Alessandria-Viterbese

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Un programma condotto da Massimo Taggiasco e Paolo Baratto

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Una produzione

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QUINDICINALE DI CALCIO... E NON SOLO – Direttore Massimo Taggiasco

Anno IX n. 20•17 nov. 2017

É ora di cambiare! MASSIMO TAGGIASCO

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el calcio contano solo i risultati. E i risultati dicono che, dopo oltre un terzo di campionato, siamo al quart’ultimo posto della classifica di uno dei gironi più scarsi degli ultimi anni. Niente gioco, niente idee e un’unica prospettiva: agguantare i play off. E’ ora di cambiare! C’è ancora tempo per dare un minimo di senso a questa stagione, ma bisogna avere il coraggio di prendere delle decisioni radicali. Prima di tutto, però, bisognerebbe capire se questa società ha ancora la volontà di fare grande l’Alessandria oppure se i sogni di gloria sono stati definitivamente abbandonati.

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Per il momento, sembra che ci si preoccupi solo di preparare l’inutile festa di “inaugurazione” del nuovo (si fa per dire, sarebbe meglio definirlo, al massimo, rinnovato) Moccagatta: qualcuno crede veramente che ci sia qualcosa da festeggiare (per giunta a pagamento)? Siamo seri: adesso bisogna pensare ai risultati e solo a quelli. Inutile gettare altro fumo negli occhi dei tifosi. Qualunque altra società avrebbe già adottato il primo e più urgente dei provvedimenti: l’esonero dell’allenatore (comprensivo di tattico e analista video). Non è possibile che dopo 13 partite si continuino a vedere cambi di formazione, modulo e schemi vari per raccogliere la miseria di 12 punti, neppu-

Hurrà Grigi

re uno a gara. Qui non si tratta di dimostrare di essere dei geni incompresi del calcio: adesso bisogna fare punti e salvare la stagione. Il tempo ormai è scaduto: prendiamo provvedimenti. Poi, a gennaio, bisognerà rafforzare la rosa. In quel momento capiremo se veramente esiste ancora un progetto che non sia solamente la mediocre sopravvivenza in serie C. I tifosi sono amareggiati e disorientati. Noi che abbiamo veramente i grigi nell’anima siamo l’unico vero patrimonio di questa società. Stingiamo i denti e resistiamo, contro tutto e contro tutti, fedeli solo e sempre alla nostra bandiera. Hurrà Grigi!

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anno IX n. 20

HURRÀ GRIGI

In questa squadra qualcuno conosce la parola dignità?

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oi siamo l’Alessandria! Qualcuno, di quelli che comandano, se lo ricorda ancora? Abbiamo passato la settimana a parlare di questa insensata festa di inaugurazione (a pagamento!) di uno stadio che ha una capienza sempre uguale e dove in rettilineo e curva continueremo a bagnarci, perché intanto, a stare comodi e asciutti, saranno gli ospiti dell’inutile pitch-view, la zona dei tifosi finti (ma col portafoglio gonfio). In attesa di questo spettacolo che, parole di Di Masi, “sarà ricordato per decenni” (ma chi saranno gli ospiti, i Rolling Stones o Benedetta Parodi?) noi per decenni ci ricorderemo di un campionato buttato via con 13 punti di vantaggio al giro di boa e di quello successivo dove ci siamo trovati, dopo 13 partite, a lottare per non retrocedere in serie D. Dimenticavo, l’inaugurazione è marketing, lo spettacolo deve andare avanti. Ma non lo vedete lo spettacolo che mettete in scena ad ogni turno di campionato? Gli amici di Orgoglio Grigio hanno chiesto, giustamente, la testa di Sensibile, reo di aver costruito una squadra senza capo né coda. Ma di questo tal Stellini non vogliamo parlare? Che ci sta ancora a fare?

Ci ha messo tre mesi per far giocare una formazione con una logica appena sensata, vincendo finalmente una bella partita e allora cosa ha fatto, questo piccolo Einstein incompreso del calcio italiano? Squadra che vince si tocca e allora, dopo aver pronunciato la storica frase “adesso se pesco nel mazzo, so che trovo il meglio” a Lucca ha cambiato per l’ennesima volta modulo e formazione, rimediando un’altra figuraccia contro una squadra di metà classifica cui mancavano sei (ripeto sei) titolari. Ma lo fa apposta, ci è o ci fa? Questo se ne deve andare al più presto, prima che faccia danni irreparabili! Noi siamo l’Alessandria, ricordatevelo!, una maglia, una storia, una passione, un modo di vivere il calcio. L’Alessandria non è un marchio da vendere, non è un supermarket da pubblicizzare, non è un centro commerciale. L’Alessandria è il blasone e la dignità di una vicenda sportiva e di una città che nulla hanno a che vedere con questo scempio che stiamo vivendo. Basta feste, basta parole, basta presunzione: c’è un campionato da salvare, raggiungendo almeno i play-off. Via gli incapaci, mettiamo in campo cuore, orgoglio e dignità. Noi siamo l’Alessandria! [Massimo Taggiasco]

Nuovo HURRÀ GRIGI Organo dell’Associazione Culturale Orso Grigio Corso Roma 85 - 15121 Alessandria - Tel./Fax 0131 510490 Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28/09/2009 redazione@nuovohurragrigi.com - info@nuovohurragrigi.com Stampa: CSQ Centro Stampa Quotidiani Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) - Tel. 030 7725511

Vedo Ventura e penso a Stellini

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uando ho visto la faccia di Ventura dopo Italia-Svezia ho pensato subito a lui, a Mister Stellini. Sono due che non sorridono veramente mai, anche se, bisogna riconoscerlo, di motivi per stare allegri, di questi tempi, ne hanno veramente pochi. Ma non è solo una questione di gaiezza: sono veramente tanti i punti in comune tra i due. Intanto, il vocabolario: entrambi, nel loro lessico, hanno una lacuna incolmabile. Non conoscono la parola dimissioni. In campo può succedere di tutto, si può buttare al vento una qualificazione ai mondiali oppure registrare l’avvio di campionato più vergognoso degli ultimi vent’anni, ma di lasciare la poltrona non se ne parla neppure. Del resto, in Italia, lo sappiamo che la pratica delle dimissioni, a tutti i livelli, è veramente rarissima: l’importante è salvare il conto in banca, non certo i risultati. L’alibi è servito. Anche le scelte tecnico-tattiche accomunano i due: quante volte Ventura e Stellini hanno cambiato formazione da un incontro all’altro, per poi cercare di rimediare tardivamente con cambi affrettati e poco produttivi? Quante volte sono rimasti in panchina gli uomini migliori, da Cazzola a Nicco per approdare a De Rossi o Insigne, solo per seguire incomprensibili quanto inutili alchimie tattiche? E vogliamo parlare dei moduli? Si parte col 4-4-2 per poi proseguire, nella stessa partita, col 5-3-1-1, facendo passare magari la difesa da 3

a 4, per approdare definitivamente, quando a pochi minuti dalla fine tutto pare perduto, a Lucca come a San Siro, a quello che un tempo era noto come il modulo alla “viva il parroco”: tutti avanti e palla a spiovere in mezzo all’area. Eppure, entrambi, alla fine della partita, sembrano sempre aver visto un’altra partita, rispetto a quella cui abbiamo assistito noi comuni mortali: “abbiamo dominato per settanta minuti”, “solo la sfortuna e l’arbitro ci hanno fermato”, “non ho fatto nulla che non rifarei”. Il calcio è bello per questo, perché ognuno lo vede come vuole, anche quando la dura legge del gol dice tutt’altro. E vogliamo parlare degli staff? Ventura e Stellini si portano dietro una pletora di esperti e fiancheggiatori veramente imbarazzante. Il mister della Nazionale può anche avere ragione a circondarsi di una decina di esperti, ma è chiaro che

anche l’Alessandria non può essere da meno. Ad affiancare Stellini abbiamo il vice-allenatore, il preparatore atletico, un addetto al recupero-infortuni, il preparatore dei portieri, il massaggiatore e (udite udite!) il tattico e l’analista video!!!! . Chissà cosa costa tutta questa gente. E siamo quart’ultimi in classifica! Pensate se Stellini fosse da solo! Siamo come una piccola Nazionale: del resto, lo sapete, dobbiamo avere una società moderna, al passo coi tempi, strutturata per ottenere il rendimento migliore. Infatti! Comunque, al di là dell’ironia, bisogna dire che Ventura i suoi successi li ha registrati e qualche bel campionato lo ha vinto. Auguriamo quindi anche a Mister Stellini di fare una carriera così ricca di soddisfazioni. Qui ad Alessandria sembra abbastanza lontano da questo obiettivo. Magari in un’altra squadra… [Massimo Taggiasco]

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17 nov. 2017

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HURRÀ GRIGI

L’INTERVISTA a Silvio Bolloli (Radio Voce Spazio)

S

ilvio, francamente non so neppure come iniziare questa intervista In effetti, dopo la grande illusione della stra-vittoria contro l’Olbia, ci siamo ritrovati a leccarci le ferite di Lucca. La sensazione è di dover ricominciare un’altra volta tutto da capo. In realtà non è cosi, da alcuni turni a questa parte l’Alessandria ha evidenziato un miglioramento piuttosto significativo dal punto di vista della qualità del gioco e anche di altri indicatori. Cioè? Se guardiamo al cammino dell’Alessandria nelle prime nove partite di campionato (cioè a dire dall’esordio del 27 agosto a Pontedera fino alla sconfitta casalinga per 2-0 contro il Pisa) ci rendiamo conto che i grigi hanno incassato 9 gol (alla media perfetta di 1 a partita) realizzandone la penuria assoluta di 4 (nemmeno 0.5 a partita) e totalizzando 8 punti: numeri da retrocessione, altresì collezionati giocando pure male. A partire dalla trasferta di Gorgonzola, invece, qualche miglioramento l’ho decisamente notato. Quale? L‘Alessandria ha iniziato ad esprimersi come una squadra, magari non per l’intero arco della partita ma per frazioni significative della stessa e non c’è più stato un solo incontro, nemmeno quelli persi a Carrara e a Lucca, in cui i grigi abbiano veramente subito la compagine avversaria: questo è il segnale che qualche cosa sta crescendo dl punto di vista del collettivo e della capacità dei grigi di esprimersi come una compagine in grado di tenere testa all’avversaria.

Si ma, a parte queste considerazioni, abbiamo comunque perso due partite su quattro, e allora i numeri cosa ti dicono? Dal punto di vista delle reti subite (quattro in quattro partite, alla media di una a incontro) e dei punti totalizzati, sempre quattro in quattro partite, non è praticamente cambiato nulla rispetto alle precedenti nove gare, ma, se guardiamo ai gol realizzati - complice anche il roboante 4-0 casalingo contro l’Olbia – i numeri sono completamente cambiati facendo registrare otto reti segnate in quattro incontri alla media di due gol a partita( esattamente quadrupola rispetto alle prime nove giornate). E poi c’è dell’altro. C’è dell’altro? Nelle ultime partite sia Gonzalez che Marconi sono andati a segno due volte a testa e, specie per quanto riguarda Gonzalez, il bottino avrebbe potuto essere decisamente incrementato: queste significa che gli attaccanti dell’Alessandria (mettiamoci pure dentro Fischnaller che ha timbrato il cartellino a Lucca) hanno ripreso a segnare e che quindi la capacità offensiva dei grigi appare totalmente modificata rispetto ai primi due mesi di campionato. E questo, secondo te, è sufficiente? No, certo che non lo è, i grigi continuano a subire gol e a perdere troppe partite, quindi è del tutto evidente come le cose debbano ancora migliorare ma, ribadisco, nelle ultime quattro uscite qualche progresso c’è stato. Lo dicono i numeri e lo dice anche la qualità del gioco espressa dalla formazione per cui qualche elemento per ben sperare c’è.

@Tony Frisina - Alessandriaoggi.it

Bolloli: “La strada è giusta ma basta con gli esperimenti”

Non hai parlato dell’allenatore, che continua a cambiare le carte in tavola creando sconcerto tra i tifosi e, disorientamento, tra i suoi stessi giocatori. Su questo non ha niente da dire? Su Stellini mi sono già espresso diverse volte: credo che sia un uomo onesto, credo che in testa continui ad avere uno schema tipo 3-5-2 ma sono convinto anche io che dovrebbe cercare di orientarsi verso una formazione tipo e smetterla di cambiare undici ad ogni partita. Su questo mi trovi pienamente d’accordo e convinto del fatto che Stellini dovrebbe cercare di essere un po’ più stabile nelle sue scelte. Alcuni colleghi della carta stampata hanno però evidenziato come questa squadra giochi meglio con il 4-4-2. Li comprendo, anche perché i fatti danno loro ragione ma c’è una considerazione fondamentale da rimarcare: per fare il 4-4-2 occorrono diversi uomini in grado di giocare sulle fasce e questa Alessandria, uomini di fascia, praticamente non ne ha. Se si eccettua Sestu, anche elementi

come Celjak, Pastore e Casasola (il quale ultimo, tuttavia, non mi dispiace affatto) hanno dei limiti circa la capacità di praticare gioco su tutta la fascia. Inoltre, spesso non funzionano bene le cerniere tra terzino e ala per cui anche i giocatori chiamati a percorrere i corridoi laterali sovente non riescono a muoversi in modo armonico. Allora quali sono gli errori di Stellini? Ripeto, Stellini dovrebbe smetterla di fare certi esperimenti e capire quali sono i giocatori che offrono maggiori garanzie: ora come ora ritengo che elementi come Pastore, come Branca e probabilmente anche come Gazzi debbano essere delle seconde e non delle prime scelte. Pastore e Gazzi sono due degli acquisti indicati come più importanti l’estate scorsa. Questo, più che sulle scelte di Stellini, fa piuttosto riflettere su un’altra cosa, cioè sul fatto che l’Alessandria ha effettuato la peggior campagna acquisti da quando Di Masi ne è al timone. I fatti lo dicono e lo ribadiscono e a

buon intenditor poche parole. Mi pare che anche in società non si abbiano più le idee molto chiare su obiettivi e strategie. I grigi non possono vivere senza un Di Masi decisionista ? Ho già detto più volte e sono disposto a ripeterlo all’infinito che vorrei Di Masi presidente a vita per l’impegno personale profuso in questi anni e, soprattutto, per l’entusiasmo messo in campo senza secondi fini. Ciò detto non posso fare a meno di sottolineare come l’Alessandria abbia vissuto cento anni senza Di Masi e, se un bel giorno questi deciderà di abbandonare il sodalizio mi auguro proprio che l’Alessandria sia in grado di vivere per almeno altri centro anni… Silvio si parla molto di un giocatore rappresentativo del passato dell’Alessandria, tu hai un nome preferenziale? Quando nel 2002 venne scritto un bellissimo libro sul novantesimo compleanno dell’Alessandria, io curai l’introduzione al capitolo che parlava del periodo a cavallo del 1930 e non ho dubbi: il mio nome prediletto è certamente quello di Giovanni Ferrari, alessandrino doc, giocatore più vincente nella storia del calcio italiano con otto scudetti e due Campionati del Mondo all’attivo, insostituibile partner di Giuseppe Mezza all’Inter, dopo essere stato una colonna della Juventus del quinquennio, commissario tecnico della nazionale italiana, ma, soprattutto giocatore che per costanza di rendimento e per visione di gioco sarebbe in grado di essere un campione, con la dovuta preparazione atletica, anche nel calcio di oggi.

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30.11.2017.


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E adesso tutti alla festa (a pagamento)! A

volte sembra che l’Alessandria Calcio faccia di tutto per offendere ed irritare i propri tifosi. Questa storia della festa di inaugurazione del “nuovo” Moccagatta ha, a dir poco, del surreale. Ci rendiamo conto della situazione di classifica in cui versa la squadra? Lo sapete che siamo in piena zona play-out? Secondo voi c’è qualcosa da festeggiare? Possono dire tutto quello che vogliono: che ci riprenderemo, che raggiungeremo i play-off, che la squadra ha una posizione di classifica che non merita, che Stellini è un grande allenatore ma, per favore, adesso guardiamo la classifica e solo quella. E rendiamoci conto che questa rischia di essere l’ennesima stagione buttata. E non c’è proprio niente da festeggiare. Ammesso e non concesso che valga la pena di festeggiare l’inaugurazione di uno stadio che ha veramente poco di “nuovo”. Possiamo dire, a essere generosi, che è un bel restyling di una struttura antiquata, il cui vero fascino è nella sua storia che questi ritocchi mirano, semmai, a cancellare. Se proprio si voleva fare cosa gradita ai tifosi, si doveva dotare lo stadio di una copertura sia sul rettilineo che, soprattutto, sulla curva. A Cremona, il primo regalo della dirigenza ai tifosi, per la promozione in serie B, è stata proprio la copertura della curva. Negli stadi moderni ed efficienti magari manca il pitch-view, ma non ci si bagna quando piove, non si è esposti alla furia degli elementi.

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HURRÀ GRIGI

Il fatto è che la logica è sempre quella: prima il marketing e poi i tifosi, possibilmente paganti. E, a questo proposito, la scelta di far pagare il biglietto per assistere a questa “inaugurazione” è veramente quanto di più infelice si potesse studiare. Vi hanno mai invitato ad una festa “a pagamento”? Mi vengono in mente le feste delle medie (citazione da Elio e le Storie Tese) quando uno metteva la casa e gli ospiti i soldi per comprare panini e cocacola. Che tristezza! Se poi sono vere le cifre di cui si favoleggia per pagare e arricchire gli ospiti, peggio ancora. “Uno spettacolo che sarà ricordato per decenni” ha detto il Presidente Di Masi, con involontaria autoironia. Ci porta i Rolling Stones? O un’ami-

chevole contro il Real Madrid? Noi per decenni ci ricorderemo la beffa dell’anno scorso, per decenni ricorderemo l’avvio del campionato 2017/18 in cui dopo 5 giornate avevamo già persola speranza di andare in serie B. Per quanti altri decenni vogliono farci ricordare l’ultima volta che siamo stati in serie B? Altro che ricordi, tra un po’ ce ne saremo del tutto dimenticati. E’ il campo, sono i risultati che fanno decollare il marketing, non viceversa. La logica qui è ormai completamente rovesciata. Noi vogliamo una cosa sola: la promozione in serie B. Tutto il resto è solo aria fritta, fumo negli occhi. [Massimo Taggiasco]

PARLA L'ORSO di Beatrice Bruno

Tre buoni motivi per sabotare la festa del “nuovo Mocca” Quando ho cominciato a scrivere per Hurrà Grigi ero una piccola “banotta” sognante con una penna discreta per la mia età. Ora sono una “banotta” sognante e penso di aver mantenuto anche la penna discreta. Pensavo davvero che Di Masi ci avesse salvato. Ero così felice. Adoravo Di Masi. Era il messia. Avevo subito capito che il suo far da torinese che prende il caffè nel bar più bello di piazza San Carlo, con il portiere rigido come una guardia reale inglese che ti sorride facendoti entrare, avrebbe potuto compromettere alcuni equilibri. O così o niente. Quindi andava bene così. Alla fine, il bar Tiziana davanti all’entrata dei parterre doveva averlo ispirato parecchio. Quindi andava bene così. Gli ho voluto bene. Davvero. La sua erre moscia assomigliava tanto alla mia e il suo ciuffo alla Camp Rock mi faceva ben sperare. Ora però torno al presente. Sono ormai un paio di anni che i miei articoli si sono trasformati in invettive. Cosa che non avrei mai e poi mai voluto fare. Dentro di me si è sviluppato un senso critico e una voglia di urlare in faccia a tutti che si sta rivelando sempre più incontrollabile. Siamo tutti stufi di parlare di Stellini e di Sensibile. Quindi io parlo della festa del 29 novembre, dell’inaugurazione del nuovo Mocca. E dei miei tre buoni motivi per non metterci piede. Numero uno: “nuovo” Moc-

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ca non esiste. E che non si permettano di usare le virgolette per far capire che non è cambiato niente. Perchè quella pitch view sembra una passerella col tappeto verde per le soubrette della società. Ah già, si chiamano ragazze immagine. Scusate, certi termini tecnici mi sfuggono come niente. Mi mancano i parterre. Quindi no. Lo stadio non è “nuovo”. È Nuovo. Senza virgolette. È cambiato e quando una cosa cambia si rinnova. Io festeggerei i nuovi bagni della curva. Quelli sì. Grande regalo. Era meglio la serie B ma alla fine la pipì dopo un po’ di birre è più importante. Numero 2: festeggiare cosa? Ma davvero c’è da festeggiare qualcosa? Dovremmo fare come gli struzzi e sotterrare la nostra testa per terra, altro che accendere fuochi d’artificio. È vergognosa tutta questa ipocrisia. Davvero Luca hai voglia di festeggiare? Così scaldi la rabbia, non gli animi. Numero 3: non è il caso di far piegare questo pubblico sempre più scarso e svogliato alla tua idea malata di “tifo”. Si con le virgolette. Oramai rimangono gli affezionati di sempre e chi in curva ci è nato. È con le vittorie che conquisti la gente, non con Caressa. E questi due macrogruppi non diventeranno di certo spettatori. Rimarranno tifosi. Veri, pesanti, polemici, scontrosi, rissosi, cattivi, cinici, maleducati, stufi. Si festeggia il Natale, non uno scempio di soldi, di giocatori e di campionati.

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HURRÀ GRIGI

Sacco: Reja sarebbe l’uomo giusto!

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arlo Sacco, figlio del Presidentissimo Remo, protagonista ed artefice dell’ultima promozione in serie B dei grigi, commenta con noi, come di consueto, l’attuale, critica situazione dell’Alessandria. Carlo, dopo la vittoria con l’Olbia ci eravamo un po’ illusi. Poi, a Lucca, siamo tornati ad una brutta sconfitta. No, io non mi ero illuso, perché, come avevamo detto nelle ultime interviste, se ripartiamo dai vecchi, noi da questo pantano ci risolleviamo. Invece è arrivata la sorpresa di Lucca. Contro una squadra cui mancavano sei titolari, il mister ha tolto Celjak, Cazzola e Ranieri e ha snaturato una squadra che generalmente a centrocampo può fare la differenza e vincere la partita. Cazzola è un giocatore che giocherebbe in tutte le formazioni di serie C e non sfigurerebbe neppure nella categoria superiore. Ad un certo momento, abbiamo una rosa che, se completata con una punta che ti garantisca la doppia cifra (come Bocalon), non solo per la pochezza del girone, ma anche per la forza dei nostri giocatori, può arrivare tranquillamen-

te nelle prime posizioni del girone e poi puntare ai play-off, in cui non ci saranno più un Parma o un Foggia. Stellini ha detto che a Lucca, per 70 minuti, l’Alessandria ha giocato bene. In molti non la pensiamo così… Sicuramente è una frase di circostanza, perché fino al 2-0 non abbiamo fatto un tiro in porta. Probabilmente il Mister si trova in difficoltà a motivare una prova così incolore e certamente Mingazzini, col centrocampo che ha strapazzato l’Olbia, sarebbe stato solo a guardare, invece di diventare uno spauracchio. Bisogna però capire se questo Stellini è in grado di cambiare il corso di questa stagione. E’ la società che deve comprendere se costui è la figura giusta per riportarci in alto. Fino ad ora mi pare che abbia fatto un po’ di confusione. Il mio sogno sarebbe riportare in Alessandria Edi Reja che, ai tempi della promozione in serie B, fu uno dei protagonisti, se non il protagonista. E’ un giocatore ed un mister di grande personalità, un conoscitore di calcio, con un grande curriculum: appena giunto in Alessandria, ottenemmo la promozione.

Ballacci disse a mio padre: se riusciamo a convincere Reja a venire da noi, sicuramente andiamo in serie B. Fu accontentato e sappiamo come andò a finire. Proprio nell’intervista che pubblichiamo su questo numero di Hurrà Grigi, lo stesso Reja ha confermato che per lui sarebbe un onore allenare l’Alessandria… Adesso, però, pensiamo alle partite che ci aspettano: bisogna uscire da questa situazione a dir poco critica.. Io spero che contro la Viterbese Stellini rimetta in campo la stessa formazione che ha strapazzato l’Olbia. Dopo di che ce l’andremo a giocare a Piacenza. Però, secondo me, bisogna dare continuità alla formazione vittoriosa contro l’Olbia, anche perché un giovane come Ranieri ha bisogno di continuità per crescere: a livello di qualità ha sicuramente delle doti che bisogna coltivare. Ripeto, io vorrei rivedere il centrocampo dell’anno passato. con Sestu, Cazzola, Nicco, Branca e, in più, Ranieri. I cambi si possono sempre fare a partita in corso. E al Presidente, in un momento così difficile, cosa vogliamo dire? Dico solo questo: a Lei il pubblico di Alessandria vuole bene.

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Grigi: è stata solo un'illusione

@Tony Frisina - Alessandriaoggi.it

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opo la prestazione 'decente' ma sfortunata con la Carrarese e l'incredibile goleada con l'Olbia, la partita con la Lucchese avrebbe potuto rappresentare l'attesissima conferma del cambio di rotta. Tutto avrebbe potuto far presagire una domenica vincente: i toscani arrivavano all'appuntamento con una rosa decimata, i Grigi, per contro, recuperavano alcune pedine, lasciando fermo ai box il solo Piccolo; l'entusiasmo sollevato dal poker inflitto ai sardi garantiva qualche sicurezza a un ambiente mai così demoralizzato. Invece, se una prova alla fine c'è stata, è rappresentata dalla conferma di un'annata nata male e che, speriamo almeno questo, non finisca peggio. Altro giro e altra formazione per mister Stellini. Rispetto a giovedì fuori Celjak, Cazzola e Ranieri per far posto a Pastore, Gazzi (forse capiamo perchè Serie A e B non l'abbiano reclamato...) e, soprattutto, il biondo Branca, rivelatosi arma in più per la Lucchese. Ora, con i punti conquistati da Giana, Cuneo, Pro Piacenza,

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Prato e Gavorrano, il baratro si sta spalancando. Però facciamo festa e godiamoci il marketing. Tutti pronti per uno show dagli aspetti spettacolari per l'inaugurazione del Moccagatta rinnovato. "Venghino, siori, venghino!" e, soprattutto, offrano il loro sostanzioso contributo: 30 euro per la tribuna, 15 per il rettilineo e 10 per la curva. Al proposito, mi sento di condividere in pieno quanto affermato da un tifoso 'sanguigno' ma 'grigio fin nel profondo' in un post sui social: "Far pagare per l'inaugurazione del Moccagatta è di una meschinità assoluta, pari quasi, se non peggio, del mattone regalato con l'abbonamento. Ma come? Lo stadio è degli alessandrini, non è proprietà privata del signor Di Masi. Lo stadio è della città, del Comune... A questo punto allora perché non abbiamo pagato anche per l'inaugurazione del Ponte Meier? Potevo anche capire se avessero stabilito una cifra forfettaria da devolvere in beneficenza, così invece..." Lo spettacolo deve continuare... [Alessandro Trisoglio]


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HURRÀ GRIGI

Orso: la zona playoff non ti si addice

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3 punti. 2 vittorie, 6 pareggi e 5 sconfitte. 12 gol fatti e 15 gol subiti con 12 punti in classifica. Questo il bilancio dell’Alessandria targata 2017/2018. Cosi non va, da diverso tempo, ma nella sede di Spalto Rovereto sembra non aleggiare l’idea del cambiamento. Il Presidente Luca Di Mai, non più tardi di un paio di settimane fa, in conferenza stampa, ha difeso il tecnico Christian Stellini pretendendo di più dai propri giocatori. Quando si parla di sport di squadra si vince tutti assieme, quando arrivano i risultati e si perde tutti assieme quando si giungono le sconfitte. La situazione attuale dell’Alessandria è figlia di tanti errori, accumulati nel tempo, errori di gestione, errori di uomini, errori di valutazione. errori tecnici/tattici che stanno provocando una deficitaria classifica. Dopo 13 turni di campionato la media punti conquistati è da retrocessione per una parte di un gruppo che, nel mese di giugno, si giocava la promozione in Serie B nello spareggio di Firenze con il Parma. La vittoria con l’Olbia, meritata, ottenuta nel turno infrasettimanale aveva illuso qualcuno. Si pensava che la strada giusta fosse stata intrapresa ma la sconfitta di Lucca ha fatto tornare tutti con i piedi per terra. L’atteggiamento degli uomini in campo è stato negativo, non si può regalare più di un tempo agli avversari. Aver nuovamente cambiato gli interni a centrocampo con Branca e Gazzi titolari e Cazzola-Ranieri in panchina ha provocato un fallo nell’assetto di centrocampo. Il capitano è stato uno dei migliori in campo con l’Olbia ed è un giocatore imprescindibile quando il suo stato di

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forma è ottimale. Il 4-4-2 è il modulo più congeniale a questo gruppo: il 3-5-2 deve essere panchinato per diverso tempo, facendo giocare la squadra secondo le caratteristiche a disposizione deli interpreti della rosa attuale. Senza inventarsi niente, ogni pedina al suo posto. Agazzi non è stato esente da colpe sul primo gol dell’ex Fanucchi, a Lucca. Pastore, sulla fascia sinistra, continua ad essere un oggetto misterioso alternando prove discontinue e dimostrando di avere maggiori propensioni ad attaccare piuttosto che a difendere. L’impiego di Celjak su quella fascia, per lui che è un destro naturale, dimostra come il croato dia più garanzie di un sinistro naturale. Bellomo rimane, per ora, una incognita, dimostrando di non essere ancora un giocatore di

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affidamento anche se ha, dalla sua, la variabile importante dell’impiego a partita in corso. Sono arrivati i gol di tutti gli attaccanti: Marconi, Gonzalez e Fischnaller: manca all’appello Bunino, spacciato da molti come il nuovo Ciro Immobile. L’ex Siena sta deludendo le attese, la stagione è ancora lunga ma, certamente, il suo rendimento deve crescere. A Siena non svolgeva il ruolo di prima punta ma di attaccante esterno. Ancora cinque gare prima della fine del girone di andata, sei prima della fine dell’anno solare. 16 punti a disposizione: 4 gare in casa e 2 in trasferta per cercare di arrivare a gennaio, alla riapertura del mercato con una classifica più dignitosa. Certo qualcosa va fatto: il lavoro effettuato fino ad adesso è stato poco produttivo. [Paolo Baratto]

OGGI AL MOCCA di Paolo Baratto

Viterbese Castrense: obiettivo playoff L a Viterbese disputa il campionato di Serie C dalla stagione 2016/17 dopo aver conquistato, nella stagione precedente, il primo posto nel girone G, nel campionato nazionale dilettanti. La Viterbese dopo l'esonero di Valerio Bertotto e Federico Nofri Onofri ha affidato la guida tecnica a Stefano Sottili. Toscano di Figline Valdarno, classe 1969, in passato ha allenato, tra le altre, Venezia, Pistoiese e Arezzo in Lega Pro, e Varese in serie B. Nel suo curriculum un campionato vinto con il Carpi, nella stagione 2010/201, in Seconda Divisione. Al Venezia, dopo essere subentrato a stagione in corso il gennaio 2013, ha ottento la promozione in Prima Divisione tramite i playoff. In difesa Sini è stato tesserato dalla Virtus Entella, dopo aver giocato due stagioni, in Serie B con 45 partite e 2 gol. Per lui 2 presenze in Serie A, con il Lecce, nella stagione 2010/11. Atanasov è stato acquistato alla Juve Stabia dopo averci fatto parte per tre stagioni, in Serie C, con 24 partite e 1 gol. Mbaye è in prestito dal Crotone, fino a fine anno: ha giocato in Calabria due stagioni, nel campionato primavera con 35 presenze. Sanè è in prestito, fino a fine anno, dal Chievo: nella passata stagione 23 presenze con la Pro Piacenza. Celiento è stato preso dal Napoli ma già nella passata stagione era alla Viterbese. Peverelli è giunto dal Como dopo ha collezionato 27 presenze. A centrocampo Di Paolantonio è in prestito dal Teramo dopo averci giocato per cinque stagioni: 156 presenze e 17 gol. Baldassin

è in prestito annuale dal Chievo Verona, nella scorsa stagione 33 presenze e 5 gol con la maglia della Lupa Roma. Kabashi è arrivato da svincolato, nelle ultime due stagioni con il Pontedera con 54 partite e 10 gol. Musacci è giunto dal Messina dove è sceso in campo 31 volte con 1 gol. Ha avuto una lunga carriera tra A e B. Nella massima serie, nella seconda parte del 2008 con l’Empoli, 2 presenze. Due stagioni al Parma, 2011/12 e 2012/13 con 21 presenze. In cadetteria 11 gare a Vercelli, 15 a Frosinone, 16 partite e 2 gol a Padova, 10 partite a Spezia, 4 campionati a Empoli con 83 presenze. Zenuni è in prestito, annuale, dal Torino: nella scorsa stagione 22 presenze 1 gol con il Tuttocuoio. Tortori è in prestito dal Venezia dopo ha contribuito alla promozione in B con 23 gare e 1 gol. In attacco Vandeputte è giunto dal Gent. Mendez è in prestito, annuale, dalla Roma: negli ultimi due anni ha giocato nel Losanna, in Svizzera, con 21 partite e 4 gol. Gallo è in prestito, annuale, dal Chievo. Razzitti è stato preso dal Piacenza dove ha raccolto 28 partite e 8 gol. Per lui 8 presenze nel Brescia, in Serie B, nella stagione 2014/15. Ngissah è approdato, in prestito annuale, dal Chievo dove ha giocato gli ultimi tre anni nel campionato Primavera. Il modulo di gioco, utilizzato dal mister, è stato il 3-5-2. In porta il titolare è Iannarilli; in difesa a sinistra Pacciardi, in mezzo Celiento a destra Sini. A centrocampo Varutti, a sinistra, Peverelli a destra, al centro Musacci, Cenciarelli e Baldassin, Inb avanti Razzitti e Tortori.

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17 nov. 2017

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HURRÀ GRIGI

Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Edoardo Reja ex centrocampista dell’Alessandria nelle stagioni dal 1973 al 1976.

Reja: “Allenare l’Alessandria sarebbe per me un grande onore” T

ante persone si ricordano di poesie famose. Ad Alessandria tante persone ricordano questa: Pozzani, Maldera, Di Brino, Reja, Colombo, Barbiero, Manueli, Volpato, Baisi, Dalle Vedove, Dolso. Rileggendo questa formazione cosa le viene in mente? Mi emoziono tantissimo. C’è stato un rapporto stupendo con questi giocatori, che è stato coronato da una annata bellissima in cui abbiamo vinto il campionato. Eravamo forti, eravamo dei professionisti, tra noi c’è stato un bellissimo rapporto. Quella promozione è rimasta nella storia perché erano tutti giocatori che, in passato, avevano militato in Serie A. Eravamo scesi in Serie C solo per la famiglia Sacco: loro in quegli anni avevano buone possibilità e cercavano giocatori esperti e di qualità per raggiungere l’obiettivo che alla fine è stato raggiunto. Gli altri anni che ha vissuto ad Alessandria come sono stati? Durante la preparazione estiva ad Acqui, quando ci preparavamo a disputare il campionato di B, ho subito una distorsione ai legamenti del menisco, sono andato avanti diversi mesi con questo problema e non sono più riuscito a tornare quello di prima. Mi ricordo che sono stato operato a Bologna e ho faticato a riprendermi considerando che, all’epoca, l’intervento prevedeva l’asportazione totale del menisco. Sono riuscito a giocare solo la parte finale del campionato. Da allenatore che idea si è fatto del crollo registrato dall’Alessandria nello scorso girone di ritorno?

ritornare nei posti dove sei stato bene e dove hai ottenuto successi e riconoscimenti, ti permettere di essere apprezzato subito. E’ una scelta che si può sempre tenere in considerazione. Io ho fatto la Serie A per tanti anni: col passare del tempo si diventa sempre più esigenti. A quale ambiente in cui ha allentato è rimasto maggiormente legato? Napoli mi ha dato delle sensazioni straordinarie. Sono partito dalla C e siamo tornati in Serie A in due anni. Poi il raggiungimento dell’Uefa. C’è stata una crescita costante. Anni vissuti con particolare intensità. Quando torno a Napoli sono ricordato bene dal

punto di vista affettivo. Dopo Maradona, prima di Sarri, ero considerato l’allenatore più importante della storia del Napoli. Un suo giudizio sul livello attuale del calcio italiano? Il livello del nostro calcio è peggiorato molto. Vent’anni fa l’Italia aveva il campionato più importante: venivano i calciatori più quotati del mondo. Ora paghiamo i nostri problemi economici. Adesso i calciatori migliori vanno in Spagna, Inghilterra, Germania. I giocatori preferiscono andare dove guadagnano di più e questo vuol dire, oggi, non in Italia. [Paolo Baratto]

In foto: Edoardo Reja Io da spettatore me la godevo. Sembrava impossibile che non raggiungesse l’obiettivo. Io non lo so quello che possa essere successo. L’esperienza mi porta a fare delle considerazioni: si è speso troppo all’inizio mentre le ultime gare sono state giocate con sufficienza nella convinzione di essere più forti di tutti gli altri. C’è stata parecchia presunzione ma non credo che sia stato un discorso fisico. Una squadra che giocava come giocava l’Alessandria a inizio stagione pareva impossibile che potesse perdere il campionato eppure è successo. Nel calcio non si può mai mollare un attimo, non si possono avere distrazioni di nessun tipo perché è sempre difficile vincere un campionato.

Vedremo Edoardo Reja nuovamente in panchina? Ritengo che, se mi capita, in Nazionale potrei anche andare, ma, per il resto, preferisco avere un periodo di riposo.. Non più di tardi di qualche giorno fa l’Hajduk Spalato mi ha offerto la panchina: io ho ringraziato ma ho rifiutato, ora vorrei stare tranquillo. A meno che non capiti qualcosa di particolarmente stimolante e allora lo potrei prendere in considerazione. Ho già rifiutato anche altre squadre che mi hanno chiesto di diventare allenatore, anche a stagione in corso. E se la chiamasse l’Alessandria? Per l’Alessandria si potrebbe anche fare. Per me sarebbe un onore perché

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anno IX n. 20

HURRÀ GRIGI

I GRIGI SIAMO NOI di Sergio Ivaldi

La misura è colma: adesso basta Lacabon e panettone...

@Tony Frisina - Alessandriaoggi.it

avanti di questo passo, per aver allestito una squadra, piena di grandi (ex) giocatori, dal curriculum roboante e dall'ingaggio degno di un professionista della massima serie ma dal presente simile più ad un giocatore da partita scapoli-ammogliati, rischiando di andare in serie D. Tutto questo nell'indifferenza totale o presunta di una dirigenza cieca e sorda agli appelli di chi, i grigi, li ha veramente a cuore e non pensa ai suoi meri interessi personali. Sia chiaro, nessuno ha mai chiesto al Presidente di dimettersi o di fare un passo indietro, ma anzi, c'è la necessita impellente che lui sia sempre più presente, che si faccia sentire nello spogliatoio, c'è la necessità di un Presidente con più polso nel prendere le decisioni, anche quelle che possono fare male se tutto questo viene messo al servizio del bene della squadra anche perchè non dimentichiamolo, alla fine i soldi sono i suoi e pare brutto, buttarli così, dalla finestra, senza colpo ferire, diventando lo zimbello di chi lo etichetta come un bambino ricco e viziato. Qui non siamo a teatro o ad una festa del jet-set torinese, questo è calcio...e nel calcio servono Uomini con la U maiuscola. La maschera di batman lasciatela ai ragazzini che festeggiano Hallowen, vedete di crescere...non siamo all'asilo. L'Alessandria è una cosa seria e dovete portarne il massimo rispetto.

@Tony Frisina - Alessandriaoggi.it

A

desso basta, la misura è colma. Mi ero ripromesso di non parlare più dei grigi, di questa “maledetta” squadra ma sono troppo “inc...avolato” per farmi scivolare tutto addosso. Dopo l'ennesima prestazione deludente della stagione collimata con la sconfitta di Lucca per 2-1 credo che sia giunto il momento di porre fine a questo calvario. Il Presidente Di Masi DEVE porre rimedio al più presto ed esonerare l'allenatore Stellini e anche il Ds Sensibile, il padre di tutti i mali di questa squadra, se è vero che i giocatori sono stati scelti da lui e l'allenatore è stato scelto da lui. Dopo 13 partite, dove a fronte di 39 punti disponibili se ne sono conquistati solo 12, credo che per i suddetti signori sia giunto il momento di dire basta, STOP. Dopo aver visto, per la tredicesima volta una formazione diversa, con un modulo di gioco, sempre diverso, credo che il signor Stellini sia in preda ad una confusione mentale senza precedenti. La gara con l'Olbia ci avevi illuso che si fosse trovata la quadratura del cerchio...a quanto pare invece è stata solo una BOTTA DI CULO, dell'allenatore ad aver azzeccato per una volta, uomini e schema di gioco. L'Olbia dal canto suo, ha offerto una prestazione sconcertante, per cui non credo che la roboante vittoria per 4 a 0 sia tutta farina

del sacco dell'allenatore, sarebbe come sopravvalutarlo, dargli dei meriti che non fanno parte del suo bagaglio d'allenatore. Il paradosso è che ce lo hanno dipinto come il vice di Conte, i creatori di un gioco all'avanguardia, spregiudicato e spettacolare. Evidentemente Stellini nella squadra di Conte la sua mansione era quella del magazziniere, deputato al lavaggio delle maglie (con tutto il rispetto per i magazzinieri s'intende). La cosa triste è che nessuno, ripeto nessuno in società si sta accorgendo di quanto sta accadendo, oppure fa finta di non accorgersene, tutti presi come sono in opere di marketing, di dubbio gusto. La festa per l'inaugurazione del Moccagatta, ne è un chiaro esempio. Ma cosa abbiamo da festeggiare esattamente? Il rifacimento dei cessi (ops, scusate il francesismo, le toilette), il nuovo rettilineo più basso e con i seggiolini riciclati, o la nuova pitch wiew, dove appoggeranno le loro dorate chiappe, persone che nulla hanno a che fare con il cuore del tifo grigionero ma piuttosto molto di più con il portafoglio del Presidente? E non venite a raccontarmi la favoletta, della festa che entrerà nella storia dei grigi, perchè non siamo nati ieri. Nella storia ci siamo entrati nostro malgrado, per aver perso un campionato dopo aver avuto 13 punti di vantaggio e già vinto a dicembre, nella storia ci entreremo, se andiamo

Si avvicina la fine del 2017, anno che per noi tifosi grigi avrebbe dovuto significare una sola cosa: la tanto desiderata Serie B. Sfido chiunque un anno fa a ricordare uno solo di noi pensare che il 12/11/2017 l'Alessandria sarebbe stata quartultima in LegaPro. Ma la storia la conosciamo tutti, gli errori commessi eccetera eccetera ma ora serve un cambio di rotta, dentro il rettangolo verde almeno...chi scrive

pensa che le scelte estive nn hanno pagato, in panchina e sul campo, e la famosa frase "non mangia il panettone" debba essere sostituita con "non mangia i lacabon"...perche' x il tifoso grigio non merita di ascoltare "Branca il migliore in campo" quando gioca da 4 oppure "non posso far diventare Gazzi Flash Gordon"...12 punti su 39 disponibili non meritano i lacabon a Santa Lucia... [Andrea Fucci]

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17 nov. 2017

9

HURRÀ GRIGI

Distanti: da moltissime cose

U

IL BASTIAN CONTRARIO di Maurizio "Mao"Negri

Cosa volete dimostrare? @Tony Frisina - Alessandriaoggi.it

ltimamente si ha l’impressione che vi sia, nei confronti dell’Alessandria Calcio, lo stesso atteggiamento paternalistico e protettivo che potrebbe avere un genitore nei confronti del figlio che fatica e va male a scuola. Ogni piccolo progresso, seppur insufficiente al raggiungimento di risultati apprezzabili, viene in qualche modo accolto in maniera compiaciuta ed adeguatamente sottolineato alla prima occasione seppure il genitore stesso, in cuor proprio, sappia che il figlio, purtroppo, non potrà mai terminare con successo l’anno scolastico in corso, se non a fronte di un pronto e repentino cambiamento di rotta unito ad interventi riparatori, all’occorrenza anche drastici. L’immagine proposta descrive, in qualche misura, la nostra stagione e, in particolare, la settimana appena trascorsa. I Grigi chiamati ad affrontare, in soli sette giorni, ben tre gare di campionato, hanno riportato due tristi sconfitte ed un’esaltante ed inattesa vittoria contro l’Olbia, formazione rivelazione del girone, nel turno infrasettimanale. E’ stata proprio questa schiacciante vittoria, condita da quattro reti, a dare l’illusione che i problemi palesati dalla squadra sin dall’avvio di campionato fossero stati in qualche modo superati. L’Alessandria ha disputato, ad onore del vero, due gare dignitose sui campi di Carrara e di Lucca ma, episodi sfortunati e sviste arbitrali a parte, ha sprecato tanto sotto rete e commesso errori vari. D’altra parte, che la pur costosa campagna acquisti abbia fin da subito evidenziato pecche e lacune è argomento del quale da mesi discutono tifosi, concittadini e simpatizzanti sui social, al pari di quanto si discute dell’adeguatezza o meno di mister Stellini a guidare questa compagine per realizzarne le oramai ampiamente ridimensionate ambizioni. In setti-

mana, peraltro, un duro comunicato di Orgoglio Grigio ha individuato nel direttore sportivo Pasquale Sensibile il responsabile di questo disastroso avvio di stagione, definito come autentico scempio e fallimento sportivo. Di certo, dodici punti in tredici gare sono un bottino davvero misero, non in linea con le aspettative e sproporzionato, in negativo, con gli investimenti affrontati dalla società che, tuttavia, non solo dichiara, giorno dopo giorno, di non voler attuare l’invocato cambio sulla panchina ma addirittura si chiude, spesso, in silenzi quasi assordanti od in patetici appelli al duro lavoro ed alla fiducia, sottolineando l’impegno profuso da tutti che, in ogni caso, non sta regalando alcun frutto. Ciliegina sulla torta, una ricca festa di inaugurazione del Moccagatta, dopo il restauro, con tanto di spettacolo pirotecnico e strapagata ospitata di Caressa, alla quale si potrà accedere solo previo pagamento di un biglietto. Ai tifosi, cui l’anno passato era addirittura stata offerto il viaggio in pullman per la tra-

sferta di Cremona, tutto ciò è suonato come una sorta di ennesima erezione di barriera tra loro e quella società che pare non volerli mai ascoltare o capire. Il disastroso crollo della passata stagione ed il disastroso inizio della presente sembrano legati, indissolubilmente, da un mancato ascolto di chi, oggi come allora suonava l’allarme. Queste attente sentinelle, tuttavia, sono le stesse che ogni domenica riempiono la gradinata Nord ed il rettilineo, settori forse troppo popolari perché gli interventi di ristrutturazione dello stadio includessero anche, e soprattutto, una loro copertura, per evitare che gli appassionati si inzuppassero nelle giornate di pioggia o cuocessero in quelle di sole. Di certo, la distanza tra i tifosi e la società appare sempre più siderale e, per certi versi, persino incolmabile, tanto che l’unico valore cui ci si aggrappa è quel Grigio intenso che dipinge i nostri cuori ed anima le speranze e le attese, le gioie ed i dolori di un’intera città. Sempre e comunque Forza Grigi! [Riccardo Masiero]

La speranza che la partita con l'Olbia potesse essere l'inizio di un nuovo campionato è subito naufragata con la prima trasferta a Lucca. Ma anche questa volta il nostro alchimista Stellini è riuscito a trovare una formula che potesse non funzionare. Perché???? Perché si gioca contro, cosa vuole dimostrare?? La colpa è sua fino ad un certo punto... Perché se io metto alla guida di un pullman un bravissimo tenore che risponde al nome di Bocelli... E poi questi si schianta alla prima curva... La colpa non è di Bocelli, ma è la mia che l'ho messo alla guida. Peggio ancora se lo riconfermo alla guida anche nelle gite seguenti. Cosa vuol dimostrare, egregio signor presidente? Che lei oltre ad avere la bravura di essere benestante... Ricco... Oppure... Straricco (tutta bravura o fortuna?) vuole anche fare

pensare alla gente che segue una squadra da ormai 105 anni di essere il Messia? Solo perché non ci sono altri bravi come Lei ad avere ereditato solo gli onori E NON GLI ONERI della vita normale ? La gente che ama i GRIGI comincia a non amare più lei !!! Vuole cercare di spostare gli interessi di una piazza arrabbiata, stanca, demotivata per le prestazioni della squadra verso un evento che poco ha a che vedere con il calcio giocato come l'inaugurazione del nuovo Moccagatta? Possiamo capire il suo impegno per i lavori e le sue spese fatte per l'impianto che tra poco potrebbe diventare forse il più bello e nuovo impianto della serie D. Fare pagare per una festa che festa non può essere vuol dire non avere capito la situazione della squadra e del momento!!! Presidente è il momento di aprire gli occhi!

Programma condotto da Massimo Taggiasco e Paolo Baratto

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Adesso parli tu!

Una produzione


17 nov. 2017

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HURRÀ GRIGI

A TUTTO CAMPO di Gianmaria Zanier

"Quanto ci mancano i vecchi parterre..."(seconda parte)

N

ell'ultimo numero di Hurrà Grigi abbiamo avuto modo di ricordare con grande nostalgia il periodo in cui andare allo stadio era davvero un rito domenicale e i Parterre erano il cuore pulsante della tifoseria, in perfetta simbiosi con le frangie più giovanili della Gradinata Nord. Esattamente al centro dei Parterre era situata (che tristezza dover utilizzare verbi al passato, per dover storicizzare un qualcosa che sembrava davvero al di là del tempo e delle mode...) la vecchia cabina riservata ai due "speakers" storici dei grigi: Carlo Camurati e Mauro Bavastri. Incuranti del calcio moderno "preconfenzionato" e senz'anima, continuiamo duqnque a riavvolgere il nastro dei ricordi e delle emozioni: un elemento di novità relativamente recente, introdotto appunto da Bavastri, è stato il momento della realizzazione di un gol... In altri termini, il rito secondo il quale lo speaker pronuncia due o tre volte soltanto il nome del giocatore autore della rete, e il pubblico, come in un tacito accordo, replica urlando gioiosamente e a squarciagola il relativo cognome: "Guarda, io posso dirti una cosa: il primo nome di un giocatore che ho nominato dopo un gol segnato è stato quello di Montante, mi sembra nel 2005, quando i grigi erano in eccellenza. Fu una cosa che mi venne spontanea: soltanto in seguito mi fu riferito che la stessa cosa accadeva a Torino, nel corso delle partite della Juve, anche se io, allora, non ne ero ancora al corrente... Di una cosa sono però molto orgoglioso: di essere stato lo speaker del Centenario e di aver dato la possibilità ai tifosi di urlare i cognomi di Artico e Fanucchi, quando hanno segnato nella storica gara giocata contro il Rimi-

In foto: Gianmaria Zanier seduto nei vecchi parterre, nel corso di un video realizzato per il Museo Grigio. Sullo sfondo, la cabina degli Speaker ni!" Eh si, ragazzi... chi se le dimentica quelle giornate ? Chissà se i ragazzini di oggi e quelli che si avvicineranno in futuro ai grigi potranno mai provare certe emozioni così genuine, senza correre il rischio di domandarsi, in caso di un gol segnato, o durante un tempo e l'altro se si stiano trovando in un campo sportivo o in una discoteca... Chissà che fine ha fatto la candela 'umana' Lodge per auto che un po' di anni fa faceva sempre il giro del campo, oppure l'amaro Jagermeister, l'Asti Cinzano e le bottigliette di grappa molto piccole che vendevano la Signora Lombardi e la sua simpaticissima madre nel bar sotto la tribuna? E come non nominare l'indimenticabile orologio 'Bulova Accutron'? "Il mitico Signor Bulova Accutron! Quella pubblicità dell'orologio non potrei mai dimenticarla... Anche perché il titolare è un mio omonimo, chiamandosi anche lui Camurati: non siamo parenti, ma ormai ci conosciamo davvero da tan-

Brino; Berta, Paparelli, Mayer; Vanzini, Salvadori, Bianchi, Lorenzetti, Musa'. Certo che quegli anni sono stati davvero molto intensi e lo stesso vale anche per i due decenni successivi: basti pensare che nel giro di poco tempo da Alessandria passarono (o ritornarono) grandi giocatori come Manueli, Scarrone, Gregucci, Carrera, Camolese e, ovviamente, il grande Ciccio Marescalco! Facendo un breve salto in avanti, devo dire che mi entusiasmò molto anche la squadra che sfiorò la Serie B negli anni '90: Notaristefano, Ferrarese, Avallone, Fontana, Fresta, Califano: ma questo è già un periodo in cui era Mauro a leggere con più frequenza le formazioni..." Quel giorno, ovviamente, Mauro Bavastri, confermò ogni parola del suo 'Maestro', come lui stesso amava definirlo: "Si, le leggevo, ma sempre alternandomi volentieri con

te: anche perché qualche piccolo inconveniente, è inutile negarlo, in tutti questi anni è capitato. Come quella volta in cui la partita era quasi finita: un istante prima di comunicare il recupero, mi passò davanti un dirigente della squadra. Un attimo di distrazione davvero fatale, perché senza neanche accorgermene, suscitando l'ilarità generale, dissi al microfono la seguente frase: 'Il direttore sportivo ha decretato 3 minuti di ricupero...' Oppure quella volta in cui, prima di un amichevole, feci tardi in pizzeria con gli amici, perché mi avevano comunicato che la partita doveva cominciare in ritardo a causa di uno sciopero, che poi invece non ci fu: alla fine, arrivai davvero all'ultimo secondo e pronunciai le formazioni tutto d'un fiato, rischiando letteralmente di soffocare..." [continua]

ti anni". Il tempo scorre inesorabile, soprattutto nei momenti in cui le emozioni ti arrivano direttamente al cuore e poi si riverberano in tutto il corpo, lasciandoti quella piacevole sensazione che, quelli che la sanno sempre un po' più lunga, definirebbero un po' prosaicamente 'da pelle d'oca'. Quando le formazioni andavano dall'1 all'11, si recitavano sempre a memoria e in una squadra il Capitano e il suo Vice erano una certezza (a dispetto di cervellotiche e bizzarre scelte): "Ripensandoci bene – ama sempre ricordare Camurati - ho un piccolo rimpianto: avendo iniziato l'attività di speaker nel 1975, pur non avendo perso quasi mai una partita dei grigi dal 1960 ad oggi (compresa la stagione in cui Fanello fu capocannoniere), non ho mai potuto leggere 'ufficialmente' l'ultima formazione che andò in Serie B: quella per intenderci che nel '73 vinse contro il Parma con il gol di Salvadori, davanti a 17.000 In foto: Mauro Bavastri e Carlo Camurati nella cabina degli Speaker, tifosi in delirio: 'Pozzani, Maldera, Di situata nei vecchi Parterre

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anno IX n. 20

HURRÀ GRIGI

Alessandria così proprio non va Classifica GIRONE A Campionato di Lega Pro 2017 / 2018

Classifica Marcatori

Calendario della 15° giornata

#

Giocatore

Squadra

Gol

SQUADRA

P.ti

G

V

N

P

+

-

1

Ragatsu

Olbia

9

1

Livorno

33

14

11

3

0

30

8

2

Tavano

Carrarese

8

2

Robur Siena

27

14

8

3

3

19

14

Vantaggio

Livorno

8

3

Pisa

25

14

6

7

1

15

8

4

Bruno

Giana Erminio

7

4

Olbia

23

13

7

2

4

18

16

5

Biasci

Carrarese

6

5

Viterbese

21

14

6

3

5

23

21

Doumbia

Livorno

6

6

Arzachena

20

13

6

2

5

21

17

Murilo

Livorno

6

7

Carrarese

20

13

6

2

5

25

23

8

Lucchese

20

14

5

5

4

16

15

9

Monza

20

14

5

5

4

18

13

10

Piacenza

18

13

5

3

5

17

16

11

Arezzo

16

13

4

4

5

16

12

Pistoiese

16

13

3

7

3

13

Pontedera

15

13

4

3

6

Giudici

Monza

6

Ferrari

Pistoiese

6

Ceccarelli

Prato

6

Moscardelli

Arezzo

5

15

Curcio

Arzachena

5

15

17

Sanna

Arzachena

5

17

20

Dell'Agnello

Cuneo

5

Perna

Giana Erminio

5

14

Giana Erminio

14

13

3

5

5

19

22

15

Cuneo

13

13

3

4

6

10

18

16

Alessandria

12

13

2

6

5

12

15

17

Pro Piacenza

11

13

2

5

6

11

17

18

Prato

8

13

1

5

7

13

25

19

Gavorrano

7

13

1

4

8

8

22

Risultati 14° giornata

11

Prossima partita in trasferta

Riposa: OLBIA Cuneo - Gavorrano 1 : 1

Venerdì 24 novembre

Piacenza - Carrarese 1 : 1 Prato - Arzachena 2 : 2 Arezzo - Piacenza 1 : 1

PIACENZA

Lucchese - Alessandria 2 : 1

Stadio “L. GARILLI”

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17 nov. 2017

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HURRÀ GRIGI

In Serie C 26 club falliti in 5 anni

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a mancata qualificazione della nazionale italiana ai prossimi Mondiali in Russia rende quanto mai attuale il tema della riforma del calcio italiano in ogni suo settore: dalla serie A fino ad arrivare alle scuole calcio giovanili. Questa eliminazione deve, e, ripeto, deve essere il trampolino di lancio per uscire da una situazione torbida, nella quale il sistema si è affossato negli ultimi anni. Investimenti, innovazione, meritocrazia, equità devono essere alcune delle parole per fare ripartire il movimento calcio italiano. La Serie C non deve essere esente dalla necessità di cambiamento. Negli ultimi anni abbiamo visto troppe volte squadre non in regola, squadre con evidenti difficoltà economiche essere ugualmente iscritte alla terza serie nazionale per la necessità di mantenere i tre gironi da 60 squadre. Quando si avvicina l’estate, quando arriva il momento dell’iscrizione ai campionati, alcune squadre di Serie C spariscono. Nella torrida estate del 2017 è toccato a Latina e Como. A pagare, infatti, sono sempre i più piccoli: i club della rinata Serie C – ha da poco ripreso il vecchio nome, abbandonando quello di Lega Pro – non hanno a disposizione alcun paracadute e non beneficiano dei soldi dei diritti tv, l’unica risorsa del nostro calcio per cui i grandi presidenti continuano ad accapigliarsi. I lariani erano stati rilevati dalla moglie del calciatore Michael Essien, imprenditrice inglese che a marzo aveva acquisito il titolo del club salvo poi non procedere al rinnovo dell’ affiliazione alla Figc. La domanda di iscrizione al campionato sarebbe pure stata presentata, ma senza il riconoscimento da parte della Federazione è praticamente nulla.

Massimiliano Laguzzi: Tifoso con i Grigi nel cuore É

26 club falliti in 5 anni. 26 il numero delle squadre che negli ultimi cinque anni non sono riuscite a iscriversi al campionato di Serie C. Si passa da microscopiche realtà come Castiglione e Borgo a Buggiano a piazze storiche come Venezia, Siena, o Grosseto. Il passaggio alla divisione unica, con la sforbiciata da 90 a 60 squadre, sembrava aver fermato l’emorragia: dopo la riforma si era passati dai 7 fallimenti del 2013/2014 ai 4 del 2014/2015. Ma poi la situazione è precipitata di nuovo: 8 non iscritte (record negativo) nel 2015, 5 mancate iscrizioni nel 2016. Tanto che si è tornati a parlare della possibilità di ridurre il numero delle società professionistiche: uno dei cavalli di battaglia del presidente della Lazio di Claudio Lotito, anche se il presidente Gabriele Gravina non ha avuto intenzione di cambiare formula dichiarando che: “Non è una mia scelta, sono le regole che dicono che il campiona-

to è a 60 squadre. Qualcuno si illude di risolvere la questione tagliando le squadre, ma ci vuole una riforma di sistema: il problema è il calcio italiano, non la Serie C”. Per sostenere un campionato ci vogliono circa 3 milioni di euro, mentre i contributi della Lega si fermano a 500-600mila euro: i club di Serie C perdono in media 1,2 milioni di euro l’anno. In molti fanno fatica ad arrivare a fine stagione, specie le squadre che sono retrocesse dalla Serie B, visto che, contrariamente a quanto succede per chi non raggiunge la permanenza in Serie A, il paracadute è irrisorio: lo dimostrano proprio i casi di Latina e Como (tra i cadetti due anni fa), ma anche i precedenti di Lanciano, Varese e Padova. Se non si corre ai ripari, saranno sempre più numerose le società che chiudono i battenti e, con esse, il nostro calcio. [Paolo Baratto]

il momento di far parlare i tifosi dell’Orso Grigio, perché il vero patrimonio della società sono e saranno sempre loro. Sentiamo quindi Massimiliano Laguzzi, da tempo fedelissimo sostenitore dei grigi. Parlami a ruota libera dei Grigi I Grigi ti entrano dentro e non te li togli più di dosso, ti fanno ridere e piangere, per le gioie o le delusioni. Tu vorresti dire basta ma poi sei sempre lì al tuo posto, a sperare e ti identifichi con i giocatori, vorresti entrare in campo per dare una mano, questo per me sono i Grigi. Se ti dico Curva Nord, che mi racconti? Le prime partite le ho viste ancora in torretta, poi mi sono trasferito in Curva Nord, in Curva ritrovi gli amici di sempre, parli della partita precedente e di quella in corso, finita la partita pensi già alla prossima. Indipendentemente dal risultato la Curva è la Curva. Visto che è da tanto che segui i Grigi, e hai visto passare tantissimi presidenti, quali sono le tue impres-

sioni? Di presidenti ne ho visti passare tanti, l’Ingegnere Remo Sacco, Cavallo, Amisano, Cerafogli, ecc…, non posso dimenticare Remo Sacco per la promozione in Serie B, Amisano per la Coppa Italia: a Palermo, stadio “La Favorita”, si commosse e pagò di tasca sua la trasferta a noi dieci tifosi, gli unici presenti a Palermo, di mercoledì pomeriggio. La partita che ti è rimasta più nel cuore e perché? Alessandria-Verona 2-1 e la finale Coppa Italia Alessandria Avellino, vinta a tavolino per invasione di campo dei tifosi ospiti. Se dovessi migliorare qualcosa all’interno della società, cosa faresti? Nell’attuale società ingaggerei ex giocatori grigi nei ruoli chiave, tipo Avallone ds, e Fabio Artico Team Manager. Cosa significano per te i Grigi? I Grigi per me sono al fede calcistica, a chi mi domanda “per che squadra tifi?” rispondo subito con fierezza Alessandria! [Federica Ghisolfi]

Il calcio ai tempi della guerra Fondo Storico Locale Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, l'Inghilterra stabilì di inviare delle sue truppe a combattere insieme ai soldati italiani e scelse come base Arquata Scrivia. L'odierno Palazzo Spinola, sede del Comune, ospitò il Comando Britannico; la vecchia chiesa

di Sant'Antonio divenne uno spaccio per tabacchi, marmellata e scatolette; la Società Operaia di Mutuo Soccorso divenne la "House of British Soldier"; la fornace delle Vaie (ora demolita) divenne il panificio militare. A quegli anni risalgono le foto tratte dal Fondo Storico Locale del Comune di Alessandria

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Immagine 1: I "Grigi", partita contro gli alleati di stanza ad Arquata Immagine 2: Il calciatore Giuseppe Ticozzelli in divisa (1915/1918) Immagine 3: I "Grigi" in Cittadella, partita contro gli alleati


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anno IX n. 20

HURRÀ GRIGI

ASD Lisòndria: vittoria sfumata

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isòndria brava per 60 minuti, che ha la colpa di abbassare la concentrazione nel 3 minuti di recupero concessi dall'arbitro e si trova così a rimpiangere due punti che avrebbero fatto compiere un bel salto in avanti in classifica agli uomini di Buratto. Partenza a rilento per gli alessandrini che vanno sotto dopo pochi minuti. Poi i cambi del Mister danno la scossa giusta, e con Gligora (2) prima e Sciarrino poi trovano prima il pareggio e poi il sorpasso sulla formazione ospite del Villarbasse. Il primo tempo si conclude sul 3-2 con un palo ed una traversa colpiti da Preci e Pera J. La seconda frazione di gioco inizia

come la prima, calo di concentrazione degli alessandrini che porta sul 3-4 il parziale. Lisòndria reagisce e trova per l'ennesima volta il controsorpasso con Preci e ancora Gligora (tripletta), 5-4. Lisòndria che macina gioco e trova il 6-4 col solito Preci. Mancano 5 minuti al termine. Da qui in poi succede di tutto. Gli ospiti non mollano ed inseriscono il portiere di movimento che da subito i suoi frutti 6-5. Il direttore di gara concede 3' di recupero, Preci (tripletta) legge bene l'azione ed intercetta un passaggio e s'invola verso la porta sguarnita, 7-5 a 90" dal termine. Sembra fatta ed è proprio questa la colpa degli alessandrini.

Villarbasse trova prima il 7-6 ed infine a 10" dal termine il definitivo 7-7 col quale l'arbitro sancisce la fine del match. Sono tanti i rimpianti a fine partita per un risultato che con un pò di attenzione in più sarebbe potuto essere ben più positivo. Resta però la bella prova di tutto il gruppo con una menzione particolare per 2 dei neo acquisti, Gligora (al quinto centro nelle ultime 2 partite) e Sciarrino (al primo centro il campionato).

Lopardo non si fa trovare impreparato

Marcatori: 3 Preci 3 Gligora 1 Sciarrino

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eassuring è l’aggettivo che si può dare a Danilo Lopardo, portiere del Castellazzo Juniores Nazionale. Dopo una lunga assenza dal rettangolo non cambia la sua prestazione. Chiamato in causa poche volte ma decisivo nel derby tra “ Castellazzo vs Casale”, finita 2–0 per i padroni di casa. Nel primo tempo il portiere del Castellazzo difende la porta in poche occasioni, grazie ad una difesa impeccabile ed una squadra compatta che, sfoggiando un bel gioco, non dà spazio agli avversari di tutto rispetto. I padroni di casa continuano la loro partita portandosi nell’aria avversaria con l’instancabile Cirio, che viene atterrato in area: per il direttore di gara è rigore ed espulsione del difensore. Il Casale

resta in dieci; non c’è scampo per il portiere avversario. Guerci sigla 1-0 e si va negli spogliatoi. Nel secondo tempo non cambia il gioco del Castellazzo, sempre aggressivi, mettendo in difficoltà la squadra avversaria in varie occasioni. Nella metà del secondo tempo un’entrata di Bianchi sull’avversario lascia in dieci anche i padroni di casa. Il Casale crede nella rimonta spingendo a tutto gas e quando uno dei suoi giocatori si trova solo davanti al portiere del Castellazzo, Lopardo non si fa trovare impreparato neutralizzando un rigore in movimento e tenendo imbattuta la propria porta. Grazie ai goal di Guerci sul rigore e a Vitale, che sul lancio del portiere sigla la vittoria quasi allo scadere del match.

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Sconfitta con onore contro la seconda forza del torneo. Domenica a Seregno

LA CLASSIFICA

Alla pari con la Caronnese Il CASTELLAZZO ci crede

GOZZANO CARONNESE PRO SESTO COMO 1907 BORGOSESIA FOLGORE CARATESE CHIERI 1955 BORGARO NOBIS INVERUNO VARESINA SPORT VARESE OLTREPOVOGHERA CALCIO BRA OLGINATESE CASALE PAVIA 1911 ARCONATESE 1926 1913 SEREGNO CASTELLAZZO DERTHONA

MASSIMO TAGGIASCO

IL TABELLINO CASTELLAZZO-CARONNESE 0-2 CASTELLAZZO: Bertoglio, Benabid (16’ st Cimino), Cirio, Molina (37’ st Innocenti), Robotti, Camussi, Viscomi (45’ st Zunino), Genocchio, Sala (25’ st Limone), Rolandone, Piana. A disposizione: Gaione, Cascio, Labano, Capece, Rosset. Allenatore: Merlo. CARONNESE: Gionta, Braccioli, Ferrara, De Angeli, Mantovani, Costa, Parisi (5’ st Cominetti), Pesce, Roveda (33’ st Bamba), Corno (49’ st Giudici), Villanova. A disposizione: Maimone, Marconi, Galletti, Compagnone, Baldo, Massaro. Allenatore: Monza. Arbitro: Campagnolo di Bassano del Grappa. Marcatori: 37’ st Cominetti (C), 41’ st Bamba (C).

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l Castellazzo esce battuto sul terreno amico dalla Caronnese, seconda forza del campionato. Il punteggio, 0-2, è però troppo severo, anzi i biancoverdi non hanno assolutamente meritato la sconfitta e se la sono giocata alla pari fino a pochi minuti dal termine della gara. La Caronnese ha dimostrato sicuramente una migliore organizzazione di gioco ma il Castellazzo ha colmato il gap disputando una gara tutta muscoli e cuore, andando anzi in un paio di occasioni vicino al vantaggio. Quando la gara era ormai avviata ad un risultato a reti bianche, a rompere gli equilibri ci ha pensato il neo entrato Bamba che sforna l’assist per il vantaggio di Cominetti a 7’ dal termine dei novanta minuti, a coronamento di una pressione che si era fatta costante e intensa. Il raddoppio è arrivato subito dopo, proprio ad opera dello scatenato Bamba; un “uno-due” micidiale che premia eccessivamente la squadra ospite. Ottima prova di tutti i reparti della squadra allenata da Merlo, con una menzione particolare agli inossidabili Camussi e Genocchio. Ora il Castellazzo occupa l’ultima posizione in classifica in compagnia del Derthona ma il Presidente Curino si è detto molto soddisfatto della prova dei suoi giocatori rimarcando come, giocando con tanta grinta ed intensità, l’obiettivo della salvezza potrà essere raggiunto. Domenica i biancoverdi proveranno a battere il Seregno per il tentativo di aggancio in classifica.

RISULTATI 14A GIORNATA Calcio Bra Borgaro Nobis Chieri Casale Castellazzo Gozzano Inveruno Oltrepovogh. Varese 1913 Seregno

Olginatese Derthona Arconatese Pro Sesto Caronnese Folgore Carat. Como 1907 Varesina Borgosesia Pavia 1911

15A GIORNATA - 19 NOVEMBRE

Simone Camussi, baluardo della difesa biancoverde. A destra un’immagine della partita di domenica scorsa

Sentiamoci... presto!

Sordità?

Arconatese 1926 - Inveruno Borgosesia - Chieri 1955 Derthona - Oltrepovoghera Caronnese - Casale Como 1907 - Calcio Bra Folgore Carat. - Varese Pavia 1911 - Borgaro Nobis Pro Sesto - Gozzano Varesina Sport-Olginatese 1913 Seregno-Castellazzo

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