Alessandria-Casertana

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QUINDICINALE DI CALCIO... E NON SOLO – Direttore Massimo Taggiasco

MASSIMO TAGGIASCO

M

ai una gioia! La trasferta di Caserta doveva essere l’occasione del rilancio, il punto d’inizio per ricucire, ricreare il rapporto tra squadra e tifosi e invece nulla. Il copione è stato lo stesso dello sciagurato girone di ritorno: poco gioco, poche idee, incapacità di tenere il risultato, individualità scomparse.

Il risultato di parità, indubbiamente, ci favorisce ed è un buon viatico per il passaggio del turno, ma, dopo quello che si è visto, non possiamo certo essere soddisfatti.

Il divario tecnico con gli avversari avrebbe dovuto essere rilevante (ovviamente a favore dei grigi); invece è bastato che gli avversari ci abbiano messo più cuore, più grinta e subito è arrivato l’errore difensivo madornale, ridicolo.

Più che un cambio di allenatore, a questa squadra sarebbe servito l’ingaggio di uno psicanalista! (di quelli bravi, però). Giocando così non possiamo assolutamente sperare di ottenere questa promozione in serie B che sembra sempre più stregata.

Non solo, ma ormai si rischia di

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MERITATEVI la nostra PASSIONE! Hurrà Grigi

Hurra Grigi

hurragrigi

Anno IX n. 10•23 mag. 2017

perdere anche il fattore campo, quel Moccagatta che fino ad un certo momento è stato il nostro fortino inespugnabile.

Poco per volta questa squadra ha perso tutte le sue certezze e, quel che è peggio, pure l’affetto dei tifosi.

Anche il passaggio del turno, da solo, potrebbe non bastare per ricreare quell’amore che aveva riempito la Curva Nord per gran parte del campionato. Vogliamo vedere gioco e grinta, vogliamo una squadra degna della maglia che indossa e della storia che questa rappresenta.

Invece, anche a Caserta, ci è sembrato di avere davanti agli occhi giocatori intenti solo a “timbrare il cartellino”, a svolgere il proprio compitino senza metterci un briciolo in più di impegno, di rabbia, di voglia di raggiungere quel risultato che noi tutti sogniamo da troppi decenni.

Diteci che ci sbagliamo, diteci che ci credete anche voi come noi, dateci un segno di vita, dimostrateci che volete veramente, al vostro fianco, il tredicesimo uomo, ossia il grande cuore dei tifosi dell’Orso Grigio e noi risponderemo come sappiamo e vogliamo fare.

Hurrà Grigi!

GianmariaZanier Videointerviste

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L’Orso racconta

RICCARDO TADDEI

CAPPELLARO, SASSAROLI E VONLANTHEN

ALESSANDRIA CASERTANA Da pagina 13 a pagina 20

Committente elettorale: Lega Nord Piemonte

23 mag. 2017

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HURRÀ GRIGI

L’INTERVISTA a Silvio Bolloli (Radio Voce Spazio)

Bolloli: “Scacciamo via la paura e battiamo la Casertana”

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ilvio, abbiamo tante di quelle cose da dire che non sappiamo nemmeno da dove iniziare, ma potremmo parlare dell’1-1 di Caserta.

La partita di Caserta è stata, per certi versi, lo specchio della situazione in cui si trova l’Alessandria da qualche mese a questa parte: pressoché indiscutibile il valore tecnico degli uomini in maglia grigia ma, sul piano mentale, appare evidente che qualche cosa non funziona.

A cosa ti riferisci?

All’incapacità di gestire non soltanto il vantaggio di 0-1 ma anche una condizione di evidente superiorità tecnica rispetto agli avversari. E’ come se l’Alessandria avesse il cosiddetto “braccino del tennista”, cioè a dire la paura di sbagliare.

A cosa si deve un atteggiamento di questo genere?

E’ un discorso lungo e complesso e, probabilmente, nessuno possiede la risposta esatta. Posso solo osservare che quando una squadra è disorientata dal punto di vista mentale, senza lasciar presagire alcuna forma di calo fisico, le cause vanno ricercate in ambito societario o, se preferisci, ambientale.

Ma la società è una delle più solide del campionato.

Appunto, quindi, visto che la solidità della società non è in discussione, il problema va ricercato nell’operato degli uomini che dovevano fare da trait d’union tra lo spogliatoio e la proprietà: in primis l’allenatore e il Direttore Sportivo. Non è quindi forse un caso che sia Piero Braglia che Giuseppe Magalini, condottieri all’inizio del campionato, non ne abbiano vista la fine. Tuttavia, se me lo concedi, preferirei tracciare questo genere di bilancio alla fine del campionato.

Va bene, parliamo di calcio giocato:

@GSMPhoto

cosa ne pensi della partita di Caserta e quali sono le tue aspettative relativamente al ritorno?

Come la maggior parte dei tifosi e degli addetti ai lavori ho seguito la partita di Caserta a distanza, non sul campo e, a parte il discorso già svolto in ordine all’incapacità dei grigi (per l’ennesima volta) di gestire il vantaggio, il dato che mi è parso più evidente è che la Casertana sia apparsa una formazione alla portata dell’Alessandria.

Tradotto in altre parole, ciò significa che se l’Alessandria farà l’Alessandria il passaggio di questo turno non dovrebbe essere particolarmente problematico.

Se dovessimo raffrontare questa sfidante rispetto agli ultimi playoff dell’Alessandria ?

Pensando ai playoff persi contro la Salernitana al tempo di Sarri e a quelli dello scorso anno contro il Foggia, mi pare evidente che questa sia l’avversaria meno ostica fino ad ora incontrata negli spareggi.

Nelle ultime settimane in città sono circolate voci a dir poco inquietanti:

molti hanno addirittura affermato con insistenza che alcuni giocatori si sarebbero venduti alcune partite e anche gli stessi tifosi della Nord, esponendo striscioni come “Vannucchi, una scommessa vinta” hanno certamente gettato benzina sul fuoco in quantità. Come giornalista, ma anche come avvocato, non posso non chiederti un’opinione al riguardo.

In parte si tratta di chiacchiere che si ripresentano puntualmente ogni qualvolta le cose non vanno bene, quasi una sorta di refrain, e, in quanto tali, debbono essere trattate come quelle che sono, parole al vento.

In parte, specie quando argomentate, costituiscono accuse gravissime, sia per chi le esprime che per chi le riceve. In questo ultimo caso vorrei dire che bisogna fare molta attenzione prima di gettare determinati sassi nello stagno perché si accusano altre persone di comportamenti rilevanti non solo dal punto di vista sportivo ma anche dal punto di vista penale.

E tu cosa pensi?

Io penso che i giocatori dell’Alessandria abbiano, ad un certo punto della stagione, perso la brillantezza e l’armonia di squadra che li aveva accompagnati per tutto il girone di ritorno e che, da quel momento in poi, abbiano avuto quasi paura di loro stessi rendendosi di fatto incapaci di gestire una situazione incredibilmente favorevole.

In aggiunta a questo, voglio precisare che mi rifiuto di credere ad altre versioni dei fatti a meno che queste non vengano dimostrate in maniera, come si dice in ambito forense, eccedente ogni ragionevole dubbio.

E poi vorrei fare un discorso a parte su Vannucchi.

Prego Ma si può veramente pensare che l’errore di Vannucchi contro la Giana Erminio sia stato voluto? Si può veramente credere in una cosa del genere? Vannucchi ha compiuto un gesto tanto clamoroso ed eclatante quanto, proprio per questo, a mio avviso incompatibile con qualsiasi forma di dolo.

Un giocatore come lui., dalle prospettive luminose che a, seguito di un errore, si trova sbeffeggiato da tutto il web (basti vedere quanti video su youtube circolino di quella, cosiddetta, papera. Che poi papera non fu) per non poter credere che un situazione del genere sia stata dolosamente provocata.

Sotto questo profilo credo che il popolo della Nord avrebbe fatto meglio a non esporre quello striscione che ha deteriorato forse per sempre i rapporti tra il portiere e la curva e che può essere psicologicamente devastante per lo stesso giocatore.

Vannucchi, che fino a quel momento aveva avuto un rendimento pressoché encomiabile, ha commesso un paio di errori tecnici gravi e, nel caso specifico della

Giana Erminio, una clamorosa interpretazione sbagliata di una determinata situazione di gioco che ricorderà per tutta la vita. Credo che non si debba infierire ulteriormente anche perché, almeno fino alla fine della stagione, sarà il portiere dell’Alessandria Calcio.

In conclusione, vorrei che tu spendessi due parole sul comunicato di Di Masi ai tifosi di dieci giorni fa.

Di Masi ha parlato molto bene e, per la prima volta, ha smesso i panni dell’ottimista ad oltranza per manifestare tutto il suo dispiacere e tutta la sua tristezza per la mancata promozione in Serie B. Su Di Masi non posso fare altro che ribadire quello che già più volte ho detto: come dirigente credo che abbia commesso diversi errori e credo che sia opportuno che lui stesso effettui una seria valutazione (che, intimamente, penso abbia già fatto) sul proprio operato.

Dal punto di vista dell’amore per la maglia grigia credo che invece un Presidente di questo genere dovremmo semplicemente augurarcelo per tutta la vita. L’ho detto e lo ripeto: è la prima volta che trovo un Presidente che, partendo da un’altra città, decide di impiegare ingenti risorse personali solo ed esclusivamente per alimentare quello che è il sogno suo, ma anche di un’intera piazza. Sotto questo profilo, vorrei Di Masi per sempre.

Ma come dirigente mi hai detto che ha commesso diversi errori.

Credo che i risultati di queste ultime stagioni lo comprovino in modo inequivocabile ma, a questo proposito, vorrei rimandare al termine della stagione ogni bilancio che, doverosamente, dovrà essere effettuato in modo sereno.

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HURRÀ GRIGI

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ari patta tra Casertana e Alessandria: termina 1-1 il match dei playoff tra campani e Grigi, lasciando ancora tutto aperto in vista della gara di ritorno. Primo tempo di marca piemontese, con la squadra di Pillon che segna lo 0-1 con l’altoatesino Fischnaller al 15’; nel prosieguo i Grigi hanno un paio di altre chance per bissare, mentre i Falchetti non sembrano particolarmente ispirati. nella ripresa però Taurino, entrato da poco, incorna gli uomini di Pillon sfruttando un retropassaggio assassino di Celjak.

La gara si innervosisce nel finale ma il risultato non cambia più.

giocava. I ragazzi hanno giocato con il cuore. È una squadra forte che ti mette paura, non ti puoi rilassare un secondo.

Nel calcio non è mai niente scontato, andiamo lì. Vivo alla giornata, resto a disposizione della società, qualsiasi

In sala stampa Il tecnico della Casertana Raffaele Esposito: “Risultato giusto, giocavamo contro una squadra fortissima che secondo me può fare bene anche in serie B. Abbiamo fatto una grande prestazione considerando contro chi si

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decisione accetto, so che sono qui per traghettare e vediamo. De Marco lo conosco come giocatore, lo ritengo molto intelligente tatticamente. In questo momento gioca lui, ma i complimenti vanno anche a Finizio. In questo momento sto vedendo bene De Marco. Merito sempre ai ragazzi. Dopo qualche giorno dall’allenamento, quando sono arrivati li vedevo atleticamente bene.

E a questo punto della stagione non è facile. Dopo qualche allenamento ho iniziato a crederci, andare a vince non è facile. Per la prossima gara valuteremo poi l’undici e chi schierare al posto di Rajcic”.

Il Mister dell’Alessandria Bepi Pillon: “Abbiamo fatto un errore che ci è costato il gol. Abbiamo fatto una buona prestazione di personalità. Abbiamo avuto occasioni che non siamo riusciti a realizzare. Noi abbiamo creato qualche occasione importante già dal primo tempo. Abbiamo avuto delle buone possibilita per chiudere la partita, capita.

Mi auguro che la gente venga allo stadio per incitare la squadra. Spero che mercoledì cambi vento e venga a darci una mano. Non sarà facile affrontare loro fuori casa”. [Mario Bocchio]

Dalla parte dei tifosi U n anno fa, a Foggia, di questi tempi, i tifosi dell’Orso Grigio erano 250; a Caserta sono arrivati in 33 (comunque grandi!).

Il calvario dei nostri tifosi sembra non avere fine: il DS Sensibile, in vena di originalità, aveva sentenziato alla vigilia: “I fatti sono il solo modo che i grigi hanno per parlare”.

Fatti non se ne sono visti, le parole, invece, sono puntualmente arrivate. Per la precisione quelle di mister Pillon, nel dopo partita di Caserta: “Mi auguro che la gente venga mercoledì allo stadio per incitare la squadra”.

Ci sono o ci fanno? Tutta aria fritta. Eppure, sotto sotto, ci speravamo.

I locali in cui la partita veniva trasmessa in diretta tv erano strapieni, segno che la speranza è veramente l’ultima a morire.

Alla fine, però, solo rabbia e delusione. E’ vero che restiamo favoriti per il passaggio del turno, ma giocando così dove possiamo sperare di arrivare?

Noi tifosi siamo stanchi di vedere partite come quella di Caserta, con una squadra molle, senza gioco, incapace di tenere un vantaggio, priva anche degli acuti di quei solisti che, nel girone d’andata, ci avevano illuso di avere uno squadrone.

Abbiamo dato un’occhiata ai commenti dei supporters grigi sui social network alla fine della gara.

A parte le frasi irripetibili, eccone alcuni dei più azzeccati.

“Non mi viene più un vocabolo adatto ad insultarvi, li ho finiti

tutti!”

A proposito di speranza: “Sicuramente passeremo il turno, però che pena!”.

Una valutazione più complessiva: “Se i grigi dovevano dare un segnale di risveglio, oggi siamo in coma profondo!”. Un sintetico, ma azzeccato commento tecnico: “2 tiri in 90 minuti. Che pena!”, ribadito da un altro tifoso: “Sono bassi, non fanno tre passaggi di fila senza sbagliare”.

La domanda sorge spontanea?

Chi ce lo fa fare? Intendo andare al Moccagatta ad incitare una squadra che non pare in grado di invertire una involuzione di gioco, determinazione, approccio alla gara nonostante si siano ormai tentate tutte le strade, dal cambio di allenatore, al ritiro di lusso lontano dalle mura domestiche, ai proclami di impegno e concentrazione.

Eppure, siamo pronti a crearci nuovi alibi, che già si profilano all’orizzonte: questo turno possiamo passarlo… anche gli altri giocano male… nessuno ha vinto in trasferta… facciamolo per la maglia… magari se ne vinciamo una cambia il vento… dimostriamo che noi tifosi facciamo sempre la nostra parte…

Dimostrate sul campo che meritate il nostro sostegno.

Ripeto, si continuano a fare tante belle parole: la realtà, però, è che questa squadra non sembra più in grado tornare ad essere quella del girone d’andata e la scalata verso la promozione anche quest’anno sembra un sogno irrealizzabile.

Non è giocando come a Caserta che si ritrova la fiducia dei tifosi, questo deve essere chiaro.

Pubblicità elettorale. Committente mandatario: il candidato

@GSMPhoto

Un errore condanna l’Alessandria

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HURRÀ GRIGI

Taurino risponde a Fischnaller: a Caserta termina in pareggio

Casertana - Alessandria 1-1 MARCATORI: 15’ Fischnaller (A), 76’ Taurino (C).

CASERTANA (4-3-3): Ginestra; Ramos, D’Alterio, Rainone, Magnino (56’ Carriero ); De Marco, Rajcic, Giorno (90’ Finizio); Corado, Ciotola (71’ Taurino), Orlando .

A disposizione: Fontanelli, Simone, Pezzella, Lorenzini, Diallo, Petricciuolo, Colli, De Filippo, Cisotti.

Allenatore: Raffaele Esposito.

ALESSANDRIA (4-4-2): Vannucchi; Celjak, Piccolo, Barlocco, Gozzi; Cazzola, Iocolano (90’ Manfrin), Branca, Fischnaller (68’ Sestu); Gonzalez, Bocalon.

A disposizione: La Gorga, Piana, Sosa, Nava, Sala, Mezavilla, Rosso, M’Hamsi, Evacuo.

Allenatore: Giuseppe Pillon .

ARBITRO: Antonello Balice (Termoli) [Scatragli, Pizzi] Iv Uomo: Camplone (Pescara) AMMONITI: 4’ Ciotola (C); 37’ D’Alterio (C); 42’ Gonzalez (A); 83’ Ramos (C); 85’ Piccolo (A).

ANGOLI: 0-0.

RECUPERO: pt 0, st 0

PARLA L’0RSO di Beatrice Bruno

A rimaner male ci si stanca @GSMPhoto

in angolo. Al 39’ ancora Gonzalez costringe Ginestra a salvare in angolo.

Al 57’ sono pericolosi i padroni di casa: Corado duetta con Orlando, calcia a rete ma la palla esce di poco.

Al 76’ il pareggio della Casertana: grave errore di Celjak che, nel tentativo di servire Vannucchi, calcia troppo debolmente la palla che viene intercettata da Taurino in quale supera Vannucchi e deposita il gol. All’82 palla gol per l’Alessandria Bocalon verticalizza per Gonzalez il cui tiro è respinto da Ginestra in uscita.

Non sarebbe da Alessandrini riuscire a scovare il lato positivo del risultato a Caserta. Forse perché un lato positivo, sotto sotto, è difficile riconoscerlo e farlo proprio.

La squadra, uno a zero a parte, sembrava non riuscire comunque a giocare serena è sciolta.

La grinta, tutto sommato, non è mancata, ma per quanto riguarda la tecnica e la strategia di gioco, cosa possiamo salvare?

Solita formazione, ali a piedi invertiti, qualche azione pulita e un po’ troppa confusione. Per sessanta minuti non ci sono stati retropassaggi a Vannucchi, chissà se per caso o per paura. Poi, il geniale Celjak, fa scattare l’ingranaggio.

Lento retropassaggio a Vannucchi, intercettato facilmente dall’attaccante avversario che si sbarazza in maniera repentina del portierino e la piazza in rete.

Sappiamo di essere forse troppo capaci a soffrire, sappiamo di non essere in grado di stare tranquilli. Ma perché darsi la zappa sui

propri piedi? PERCHÈ PASSARLA A VANNUCCHI? Non nego, anzi non neghiamo, che quell’azione risulti di un’ambiguità allarmante.

Caro Celjak, proprio sui piedi della Casertana l’hai messa...

A rimanerci male però ci si stanca. A pensare male ci si stanca.

Ci si stanca anche di sperarci. Ci si stanca di essere contenti. Ci si stanca di aspettare il verdetto.

Ci si stanca di guardarvi ancora giocare. Ancora giocare così.

Qual è la soluzione? Pillon che ne dice di un’altra formazione? Perché le perle ammuffite di Braglia non le lasciamo al mese scorso e proviamo a cambiare qualcosa?

Perché nessuno ha mai un’intuizione, un lampo di genio, un’idea che risulti fatale per gli altri?

A rimaner male ci si stanca.

Ci si stanca di questo vortice continuo. Ci si stanca della nostra fortuna.

Come minimo arriveremo in finale è la perderemo ai supplementari.

Maledetti Grigi. Maledetti.

ELEZIONI COMUNALI 11 GIUGNO 2017

ALBERTO

Raiteri

Alessandria: risaliamo insieme!

Messaggio elettorale. Comm. resp. Alberto Raiteri

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rmai è diventata una costante. L’Alessandria, di questa stagione, riesce a complicarsi la vita, la cosa grave è che fa tutto da sola, facendo e commettendo errori marchiani e grossolani per giocatori di esperienza affermata.

La gara di Caserta si era incanalata nel giusto binario, forse non giocata in maniera brillante, contro un avversario scorbutico, difficile da decifrare che ha avuto sulla fascia difensiva destra, dell’Alessandria le maggiori incursioni della giornata.

La squadra di Esposito fino al momento del disastroso appoggio difensivo di Celjak a Vannucchi aveva effettuato zero tiri in porta e probabilmente non avrebbe mai fatti fino al fischio finale dell’arbitro.

Ma si sa, ormai, con questa Alessandria c’è da aspettarsi di tutto e di più, anche in negativo, e anche oggi lo si è visto. Poteva essere chiuso il discorso qualificazione; ed invece toccherà ancora soffrire nel ritorno di mercoledi sera: ritorno che vede la Casertana obbligata a vincere per superare il turno, il pareggio premia i ragazzi di Pillon.

La gara è stata agonisticamente parlando accesa soprattutto negli ultimi minuti, dove è volato qualche colpo di troppo.

Fischnaller ha portato avanti l’Alessandra con un gran sinistro dal limite dell’area al 14’; mentre il 76’ è il momento fatale: Celjak, nel tentativo di servire Vannucchi, calcia troppo debolmente la palla che viene intercettata da Taurino, in quale supera Vannucchi e deposita il gol.

Pillon sceglie Fishnaller a destra in sostituzione dello squalificato Marras e di Sestu che si accomoda in panchina dando fiducia al gruppo che, nel campionato, ha conquistato 78 punti.

Bocalon dal primo minuto, Evacuo in panchina. Al centro della difesa Piccolo e Gozzi. Rientra Cazzola al centro del campo.

Su di un terreno al limite della praticabilità, con il pallone che spesso salta male, al 3’ è Ciotola a rendersi pericoloso dalle parti di Vannucchi ma commette fallo, toccando la sfera con la mano, e l’azione si vanifica.

L’Alessandria parte contratta e timorosa; all’11 buona iniziativa degli ospiti con Fischnaller che si invola sulla destra e crossa ma Branca colpisce male. Al 13’ un tiro cross di Giorno costringe Vannucchi a deviare la palla in angolo. Al 15’ il gol che sblocca la gara: Gonzalez, serve Fischnaller che si sposta la palla sul sinistro, dopo aver evitato un intervento avversario e tiro, dal limite dell’area che si insacca alle spalle di Ginestra.

Al 24’ Corado, di testa, non inquadra la porta. Al 25’ ancora Alessandria vicina al gol: Gonzalez, da calcio d’angolo, la traiettoria arriva proprio sulla testa di Ginestra che alza la palla

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Addio serie B diretta: le tappe fondamentali della disfatta grigia

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fa ipnotizzare da Melgrati e al 92’ arriva la doccia gelata: Tomi, su punizione, fa 2-2 e ammutolisce un Moccagatta incredulo. La Cremonese si avvicina così ad una solo lunghezza dalla squadra di Braglia.

30 dicembre 2016 Livorno-Alessandria potrebbe lasciare un profondo segno sul campionato: al Picchi (ancora inviolato) gli amaranto infliggono alla squadra di Braglia la prima sconfitta stagionale, portandosi a quota 42 punti (-8 dai Grigi) e ottenendo il dodicesimo risultato utile consecutivo.

29 gennaio 2017 Neppure l’Alessandria riesce ad espugnare il Città di Arezzo: i Grigi incassano la seconda sconfitta stagionale (sempre in trasferta) perdendo 1-0 lo scontro d’alta classifica contro gli Amaranto di Sottili. L’Arezzo con questo successo aggancia in classifica il Livorno e si porta a -8 dai piemontesi che, in compenso, mantengono intatto il vantaggio sulla Cremonese.

12 febbraio 2017 Clamoroso al Sinigaglia: il Como interrompe la marcia dell’Alessandria, fermandola sul 2-1 e non permettendole di allungare in classifica. Il primo tempo dei lariani è, a dir poco, sontuoso: la formazione di casa col devastante uno-due firmato da Chinellato e Cristiani si porta sul doppio vantaggio, annichilendo un’Alessandria in tilt.

20 febbraio 2017 La storia si ripete: l’Alessandria cede anche alla Cremonese, per-

@GSMPhoto

’Alessandria fallisce clamorosamente la promozione diretta in serie B. Ripercorriamo le tappe fondamentali della disfatta. Perché di disfatta dobbiamo comunque parlare. E non si tratta del libro di memorie scritto nel 1933 da Fritz Weber.

dendo la quarta partita consecutiva in trasferta. L’assalto finale dei Grigi non evita una sconfitta che riapre di fatto il campionato: la squadra di Tesser, con questo successo, scavalca Livorno ed Arezzo volando a quota 50 punti e portandosi -6 dalla capolista.

4 marzo 2017 Un pareggio prezioso come oro quello conquistato dalla Pistoiese contro l’Alessandria. Gli arancioni in formazione largamente rimaneggiata hanno giocato nell’unico modo possibile: difendendosi. Giusto, anzi giustissimo, sia per l’avversario che c’era di fronte, la capolista del campionato, e sia perché chiedere altro sarebbe stato impossibile, anzi diciamo pure una cattiveria. L’Alessandria manifesta tanta confusione, e alla fine non riesce a sfondare. Anzi, a conti fatti viene anche graziata dall’arbitro, che annulla una rete ai toscani.

18 marzo 2017

Dopo Arezzo e Cremonese perde anche l’Alessandria, sconfitta da una Robur Siena in grande spolvero. Proprio nella giornata in cui la Cremonese cade impietosamente a Pistoia. Un risultato neanche troppo sorprendente, perché i match in trasferta sono il vero tallone d’Achille dei Grigi: i senesi partono fortissimo e già al 4’ sono in vantaggio grazie a Saric, ben imbeccato da Castiglia, poi al 34’ Marotta scatta sul filo del fuorigioco e timbra il 2-0. Due sberle incredibili per i piemontesi, che non si rialzano più: nella ripresa mister Braglia propone un assetto più offensivo, ma la Robur rischia solo una volta quando Evacuo si divora una ghiotta chance.

1 aprile 2017 Si chiama Gullit come Ruud e, da ora in poi, lo ricorderanno molto bene ad Alessandria e dintorni. È Okyere Gullit il grande protagonista del Moccagatta,

colui che fa volare la Giana Erminio e che allo stesso tempo affonda clamorosamente la capolista: finisce 4-2 per i biancoazzurri di Albè, i quali firmano un’impresa ai limiti del clamoroso (i Grigi non avevano mai perso in casa quest’anno). In casa Alessandria divampa la protesta, oltretutto la presa di posizione della società crea una profonda spaccatura con il tifo della Curva Nord.

8 aprile 2017 Tonfo dell’Alessandria: i Grigi contro il Prato non vanno oltre al 2-2. Al 26’ Bocalon, sugli sviluppi di corner, sigla il momentaneo vantaggio che, nella ripresa, viene bissato dalla marcatura al 55’ di Gonzalez, abile nel battere Melgrati a tu per tu. Pochi minuti più tardi, però, Gozzi atterra De Marchi in area e l’arbitro concede il penalty: Moncini non sbaglia e riapre la partita. All’84’ Gonzalez, sempre dagli undici metri, si

13 aprile 2017 Allo stadio “Rocchi” la Viterbese sgambetta la squadra di Braglia bloccandola sull’1-1. Nella ripresa l’Alessandria passa in vantaggio con Rosso che al 54’ finalizza il servizio di Nicco e batte Iannarilli. La squadra di Puccica, però, resta in partita e all’80’ acciuffa l’inatteso pareggio con Jefferson che, servito da Falcone, trafigge Vannucchi e permette ai gialloblù di ottenere un punto d’oro. Il presidente dei Grigi Luca Di Masi, decide per l’esonero di Mister Braglia. Arriva Bepi Pillon.

29 aprile 2017 I Grigi al “Galli” di Tivoli vengono fermati dalla Lupa Roma (1-1 il finale), non approfittando dello stop della Cremonese a Livorno. La partenza dei Grigi è ottima: al 9’ Evacuo finalizza un calcio di rigore conquistato da Iocolano, mentre pochi minuti più tardi Gonzalez sfiora il raddoppio. Al 36’, però, i locali si risvegliano e pareggiano con Gigli che insacca dopo la torre di Mazzarani. Nel secondo tempo entrambe le squadre premono sull’acceleratore alla ricerca della rete: l’occasione più importante capita sulla testa di Celjak che colpisce la traversa. La squadra di Di Michele viene raggiunta in classifica dai cugini della Racing Roma, mentre l’Alessandria aggancia la Cremonese ma rimane seconda a causa degli scontri diretti.

[Mario Bocchio]

Pubblicità elettorale. Committente responsabile: Giovanni Barosini

scrivi: BAROSINI

RESTITUIAMO AGLI UNA CITTÀ IL MIO IMPEGNO PER UNAALESSANDRINI CITTÁ PIÚ PULITA E PIÚ SICURA. PULITA • SICURA • CHE OFFRA UN FUTURO

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HURRÀ GRIGI

A tu per tu con il presidente Di Masi

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ra i “piatti forti” della puntata di Museo Grigio dello scorso 5 maggio de “L’Orso in diretta” su Radio Voce Spazio, c’è stata l’intervista “a tu per tu” con il presidente dell’Alessandria Calcio Luca Di Masi. Si è parlato – ovviamente – dei cosiddetti “temi caldi” del momento.

Presidente, nei suoi confronti siamo un tantino critici. Se da un lato salviamo e apprezziamo questo suo essere troppo tifoso, dall’altro percepiamo il fatto che le potrebbe mancare quell’esperienza di uomo navigato nel calcio.

“Troppo tifoso non lo si è mai, anche se si è il presidente. Tifoso lo si è svisceratamente, con il cuore e con l’anima.

Quando uno ha dentro di sè i colori, in questo caso il grigio, troppo tifoso non lo si è mai. Da presidente si fanno poi le scelte da presidente”.

Perché il direttore sportivo nuovo?

“Secondo me uno nel direttore sportivo trova due aspetti: quello del mercato, quindi quello legato alla squadra, all’acquisto dei giocatori; e l’altro,

importantissimo, che è quello del confronto, del dialogo quotidiano con la squadra e con tutto lo staff. Eravamo soprattutto carenti da quest’ultimo punto di vista. Pasquale Sensibile, che conosco da tempo, al di là della gestione della squadra, avrà proprio il compito di confrontarsi ogni giorno con il gruppo, e sarà un compito che dovrà superare di gran lunga quello specifico del mercato. Dal punto di vista tecnico, l’Alessandria aveva bisogno di una persona dalle spalle più larghe”.

Perché il cambio proprio adesso?

“Potrebbe essere considerato troppo tardi, oppure la decisione è arrivata nel momento giusto in vista della prossima stagione. Intanto Sensibile incomincia a lavorare con i ragazzi, che in parte potrebbero essere quelli del prossimo anno. È un anticipo utile poi… speriamo di essere in un’altra categoria…”.

Come si sente in questo momento?

“Sicuramente errori ne ho compiuti, anzi, sono più che certo di averne compiuti, poi a fine stagione avrò tutto il tempo di esaminarli appieno. Non

riesco nemmeno a dormire per l’epilogo di questo campionato, soprattutto dopo la partita di sabato a Tivoli. Avere adesso al tuo fianco una persona che ti consiglia le cose corrette dal punto di vista calcistico ha un grandissimo valore, il presidente può togliersi probabilmente da qualche aspetto che lo riguarda di meno, oppure dal fatto di doverci mettere sempre la faccia anche quando non compete a lui”.

In giro per l’Italia l’Alessandria è diventata un esempio di società solida e organizzata. Non pensa però che se da un lato questo aspetto costituisce un’eccellenza, dall’altro potrebbe indurre i giocatori a sentirsi appagati, ad avere meno fame, perché stanno troppo bene? E lei qualche volta si è sentito come la “gallina dalle uova d’oro” da spennare? Ci scusi il paragone, ma così rendiamo l’idea…

“Certo, se star bene vuol dire pagare gli stupendi mensilmente, oppure aver realizzato un centro d’allenamento ottimale oppure un prato del Moccagatta perfetto, sono d’accordo. In Lega Pro non ci sono poi così tante società come l’Alessandria. Probabilmente anche in serie B ce ne sono che lavorano in maniera differente. Di questo ne prendo atto e mi sento orgoglioso. Sia chiaro però che non si viene qua per stare bene e non aver fame. Poi la fame è un qualcosa che la si ha dentro, indipendentemente. Posso dire che io dal punto di vista gestionale opererò sempre così, perché sono fatto così, è la mia persona ad essere così. Non sono d’accordo però che mi si veda come colui che fa star bene i giocatori affinché si adagino, cerco solo di farli star bene perché sono comunque dei lavoratori, e come tali devono produrre. Altrimenti non mi sta assolutamente bene, e allora si deve cambiare registro”.

[Mario Bocchio]

Alessandria: chi di marketing colpisce...

C

onclusa la lettura del comunicato stampa di Orgoglio Grigio, col cui contenuto concordo pienamente ed in cui viene annunciata la sacrosanta decisione di non seguire più la squadra in trasferta, vorrei fare alcune considerazioni di natura “commerciale”.

Sono infatti giunto alla conclusione che, dopo averci “sfracellato gli attributi” con questa storia del marketing, l’Alessandria Calcio sia riuscita a fallire anche in questo settore.

Vediamola dal loro punto di vista, quello in cui la storia, il blasone, la maglia non contano nulla se non per il flusso di denaro che possono produrre.

L’Alessandria è una società che produce spettacolo e noi tifosi siamo i potenziali clienti, quelli che pagano per assistere alle partite e per acquistare i prodotti dei nostri, fino a qualche tempo fa, beniamini.

Un tempo, quando il rispetto era una parola ancora dotata di significato, si diceva “il cliente ha sempre ragione”.

Avete mai visto un cliente trattato peggio dei tifosi dell’Alessandria?

Il prodotto, invece di migliorare, è diventato sempre più scadente, senza che nessuno facesse nulla per andare incontro alle richieste degli spettatori-acquirenti.

Non solo, ma di questo peggioramento, ad un certo punto, si è data la colpa ai tifosi-clienti, maleducati ed incivili perché osano criticare la qualità dell’offerta commerciale.

Siamo arrivati all’assurdo: avete mai visto dei tifosi-clienti, in un qualsiasi stadio, essere “sbeffeggiati” dalle “donne” dei calciatori?

Per restare nel mondo dello spet-

@GSMPhoto

tacolo, andreste mai a vedere un film con attori scadenti? O uno spettacolo teatrale in cui cambia il titolo ma la cui trama si ripete immutabile e negativa, da tre anni?

E’ l’eterna legge della domanda e dell’offerta.

I clienti si stancano e lo stadio si svuota (le ultime due gare casalinghe hanno fatto registrare una riduzione di metà dell’incasso consueto) e nel tanto decantato Orshop, virtuale o reale che sia, ormai entrano veramente in pochi.

Una vecchia pubblicità, per allettare i potenziali acquirenti, recitava: “La fiducia è una cosa seria”.

Ecco, il prossimo prodotto che la premiata ditta Alessandria Calcio ci offrirà saranno le gare dei play-off: presentateci un prodotto decente, e incominceremo a ritrovare un po’ di fiducia.

Ma ricordate sempre che, prima che clienti, noi siamo tifosi ed il cuore non si compra e non si vende.

[Massimo Taggiasco]

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

L’Alessandria ha accarezzato la promozione in serie B

N

ell’ultima partita con Mister Indiani in panchina il Pontedera perde contro l’Alessandria, che ha accarezzato la promozione in serie B per tutto il secondo tempo.

I Grigi passano in vantaggio dopo 9’con Bocalon, poi Calcagni pareggia prima dell’intervallo, ma dopo la notizia del ko della Cremonese Gonzalez segna il 2-1 per l’Alessandria. L’illusione di evitare i playout è durata fino all’87’, quando il 3-2 dei grigiorossi contro la Racing Roma cancella ogni speranza. La Cremonese va in Serie B, l’Alessandria se la giocherà ai playoff.

Il Pontedera invece si preparerà ad affrontare un’altra stagione in Lega Pro. Ma con un nuovo allenatore.

Per l’ultima partita Indiani schiera un modulo inedito: 5-4-1 con Videtta e Andrea Gemignani esterni bassi, mentre Della Latta e Calò giocano in mezzo al campo con Santini unica punta. Nell’Alessandria invece Pillon non cambia il 4-4-2, scegliendo Bocalon in attacco al posto di Evacuo e Nicco in mezzo al campo per sostituire lo squalificato Cazzola. Alla prima azione i granata protestano per un’uscita di Vannucchi su Della Latta che poteva costare il rigore all’Alessandria, ma al 9’ i Grigi passano subito in vantaggio grazie al tocco ravvicinato di Bocalon. Citti riesce a respingere sul palo il colpo di tacco di Gonzalez su cross di Marras, ma non può nulla sul tiro da pochi passi dell’ex Prato. La notizia del vantaggio della Cremonese gela immediatamente l’atmosfera del “Moccagatta”, scaldata solo dalla contestazione della Curva Nord.

Dagli ultras alessandrini piovono fumogeni in campo che costringono l’arbitro a interrompere più volte il gioco.

@GSMPhoto

I tifosi del Pontedera invece salutano mister Paolo Indiani con lo striscione: “Mai ruffiano, sempre uomo vero. Indiani, un grazie sincero”.

In campo i granata provano a contenere l’Alessandria sfruttando la rapidità di Santini in contropiede. Nella squadra di Pillon è Marras il giocatore più ispirato: al 25’ scaglia un bel tiro dalla distanza che finisce di poco sopra la traversa, mentre al 33’ è Citti a deviare in angolo la sua conclusione.

Quando tutti aspettano il secondo gol dei piemontesi è il Pontedera a segnare la rete del pareggio al 40’. L’1-1 nasce da una bella azione di Videtta, che si accentra da destra, subisce fallo ma riesce a far arrivare il pallone a Calcagni, che dal limite dell’area piazza il destro all’angolino basso. Prima dell’intervallo le due squadre hanno una buona occasione a testa per passare in vantaggio: la punizione dal limite di Gonzalez sfiora soltanto la traversa, mentre dall’altra parte Vannucchi respinge in tuffo il destro da fuori di Santini.

All’inizio del secondo tempo Calcagni sfiora la doppietta calciando a fil di palo dal limite dell’area, ma a far tremare il “Moccagatta’” è il pareggio della Racing Roma contro la Cremonese.

La notizia sveglia la squadra di Pillon, che inizia ad attaccare a testa bassa alla ricerca del potenziale gol-promozione. Prima Bocalon non arriva per un soffio sul cross di Gonzalez, ma al 61’ l’argentino arpiona il passaggio di Nicco e scarica in rete un sinistro che Citti non riesce a trattenere. L’Alessandria è un’altra squadra rispetto a quella del primo tempo e il Pontedera fatica a contenere la squadra di Pillon. Indiani fa esordire Di Giovanni, che entra al 66’ al posto di Videtta. Poi Chella e Udoh per Calò e Della Latta. Dopo il 2-1 dell’Alessandria però la partita non ha più niente da raccontare e il nuovo vantaggio della Cremonese spegne definitivamente le speranze dei Grigi.

In sala stampa Così il Mister dell’Alessandria Bepi

Pillon: “Abbiamo anche pensato che qualcosa potesse girare dalla nostra parte, ma così non è stato, perciò dobbiamo guardare avanti pensando che abbiamo ancora una possibilità e concentrarci esclusivamente su quella. C’è amarezza da parte di tutti e dobbiamo recuperare energie nervose e mentali.

Non dobbiamo mollare, ai playoff possiamo dire la nostra. Io ci credo. Oggi, nello spogliatoio, ho visto gente esperta che piangeva perché teneva molto a vincere questo campionato. Ed anche alla maglia,pur con i nostri limiti ed errori. Io dico ai giocatori di accettare la contestazione, ognuno è libero di fare le sue scelte, e guardare avanti concentrandoci sul nostro lavoro. Per quanto mi riguarda, in queste tre settimane, non posso dire niente a questi ragazzi che lavorano duro e si sacrificano. Ora abbiamo due settimane di tempo durante le quali non possiamo disperdere energie mentali e nervose per quello che sta

succedendo intorno a noi. È chiaro che ora siamo sotto ad un treno, è normale.

Riprenderemo a testa bassa per raggiungere l’obiettivo. Questi ragazzi lo meritano, questa società lo merita. Come lavoreremo? Sono sincero, fino ad oggi non ci avevo pensato. Mi davano del pazzo, ma avevo detto che poteva succedere qualcosa. E, a momenti, succedeva… Certamente faremo un lavoro fisico e tattico, ma soprattutto mentale, la chiave è lì”.

Ha concluso: “A me non interessa chi giocherà, non mi pongo problemi, ho fiducia in tutti. Chi temo nei play-off? Sono partite diverse, magari chi è arrivato decimo può dare fastidio. Non credo che partiremo avvantaggiati anche se giocheremo la prima in trasferta. L’unico pensiero sarà quello di affrontare una gara alla volta. Quello che ribadisco è che io non mollo, sono così per carattere. E voglio arrivare in finale. Dobbiamo arrivare in finale”.

[Mario Bocchio]

@GSMPhoto

23 mag. 2017

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HURRÀ GRIGI

I GRIGI SIAMO NOI di Sergio Ivaldi

Possiamo ancora sperare? in qualche modo guarita, diciamo che i suddetti segnali non sono per nulla confortanti. Molta gente continua a latitare, Gonzalez non ne azzecca più una, Iocolano, tanto fumo ma poco arrosto, Bocalon si è dimenticato (se mai lo ha saputo) come si fa il centravanti, Gozzi e Piccolo, vere colonne portanti del girone di andata, si limitano solo a “sparare” palloni alla rinfusa lontano dall’area e Vannucchi è alle prese con una crisi mistica di difficile decifrazione.

Per fortuna che Fischnaller ci ha messo una pezza con un gran gol, altrimenti staremmo qui a recriminare per l’ennesima sconfitta in trasferta. Nel marasma generale, oltre al già citato Fischnaller, salverei un grintoso Cazzola, per il resto, stenderei un pietoso velo.

Ora la curiosità sarà quella di capire in quale clima si troveranno a giocare i grigi mercoledì in casa nel return match contro la Casertana. I tifosi, che pareva avessero stabilito una sorta di tregua in attesa di un segnale della squadra, sembrano nuovamente sul piede di guerra. Anche il passaggio del turno, potrebbe non placare l’ira dei tifosi, se la prestazione continua ad essere largamente insufficiente come quella della partita

contro i campani. Ci vorrà una vittoria convincente, non tanto nei gol segnati che comunque aiutano, quanto nell’atteggiamento di squadra. Il pubblico alessandrino vuole vedere una squadra votata alla lotta e al sacrificio, mentre questa è più una squadra femmina che si guarda allo specchio e si vanta boriosamente di quanto è bella e brava, fino al punto di

smarrire ogni capacità di reazione nervosa alla minima avversità.

Abbiamo di fatto una speranza per quest’anno di salire di categoria? A mio avviso, la serie B ad oggi appare sempre più una chimera e lo spettro di un altro anno di Lega Pro aleggia sempre più minaccioso sull’Alessandria. Di certo, giocare fino a giugno inoltrato (bene che ci vada) non aiuterà a ritrova-

PAOLO BORASIO ALESSANDRIA CAMBIA VOLTO

#RINNOVIAMOALESSANDRIA

re una condizione atletica ottimale e molti giocatori tra le fila dei grigi appaiono già alla canna del gas. La spia della benzina, segna rosso già da un po’ per alcuni, la prospettiva non è per nulla incoraggiante. Per fortuna il calcio non è una scienza esatta e c’è sempre la speranza di essere smentiti dai fatti ma ad oggi, queste speranze sono veramente ridotte al lumicino. Ma la partita più difficile da vincere per questa società sarà quella di recuperare un rapporto con una delusa e scoraggiata tifoseria. Il tifo organizzato si è chiamato fuori e al Picco di Caserta erano presenti non più di 30 tifosi alessandrini (contro i 250 di Foggia, nei playoff dell’anno scorso).

Un brutto segnale, sul quale Di Masi dovrà riflettere attentamente e porre rimedio in tutta fretta se non vorrà iniziare la nuova stagione già in salita.

Committente Elettorale: Iole Accatino

L

’Alessandria continua a farsi del male da sola. Nella prima partita dei playoff, che vede entrare in scena le cosiddette teste di serie, i Grigi, in trasferta contro la modestissima Casertana, non vanno oltre l’1-1, regalando di fatto il pareggio ai locali con l’ennesimo errore da galleria degli orrori inanellato da Celiak con la complicità di Vannucchi. Il pareggio non compromette nulla, per carità, in vista della gara di ritorno al Moccagatta, ma è l’atteggiamento mentale che lascia perplesso. Una partita giocata in pieno controllo contro una più che mediocre squadra, che di fatto non aveva fino al 75’ mai tirato in porta, viene sporcata da un errore madornale dovuto perlopiù

alla scarsa concentrazione, alla presunzione e alla mancanza di dialogo tra difensore (Celiak) e portiere (Vannucchi). Qui, se ne avrà il tempo, Pillon avrà molto da lavorare, perchè è una situazione che oramai si protrae dall’inizio del girone di ritorno. A quanto pare, però, nemmeno, il cambio dell’allenatore e del DS, pare stia dando i suoi frutti in questo senso. La partita ha sentenziato che l’Alessandria continua di fatto il suo status di coma profondo in cui è irreversibilmente caduta da gennaio ad oggi e che solo la modestia di una squadra come la Casertana, non ha messo a nudo in pieno. Molto probabilmente si passerà anche il turno, a meno di un harakiri collettivo dei ragazzi di Pillon ma andando avanti si troveranno squadre ben più attrezzate e tecnicamente più valide della Casertana. Anche il temuto stadio ribollente di passione, il Pinto di Caserta, alla fine non ha inciso più di tanto sull’andamento della contesa e l’Alessandria avrebbe potuto già chiudere la pratica in terra campana, ma questa sua incapacità di “uccidere” la partita sta diventando una malattia cronica. Se la squadra doveva dare un segnale ai tifosi di essere

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Sacco, ottimista incrollabile

C

ome di consueto, incontriamo nella nostra redazione un grande amico di Hurrà Grigi e, soprattutto, grande tifoso, da sempre, e non solo per motivi familiari, dell’Alessandria: Carlo Sacco, figlio del presidentissimo Remo.

Carlo, ti sei pentito di essere stato ottimista fino agli ultimi 90 minuti?

No, altrimenti andrei contro il mio DNA perchè, nel calcio come nella vita, secondo quanto mi hanno insegnato, bisogna essere ottimisti a prescindere, come diceva il nostro grande Totò.

Come vedi questo doppio confronto contro la Casertana?

Girando per la città, tutti i tifosi si stupivano per la grande calma che accompagna questo incontro.

Io ho risposto che, praticamente, da una parte sono contento che i tifosi non abbiano contestato durante gli allenamenti, anche perché io penso che i giocatori hanno avuto modo di riflettere e ricaricare queste benedette batterie.

Dovevamo ripartire da Tivoli, quando abbiamo avuto l’ultima regalo dalla Cremonese. Purtroppo la palla è rotonda ed è andata diversamente.

La partita di ieri non mi pare abbia segnato la svolta che ci aspettavamo…

Certo che hai ragione. Anche perché

devo sottolineare che non è possibile che in un play off, dopo quello che è successo durante il campionato, soprattutto durante il girone di ritorno, ci sia stato ancora un black out (passaggio indietro di Celjak a Vannucci senza accorgersi della presenza dell’attaccante avversario): pazzesco! Oltretutto non mi sembra che il nostro portiere abbia fatto una parata. La casertana non ha fatto un tiro in porta.

Si è giocato in un ambiante difficile…

Certo, ma una squadra come la nostra ha fatto un solo tiro in porta (il gol…). Ma Gonzalez e Iocolano dov’erano? Il telecronista non ha menzionato una volta il nome di Bocalon, che, se non ricordo male, è il capocannoniere con Pablo del girone A. E’ l’allenatore che deve saperlo rendere partecipe all’azione, perché gli uomini ci sono.

E non posso pensare che un tecnico con un’esperienza pluriennale non insegni a buttare via certe palle che giungono dalle parti di Vannucchi.

Comunque il turno lo passiamo noi…

Abbiamo due risultati a disposizione pareggio e vittoria, non posso pensare che non si passi il turno con la casertana, non lo voglio neanche immaginare.

Dopo, però, sarà più dura Vediamo cosa ci riserverà il sorteggio.

@GSMPhoto

OGGI AL MOCCAGATTA di Paolo Baratto

Casertana, primo ostacolo verso la gloria L

’avversario dell’Orso Grigio, nel primo turno dei playoff è la Casertana. La formazione campana disputa il campionato di Lega Pro dalla stagione 2013/2014 dopo essere stata ripescata nell’estate.

L’Allenatore è Raffaele Esposito: nato nel 1979 a Pomigliano D’Arco, da calciatore ha vestito le maglie del Padova e del Catania. E’ stato chiamato alla guida della Casertana il 2 maggio dopo l’esonero dell’ex tecnico Tedesco.

In porta Ginestra è arrivato dal Fano: pere lui una lunga carriera nelle Serie superiori dopo aver disputato gli ultimi tre tornei a Fano, in Serie D; in Serie B 18 presenze nell’Albinoleffe; in Serie C 24 presenze nel Foggia; 19 presenze nella Paganese; tre tornei nella Ternana con 84 partite.

Quattro campionati nel Vis Pesaro con 98 presenze; 68 presenze nel Sassuolo; 50 presenze nel Lecce. Simone è stato tesserato, a febbraio, da svincolato.

In difesa Diallo è, in prestito, fino a fine stagione dall’Avellino dove ha giocato otto partite nella prima parte del torneo. Lorenzini è stato preso dalla Lucchese dove, nella passata stagione, ha giocato 17 gare. Ramos è giunto dal Catania. Petrucciolo è stato tesserato dalla Juve Stabia. D’Alterio è in prestito, annuale, dal Martina Franca: nella stagione 2004/2005 sei presenze nel Messina in Serie A. A centrocampo Carriero è appro-

eLeZIOnI COMUnALI 11 gIUgnO 2017

UNA SCELTA RESPONSABILE

PIER CARLO LAVA ex Dirigente Industriale Blogger: Alessandria Post

Puoi esprimere anche due preferenze purchè di genere DIfferente, donna/uomo ma sulla stessa lista

Le mie esperienze lavorative: ho svolto per molti anni il ruolo di Dirigente Industriale nel settore commerciale & marketing, un mondo che affascina, motiva e stimola e che ha contribuito a farmi crescere sotto il profilo professionale e umano. Molti di noi potendo ricominciare da capo intraprenderebbero altre attività, altri percorsi ma, personalmente, non cambierei quasi nulla e ripeterei la stessa scelta professionale.

Sono da sette anni un cittadino attivo per la città di Alessandria, mi occupo di tutte le problematiche esistenti, segnalandole alla Pubblica Amministrazione in carica e cercando soluzioni per risolverle anche tramite il mio blog “Alessandria Post” e le pagine social.

vernale: in Emilia ha giocato 14 partite segnando 2 gol. In Serie B 8 presenze e 2 gol con la Salernitana: in Lega Pro 34 presenze e 7 gol con il Messina; 32 presenze e 12 gol con la Aversa Normanna; 10 presenze e 1 gol con il Portogruaro, 37 presenze e 16 gol la Paganese e 14 presenze con la Pro Vercelli.

Rosa Portieri: Ginestra Paolo, Fontanelli Andrea, Simone Giuseppe.

Difensori: Diallo Layousse, D’Alterio Salvatore, Finizio Mario, Lorenzini Filippo, Petrucciolo Simone, Pezzella Luigi, Rainone Pasquale, Ramos Juan.

Centrocampisti: Rajcic Ivan, Ciotola Nicola, Cisotti Juri, Colli Lorenzo, De Marco Siomne, Moretta Angelo, Dell’Anno Francesco, Giorno Francesco, Carriero Giuseppe, De Marco Simone, De Filippo Francesco, Attaccanti:Taurino Leonardo, Corado Gaston,Orlando Luca.

Allenatore: Esposito Raffaelew

ELEZIONI COMUNALI ALESSANDRIA 11 GIUGNO 2017

Messaggio elettorale - Comm. resp. Coloris Daniele

Messaggio elettorale. Comm. resp. Pier Carlo Lava

RITA ROSSA SINDACO DI ALESSANDRIA

dato dal Bellinzago. Magnino è in prestito, annuale, dall’Udinese: Rajcic è stato preso dal Martina Franca: ha già vestito la maglia della Casertana nelle stagioni 2014/15 e 2015/16 con 34 presenze e 1 gol. Moretta è arrivato dalla Salernitana. Cisotti è in prestito, annuale, dallo Spezia; in Serie B ha vestito le maglie di Spezia con 22 presenze e 1 gol e Latina con 18 presenze e 1 gol. Ciotola è approdato dal Martina Franca: ha giocato in Serie B con l’Avellino scendendo in campo 30 volte e segnando 5 gol, col Pisa giocando 27 partite segnando 1 gol. Giorno è stato tesserato dalla Vis Pesaro dove, nella passata stagione., ha giocato 25 gare segnando 3 gol.

In attacco Taurino è in prestito, annuale, dalla Ternana: nella scorsa stagione 14 presenze 1 gol con il Martina Franca. Corado è giunto dal Telleres, formazione argentina: nella passata stagione ha giocato con la formazione cilena, equivalente della nostra Serie B dell’Union San Felice con 10 presenze e 2 gol.

Nella gara dei playoff, disputata contro il Siracusa, il modulo impiegato dal tecnico è stato il 4-3-2-1: in porta il titolare è Ginestra; in difesa da sinistra Ramos; centrali Rainone e D’Alterio, a destra Magnino. A centrocampo Giorno, De Marco, Rajcic.

Orlando e Ciotola agiscono alle spalle di Corado. Orlando è stato preso dalla Pro Piacenza, nel mercato in-

RITA ROSSA SINDACO

CANDIDATO CONSIGLIERE COMUNALE

Daniele

COLORIS

Segretario e Capolista Partito Democratico AL

CON RITA ROSSA SINDACO

IL FUTURO DI ALESSANDRIA È GIÀ INIZIATO

LA LEGGENDA ORSO DELL’

TADDEI: COME TRASFORMARE LA DELUSIONE IN RABBIA POSITIVA MARIO BOCCHIO

“A

d Alessandria si fa calcio vero, è una classica piazza dove la categoria è relativa.

C’è passione, calore e aspettative. Assomiglia ad una piazza del sud, qui ci si sente giocatori durante tutta la settimana, i risultati quindi condizionano molto l’umore della piazza”. A sostenerlo è Riccardo Taddei, ex capitano grigio.

Il fantasista toscano, brevilineo classe ’80, scuola Fiorentina, oggi non gioca più, ma ha intrapreso la carriera dell’allenatore insieme all’ex tecnico dell’Alessandria Luca D’Angelo. La sua prima esperienza a Bassano però, è stata interrotta dall’esonero. Ma lui certamente non demorde. Non arrendersi in fondo è il credo della sua vita.

D’altronde, se avesse issato la bandiera bianca dopo che la malasorte gli aveva propinato gravissimi infortuni, non lo avremmo potuto vedere all’opera nemmeno ad Alessandria.

Al “Mocca” Taddei ha sempre saputo accendere la fantasia dei tifosi sino a farsi amare. Ma non è stato facile, perché prima lui era stato il capitano degli storici e acerrimi nemici nerostellati del Casale.

“Ci sono riuscito semplicemente perché mi sono sempre comportato per quello che sono, uno che non finge mai e che non si veste con i panni dell’ipocrita. È vero, sono stato il capitano del Casale, ma ad Alessandria non mi sono mai risparmiato, non ho mai tirato indietro la gamba e ho sempre messo in

gioco la mia faccia. Questo i tifosi lo hanno capito,e alla fine anche i più scettici hanno dovuto ricredersi”.

La carriera di Taddei è stata costellata da qualche infortunio di troppo, senza i problemi fisici, il curriculum sarebbe stato sicuramente da serie A con continuità, visti gli esordi da ventenne di fulgide speranze alla Fiorentina e poi al Genoa. All’epoca, Taddei era considerato insieme a Pirlo uno dei prospetti più interessanti di tutto il calcio italiano. Dopo i problemi iniziali, la risalita partì proprio a Cremona in C2 dove vinse il campionato nel 2003.’04 e segnò 13 reti l’anno successivo in C1.

Ecco così il contratto con il Brescia, rinnovato poi fino al 2011, con un buon numero di presenze fra serie B e serie A. “Cosa sia successo all’Alessandria in questo campionato sinceramente non lo so, e non sarebbe nemmeno corretto che io dall’esterno giudicassi. Sicuramente il finale è molto più clamoroso di quello della squadra in cui giocavo io, quando al termine della stagione 2014-’15 perdemmo

l’accesso ai playoff dopo essere stati campioni d’inverno”.

Quale la sua opinione sulla frattura venutasi a creare con i tifosi?

“Con i tifosi grigi per me non sono state rose e fiori, come si sul dire, ma anche dolori. Ho sempre avuto una certa forma di conflittualità, è stata sicuramente la tifoseria che mi ha fatto soffrire di più. Ma alla fine sono stato premiato dalla mia voglia di metterci sempre la faccia, soprattutto nei momenti più difficili. Lo ripeto. A questi Grigi, oggi, mi sembra che manchi il coraggio di affrontare faccia a faccia i tifosi, e questa per me è una grave debolezza. Quando pareggiammo in casa con il Venezia, all’ultima di campionato, perdendo i playoff, io andai sotto la curva e chiesi subito scusa.

Perché era giusto così e perché ero stato il capitano di quella squadra per più di un girone ed era legittimo e sacrosanto che io ci mettessi la faccia.

Non c’è niente da dire, quando si è in torto si sta zitti. Mi ricordo che disse: ‘Sono qui, lo ribadisco, per metterci la faccia, perché solo questo, adesso, si deve fare. Le

mie scuse sono per tutti quelli che hanno creduto in un sogno. Che è svanito come nessuno avrebbe mai pensato.

Le motivazioni di un crollo così pesante? Adesso non riesco a trovarle, non so cosa rispondere’. Non potrò mai dimenticare quelle parole e quei momenti. Resteranno impresse nella mia memoria insieme alle emozioni provate in occasione del mio esordio in serie A”.

E ora, cosa potrà accadere all’Alessandria?

“I professionisti devono avere o trovare l’intelligenza, una volta mancato il traguardo più importante, di spostare l’obiettivo verso la conquista dei playoff. Chiedano scusa, insisto, a chi ha creduto in questo sogno insieme a loro.

Loro che sono stati gli artefici, in positivo e in negativo, di tutto. Le scuse sono per non aver raggiunto la B diretta, perché non si discutono l’impegno di tutti e l’attaccamento al sogno. Solo ricompattando l’ambiente ritroveranno la serenità in campo. La delusione, se gestita bene, può trasformarsi in rabbia positiva. Ve lo assicuro. Proprio come successe a me nel Brescia nel campionato 2009-’10. Alla penultima giornata eravamo in tre a giocarci la A e noi perdemmo clamorosamente contro il Padova. Andarono su Lecce e Cesena, noi eravamo distrutti come se ci fosse caduto il mondo addosso. Ebbene, ci guardammo negli occhi e stringemmo un patto, prima tra di noi e poi con i tifosi che erano inviperiti e poi capirono. Sapete come andò a finire? Alla fine vincemmo i playoff”.

QUANDO CAPPELLARO FECE DIMENTICARE FANELLO L’Orso racconta MARIO BOCCHIO

B

ocalon e Gonzalez primi nella classifica dei cannonieri del girone A della Lega Pro ci hanno fatto tornare in mente Renzo Cappellaro.

A vent’anni, dopo aver segnato grappoli di goals con la maglia del Lanerossi Vicenza nel torneo De Martino, il campionato riserve di quei tempi, fa il suo esordio in serie A con i colori biancorossi. Tre le presenze nella massima divisione nel campionato 1956-‘57, bagnate con una rete. Era il Lanerossi dei David, dei Lojacono, dei Campana e dei Savoini.

Altre quattro stagioni in A con il club veneto dove colleziona 54 presenze con 20 reti segnate, quando un grave infortunio ne

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condiziona la carriera futura.

L’ala mancina di quel Vicenza, Savoini, che sette anni prima aveva contribuito, indossando la maglia grigia, a portare in B l’Alessandria lo segnala e lo consiglia al presidente Ruggero in difficoltà a sostituire Giovanni Fanello che dopo avere vinto la classifica cannonieri di serie B era stato ceduto al Napoli.

Renzo Cappellaro veste così la casacca grigia. L’icona Fanello è difficile da sostituire, ma la cocciutaggine le qualità e la volontà del giocatore veneto sono incredibili e con 36 presenze arricchite da 21 gol riesce a dimenticare l’infortunio che lo aveva spedito in serie B e a sostituire nel cuore dei tifosi alessandrini il ricordo di Fanello. Cappellaro si aggiudica il premio quale goleador più prolifico della serie B con 21 reti!

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Siamo nella stagione 1961-‘62.

La serie A non lo vuole ancora malgrado l’exploit e lui con abnegazione, modestia e umiltà si rimette in gioco sempre nella serie cadetta con il Lecco prima e il Cagliari poi.

Però segna sempre, non come con la maglia grigia, ma con buona frequenza (15 reti con i lombardi e 9 con i sardi la stagione successiva) e riesce a tornare nella stagione 1964-‘65 a calcare i campi della A proprio con il Cagliari dei Greatti, dei Cera e dei Gigi Riva! Altri infortuni e la conclusione della carriera con la maglia del Legnano in serie C dove si toglie ancora la soddisfazione di segnare tre reti. Ora se ne è andato anche dalla vita terrena a 77 anni dopo una lunga e dolorosa malattia. Calcisticamente parlando Renzo Cappellaro impersonava il centravanti tipico, fatto di robustezza, elevazione, opportunismo, tiro violento e senso del gol. Come uomo aveva come emblema l’umiltà, l’educazione e la discrezione.

Nella storia dell’Alessandria ha lasciato una traccia veramente importante che non deve essere assolutamente dimenticata. Premio per il miglior cannoniere della B… a parte!

2 1 Cappellaro, capocannoniere del campionato di serie B nel 1961-’62 riceve il premio Caltex. 2 In azione al Moccagatta. 3 I Grigi nel campionato 1961-’62. Da sinistra in piedi: Arbizzani, Migliavacca, Soncini, Oldani, Renzo Bettini, Schiavoni, Melideo. Accosciati da sinistra: Cappellaro, Bassi, Giacomazzi, Vanara. 4 Con la maglia del Cagliari. 5 Giovanni Fanello

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1 1 Con la maglia della Bettini Quadraro. 2 i Grigi si rilassano prima del match. Di Pucchio, Sassaroli, Magri e Proietti giocano a biliardo.

3 Una Lazio del 1967-’68. Sassaroli è l’ultimo in piedi a destra. 4 Sassaroli Premiato come “cannoniere” dell’Alessandria. Si riconoscono i nostri Marcello Marcellini e Ugo Boccassi. 5 L’Alessandria 1971-’72. Da sinistra in alto: Sassaroli, Ciceri, Paparelli, Zanbianchi, Di Pucchio, Maldera, Lorenzetti, Mantellato, Vanzini, Colombo, Paesanti.

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SASSAROLI: DALL’ORATORIO DI ROMA AL MOCCA, PASSANDO DALLA LAZIO MARIO BOCCHIO

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upa Roma-Alessandria: non hai potuto non pensare a Gianni Sassaroli, centravanti di scuola Lazio, che indossò anche la maglia grigia, per due stagioni nella squadra guidata prima da Sergio Manente e poi da Mario David (e Mario Pietruzzi) finita due volte al secondo posto dietro la Reggiana e il Lecco. Di ruolo attaccante,

Gianni Sassaroli nacque a Monteroberto di Jesi, in provincia di Ancona, il 24 luglio 1946.

Trasferitosi con la famiglia a Roma all’età di due anni, cominciò a tirare i primi calci nell’Oratorio di Don Bosco al Prenestino. A sedici anni passò al Bettini Quadraro dove venne invitato a fare un provino con la Lazio. Venne visionato da Enrique Domingo Flamini, che ne intuì le ottime qualità, ma gli impose di dima-

grire di almeno sei chili. Il ragazzo si sottopose ad una dieta ferrea e venne trasferito nella squadra Primavera di Francesco Antonazzi.

Dopo un anno in prestito all’Avellino, in cui segnò solo cinque reti e non venne mai pagato, tornò nella stagione 1966-‘67.

Fece il suo esordio in serie A il 13 novembre 1966 nell’incontro Lazio-Spal terminata 1-1, segnando il gol del momentaneo

vantaggio biancoceleste. In una stagione culminata con la retrocessione della Lazio in serie B, collezionò complessivamente quattro presenze e due gol (il secondo nella vittoria casalinga sul Foggia per 2 a 1). L’anno successivo, in serie B, partì subito titolare nella prima giornata LazioPotenza conclusasi 1-1. Fu la sua grande occasione, ma si infortunò seriamente compromettendo tutta la stagione. Nel cor-

Lo svizzero Roger Vonlanthen, campione doc A sinistra, Genoa-Alessandria 0-2 campionato 1957-’58.

Doppietta per Vonlanthen.

A destra, con la maglia della Nazionale Svizzera

MARIO BOCCHIO

T

ra tutti i giocatori stranieri che difesero i colori dell’Alessandria uno in particolare era considerato un vero campione. Lo svizzero Roger Vonlanthen, classe 1930, studente di economia politica, entrò a fare parte delle giovanili del Servette alla fine degli anni Quaranta.

Attaccante, nel 1951 fu ingaggiato dal Grasshopper di Zurigo, squadra con la quale rimase per tre stagioni, ottenendo un secondo posto in campionato nel 1954. Furono però la buona prestazione della sua Nazionale ai Campionati mondiali che si tennero in quell’anno a dargli visibilità e a destare interesse nei club italiani. Lasciò dunque le “Cavallette” per l’Inter.

L’esperienza milanese non fu però brillante e la scarsa attitudine con il gol non permise a

Vonlanthen di sfondare con i nerazzurri, con cui ottenne solamente un terzo e un quinto posto nel 1955-‘56 e nel 1956‘57; fu dunque ceduto dall’Inter alla neopromossa Alessandria, ma anche in grigio, dopo una prima stagione di buon li-

vello, non riuscì a migliorare il suo rendimento.

Ritornò dunque in patria nel 1959, ingaggiato dal Losanna, con cui vinse due Coppe di Svizzera; con la sua Nazionale (con cui conta 27 presenze e 8 reti), prese parte anche ai

Mondiali del 1962 e del 1966, anno in cui lasciò il calcio giocato per la carriera di allenatore. Come tecnico sedette sulle panchine del Servette, del Losanna, del Chenois e, dal 1977 al 1979, della Nazionale di calcio svizzera.

so del campionato riuscì, infatti, a scendere in campo soltanto in altre quattro occasioni. Venne ceduto al Messina in serie C dove rimase per due anni. Successivamente calcò i campi di C e D con le maglie di Alessandria, Frosinone, Cynthia Genzano, Lupa Frascati e Almas.

Bilancio totale con la Lazio: 9 presenze e 2 reti in campionato, 1 presenza in Coppa Italia e 1 presenza in Mitropa Cup.

U.S. Alessandria Calcio 1928-29 (Divisione Nazionale)

In piedi da sinistra: Ferrari, Avalle, Banchero, Marchina, Chierico, Lauro, Costa. Accosciati: Rasetto, Morando, Cattaneo, Bertolini

IL MONDO ultras CASERTAno DAVIDE RAVAN

L

a tifoseria casertana fu protagonista di episodi di violenza già nel 1969, nell’ambito di quella che sarebbe divenuta nota come Rivolta del pallone. Si trattò di un’insurrezione sollevatasi in pieno centro cittadino tra l’8 e il 10 settembre 1969, causata dalla mancata possibilità della Casertana di iscriversi al suo primo campionato di Serie B in quanto condannata per illecito sportivo.

Sino alla prima metà degli anni settanta i tifosi casertani tendevano ad esporre striscioni che esprimevano la provenienza dalle varie zone della città; solo successivamente, alla fine dei Settanta, cominciarono ad affacciarsi i primi gruppi caratterizzati da matrice ultras. Nacquero infatti prima il Commando Ultrà Gradinata, che occupava solitamente la parte centrale del settore distinti dello Stadio Pinto, e poi i Fedelissimi. All’inizio degli anni Ottanta i due gruppi si sciolsero, e il cuore del tifo si spostò in curva sud; in particolare, dalle ceneri dei Fedelissimi sorsero nel 1981 i Fedayn Bronx, inizialmente presenti con la dicitura Ghetto Acquaviva, che sono ancora oggi il gruppo trainante del tifo organizzato.

Gli anni Ottanta sono coincisi con uno dei periodi più floridi dal punto di vista dei risultati per la compagine rossoblù, richiamando molto pubblico e favorendo la nascita di nuove fazioni: nacquero infatti i New Rebels (1983), i Crazy Boys, i Southern Boys (1988), le Brigate, i Boys Vanvitelli (dal nome dell’omonimo rione di cui sono originari), i Crips (1988) e i Mods Caserta (1990).Sino al 1990 gli ultrà hanno continuato a occupare la Curva sud, mentre dalla stagione 1990-91 si sono spostati in Curva nord per motivi di capienza, essendo. Nell’estate 1991 la Casertana guadagnò la promozione in Serie B e, in virtù di un crescente entusiasmo, si costituirono diverse sezioni di supporto. Tra questi si ricordano il Gruppo Damigiana, i Crazy Bulldog, i Wild Kaos, il Cool Clan, le Menti Opache, le Anime Infette,

gli Autonomi el’Inferno. Dalla provincia provenivano invece i Pessimi elementi (Maddaloni), i Repoman (San Nicola la Strada) e i Boys Enzo Cuccaro (Macerata Campania, il loro nome era ispirato a quello del presidente del club e fautore della promozione).

Il fallimento del 1993 segnò una svolta negativa nel mondo ultras casertano, poiché in virtù di tanti anni tra i dilettanti e rischi continui di altri fallimenti si registrò una progressiva perdita di adesioni ai gruppi, che nella seconda metà degli anni Novanta si spostarono di nuovo in Curva sud e poi nei distinti una volta dichiarata inagibile la gradinata. Nei primi anni Duemila rimasero attivi, oltre ai Fedayn, solo i Boys Vanvitelli e i Crips, con l’aggiunta dei Fedelissimi (1999, da non confondere con l’omonimo gruppo degli anni Ottanta), dei South Kaos (nati intorno al 2000 a Casagiove e sciolti pochi anni più tardi), dei Neds e degli Sconvolti (entrambe esperienze di breve durata durante i primi anni 2000), seguiti poi da Rude Boys (2002) e BadBoys. Nel 2012 si sono sciolti anche i Crips.

Attualmente sono attivi tre gruppi maggiori (Fedayn Bronx, 1908 e The Black Sheep, quest’ultimo sorto sulle ceneri dei Crips), più alcuni minori come le Nuove Leve, gruppo giovanile nato nel 2014 dopo la promozione dei Falchetti in Lega Pro, con lo scopo di crescere con la mentalità dei Fedayn Bronx.

Nello stesso anno si sono costituiti anche i Blood Brothers, che abitualmente popolavano la tribuna ma si sono sciolti nel corso del 2016.

Nell’estate 2016 si consuma una frattura nel tifo casertano, con un gruppo dissidente chiamato “Solo per la maglia” che abbandona i Fedayn Bronx e si sposta in tribuna, mentre il resto degli ultras occupa ancora il settore distinti in attesa di una ristrutturazione della Curva sud.

Dal punto di vista politico i supporters casertani hanno posizioni tradizionalmente vicine a quelle di sinistra; spesso infatti si sono espressi in tema di antirazzismo,

supportando iniziative volte in tal senso e ospitando gli RFC Ska Lions, squadra di calcio amatorialee popolare della città che si interessa proprio della lotta alle discriminazioni; hanno inoltre fatto parte, insieme alle tifoserie di Ternana, Ancona, Cosenza, Savona e Livorno, del “Fronte di resistenza ultras”, un’unione preposta a combattere l’ideologia di destra nelle curve italiane.

I Casertani hanno infine espresso posizioni critiche relativamente alle guerre in Afghanistan e Iraq negli anni Duemila, così come hanno intrapreso battaglie a carattere ambientalista, come fatto in occasione della mancata chiusura della discarica di Lo Uttaro.

FEDAYN BRONX E CRIPS Fedayn Bronx 1981: nati nel 1981 e sin dall’inizio elemento trainante del tifo rossoblù. Inizialmente erano originari dell’area sud di Caserta, cioè il rione Acquaviva, da cui la scritta Ghetto Acquaviva presente nei primi anni di attività. Il primo striscione esposto dai F.B. ‘81 presentava lo storico slogan «Quando il tifo è magia» e come simbolo aveva il disegno di un tifoso su sfondo bianco con delle stelle; in seguito il tifoso lasciò il posto ad una sola stella. Nel 1995 fece la sua comparsa una nuova versione dello striscione, che differiva dalle precedenti per la scritta gialla su sfondo a strisce orizzontali rosse e blu (prima era bianca) e che è tuttora in uso. Negli anni 2010, fino al 2015, lo slogan dei Fedayn è diventato «Resistiamo e non molliamo». A partire dal 2014 il nuovo simbolo distintivo degli ultrà casertani è composto da due semplici strisce rosso-blu verticali, ma sovente compaiono anche un fulmine o una bomba. Il 29 ottobre 2016, in seguito alle numerose diffide che li avevano colpiti nei giorni precedenti, annunciano con un comunicato la propria auto-sospensione in segno di protesta.

Crips: Fecero la propria comparsa nel 1988 e si sono sciolti nel 2012.

Legati maggiormente alla sottocultura britannica casual, si sono contraddistinti negli anni per la

produzione di materiale ultras (sciarpe soprattutto) particolarmente apprezzati dal punto di vista estetico. Avevano come slogan «Fuori dal coro» e il loro simbolo era un leone rampante.

GEMELLAGGI, AMICIZIE E RIVALITA’ La tifoseria casertana è gemellata con quelle di Cosenza, dal 1985, e di Terni, dal 1983.

L’amicizia coi cosentini nacque al termine del primo raduno ultras italiano tenutosi proprio a Cosenza nel 1985. Proprio nel campionato seguente le due squadre si ritrovarono avversarie in campionato e, sfruttando la sfida di andata a Caserta, suggellarono il gemellaggio.

Altre amicizie importanti sono quelle con le tifoserie di Avellino, Cassino, Marsala e, la più recente e se vogliamo la più particolare, Mainz.

Con i tedeschi l’amicizia è nata quasi per caso durante una vacanza estiva. Durante il campionato 2015/2016 poi, alcuni sostenitori tedeschi hanno fatto visita alla curva campana, senza esporre striscioni o pezze. L’amicizia si è cementata quando gli ultras teutonici hanno esposto uno striscione in onore di Mario Cavallo, storico ultras casertano scomparso lo scorso anno. Pochi mesi dopo, in occasione della trasferta di Lecce, fu esposta per la prima volta una pezza tedesca nel settore casertano.

Le rivalità più sentite sono quelle con Salernitana e Savoia.

Salernitana La rivalità con i supporters Salernitani resta una delle più sentite dai Casertani. Fu subito rivalità dal primo incontro storico tra le due squadre nel campionato Serie C 1941-1942 disputato a Salerno: sul risultato di 5-2 per i granata, il calciatore Casertano Mario Fusco (che da quel momento si guadagnò il soprannome di Mario Cazzotto) schiaffeggiò l’arbitro, colpevole di avergli annullato un gol, dopodiché i tifosi rossoblu invasero il campo di gioco. Dopo la nascita del movimento ultras nelle due

città, le due squadre si trovarono a lungo a competere per gli stessi obiettivi e le tifoserie ne risentirono: nel 1982-1983 a Caserta i tifosi di casa, istigati dai calciatori, ferirono il direttore di gara con il lancio di oggetti, colpevole di aver concesso allo scadere un rigore dubbio alla squadra avversaria permettendogli così di pareggiare.

La tifoseria ospite uscita prima del fine partita, distrusse diverse auto ma a farne le spese fu solo un piccolo gruppo di tifosi granata tra cui il capo ultrà “siberiano” che fu vittima di un vero linciaggio. Si verificarono violenti scontri tra le forze dell’ordine e la tifoseria Casertana anche nel 1989-1990 in via Irno a Salerno e nel 19921993 dove un pullman di tifosi rossoblu fu vittima di una sassaiola da un cavalcavia autostradale. Durante il derby di ritorno del campionato 2014-2015 gli ultrà granata hanno infine tentato un assalto al pullman che trasportava i rivali, causando 34 daspo (22 per i tifosi di casa, 12 per gli ospiti).

Savoia La rivalità tra casertani e savoiardi nacque nel 2004, durante la gara di ritorno della semifinale play-off di Serie D. Nonostante all’andata non si fossero verificate grosse schermaglie, al ritorno le due tifoserie si scontrarono sia fuori che dentro lo stadio. Le violenze si protrassero persino in campo, con l’invasione da parte di alcuni ospiti e la conseguente risposta degli ultras rossoblu. A farne le spese furono anche un addetto alla sicurezza, aggredito dai Savoiardi, il calciatore Marco Vitiello e il massaggiatore Vincenzo Chirulo, entrambi oplontini. Al termine dell’incontro, continuato solo pro forma per motivi di ordine pubblico, furono presi provvedimenti disciplinari tra i quali la sconfitta per 30 a tavolino a entrambe le squadre.

Il Savoia poté accedere alla finale in virtù del risultato dell’andata.

Casertani e Savoiardi si sono poi incontrati solo nel 2014-2015, ma entrambi i matches sono stati vietati alle tifoserie ospiti.

alessandria-CASERTANA

Solo due match in più di 100 anni di storia SERGIO GIOVANELLI

F

are calcio a Caserta deve essere un’impresa molto complicata. Lo dimostra il fatto che l’attuale Casertana FC è in realtà la quinta edizione della società rossoblu.

La prima volta risale al 1908 quando sorse la Robur Caserta in maglia bianconera e campo di gioco alla Reggia. Nel 1924 la Robur ed altre realtà sorte nel frattempo uniscono le forze creando l’US Casertana che inizia a frequentare i campionati Federali. Nel 1927 la squadra, in difficoltà economiche venne esclusa dai tornei anche a causa di gravi incidenti avvenuti nel corso della partita contro la Roman.

Nel 1969 la squadra ottenne la promozione, per la prima volta nella sua storia, in Serie B. La promozione venne revocata per una storiaccia di una presunta combine ai danni del Taranto, secondo classificato. La decisione degli organismi federali scatenò una vera e propria rivolta fomentata anche dall’allora sindaco della città che invitò i casertani a manifestare in ogni modo il loro sdegno per la decisione.

Alla fine, dopo un certo clamore mediatico con eco anche sulla stampa estera, tutto rientrò. I falchetti giocarono e vinsero, stavolta regolarmente, la Serie C. Fu un “mordi e fuggi” con immediata relegazione, così come avvenne nel 1991-92, secondo torneo cadetto giocato. Prima e dopo altri abbandoni fallimenti e dissesti fino al 2005 quando si materializzò l’attuale edizione della Casertana con l’acquisizione del titolo sportivo della Real Aversa.

La Casertana, malgrado la sua storia ultra centenaria, non è certo un’avversaria abituale per l’Alessandria. Le ragioni sono banalmente la distanza tra le due città, la frequentazione di serie diverse e la suddivisione in gironi geograficamente omogenei hanno impedito i contatti.

Sono solo due i precedenti registrati finora: la partita di andata dei playoff 2016-17 giocata domenica scorsa a Caserta, terminata 1-1 e la gara del primo turno di Coppa Italia 2011-12, giocata al Moccagatta l’8 agosto 2011. Davanti a pochi intimi vinsero i Grigi 1-0 con la rete decisiva segnata da Marco Martini.

7 agosto 2011 Alessandria Giuseppe Moccagatta Alessandria - Casertana 1-0 (1-0) Rete: 39. Martini [A].

Alessandria: Servili, Miceli, Procida [51. Ghinassi], Cammaroto, Barbagli, Segarelli, Roselli Fabio [67. Menassi], Cuneaz, Martini, Simeoni, Artico [74. Pandiani]. A disp.: De Marco Tupac, Ciancio, Pasino Matteo, Bertocchi. All.: De Petrillo.

Casertana: Roncone, Nuzzo, Raucci, Ginobili, Pingue, Pontillo

La formazione grigia che affrontò la Casertana in Coppa Italia, il 7 agosto 2011. In piedi da sinistra: Cammaroto, Artico, Servili, Procida, Simeoni. Accosciati: Miceli, Roselli, Martini, Cuneaz, Segarelli, Barbagli. In basso, Marco Martini, autore del gol-vittoria che permise, nel turno successivo, di disputare il match contro la Sampdoria a Marassi, finito 3-2 per i blucerchiati ai tempi supplementari [77. Della Ventura], Mastroianni, Mortelliti, Monaco [70. Giglio A.], Di Ruocco [56. Esposito E.], Di Matera. A disp.: Imbimbo, Perna, Natale, Biondi. All.: Feola.

Arbitro: Manganiello (Pinerolo) [Pancrazi, Boz; Pairetto] Ammoniti: Pingue [C], Raucci [C].

Angoli: 3-6 Recuperi: 0.+ 3. Spettatori: 600 (incasso € 7.550).

Cielo coperto, giornata calda e umida, terreno discreto. Si è giocato con i riflettori accesi.

Inizio gara ore 16.00 Nella storia Alessandria e Casertana hanno in comune qualche allenatore e diciotto giocatori.

Mario David, il roccioso difensore del Milan nei primi anni ‘60 chiuse la carriera da calciatore con la maglia grigia per poi tornarci da allenatore nella stagione 1971-72; dalla panchina guidò la squadra fino alla ventiseiesima giornata quando lo 0-0 casalingo con il Derthona gli costò il posto.

Nella stagione successiva subentrò a Gennaro Rambone sulla panchina della Casertana; rimase fino a fine campionato concludendo il torneo all’ ottavo posto.

Nel 1984-85 venne ingaggiato Alberto Mari come mister dell’Alessandria; malgrado le aspettative della vigilia il tecnico maceratese rimase solo 11 giornate tra Tanaro e Bormida prima di essere rilevato da Tagnin. A Caserta arrivò nella stagione 2000-01 sostituendo Corrado Urbano dopo la prima di ritorno ma resistendo solo sette partite prima di essere cacciato e rimpiazzato da Orlando Ceglia.

Questa, per Mari, fu l’ultima esperienza da tecnico.

Infine, ed è storia di ieri, Angelo Gregucci, l’unico ad essere passato prima da Caserta: sulla panchina rossoblu nel 2014-15 fino alla quattordicesima giornata (suo

successore Campilongo) e mister dell’Alessandria la scorsa stagione sostituendo Scienza.

In realtà c’è un quarto allenatore con i due colori in comune: è Alfredo Notti, alessandrino e grigio dal 1931 al 1936 in A e poi mister casertano tra il 1960 e il 1962.

Come si vede nessuno dei tre mister grigiorossoblu si è seduto per una stagione intera sulla panchina delle due squadre.

I giocatori che hanno vestito le due maglie sono diciotto in totale.

Il primo è stato Piero De Stefanis, interno\ala di Voghera, proveniente dal Pavia e all’Alessandria nella stagione di A 1935-36 conclusa con 3 gare giocate. Alcune annate di C ed un passaggio in Prima divisione (allora la quarta serie) a Caserta nel 1940-41.

Nello stesso anno ad Alessandria evoluiva Umberto Busani, arrivato da Vigevano e dalla B ma subito in campo da titolare togliendo anche il posto a De Stefanis. Per lui 28 e 8 gol prima di essere ceduto alla Lazio. A Roma e poi a Napoli Busani giocò altre 166 partite nella massima serie. Chiuse la carriera nell’immediato dopoguerra proprio a Caserta, sempre nelle serie

minori.

Secondo Rossi è un nome che dice poco agli appassionati: per questo centravanti classe 1920 di Oviglio solo 2 partite in B 1939-40 e poi una lunga carriera in meridione con tre stagioni all’ombra della Reggia tra C e D. Luigi Traini, arrivò ventiduenne dalla sua Sambenedettese: nell’Alessandria 1947-48 giocò solo due volte in Serie A per poi intraprendere una carriera costellata di gol tra Samb, Pescara, Ascoli (dove venne chiamato “il Piola delle Marche”) e Caserta: 54 partite e 23 gol.

Nell’esperienza successiva dei grigi in A una citazione la ebbe anche il giovane Alberto Sgorlon, due campionati tra le riserve e una sola presenza in prima squadra; dopo un passaggio a Crotone militò tre anni in rossoblu.

Giuseppe Corbellini, ala destra titolare nei grigi 1968-69 (32 gare e 3 gol), passò direttamente alla Casertana dove fu protagonista per tre stagioni comprese quelle della promozione in B e il torneo cadetto.

Paolo Bergamo dopo una stagione in Campania passò al Milan che lo

spedì ad Alessandria (nell’anno di David allenatore); 19 partite ed un solo gol per lui.

Adriano Gobbetti giovane del vivaio grigio con tre presenze fu comunque uno dei protagonisti della promozione in B. Andò poi a giocare in Campania passando anche un anno a Caserta.

Il posto di Gobbetti in rosa venne occupato da Franceschelli giovane cresciuto nela Juventus ma arrivato dal Varese. In B ventun partite e due reti, chiuse la carriera a Caserta.

Adriano Zanier vestì il rossoblu dal 1969 al 1972 con 31 apparizioni tra i pali (ed altrettanti gol subiti) prima di arrivare ad Alessandria via Udinese.

Angelo Giglio terzino sinistro pugliese dopo una bella stagione a Caserta condita da 29 partite e 4 gol venne ingaggiato dai grigi nel 1976; fu schierato 30 volte poi, con l’arrivo di Cavallo che aveva comprato dai Sacco, finì al Lecco.

Nel novembre 1984 arriva dalla Rondinella Luigi Nicassio: gioca 11 volte poi va a Caserta dove gioca poco di più: di lui si perdono le tracce calcistiche poco dopo.

Lorenzo Mazzeo, bomber del Casale, arriva ad Alessandria nell’estate 1989: la prima stagione delude segnando solo due gol in 25 gare, l’anno dopo arriva in doppia cifra, ma in C2. Qualche anno prima a Caserta in C1 prestazione simile: 28 partite, due reti.

Domenico Giacomarro non ha avuto molta fortuna con queste maglie: da ottobre 1990 a Caserta con sedici partite giocate, da luglio a ottobre 1991 ad Alessandria con 8 gare.

Claudio Fermanelli, attaccante con una buona reputazione in C nell’estate 1991 passa da Perugia a Caserta in Serie B. Diciotto gare e un gol. L’anno dopo di nuovo in C1 registra 24-3. Viene in terra mandrogna ma va poco meglio: 21 partite, 6 gol.

Carlo Pascucci, un bel passato tra Fiorentina, Lucchese ed Ascoli ad Alessandria fa poco: arriva a luglio ‘95, gioca sei volte in campionato (C1) e va ad Avellino. Con la Casertana fa lo stesso. Nel 2000 gioca nove volte in D poi a ottobre si sposta a Tivoli.

Elio Signorelli: cresciuto nel Genoa, viene mandato dal Grifone a farsi le ossa in B a Caserta, dove scende in campo 14 volte. Finirà la carriera proprio da noi tra il 1999 e il 2002 con 42 partite e sei gol.

L’ultimo doppio ex è Carmine Esposito, napoletano cresciuto nella Casertana e all’Alessandria nella stagione del fallimento: per lui solo 5 gettoni di presenza e due reti.

Non manca il solito caso particolare. E’ Raffaele Pucino, difensore nato all’ombra della Reggia vanvitelliana ma che a Caserta non ha giocato. Ha però vestito la maglia grigia prima di passare nelle categorie superiori. Pucino sul suo cartellino grigio ha segnato 44 presenze in campionato.

GRADINATA NORD

Su www.museogrigio.it tutto il tifo grigio

Montevarchi-Alessandria, stagione 1995-96

Alessandria-Brescello, stagione 1995-96

Alessandria-Modena, stagione 1995-96

Spal-Alessandria, stagione 1995-96

Alessandria-Spal, stagione 1995-96

Pro Sesto-Alessandria, stagione 1995-96

Alessandria-Saronno, stagione 1995-96

Pro Vercelli-Alessandria, stagione 1995-96 (Coppa Italia)

23 mag. 2017

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HURRÀ GRIGI

A TUTTO CAMPO di Gianmaria Zanier

Pillon e Sarri: due interviste telefoniche davvero emozionanti

I

l mio personale incontro (seppur telefonico) con Mister Bepi Pillon risale all’agosto del 2006. Nonostante la Nazionale fosse appena reduce dal trionfo Mondiale in Germania, il calcio italiano era stato appena travolto dallo scandalo del Calcio-Scommesse: fu così che il Chievo allora si trovò riclassificato al quarto posto del Campionato precedente e perciò qualificato addirittura ai turni preliminari di Campions League (per la precisione, contro i bulgari del Levski Sofia). Negli studi di Radioinblu, a Milano, ci fu così l’occasione per ricordare non solo lo splendido momento vissuto in quel momento a Verona (“Stiamo vivendo un sogno e ce lo vogliamo tenere stretto fino in fondo: per la Dirigenza, per noi dello staff, per i giocatori e naturalmente per tutti i nostro tifosi...”), ma

anche, naturalmente, per l’immancabile momento di “amarcord” per il periodo vissuto in maglia grigia... “Beh, allora ero proprio giovane, nemmeno ventenne e piuttosto timido, com’era normale che fosse: i giocatori più esperti, però, contibuirono a farmi sentire subito a mio agio. Ricordo ancora molto bene il giorno del mio esordio, contro il Mantova: entrai al posto di Edy Reja. L’Alessandria era appena reduce da una stagione in Serie B e le aspettative erano tante. Anche quando ho avuto modo di tornare da avversario, con Padova, Asti e Spezia, il Moccagatta non è mai stato considerato un campo facile, anzi, direi proprio l’esatto opposto...” Per quanto riguarda Mister Maurizio Sarri, ho avuto modo di contattarlo telefonicamente circa un anno fa. Così l’allenatore toscano ave-

In foto: il mister Bepi Pillon

va voluto salutare tutti i tifosi grigi che ricordano ancora oggi con grande emozione la stagione 2010/2011: “La sensazione che quella squadra potesse aprire un ciclo c’è ancora oggi, è chiaro; purtoppo è finita così... Sono contento che ora ci sia una Società solida, una Presidenza forte e che ci sia la possibilità di vedere i grigi in Serie B, prima o poi...”. Come già ricordato nell’ultimo numero di “Hurrà Grigi”, quello fu infatti un campionato particolarmente emozionante, pur se vissuto tra mille difficoltà di carattere societario, con partite memorabili che sono rimaste nel cuore di tutti i tifosi: ad esempio la vittoria ottenuta contro il Verona già allora allenato da Mandorlini, con una punizione di Artico all’ultimo minuto sotto la Gradinata Nord, oppure la gara in casa contro Spal che sancì la possibilità di disputare i play-off, o ancora la doppia semifinale, esaltante anche se sfortunata, diciamo così, contro la Salernitana. Ancora recentemente, ai microfoni di Sport Mediaset, Mister Sarri ha ricordato con orgoglio come Arrigo Sacchi nel campionato 2010/2011 avesse pubblicamente elogiato la linea difensiva dell’Alessandria: mi è sembrato giusto quindi, chiedere una conferma direttamente all’allenatore toscano. Sentiamo quindi ancora Sarri: “Mi hanno riportato che era presente ad un corso... mi dissero che Sacchi, dopo aver visto Spal-Alessandria (disputata a Ferrara il 5 dicembre 2010 e terminata 1-1, ndr.), parlò della linea difensiva dei grigi come una delle più organizzate d’Italia: fu una cosa che mi fece particolarmente piacere...”. Nell’anno vissuto ad Alessandria, il Mister dichiarò spesso di aver ritrovato proprio in quel periodo molti

In foto: Maurizio Sarri quando allenava ad Alessandria stimoli, come dimostra una sua dichiarazione rilasciatami nel corso dell’intervista pubblicata sul numero di ‘Hurrà Grigi - Speciale play-off’ del 29 maggio 2011: “Sinceramente quest’anno ho ritrovato la soddisfazione di andare in campo e di allenare, un po’ per il livello del gruppo, un po’ perché ho subito trovato una buona dimensione con la città.

Ad Alessandria sto benissimo, è una città in cui si può fare calcio a buoni livelli, facendo crescere anche molti giovani. C’è grande attaccamento alla squadra, ma

nello stesso tempo non ci sono pressioni esagerate durante la settimana. Sarebbe una città ideale per fare determinati programmi...”). Non a caso, Maurizio Sarri ancora oggi ama ricordare come, tra le sue tappe più importanti della sua carriera da allenatore, ci siano appunto Alessandria e Pescara: “Non saprei neanche spiegarlo, però è la verità... E’ un qualcosa che ‘si sente’... (sorridendo, dopo una breve pausa, ndr) ... Però è una cosa che mi hanno detto anche altre persone che sono state ad Alessandria!”.

Messaggio elettorale - Comm. resp. Maurizio Scalabrin

CAMBIAMO ALESSANDRIA INSIEME

Maurizio Scalabrin Artigiano

Vincenzo Costantino Infermiere

Giuseppe Marzocca Geometra

DINAMICI, CONCRETI, ONESTI. Portiamo in Comune un impegno civico. Con i Moderati si può.

Scrivi

Scalabrin

Scrivi

Costantino

! a n o s r e p a l a Vot ~ Scrivi

Marzocca

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Questa settimana la redazione di Hurra Grigi ha contattato, telefonicamente, l’ex centrocampista dell’Alessandria Carlo Gori che ha vestito la maglia grigia nelle stagioni 1965/66, 1966/67 e 1967/68

TOP PLAYER di Beatrice Bruno

La gloriosa trentina

C

i racconti i suoi ricordi degli anni vissuti ad Alessandria.

Il primo anno, 1965/66, è stato il più bello. A dire il vero mi ero fatto male al ginocchio, ho subito una brutta distorsione. Però feci un campionato abbastanza buono; c’erano molte squadre, anche importanti che mi volevano. La stagione successiva 66/67, è stato un campionato disastroso perché siamo retrocessi. E poi, il terzo, è stato un campionato, quello di Serie C, normale.

5 settembre Alessandria-Monza, è la partita dove ha esordito in maglia grigia: se la ricorda?

Si me la ricordo perché nel Monza, come avversario, giocava Bersellini che avrebbe poi allenato l’Inter. Era la prima partita di campionato, pensavamo di vincere la gara facilmente, invece fu una partita disastrosa.

A quale ambiente è stato maggiormente legato?

Senz’altro Messina. Meglio di tutti sono

stato ad Alessandria perché ho giocato in Serie B e mi ha lasciato un bel ricordo. In Sicilia sono stato ben accolto, mi fecero subito capitano. Ci sono state cose molto belle come ad esempio la nascita di mio figlio.

Lei ha disputato tre partite nella Nazionale italiana di Serie C: contro Malta, Olanda e Austria.

Si in quel periodo giocavo ad Empoli, mi convocarono e disputai tre partite e nella prima, contro Malta, segnai anche un gol a Cosenza.

Dopo l’ultima stagione da calciatore a Messina, nella stagione 1970/71, rimase nel mondo del calcio oppure ne usci?

Nell’ultimo periodo in cui ho giocavo avevo problemi al ginocchio, si gonfiava e dovevo sempre metterci il ghiaccio. Nella zona in cui abitavo, c’erano molte fabbriche di calzature e mio suocero mi convinse a raggiungerlo per intraprendere la carrie-

ra lavorativa. Così ho messo in piedi una piccola azienda e quindi dal calcio son uscito definitivamente.

Ha seguito in questa stagione l’Alessandria? Che idea si è fatto?

Io sono di Livorno e la squadra di Foscarini ha fatto un gran regalo all’Alessandria battendo la Cremonese. Era la squadra che sarebbe dovuta salire di categoria perché era la squadra più forte. Io sono andato a vedere giocare l’Alessandria, a dicembre, a Pontedera e quella partita, finita in pareggio, i grigi avrebbero dovuto vincerla. Penso che il campionato l’Alessandria lo ha perso contro le piccole squadre.

Che idea ha attualmente del calcio italiano?

Se togliamo la Juventus in Italia c’è il vuoto ed è una squadra destinata a vincere i prossimi tre/quattro campionati.

[Paolo Baratto]

In foto: la formazione del campionato 1965/66

@GSMPhoto

“Alessandria mi ha lasciato un bel ricordo”

In questo clima di rassegnazione nervosa e nervosismo rassegnato, guardare la partita dietro uno schermo non ti da nemmeno la possibilità di scaricare ciò che hai dentro. Poi le telecamere si spostano sul settore ospiti e vedi una trentina di matti iniziare a entrare e a scendere frettolosamente i gradoni.

“Ciao ragazzi, siete dei grandi”.

Ecco cosa si pensa. In questo clima di inutili speranze e sogni infranti, c’è ancora chi ha la voglia di crederci.

C’è ancora qualche top player.

Sì, sui gradoni. Ognuno mosso in gruppetto, ognuno con il proprio viaggio della speranza da raccontare. Ognuno con la propria voce, con la propria sciarpa. In uno stadio del Sud (e da qui si possono capire molte dinamiche) i nostri

Grigi sugli spalti hanno tenuto testa. Stimabili, carichi, voglia di vincere, voglia di Grigi.

Quella voglia di Grigi che abbiamo tutti, sotto sotto. Sotto l’ansia, il nervosismo, la rabbia, l’agonia di sopravvivere in questo limbo.

Loro riescono ancora a manifestarla.

Spontaneamente, con il sorriso. È bellissimo essere noi, è bellissimo avere loro. I trenta pazzi che hanno attraversato lo stivale per amore.

E chi non l’ha mai fatto.

Bisognerebbe forse essere più come loro e meno come noi.

Più speranzosi e meno polemici.

Alla fine il calcio è solo un gioco e la ruota gira come vuole.

In balia della fortuna potremmo tragicamente ritrovarci a un passo dal sogno.

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HURRÀ GRIGI

Parla Maspero, l’uomo dello “scavetto” che sogna la panchina dell’Alessandria

“

Non direi che la Cremonese ha vinto il campionato, ma piuttosto che il campionato lo ha perso l’Alessandria”. La pensa così Riccardo Maspero, dal 1988 al 1994 e dal 1995 al 1997 in maglia grigiorossa, tanto da entrare a pieno titolo nella Hall of Fame della Cremonese.

Maspero, venerdì 12 maggio, è stato ospite a “L’Orso in diretta” su Radio Voce Spazio, la trasmissione di Museo Grigio.

Correva l’anno 2001, precisamente era metà ottobre quando si svolse un epico derby della Mole.

“Si giocava al Delle Alpi: era la Juventus di Del Piero, Trezeguet e Nedved. In porta un giovanissimo Buffon. Per noi i capisaldi erano Cristiano Lucarelli, Ferrante e il capitano Antonino Asta” ha ricordato.

Il vero protagonista di quella gara fu proprio Maspero, un buon fantasista di provincia, tipologia di calciatore che in quegli anni abbondava a iosa.

“Al 60′ la Juventus era avanti di tre gol, dopo la doppietta di Del Piero e il gol di Tudor. Sembra tutto già scritto, ma sappiamo quanto i derby possano esser imprevedibili. Prima Lucarelli e poi Ferrante accorciano le distanze.

All’83’ addirittura io pareggio. È un tripudio granata per aver agguantato una gara, per giunta un derby, quando non ci si sperava più”.

Ma la cosa che passò alla storia fu altro. All’ 87′ viene concesso un fallo da rigore per la Juventus.

“Del Piero era già uscito, lo calcia il cileno Salas. Nel marasma pre rigore, mi avvicino al dischetto e con un paio di colpetti con la punta dello scarpino realizzo una piccola, ma decisiva, buca nei pressi della palla Questo fa si che

tinua ad essere il mio grande sogno. La maglia grigia e quello stadio esercitano su di me un fascino tremendo” ci ha confessato.

Lo spirito in panchina è anche figlio della sua esperienza al Torino: “La maglia granata è qualcosa che ti lascia tanto nel bagaglio professionale e umano.

Su tutti l’amore incondizionato che sanno darti i tifosi”.

Maspero, al di là dello spirito, cerca di recepire dai big della panchina: “Montella mi piace per come fa giocare le sue squadre. Conte mi prende per l’atteggiamento e la fame di risultati che ha.

Garcia e Benitez per la loro filosofia, la loro mentalità”.

Sul campo di gioco invece, Maspero ha un debole per attaccanti come Felice Evacuo: “L’Alessandria ha un grandissimo potenziale offensivo, me ne sono il pallone possa essere calciato più da sotto e che sia più probabile che la palla schizzi in alto” ha ammesso Maspero.

Detto fatto, Salas la manda alle stelle: il pomeriggio granata continua ad essere da favola. Così epico che a distanza di tutti questi anni ancora se ne parla oggi.

“Hey ci stai friki Ricky con me? Facciamo friki Ricky insieme”. A Cremona la canzone un po’ rivista di Gianni Drudi è stata il coro preferito dai tifosi dello “Zini” per omaggiare Maspero, leader grigiorosso che centrò la serie A e la Coppa Anglo Italiana. Anni dopo a Pavia il testo e le note non sono cambiate È solo cambiato il ruolo. Maspero è passato dal campo alla panchina.

Prima ancora dell’Inter e del Milan, Maspero ha conosciuto da vicino i cinesi entrati “a gamba tesa” nel calcio italiano anche a Pavia.

“Ma non è stata un’esperienza felice.

Per la società, visto che poi sappiamo

reso conto vedendola dal vivo tante volte quest’anno. Pillon, che è bravo, sa cosa fare in base alle sue idee. Io punterei sulla coppia Gonzalez-Evacuo con alle loro spalle Iocolano in veste di suggeritore. Bocalon? Pronto ad entrare e a far fruttare le sue doti di finalizzatore”.

L’ultimo elogio è per il lavoro di Attilio Tesser a Cremona: “Si tratta di un allenatore che conosce bene la categoria, che ha saputo reggere le critiche e ottenere risultati importanti anche quando la squadra giocava male. Basti pensare alle gare contro il Renate o la Giana. Ha saputo creare un gruppo unito che ha compiuto una grande rimonta superando l’Alessandria e poi non mollando più la presa. Vedendo il gruppo si capiva che avrebbe potuto vincere il campionato”.

[Mario Bocchio]

tutti come è andata a finire. Poi per me, che venni esonerato praticamente alla fine”.

Eppure quel Pavia, che lottò fianco a fianco proprio con l’Alessandria per il primato, era una squadra che faceva vedere del bellissimo calcio.

“Le basi di quei successi pavesi avevano radici grigiorosse. Gigi Simoni è sempre stato il mio papà calcistico.

Quel mio Pavia ha costruito i suoi successi con i gol. Quando eravamo al comando con 58 punti – al pari dell’Alessandria – avevamo il miglior attacco del girone con 50 gol. La mia filosofia non è cambiata: sia da giocatore che da allenatore il mio motto è sempre quello di far divertire la gente” ha spiegato.

Dopo un successivo esonero a Mantova, Maspero è oggi alla ricerca di un ritorno in grande stile, su una panchina importante.

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Valenza:

vogliamo una squadra vera!

L

’infelice conclusione del campionato dell’Alessandria ha deluso e amareggiato tutti i tifosi.

Anche al club di Valenza lo scetticismo prevale sulla fiducia.

Non poteva essere altrimenti e così saranno ben pochi i supporters che seguiranno l’Orso Grigio fino in quel di Caserta.

E’ un momento molto difficile, in cui comunque l’attesa prevale sulla contestazione.

Il cambio di allenatore, sino ad ora, non ha portato a grandi cambiamenti nel gioco, ma le due settimane di sosta possono aver rigenerato fisici e, soprattutto, morali.

E’ chiaro che il fuoco arde sotto la cenere e che il passaggio del primo

turno di play off porterebbe a riaccendere molte speranze.

Ciò che più ha deluso i tifosi è stato vedere una squadra priva non solo di gioco, ma anche di rabbia e di personalità.

Vogliamo vedere undici leoni che gettano il cuore in campo, non i fantasmi che, come in occasione delle ultime decisive trasferte, non hanno saputo reagire alle avversità, non hanno mostrato la voglia e la rabbia necessarie per portare a casa i risultati che avrebbero potuto regalarci la promozione.

Sappiamo tutti che i play-off sono un altro campionato, un mini torneo che non sempre riflette i veri valori delle squadre, perché a fare la differenza

possono essere la rabbia e la voglia, più che le gambe e la tattica.

Qual è la vera Alessandria?

Quella che ha dominato l’avvio di stagione ed il girone d’andata, surclassando ogni avversario o quella che si è fatta rimontare senza reagire 11 punti di vantaggio?

Sarà il campo, come sempre, a dare le risposte.Di sicuro, se si vuole riconciliare il pubblico con la squadra, se si vuole riportare gente allo stadio, se si vuole rilanciare il “marchio” Alessandria, bisogna rivedere una squadra vera, che lotta su ogni pallone, che vuole a tutti i costi raggiungere l’obiettivo.

Sulla carta siamo i più forti, dobbiamo esserlo anche sul campo.

L’ANGOLO DELLA DEDICA...

Festeggia le tue ricorrenze o, semplicemente, lascia un messaggio o una dedica a chi vuoi tu! Diventa protagonista con Hurra’ Grigi.

Un giornale, un solo cuore per tutti i tifosi!

JUDO GINNIC CLUB VALENZA: SPORT, TRADIZIONE, AMICIZIA Il Judo Ginnic Club Valenza nasce nel lontano 1971, una sera, in piazza Gramsci, nello scantinato di un palazzo, grazie ad un impavido gruppo di amici affascinati da questa disciplina orientale, allora semisconosciuta. Allenamento dopo allenamento, si crea la squadra del Judo Ginnic Club Valenza: lo spirito combattivo e la voglia di emergere divengono così forti da ricercare sempre più il confronto/sfida con altre squadre, anche straniere. E’ così che nasce il 1° Trofeo Nazionale di Judo Città di Valenza, seguito dal 1° Trofeo Internazionale, che segna una svolta nell’attività agonistica della società, portando sempre più in alto il livello tecnico dei judokas. In un alternarsi di gare, competizioni all’e-

stero edeventi, i talenti emergono fino ad arrivare a giorno d’oggi, con la conquista di 42 cinture nere, tra cui spicca quella di Luigi Guido, partecipante a tre Olimpiadi. Con il maestro Mario Giardi, che allena già la seconda generazione dei suoi primi allievi di piazza Gramsci, e l’apporto prezioso dei suoi collaboratori, si arriva al 2002, anno in cui viene inaugurato l’attuale, grande centro fitness, body building e spinning che ruota attorno al settore judo, cuore della società. Un grande viaggio che continua ancora oggi…senza fine.

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HURRÀ GRIGI

Un finale davvero inaspettato

I

l campionato Lega Pro, girone A, si è concluso, come nessun tifoso dell’Alessandria calcio ipotizzava, abbiamo regalato la promozione alla Cremonese, che ringrazia e ci augura buon play Off. Ai tifosi grigi, non rimane che lo sconforto di un campionato, che al girone di andata ci vedeva imbattuti, nettamente primi con 47 punti, mentre nel girone di ritorno abbiamo collezionato solo 31 punti, con sei sconfitte.

In città i commenti si sprecano, si insinua che alcuni giocatori si sono comportati in modo sospetto, vedi calcio scommesse, personalmente preferisco non dare credito a queste insinuazioni, anche se vedendo tutte le partite in casa certe prestazioni di alcuni giocatori lasciano molte perplessità.

La comica esibizione del portiere Vannucchi con la Giana Erminio, la rete subita nell’incontro con il Prato e per finire la rete subita nel pareggio con la Viterbese, lasciano molte perplessità, o questo portiere era stato sopravvalutato, o improvvisamente è diventato un brocco, sono tutte situazioni che gridano vendetta, perché bastava un solo punto per evitare di partecipare alla lotteria dei play off.

Ora qualcosa si deve dire per il regolamento dei gironi della lega Pro, e

Quale futuro per la Lega Pro?

@GSMPhoto

precisamente: • Sportivamente sarebbe più corretto fare uno spareggio in campo neutro, se due squadre terminano il campionato a pari punti, la Cremonese non merita certo più dei grigi, otto sconfitte lo dimostrano, non si può determinare una promozione per un solo risultato.

• Capisco le ragioni economiche per il prolungamento dei campionati, ma fare partecipare ben 28 squadre, per un solo posto, con dei comportamenti e dei budget nei rispettivi campionati assolutamente improponibili.

Non riesco a capire chi possa accettare un simile cervellotico regolamento.

• L’Alessandria con 78 punti si dovrà confrontare con squadre che

hanno realizzato ben 20/ 23 punti in meno e questo è allucinante, la domanda è perché si è investito molto e faticato tutto un campionato per poi avere le stesse possibilità di una squadra da media classifica.

• La terza del nostro girone, il Livorno è distanziato di bel 9 punti, perché non vale la regola, che se la seconda classificata ha staccato di ben 8 punti la terza, non accede immediatamente nella serie B, senza subire la lotteria dei play Off, sarebbe più corretto e sportivo, fare partecipare ai play Off solo le seconde classificate, con un confronto a tre.Tutto questo, per una manciata di soldi, farà morire il calcio, sempre più ingiusto.

[Giovanni Tufano]

@GSMPhoto

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I

l futuro della Lega Pro è sempre più incerto. Sintetizza bene la situazione il titolo di un commento apparso recentemente sul sito tuttolegapro.com: “Molti debiti, pochi soldi, ancor meno spettatori.

Il collasso della “Serie C” e l’esigenza di un campionato “cuscinetto”.

In sostanza, cala il numero degli spettatori, aumentano i debiti e l’esigenza di mettere ordine è sempre più avvertita.

A tal proposito è intervenuto anche il capo supremo del calcio italiano.

“L’obiettivo di far capire ai campanili italiani che una riduzione delle squadre professionistiche di almeno un 30% vada fatta”: così il presidente della Figc Carlo Tavecchio, a margine del kick off della federazione in merito alle prime riforme da mettere in cantiere. “Le riforme - spiega Tavecchio - sono un progetto di non facile attuazione. Una di queste è legata ad una mia idea derivante dal fatto che noi abbiamo molte squadre professionistiche, piu’ di quelle che possiamo sopportare. Se facciamo i paragoni con le altre nazioni d’Europa, ben piu’ numerose

anche come abitanti, e ben piu’ ricche, abbiamo delle differenze abissali”.

Il riferimento, quello ai campanili, è apparso rivolto soprattutto alla Lega Pro, visto che da tempo si parla di un passaggio da 60 a 40 squadre.

Del resto, il programma elettorale, presentato da Carlo Tavecchio all’atto della sua rielezio, prevede modifiche sostanziali alla struttura del nostro calcio. Dalla B ai dilettanti, allo scopo di migliorarla. Una serie C a 36/40 squadre. 10 gironi di serie D. Una categoria cuscinetto denominata “elite”, suddivisa in quattro gironi.

Insomma, si aspetta una mezza rivoluzione, ma, in Lega Pro, i soldi sono sempre più scarsi: in un campionato che nella media presenta costi pari a 2,5/3 milioni, a stagione, la distribuzione delle poche disponibilità finanziarie residue è diventata insufficiente.

La differenza tra piccoli e grandi club si è fatta sempre più profonda, le risorse, quando ci sono, vengono mal distribuite e la i motivi della sopravvivenza di molti club restano avvolti nel mistero.

Non sembra facile trovare una soluzione, al di là di affermazioni di principio che lasciano il tempo che trovano.

L’approdo alla serie B è un obiettivo imprescindibile per evitare di restare impantanati in un sistema che non sembra in grado di garantire trasparenza e leale concorrenza.

Insomma, prima ce ne andiamo da questa Lega Pro e meglio è, ma, nonostante l’Alessandria abbia i conti in ordine ed una struttura societaria che tutti ci debbono invidiare, la realtà del campo continua a condannarci.

Meriteremmo ben di meglio!

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Playoff, risultati ottavi di finale : quattro vittorie e quattro pareggi

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I campioni d’Italia juniores

@GSMPhoto

e gare di andata degli ottavi di finale hanno confermato un sostanziale equilibrio le varie sedici squadre partecipanti.

Quattro sono state le vittorie, tutte ottenute dalle squadre che giocavano l’andata in casa: Giana Erminio, Reggiana, Lucchese e Cosenza. Quattro sono state le gare terminate in pareggio: due per 0-0 e due per 1-1.

Nei match giocati sabato il Giana Erminio ha sconfitto il Pordenone: la squadra di Albè si è portata in vantaggio con Bruno al 29’, su colpo di testa. Pareggio di Cattaneo, per gli ospiti. Il gol della vittoria è ad opera di Pinardi, su rigore, al 57’. La Reggiana ha avuto la meglio, in rimonta, della Juve Stabia: le vespe hanno aperto le marcature al 16’ con Mastalli; il pareggio, per la squadra di Menichini, è giunto al 34’ gol il rigore di Cesarini. Al 58’ è Ghiringhelli a dare il successo ai padroni di casa.

Nei match di domenica il Livorno è stato stoppato sul campo del Virtus Villafranca: i padroni di casa hanno cercato di fare la gara, mentre gli ospiti hanno scelto una strategia accorta e difensiva.

Continua il buon momento della Lucchese che dopo aver eliminato l’Arezzo si aggiudica il match di andata contro l’Albinoleffe: a decidere la gara è stato Bruccini al 90’ con un calcio di punizione. A Sambenedetto del Trento il match tra Sambenedettese e Lecce è terminato in parità con i gol realizzati dai centravanti: Mancuso per i padroni di casa, Caturano, su rigore, per la squadra di Rizzo. Il Cosenza ha fatto suo il match di andata contro il Matera: la squadra di De Angelis passa al 22’ con un colpo di testa di Blondett; al 32’ è un calcio di rigore di Negro a dare il pareggio alla squadra di Auteri. Al 70’ è Statella a siglare il gol

della vittoria per il Cosenza. Senza gol il match tutto emiliano tra Piacenza e Parma: una partita avara di emozioni, ad eccezioni di qualche fiammata nel finale.

Risultati Giana Erminio - Pordenone 2-1 (giocata sabato) [29’ Bruno (G), 45’ Cattaneo (P), 57’ Pinardi (G)] RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30 Reggiana-Juve Stabia 2-1 (giocata sabato) [16’ Mastalli (J), 31’ Cesarini (R), 57’ Ghiringhelli (R)] RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30 Virtus Francavilla-Livorno 0-0 RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30

Lucchese-Albinoleffe 1-0 [96’ Bruccini] RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30 Casertana-Alessandria 1-1 [15’ Fischnaller (A), 76’ Taurino (C)] RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30 Sambenedettese-Lecce 1-1 [47’ Mancuso (S), 53’ Caturano (L)] RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30 Piacenza-Parma 0-0 RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30) Cosenza-Matera 2-1 22’ Blondett, 32’ Negro, 70’ Statella RITORNO mercoledì 24 maggio, ore 20.30)

Nel pubblicare (Hurrà Grigi del 31 marzo 2017) la foto dell’Alessandria juniores che a Rimini il 18 luglio 1972 si laureò Campione d’Italia, la didascalia recava alcune inesattezze che ci sono state segnalate dai lettori e dai diretti interessati. La riportiamo corretta.

In piedi da sinistra: Zaglio, Pucci, Cortese, Cannata, Galtarossa, Di Tomaso, Remuzzi, Rolando (capitano), Scodeggio, Girardengo, Pietruzzi Accovacciati da sinistra: Tinazzi, massaggiatore Taverna, Terrasi, Manueli, Massarelli, Pulsineri, Barberis, Schiavini, Michelini, Cerutti, Pola

Nuovo HURRÀ GRIGI Organo dell’Associazione Culturale Orso Grigio Corso Roma 85 - 15121 Alessandria - Tel./Fax 0131 510490 Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28/09/2009 redazione@nuovohurragrigi.com - info@nuovohurragrigi.com Stampa: CSQ Centro Stampa Quotidiani Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) - Tel. 030 7725511

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HURRÀ GRIGI

Abbiamo intervistato due tra le più giovani attacanti dell’A.C.F.Alessandria, la classe 1995 Sofia Bergaglia e la classe 1998 Giulia Zecchinino

Due attaccanti in rampa di lancio

Q

ritmi così alti, però nel complesso con le ragazze e il mister mi sono trovata bene.

Hai sempre svolto il ruolo di attaccante?

Si praticamente si, ho sempre giocato in attacco, solo da piccolina mi avevano fatto provare sulla fascia destra.

Hai un tuo idolo? Se si perché ti ispiria lui? Sofia?

Il mio idolo è Shevchenko, perché mio papà mi portava sempre allo stadio a vedere il Milan, e quindi mi sono appassionata al giocatore, al suo modo di giocare e al suo numero sette.

Descrivimi il mister che hai avuto fino ad ora Secondo me è bravo a programmare gli allenamenti, e a mettere in campo la squadra migliore, per vincere le partite.

Com’è Sofia fuori dal rettangolo da gioco?

Penso di essere una come tante, magari un po’ più chiusa e introversa.

Descrivimi i tuoi pregi e i tuoi di-

ueste due ragazze grazie ai lori meriti e alla loro fatica, sono riuscite a fare il salto dalla squafetti dra Primavera alla Serie B, questo ci fa Partendo dai difetti sono molto lucapire quanto l’Alessandria Femmininatica, cambio spesso idea, se vedo che le tenga al vivaio e che questo vivaio una cosa diventa diffcile di solito lascio viene seguito stare, e manco un po’ di autostima, sia Com’è nata la passione per questo fuori che dentro il campo. Riguardo ai sport Sofia? pregi preferisco farmi giudicare daglin Non lo so precisamente come è nata. altri.

Chi ti ha portato a disputare questo sport?

Chi ti ha spinto a intraprendere la Il mio amico Cristian, ci ritrovavamon sempre in un oratorio vicino a casa, e io lo guradavo giocare. Poi quando c’erano pochi ragazzini, oppure quando erano dispari e quindi mancava una persona, mi mettevo a giocare anche io, anche perché essendo femmina non ero ben vista.

Come consideri il passaggio dalla Primavera alla Prima Squadra Sofia?

Io sono stata il più possibile nella squadra prima della Primavera, finchè non ho raggiunto l’età massima per partecipare al campionato Primavera, anche perché ho avuto un mister che considero ancora adesso come un secondo papà. Il passaggio è stato un po’ pesante perché non ero abituata a In foto: Sofia Bergaglia a sinistra e Giulia Zecchinino a destra

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carriera calcistica Giulia?

Penso di avere la passione del calcio nel sangue dalla nascita, però sicuramente un importante aiuto mi è stato dato da un allenatore che abita da sempre vicino a me, e da alcuni cari amici che sono riusciti a convincere mia mamma, a farmi iscrivere in una squadra, nella mia zona.

Cosa ha significato per te indossare la fascia da capitano nella squadra Primavera?

Indossare quella fascia è stata sicuramente una delle più grandi soddisfazioni, un primo passo per raggiungere qualcosa di più grande, a cui spero di riuscire ad arrivare.

E’ stato difficoltoso il passaggio dalla Primavera alla Serie B Giulia?

Inizialmente è stato faticoso cercare di arrivare al passo delle mie compagne, ma col tempo, tanta pazienza e l’aiuto dei mister, sono riuscita a migliorarmi sempre di più.

Cosa significa per te disputare la partita la domenica?

La domenica è sacra. Non è domenica senza partita, è il momento di mettersi in gioco e affrontare ogni

volta difficoltà differenti, in modo tale da ampliare il più possibilr le proprie esperienze e capacità.

A chi ti ispiri? E perché?

Non c’è una persona in particolare a cui mi ispiro, esistono tantissimi giocatori forti da cui potersi ispirare,quindi mi piace cercare di prendere esempio un po’ da tutti loro.

Dove sei cresciuta calcisticamente?

Tutto è iniziato nei Primi Calci della Rivanazzese, squadra in cui ho militato per qualche anno, successivamente ho continuato a giocare nella squadra del mio paese, Salice Terme, fino a quando per motivi di età ho dovuto cercare una squadra femminile. Da qui sono stata un anno nel Derthona, passando in fine all’Alessandria, in cui sono ormai da cinque anni.

Com’è Giulia fuori dal campo?

Giulia è una ragazza come tante, che spera in un futuro più sereno per quanto riguarda il calcio femminile in generale.Vorrei che si accorgessero che, nel nostro piccolo, ci siamo anche noi.

Qual è il gol che ti è rimasto più impresso?

Non che io abbia fatto un numero esagerato di gol, ma a questo proposito penserei al gol fatto all’Acqui l’anno scorso. Mi è rimasto impresso perché oltre ad essermi piaciuto a livello tecnico, è arrivato in una partita ricca di tensione.

Siete arrivate quarte, secondo te potevate fare meglio?E dove avete sbagliato?

Siamo arrivate quarte e col senno del poi naturalmente direi che avremmo potuto fare di più. Però sono comunque contenta per la stagione che abbiamo conseguito.

[Federica Ghisolfi]

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Tutte le volte che i Grigi hanno incontrato le squadre campane

L

a doppia sfida di playoff promozione con la Casertana porta il numero 81-82 nell’elenco di incontri ufficiali con le squadre campane.

Sono nove le formazioni di questa regione che hanno incrociato il percorso dei Grigi, la maggior parte di esse per una partita o poco più, un paio si altre per un numero consistente di partite.

Si comincia, ovviamente, con l’Avellino.

All’undici irpino rimane legato il successo nella Coppa Italia Semipro, alla sua prima edizione, fissato con il punteggio di 4-2. La partita, disputata al Flaminio di Roma, arrivò ai tempi supplementari ma in realtà non si concluse mai. Nei minuti finali degli extra-time ci fu un’invasione di campo dei supporters biancoverdi che indusse l’arbitro a considerare terminato l’incontro. Il Giudice sportivo confermò il risultato sul campo. Questo, appena raccontato è il primo confronto della storia tra Alessandria ed Avellino. Nella stagione successiva Orso Grigio e Lupo Irpino si ritrovarono nel campionato di serie B. Il fattore campo fu decisivo. Al Partenio si impose l’Avellino per 2-0, al Moccagatta l’Alessandria per 1-0 (rigore di Manueli).

Una squadra ha un solo precedente: è il Real Marcianise, formazione stazionata stabilmente nelle serie dilettantistiche arrivata per un paio di stagioni fino alla C1 che ebbe la ventura di essere accoppiata ai Grigi nel primo turno di Coppa Italia 2009-’10.

L’Alessandria nei primi giorni di agosto affrontò il viaggio fino in Campania per vincere, con gol di Artico e Mateos Aparicio, la partita disputata proprio al Pinto di Caserta.

Il Benevento, ora in serie B e in procinto di affrontare i playoff per salire in A, in quello stesso 2009-’10, complice anche la

In foto: Alessandria-Napoli 0-0 campionato 1957-’58 decisione della Lega di suddividere i gironi con taglio verticale, si trovò con l’Alessandria per la prima ed ultima volta. Vittoria alessandrina al Mocca per 1-0 con rete del solito Artico, vittoria beneventana in Campania per 3-1. In quest’ultimo incontro il secondo gol giallorosso venne segnato da Felice Evacuo.

Tre i precedenti con lo Stabia. Nel campionato di serie C (allora a girone unico nazionale) 1952-53 un doppio 2-0 premiò le squadre di casa. In Piemonte segnarono i grigi Tuberosa e Tagnin. Sessantadue anni dopo, il giorno di ferragosto 2015, l’Alessandria battè la Juve Stabia per 1-0 con bomba su punizione di Loviso. Lo Stabia fallì nell’estate del 1953 e quella del 2015 è in realtà il Comprensorio Nola che ha preso il posto della vecchia Juve Stabia appena scomparsa per debiti. Tecnicamente, quindi, sarebbero due formazioni diverse ma secondo tradizione le consideriamo come se fosse un’unica entità.

La già citata suddivisione dei gironi di

C1 in senso verticale, cioè seguendo il corso degli Appennini e non parallelamente alle Alpi ha comportato un incrocio biennale con due squadre mai affrontate prima.

Anche con la Paganese, undici rappresentante la città di Pagani, provincia di Salerno, il fattore campo l’ha fatta da padrone. Nessun pareggio, due vittorie alessandrine in casa entrambe per 1-0 e due sconfitte in trasferta (1-3 nel 2009-’10, 0-1 l’anno successivo). L’autore delle reti? Un giocatore solo per tutte e tre: è Fabio Artico che evidentemente aveva un fatto personale con le squadre della Campania.

Nelle due stagioni in esame c’è un’altra squadra campana: il Sorrento che negli anni ‘60 ebbe un momento di gloria con la presidenza di Achille Lauro che la portò fino alla serie B. La sfida Alessandria-Sorrento è un crescendo pirotecnico: nel 2009-’10 2-1 per i Grigi e pareggio 2-2 a Sorrento, nel 2010-’11 pareggio 3-3 al Mocca e vittoria rossonera per 4-3.

Il 2017 è l’anno della prevenzione dell’udito.

Sordità?

Quattro partite, una vittoria per parte, due pari 10 gol segnati e 10 subiti. Se avessero continuato ad incontrarsi mantenendo questa progressione quest’anno le partite sarebbero finite 8-8... Dimenticavamo: quattro reti, tutte quelle del 2009-10, sono di Fabio Artico.

C’è poi la Salernitana. Due incontri in serie A, 14 in B, 2 in C1, 2 nei playoff e 1 in Coppa Italia per un totale di 21 partite.

Ne ricordiamo quattro. Nel 1947-’48, serie A a 21 squadre entrambe retrocedono. All’andata i Grigi con doppietta di Coscia (un rigore) e gol di Sotgiu schiantano i granata , ma al ritorno gli ippocampi, con il grande Gipo Viani in panchina vincono 1-0.

Facciamo un balzo di 63 anni: incontro di ritorno del primo turno dei playoff.

A Salerno è finita 1-1, ma al Moccagatta sono i salernitani a vincere 3-1 al termine di una partita contrastata risolta nell’ultima mezz’ora. E’ il primo successo dei granata ad Alessandria.

La “rivincita” arriva quattro anni più tardi in Coppa Italia. Nel primo turno il sorteggio mette di fronte le due squadre.

La risolve Mezavilla segnando dopo 7 minuti.

In totale 21 partite giocate con 10 vittorie alessandrine, 6 salernitane e cinque pari. IGrigi in vantaggio nei gol (31-24).

Il “cliente” più importante proveniente dalla Campania resta, naturalmente, il Napoli. I partenopei, nati nel 1926, nei loro primi anni sono stati spesso vittima dei Grigi che li ha sconfitti anche con punteggi estremamente pesanti.

Il primo incontro della storia risale al giugno 1927, girone eliminatorio di Coppa Coni. Il Napoli arriva ad Alessandria e se ne torna a casa sommerso da 9 gol (a uno)! Tre reti di Elvio Banchero, due di Cattaneo, due di Ferrari, uno di Avalle ed uno di Gariglio nel tabellino dell’incontro.

Ancora peggio va pochi mesi più tardi nel campionato di Divisione nazionale.

Questa volta l’Orso supera il Ciuccio per 11-1, tuttora vittoria-record nella storia.

Questa volta i gol li segnano Cattaneo e Banchero (tre a testa), Chierico (due), Avalle, Lauro e Ferrari. Per i napoletani Ghisi autore del gol anche in Coppa Coni.

Per vedere una vittoria napoletana ad Alessandria bisognerà attendere il 1936 quando, al nono tentativo, si verifica un 2-3 abbastanza sorprendente.

Con il passare degli anni il predominio mandrogno si è attenuato anche se il bilancio complessivo degli incontri vede ancora in vantaggio i Grigi per 16 vittorie a 13 (14 pareggi) e 80 gol a 61.

Purtroppo la sfida Alessandria-Napoli non si gioca più dalla stagione 1964-’65 in serie B. L’ultimo risultato è un 1-0 per l’Alessandria realizzato da Mognon contro una squadra che schierava gli ex Fanello e Tacchi.

[Sergio Giovanelli]

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23 mag. 2017

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HURRÀ GRIGI

ECHI DI VIAGGIO di Simonetta Gorsegno

Come d’incanto al castello T

alvolta, d’estate mi piace trascorrere la domenica in piscina.

Quando non sono in giro per il mondo, quando il caldo è insopportabile me lo concedo volentieri. Fin qui niente di che! E non ci sarebbe nulla da aggiungere, nulla di interessante da raccontare se la giornata in questione avesse preso la solita piega, tra bagni di sole e nuotate. Al contrario, vi sembrerà inverosimile eppure proprio una domenica di queste, distogliendo lo sguardo dal libro in cui ero immersa, fui attratta dalla visione di un castello che si stagliava sulla sommità di un colle. Si ergeva maestoso, dominando un’area contornata da verdi e ondulate colline di straordinaria bellezza: il castello di Trisobbio, appunto, un maniero merlato antichissimo. Rapita dalla magnifica visione di quelle vecchie mura, d’improvviso lasciai scivolare il libro a terra e senza nemmeno preoccuparmi di segnare con un orecchio la pagina a cui ero arrivata, iniziai a contemplare quella splendida costruzione di pietra che si profilava all’orizzonte. “E’ davvero magnifico e austero, potrebbe far da copertina a un libro di fiabe”, pensai. Quello che successe dopo non lo so spiegare, so soltanto che lentamente le voci, i suoni e i rumori si attutirono fino a sparire del tutto ,e come d’incanto, il fascino silenzioso del castello prese il sopravvento. Mi catturò e, trasportandomi presumo dentro un incantesimo, mi ritrovai sotto le sue mura. Stupita non mi capacitavo come e in che modo vi arrivai, forse ero finita dentro le pareti di un sogno o avevo viaggiato con la forza del pensiero per esaudire la mia sete di curiosità. A quel punto già che c’ero mi incamminai lungo il perimetro fermandomi solo in un secondo

momento a ridosso della torre del castello. Alzai gli occhi e guardando lassù verso quelle mura orlate da fregi e da merlature, regno incontrastato degli uccelli, vidi una finestrella dalla quale una ragazza dai capelli lunghi e setosi si affacciava. Aveva un bel viso e un incarnato di porcellana incorniciato da una chioma lunga e bionda.

Il sole ne illuminava alcune ciocche le quali brillavano come pagliuzze d’oro. Era avvolta in un abito elegante di velluto verde di antica manifattura.

Una scollatura profonda orlata di perle e una cintura di cuoio stretta alla vita ne esaltavano la femminilità. La posa graziosa, le mani lunghe e affusolate posate una sull’altra al davanzale facevano supporre una donna di

alto lignaggio o una dama di corte del castello. Sebbene i raggi del sole le illuminassero il viso, la sua carnagione appariva diafana come se su di lei la luce non attecchisse. Lo sguardo era perso nell’infinito. Nessuna tristezza velava il suo volto, anzi l’espressione era gaia e un leggero sorriso risplendeva sulle sue labbra. Alzai la voce per salutarla ma lei non contraccambiò.

Allora replicai dicendo: “ Sa per caso dirmi chi di noi abbia travalicato il tempo? Sono un po’ disorientata e non mi raccapezzo?” Finalmente guardò giù verso di me e disse: “Ognuno è al proprio posto”. Ancor più confusa, mi venne spontaneo chiederle quale fosse la ragione per cui se ne stesse rinchiusa dentro la torre in una splen-

dida giornata di sole. Rincarai la dose dicendo: “Per caso non sa come uscire da lì? Aggiunsi poi: “Se me lo concede posso chiamare alcuni aitanti giovanotti in piscina. Lei è così bella! Non mi sarà difficile convincerli a venire fin lassù ad aprire il chiavistello.

La castellana con il volto rivolto alle colline rispose: “ Non c’è ragione perché io debba allontanarmi da qui. E’ da tempo immemorabile che contemplo il paesaggio dal sorgere del sole al tramonto. Resto qui anche la notte a guardare le stelle, la luna e i suoi quarti. Sono qui in estate e nel suo opposto, e anche nelle stagioni più incerte quando il rosa dei fiori e il rosso delle viti competono a far belle le colline, resto qui alla finestra meraviglian-

domi ogni volta. Sono qui pure con la pioggia che profuma di muschio, nella nebbia che riveste come un velo da sposa le colline e quando la neve cade sono qui ad apprezzarne il silenzio. Le assicuro che non c’è nulla di monotono qui davanti, la campagna è così mutevole che ogni giorno porta con sé qualcosa di unico e irripetibile. Chi pensa che le stagioni si ripetano senza cambiamenti non guarda con attenzione. “Vede” proseguì la donzella: “Io non faccio altro che osservare l’inarrestabile ciclo della natura. Trovo che sia uno spettacolo straordinario, vivo e pulsante. Fu il mio destino fin dal principio. Allorquando i miei occhi si aprirono su questi colli meravigliosi non riuscii a concepire nient’altro che questo. Con il tempo sono diventate per me lo specchio in cui mi rifletto e fintanto che i miei occhi, un po’ scoloriti dal tempo, potranno posarsi sulla morbidezza di questo amato paesaggio sarò felice di contemplarlo.

“Quanta saggezza infondevano le sue parole” pensai, dopo che la conversazione era giunta al termine e avevo già intrapreso la strada del ritorno. Avevo come il presentimento che le parole della sconosciuta sarebbero riecheggiate per lungo, lungo tempo dentro di me e forse avrei provato anch’io a soffermarmi di più sulla bellezza e sulla perfezione della natura così impareggiabile. Mi voltai per vederla ancora una volta alla finestra. La cercai, risalendo con lo sguardo le pietre della torre sino a individuarla. Era ferma e immobile. Guardai l’ovale del suo viso trascolorare nel sole ormai basso nel cielo della sera.

Sulle guancie una leggera scalfitura di stucco era caduto via.

Era un affresco. subaru.it

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anno IX n. 10

HURRÀ GRIGI

Tutte le statistiche del girone A: le PUNTI IN CASA

PUNTI FUORI CASA

RETI SUBITE

RETI FATTE

SQUADRA

P.ti

SQUADRA

P.ti

SQUADRA

Reti

SQUADRA

Reti

ALESSANDRIA

50

Cremonese

33

Cremonese

68

Livorno

30

Cremonese

45

Giana Erminio

33

ALESSANDRIA

64

ALESSANDRIA

33

Arezzo

38

Livorno

33

Giana Erminio

56

Renate

36

Viterbese

37

ALESSANDRIA

28

Piacenza

56

Arezzo

38

Livorno

36

Arezzo

27

Como

55

Lucchese

39

Lucchese

36

Como

27

Livorno

51

Cremonese

40

Piacenza

34

Piacenza

27

Arezzo

50

Piacenza

41

Renate

34

Pro Piacenza

20

Lucchese

47

Pro Piacenza

42

Como

32

Robur Siena

19

Robur Siena

45

Viterbese

42

Pontedera

18

Carrarese

44

Giana Erminio

43

43

Pistoiese

43

Pro Piacenza

31

Giana Erminio

30

Lucchese

17

Olbia

Carrarese

29

Renate

17

Viterbese

43

Lupa Roma

48

Pistoiese

28

Viterbese

17

Pistoiese

42

Como

49

Olbia

27

Pistoiese

16

Pro Piacenza

40

Robur Siena

49

Tuttocuoio

16

Pontedera

38

Pontedera

50

38

Tuttocuoio

53

Prato

27

Robur Siena

26

Olbia

15

Racing Club Roba

Pontedera

25

Lupa Roma

13

Tuttocuoio

37

Carrarese

54

Tuttocuoio

22

Prato

12

Renate

36

Olbia

59

Lupa Roma

20

Carrarese

10

Prato

35

Prato

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20

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10

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28

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HURRÀ GRIGI

trasferte ci sono costate la serie B! PARTITE VINTE

PARTITE PERSE

PARTITE NULLE

DIFFERENZA RETI

SQUADRA

P.te

SQUADRA

P.te

SQUADRA

P.te

SQUADRA

Reti

Cremonese

24

ALESSANDRIA

6

Pontedera

16

ALESSANDRIA

31

ALESSANDRIA

23

Livorno

7

Renate

15

Cremonese

28

Livorno

19

Cremonese

8

Como

14

Livorno

21

Arezzo

18

Arezzo

9

Lucchese

14

Piacenza

15

Giana Erminio

17

Como

9

Pistoiese

14

Giana Erminio

13

Piacenza

17

Giana Erminio

9

Giana Erminio

12

Arezzo

12

Como

15

Lucchese

11

Livorno

12

Lucchese

8

Pro Piacenza

15

Piacenza

11

Lupa Roma

12

Como

6

Viterbese

14

Renate

11

Viterbese

12

Viterbese

1

Lucchese

13

Viterbese

12

Arezzo

11

Renate

0

Robur Siena

13

Pontedera

13

Tuttocuoio

11

Pistoiese

-1

Olbia

12

Pistoiese

14

Piacenza

10

Pro Piacenza

-2

Renate

12

Pro Piacenza

17

ALESSANDRIA

9

Robur Siena

-4

11

Tuttocuoio

18

Carrarese

9

Carrarese

-10

Carrarese

10

Carrarese

19

Racing Roma

9

Pontedera

-12

Pistoiese

10

Lupa Roma

19

Cremonese

6

Olbia

-16

Pontedera

9

Robur Siena

19

Olbia

6

Tuttocuoio

-16

Tuttocuoio

9

Olbia

20

Prato

6

Lupa Roma

-20

Lupa Roma

7

Prato

21

Pro Piacenza

6

Prato

-24

Racing Club Roma

7

Racing Club Roma

22

Robur Siena

6

Racing Club Roma

-30

Prato

museo grigio e’ intorno a noi.

L’emozione provata nel vedere entrare in campo undici maglie grigie è impossibile da spiegare.

Forse è proprio per quella maglia unica al mondo, quel colore che può assumere tonalità diverse ma rimane sempre elegante, sempre prezioso.

NOI SIAMO I GRIGI, è così che tutta l’italia definisce giocatori e tifosi dell’Unione Sportiva Alessandria, una squadra nobile, mitica, da leggenda.

Museo Grigio nasce come piattaforma web, una delle più ricche di contenuti storici calcistici in Italia, ma da oggi esplora nuovi canali di comunicazione: radio e carta stampata.

Per arrivare a chiunque. Per essere intorno a noi. www.museogrigio.it, il museo virtuale dell’Alessandria Calcio. Tutto è cominciato da qui. Dall’amore per il collezionismo di un team di appassionati che hanno creato una piattaforma web, che per completezza e ricchezza di materiale, non è seconda a nessuna in Italia.

Cinque sezioni. L’Archivio Storico: contiene la storia e le statistiche di tutte le stagioni dal 1912 a oggi e le foto di tutti i calciatori che hanno indossato la maglia grigia.

La Foto Gallery: contiene migliaia di foto di gioco

catalogate per anno, per avversari, gli oggetti, le figurine, le memorabilie grigie.

Video Gallery: partite, servizi, gol, interviste, ricordi.

Tutto da vedere, per un tuffo emozionante nel passato.

Il Blog: un contenitore ricchissimo di notizie, immagini, curiosità, con i servizi sulle partite di campionato.

Infine la novità di quest’anno: Gradinata Nord.

Museo Grigio e www.forzagrigi.it hanno unito le forze e lanciano la nuova sezione con oltre 1500 foto della Gradinata, sciarpe, adesivi, volantini, tatuaggi.

Con una nuova trasmissione radiofonica su Radio Voce Spazio, fm 93.80 e in streaming sul sito www.radiovocespazio.it, Museo Grigio debutta via etere. Lo fa con un doppio appuntamento settimanale intitolato L’Orso in diretta, in stretta collaborazione con il giornale Hurrà Grigi.

Le trasmissioni sono condotte a turno da Marcello Marcellini, Mario Bocchio e Paolo Baratto.

Tutta la parte statistica è curata da Sergio Giovanelli.

In qualità di opinionista, Massimo Taggiasco, direttore

Cominciata in punta di piedi, con una pagina, due anni fa, la collaborazione con Hurrà Grigi, lo storico giornale “voce dei tifosi”, diretto da Massimo Taggiasco, da quest’anno diventa ancora più stretta.

Otto pagine centrali, un vero e proprio “giornale nel giornale”, ricchissimo di contenuti storici e attuali legati all’Alessandria Calcio.

Il profilo di un mitico giocatore grigio, i racconti dell’Orso curati da Mario Bocchio, il poster centrale

di Hurrà Grigi. Interverranno di volta in volta anche Ugo Boccassi, Silvio Bolloli e Gianni Tagliafico.

Nel programma anche collegamenti con la dirigenza e gli atleti dell’Alessandria Calcio, ex giocatori, tifosi e giornalisti che diranno la loro sulla partita dei Grigi e sulla giornata di campionato Lega Pro. GRANDE NOVITA’ 2017: la radiocronaca in diretta delle gare dell’Alessandria: il pre partita, il match integrale e le interviste finali in esclusiva.

con una formazione d’epoca, le partite più importanti e i numeri legati alla squadra ospite curati da Sergio Giovanelli, la storia del movimento ultras della squadra avversaria a cura di Davide Ravan e la nuova sezione che contiene le foto di 42 anni di Gradinata Nord.

E’ questo il ricco menù che Hurrà Grigi e Museo Grigio offre a tutti i lettori. Otto pagine da estrarre dal giornale e collezionare, per arricchire il “museo” personale di ogni tifoso dell’Alessandria.

www.museogrigio.it, radio voce spazio e hurra’ grigi fanno la storia dell’alessandria calcio