terrà l’ormai consueto raduno dei collezionisti, storici, statistici e amanti della storia del calcio organizzato da Museo Grigio con il patrocinio dell’Alessandria Calcio e la collaborazione del Bar dello Stadio e del sito Atleti ed Eroi, vero e proprio punto di riferimento degli appassionati del calcio d’epoca a livello nazionale. A partire dalle ore 9 e per tutta la mattinata, appassionati e tifosi di tutte le squadre italiane potranno partecipare alla mostra-scambio di materiale d’epoca e condividere informazioni e ricordi sulla storia del gioco più bello del mondo.

ZONA CESARINI di Federico Martino

Girone A: il commento della 30esima giornata Dopo aver interrotto la sbalorditiva striscia di undici vittorie consecutive nell’ultimo turno di campionato, il Cittadella impatta anche contro la Reggiana, uscendo dal Mapei Stadium con molti rimpianti e tre punti persi ingenuamente in zona Cesarini. È necessario, però, sottolineare la “normalità” di questo lieve calo fisiologico che stanno vivendo i granata: i ritmi forsennati tenuti nella parte centrale della stagione hanno portato ad un inevitabile calo fisico, per non parlare dell’aspetto psicologico, anch’esso sfiorato dagli ultimi avvenimenti del girone A, che vede la squadra di Venturato a un passo dalla promozione e con la testa quasi in vacanza. Nonostante ciò, considerando la sconfitta casalinga del Bassano e l’enorme vantaggio sulle avversarie, la Serie B è pronta ad accogliere Cittadella. È solo una questione di tempo.

L’entusiasmo derivante dall’ultima eclatante vittoria contro il Cittadella ha giocato un brutto scherzetto al Bassano: i giallorossi, infatti, sono incappati in una sorprendente sconfitta contro la Pro Piacenza, avversario certamente abbordabile, facendosi superare dal Pordenone e raggiungere dall’Alessandria. L’importante divario tecnico rispetto alla Pro Piacenza è stato colmato dalla gran voglia di fare risultato degli ospiti che, in piena bagarre salvezza, hanno ribaltato i pronostici e fatto suonare un campanello di allarme in casa Bassano: se l’obiettivo è il secondo posto, perdere partite del genere in questo momento della stagione, è inaccettabile.

L’Alessandria è tornata definitivamente a fare la voce grossa. A Gor-

gonzola i grigi ottengono la quarta vittoria di fila, raggiungono il terzo posto e avvicinano sensibilmente il secondo posto. La primavera ha avuto un effetto benevolo sul gruppo di Gregucci: le difficoltà riscontrate in inverno, dovute anche alle fatiche di Coppa Italia, sembrano un lontano ricordo; nell’ultimo periodo, infatti, la squadra ha ricominciato correre a pieni giri, dispensando ottime prestazioni ed esaltando le qualità dei singoli. La freschezza ritrovata, in più, potrebbe risultare decisiva nella post season, dove spesso emergono gli organici al top della condizione fisica. Il letargo è finito: l’orso è tornato a ruggire, vigorosamente.

Chi non molla nemmeno di un centimetro è il Pordenone: vittoria a domicilio contro la Feralpi Salò e secondo posto riconquistato. Partita spettacolare quella del Bottecchia: ripartenze veloci, ottime trame di gioco e gol a volontà. Un match da incorniciare per tutti gli amanti del bel gioco. Se la prima faccia della medaglia raffigura un Pordenone lanciato verso i playoff, la seconda ritrae una Feralpi Salò che, dopo aver sfiorato per lunghi tratti della stagione il sogno playoff, sembra aver definitivamente gettato i remi in barca, con un -6 rispetto a Bassano ed Alessandria piuttosto complicato da rimarginare in solo quattro partite.

Con la Pro Patria già in Serie D, l’Albinoleffe aritmeticamente ai playout e il Mantova quasi spacciato, la lotta per evitare gli ultimi due posti validi per un posto playout coinvolge, a quattro partite dal termine, Cuneo, Pro Piacenza, Renate, Lumezzane e Giana Erminio. Chi la spunterà?

...dall'inizio e per sempre VICINO AI GRIGI!

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LA LEGGENDA ORSO DELL’

MARIO BOCCHIO

B

enito “Veleno” Lorenzi trascorse gran parte della sua carriera agonistica nell’Inter, in cui esordì il 28 settembre 1947 (InterAlessandria 6-0) dopo la gavetta all’Empoli in serie B: i toscani l’avevano comprato dal Borgo a Buggiano di Prima divisione solo un anno prima, pagandolo 100.000 Lire, e l’avevano rivenduto ai nerazzurri per 12 milioni di Lire. Vestì per l’ultima volta la casacca nerazzurra il 13 luglio 1958 (ComoInter 0-3). Con la squadra milanese vinse 2 scudetti (1952-‘53 e 1953-‘54) totalizzando 314 presenze e 143 reti nelle gare ufficiali: campionato italiano (305 presenze, 138 reti), Coppe Europee (3 presenze, 3 reti) e Coppa Italia (6 presenze e 2 reti). In questo periodo, durante una partita con la Pro Patria, subì un duro intervento: l’entrata violenta di un avversario colpì il piedeappoggio di Lorenzi durante un cross, spezzandogli il perone. Durante la caduta a terra, Lorenzi alzò le mani per proteggersi il volto e, sbilanciato, andò a colpire con la testa le sbarre di ferro della porta.

L’ infortunio si risolse con 13 punti alla gamba e 15 alla testa, e un lungo periodo di stop. Esordì nella Nazionale italiana a Madrid (Spagna-Italia 1-3) realizzando anche una delle tre reti italiane. Con la maglia azzurra disputò 14 gare e fu autore di 4 reti. Il suo esordio in azzurro coincise con l’ ultima partita in Nazionale di Valentino Mazzola, di lì a poco scomparso con lo squadrone torinese a Superga.

Molti lo ricordano come un “cattivo” in campo. Solo per citare due degli episodi che giustificarono il soprannome “Veleno”: nella sua prima partita con l’Inter contro l’Alessandria si fece espellere, e ai Mondiali di calcio in Svizzera nel 1954 rifilò un calcio all’arbitro brasiliano Viana nella partita contro la squadra di casa. Quando contro la Fiorentina il compagno Stefano Nyers sbagliò un gol, Lorenzi lo colpì e l’ungherese si allontanò dal campo. Richiamato bruscamente all’ordine (“rientra che i conti li facciamo dopo”), alla seconda occasione segnò e rincorse Lorenzi per restituirgli il favore. Era noto per strizzare di nascosto i testicoli degli avversari per sbilanciarli durante i contrasti aerei, e non si tratteneva dall’usare il suo taglientissimo vernacolo toscano per provocare gli avversari. Sua l’invenzione del soprannome “Marisa”, affibbiato a Giampiero Boniperti. Marisa era il nome di una ragazza che seguiva gli allenamenti del giovane juventino in Nazionale. In pieno stile “Veleno” la provocazione sulla presunta “professione” praticata dalla Regina d’Inghilterra, sbandierata da Lorenzi per provocare il giocatore John Charles. La provocazione non ebbe effetto, il giocatore gallese rispose: “Non è la mia regina, sono gallese”.

Il soprannome di “Veleno” però non deriva dai giornalisti, che si limitarono ad appropriarsene, ma dalla madre

BENITO LORENZI

Cattivo in campo, ma dal cuore tenero

A sinistra, con Boniperti. A destra, in Nazionale. In basso, in maglia Grigia

Ida Lorenzi, che lo chiamava così per i suoi trascorsi di bambino molto vivace. Anche il nome Benito nacque da uno scherzo, voluto dal nonno del calciatore come sfottò verso il nascente regime fascista che lo aveva costretto a chiudere la sua panetteria. La sua azione più famosa fu anche una delle più “velenose”: durante un derby Inter-Milan, venne fischiato un rigore assai dubbio a favore dei rossoneri. Lorenzi andò dal massaggiatore della sua squadra e si fece dare un pezzo di limone. Mentre l’arbitro Lo Bello era distratto dalle intemperanze dei giocatori in campo, lo posizionò rapidamente appena sotto il pallone sul dischetto degli undici metri. Nonostante le grida dei tifosi il rigore venne tirato da Tito Cucchiaroni, ala sinistra del Milan, uscendo di oltre sei metri chiudendo la partita sull’1 a 0 per gli interisti e costringendo “Veleno” ad una rapida corsa verso gli spogliatoi per evitare l’invasione di campo dei tifosi avversari infuriati.

Nonostante la fama, Lorenzi è sempre stato un cattolico praticante e molto assiduo, tanto

da aver dichiarato di aver mancato ad una sola messa durante la sua intera carriera, e solo perché non era stato in grado di trovare una chiesa nel paesino siciliano in cui si trovava. Addirittura, dopo l’episodio del limone, si confessò in chiesa dicendo di aver fatto una scorrettezza: il prete, interista, si mise a ridere. Arrivò a dichiarare, in un colloquio con Carlo Maria Martini, allora cardinale Arcivescovo di Milano: “Il corpo peccava, lo spirito cattolico rimaneva nello spogliatoio”. L’almanacco 1946-‘47 riporta solo 39 presenze di Lorenzi nell’Empoli, contro le 40 effettivamente svolte. Questo deriva da uno scherzo fatto dal portiere compagno di squadra di “Veleno”, che per prendere in giro l’amico centravanti aveva dichiarato ai giornali nella partita domenicale il centravanti sarebbe stato Pirinai. La notizia venne riportata sui giornali e sugli almanacchi, salvo poi scoprire che Pirinai era il matto del paese: la presenza rimase accreditata al fantomatico Pirinai. Chiuse la carriera nel 1960, dopo una stagione disputata con la maglia dell’Alessandria (26 presenze e 4 reti) e quella successiva con il Brescia in serie B (14 par-

tite 4 gol). Al “Moccagatta”di Alessandria non si smentì: celebre la sua espressione “la terra ai contadini!”, rivolta al compagno di squadra Filini che aveva appena sbagliato un tiro a rete sollevando una zolla del terreno.

Cosa sia stata l’Inter per i ragazzi usciti dalla guerra lo ha può spiegare meglio di tutti proprio Benito Lorenzi: chi più di lui si è portata l’Inter nel cuore, l’ha rivitalizzata coi suoi furibondi scatti, l’ha arricchita di cuore, di rabbia, in modo particolarissimo di estro? Perché bisogna intendersi o tutto diventa relativo. Non si nasce sempre geni, non si nasce nel calcio sempre Di Stefano o Puskas o Pelè. Si può nascere Benito Lorenzi. Cioè una peculiarità di certi italiani del popolo di non avere peso specifico, di non avere presenza, di essere “brutti anatroccoli” (non che Benito lo fosse) oppure di avere tante altre cose che un gigante non ha, tanto entusiasmo e tanto scatto, inventando in un attimo grattacieli di gol. E Lorenzi fu appunto tutto ciò ed era peggio di “Pel di carota”.

La Milano di quando vi arriva Lorenzi ha perso tutto ma si vuole fare di tutto con gli interessi. Ci sono mucchi di macerie agli angoli delle strade, la guerra ha buttato giù monumenti e cimeli del passato. Il “Piccolo Re” se n’è scappato in Egitto, dal 2 giugno 1946 l’Italia è diventata Repubblica, Umberto di Savoia è in esilio. Ma che giocatore Lennart Skoglund, il dribbling sul fondo prima del cross carezzevole!

E che fenomeno è quel Nyers, potente goleador apolide! L’Inter 1949-‘50 risultò terza dietro la Juve vincitrice dei Martino, John Hansen, Praest, Parola, Boniperti, eccetera, e il Milan del “GreNo-Li”. Giorni duri per il paese, di ricostruzione e di confusione. Cominciavano le speculazioni edilizie, cominciavano finalmente a Milano i lavori della metropolitana ed allenava l’Inter un dottore dai gesti austeri, Alfredo Foni ex terzino juventino e azzurro.

Ed ecco l’Inter Campione d’Italia, con Ghezzi, Padulazzi, Giacomazzi, Neri, Giovannini, Fattori, Armano, Mazza, Brighenti, Skoglund, Nyers. Punti 47, gol fatti 46 subiti 24, una squadra fabbricata sul modulo che Gianni Brera finì per definire all’italiana: ovvero, in porta e nei sedici metri il volante dei portieri, Ghezzi (e quelli come lui si son portati via anche il ruolo lasciandolo ai marcantoni dai robusti lombi), due terzini marcatori e spazzatori, un centromediano fortissimo nel breve ed in sostanza primo libero della storia, ancor più di Parola, cioè Giovannini, un mediano di lancio (Fattori) ed un’ ala di ampi raccordi, di ampia fatica, Armano, proprio lui, il prodotto della nebbiosa pianura dell’Oltrebormida alessandrina, di Litta Parodi. Raccolta nella propria trequarti, l’Inter smaniava con Lorenzi in contropiedi folgoranti. E sui suoi passaggi all’indietro irrompeva per il suo shot vittorioso Stefano Nyers il “terribile”. A seguito di una lunga malattia Benito Lorenzi è deceduto il 3 marzo 2007 all’Ospedale Luigi Sacco di Milano.

L’Orso racconta MARIO BOCCHIO - UGO BOCCASSI

L

’Alessandria, nel 1929, ricevette il prestigioso invito del Grasshoppers, campione di Svizzera in carica, a disputare un incontro sul terreno del nuovo Letzigrund Stadion di Zurigo, il 28 aprile. Da “Il Piccolo” : «Per l’importante incontro internazionale in terra elvetica l’Alessandria ha usufruito (anche per indisposizioni e impossibilità varie) dell’innesto di quattro atleti provenienti da altre squadre: il portiere Renato Sarti (III) dal Foggia, visionato da Augusto Rangone per la Nazionale e consigliato a Carcano per questa tournée (sarà il migliore in campo parando pure un rigore); Monzeglio dal Bologna; Albertoni dal Casale e soprattutto Baloncieri dal Torino, un gradito, anche se fuggevole ritorno tra i suoi ex-compagni. L’Alessandria è apparsa perfetta in campo giocando una partita superba che le hanno fatto attribuire dalla stampa svizzera le più grandi lodi fino a considerarla una delle migliori squadre

Nel 1929 l’Alessandria inaugurò il nuovo stadio di Zurigo battendo per 3 a 1 i campioni svizzeri del Grasshoppers

europee. Anche l’arbitro ha così commentato: voglio che si sappia che questa è stata “la più bella partita che io abbia mai diretto!”. I goal sono stati segnati al 7’ del primo tempo da Banchero su passaggio di Baloncieri, che segna anche lui al 27’ su imbeccata di Cattaneo. Al 14’ della ripresa nuovamente Balon con un tiro imparabile. Al 20’ Sarti para un penalty ed infine Abbeglen II segna il punto dell’onore».

IL TABELLINO Grasshoppers C. Z. 1 Alessandria U.S. 3 Grasshoppers: Pasche; Gottenkleny, De Weck; Neuenschwander, De Lavallaz, Regarney; Adam, Abbeglen III, Bracher, Abbenglen II, Frankenfeldt.

Alessandria U.S.: Sarti III; Monzeglio, Lauro; Avalle, Albertoni, Bertolini; Cattaneo, Baloncieri, Banchero I, Ferrari, Marchina.

Reti: Banchero (A), Baloncieri (A) 2, Abbeglen II (G).

QUANDO L’ALESSANDRIA ESPUG La giornata grigia di Sarti III: il «superbo portiere» che fece il gran rifiuto

I

l 20 novembre 1927, sotto una pioggia torrenziale, i grigi conquistarono la sesta vittoria in sei partite di campionato. A soccombere agli Orti fu il Brescia, sconfitto 4-1; la marcia dell’Orso verso la qualificazione al girone finale proseguiva senza intoppi. Quel giorno, il Commissario tecnico Augusto Rangone non assistette alla gara; ne seguì un’altra, a centinaia di chilometri di distanza, e che non riguardava dirette concorrenti: niente Torino, Milano, Genova, Bologna. Rangone era a Foggia per assistere al derby tra la giovane formazione dauna ed un Bari un po’ diverso da quello che conosciamo oggi, e che aveva da poco abbandonato il romantico nome – «Liberty» – rivelatore delle sue origini inglesi. I quotidiani locali dell’epoca testimoniano la festosa accoglienza riservata al «cavaliere» da parte di «tutti gli sportivi foggiani», che per l’occasione tappezzarono il campo da gioco di «manifestini» con su scritto «W Rangone e il calcio pugliese».Per quale motivo il factotum grigio volle visionare una gara di Prima Divisione? «Per valutare la classe di alcuni giuocatori della nostra regione», spiegava con soddisfazione la «Gazzetta di Puglia», che vedeva azzurro: Rangone (nella foto a fianco), all’epoca, era anche Commissario unico della Nazionale italiana. In odore di convocazione era il ventenne Raffaele Costantino, il «reuccio di Bari», che però non poté giocare a causa di un “fattaccio” accaduto a pochi minuti dall’inizio della gara: «Ero di leva

a Trani – raccontò l’interessato, molti anni dopo, a Biagio Fanelli della «Gazzetta del Mezzogiorno» – e quella domenica non avevo avuto il permesso per giocare a Foggia. Ma ci andai ugualmente». Riguardo gli avvenimenti successivi, l’aneddotica non è concorde: lo storico foggiano Pino Autunno parla di una soffiata di alcuni dirigenti rossoneri, mentre Costantino dichiarò che «la segnalazione era partita da Trani, dal comando del Nono Genio»; fatto sta che i carabinieri piombarono negli spogliatoi, in cerca del “fuggiasco”. «Finsi di cadere dalle nuvole. Dissi che non conoscevo nessun Costantino; chiesi la testimonianza dei compagni di squadra. Ma mi “tradì” Rangone, che entrò in quel momento negli spogliatoi, avvicinandosi». L’ala barese fu arrestata e riconsegnata ai suoi superiori, «ma il guaio più grosso fu un altro», lamentò: «Rangone era venuto per osservare me e invece scoprì il portiere foggiano Sarti». Che Renato Sarti, per il Commissario tecnico, sia stata una scoperta del momento è inverosimile. I giornali già da tempo ne magnificavano le prestazioni: «a guardia della rete foggiana era una garanzia di prim’ordine», dotato com’era di «posizione e colpo d’occhio veramente superbi». Le cronache del lunedì raccontano dell’«abilità» con cui, puntualmente, bloccava «almeno una mezza dozzina di palloni difficili» a partita e del sangue freddo con cui neutralizzava i calci di rigore: proprio a Costantino ne aveva parato uno il 30 gennaio 1927. Il «reuccio»

aveva poi insaccato sulla difettosa respinta svelando, forse, un punto debole del portiere che, in ogni caso, è ricordato ancora oggi come l’indiscusso, «primo fuoriclasse del Foggia».

Difficile anche che Rangone immaginasse Sarti (nella foto a fianco) in Nazionale; la porta azzurra era una questione riservata a Combi e De Prà, mentre quella dell’Italia B (una creazione del Commissario unico che, fino a quel momento, aveva disputato solo due gare e non ne aveva altre in programma) era riservata al bolognese Mario Gianni, il «Gatto Magico». Era piuttosto l’Alessandria a doversi porre qualche interrogativo sui suoi goalkeeper: pareva azzardato puntare sul solo Clemente Morando, più per i guai fisici che per gli indubbi mezzi atletici. E non possiamo sapere se il Commissario tecnico grigio covasse dubbi sul rendimento di Mario Curti, o se addirittura avvertisse foschi presagi di ciò che sarebbe accaduto pochi mesi dopo, con la trasformazione dell’ex Pro Vercelli in «venditore di torroni» nella drammatica gara del girone finale contro il Casale (l’espressione è di Elio Pirari). Quel che è certo è che il Foggia batté il Bari, e che sul taccuino del dirigente alessandrino, accanto al nome di Sarti, finì un giudizio positivo; e, se non fosse bastato questo, il «superbo portiere» avrebbe avuto un’altra occasione per farsi apprezzare dalla società grigia.

Nel 1929, l’Alessandria ricevette il prestigioso invito del Grasshoppers, campione di Svizzera in ca-

rica, a disputare un incontro sul terreno del nuovo Letzigrund Stadion di Zurigo, il 28 aprile; per allestire una vera e propria tournée, fu anche fissata un’amichevole a Basilea, pochi giorni dopo.

Si pensò d’imbarcare qualche giocatore di grido, per ben figurare; a rafforzare la difesa arrivò Eraldo Monzeglio dal Bologna, mentre per la mediana fu aggregato il casalese Angelo Albertoni; in attacco, a quattro anni dall’amaro divorzio, tornava a vestire la maglia grigia Baloncieri.

Mancava un portiere: Curti era ormai storia passata, Morando andava centellinato, il buon Balossino aveva appena debuttato in massima serie e il numero dei palloni che gonfiavano la rete grigia in quei giorni era significativamente più alto più di quelli delle avversarie di campionato. A certificare il problema, sette giorni prima della trasferta di Zurigo, arrivò una pesante sconfitta a Bari; neanche a farlo apposta, per il giorno successivo era stata organizzata un’amichevole sul campo del Foggia, che aveva chiuso al vertice il suo girone nel campionato di Prima Divisione e si preparava a disputare le finali.

I mandrogni vinsero, con qualche patema di troppo, per 3-2: fulmineo gol di Brescia per il vantaggio rossonero, pari ospite su rigore di Banchero, sorpasso con doppietta di Ferrari in apertura di secondo tempo e rete di Pavanello, in chiusura, per i padroni di casa.

Non passò inosservato Sarti, «messo a dura prova dal trio grigio», ma «impeccabile nelle sue

parate»; anche Carcano, in quell’occasione, poté ammirare l’estremo difensore all’opera e, rimanendone colpito, lo convocò per la tournée elvetica. Foggia accolse la notizia con gioia: «gli sforzi ed i sacrifizi del valoroso e modesto portiere stanno per essere consacrati alla notorietà.

Quando tutte le folle del Meridione lo additavano quale migliore tra i migliori, egli non se ne insuperbiva mai […]. Il trainer dell’Alessandria ne è rimasto entusiasta ed ha chiesto al club foggiano il consenso di averlo coi suoi campioni all’estero». E celebrava l’evento la «Gazzetta del Mezzogiorno»: «Oggi non deve passare inosservato ai tecnici del Nord il grande progresso e le affermazioni che va mietendo ogni giorno il calcio del Sud, che attraverso un’accurata propaganda ed una severa selezione ha messo in luce elementi del valore di Costantino e di Sarti III».

La «tournée» si ridusse all’unica gara zurighese, perché l’amichevole di Basilea fu rinviata di un mese. L’Alessandria trionfò al cospetto di 18.000 persone: «Raramente è stato dato vedere a Zurigo un incontro disputato in un modo così cavalleresco ed improntato ad alta caratura tecnica», scrisse l’inviato svizzero della «Stampa». Il «Littoriale» parlò di «un match di tutta bellezza che ha sorpreso dapprima gli spettatori e li trascinò poi all’entusiasmo. La squadra italiana svolse un gioco brillante, vario e di elevata classe, che sconvolse le file del Grasshoppers». Segnarono le tre reti grigie Banchero al

Alessandria-Mantova.

La “classica” dal 1925 Mantova: Rizzi, Catto, Ghirelli, Negri, Grigoli, Venturini, Azzoni, Vacchelli, Nannini, Agostinelli, Rossetti (I) Giuseppe. All.: Reggiani Arbitro: Lenti (Genova).

SERGIO GIOVANELLI

I

GNO’ ZURIGO

7′, Baloncieri al 29′ e, su perfetto assist di questi, ancora Banchero al 54′. Al 69′ fu gloria per Sarti: «Monzeglio toccò la palla involontariamente con le mani. L’arbitro accordò il calcio di rigore, ma Sarti con un salto felino parò la cannonata nell’angolo sinistro dell’internazionale Frankenfeld»; già nel finale del primo tempo il portiere aveva «sollevato entusiasmo» con «alcune parate spettacolose». Al 79′ le cavallette siglarono il gol della bandiera con Ablegglen II. L’impressione lasciata dai grigi sulla folla svizzera fu enorme, come testimoniato dalle parole del giornale «Sport» di Zurigo: «Dopo la partita odierna l’Alessandria può essere pure senz’altro a fianco delle più famose formazioni del continente. Gli ospiti […] hanno disputato una meravigliosa partita […], la coesione tra le linee fu semplicemente spettacolosa». Lodato in particolar modo Bertolini, elogiata l’intesa tra Baloncieri e Banchero, veniva po-

sta in rilievo la «classe elevata» dell’estremo difensore: «la impossibilità dell’anziano Morando di intraprendere il viaggio, indusse la direzione ad azzardare l’esperimento con Sarti». Il «giovanissimo portiere dei grigi […] è stato oggetto alla fine dell’incontro di una ovazione».

Chissà quando arrivò a Sarti la proposta di trasferirsi ad Alessandria, se essa era già stata fatta tempo addietro da Rangone, o se fu opera di Carcano, durante il banchetto con cui la comitiva italiana, ospite del Grasshoppers, chiuse la serata. Quel che è certo è che la straordinaria esperienza vissuta a Zurigo, la prestazione sua e della squadra, le ovazioni e gli elogi tributatigli non furono sufficienti a convincere il portiere a lasciare Foggia. Impossibile per lui – che in realtà era nato altrove, a Rimini – staccarsi dalla città e dalla squadra: le sue priorità erano ben definite, praticava il «foot-ball soltanto per soddisfare la grande passione non essendovi spinto da alcuna necessità economica»; avendo «la fortuna di essere proprietario del ristorante della Stazione di Foggia, il giocare era da lui considerato come un semplice diversivo». Gli aneddoti del cronista Fanelli lo ricordano «dietro il bancone del bar», tra «amici ed avventori» che «si divertivano a bersagliarlo da ogni posizione» con arance, mele e cocomeri «e lui, imperturbabile, parava con la stessa disinvoltura con la quale la domenica difendeva la porta del Foggia», la società che, al ritorno da Zurigo, organizzò in suo onore una festa; un gruppo di sostenitori gli regalò un portasigarette d’oro.

Daniele Bolzani

l calcio a Mantova ha avuto un percorso molto travagliato. La sua storia comincia nel 1911, ma la squadra diventa famosa a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 quando viene definita “Il piccolo Brasile”. Allestita da un dirigente rampante come Italo Allodi e guidata in panchina da un tecnico con un buon passato da giocatore ma fino ad allora sconosciuto come allenatore, tale Edmondo Fabbri, la compagine in cinque anni sale dalla Serie D alla serie A giocando anche, a tratti, un bel calcio. In questo periodo, complice anche l’abbinamento pubblicitario con la Raffineria OZO, diventa OZO Mantova e cambia i colori sociali dal tradizionale biancoazzurro all’attuale biancorosso. Dopo alcune stagioni di A culminate con un nono posto in campionato e un terzo posto in Coppa Italia (allora si giocava anche la “finalina”) il miracolo finisce e la squadra retrocede. Torna in A ancora una volta negli anni ‘70 poi compie il cammino inverso: dalla A alla C in due campionati. Negli anni ‘80 fallisce conservando la Serie C2, a metà anni ‘90 viene esclusa, rinasce, risale fino alla B poi sparisce di nuovo. Ora è in Lega Pro. L’Alessandria gioca per la prima volta con il Mantova nella giornata di esordio del campionato 1924-25. I Grigi allora erano una potenza del calcio nazionale, i virgiliani una neopromossa. A Mantova finisce 1-1 con reti di Giorgio Agostinelli e Baloncieri.

Nel ritorno, sul Campo degli Orti, finisce 6-1.

Il Mantova torna nell’anonimato e bisognerà attendere il 1952-53 per rinnovare la sfida. Siamo in Serie C e l’Alessandria si appresta a risalire tra i cadetti. A Mantova finisce 3-3 mentre al Mocca si verifica un’altra goleada dei grigi: 4-1.

Le due squadre si ritrovano all’inizio degli anni ‘60 in Serie B. I Grigi sono appena scesi dalla A, il Mantova è in salita. Per la prima volta i virgiliani non perdono ad Alessandria, anzi non perdono per un intero decennio visto che nei quattro incontri della decade ottengono tre pareggi (due al Mocca) e una vittoria al Martelli, gara finita 10 con gol nel finale di Gustavo Giagnoni.

20 novembre 1960 Alessandria Giuseppe Moccagatta - 9ª giornata Alessandria - Ozo Mantova 1-1 (0-1) Reti: 10. Recagni [O], 72. Oldani [A].

Alessandria: Arbizzani, Melideo, Giacomazzi, Sicurani, Bercellino, Snidero, Oldani, Vitali, Fanello, Migliavacca, Bettini. All.: Achilli.

OZO Mantova: Negri, Morganti, Gerin, Tarabbia, Pini, Longhi, Del Negro, Giagnoni, Giammarinaro, Castellazzi, Recagni. All.: Fabbri.

Arbitro: De Robbio (Torre Annunziata).

Tra il 1973 e il 1993 la sfida diventa una vera e propria classica: complice la contemporanea permanenza in Terza Serie, le due squadre si trovano spesso una di fronte all’altra. Di questo periodo segnaliamo una partita perché ha dei risvolti dirigenziali: un dirigente del Mantova, tale Bruno Cavallo, un astigiano già proprietario del Ma.Co.Bi. Asti, sembra interessato ad acquistare l’Alessandria; nella rosa della squadra mantovana ci sono numerosi giocatori che presto vestiranno la maglia grigia: in campo in questa occasione Moretti e Piccotti.

1 febbraio 1925 Alessandria Campo degli Orti - 14ª giornata Alessandria - Mantova 6-1 (3-1) Reti: 14. Agostinelli [M], 23. Baloncieri [A], 25.

Gariglio (I) C. [A], 37. Baloncieri [A], 59. Cattaneo [A], 72. Ferrari G. [A], 75. Cattaneo [A].

Alessandria: Cagnina, Viviano, Costa, Capra (II), Lauro, Bay (I), Avalle, Baloncieri, Cattaneo, Ferrari, Gariglio (I). All.: Gonda László.

Mantova: Rizzi, Negri, Ghirelli, Francia, Venturini, Bodini, Masè, Prosperi (II), Kreuz, Agostinelli, Barbieri (III). All.: Reggiani Arbitro: Sanguinetti (Genova).

28 novembre 1976 Alessandria Giuseppe Moccagatta - 12ª giornata Alessandria - Mantova 2-1 (1-0) Reti: 9. Frigerio [A], 71. Vanara [A], 83. Lizzari [M].

Alessandria: Zanier, Giglio, Di Brino, Vanara, Colombo, Alberti, Baretta [59. Ghezzi], Vianello, Marullo, Borghi, Frigerio. A disp.: Vezzulli, Rolfo. All.: Viviani e Trebbi.

Mantova: Carnelutti, Bianco, Merlo, Mazzanti, Moretti, Innocentin, Quadrelli, Lizzari, Scalcon, Piccotti [63. Blasig], Mongitore. A disp.: Ciaschini, Pierini. All.: Bonafin.

Arbitro: Redini (Pisa).

L’anno dopo, la sagra del gol: a Mantova 7-1 per i biancoazzurri, al ritorno addirittura 9-0 per i Grigi. Agostinelli, tre gol a Mantova e uno ad Alessandria (oltre a quelli dell’anno prima) e Tritz, un gol in trasferta e addirittura cinque agli Orti, sono ancora oggi i capocannonieri del confronto.

28 marzo 1926 Alessandria Campo degli Orti - 15ª giornata Alessandria - Mantova 9-0 (5-0) Reti: 15. Tritz [A], 22. Marchina [A], 33. Cattaneo [A], 42. Avalle [A], 43. Tritz [A], 65. Tritz [A], 71. Tritz [A], 75. Tritz [A], 84. rig. Banchero (I) [A].

Alessandria: Morando, Viviano, Costa, Lauro, Gandini, Papa (II), Cattaneo, Avalle, Tritz, Banchero (I), Marchina. All.: Carlo Carcano.

Nel 2003 l’ultimo confronto poi l’Alessandria chiude bottega. Quando i Grigi rientrano è il Mantova ad andarsene. Dal 2011-12 il confronto è tornato ad essere annuale. L’ultima partita al Moccagatta il 30 agosto 2014: 1-0 per i Grigi con gol di Valentini. Record di presenze per Antonio Colombo, sceso in campo 13 volte.

Il primo incontro tra Grigi e Mantova.

1 febbraio 1925.

Finisce 6-1

Il bilancio di Alessandria-MANTOVA Campionato

G 44

V 13

Totale N P 18 13

F 57

S 50

G 22

V 12

Casa N P 6 4

F 36

S 13

G 22

V 1

Fuori N P 12 9

F 21

S 37

LA STORIA DEI GRIGI RACCONTATA ATTRAVERSO LE FIGURINE

MARIO BOCCHIO MARCELLO MARCELLINI

E

rano di vario genere, dai soldatini alle figure storiche, dai militari e mezzi moderni a scene di vita agresti e cittadine ad animali e – ovviamente – calciatori. Andavano ritagliate con precisione, accidenti agli angoli acuti! Il “Corriere dei Piccoli” anche noto come Corrierino o CdP, è stato la prima rivista settimanale di fumetti dell’editoria italiana, pubblicata dal 1908 al 1995.

Una vera e propria icona per i bambini, dai più piccoli agli adolescenti. Ma anche un motivo per suscitare l’interes-

sa anche degli adulti, proprio grazie anche alle figurine dei calciatori.

Quelle che vi proponiamo ritraggono i giocatori dell’Alessandria nella stagione 1966-’67. È il campionato della grande delusione. L’ingegner Remo Sacco amareggiato per gli eventi della stagione precedente, è deciso a tentare il colpo, vuole assolutamente la A. Purtroppo finisce per avere la… C! Come trainer assume Ettore Puricelli, nome illustre ed elemento esperto, mentre a completare l’undici smembrato dalle cessioni giungono elementi di chiara fama e di ottime capacità come Colautti, Gualtieri, Magistrelli e Ferretti. I

portieri che risulteranno essere determinanti con le loro incredibili papere, sono Patregnani e Centini.

Dopo un inizio sfolgorante con pareggio a Pisa e vittoria per 4-1 sul forte Palermo, la squadra comincia a balbettare, la difesa fa acqua da tutte le parti, Ferretti dimostra i suoi limiti nel ruolo di libero, i portieri come già detto non sono all’altezza del compito, l’undici vanta tra le sue fila troppe primedonne. A questo punto viene di nuovo giocata la carta Cappelli, ma i risultati permangono negativi. A salvatore della patria, mentre continuano gli inserimenti in formazione di giocatori nuovi (alla fine saranno ben 25

gli elementi utilizzati) viene chiamato per l’ennesima volta Szekely che schierando Bertoni in porta e Ramusani libero, riesce a dare maggior compattezza alla retroguardia.

Quando sembra ormai che la squadra grigia riesca a trarsi definitivamente fuori dal fondo classifica, nella gara interna con il Genoa, anch’essa in brutte acque, crollano speranze e dignità. In vantaggio infatti di due reti a dieci minuti dal termine l’Alessandria riesce a perdere per 3-2 una partita che ha dell’incredibile.

Le rimanenti gare non hanno più storia e la serie C schivata per tante volte diviene realtà.

15 apr. 2016 FACCE DA CURVA di Beatrice Bruno

Martina Zanca: 7 anni di Grigi L

a nostra faccia da curva di questa edizione è Martina Zanca.

Giovane e irriducibile tifosa grigia. Questa è la sua passione e noi vogliamo raccontarvela.

Da quanto vieni allo stadio? Ricordi la tua prima volta al Moccagatta?

La prima volta che sono entrata al Moccagatta avevo 16 anni, sono quindi 7 anni ormai che seguo i Grigi. La prima volta ricordo come fosse ieri, era la primavera del 2009 e si giocava Alessandria - Alghero, finita 5 : 4. Da quel giorno non ho più saputo fare a meno dei Grigi!

Cosa significa per te essere tifosa?

Beh.. direi che per me essere tifosa significa sostenere sempre la squadra, in casa ed in trasferta, ma soprattutto non solo quando vince ma anche quando

13

HURRÀ GRIGI

perde... perchè io ho i Grigi nel cuore!

Partita più bella e partita più triste: Dunque.. partita più bella Alessandria - Spezia, quarti di finale di Tim Cup di quest’anno. Credo che la gioia che ho provato nel vedere i Grigi rimontare e vincere durante i minuti di recupero, non la dimenticherò facilmente. Partita più triste? Non saprei..

Le volte in cui ho sperato in un risultato migliore sono state tante... ma non me ne viene in mente una che mi ha segnato particolarmente.

La trasferta più emozionante: Ogni trasferta, in un modo o nell’altro, è stata emozionante, ma la più emozionante è stata quella di Palermo di dicembre: non ho mai pianto di gioia come quel giorno.

MARTINA ZANCA

INCONTRO CON IL “MAGO” GUIDO BERGAMIN Guido Bergamin, il “mago dei grigi”, anche questa volta ha fatto centro. Lo avevamo sentito quando le cose, per l’Orso Grigio, non andavano troppo bene, lo ritroviamo ora che la corsa verso i play off pare destinata a concludersi in maniera positiva.

Incontriamo l’astrologo amico di Hurrà Grigi, come sempre, nel suo studio in città, in via Alfieri 6 (tel. 0131.444933) Guido, anche questa volta sembra che, alla fine, tu abbia avuto ragione.

Cosa ti avevo detto? “Le stelle non ci ingannano, ma non guardano i fatti contingenti”. Voi tifosi passate dall’entusiasmo alla depressione nel giro di pochi giorni. Una domenica vi esaltate, quella dopo ve la prendete col mondo. Le stelle, invece, non cambiano, sono lì ad indicarci la strada.

E allora?

Allora cosa volete di più? Il Presidente Di Masi ha detto che, agguantando i play off, questa sarà una stagione comunque straordinaria. Io sono d’accordo con lui e le stelle ci avevano già indicato questa positiva evoluzione della stagione calcistica dell’Alessandria.

A noi, però, non basta!

Non possiamo pretendere di leggere nelle stelle l’esito dei play-off o chi sarà la squadra che approderà alla serie B. Di una cosa possiamo essere certi: questa squadra ha un luminoso futuro perche ci sono tutte le condizioni per fare bene. Una società forte, un gruppo di giocatori ben amalgamato, un presidente estremamente deciso e convinto nel perseguire l’obiettivo, tutti fattori positivi confermati dagli astri.

In città è tornato l’entusiasmo…

Purtroppo l’entusiasmo riguarda solo la squadra di calcio. C’è voluto uno “straniero” perché l’Orso Grigio tornasse a far sognare i suoi tifosi. Finalmente si è visto un aspetto positivo in una città che deve ancora fare molto per risorgere. Io non ho origini alessandrine, ma mi sento, dopo tanti anni, partecipe delle sorti della città. Qui ci sono grandi potenzialità, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

Hai fatto l’oroscopo anche alla città?

Anche la data di nascita di Alessandria è incerta, qui è tutto un po’ nebuloso. Meglio puntare sul calcio. Avremo più soddisfazioni.

PARLA L’ORSO di Beatrice Bruno

L’ora del regalo ©SerenaRUSSELLO2016

L’Alessandria ha ricaricato le batterie ed è pronta a ripartire. La riscossa è arrivata, è arrivata in tempo.

La squadra sempre essersi ripresa del tutto: il gioco è chiaro limpido e veloce come quello che ha sbaragliato Palermo e Genoa, la fisicità sembra essersi ripristinata totalmente.

Acciacchi? Inevitabili: da sottolineare gli stop di Marconi e Fischnaller, pedine fondamentali per il reparto offensivo, nelle ultime partite, tra l’altro, stavano crescendo moltissimo.

Marras sembra essere tornato quello di Marassi: è ovunque, è instancabile, è il valore aggiunto.

Sono i gol di Bocalon a manca-

Alessandria

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re da un po’ e abbiamo fame di bomber. Il nostro capocannoniere si meriterebbe di chiudere la stagione con il botto.

Dopo la fantastica prestazione di Pavia davanti alle telecamere di Rai Sport, i Grigi concentrati ritornano sui loro passi e i tifosi si stringono sempre di più, tra difficoltà, brutte sorprese e assenze inspiegabili.

L’Alessandria festeggia: festeggia il ritorno sul pezzo e il compleanno di Loviso.

Il “professore” (l’epiteto piace molto ai tifosi grigi) ha appena compiuto 32 anni. È l’ora del regalo: magari qualche bella punizione dal limite dell’area che finisce nel sette...

14

anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

Stroppiana: “Il Moccagatta è un pezzo di storia” Questa settimana abbiamo incontrato Franco Stroppiana, grande tifoso, molto conosciuto, grande figura nell’ambito dell’Alessandria Calcio.

Franco, ti possiamo considerare un veterano del Moccagatta.

Certo, è una vita che frequento il Moccagatta. E’ bello, perché è tanti anni che frequento il “Moccagatta”, ma non è bello perché comincio ad avere una certa età.

La prima volta che ho visto, la prima partita della Serie ,A scavalcando dall’entrata della torretta perché ero un bambino, era il 22 settembre del 1946, la gara era Alessandria-Modena 1-3, le formazioni me le ricordo bene, sono stampate nella mia mente; sono ricordi belli perché è stato il primo anno della Serie A, poi ci siamo salvati e tutto è andato a buon fine.

Hai avuto modo di vedere tanti giocatori, allenatori in questi anni, c’è una figura che ti lega di più di altri all’Alessandria Calcio?

Come allenatori ho apprezzato tantissimo Sarri, perchè Maurizio Sarri è un fenomeno; ha lasciato un ricordo bellissimo. Devo dire che sono stato molto affezionato a Dino Ballacci perchè era una persona sanguigna, era una persona che trasmetteva entusiasmo. Come giocatori, forse perché era in tenera età, vedevo un fenomeno e in effetti lo era, il Campione del Mondo Pietro Rava, che ha giocato un anno all’Alessandria poi è tornato di nuovo alla Juventus. Cito anche Francesco Rosetta, un nazionale che ha giocato nell’Alessandria, era un fenomeno. Poi giocatori che mi hanno impressionato, parliamo di epoche passate, Giovanni Fanello che era un realizzatore favoloso. Io sono stato molto amico con Lino Nobili che è stato un buon portiere, poi tanti, tanti giocatori che ho visto e conosciuto. L’ultimo giocatore che mi ha lasciato un buon ricordo, perché era veramente tecnico, è stato Artico.

Parlando dei tifosi, ti chiedo come è cambiato il tifoso dell’Alessandria allo stadio “Moccagatta” nel corso degli anni?

Il tifo certamente è migliorato perché passando gli anni ci sono più disponibilità finanziarie, il giovane si lancia a fare delle cose che noi allora non ce la sentiamo di fare. Il club “Alé Grigi” lo portavamo avanti con tanti sacrifici, mettendo soldi per fare le trasferte e tutti i pullman, un anno che la squadra andò a giocare a Lecco mi ricordo organizzammo 30 pullman e organizzare 30 pullman all’epoca ti garantisco che non era facile.

Parliamo del Club “Alé Grigi”.

Il club “Alè Grigi” era fondato come prima componente su tanto entusiasmo: diciamo che quello che trasmetteva un entusiasmo superiore era Italo Bertassello perché con il suo coro : ”Grigi Grigi Grigi” ci spingeva su tutti i campi, dove ci dicevano i titoli contro perché nel corso degli

anni, nel corso delle trasferte, abbiamo subito qualunque cosa. Italo gridava : “Grigi Grigi Grigi” e noi “Alè Alè Alè”. A Padova tanti anni successe che ci bruciarono le bandiere noi non reagimmo.

Addirittura bandiere bruciate...

Noi avevamo queste bandiere che sventolavamo perché aveva segnato Musa, non ricordo se avevamo vinto, certamente la tifoseria, soprattutto gli ultrà, sono sempre stati piuttosto violenti, noi invece direi no, escludendo alcune eccezioni. Mi ricordo un anno, parlando di trasferte, del club “Alé Grigi”, a Lucca, avevamo vinto 1-0. Finita la partita siamo usciti dallo stadio, siamo saliti sul pullman e, un tifoso, di cui non faccio il nome, ha fatto il gesto dell’ombrello verso i tifosi della squadra locale,la Lucchese. Siamo arrivati in Alessandria che sembrava di essere su una moto perché tra pietre e bastoni ci hanno distrutto il pullman.

Le trasferte più turbolente che ricor-

di: Quando facevo parte del club, che avevo fondato, a San Michele, club che era durato poco tempo, perché passando gli anni non avevamo più la grinta di fare certe cose è successo che a Voghera ho rischiato di prendere qualche scappellotto, evitato grazie all’intervento di alcune persone che mi hanno difeso; in quella circostanza forse ho esagerato nell’esprimere certe cose: fuori casa bisogna avere il coraggio di stare zitti, a volte anche in casa, al “Moccagatta” non sono capace a stare zitto.

Parliamo del “Moccagatta”: negli anni è cambiato, tanti ritengono un limite la posizione dello stadio per un eventuale categoria superiore, tu pensi che questo lo sia, pensi ci voglia un nuovo stadio? Sei per fare ancora ulteriori lavori di adeguamento al “Moccagatta”?

Il “Moccagatta” certamente è un pezzo di storia e gli vogliamo tutti bene. Sicuramente lo spazio per i parcheggi è limitato; difatti quando c’è un po’ di gente, se si arriva nell’immediato inizio del match, non si riesce a entrare allo stadio. Il massimo se mai dovesse arrivare una promozione, almeno in Serie B, sarebbe avere uno stadio nuovo. Devo dire, per quest’anno, che la tifoseria alessandrina, a differenza di tanti anni, è stata eccezionale soprattutto i ragazzi, gli ultrà e compagnia, che a volte io ho criticato, perché facevano delle cose che non andavano fatte, facendoci prendere delle multe. Quest’ anno si sono comportati in un modo eccezionale.

Parlando di pubblico tu puoi dire di avere visto il Moccagatta veramente pieno.

Certo, ho a casa delle foto, con il Milan, ad esempio, che avevamo vinto per 3-1 e il “Moccagatta” era stracolmo in ogni ordine di posto e dove c’era la torretta, c’erano i tubi che creavano uno spazio enorme, c’e-

rano le curve, avevano fatto un bel lavoro sempre in economia.

Veniamo a questa stagione siamo a quattro giornate dalla fine del Campionato si è tornati in corsa per il secondo posto, le tue idee per queste ultime quattro giornate?

Io ero diventato pessimista e di fatti chi mi conosce, forse, mi ha anche criticato giustamente. Il motivo era che avevamo passato un periodo che non era da squadra che vuole primeggiare. Adesso è tornato il sereno e forse i ragazzi hanno ripreso la gamba e la testa per poter arrivare a ottenere delle posizioni importanti. Per il primo posto non se ne parla, ma il secondo è alla nostra portata.

Questa stagione rimarrà negli occhi, nella mente e nei cuori di tutti per la cavalcata in Coppa Italia?

E’ stata insperata ma la paghiamo cara, perché ha dato soddisfazioni sotto l’aspetto mediatico, a livello nazionale. Ma il nostro obiettivo primario era la Serie B. Se noi non avessimo fatto questo dispendio di energie, io sono sicuro che eravamo al posto del Cittadella. [Paolo Baratto]

Addio Eugenio!

Uno di noi ci ha lasciati Eugenio Taverna grande amico di Hurrà, tifosissimo dei Grigi e dell’Inter .

Una morte assurda, che ci colpisce increduli, sgomenti, senza argomenti per capire il senso di un destino.

Tutta la Redazione si stringe intorno alla sua famiglia.

Ciao Eugenio, sarai sempre con noi.

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alessandria

15 apr. 2016

15

HURRÀ GRIGI

A TUTTO CAMPO di Gianmaria Zanier

Le storiche trasferte dell’Orso

Nella foto: Spareggio a Modena del 1985 - Enrico ‘’Cislaghi’’ Chiarugi

N

ell’ultimo numero di ‘Hurrà Grigi’, ho avuto modo di ricordare un’intervista fatta qualche tempo fa a Massimo Delfino: in quella circostanza, il giornalista de ‘La Stampa’ sotttolineò come “essere tifosi dei grigi e seguirne sempre le sorti, anche dal punto di vista professionale” significa anche ricordare, ad esempio, come, mentre la nazionale italiana iniziava in Olanda la sua avventura agli Europei (poi culminata nella sfortunata finale persa contro la Francia ai supplementari) “nello stesso momento Angelo Montrone, nello spareggio giocato contro il Prato a Reggo Emilia, segnò due gol che, di fatto, sono poi entrati nella storia del glorioso sodalizio alessandrino”.

Chi raccontò quella vittoria a tutti i tifosi che non erano presenti allo stadio di Reggio fu Tino Pastorino, attuale Ufficio Stampa dell’Alessandria Calcio,

che, nella storia dei grigi, viene anche ricordato come una delle voci radiofoniche storiche insieme a Marcello Marcellini. Non a caso, nel corso di un’intervista, fu lo stesso Pastorino a sottolineare come tra lui e Marcellini ci fosse “praticamente una generazione di differenza: lui ha potuto commentare lo spareggio contro il Prato a Modena nel 1985, io ho avuto la fortuna di essere il testimone della ‘rivincita’ tra le 2 squadre a Reggio Emilia nel 2000. Una partita indimenticabile, alla fine di una cavalcata trionfale rappresentata da 61 punti che, paradossalmente, quell’anno non furono sufficienti per ottenere la promozione diretta. Quel giorno, però, Montrone e Masitto fecero davvero la differenza...” Con la maglia del Prato, per quello spareggio, c’era anche un giovanissimo Maccarone, l’attuale attaccante dell’Empoli: “E’ vero: segnò anche un gran gol di testa... Comun-

que, anche se sono passati ormai un po’ di anni, quella partita ha rappresentato un momento davvero importante della recente storia della squadra grigia. Così come rimane una ‘pietra miliare’ la trasferta a Lavagna nel 2008 che, di fatto, sancì il ritorno in C/2 dopo i noti fatti societari che portarono al fallimento di 5 anni prima: pensa che quella partita Radio Gamma me la fece commentare da Lavagna, al di fuori dei canali radiofonici, per tutti i tifosi dei grigi che si erano radunati in Piazzetta della Lega.

Indubbiamente sono stati anni molto intensi, anche perché ho avuto la fortuna di vedere tanti giovani ‘promesse’ che poi hanno fatto delle carriere davvero notevoli. Un giovanissimo Pippo Inzaghi in un Leffe-Alessandria, oppure un Galante appena diciottenne ma già molto elegante (calciava bene sia di derstro che di sinistro), o l’accoppiata De Ascentis-Zambrotta con la maglia del Como: la cosa curiosa è che quel giorno tutti gli addetti ai lavori rimasero impressionati più che altro dalla prestazione del primo, mentre in realtà la grandissima carriera l’ha fatta, come tutti ben sappiamo, soprattutto Zambrotta (che comunque allora ricopriva il ruolo di ala pura, mentre poi si è reinventato difensore laterale esterno).

Ho visto giocare a Pistoia, in prestito dal Bari, un giovanissimo centrocampista laterale dalla chioma bionda che mi fece una grande impressione: era Legrottaglie, che poi, con il passare del tempo, è diventato un forte difensore centrale”. Sempre in tema di trasferte al seguito dei grigi, avendo già parlato con Aldo De Giglio del Pool Radio Calcio dell’aneddoto “della ‘mappa’ delle case vicine agli stadi per poter fare le eventuali riprese, nel caso in cui non ci fosse la corrente all’interno di un im-

pianto sportivo”, quando ho avuto il piacere di intervistare Marcello Marcellini mi sembrò naturale ripartire proprio da questo specifico argomento: “Si, è vero: ad esempio, quando sono andato a Civitavecchia, per fare la radiocronaca per Radio Cosmo e non c’era energia elettrica in Tribuna. Non sapevo davvero cosa fare: ad un certo punto ho visto una signora sul balcone di una casa che si trovava proprio dietro una delle due curve e le ho chiesto se per cortesia potevo salire un momento per attaccare la presa di corrente, in modo che potessero chiamarmi da Alessandria. Una volta salito in casa - era il quarto piano -, la signora mi ha anche gentilmente permesso di fare la telecronaca proprio dal suo balcone. Bisogna anche tenere del conto del fatto che, nello stadio di Civitavecchia, ci sono sia la pista di ciclismo, sia quella di atletica che allungano le prospettive in maniera notevole: in-

fatti, la porta più lontana dal punto in cui mi trovavo era a circa 200 metri. In pochi secondi, bisognava avere l’abilità di percepire nei giocatori un ‘qualcosa’ che li aiutasse a riconoscerli, oltre alla posizione che ricoprivano in campo.

Per fortuna, in quegli anni, il calcio era un po’ più statico e c’era meno movimento: chi partiva ‘ala destra’ (allora si chiamava così...), giocava tutta la gara sulla fascia. E comunque, avendo una prospettiva così allungata, dovevi ricorrere davvero a tutti gli espedienti: ad esempio, tenevi conto se un giocatore aveva i capelli biondi o rossi, oppure se teneva i calzettoni giù, ecc. Quando ripenso a tutti questi avvenimenti, a volte mi chiedo: noi facevamo tutto questo con grande passione e non per mestiere: oggi, i grandi telecronisti e radiocronisti, cosa avrebbero detto e cosa avrebbero fatto in quelle circostanze?” [continua]

Nella foto: spareggio a Modena del 1985 - Con il megafono Adriano Lucarino (scomparso qualche anno dopo)

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16

anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

In corsa verso i play-off Classifica GIRONE A Campionato di Lega Pro 2015 / 2016

Calendario della 31° giornata

Classifica Marcatori #

Giocatore

Squadra

Gol

1

Riccardo Bocalon

Alessandria

14

Andrea Brighenti

Cremonese

14

Cristian Altinier

Padova

13

SQUADRA

P.ti

G

V

N

P

+

-

1

Cittadella

66

30

20

6

4

46

28

2

Pordenone

56

30

16

8

6

45

25

3

Bassano

55

30

15

10

5

40

27

Alessandro Cesarini

Pavia

13

4

Alessandria

55

30

16

7

7

46

25

Andrea Ferretti

Pavia

13

5

Feralpisalò

49

30

14

7

9

47

36

6

Gianluca Litteri

Cittadella

12

6

Padova

48

30

12

12

6

37

24

7

Matteo Chinellato

Cuneo

11

7

Cremonese

46

30

12

10

8

32

27

8

Rachid Arma

Reggiana

9

8

Reggiana

45

30

11

12

7

35

20

Andrea Bracaletti

Feralpisalò

9

9

Pavia

45

30

12

9

9

41

31

Ettore Gliozzi

SudTirol

9

10

SudTirol

40

30

9

13

8

30

32

Neto

Padova

9

11

Renate

35

30

9

8

13

22

37

Manuel Sarao

Lumezzane

9

12

Giana Erminio

35

30

8

11

11

27

31

Caio De Cenco

Pordenone

8

Pordenone

8

Alessandria

8

3

13

13

Lumezzane

35

30

10

5

15

32

38

Alberto Filippini

14

Pro Piacenza

34

30

7

13

10

28

34

Simone Iocolano

15

Cuneo

30

30

8

6

16

28

37

16

Mantova

26

30

5

11

14

22

38

17

Albinoleffe

19

30

4

7

19

18

48

18

Pro Patria

7

30

1

7

22

14

52

Risultati 30° giornata di Campionato

Cremonese - SudTirol 2 : 1 Pordenone - Feralpisalò 3 : 2 Bassano - Pro Piacenza 1 : 3 Mantova - Pavia 1 : 0

24/04/2016 SUDTIROL Stadio “Druso”

Reggiana - Cittadella 2 : 2 Giana Erminio - Alessandria 0 : 3 Padova - Pro Patria 3 : 1

www.museogrigio.it

Ore 15:00 Cuneo - Feralpisalò Ore 17:30 Alessandria - Mantova Bassano - Lumezzane Pro Piacenza - Renate Ore 20:30 Giana Erminio - Cremonese

Domenica 17 aprile Ore 14:00 Pavia - Reggiana Ore 17:30 Pro Patria - SudTirol

Lunedì 18 aprile

Ore 20:00 Albinoleffe - Padova Cittadella - Pordenone

Prossima partita in trasferta

Lumezzane - Cuneo 1 : 0 Renate - Albinoleffe 2 : 0

Sabato 16 aprile

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15 apr. 2016

17

HURRÀ GRIGI

Il fotoracconto dell’inaugurazione del club

LO SAPEVATE? di Carlo Sacco

I Grison dal Munfrà Gino Armano: chi più di lui cuore grigio?

L

o sapevate che una delle figure più significative della storia dell’Alessandria calcio, in campo e fuori, è stato Gino Armano?

In primo luogo, fu un alessandrino DOC: nacque infatti a Litta Parodi il 25 ottobre 1927. Quindi, un alessandrino che vestì la maglia grigia. Per la precisione giocò nell’Orso 66 gare ufficiali, nel ruolo di ala tornante (ruolo che praticamente nacque con lui), segnando 9 reti, nelle stagioni che vanno dal 1945 al 1948, vincendo il campionato di serie B nella stagione di esordio (’45-’46). Passò poi all’Inter: in maglia nerazzurra giocò dal 1948 al 1956, vincendo due scudetti e giocando coi mitici Wilkes, Lorenzi, Skoglund, Nyers e Ghezzi. Il Presidente era Angelo Moratti, con Peppino Prisco suo vice. Dal 55 al 59 chiuse la carriera al top nel Torino (per poi finire due stagioni nel derthona). Militava nell’Inter nell’ultima partita che il Grande Torino giocò nel no-

stro campionato prima della tragedia di Superga. Con 19 rigori realizzati in serie A su 22 calciati ed una media realizzativa dell’86,36% è uno dei rigoristi più efficaci della storia della massima divisione italiana. I suoi rapporti con l’Alessandria, però, non finirono con la sua carriera di calciatore. Infatti, ricoprì la carica di direttore tecnico e di allenatore (nella stagione 1965-66) per l’Alessandria.

Per tutta la leggendaria gestione di Remo Sacco, Armano ricoprì l’incarico di Dirigente Consigliere tecnico ed a lui si deve la scelta dei vari Manente, Marchioro e Ballacci, con cui l’Alessandria tornò in B, ormai troppi anni fa. Persona di sopraffina competenza calcistica, portò nell’Alessandria giocatori del calibro di Lojacono, Dolso, Reja, Santino Ciceri ed organizzò, col Presidente, la mitica gara contro il Santos di Pelè.

E’ deceduto ad Alessandria il 29 ottobre 2003.

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anno VIII n. 9

HURRÀ GRIGI

Bocchio - arrabbiato per le scelte degli allenatori - autore di quattro mete, trascina i suoi compagni allo storico successo

Strepitose le riserve dell’Alessandria

D

evono averla imparata veramente bene la celebre fiaba di Hans Christian Andersen, i giocatori Under 8 dell’APD Alessandria Rugby che al concentramento di Asti di domenica 10 aprile hanno costituito la formazione “Due”. La fiaba in questione è quella che parla dell’anatroccolo che alla fine si trasforma in splendido cigno.

Scelte tecniche avevano optato per una seconda formazione sulla carta oggettivamente più debole rispetto alla prima, se non altro per la presenza di giocatori da poco avvicinatisi alla pratica del rugby. Tra loro due “veterani”, Michelangelo Bocchio e Giacomo Ferraris. In particolare il primo, non aveva per niente gradito la scelta degli allenatori, presentandosi al via taciturno e imbronciato. Dentro di lui però, stava mettendosi in moto un qualcosa di prorompente, di assolutamente diverso dalle altre volte. Lo si sa, gli scontri contro lo Junior Asti Rugby sono da sempre molto sentiti, complice il fascino del Derby del Tanaro. Inizia il match e Bocchio parte addirittura dalla panchina. I Tuttineri affondano come calde lame nel burro ed in breve sono sul 3-0, con il tecnico astigiano ad incitare i suoi a chiudere definitivamente l’incontro. Entra Bocchio e accorcia subito le distanze: Asti 3, Alessandria 1. Poi succede quello che non avresti mai pensato. Bocchio mette il braccio sulla spalla di Ferraris, i due si parlano.

Riprende il gioco e lo stesso Ferraris sembra un torellino che la difesa astigiana fatica a contenere. Da una sorta di mol, Bocchio arpiona l’ovale e come una furia trova il varco giusto per an-

dare ancora in meta: Asti 3, Alessandria 2. Ed ecco il gesto che evoca una delle pagine leggendarie dello sport: Bocchio si è rimboccato le maniche della divisa e ha chiamato i compagni all’assalto. Ci è venuto in mente Valentino Mazzola al “Filadelfia” quando stava per dare il là al celebre quarto d’ora granata. Tutto è cambiato, quelli che poco prima sembravano agnelli pronti ad essere divorati dai lupi, hanno invertito i ruoli. Tutti quanti - uniti nella bellezza del rugby che in fondo è splendido sport di squadra - con la folta chioma bionda di Emma Francescon che le dava le sembianze di una vera e propria valchiria in mezzo al campo.

Ancora Bocchio in meta. Straordinario: Asti 3, Alessandria 3. Un pallone sporco, uno scatto felino, un zig zag che evita il placcaggio e lo stesso Bocchio e di nuovo lì a schiacciare nell’area di meta. Asti 3, Alessandria 4. Poi il fischio finale. L’apoteosi. I Tuttineri increduli, messi in ginocchio dalla co-

siddetta “paura del palcoscenico”, che ha i connotati di sette giocatori umili e coraggiosi: oltre agli stessi Bocchio, Ferraris e Francescon, Manuel Esposito, Ottavio e Libero Vinci e Gabriele Stango. Sono loro ad aver fatto l’impresa. Che cosa c’è da imparare da quella che certamente passerà alla storia come una delle pagine più belle della recente storia del minirugby alessandrino? Questa storia racconta le difficoltà che spesso bambini e adolescenti sperimentano durante la loro crescita.

Le differenze non solo vanno accettate ma possono rivelarsi un dono: ognuno è unico e irripetibile. Bisogna sempre “tirar fuori” il cigno che è dentro ognuno di noi. Dal concentramento sono giunte indicazioni positive anche per l’altra formazione Under 8 allenata da Ivo Rapetti, dagli Under 10 di Alessandro Morello e Johnny Leone (Riccardo Palumbo in gran spolvero) e dagli Under 12 allenato da Lorenzo Nosenzo, Dario Dolcino e Daniele Ribuoli.

PRIMI INCONTRI PER DUE ATLETI DELLA ‘’LA TANA DEL DRAGONE BOXE ALESSANDRIA’’ Domenica 10 aprile u.s. la Asd La tana del dragone boxe Alessandria ha esordito in un campionato regionale per palestre, portando sul ring Luca Bonfanti senior 64 kg che si è battuto contro Sortezza della boxe Montafià e Xiferai Kristy senior 69 kg che si è battuto contro Roberti della All Boxing team. Incontri entrambi molto difficili per i due esordienti alessandrini, perchè hanno incontrato avversari con molta più esperienza, ma si sono contraddistinti per la loro boxe pulita e piena di coraggio e con il pensiero a cercare di procedere nel miglior modo possibile le tre riprese da 3’ cadauna.

All’angolo a condurre i due ragazzi c’era il nuovo tecnico della FPI di Alessandria Eugenio Dragone, insieme al presidente dell’Associazione Attilio Cavanna. Il tecnico Dragone è rimasto molto soddisfatto del risultato finale dei due match, che hanno visto i propri atleti salire sopra un ring con il giusto coraggio e combattere con il cuore pieno di umiltà, raggiungendo un apprezzabile risultato: Luca Bonfanti ha terminato le 3 riprese con un verdetto di parità, ricevendo applausi da tutto il pubblico presente per l’ottima prestazione; Kristy Xiferai ha invece concluso le tre riprese con un verdetto perdente, ma gli applausi sono arrivati anche per lui, apremiare il sacrificio per aver combattuto diramente per l’interp macht pugilistico. Eugenio Dragone, che era accompagnato dalla sua famiglia (Monica, Riccardo e Vittoria), è rimasto molto soddisfatto per la prestazione ed il risulato dei suoi ragazzi ed ha dedicato tutta la sua giornata sportiva alla propria madre che sta combattendo anche lei, ma per la propria vita....

DIETRO LE QUINTE

Daredevil: da vedere!

Capitanata da Joe Jonas , Dnce è la band che, appena nata, sta lentamente scalando le classifiche internazionali. Il loro singolo di debutto, Cake

By The Ocean, è stato rilasciato nel Settembre 2015, ma sta conquistando il pubblico italiano grazie alla sua presenza nella pubblicità del Samsung S7. Il gruppo è composto, oltre che da Joe, anche da Jack Lawless, Cole Whittle e JinJooLee. Il loro EP di debutto, intitolato SWAAY, è composto da quattro brani dal testo interessante e dalla musica coinvolgente. Avendo seguito il precedente percorso del cantante solista, mi aspettavo un lavoro completamente diverso: meno sperimentale. Sono stata piacevolmente sorpresa, ho riscontrato un tentativo di differenziazione rispetto all’attuale musica pop in circolazione, pur mantenendo la classica orecchiabilità che ci si aspetta dalle canzoni che si identificano in questo genere.

Un’ottima presentazione, dunque, che mi auguro sarà confermata dal loro primo album di prossima uscita. Nel frattempo i Dnce si stanno dando un gran da fare con un numero non indifferente di esibizioni durante le varie cerimonie di premiazione che caratterizzano l’industria musicale: l’ultima è stata agli IheartRadio Awards, in cui vengono consegnati premi agli artisti che durante l’anno hanno avuto maggiore successo radiofonico. Inoltre, hanno da poco collaborato con Hailee Steinfeild (artista da poco emersa nel mondo musicale, ma molto promettente) nel suo singolo Rock Bottom e apriranno i concerti di Selena Gomez negli Stati Uniti. La visibilità, insomma, non sembra essere un problema per il momento. Ora, non resta che aspettare l’album e, si spera, un tour di cui siano gli artisti principali. Le premesse ci sono tutte. [Serena Trisoglio]

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di Ponzano A. e C.

15 apr. 2016

ECHI DI VIAGGIO di Simonetta Gorsegno

Gita al faro

I

nnanzitutto mi scuso con Virginia Woolf per aver usato il titolo di uno dei suoi libri di maggior successo per intitolare il mio racconto. La sua storia avrà rispetto alla mia però tutt’altro svolgimento in quanto i protagonisti, quella gita al faro non la fecero mai. Ne parlarono e riparlarono ipotecando l’eventualità di quella gita per gran parte del romanzo; una promessa che le circostanze non riuscirono a mantenere.

A quella promessa su cui si fonda l’intero romanzo, si contrappone la certezza contenuta nel mio racconto il quale narra, senza se e senza ma, di un faro e di una splendida gita. A dire il vero ne feci più d’una e ogni volta con immutata emozione e con infinito trasporto perseguivo quel simbolo di innata solitudine, esposto ai venti, sconquassato dalle onde che giaceva all’estremità della terra su cui era ancorato e che aderiva perfettamente alla mia combattuta personalità. Il faro si intravedeva sul fondo di una costa disuguale intervallata da baie e da appuntite rocce che si incuneavano nel mare aperto. Vi cresceva intorno una luce biancastra che come un ramo d’edera lo avvolgeva,

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HURRÀ GRIGI

caricandolo di mistero. Aveva piovuto da poco e tutto intorno ampi strascichi di umidità si sollevavano in veli di nebbia . Un pallido sole a stento sbucava tra le nuvole intensificandone l’effetto.

Il faro era là, ritto sulla punta estrema della costa scoscesa al termine di una strada tortuosa, tutta rocce e dirupi, battuta dal vento. Per arrivarvi dovevo percorrerla tutta con il vento a sfavore aggrappandomi con una mano al corrimano di legno e con l’altra tenendo ben salda la tesa del cappello, decisa a non perdermi nulla dell’incantevole paesaggio. Impressioni visive e sensoriali mi accompagnavano nel cammino in discesa mentre i deboli raggi del sole schiarivano la costa dai residui di pioggia. Sull’isola di Skye il sole può sbucare all’improvviso e altrettanto rapidamente sparire lasciando il posto alla pioggia, di questo bisogna sempre tenerne conto: nel lasso di poco, il tempo può cambiare repentinamente ma, l’alternanza di sole e di pioggia idrata il paesaggio di luce e di colori a cui si aggiunge un susseguirsi di arcobaleni. Ponti celesti che compaiono e scompaiono con la rapidità di un battito di ciglia. Il capo su cui il faro si trovava era lambito da onde impetuose che si spezzavano in bianche e spumeggianti creste sino all’orizzonte e forse anche più in là. Il mare burrascoso sfogava la sua violenza contro la scogliera nera di ardesia provocando un rumore simile al tuono. Io guardavo di sotto ma era la mia paura a guardare, in quel pozzo nero inquieto, fatto di onde e di correnti impetuose, sentivo i brividi salire lungo la schiena al solo pensiero di precipitare nel fondo di quell’abisso. Solo gli uccelli sorvolavano la scogliera volteggiando in moto rotatorio alla ricerca di cibo. Stridevano e il loro grido picchiava nella pietra verticale diffondendo un grande e terrifico boato. Più mi imponevo di non guar-

SOTTO RETE di Sara Pilotti

dare e più guardavo la forza titanica del mare e della roccia contrastarsi. Le folate di vento proseguivano incessanti lungo il cammino in discesa. Quel turbine gonfiava gli abiti penetrando da ogni fessura. Lo sentivo risalire le caviglie, attraverso il fondo dei pantaloni e, dalle maniche del giubbotto, correre lungo le braccia intirizzendomi tutta ma, pur faticando a camminare, per il disagio del vento e del freddo, arrivai ben presto alla meta. Il faro sorgeva all’estremità della scogliera, ritto al limite della terra, investito del suo epico ruolo. Dal promontorio il paesaggio era fantastico ma salendo sulla torretta avrei avuto una visione piena sul mare, dal momento che il tramonto era prossimo e così anche la parte più romantica della giornata. In fondo avevo sempre desiderato trascorrere la notte dentro a un faro, scrutando il mare vasto e sconfinato. Avrei veduto da lassù la luna alzarsi cospargendo di luce diamantina la superficie del mare.

Non restava altro che fingermi di esserne il guardiano e di vedetta con le mani strette alla balaustra della torretta di avvistamento lasciar salpare la fantasia.

Prendevano vita le storie più disparate che il luogo mi suggeriva, di mare e di mistero. Storie di tempeste e di naufragi, di gioie e tragedie, di marinai perduti nella corrente di un vento malvagio e dell’accorato pianto delle donne che attendevano il loro ritorno. Storie di scialuppe e di vascelli divorati da mostri marini e di fantasmi che abitavano la baia. Nascosti nelle tenebre, trapelavano dietro le rocce che la luce del faro non riusciva a raggiungere. Ne sentivo crescere la paura sulla mia schiena al solo evocarli. Dalla mia fantasia sgorgavano storie a profusione e il faro, perduto ormai che ebbe il suo ruolo, ne era il custode silenzioso, la fonte d’ispirazione, la metafora a cui spesso si ricorre per illuminare il deserto dell’anima.

Hurrà Grigi arriva ad... ACQUI TERME!

L’ Avbc per il volontariato

Inutile dire che fare attività di volontariato è qualcosa di importante e che sicuramente riesce a implementare in ognuno di noi il senso civico che da sempre caratterizza la nostra specie. È qualcosa che va al di là di un compenso materiale e che sicuramente riesce ad arricchire anima e corpo di una positività che sfocia nella comprensione e nell’ impegno da parte di ognuno e, in alcuni casi, anche nel divertimento. Anche quest’ anno, infatti, la società sportiva Alessandria Vbc è presente a questo appuntamento: dal 2005 a oggi, l’ Avbc ha dimostrato un grande impegno nel collaborare con il Centro Down di Alessandria per l’ attività sportiva, lasciando la gestione degli incontri a un gruppo di giovani tecnici volontari che dedicano ai ragazzi del Centro un paio d’ ore per il gioco e per l’ attività motoria.

Il centro Borsalino di Alessandria, tutte le domeniche mattina, dalle 10.15 alle 12, riserva un spazio-gioco per i ragazzi e i loro tecnici, in cui si da il “via libera” a tutti i tipi di giochi e attività che più interessano i ragazzi: dal calcio alla corsa, dalla pallavolo al corpo libero. Un’ occasione non soltanto per promuovere l’ importanza dell’ attività sportiva ma sicuramente

Nuovo HURRÀ GRIGI Organo dell’Associazione Culturale Orso Grigio Corso Roma 85 - 15121 Alessandria - Tel./Fax 0131 510490 Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28/09/2009 redazione@nuovohurragrigi.com - info@nuovohurragrigi.com Stampa: CSQ Centro Stampa Quotidiani Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) - Tel. 030 7725511

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per incentivare questi ragazzi a mettersi in gioco, rischiando e provando sulla loro pelle il brivido di un divertimento che solo lo sport può dare.

Nonostante la scomparsa di Umberto Venturelli, fondatore e per molti anni anche Direttore del Centro, le varie attività non si sono fermate ma anzi, sono ricominciate, più vive che mai, proprio per non annullare tutto il lavoro fatto in questi anni dai volontari e dalla direzione.

La pallavolo e lo sport non sono le uniche attività organizzate dal Centro.

I ragazzi, infatti, sono impegnati tutto il giorno in attività che occupano una grande porzione nella vita quotidiana di ognuno di noi, attività finalizzate alla realizzazione di ciò che più piace e nel migliorare ciò che più appassiona: dalla danzatearapia al teatro, dal laboratorio di tessitura alla cucina, dal decoupage alla musica.

Che dire, quindi?

Il divertimento e la passione non hanno un’ unica forma, non esiste un unico modo di provare emozioni e di mettersi in gioco. Non ci sono diversità, non ci sono differenze.

Tutti abbiamo il diritto di esprimere le nostre passioni e ognuno di noi deve avere il diritto di coltivarle.

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