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MASSIMO TAGGIASCO entusiasmo per il centenario dell’Orso Grigio è durato davvero poco. La trasferta di Treviso ci ha riportato all’amara realtà: il passato sarà anche glorioso, ma il presente ci racconta la storia di una squadra con soli 34 punti, solo due in più della zona play-out. L’illusione di arrivare agli spareggi per approdare alla prima divisione (ora lontani sei punti) sfuma davanti a risultati altalenanti e, nel complesso, ben poco incoraggianti. Di questa squadra ci piace il ritrovato spirito combattivo, l’aria giovanile, se vogliamo anche un po’guascona, ma, adesso, è il momento di tirare fuori la grinta e gli attributi. Ci pare che manchino ancora quella grinta e quella convinzione nei propri mezzi che potrebbero permettere agli uomini di Sonzogni di effettuare il decisivo e tanto atteso salto di qualità. Il San Marino, terzo in classifica, ma con gli stessi punti del Rimini (secondo) rappresenta un altro test decisivo per capire se possiamo veramente sperare di salvare la stagione. Qual è la vera Alessandria? Quella, ottima, vittoriosa conto il Rimini o quella velleitaria sconfitta a Treviso? Speriamo la prima. Forza ragazzi, onoriamo la nostra secolare avventura!

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anno 4 n. 5

HURRÀ GRIGI

L’INTERVISTA a Silvio Bolloli (Radio Voce Spazio)

Il 2012 comincia tra luci e ombre così, anche la bella striscia positiva del 2012 si è interrotta sull’erba del Tenni di Treviso...

«Beh, una sconfitta al Tenni ci può stare, se consideriamo l’elevato livello qualitativo dei nostri avversari e il fatto che, a giudizio di Sonzogni, dovrebbero essere addirittura i più forti del girone».

Sì, ma non trovandosi sotto di tre goals già a metà della partita, specie dopo aver battuto il Rimini capolista e aver pareggiato con Casale e Cuneo!

«Su questo è dura darti torto: diciamo allora che, a Treviso, l’Alessandria ha segnato il passo».

Va bene, ma quali sono le cause di un simile tracollo?

«Sul punto, ci sono due diverse interpretazioni: secondo alcuni sarebbe soltanto una questione di modulo (il 4-3-3 n.d.r.), ma io non ne sono così certo».

E perché?

«Perché la decisione di Sonzogni di blindare il centrocampo, per contrastare gli ottimi giocatori del Treviso, potrebbe non esser stata sbagliata: Forse si poteva rivedere qualche uomo».

A chi ti riferisci?

«Avrei preferito, in un centrocampo a tre, veder schierato Giardina assieme a Segarelli e Roselli, mentre il Mister ha deciso di puntare su Nocciola. Il fatto è che, come ho già avu-

E

Giuliano Sonzogni. Dalla festa del centenario con il Rimini al tracollo di Treviso to modo di sostenere in altre occasioni, mi pare che Giardina sia l’unico elemento a possedere le caratteristiche del ‘direttore d’orchestra’, mentre

Segarelli e Roselli sono più ‘mediani’ nel senso classico del termine. Quindi, l’idea di piazzare due ‘faticatori’ accanto ad un regista (un po’ come,

fatte le debite proporzioni, accade alla Juve con Vidal, Marchisio e Pirlo) potrebbe essere interessante. Di fatto, la mia sensazione è che Sonzogni non abbia un gran debole per Giardina, e, da un certo punto di vista, lo si può anche capire considerando il fatto che il giocatore non ha, fino ad ora, convinto».

A parte queste considerazioni, pensi che il 4-4-2 sia sempre il modulo migliore?

«Diciamo che nel 2012 non ha mai tradito...»

Intanto, anche il mese di febbraio è terminato e possiamo fare un primo bilancio del mercato di riparazione invernale condotto dalla Società: quali sono le tue impressioni al riguardo?

«Penso che, accanto ad operazioni sicuramente felici, ce ne siano state altre, a mio avviso, meno brillanti: di certo Floriano e Santoni sono stati due ottimi innesti, in grado di dare una bella spinta al gioco offensivo dell’Alessandria, con il loro dinamismo e i piedi buoni di cui dispongono. Del pari, ho condiviso la scelta di non dar più fiducia ad elementi che, soprattutto in difesa, avevano più volte offerto prestazioni deludenti».

Queste sono le considerazioni positive: e quelle negative?

«Gli innesti di Pires e Cusaro non mi hanno finora convinto e, in quest’ultimo caso, avrei preferito che arrivasse un elemento di maggior ‘pe-

so’ per far coppia con Cammaroto.

Poi, non ho ben capito certe partenze: infatti, se Degano non poteva essere trattenuto per problemi ambientali, mi domando se era proprio inevitabile che se ne andasse anche Martini (la cui partenza ha, pur tuttavia, spalancato le porte a Santoni) e trovo perfino paradossale il fatto che l’Alessandria abbia problemi con il ruolo di esterno basso di destra (viste le ultime, deludenti, prestazioni di Marchetti e preso atto del fatto che Scarabelli non ha ancora convinto) quando avevamo Ciancio, che invece è andato via. Mi domando se non fosse proprio possibile trattenerli...»

Ci sono state anche obiezioni sull’elevato numero dei nuovi arrivi poiché si era detto che l’Alessandria voleva ridurre il monte ingaggi...

«Non conosco la situazione contrattuale dei nuovi arrivati, per cui non sono in grado di valutare se, nel complesso delle operazioni, l’Alessandria abbia risparmiato e quanto.

Tuttavia credo che, di giocatori, Sonzogni ne abbia fin troppi: speriamo che servano tutti e che non si presentino più problemi legati a scoperture di organico».

Comunque, domenica tutti al Mocca...

«Ovviamente: il San Marino è una delle migliori squadre del girone, con un attacco veramente temibile, e i Grigi hanno bisogno di riscattarsi».

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4 mar. 2012

HURRÀ GRIGI

3

PUNTO GRIGIO di Giovanni Mediliano

Forse ci siamo illusi (o vale ancora la pena di crederci?) iamo partiti quest’estate con la convinzione che questa squadra, così ricca di ‘pezzi grossi’, giocatori ricchi di esperienze importanti in campionati importanti (da Viviani a Degano), potesse vincere il campionato quasi senza giocare, dall’alto di una superiorità tecnica, tattica, di esperienza, tale da non concedere particolari speranze alle contendenti. Sono bastate poche giornate, non eravamo ancora a ottobre, che già le botte col Borgo a Buggiano e col Treviso ci avevano fatto tornare coi piedi per terra: in questo campionato siamo ancora in grado di dire la nostra, perchè siamo troppo superiori, ma dobbiamo ritrovare in fretta la convinzione giusta e capire che nessuno ha intenzione di regalare nulla, tanto meno a una squadra blasonata come quella grigia: per tante squadre, incontrare e battere Artico e compagni vale una stagione, quindi ci sarà da sudare. Col passare delle giornate, a mano a mano, le certezze costruite sulla sabbia dell’estate naufragano miseramente, manco fosse la Costa Concordia. Torniamo umili! Ma per tornare umili bisogna cambiare parecchio, occorre liberarsi dalle zavorre di chi è convinto di dover vincere per ‘grazia ricevuta’, occorre inserire forze nuove, che abbiano stimoli, voglie e ambizioni che nel gruppo, al momento, non si riescono a trovare.

A questo scopo, la finestra invernale di mercato arriva a proposito e si annuncia devastante. Una dozzina di

S

A Treviso la prima sconfitta del 2012 TREVISO ALESSANDRIA

3 1

Reti: 38’ Maracchi (T); 41’ Malacarne (T); 50’ Di Girolamo (T); 75’ Santoni (A).

TREVISO: Campironi, Cernuto, Paoli, Bandiera, Biagini, Di Girolamo, Maracchi (73’ Stendardo), Giorico, Ferretti (64’ Gallon), Torromino, Malacarne (53’ Beccia) A disposizione: Santorello, Brunetti, Spinosa, Del Grande.

Allenatore: Diego Zanin.

ALESSANDRIA: Servili, Marchetti (55’ Negrini), Sabato, Cammaroto, Cusaro, Segarelli, Santoni (83’ Motta), Roselli, Fanucchi, Nocciola (46’ Artico), Floriano.

A disposizione: De Marco, Scarabelli, Giardina, Barrichello.

Allenatore: Giuliano Sonzogni.

Il capitano esulta dopo aver sbloccato il risultato nella partita del centenario contro il Rimini giocatori lasciano Alessandria, una dozzina arriva. ‘Abbiamo perso sicuramente in qualità - confessa mister Sonzogni - ma ora, finalmente, siamo squadra!’ E i risultati danno fiato alle trombe: tre vittorie consecutive alla ripresa, dopo lo stop di fine anno.

Questa è la vera Alessandria, quella che risalirà posizioni e salirà di categoria: lo pensano in tanti. Sulle serpentine di Floriano e Santoni, sui gol di Nassi e Fanucchi, sulla tranquillità difensiva di Cusaro e Cammaroto, si costruisce un nuovo castello di spe-

ranze. Poi arriva il Casale e il pareggio non sorprende più di tanto, quasi fosse il frutto di un accordo non scritto, arriva la serata magica del Centenario, con la capolista Rimini annichilita da un Moccagatta in festa, e il sogno si fa sempre più concreto. Bastano pochi giorni, però, a far esplodere, ancora una volta, la bolla di sapone che stava portando in paradiso l’Alessandria sportiva. Mercoledì un pareggio deludente a Cuneo, domenica la batosta di Treviso e la quota play-off si allontana. Il mister berga-

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masco attendeva di chiudere il ‘ciclo impossibile’, quello che finirà oggi incontrando il San Marino, per capire se quella che si ritrova a guidare sia veramente una squadra: sorprende che abbia dovuto far passare tutto un girone (la sua prima gara alla guida dei Grigi fu col Cuneo all’andata) per dare queste risposte e spaventa che ormai, alla fine del campionato, manchino solamente più nove gare. È ancora il caso di illuderci? Dobbiamo ancora aspettare tanto per avere anche questa risposta?

Arbitro: Giuseppe Cifelli (Campobasso); Assistenti: Francesco Meschi (Lecco) e Alessio Guarischi (Lodi).

Note: giornata di sole, campo in discrete condizioni.

Spettatori 800 circa.

Ammoniti: Roselli (A) al 23’, Cusaro (A) al 51’, Cernuto (T) al 75’, Motta (A) all’86’.

Espulso: Sabato (A) al 92’.

Calci d’angolo: 3 a 3.

Recupero: PT 1 min, ST 3 min.

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anno 4 n. 5

HURRÀ GRIGI

27a GIORNATA (26 febbraio 2012)

28a GIORNATA (4 marzo 2012)

Treviso

ALESSANDRIA

3-1

Bellaria Igea M.

Borgo a Buggiano

Renate

Casale

0-0

Pro Patria

Giacomense

San Marino

Cuneo

1- 1

Casale

Montichiari

Borgo a Buggiano

Lecco

1-0

Poggibonsi

Renate

CLASSIFICA Pt

G

V

N

P GF GS +/-

Casale

50 27

14

8

5 39

22 17

San Marino

47 26

14

5

7 50

31 19

Rimini

47 26

14

5

7 30

24

6

Cuneo

44 27

13

5

9 42

37

5

Treviso

43 26

12

9

5 41

24 17

Savona

Mantova

1-0

Lecco

Sambonifacese

Sambonifacese

Poggibonsi

0-3

ALESSANDRIA

San Marino

Santarcangelo

40 27

12

4

11 31

Valenzana

Pro Patria

1-2

Virtus Entella

Santarcangelo

Virtus Entella

39 27

10

9

8 37

25 12

Bellaria Igea M.

Rimini

1-1

Rimini

Savona

Poggibonsi

39 26

11

6

9 38

32

6

Montichiari

Santarcangelo

0-0

Mantova

Treviso

Renate

36 27

9

9

9 28

28

0

Giacomense

Virtus Entella

2-0

Cuneo

Valenzana

Borgo a Buggiano

36 27

10

6

11 35

38

-3

Pro Patria

35 27

13

9

5 41

25 16

29a GIORNATA (7 marzo 2012)

ALESSANDRIA

34 27

9

9

9 31

33

-2

8 32

28

4

MARCATORI

25

6

LAPADULA Gianluca

San Marino

18

Mantova

ALESSANDRIA

Savona

33 27

9 10

SERAFINI Matteo

Pro Patria

16

Renate

Bellaria Igea M.

Bellaria Igea M.

32 26

8

8

10 30

34

-4

ROSSO Daniele

Virtus Entella

13

Treviso

Casale

Giacomense

30 26

7

9

10 35

42

-7

Montichiari

29 27

8

7

12 32

40

-8

TADDEI Riccardo

Casale

13

Santarcangelo

Cuneo Mantova

28 26

6 10

10 26

36 -10

Sambonifacese

24 27

6

6

15 26

47 -21

Valenzana

18 26

4

6

16 20

39 -19

17 27

3

8

16 18

52 -34

GRASSI Luigi

Borgo a Bugg.

12

Valenzana

Giacomense

PERA Manuel

Poggibonsi

12

Sambonifacese

Pro Patria

VARRICCHIO Massimiliano

Cuneo

11

San Marino

Rimini

Lecco

PERNA Massimo

Treviso

11

Borgo a Buggiano

Virtus Entella

GRAZIANI Ivan

Santarcangelo

10

Montichiari

Lecco

FANUCCHI Jacopo

Alessandria

Savona

Poggibonsi

Penalizzazione del campionato -13 Pro Patria - Inadempienze CO.VI.SO.C. -4 Savona - Inadempienze CO.VI.SO.C. -2 Alessandria - Inadempienze CO.VI.SO.C. -2 Montichiari - Deferimento del Procuratore federale -2 Treviso - Violazione Licenze Nazionali

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4 mar. 2012

HURRÀ GRIGI

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GLI AVVERSARI Dopo i tre schiaffi presi a Treviso, il confronto con la seconda forza del campionato

Grigi: il duro scontro con i Titani SAN MARINO

LA ROSA

I San Marino Calcio è l’unica società con sede nella Repubblica di San Marino autorizzata dalla FIGC a militare nel campionato di calcio italiano. Nel 1960 la Federcalcio sammarinese si assume l’incarico di allestire una formazione che possa militare nel campionato italiano, dopo che nella stagione precedente è stata la Libertas-Tre Penne a giocare nelle divisioni italiane. Nasce così, nell’estate del 1960, la Società Sportiva Serenissima che eredita dalla Libertas-Tre Penne i colori sociali, il bianco e l’azzurro e il primo campo da gioco, a Fiorentino. La squadra parte dalla Seconda Categoria emiliana, poiché in quel Comitato Regionale non esiste ancora la Terza Categoria. Nel 1962 arriva già la prima promozione, dopo il successo contro l’A.C. Chiavicone di Forlì. Dal 1965 la Serenissima passa in mano a un gruppo di privati, a cui capo viene eletto l’industriale Carlo Tonolli. Nel frattempo cambia anche il terreno di gioco: si passa allo stadio di Serravalle, che dal 1985 prende il nome di ‘Olimpico’. La società retrocede nel campionato di Promozione nel 1973.

La Serenissima e la Juvenes decidono di unire le loro forze e, con il beneplacito della Federazione, si fondono dando vita all’Associazione Calcio San Marino che partecipa nel 1973-74 al campionato di Promozione. La fondazione si rivelò però fallimentare.

Nel 1985 inizia un ottimo periodo per la società biancazzurra. La squadra centra tre promozioni in quattro anni che la portano dalla Prima Categoria

I

fino alla Serie C2. Nel 1987 i biancazzurri sono scavalcati in classifica dal Riccione, a campionato già concluso per questioni disciplinari, ma la promozione arriva comunque l’anno successivo. La società cambia anche denominazione sociale passando da A.C. San Marino a San Marino Calcio, il nome attuale. Il primo campionato tra i professionisti è fallimentare: i Titani arrivano penultimi e retrocedono in Serie D. Negli anni novanta la società biancazzurra milita nel campionato di Serie D, eccezion fatta per due campionati non consecutivi in Eccellenza, entrambi vinti. Ma nel 2000 il San marino finalmente vince

il campionato e torna tra i professionisti. Nella stagione 2000-01 i Titani chiude il campionato in 10ª posizione. La stagione successiva, guidati dell’allenatore Romeo Azzali, arrivano in 6ª posizione, mancando per poco i playoff. Nella stagione 2002-03 il San Marino centra la quarta posizione e per la prima volta partecipa ai playoff. Ma abbandona il sogno C1 già in semifinale, cedendo 3-2 nella partita di ritorno con il Gualdo. Stessa storia l’anno successivo: playoff persi contro la Cisco Roma. Nell’estate 2004, tuttavia, grazie anche all’impegno di società e Federazione, il San Marino viene ripescato in Serie C1 al

posto delle molte squadre fallite. I Titani arrivano quindi per la prima volta nella terza divisione del calcio professionistico italiano. Il San Marino chiude al penultimo posto e deve disputare i playout. Riesce ad avere la meglio contro la Pro Sesto ottenendo la permanenza in C1. La stagione successiva però si chiude in modo negativo: i biancoazzurri retrocedono in C2 perdendo i playout contro il Martina. Seguono quattro campionati in Lega Pro, Seconda Divisione tra i quali gli ultimi due contrassegnati da due finali playoff perse contro il Gubbio nel 2010 e contro la Carrerese nel 2011.

P - Mattia Migani (92) P - Gianluca Vivan (83) D - Manuel De Santis (90) D - Samuele Sorbera (87) D - Alessandro Fogacci (80) D - Carlo Pelagatti (89) D - Pietro Maria Del Duca (91) D - Andrea Nobili (92) D - Roberto Crivello (91) D - Vittorio Ferrero (91) D - Gabriele Farina (93) C - Simone Loiodice (89) C - Davide Poletti (81) C - Francesco Amantini (87) C - Salvatore Del Sole (88) C - Luca Pigini (89) C - Matteo Sartori (91) C - Francesco Casolla (92) A - Marco Villanova (91) A - Matteo Vitaioli (89) A - Gianluca Lapadula (90) A - Michele Pieri (92) A - Emanuele Chiaretti (78) A - Michele Tarallo (80) A - Alessandro D’Antoni (88) Allenatore - Mario Petrone

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anno 4 n. 5

HURRÀ GRIGI A TUTTOCAMPO di Gian Maria Zanier

NASSI San Marino sarà una tappa fondamentale MAURIZIO NASSI iao, Maurizio. Innanzitutto volevamo sapere come stai: quando pensi di poter rientrare?

«Ciao a tutti... Purtroppo l’infortunio si è rivelato più lungo del previsto. Io già durante le partite contro il Renate e il Borgo a Buggiano avevo avuto un problema all’aduttore. Poi, nel riscaldamento contro l’Entella ho sentito un dolore più forte e il fastidio è aumentato durante la gara. Ho fatto gli esami e il responso è stato ‘lesione di secondo grado’, con un grosso ematoma. A quel punto, il tempo di recupero è stato previsto in un mese, un mese e mezzo. Sto cercando di accelerare i tempi per essere già in campo oggi, facendo tutto il possibile per essere a disposizione.

Ora mi sento bene, anche se è chiaro che non posso esagerare con i carichi di lavoro, per evitare una ricaduta.

Eventualmente cercherò di esserci per la gara successiva contro il Mantova...»

Tu sei del ‘77, hai alle spalle una carriera di circa quindici anni in cui giocato in ‘piazze’ molto importanti: volevo sapere come hai vissuto il Centenario appena festeggiato e, nello specifico, la stupenda serata della gara contro il Rimini... «È stata un’emozione grandissima, così come anche la mattina seguente, quando è stata inaugurata la mostra nel centro della città. Sono molto contento anche per i tifosi: siamo riusciti a regalare loro una serata da ricordare a lungo. L’unico

C

grande rimpianto è stato quello di non aver potuto giocare a causa del protrarsi del mio infortunio: mi è dispiaciuto tantissimo non poter scendere in campo quella sera, perchè capita una volta sola di poter entrare nella storia di una società così importante!».

C’è da dire che da quando sei arrivato, l’opinione del tifoso è che tu in campo comunque dia sempre il massimo dell’impegno, anche dal punto di vista del carattere: immagino che questo ti possa far piacere...

«Certo, mi fa molto piacere! L’impatto con la categoria non è stato subito semplice, visto che venivo da quattro anni consecutivi giocati in Serie B (con le maglie dell’Ancona, del Brescia, del Mantova e del Cittadella, N.d.A.). Però ho sentito subito grande fiducia nei miei confronti e i tifosi, sin dai primi giorni, mi hanno dato una grande mano per ambientarmi immediatamente. Probabilmente si sono resi conto del fatto che io sono un giocatore che si impegna sempre, al di là del risultato e della categoria, perchè questo è il mio modo di interpretare il calcio. Nella mia carriera sono sempre stato così e lo sarò sempre, fino a quando smetterò di giocare».

Purtroppo tu sei arrivato anche in un momento particolare: la delusione dello spareggio contro la Salernitana, la successiva retrocessione, un girone di andata a dir poco tribolato...

Non a caso, stavo rileggendo in questi giorni una tua intervista, in cui ricordavi come ci sia ‘ancora molto da fare per riconquistare la fiducia di una città e di una tifoseria che meritano ben altre soddisfazioni...

«È vero. Io penso che sia fondamentale avere sempre nuovi stimoli, anche quando le cose non girano sempre per il verso giusto. Ho scelto Alessandria perchè è una ‘piazza’ blasonata, che vuole tornare a gran-

di livelli. Certo, quando passi da una stagione come quella vissuta l’anno scorso (in cui l’Alessandria è arrivata a giocarsi la possibilità concreta di salire in Serie B), ad un torneo di seconda divisione, con tutte le vicissi-

tudini che sappiamo, e non riesci a fare il campionato che tutti si aspettavano, è chiaro che l’umore non può essere sempre positivo. È in questo caso che gli stimoli possono fare la differenza...»

Parlaci un po’ del periodo di preparazione fatto durante il periodo delle vacanze natalizie: dopo gli ultimi risultati negativi ottenuti alla fine del 2011, quanto è stato importante per te e per il gruppo poter lavorare finalmente in maniera continuativa con Mister Sonzogni?

«Moltissimo. All’inizio del 2012 la società ha fatto determinate scelte, per far sì che la squadra cambiasse marcia e i giocatori che sono rimasti lo sanno perfettamente. Fino alla gara contro il Rimini credo che si sia visto un buon calcio, e cosa ancora più importante, è arrivata una serie positiva che ci ha permesso di fare un bel po’ di punti. Adesso dobbiamo riprendere il discorso interrotto, eliminando la parentesi negativa di Treviso».

E infatti l’occasione della gara contro il San Marino giunge a proposito...

«Direi proprio di si. Noi veniamo da un vero e proprio ‘tour de force’, in cui abbiamo affrontato le prime cinque squadre della classifica in pochissimo tempo. Mancava appunto il San Marino, che affrontiamo oggi: questa gara sarà fondamentale per capire quale campionato dovremo fare da qui alla fine».

Grazie per la bella chiacchierata, Maurizio: ci auguriamo di rivederti presto in campo e di gonfiare la rete ancora tante altre volte!

«Lo spero anch’io... un saluto a tutti i tifosi i grigi!».

di Ponzano A. e C. Registratori di cassa Bilance Sistemi computerizzati per ristoranti Accessori per l’ufficio Via Trotti, 102 - Alessandria Tel. 0131 262614 Fax 0131 326732 ponzano@unodinoicom.it

4 mar. 2012

HURRÀ GRIGI

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CISSACA BULLS Inaugurata la nuova stagione ufficiale con il triangolare del PalaCima

È partito lo Special Basket 2012 MARCO PETROZZI*

PRESENTAZIONE ALLA ‘MONDADORI’ VENERDÌ 16-ORE 18

omplessivamente positiva la prima uscita ufficiale nello Special Basket 2012 per i Bulls chiamati a confermare gli ottimi piazzamenti ottenuti nella passata edizione del campionato che quest’anno vede ai nastri di partenza 31 squadre, provenienti da tutta Italia, suddivise in 8 gironi. Al PalaCima i padroni di casa con i Team di Como e Reggio Emilia danno vita ad un triangolare di basket unificato (atleti con e senza disabilità insieme sullo stesso campo) giocato all’insegna dell’equilibrio. Il primo match di giornata, che vede i Tori opposti alla formazione comense, parte in discesa: la difesa 2-3 molto alta permette ai padroni di casa di recuperare diversi palloni e sfruttare l’arma del contropiede finalizzato ottimamente da Kondi e Fishta che fanno segnare il primo e decisivo break dell’incontro. All’intervallo lungo il +8 porta una relativa tranquillità e la possibilità di schierare nella seconda parte di gara gli atleti meno impiegati. Ottimo l’apporto della panchina con Tessino e Bosio su tutti, infallibili dalla corta distanza. Il match si conclude con 9 punti di vantaggio e la consapevolezza di aver messo a frutto gli schemi lungamente provati in allenamento. Interessante dal punto di vista tecnico anche la seconda partita tra i lombardi e gli emiliani che prevalgono per soli 3 punti, nonostante una bella rimonta dei primi che hanno l’opportunità di acciuffare l’over time con una bomba dall’arco dei 6,75 uscita di un soffio. L’ultimo match vede i mandrogni contrapposti a Reggio Emilia, vera e propria bestia nera battuta in passato solo una volta, nella scorsa stagione. I Tori appaiono sin da subito determinati a conquistare il secondo successo di giornata. Per cercare di limitare la vena realizzativa dell’ala emiliana Scardovelli, i Bulls si schierano con una ‘box and one’: 1-2-1 a zona e la guardia Fishta in marcatura a uomo sul top scorer avversario. La scelta tattica sembra dare buoni frutti con i Bulls sempre in vantaggio nei primi tre quarti. L’ultima frazione di gioco segna però un calo nei mandrogni che si segnalano per una percentuale al tiro pericolosamente bassa. Reggio Emilia mette la testa avanti a 1’40” dalla sirena, ma Stasio e compagni sembrano ancora in grado di ribaltare le sorti dell’incontro. Nonostante ben quattro tiri a disposizione i Tori non riescono a bucare la retina. La sconfitta di 1 punto alla sirena lascia un po’ di amaro in bocca, ma non c’è tempo per piangersi addosso: da subito di nuovo in palestra per preparare i prossimi incontri del 4 marzo a Torino per un auspicabile pronto riscatto. In campo anche Pravatà e Caruso. Un plauso particolare va ai partner dei Bulls Luca Ugaglia e Giorgio Buzzi che, in assenza del veterano Marzullo, interpretano le due gare in maniera perfetta nella piena consapevolezza del proprio ruolo di figure di sostegno, di

C

‘Se no che gente saremmo’, Giacinto Facchetti spiegato dal figlio Gianfelice

Spettacolo al PalaCima [foto di Alessandra Caneva] co-protagonisti. Un doveroso grazie a chi ha reso possibile la realizzazione dell’evento. Il Consiglio Regionale, Il Comune e la Provincia di Alessandria nelle persone degli assessori Mariagrazia Morando, e Rita Rossa. A premiare i 50 atleti partecipanti anche Sabino di Donna dell’Aias e il presidente ATC Piervittorio Ciccaglioni, entrambi tifosissimi dei Cissaca Bulls. *Coach Cissaca Bulls

EZIO

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Venerdì 16 marzo 2012 alle ore 18.00, presso la libreria Mondadori di Via Trotti, 58 - Alessandria verrà presentato il libro ‘Se no che gente saremmo’ di Gianfelice Facchetti (Longanesi Editore). Introdurrà il vicepresidente Assessore alla Cultura Provincia di Alessandria, Maria Rita Rossa con il coordinamento dell’insegnante Gisella Scalzo. È «...la storia di un figlio, che cerca il padre, che cerca il figlio». A rincorrersi sul grande prato della memoria sono Giacinto Facchetti, uno dei più rappresentativi campioni del calcio italiano, e Gianfelice, attore, drammaturgo, regista, ma qui solo suo figlio. Un racconto che unisce le grandi gesta dell’atleta simbolo di una generazione di calciatori con i ricordi di un padre che si svelava più con i gesti e con l’esempio che con le parole. Una testimonianza di quanto possano essere vicine le figure dell’uomo e dell’eroe quando correndo dietro ai sogni si costruisce una vita esemplare. E insieme il racconto accorato, e velato di nostalgia, di un calcio più ricco di sostanza che di soldi, rimasto sempre presente nel cuore e nei desideri di tutti; una partita dei sogni dove Giacinto Facchetti sarà sempre capitano. Gianfelice Facchetti dopo la laurea in scienze dell’educazione si forma presso la scuola di teatro di Quelli di Grock. Dal 2000 collabora cori diverse realtà teatrali educative come la Casa Circondariale di Monza e l’Istituto dei ciechi di Milano (dove è andato in scena con il Teatro al buio), impegni che alterna al lavoro con la Compagnia teatrale Facchetti/De Pascalis, di cui è regista, autore e attore. La su carriera di attore cinematografico ha visto la partecipazione sia a fiction televisive, tra i quali II grandeTorino e II PirataMarco Pantani, che a film per il cinerea coree L’aria del lago. Dal 2008 collabora con il Corriere della sera. Nel 2010 inizia la carriera televisiva con Le Iene, dove debutta il 3 ottobre con un servizio sulla vivisezione. In collaborazione con l’associazione culturale LiberARTi e la Provincia di Alessandria.

Info: Provincia di Alessandria -Vicepresidenza Assessorato Cultura Tel. 0131 304004 / 06 - www.provincia.alessandria.it. Libreria Mondadori Tel. 01 31 261423 - libreria@mondadorialessandria.it

È ORA DI DARSI UNA MANO

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N

anno 4 n. 5

HURRÀ GRIGI

ella sempre splendida cornice del Moccagatta si celebra nel migliore dei modi la Grande Festa del Centenario della Squadra Alessandrina dei Grigi con una perfetta partita contro il coriaceo Rimini. E, la vittoria galvanizza tutti i Tifosi presenti allo Stadio o rimasti a casa. Meglio di così non ci si poteva attendere e pre-tendere. Purtroppo, si ritorna con i piedi per terra dopo l’inaspettato ‘flop’ contro il rodato Treviso. Si volta pagina all’insegna del fare sempre meglio e bene. Tutti abbiamo gli occhi rivolti verso i nostri magnifici Undici ed i Restanti della preziosa ‘Rosa’. Ci attendiamo una pronta riscossa che rimane alla nostra portata per controbilanciare il momento critico. Non siamo da sottovalutare nonostante, sfavorevoli peripezie...(.)

Dopo il breve inciso torniamo alla Figurina odierna riguardante il fantastico Alessandro Matri. Nel marasma s(c)enile, scenico che sembra voler sempre accompagnare ogni ambito del nostro mondo civile, politico e sociale: si vedano: le crisi economiche, le dittature di ogni ordine e grado e lo scempio della ‘crosta’ terrestre e marittima che accompagna ogni attimo delle nostre giornate e che anche i più disattenti possono verificarne l’esistenza: qualcosa di positivo a volte si può intravedere pur se nelle piccole quotidianità sportive. Nell’attesissimo derby d’Italia tra il Milan e la Juventus carico (con molta probabilità) di festose e fastose aspettative: l’esibizione delle due squadre viene alterata; deturpata da comportamenti antisportivi compiuti da gran parte degli Addetti ai lavori e da sviste arbitrali del tutto rovinose per l’una e, per l’altra squadra. In questo guazzabuglio inaspettato emerge il Piccolo Alessandro ‘magno’ Matri, non più una Matri-cola ma una vera e propria Matri-ce vincente sulla quale la Juventus ha scommesso e dalla quale trae vivace sostentamento. I suoi gol stanno spianando la strada alla Juventus verso uno scudetto da troppo tempo atteso e, disatteso per errori compiuti durante le ultime campagne acquisti e cessioni. Mai e poi mai Miccoli, Di Vaio, Giovinco per fermarci ai più noti avrebbero dovuto lasciare l’Olimpico di Torino. Così è stato purtroppo: e, le ‘defezioni’ comportamentali societarie hanno tenuto la Juventus lontano dai più prestigiosi titoli ‘accademici’ per un prolungato inatteso periodo di tempo.

Altro inciso: Non vogliamo e non possiamo più assistere alle continue vessazioni che si abbattono sul mondo lavorativo in generale, con precariato, con retribuzioni che rasentano la più bieca condizione di miseria causata da un non più generico ‘sfruttamento ma da un più generale piratesco’ modo di governare l’operato della manodopera. Quella manodopera capace di elevare il famoso ‘P.I.L.’. La produzione agricola, la pesca, l’allevamento, i Trasporti sono messi in serio pericolo. Chiudono molte Aziende agricole e i Pastori sono costretti per l’alto costo dell’energia a non riuscire più a

LE FIGURINE PARLANTI di Antonino Freni

Alessandro Matri Un compito sportivo e morale molto umorale matri-arcale anima Alessandro Matri nel guado bianconero fiero ed austero non si altera non si adira soltanto tira a segno mutuando l’impegno contro quel legno della porta avversaria raccomunato con la Juventus sempre in piena area si solleva si eleva si confà nella calcica giocoteca.

Preme, spinge, sprona segna con ‘uppercut’ tagliente dopo lo spiovente nell’iperbole la parabola è di prammatica nella grammatica del calcio olea da vero oligarca nell’unico interesse della squadra la rifinitura pronto nel ‘protiro’ trovando il giusto corridoio per il dirompente tiro trova sempre la scorciatoia verso la giusta rotta scoperchiando la porta.

Matri-gol Matri-x non più matri-cola svicola ad ogni piè sospinto carico di buoni propositi polivalente nella costruzione nella Regìa nella repente strategìa redivivo dal Cagliari a Torino goleador sopraffino encomio solenne or gli sovvenne contro quel Milan birichino quasi pirata scattolino, l’ostinato Matri mai arrendevole incide con presenza.

Maestosamente pronto si fa trovare come pervicace veterano insacca la palla con prontezza di spirito con risolutezza guadagnano in ebbrezza in soverchia predominanza inizia la danza nutrimento soprappiù ormai a Torino si pretende ancor di più Superstite magnifico non coinvolto nel vorticoso dis-idillio.

Con la sua sortita in partita entra in scena ed in prima battuta l’immeritata sconfitta rifiuta col sorriso sempre a fior di labbra assetta il soqquadro come in un quadro d’autore soprintende ridente esce vincente gaudente ed un unisono accordo lo accompagna nella nuova Campagna onorando la stirpe dei grandi Campioni.

Suona il suo violino tzigano ridestando ricordi mai sopiti della grande Juventus esuberante del tempo che fu traversato giubilo ed esultanza ricorda il Bonimba esplosivo corrosivo sbrigativo lì dinnanzi alla porta mordace quanto basta carosella con ingente caratura mai dozzinale realizza doppiette e triplette.

Matri Alessando, il Matrix, la nuova forza generatrice non più matri-cola ma grande mascotte assiduo revisore nella Juve a corte

produrre latte e derivati poiché la resa economica diviene miserrima non riuscendo così a raggiungere i relativi guadagni necessari e sufficienti per la loro sopravvivenza. Il ‘Movimento dei Forconi’, i ‘Movimenti no Tav’, i ‘Movimenti no Ponte’ vorrebbero che le poche risorse disponibili vista la crisi economica mondiale venissero impiegate per abbassare i costi della produzione agricola per la prosecuzione perfetta e lineare al meglio della catena alimentare. Che venissero impiegate le forze operaie a meglio strutturare l’esistente: strade, ferrovie e collegamenti in genere. Non si può pretendere di compiere una opera faraonica come il Ponte di Messina o la Torino Lione quando per compiere un solo centinaio di chilometri su ferrovia ci vogliono almeno tre o quattro ore di tempo in quanto non ci sono collegamenti anche fra provincia e provincia della stessa regione ed occorre effettuare più cambi di treno e a volte anche di pullman, con notevole perdita di tempo per i numerosi Pendolari ed eventuali passeggeri che popolano i mezzi pubblici. I costi salgono alle stelle nonostante i numerosi disservizi che ormai sono all’ordine del giorno. Anche, nonostante, tutti gli onesti sforzi che vengono compiuti dalle amministrazioni comunali

GIOCA E VINCI CON IL

e regionali le strade in città e periferia sono ancora in-vasate da buche e fosse che mettono a repentaglio la sicurezza stradale e anche quella dei pedoni. Provare per credere. Basta attraversare un qualsiasi angolo di ogni città. Le lamentele per le situazioni incresciose si moltiplicano e sono sotto lo sguardo vigile di ogni cittadino.

Alla Corte dell’oggi ancor più famoso Alessandro Del Piero si è insediato un nuovo Alessandro, Alessandro Matri detto ‘Matrix’ fonte di gioco e realizzatore di spicco. Ad Alessandro Del Piero Il nomignolo ‘Pinturicchio’ rivoltogli per denigrarlo non per elevarlo non è mai stato agli occhi dei suoi estimatori una diminuente qualific-azione. Invece, l’altra spregevole de-nominazione di ‘coniglio bagnato’ invece è sempre ri-suonata con rilevanti stonature. Agli sgoccioli della sua formidabile carriera di calciatore Del Piero può vantare chiaramente un curriculo di tutto rispetto e di grande riguardo per gli assoluti meriti sportivi acquisiti nella sua lunga carriera juventina. Senz’altro: quando, appenderà le classiche scarpe al chiodo troverà posto nella Società bianconera a cui ha dato il meglio di

sé e dalla quale ha tratto enormi soddisfazioni. La Juve ha bisogno di Uomini di questo spessore e tenore. Nel ‘Palmarès’ societario Alessandro Del Piero brillerà sempre come il già calciatore e Presidente Giampiero Boniperti. Del Piero ancor oggi veste la ‘fabulosa’ casacca Juventina un po’ a gettone visto i tempi di impiego in prima squadra. E, allorquando viene chiamato per fare l’ingresso in campo: entra ‘effabilmente’ in partita dando il meglio di sé e non disdegna realizzare reti sempre di pregevole fattura. Anche il meno famoso ma novizio e altrettanto redditizio Alessandro Matri quando viene chiamato in campo non disdegna bucare la rete avversaria con gol di rapina entusiasmanti e pesanti. Lo spettacolo con il ‘Duo’ Alessandro è assicurato. La rimonta e la vittoria o l’inaspettato pareggio vengono acciuffati. Ieri lo dimostrava Del Piero con calci ad effetto. Oggi, nell’ultima partita contro il Milan nel derby d’Italia (per eccellenza) appena subentrato al fortissimo Quagliarella lo dimostra (in egual misura) Matri-x. Matri si fa subito notare per la prontezza realizzativa. E, così la Juve salva la giornata riaggac-

inter club

ciando il Milan che stava per effettuare la fuga. Così, Matri balza ancora una volta agli onori della cronaca e della Gara nobilitando l’incontro scappato di mano ai più Tanti (per la vergognosa rissa). Matri proviene dalle giovanili del Milan: approda successivamente nel Prato, nel Lumezzane, nel Rimini, nel Cagliari, dopo nella Juventus; da qui, compie ufficialmente il salto di qualità in Nazionale con Prandelli. Il che è tutto dire. La strada in salita pian pianino diviene pianeggiante; la sua innata dote realizzativa lo conduce mano mano verso vette sempre più interessanti. Giocare nella Juventus è sempre stato il sogno di tanti campioni.

Raggiungere quella speciale ‘Famiglia’ è la consacrazione ufficiale dei veri campioni. Nella Juventus del tempo andato hanno giocato calciatori di eccelso livello: chi non ricorda: i vari Charles, Sivori, Altafini, Haller, Causio, Zoff, Trapattoni, Gentile, Cabrini, Scirea, Nicolè, Platinì, Boniek e così via. Tutti pezzi pregiati che hanno contribuito massimamente a dare gloria nazionale e internazionale alla Juve. Juventus vuol dire Gioventù, la gioventù rappresenta la condizione ottimale di un individuo. La Juventus incarna al meglio la forza e la tenacia, la tecnica e l’agonismo sportivo più completo. Chi gioca in codesta squadra sente lo stimolo massimo per confermare questi atteggiamenti per dare linfa vitale (con la conquista di Trofei) alla Vecchia Signora. L’ultima esibizione terminata nella classica ‘caciara’ con autentici campioni alla Del Piero e alla Matri non sarebbe sfociata nella miseranda conclusione dell’incontro che ancor oggi fa discutere animatamente gli sportivi ed i tifosi di ogni latitudine. Il ‘canaio’ poco aristocraticamente così definito con vulgata popolare non piega minimamente la ‘Vecchia Signora’ la Juventus. Non c’è la diminuzione del suo valore o la demolizione del mito: ma, l’acquisizione di uno ‘status’ nobiliare e matriarcale nel mondo del calcio che non potrà mai scalfirsi finche in quella squadra militeranno calciatori come i nostri due Alessandro. Anche i non tifosi sono in fondo in fondo ammiratori di quel ‘cliché’ juventino che ha sempre funzionato e funziona da tempo immemore. Ritornando a parlate del Matri-gol, abbiamo notato che si mette in grande evidenza nel Cagliari ove stava per incarnare il mitico Gigi Riva per le sue doti balistiche. Non ha fatto in tempo a vestire pienamente i panni e quelle sembianze, molto probabilmente riuscirà nella Juve portando a termine quella missione che cominciava ad essere non più impossibile. I gol nella Juventus calano a fiocchi e Matri-x non più matri-cola si autocandida autorevolmente a sostituire il Gigante Alessandro (il magno) Del Piero. Auguri al Piccolo ed al Grande Alessandro. Il Duo quanto prima subirà una naturale ‘scissione’ sul campo ma non nella Geografia societaria. Con gli Alessandro si vince.

alessandria

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Scrittori

Prova tecnica per un progetto di rivista letteraria

di Alessandria e del Monferrato L

anciata una campagna di sensibilizzazione alla lettura: pubblico e partecipanti alle serata del microfestival poetico e letterario con cadenza mensile ‘Vi Piace?’ suggeriscono romanzi, sillogi e saggi quale proposte di lettura da condividere. Stanno arrivando proposte che avranno spazio nelle prossime serate programmate in aprile e maggio, ma già si stanno prospettando serate speciali come quella di un ‘Vi Piace? Immagini!’ per dar spazio a documentari e cortometraggi.

Sul piccolo palco dell’isola Ritrovata (via Santa Maria di castello 8, Alessandria) nelle prime sei serate (14 ottobre, 4 novembre, 2 dicembre 2011, quindi 6 gennaio, 3 febbraio e 2 marzo 2012) si sono esibiti in un clima di buona amicizia Monica Giacobbe, Ernesto Bettoni, Gianfranco Isetta, Anna Zucca, Marcello Tedesco, Roberto Chiodo, Fabio Izzo, Matteo Piombo, Domenico Di Filippo, Chiara Parente, Gisella Margara, Neva Maroccolo, Ornella Anselmi, Marina Elettra Marametto, Mas-

LA CITTÀ SOPRA LA NEBBIA di claudio Braggio

L

Le storie d’amore avranno un limite? (racconto di Neoplasma)

uifa fembrava felice ogni feva quando Mavco rientvava con un piccolo dono, gentile penfievo tutto pev lei (...).

D’accordo, d’accordo, sarà meglio avvalersi di una sorta di traduzione istantanea, anche se non sarà necessariamente un aiuto alla comprensione...

Luisa sembrava felice ogni sera quando Marco rientrava con piccolo dono, gentile pensiero tutto per lei.

In quei primi mesi di armoniosa convivenza aveva riempito il suo cuore di donna con mille piccole attenzioni e la casa con centinaia di piccoli oggetti d’ogni genere, sebbene dalla simbologia discutibilmente legata all’affettuosità.

Tutti quanti di dimensioni di poco superiori al centimetro cubo, come...

Animaletti, folletti, casette, fiorellini, riproduzioni di monumenti famosi, piccoli personaggi in costume d’epoca, clown, automobiline, oggetti d’uso quotidiano quasi sempre in argento o comunque placcati, cucchiaini, strumenti musicali, pezzi degli scacchi, eccetera.

Inoltre ogni tenera sorpresa aveva un piccolo bigliettino che recava una succinta spiegazione con le ragioni non soltanto della sua esistenza, ma anche con le solide basi che avevano orientato la scelta dell’innamorato.

Nulla era stato comprato a caso e fors’anche la successione degli acquisti rispondeva ad un unico, complesso per quanto imperscrutabile disegno di vaste dimensioni.

Certamente l’operazione era stata meticolosamente pianificata, tant’è che ogni nuovo arrivo aveva già predisposta la futura collocazione e per almeno un altro migliaio di ricordini vi sarebbe stato un posto in prima fila nella libreria in salotto, sugli scaffali del bagno, nella credenza in cucina, per non parlare delle vetrinette angolari realizzate su apposito disegno, alte sino al soffitto.

Di spazio ce n’era ancora.

Col tempo, sarebbe stato necessario catalogare gli oggettini e riporli in apposite cassette di legno, che al momento stavano vuote nel solaio ed in cantina.

Un calcolo approssimativo accreditava una possibilità di conservare una collezione

Un’idea nata al microfestival di scrittura ad alta voce

Leggiamo per legittima difesa Venerdì 2 marzo 2012 alla sesta serata di ‘Vi Piace?’ simo Brioschi, Gian Paolo Cavallero, Maurizia Pertegato, Rosalia Tomasino alias Lia Tommi, Cristiano Mussi, Walter Zolli-

no, Pino Corva, Marinella Veloce, Maria Teresa Valle ed altri ospiti. Come sempre, divertente e ricca di spunti poetici e lette-

rari la conduzione a cura di Claudio Braggio e Franco Galliani, simpatici maestri del gioco.

Poeti d’assalto uccidono cabaret drammatico (nona parte)

di oltre cinquecentomila pezzi, ma molto dipendeva dalle loro effettive dimensioni d’ingombro e dalle condizioni d’imballaggio.

Nel giorno del suo compleanno, Luisa ricevette in dono dall’amato un raro volume che offriva consigli pratici e precisi su come poter agire correttamente in quel genere di operazioni.

La notte stessa, dopo che ebbero fatto all’amore con passione sfrenata, lui provò ad interrogarla almeno sui passi principali dell’organizzazione del lavoro.

La baciò con trasporto quando ottenne la prima risposta soddisfacente.

Poi le sussurrò dolcemente nell’orecchio: «Lo vedi che anche tu sei parte del mio tesoro...»

S

Le giornate si riconoscono dal suono (racconto di Archetipo)

ta-va bene.

Si sen-tiva proprio be-ne.

Non avrebbe sa-puto di-re esattamente per-ché (...), ma se qualcuno glielo avesse chiesto avrebbe risposto senza esitare che sì, quella era proprio una buona giornata e che lui stava bene, molto bene.

La prima telefonata lo raggiunse quando, al baracchino dei giardini pubblici, stava sorseggiando una bibita direttamente dalla lattina.

Il telefono portatile vibrò e poi trillò la sua allegra musichetta ed egli non potè fare a meno di rispondere: «Ahaa, Letizia carissima, come stai.. Ma che piacere sentirti... Dici che non chiamo mai... Non amo le lunghe conversazioni al telefono... No, certo che ti penso sempre, ma preferirei incontrarti di persona... Un giorno di questi...

Sono sempre molto impegnato, ma potremmo combinare per MARTEDI’ prossimo... Chiamo io... Sicuro che non mi dimentico... Sì, certo, contaci... Non che non sei diventata noiosa da quando

Già pubblicati: sul numero del 30-10-2011: ‘Prologo’, ‘Le idee sono sempre sospette’, ‘È pericoloso spandere creatività’, ‘Viaggi mentali con supplemento rapido’; sul n. del 13-11-2011: ‘La cultura è una malattia del posto’, ‘Adottate un’artista e tenetelo a distanza’; sul n. del 2011-2011: ‘Davvero l’idiozia non è reato penale?’; sul n. del 4-12-2011: ‘Il Brachetto, per Bacco! (conferenza lampo di Ossimoro)’, ‘Cabaret drammatico dell’allocco felice’, ‘Non posso più scrivere lettere d’amore’; sul n. del 18-12- 2011: ‘Attento a dove lo punti l’amore?’, ‘Raccontare i poeti è una scelta iperrealista’, ‘Che cos’è il nutrimento per l’anima?’; sul n. del 15-01-2012: ‘Manuale di navigazione per i sentimenti’; sul n. del 29 gennaio 2012: ‘Avvertimento per quanti scrivono favole (racconto di Bernardina)’; sul n. del 12 febbraio 2012 - ‘Quando una lingua muore non fa rumore’, ‘Emozioni comprate, a credito’, ‘Vietato accendere troppi sacri fuochi’.

ti sei separata... Che cosa ci stanno a fare gli amici... Sì, va bene, cena e cinemino e poi facciamo tardi a raccontarci i nostri guai amorosi... Come l’ultima volta.. Ciao, scusa, ma ti debbo lasciare... Ciao, ciao, ciao, bacio bacio...»

Vi fu la seconda telefonata che lo raggiunse quando stava sfogliando distrattamente alcune riviste pornografiche alla solita edicola.

Il telefono portatile vibrò e poi trillò la sua allegra musichetta ed egli non potè fare a meno di rispondere: «Ahaa, Sandra carissima, cooome stai.. Ma che piaceere sentirti... Dici che non chiamo mai... Non amo le lunghe conversazioni al telefono... No, certo che ti penso sempre, ma preferirei incontrarti di persona... Un giorno di questi... Sono sempre molto impegnato, ma potremmo combinare per MERCOLEDI’ prossimo...

Chiamo io... Sicuro che non mi dimentico... Sì, certo, contaci...

Non che non sei diventata noiosa da quando ti sei separata... Che cosa ci stanno a

fare gli amici... Sì, va bene, cena e cinemino e poi facciamo tardi a raccontarci i nostri guai amorosi... Come l’ultima volta.. Ciao, scusa, ma ti debbo lasciare... Ciao, ciao, ciao, bacio bacio...»

Contò la terza telefonata al mercatino mentre gironzolava annoiato fra i banchi rubacchiando piccoli oggetti qua e là.

Il telefono portatile vibrò e poi trillò la sua allegra musichetta ed egli non potè fare a meno di rispondere: «Ahaa, Brunella caaarissima, coome stai.. Ma che piaceere sentirti... Dici che non chiamo mai... Non amo le lunghe conversazioni al telefono... No, certo che ti penso sempre, ma preferirei incontrarti di persona... Un giorno di questi... Sono sempre molto impegnato, ma potremmo combinare per GIOVEDI’ prossimo... Chiamo io... Sicuro che non mi dimentico... Sì, certo, contaci... Non che non sei diventata noiosa da quando ti sei separata... Che cosa ci stanno a fare gli amici... Sì, va bene, cena e cinemino e poi facciamo tardi a raccontarci i nostri guai amorosi... Come l’ultima volta..

Ciao, scusa, ma ti debbo lasciare... Ciao, ciao, ciao, bacio bacio...»

Seguì la quarta telefonata mentre stava leccando con golosità uno splendido cono misto frutta. Il telefono portatile vibrò e poi trillò la sua allegra musichetta ed egli non potè fare a meno di rispondere: «Ahaa, Tamara caaaarissima, come staaai.. Ma che piaceeere seentiiirtiii... Dici che non chiamo maiii... Non aaamo le lunghe conversazioni al teeeleeefono... No, certo che ti penso sempre, ma preferirei incontrarti di persona...

Un giorno di questi... Sono sempre molto impegnato, ma potremmo combinare per VENERDI’ prossimo... Chiamo io... Sicuro che non mi dimentico... Sì, certo, contaci... Non che non sei diventata noiosa da quando ti sei separata... Che cosa ci stanno a fare gli amici... Sì, va bene, cena e cinemino e poi facciamo tardi a raccontarci i nostri guai amorosi... Come l’ultima volta.. Ciao, scusa, ma ti debbo lasciare... Ciao, ciao, ciao, bacio bacio...». Un passante udì distintamente la quinta telefonata annunciata dall’interminabile trillo con l’allegra musichetta di cui, musicofilo appassionato di classica, riconobbe senza fallo autore, anno di composizione, titolo estratto dell’opera completa essendo la musichetta un breve estratto; ebbe qualche esitazione nell’attribuzione dell’esecuzione, ma per non peccare d’imprecisione l’avvicinò a quella di un giovane virtuoso applaudito poche settimane prima, durante una struggente scena d’amore, in occasione della proiezione di un film senegalese candidato a ben sette premi Oscar. (segue sul prossimo numero)

II

M

ontinuano ad arrivare molte interessanti risposte alle cinque fondamentali domande: 1) La scrittura è una componente importante del tuo lavoro: quanto lo è il rapporto diretto con il lettore oppure ritieni che sia da prediligere la mediazione della parola scritta?

2) La nostra è la società dell’immagine, ma per te quanto è importante scrivere, inteso anche in senso materiale (la penna che scorre sul foglio)?

3) Qual è la componente di gioco, se ritieni che esista, insita nella scrittura?

4)Scrivere è un piacere che si può trasmettere al lettore oppure è semplicemente un modo per trasportare concetti?

5) Qual è la storia che ti ha emozionata/o di recente ovvero quale ti piacerebbe leggere (o scrivere) in questo momento?

N

Scrittori di Alessandria e del Monferrato

4 marzo 2012

Maria Teresa Valle

ata a Varazze e vive a Genova dove si è laureata in Scienze Biologiche ed ha lavorato nel più grande ospedale cittadino; attualmente in pensione divide il suo tempo tra la famiglia, la casa in campagna, l’orto, il bosco, la lettura e la scrittura; ha pubblicato per Fratelli Frilli Editori i romanzi ‘La morte torna a settembre’ (2008), ‘Le tracce del lupo’ (2009), ‘Le trame della seta’. Delitti al tempo di Andrea Doria (2010), ‘L’eredità di zia Evelina’ (2012); ‘Apro gli occhi’ segnalato al MystFest 2010 è stato pubblicato nel n°3021 del Giallo Mondadori.

1) Il primo impatto che un autore ha con i suoi lettori avviene mediante la parola scritta. O meglio il contrario. Il lettore conosce un autore inizialmente attraverso quello che scrive. È un rapporto che può restale tale per sempre, in questo caso chi legge si fa una sua idea dell’autore. Lo immagina secondo un suo modello a cui da il carattere e le sembianze che la lettura dell’opera l’ha indotto a pensare. Il rapporto diretto con il lettore può portare quest’ultimo a scoprire che il modello che aveva immaginato non corrisponde alla persona che ha davanti in carne e ossa.

Questo può costituire una delusione, oppure una piacevole sorpresa. È un rischio che si corre, ma credo valga la pena. Personalmente sono convinta che sia utile il rapporto diretto con i lettori. Io amo vedere in faccia chi mi legge. Sapere cosa è piaciuto e cosa no. Io amo i miei lettori.

2) La penna non scorre più sul foglio. Oggi io siedo davanti al mio portatile e schiaccio dei tasti.

Sposto. Cancello. Riscrivo. Senza la minima fatica. Posso concentrarmi sulle idee. Non farmi distrarre dall’inchiostro che spande, dalla biro che finisce, dalla fatica di buttare pagine e riscriverle. Il cestino della carta non si riempie più di fogli appallottolati e buttati via con rabbia. Non corro il rischio della crisi da ‘foglio bianco’. Per quanto riguarda la prima parte della domanda, io sono convinta che la scrittura continui ad avere importanza predominante. Se si intende l’immagine come mezzo visivo si comunicazione la si può pensare come uno dei linguaggi, ma non l’unico. Se si intende come ‘l’apparire’,quale biglietto da visita migliore per chi tendendoti la mano ti dica: ‘Salve. Sono uno scrittore!’. Naturalmente scherzo! Nella società dell’immagine c’è spazio per tutti. Forse bisogna sgomitare un tantino, ma ce la possiamo fare.

3) Più che di gioco parlerei di sfida. Per me la sfida è farsi capire, riuscire a comunicare sensazioni, emozioni al lettore. Non c’è una componente ludica nello scrivere, ma c’è un sottile piacere nel trasmettere il proprio pensiero. Io sento la magia che segue all’affidare alla carta le mie parole che, per strade casuali e comunque a me sconosciute, arrivano sotto gli occhi di persone che le leggono, le interpretano, le fanno proprie, restano colpite ora da un aspetto, ora da un altro a seconda della propria sensibilità ed esperienza. Quando parlo con loro scopro spesso che sono andati al di là delle mie intenzioni e hanno scoperto tra le righe cose che io stessa non mi sono resa conto di aver comunicato. È bellissimo.

4)Al lettore spero di trasmettere il piacere di leggere, non quello di scrivere. Non vorrei avere altri concorrenti... Non credo che scrivere sia solo un modo per trasportare concetti. Spero che per i miei lettori non sia questa la sensazione che provano quando mi leggono.

5) L’ultimo libro che ho letto è ‘I pesci non chiudono gli occhi’ di Erri De Luca. Non è la storia che mi ha appassionato. È una trama lieve, senza grandi avvenimenti, senza un inizio e senza una fine. Quello che mi ha appassionato, coinvolto, interessato, conquistato è lo stile di scrittura dell’autore. Frasi brevi, parole semplici, che riescono a spiegare in una riga quello che ad altri, me compresa, avrebbe richiesto mezza pagina.

Frasi secche, ma con una tale poesia, una tale precisione, una tale efficacia da chiedersi quale

nume posa averlo ispirato. Perché di facoltà soprannaturale certamente si tratta. Ecco darei qualunque cosa per saper scrivere così.

R

Laila Cresta

ivierasca ligure d’origine alessandrina, insegno presso l’Istituto Comprensivo Centro Storico di Genova; poeta, aijin, giornalista, scrittrice; redattrice della rivista per aspiranti scrittori ‘Writers Magazine Italia’ (Delos Books) fin dal numero 0 (haiku, poesia occ. e recensioni), dopo un corso di giornalismo; e grande lettrice. Prima pubblicazione in antologia, su concorso, a 19 anni (‘Exitus’); l’ultima nel 2011: ‘Povera Piccola’, noir (edizioni Albatros). Importante, per me, la silloge ‘Immagini Haiku’ (Ennepilibri, Imperia).

1) Non arriverei a dire (come Dacia Maraini) che quando scrivo non penso ai lettori e che se mi seguono bene, altrimenti pazienza, ma la prima cosa che mi interessa è sicuramente scrivere.

2) La penna che scorre sul foglio è libidine pura: ho odiato la macchina da scrivere. Amo però il personal computer: ciò che mi toglie da una parte mi rende dall’altra, con elaborati esteticamente gradevoli (certo, nella nostra società il messaggio iconico è fondamentale) che possono anche aggiungere ulteriore significato al testo, come in un kanji il cui disegno è un significato in più.

3) Scherziamo? Scrivere È gioco, almeno quando non sia un necessario componente della burocrazia.

4)Scrivere è anche un modo per..., eccetera. Scrivere è comunicazione e, se è gioco, è certo un piacere.

5) In questo momento sono immersa nell’atmosfera un po’ horror del noir che sto scrivendo, ‘L’Albergo del Ragno’, che ha gli stessi personaggi base di ‘Povera Piccola’. Riesco a leggere solo poesie, quand’è così.

N

Vinny Scorsone

ata a Palermo nel 1971, si è laureata presso la Facoltà di lettere della stessa città, da diversi anni, si occupa di critica d’arte collaborando con artisti, critici e letterati; i suoi articoli sono apparsi su giornali e riviste d’arte; è una dei soci fondatori della Associazione Culturale Studio 71 di Palermo, Galleria e Biblioteca d’Arte; ha pubblicato oltre un centinaio presentazioni di mostre e altrettanti articoli giornalistici; scrive favole e filastrocche, cosa che l’ha portata a collaborare con diversi artisti nella realizzazione di alcune mostre che si basano sui suoi lavori, l’ultimo libro pubblicato è ‘Camomilla e la luna’, un racconto in rima per bambini edito da edizioni Arianna, poi ho diversi racconti pubblicati qua e là.

1) Con la scrittura hai più tempo per riflettere, se non ti piace una cosa che hai scritto puoi sempre cancellarla ed evitare, in questo modo, di dire fesserie di cui potresti pentirti. Nonostante ciò, credo che il confronto diretto con i propri lettori sia fondamentale per la crescita personale di ogni autore.

2) Molto! Non credo potrei mai smettere di scrivere 3) Il gioco e il divertimento sono essenziali nella scrittura: se no che scrivi a fare? Scrivere è giocare con le parole ed è anche un modo per capire tante cose e dare il giusto peso alle parole.

4)Scrivere è innanzitutto un piacere personale, un modo per scoprirsi, per psicoanalizzarsi. Poi è anche uno di quei piaceri che si possono condividere con altre persone. I lettori attenti, difatti, lo capiscono subito quando una cosa è scritta per forza e quando invece c’è una partecipazione emotiva da parte dell’autore nelle cose che lui stesso scrive. Francamente, scrivere solo per trasmettere concetti mi sembra un po’ triste.

5) Sono due: il caso Meredith kercher e il caso ‘L’Italia sta fallendo?’ Riusciranno i nostri eroi a trovare il bandolo della matassa?

M

Antonella Fontana

aturità classica nel 1988, laurea in Scienze Politiche con indirizzo internazionale privatistico e ulteriore specializzazione in diritto inglese presso l’Università Statale di Milano nel 1994; frequenti soggiorni in Inghilterra e Scozia e nel Sud della Francia; dopo svariati anni come precaria e poi come impiegata ho deciso di aprire un mio studio di traduzioni; amo le lingue e se trovassi la lampada di Aladino chiederei di conoscerle tutte per poter viaggiare ovunque e comunicare con il prossimo, l’altra mia passione è la fotografia; sono traduttrice, al momento non ho pubblicato nulla, paradossalmente dare parole ai testi altrui mi priva del tempo di scriverne di miei.

1) I traduttori sono figure nascoste dietro le quinte, a volte solitari, a volte timidi, invisibili per il lettore. Tendo a pensare che i lettori non si pongano neppure il problema di chi abbia effettuato la traduzione di un testo o di come ci si sia arrivati. Per loro il libro esiste come entità a sé

stante, credo che spesso non ci si rammenti neppure che è stato tradotto, l’opera di traduzione rientra nel processo di fruizione. Per un autore il momento della promozione ai tempi odierni è diventato un aspetto molto importante, ma io credo che ciò che davvero conta sia il testo, la parola scritta e che l’eventuale mistero che avvolge la figura dell’autore non vada a detrimento dell’apprezzamento che i lettori possono avere per la sua opera.

2) Penso che la scrittura sia un piacere molto personale e privato e in questo rientri anche il rapporto con gli strumenti di scrittura. Ognuno ovviamente ha i propri, possiamo ricordare i taccuini di Hemingway, le Moleskine di Bruce Chatwin o i fogli di carta lievemente azzurra di Colette. Io sono nata nel 1969, quindi ho ancora dentro di me chiara la dicotomia tra personal computer usato come strumento di lavoro e quaderno per i momenti più intimi. Credo però che le nuove generazioni, avvezze ai più moderni mezzi di comunicazione, non avvertiranno più così forte questa distinzione e purtroppo il piacere anche tattile di sentire tra le mani la carta e la penna (o la biro, o la matita) è, a mio avviso, destinato a scomparire, insieme al senso di riservatezza dello scrivere, alla rilettura, alla riflessione, alla cancellazione e alla correzione. In un mondo di social media prevarrà la logica estemporanea del tutto e subito.

3) Molta, una notevole componente nel creare situazioni, nel connotare personaggi, nel dotarli di aspetti conosciuti in persone reali, nel nascondere indizi... Un ‘divertissement’ raffinato di costruzione che in fondo costituisce un giocattolo per adulti.

4)Se lo scrittore è davvero bravo, se ha un mondo dentro e desidera condividerlo, se ne è capace per qualche misteriosa e fortunata alchimia, credo che anche il lettore avverta nel proprio piacere di leggere il piacere dello scrittore nel dare vita a qualcosa di buono.

5) Ultimamente ho riletto parecchi libri di Simenon dedicati a Maigret e di Rex Stout con protagonista Nero Wolfe e mi hanno oltremodo rilassata e indotta al sorriso. Mi piacciono i classici e spesso leggo opere attinenti a luoghi che intendo visitare. Trovo invece più difficile appassionarmi ad opere contemporanee e me ne dispiaccio.

V

Gabriella Minarini

ive e lavora a Firenze dove ha fondato e dirige, dal 1990, L’Atelier della Voce (Centro Tomatis di Firenze) che si occupa del feed-back uditivo fonatorio finalizzato alla comunicazione interpersonale; laureata in Disciplina delle Arti, della Musica e dello Spettacolo all’Università di Firenze, ha immesso nel lavoro artistico le competenze acquisite in un trentennio di lavoro svolto applicando il Metodo Tomatis; svolge un intenso lavoro coaching, in Italia e all’estero, per i libretti d’opera italiani e la trilogia mozartiana, con cantanti, direttori d’orchestra, maestri di coro e suggeritori. Consulente del complesso di fiati ‘Controquintetto’, per la sceneggiatura, regia e movimento scenico delle performance. Sceneggiature e regie: ‘Ghiandina delle Fonti’ , fiaba in musica in due atti; ‘Finch’han dal vino’... Un percorso tra musica e parole (per il Controquintetto); ‘vAI DOve ti porta la musica’. Passeggiata poetico-musicale fra i Colori dell’Amore.(Cenacolo di Santa Croce, 15 maggio 2004, Controquintetto - Adriana Marfisi soprano); ‘Amadé’... O, l’inganno dell’apparenza. Alla ricerca di Wolfgang Amadeus Mozart attraverso la sua musica, le lettere, i testi dei libretti... (per il Controquintetto); ‘Sul fil d’un soffio’, elaborazione per un CD di musica di Verdi per il Controquintetto e Adriana Marfisi.

1) La scrittura è una componente importante del tuo lavoro: No, ma lo è per il mio studio. Quanto lo è il rapporto diretto con il lettore: ancora non sono in grado di dirlo; però sono stata molto soddisfatta, in occasione della messa in scena di una mia sceneggiatura (Ghiandina delle Fonti) dell’apprezzamento degli spettatori. (oppure ritieni che sia da prediligere la mediazione della parola scritta?) Non saprei dire ... ma non penso.

2) Molto! Nello scrivere, anche nelle materie storiche, ‘cristallizzare’ il pensiero nell’attesa che qualcun altro lo sciolga è un piacere grandissimo... Soprattutto quando ci si accorge che l’altro è andato ‘oltre’, che ha potuto riflettere sullo scritto e, spiegandolo, ha fatto altra strada. Credo che il ‘sentire’ sia più importante che il ‘vedere’. Io sono una persona molto legata al mondo sonoro. Del resto le mie sceneggiature sono legate alla musica e al servizio di musicisti.

3) Per me, oggi, è quella legata alla sfida, al confronto continuo con chi è passato prima di me su tante carte e non ha saputo o potuto leggerle. Confutare o accertare date, scoprire relazioni e dipendenze tra i vari documenti; cioè, andare oltre ... sperando che altri, poi, lo facciano ...

Oppure nello scrivere testi su cui dei musicisti si esibiscano come se fossero uno spartito musicale... ‘Il ‘Finch’han dal vino’ (scritto per il Controquintetto) ne è la chiara dimostrazione.

4)Credo si trasmetta ... tutti abbiamo pensieri che si ‘svegliano’ leggendo qualcosa che è in accordo con il nostro sentire ... e vorremmo sicuramente comunicarlo.

5) Io continuo a lavorare sui documenti della messa in scena dell’Attila di Verdi a la Fenice di Venezia (17 marzo 1846). Inizierò presto la lettura drammaturgico-musicale dell’opera e, conseguentemente, inizierò a scrivere sostenuta dai documenti coevi. L’emozione è forte, l’attenzione deve essere alta per scansare possibili errori, sia di trascrizione, sia di interpretazione, ma il piacere sovrasta tutto.

V

Maddalena Brunasti

eneta al 100% - 4/4, anche se nata a Milano, dove ha fatto tutte le scuole dalla materna all’università, e ha cominciato a lavorare - prestissimo! a 14 anni, facendo molte esperienze in vari campi, soprattutto editoriale e socio-educativo, in una parola ‘comunicativo’, imparando molte arti, che non ha mai messo da parte e oggi, a quasi 50 anni sta imparando ad usare nel nuovo linguaggio del presente... In cui, per l’età anagrafica faticosamente, ma senza mai perder entusiasmo e passione, cerca di tradurre la propria lingua ‘Treccani’ nei nuovi codici multimediali; in Monferrato, a ‘Locanda dell’arte’, sta scoprendo uno scrigno di tesori di cui parlare e da mostrare al mondo; non ho scritto libri, m tanti, tantissimi articoli, ma su argomenti tecnici (cartotecnica, bedding e out-door sul Monferrato, molti comunicati stampa.

1) La scrittura è una componente importante del tuo lavoro: quanto lo è il rapporto diretto con il lettore oppure ritieni che sia da prediligere la mediazione della parola scritta? io scrivo, sì... ma per mestiere (giornalista/pr), e i miei lettori sono persone a cui mi rivolgo per dare informazioni - notizie e approfondimenti, spiegazioni...

Perciò il rapporto che ho con i miei lettori nasce e si sviluppa attraverso le parole che scrivo, imprescindibilmente scrivo quelli che oggi vengono anche detti contenuti, una definizione che mi piace molto: credo sia oggi di estrema importanza che ciò che vien diffuso attraverso i media di ogni genere sia qualcosa che abbia davvero un ‘senso’ e un ‘valore’, non solo perché la storia lo chiede... La Storia, e ogni storia (story-telling), anche per ragioni eco-nomiche/eco-logiche è molto bello questo nuovo mondo globale ricco di tante storie che si affollano in molti modi nella Storia su pagine di ogni tipo (stampate, video, tv, teatro, internet...), e proprio la scrittura - che mette ‘nero su bianco’ e lascia tracce di memoria delle tante ‘cose’ che ci sono, che accadono, che ci coinvolgono e stupiscono, affascinano, interessano, colpiscono... - ha un ruolo importante e determinante: permette ai tanti lettori del presente di rintracciare i nessi logici tra la miriade di eventi ‘oggettivi’ e ‘soggettivi’ di cui siamo, tutti, insieme spettatori e protagonisti... mentre la logica dell’economia eco-sostenibile ci impone di risparmiare anche sulle parole dette e scritte.

2) Le immagini dicono molte cose, che la scrittura mette in luce, evidenzia, sottolinea e svela-disvela-rivela.

3) La ‘magia’ della scrittura... Il potere evocativo delle parole, che parlate dicono molto, ma scritte, ‘tra le righe’, ancor di più.

4)Beh! Dipende dal lettore, no? e anche da cosa/come si scrive!!!... Scrivere a vanvera, sicuramente, non induce nessun lettore al piacere della lettura... Io, dalla mia, non sopporto leggere testi scritti con autocompiacimento e autoreferenzialità.

5) Continua a piacermi Baricco, soprattutto ‘Novecento’, e comunque sempre di nuovo e ancora i grandi classici, ‘Odissea’, ‘Pinocchio’, ‘Cent’anni di solitudine’ e due miei preferiti, ‘La corriera stravagante’ e ‘Oltre il giardino’.

Nuovo Hurrà Grigi Corso Roma 85 - 15121 Alessandria Tel./Fax 0131 267842 Proprietà Vento Largo di Cinzia Ariatti Corso Roma 85 - 15121 Alessandria Per contatti scrivere a info@nuovohurragrigi.com redazione@nuovohurragrigi.com pubblicita@nuovohurragrigi.com Per l’inserto letterario ‘Scrittori di Alessandria e del Monferrato’ scrivere a progettocomedy@yahoo.it

Scrittori di Alessandria e del Monferrato

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Silvia Bruzzi

ata a Bologna nel 1976; formazione Professionale e di anima: Istituto Statale D’Arte di Bologna Sezione Scultura Diploma di Maestro D’Arte , Diploma di Maturità Artistica sezione scultura; diploma di Laurea Accademia di Belle Arti di Bologna Sezione Pittura (Modica-Turin); Dams Arte (in corso); II Mostra personale 8 Ottobre 2011: ‘Impalpabile e Invisibile’.

1) Per me la scrittura è importantissima, a volte la inserisco anche nei quadri per spiegare meglio il mio sentire e quello che vorrei esprimere; lo scritto però, a differenza del parlato, puoi essere frainteso quindi SI’ alla mediazione della parola scritta.

2) Fondamentale, a volte scrivo intere pagine di pensieri, a volte uso il computer, comunque risalgo alla generazione che teneva il diario! Pensieri, parole, aforismi, poesie, pensieri di artisti importanti che mi rendono positiva e mi fanno andare avanti per il mio cammino.

3) Il cercare le parole giuste, scrivere tante parole e abbinarle per creare dei doppi o tripli o infiniti significati. Ad esempio ‘Dimenticata’ è titolo di un mio quadro su Bologna... La città dimenticata, la città potrebbe essere anche interiore, il microcosmo e il macrocosmo, ‘Dimenticata’ la città Bologna è tutto al femminile quindi rientra anche la donna come fonte di vita e d’amore dimenticata...

4)Si può trasmettere al lettore o fruitore dell’arte; nel mio caso è importantissimo, perché si è giusto che lo spettatore o lettore comprenda e senta ,guardando l’opera d’arte, quello che vuole, ma è altrettanto importante il fatto che solo io so cosa vorrei che provasse e quindi la parola aiuta e rende ancora più efficace l’aspetto solo visivo dell’opera.

5) Sto leggendo un bellissimo libro che mi è stato regalato, che è ‘Io e Dio’ Una guida dei perplessi (e tale sono) di Vito Mancuso. Storia, filosofia, religione, l’uomo: è stupendo! Ma impegnativo... il libro che adoro è amo più profondamente è ‘Lo Spirituale nell’Arte’ di Kandiskij.

N

Daniela Musini

ata a Roseto degli Abruzzi, vive vicino Pescara; diplomata in Pianoforte, Laureata in Lingue e Letterature Straniere, Laureata in Lettere moderne, apprezzata studiosa di d’Annunzio (argomento delle sue conferenze in tutto il mondo), è scrittrice, drammaturga, pianista e attrice; il suo testo teatrale ‘Mia Divina Eleonora’ (dedicato alla Duse) ha vinto la medaglia di bronzo al Premio Firenze, il primo premio assoluto al Premio Garcia Lorca di Torino e la Coppa Sarah Ferrati per Autori di Teatro; come scrittrice ha al suo attivo ‘Lucrezia Borgia. Misteri, intrighi e delitti’ (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri) e ‘I 100 piaceri di d’Annunzio’ (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri) con il quale in questi giorni ha vinto il Premio Letterario Nabokov 2011; pubblicherà nel 2012 ‘Messalina’ con Alberto Castelvecchi Editore; ha scritto numerosi testi teatrali messi in scena negli Istituti Italiani di San Pietroburgo, Lione, Colonia, Berlino, Ankara, Istanbul, Kyoto e presso l’Ambasciata d’Italia a Cuba, l’Accademia di Musica di Bielorussia a Minsk e il Teatro dell’Opera di Varsavia, sedi prestigiose che l’hanno vista nella triplice veste di autrice/attrice/pianista nei panni di Eleonora Duse che interpreterà anche al Teatro Bibiena di Mantova il prossimo 1° Marzo, anniversario della morte di d’Annunzio.

1) Il fil rouge che collega e amalgama i diversi aspetti della mia attività artistica è l’affabulazione: sia che io svolga conferenze o reciti in palcoscenico, sia che scriva in qualità di autrice teatrale o come scrittrice, ciò che più mi intriga è coinvolgere il lettore, ‘sedurlo’, ossia condurlo a me e con me, prenderlo per mano e scoprire insieme a lui vicende, atmosfere, storie, percorsi dell’anima. È la complicità che si instaura fra autore e lettore che mi affascina e che ricerco. Sono un’attrice di teatro e il rapporto con il pubblico è indispensabile e questo si riverbera anche nel gioco meraviglioso dello scrivere.

2) Scrivo sempre prima a mano e poi riporto sul computer, strumento meravigliosamente utile per correggere, spostare, integrare... Ma l’atto stesso della penna che verga il foglio bianco, le cancellature furiose, gli asterischi che rimandano ad inserimenti di periodi, la riscrittura continua di una frase e persino il foglio bianco immacolato che rimiro prima di iniziare, sono tutte componenti per me imprescindibili. Ho bisogno del ‘contatto’ fisico con la penna e il foglio (scrivo su quadernoni ad anelli a quadretti grandi, dalla copertina romantica e sempre vagamente retro): guardare le pagine che si riempiono di parole mi inebria. Scrivo di getto, ma poi sto magari un’ora a rielaborare una frase di tre righe. Aveva ragione Oscar Wilde: «Uno scrittore è colui che impiega una mattinata per apporre una virgola e un pomeriggio per toglierla».

4 marzo 2012

3) Fondamentale. La scrittura, per me, è un gioco di specchi e di scacchi.

4)La risposta l’ho già data precedentemente quando ho ribadito che senza la presenza invisibile del lettore non c’è piacere, a meno che non si scriva solo per sé; allora diventa un atto intimo, privato, nascosto, bellissimo, ma è un’altra cosa. Bando alle ipocrisie: lo scrittore scrive per essere letto, punta dritto al cuore o alla mente, spara e vuole colpire, ma muore egli stesso se non ha interlocutori. C’è una sorta di rapporto carnefice/vittima ma chi sia cosa è difficile da individuare. Ed è proprio questo il bello: in questo rapporto stupendamente intimo fra persone distanti e vicine nello stesso tempo.

5) Ho appena finito di leggere un libro sugli Zar che hanno governato la Russia fino alla Rivoluzione bolscevica: uno scenario, quello della Russia zarista, rifulgente e sconvolgente. Credo che scriverò un romanzo storico che abbia per protagonista Rasputin. Adoro Dostoevskij e Rachmaninov e San Pietroburgo mi ha ammagato.

Sì, penso proprio che il mio prossimo libro sarà ambientato in quella magica città.

H

Walter Zollino

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Lucia Valenti

o 37 anni (riferito all’anno 2012, ndr), sono un editore, un fotografo e un poeta; scrivo da 20 anni non ho all’attivo nessuna pubblicazione ufficiale, nessun libro, ho molte letture pubbliche e alcune edizioni estemporanee; ho fondato ‘TEATRO VOCALI - edizioni’, ‘SHOT by SHOT - fotografia’ e ‘La Battaglia dei Poeti’; collaboro con Flavio Fracasso nella sua ART HOUSE ex Fienile; aAttualmente curo la collana ‘Fiori di Cactus’ edita da TEATRO VOCALI di cui sono l’editore e fondatore 1) La parola non media nulla, chi scrive, vuole il lettore, compagno di collettive forme d’amore o nemico in battaglia, lo vuole tra le mani. Scrivere è molto più carnale di quanto si pensi.

2) Io ricerco prima l’oralità, la Poesia ancestrale, scrivere è un atto finale, è un segno necessario di questa società, anche se questa fonda tutte le sue certezze sulla conoscenza acquisita oralmente, tramandata di millennio in millennio. Mi piace la lettura pubblica, perché forma collettiva ancestrale.

3) L’erotismo e l’ironia, il resto lo scrivi senza giocarci.

4)Scrivo per lo stesso motivo per il quale la protagonista di ‘scarpette rosse’ ballava.

5) Sto leggendo, lentamente, molto lentamente, ‘Altai’ di Wu Ming; ‘Q’ di Luther Blissett mi aveva entusiasmato, bellissimo.

asce ad Arona (Novara) nel 1958; socia fondatrice ed attualmente Presidente della Cooperativa O.D.S. (Operatori Doppiaggio e Spettacolo), unica cooperativa di doppiaggio in Piemonte, operante dal 1983; · Voce di campagne pubblicitarie nazionali televisive e radiofoniche quali: Lines, Sip (‘Mi pensi? Ma quanto mi pensi?’), Perlana, Svelto, Ace, Locatelli, Lip, Samsonite, Vini Bolla, Ferrero Raffaello, Kinder Brioss, GIG, Editrice Giochi, Combipel, Regione Lombardia, Regione Piemonte, Fiat (‘Cogli l’attimo’), Auchan, Antonetto e altri; ha prestato il suo volto per molte campagne pubblicitarie nazionali: Perlana, Dixan, Svelto, Banca C.R.T., S.Paolo, Knorr, Ferrero Kinder, Fiat, e altre; ha lavorato presso tutti gli studi di doppiaggio del Nord Italia prestando la sua voce a Telenovelas, cartoni animati , film e telefilm, anche in qualità di adattatrice e direttrice di doppiaggio; come direttrice di doppiaggio al suo attivo fra l’altro: ‘South Park’ 15 stagioni (MTV-Commedy Central), ‘Tre gemelle e una strega’ (The triplets) serie tv, ‘Nasolungo e la principessa’ film Mondo Home Entertainment, ‘I spy’ serie animazione 52 episodi, ‘Aida degli alberi’ film cinema Lanterna Magica, ‘Tiny robots’ HV Mondo Home Entertainment, ‘Little panda fighter’ film, ‘La banda volante’ serie tv, ‘Little bee’ HV Mondo Home, ‘La giungla magica’ serie tv, ‘Martha, il cane parlante’ 40 ep. serie tv, ‘Max & CO’ film, ‘Pic me’ serie animazione, le sit comedy ‘My family’ serie tv, ‘Il nonno nel taschino’ serie tv, i telefilm ‘Alla corte di Alice’ serie 3 stagioni, ‘L’ispettore Barnaby’ serie 3 stagioni, ‘Rookie blue’ stagione 1 e 2 - 13 ep., ‘Haven’ serie stagione 1 e 2 -13 ep., ‘Shattered’ serie stagione 1 - 13 ep.; ; è la voce di Yolande Moreau in ‘Seraphine’ di Martin Provost, Seraphine Louis, Ljiljana Blagojevic in ‘Promettilo!’ di Kustoriza, Julie Walter in ‘Buster’, Miranda Richardson in ‘Falling Angels’ - (Mary Field), Miranda Richardson in ‘Puffball’ (La pupilla del diavolo), Annette Bening in ‘Il presidente’, Kathy Bates in ‘Love Liza’ - (Mary Ann), Noemie Lvovsky in ‘Actrices’ (Nathalie), Dita Von Teese ‘St francis’, Hunter Tylo in ‘Sharkman’, Helene McCardle in ‘Lost signal’, Sandra Paduch in ‘Five across the eyes’, Vanessa Angel in ‘Out of blood’, Glenne Headly in ‘Comeback season’ (Rivincita per due), Kelly Rowan in ‘Jack e Jill’; in teatro ha recitato in diverse comme-

III

Un lavoro duro in grado di offrire gratificazione

La scrittura è un gioco affascinante die dirette da Sergio Ariotti, ‘Il Girotondo di Snitzler’ regia di Gianni Mantesi, ‘Ascesa e Caduta della città di Mahagonny£ di Brecht con la regiadi Gianni Mantesi; ‘5 X una’ di Enrico Luttmann - La radio in Teatro - Prodotto da O.D.S. con la regia di Tony Mazzara; ha partecipato ad innumerevoli sceneggiati radiofonici tra cui: Serie ‘Spia contro spia’, ‘Cronaca di un delitto’, ‘Giallo sera’, ‘Casanova’, ‘Il sistema del dr. Catrame’, ‘Quella strana felicità’, ‘Ritratto d’attore’, ‘Il testimone’, trasmissione radiofonica a puntate ‘Eri forte papà’, ‘Radiouno jazz’, eccetera; diverse le partecipazioni in sceneggiati televisivi: Giovanni Achille Cagna (Regia Sergio Ariotti), Aeroporto Internazionale e Versilia; molte le parti in recenti produzioni: ‘Non ho sonno’ (Argento), ‘Mozart è un assassino’ (Rai 2 - Sergio Martino), ‘Cuori rubati’ (Soap - Rai 2), ‘Vivere’ (Soap - Mediaset), ‘Cento vetrine’ (Soap - Mediaset), ‘Sospetti’ (Sceneggiato Rai 2 - Lepre), ‘Last Food’ (Film - Cini), ‘Killer’s playlist (Film - Ausino), ‘Giallo?’ (Film Capuano), ‘Il bene e il male’ (2008 Torino); presta la sua voce a numerosi jngles per campagne pubblicitarie; dal 1983 tiene corsi di formazione nell’ambito dello spettacolo, del doppiaggio e formazione aziendale.

1) Sono due cose diverse. Possono coesistere con la stessa intensità. Ovvio, per noi attori le parole scritta sono fonte di ispirazione. Il nostro obiettivo è cogliere il respiro che vi sta dietro e riuscire a trasmetterlo. L’interprete, ancor prima dell’attore, è colui che attraverso la sua espressività vocale, coinvolge e travolge l’ascoltatore trascinandolo dentro alla storia, agli ambienti, al carattere dei personaggi, ai paesaggi, ai pensieri...

2) Super super super importantissimo!!! E non sono una scrittrice...

3) È un po’ quella che sto usando?

4)Wow! Dipende. Se scrivo di fisica quantistica, trasmetto più che altro concetti, ma se quei concetti io li potessi spiegare con trasporto, dinamica, pause, varianti e colpi di scena... Quanti allievi soffrirebbero meno e forse riuscirebbero a comprendere qualcosa di più? Se scrivo romanzi o racconti... Beh, i concetti scompaiono dietro alle sensazioni, che sono quelle che guidano la vita.

5) Un racconto di un autore molto giovane che parlava di una sua esperienza nella natura. L’ho vissuta come fosse mia. Ogni volta che leggo qualcosa e provo quello che leggo sulla mia pelle, le parole sono pura magia e diventano indimenticabili.

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Cinzia Demi

ata a Piombino (Livorno), lavora e vive a Bologna; operatrice culturale, poetessa, scrittrice e saggista; collabora con le riviste ‘ClanDestino’ e ARTJournal; fa parte del gruppo Poetico il ‘Laboratorio di Parole’ con l’incarico di curatrice delle relazioni esterne e direttrice della rivista bimestrale ‘Parole’; nel 2007 pubblica il libro ‘Incontriamoci all’Inferno’ Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon) con il quale contribuisce alla conoscenza del Poema tramite incarichi per progetti scolastici, conferenze e drammatizzazione dei testi in varie realtà istituzionali, teatrali e culturali d’Italia; collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, con l’Università Primo Levi di Bologna, con l’Associazione Italia Medievale, con La Festa della Storia organizzata dal Dipartimento delle Discipline Storiche, con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna e con molte altre associazioni e istituzioni sul territorio nazionale; ha pubblicato ‘Il tratto che ci unisce’ (editrice Prova D’Autore), ‘Caterina Sforza. Una forza della natura fra mito e poesia’ (Fara Editore), ‘Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia’ (Gruppo Albatros Edizioni Il Filo); è direttrice per la Casa Editrice Pendragon di Bologna, della nuova collana di poesia Sibilla; suoi testi di poesia e saggistica compaiono in varie riviste e antologie nazionali. www.passionepoesia.blogspot.com 1) Il rapporto con il lettore è fondamentale. Io non scrivo per me stessa o meglio, non solo. E credo anche che, nel momento in cui si decide di pubblicare un libro, ci si debba mettere nell’ordine di idee di assumersi la responsabilità di questo gesto. Pubblicare, proporre i propri testi agli altri in letture pubbliche, parlare della propria poetica sono tutte esperienze che completano quella della scrittura, che fanno di uno scrittore un autore, consapevole dell’apporto che dà alla letteratura, alla poesia, alla cultura tutta. Per quanto riguarda la poesia poi, in particolare, il

contatto con la proposta di un ascolto si rende quanto mai necessario, in relazione alla necessità di avvicinare i lettori a questo genere di scrittura poco frequentato nell’esposizione libraria e nell’acquisto di libri, poco attenzionato dalla critica, poco oggetto di battage pubblicitario e mediatico. È al poeta che spetta il compito di raccontare i propri versi, di condividerli con gli altri: è la poesia stessa che glielo chiede.

2) Scrivere è la mia vita, come leggere e studiare.

Nelle mani ho il callo dello scrivano. Mi piace il contatto con la penna e il foglio di carta, ma non disdegno certo il computer, strumento ormai indispensabile e insostituibile. Se oggi siamo nella società dell’immagine è certo sintomo di un percorso storico, sociologico e psicologico che parte da lontano, magari da quelle prime forme di nevrosi dell’uomo, dovute ai processi di industrializzazione che crearono l’esodo verso i centri urbani e la creazione delle prime metropoli, a cui cercavano di reagire i blasé di Simmel con forme di resistenza che determinarono atteggiamenti di cinismo e indifferenza verso gli altri, verso i concetti e verso le parole. La frenesia degli imput visivi, da cui cominciarono ad essere bersagliati quegli individui d’inizio secolo, anche solo andando per strada, è continuata senza sosta, incrementata dai processi di informatizzazione e dagli strumenti di comunicazione che fanno parte sempre più integrante della nostra vita. Ma, da romantica evocatrice di ricordi quale sono, non posso astenermi dal guardare con commozione quegli antichi manoscritti, contenuti ormai nelle teche dei musei, frutto di tanto pensiero gettato sul foglio.

3) Si può dire con Bettelheim che l’importanza del gioco nell’educazione e nella socializzazione è stata, per molto tempo, riconosciuta in teoria e negata nella pratica, prima di arrivare a capire quanto questo fosse importante quale elemento fondamentale per incrementare la nostra immaginazione. Sin da bambini infatti, il gioco è una forma di relazione che, se perseguita, aiuta la crescita e lo sviluppo. E, della scrittura, certo anche l’immaginazione è una componente basilare. Vuoi che si tratti di narrativa o di poesia ma questo vale per tutte le arti - l’immaginazione fa andare oltre il reale, fa cercare soluzioni che possono rasentare il sublime dell’inconscio, fa smuovere emozioni che non sembravano esistenti. E, forse, aiuta a costruire pensieri che possono ancora destare meraviglia, in quel mosto mondo dell’immagine, di cui si diceva prima.

4)Sono convinta della necessità di coinvolgere i lettori nella scrittura. In particolar modo penso ai ragazzi per i quali realizzo laboratori di lettura, scrittura e teatralizzazione dei loro lavori. Dice Calvino: «Noi siamo quelli che credono in una letteratura che sia presenza attiva nella storia, in una letteratura come educazione, di grado e di qualità insostituibile. Letteratura che deve rivolgersi agli uomini, deve insegnare loro, servire a loro e può servire solo in una cosa: aiutandoli a essere sempre più intelligenti, sensibili, moralmente forti».

Ed io parlo per esperienze personali, fatte sul campo, vissute in profondità come un antropologo. Non ho la certezza che i risultati raggiunti possano essere generalizzati, ma dispongo di vari riscontri e su fasce d’età diverse. E ogni volta, devo dirlo, mi sono lasciata sorprendere della spontanea verve ironico-poetica dei ragazzi , da slanci e passione, da voglia di fare come un naturale riscontro alle letture, agli stimoli, ai riferimenti proposti. Segno di una profonda esigenza interiore di comunicare, che ha bisogno solo di essere stimolata.

5) Uno degli ultimi libri che ho letto è stato Le Mariuccine di A. Buttafuoco. Racconta la storia reale dell’Asilo Mariuccia luogo di ricovero, istituito a Milano nei primi anni del ‘900, per le bambine e le giovani ragazze abbandonate e inevitabilmente avviate alla prostituzione, che fu realizzato grazie all’ opera di Ersilia Bronzini Majno, una di quelle grandi donne che hanno contribuito a far crescere l’Italia e a garantirle uno stato sociale, lavorando per i diritti delle lavoratrici e dell’infanzia sfruttata. L’asilo è tuttora esistente, se pur trasformato in Fondazione, e con intenti diversi da quelli della sua origine. Legata alla storia dell’asilo, c’è quella della Majno stessa, una splendida ed emozionante figura che mi ha lasciato un forte segno per le sue caratteristiche umane e di forte impegno civile. Su di lei ho scritto un saggio biografico, sotto forma di autobiografia tra l’immaginario e il reale, di prossima pubblicazione.

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4 mar. 2012

HURRÀ GRIGI

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L’ORSO GRIGIO RACCONTA di Mario Bocchio

I miei ‘Top Undici’ del Centenario Portiere ANSELMO GIORCELLI Fu un eccelso portiere. Cresciuto nell’U.S. Trinese di Trino, venne notato nel 1947 dagli osservatori dell’Alessandria, squadra con cui esordì in Serie A nel corso del campionato 1947-48. Vestì la maglia grigia per altre tre stagioni. Nel 1951, un anno dopo la retrocessione del club piemontese in C, passò al Monza per una stagione, prima di approdare al Bologna nel 1952.

Nello stesso anno fu tra i giocatori convocati in Nazionale in occasione delle Olimpiadi di Helsinki. Vestì la casacca rossoblù per nove stagioni, vincendo una Coppa Mitropa. Nel 1961 pose fine alla sua carriera di calciatore per entrare a far parte dello staff tecnico dell’Alessandria, con cui collaborò diversi anni, allenando per un periodo la prima squadra durante il campionato di Serie B 1974-’75.

Terzini LUIGI BUSSETTI Gigi è forse il giocatore grigio che può vantare di aver ricoperto tutti i ruoli della squadra, compreso quello del portiere. Atleta forte e possente, soprattutto insuperabile sui terreni fangosi, si impose come terzino e fu capitano della squadra per alcuni anni.

In maglia grigia giocò 160 incontri. Anche lui giovanissimo fu notato da Dadone e non ancora diciassettenne esordì in prima squadra ad Ancona. Seguirono il periodo bellico, il servizio militare e la prigionia: quasi decise di abbandonare, ma fu sollecitato a tornare a giocare con l’Alessandria nel campionato 1949-’50 e restò fedele ai colori ‘mandrogni’ fino al 1956, quando qualche dissapore con l’allenatore Sperone, subentrato a Scamuzzi, e un grave incidente di gioco contro il Marzotto lo costrinsero alla resa definitiva.

GIGI CASSANO È la mitica leggenda di Litta Parodi. Per tutto il calcio italiano era ‘il Cavaliere’. Iniziò a giocare nel Savoia fin da piccolo e si affermò definitivamente nella squadra Under 17. Nel 1937, sotto l’egida di Baloncieri, passò nelle giovanili dell’U.S. Milanese: iniziò così la folgorante ascesa del ‘Cavaliere’. Dopo tre anni al Napoli si trasferì a Torino dove vinse il primo scudetto dei cinque conquistati dal Grande Torino nella stagione (1942-43). Nel dopoguerra giocò con l’Alessandria, con cui vinse il campionato di Serie B 1945-46. Morì durante il periodo di militanza alla Sampdoria, per un attacco di tifo che fece seguito a un’ infezione da cozze avariate ingerite durante la trasferta di Bari (11 gennaio 1948), sua ultima partita. Aveva 27 anni.

Centro mediano CARLO CARCANO Nella storia del calcio ha avuto e sempre avrà un posto di primissimo piano. Nell’Alessandria ebbe modo di perfezionare e potenziare il suo gioco, proprio alla corte del famoso inglese Smith, cui vanno molti meriti nella creazione della cosiddetta scuola calcistica alessandrina o ‘mandrogna’, o ‘grigia’, come normalmente la definiscono gli anziani sportivi. Il gioco di Carcano era talmente efficace nella sua Alessandria che presto le Commissioni Tecniche del tempo, che avevano l’incarico di scegliere gli elementi per la Nazionale, si accorsero di lui. Il suo debutto in azzurro avvenne il 31 gennaio del 1915 a Torino contro la Svizzera, che risultò battuta per 3-1. Carcano era di una classe di leva cosiddetta disgraziata: infatti per i calciatori della sua età ebbe inizio, e durò molto a lungo come tutti sanno, un campionato molto più duro e pericoloso, quello della Grande Guerra. Terminato il drammatico conflitto, l’attività calcistica riprese, sia nel campionato che nelle prove internazionali e Carcano venne se-

CASSANO MARESCALCO

BERTOLINI

RIVERA GIORCELLI

CARCANO

BALONCIERI

FERRARI

BUSSETTI

lezionato nelle squadra azzurra cinque volte, giocando l’ultima partita in Nazionale sul terreno di viale Lombardia a Milano dove, il 6 marzo 1921, l’Italia affrontò ancora una volta la Svizzera. Carcano aveva ormai trent’anni e pensò bene di togliersi le scarpe a bulloni del calciatore per dedicarsi alla carriera di tecnico del calcio. Ed anche in tale nuova veste le soddisfazioni non dovevano mancargli. Dapprima venne assunto dall’Ambrosiana, poi passò al Napoli e più tardi non seppe resistere al richiamo alessandrino e, nella città dove si era affermato quale centromediano di classe, tornò quale tecnico di rara maestria. Nel frattempo aveva plasmato ed affinato alla sua scuola giocatori che sono stati a lungo in testa alle cronache del calcio internazionale, in special modo Giovanni Ferrari, che considerava quasi come un figliolo, e Gino Bertolini. Negli anni Trenta allenò la Juventus del ‘Quinquennio d’Oro’ e divenne il più stretto collaboratore di Vittorio Pozzo in Nazionale.

Centrocampisti LUIGI BERTOLINI ‘Testa Fasciata’ ebbe più volte modo di raccontare: ‘Era di scena ad Alessandria il fortissimo Torino, quando si ammalò il mediano Papa.

Carcano mi cercò (era di sabato) e mi avvertì che il giorno seguente avrei esordito in serie A. «Giocherai mediano’ mi disse svelto e se ne andò. Gli corsi appresso: ‘Come mediano? Ma se sono il centravanti delle riserve. Il mediano non lo so fare. E poi, proprio contro il Torino’.

‘Non ti preoccupare’ fu la risposta ‘gioca come sai e andrà tutto bene’. Vincemmo per 3-1 su di un campo più fango che prato. Feci una gara spettacolosa. Vezzani e Baloncieri toccarono pochi palloni ed impararono a conoscermi. Divenni, in un’ora e mezzo, l’idolo di Alessandria. Mi pareva di sognare. Un anno prima dormivo d’estate sotto il ponte del Tanaro, in una specie di capanna con un letto di paglia e di fieno». Trasferitosi alla Juventus, divenne Campione del Mondo con la Nazionale.

GIANNI RIVERA Il 2 giugno 1959 è ancora oggi una data importante, non solo per il calcio alessandrino ma anche per quello internazionale e nazionale: al ‘Moccagatta’ è in programma la sfida tra l’Alessandria e l’Inter e la squadra grigia viene schierata con un giovanissimo alessandrino al suo esordio in A: Notarnicola, Boniardi, Giacomazzi, Snidero, Pedroni, Pistorello, Filini, Rivera, Vonlanthen, Moriggi e Tacchi. Il sedicenne Rivera inizia il suo cammino nel firmamento del calcio. La partita si apre con le raccomandazioni di Pedroni ai vari Invernizzi, Lindskog e Bicicli di non eccedere in maltrattamenti. Rivera incominciò a giocare con una disarmante tranquillità se rapportata alla sua età, mettendo in risalto una classe non comune.

ARMANO

GIOVANNI FERRARI Ha confessato: «Ho battuto Zamora nel Mondiale del 1934 a Firenze, però la maggiore soddisfazione la provai l’anno precedente, a Roma, contro gli inglesi. Erano i maestri.

Con un lungo tiro ingannai il portiere Hibbs; peccato che, poco dopo, Bastin abbia ottenuto il pareggio che, tuttavia, ci fece onore. Il mistero sugli inglesi, ritenuti invincibili, incominciò a svelarsi».

Della scuola alessandrina ‘Gioanin’ e Baloncieri possono essere considerati gli alunni migliori (come lo furono Rosetta per la Pro Vercelli e Caligaris per il Casale), cioè due atleti che riassunsero le caratteristiche di intelligenza, d’intuizione, di volontà di tutta una generazione di calciatori. Ferrari è stato il continuatore dello stile, della tecnica dell’idea di gioco del formidabile ‘Balòn’. Purtroppo con la partenza dall’Alessandria verso la Juventus, i Grigi chiusero il loro meraviglioso ciclo. Il gioco perse allora quel tanto che gli era rimasto di ispirazione provinciale e andò sempre più acquistando un netto carattere nazionale, cioè una fusione di tendenze diverse, armonizzate da un concetto tecnico più generale.

Jolly EDOARDO AVALLE Era un giocatore eclettico schierato principalmente come mediano, ma fu spesso chiamato a ricoprire altri ruoli a centrocampo ed in attacco. Esordì in campionato con la maglia dell’Alessandria diciottenne nella stagione 1923-’24 e con i Grigi piemontesi visse la quasi totalità della sua carriera da calciatore. Con 270 gare ufficiali disputate è ancora oggi il quarto calciatore più presente in maglia

grigia dopo Antonio Colombo, il compagno di squadra Renato Cattaneo e Mario Pietruzzi. Chiuse la carriera dopo una breve esperienza alla Sampierdarenese, nel 1934-’35. Vanta un totale di 278 presenze e 32 gol nel massimo campionato (167 presenze e 17 gol dopo l’istituzione della Serie A). Convocato in alcune occasioni in Nazionale, non esordì mai in prima squadra, disputando comunque 8 gare da titolare con la formazione cadetta: il debutto risale al 7 aprile 1929 in un’amichevole vinta per 4-1 contro la Grecia.

Ala tornante

valse una promozione. A più riprese venne soprannominato il ‘Maradona della C’.

Il vero ‘Pibe de Oro’ incanta le platee internazionali, lui un’intera città, Alessandria. I due si assomigliano, nel fisico (entrambi tracagnotti, i capelli un trionfo di permanente) e in tante movenze (rapidità, astuzia, gran tocco di palla). Ciccio riuscì a superare il divo mondiale solo nei colpi di testa. Avrebbe potuto affermarsi in categorie superiori, ma ha sempre preferito essere il numero uno in C. In alternativa ALESSANDRO VITALI Detto ‘Bambi’ per la sua timidezza e le sue paure, ma la classe era immensa, poiché capace di giocare con i piedi e con la testa, di primeggiare nel dribbling e di vedere sempre lo specchio della porta.

ADOLFO BALONCIERI È uno dei calciatori più forti di ogni tempo che abbiano vestito la maglia grigia dell’Alessandria, granata del Torino e azzurra della Nazionale. Dopo gli esordi in riva al Tanaro, fu fedelissimo ai colori granata, indossati dal 1925 al 1932 per 192 volte con 97 reti, un bottino straordinario per uno che punta non era. Diede vita ad no dei terzetti più forti di sempre: con Julio Libonatti e Gino Rossetti trascinò il Toro ai primi successi. Si completavano a vicenda anche se ‘Balòn’ era il più forte proprio per quella sua completezza che ne faceva l’assist man ed il goleador, il regista ed il leader del gruppo per doti morali ed intelligenza tattica. I suoi numeri parlano di novantaquattro reti in 190 partite nel Toro.

Allenatore

GINO ARMANO Nel 1948 fu acquistato dall’Inter, diventando in poco tempo uno dei più grandi giocatori della storia nerazzurra: con il club milanese disputò ben 255 partite in serie A e realizzò 73 reti, formando con Stefano Nyers, Benito Lorenzi e Lennart Skoglund un reparto offensivo spesso micidiale. Ai tempi dei successi interisti, l’ex ‘fanciot’ del Savoia e dell’Alessandria passò alla storia per il suo infaticabile ruolo di spola tra difesa e attacco, la famosa ‘ala tornante’, nell’ambito del sistema di gioco prudente e di marca difensivistica, ‘chiavistello’ o ‘catenaccio’, impostato dal tecnico Alfredo Foni.

Attaccanti FRANCESCO MARESCALCO Per tutti è sempre stato ‘Cicciogol’, un idolo venerato dalla tifoseria ancora oggi.

Stacco di testa, scatto bruciante, tiro fulminante e quella corsa rabbiosa sotto la curva: così Marescalco si è guadagnato un posto tra i migliori Grigi di ogni epoca, nonostante le sue reti non siano mai

GEORGE ARTHUR SMITH È stato un calciatore, allenatore e militare inglese. Giocò in patria nell’Ilford prima di giungere al Genoa nel 1912. Con la società genovese nella stagione 1912’13 raggiunse il secondo posto nella classifica finale, alle spalle dei campioni della Pro Vercelli. Sempre con i genovesi rimase una stagione, prima di essere ingaggiato come allenatore-giocatore proprio dall’Alessandria. Alla guida dei Grigi, esordienti in Prima categoria, ottenne buoni risultati piazzandosi al quinto posto nella stagione 1913-’14. A Smith è attribuito il merito, grazie ai suoi insegnamenti, dell’esplosione dei giovani talenti quali Baloncieri e Carcano, per cui si può sostenere a buona ragione che è stato lui a creare la cosiddetta scuola calcistica alessandrina o ‘mandrogna’, o ‘grigia’, come normalmente la definiscono gli anziani sportivi Morì combattendo con l’esercito britannico nel corso della Prima guerra mondiale.

Continua la mostra ‘Cent’anni in Grigio’ Centinaia di persone hanno affollato in questo fine settimana la mostra sul centenario dei Grigi, organizzata dall’Alessandria Calcio in collaborazione con Il Piccolo. ‘Cent’anni in Grigio’, ospitata dalle sale espositive al terzo piano di Palazzo Monferrato, continua dunque il suo viaggio nella storia dell’Alessandria e si prepara riservare nuove sorprese. Tifosi, sportivi, famiglie: il panorama dei visitatori è assolutamente variegato e non mancano i reduci dello spareggio col Brescia del lontano giugno ‘57. Sono proprio loro gli ospiti più emozionati e pittoreschi coi loro racconti e i loro aneddoti, sovente ripresi davanti allo schermo che proietta quella partita in una delle sale della mostra. L’esposizione sarà nuovamente aperta da giovedì prossimo e fino a domenica dalle ore 17 alle ore 19.

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L’ORSO GRIGIO RACCONTA di Mario Bocchio

I Grigi ‘sbocciati’ al Moccagatta negli ultini venticinque anni DETTO FUORI DAI DENTI di Mario Bocchio 2

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9 Foto n. 1 Valerio Bertotto con la maglia del Siena. 2 Bisoli allenatore del Cagliari. 3 Jonathan Bachini con la Juventus. 4 Graziano Battistini sulle figurine. 5 Il portiere Massimiliano Caniato. 6 Luigi Turci, estremo difensore dell’Udinese. 7 Angelo Gregucci. 8 Ivano Della Morte con il Vicenza. 9 Andrea Zanuttig ritratto nella Pistoiese. 10 Enrico Fantini in viola a Firenze.

11 Beppe Accardi con la maglia grigia dell’Alessandria. 12 Giacomo Banchelli giocatore della Fiorentina.

olti giocatori ‘sbocciati’ al ‘Moccagatta’ hanno avuto sfavillanti carriere in A e B. Negli ultimi 25 anni, il nome di maggior spicco è quello di Valerio Bertotto, torinese, classe 1973: roccioso difensore, ha legato la sua storia calcistica soprattutto all’Udinese ed è stato anche convocato in Nazionale da Trapattoni. Giocò nell’Alessandria per tre stagioni diventando, nel 1992’93, titolare con 25 presenze. Un altro grigio ha trovato consacrazione a Udine: è Luigi Turci, che difese i pali dell’Alessandria nel campionato 1991’92 con 34 presenze. Poi la Serie B, l’anno successivo con la Cremonese: successivamente ancora tre campionati in A con i grigiorossi lombardi ed il passaggio all’Udinese, sempre nella massima serie. Alcuni hanno anche incontrato difficoltà di adattamento in maglia grigia e non hanno potuto esprimere il loro talento, poi espresso altrove. Tra questi vi sono Jonathan Bachini e Fabio Gallo. Toscano, classe 1975, Bachini ha collezionato 12 presenze ed un gol con i Grigi in C1 nel 1994-’95: ha poi giocato nel Brescia di Carlo Mazzone dopo aver vestito, come Bertotto e Turci, la casacca dell’Udinese ed aver militato nella Juventus e nel Parma. Analogo discorso per Fabio Gallo, nativo di Bollate, arrivato ad Alessandria nel 1992-’93 in C1: 14 presenze e nessun gol, poi una buona carriera spesa tra Serie A e ca-

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detti con le maglie di Brescia, Atalanta, Ternana e Como. Con 32 presenze e 12 gol è sicuramente uno dei migliori bomber arrivati in riva al Tanaro: Giacomo Banchelli ha giocato in C1 nel campionato 1992-’93: una serie di infortuni seri gli ha un pò tarpato le ali anche se vanta una discreta carriera in Serie B con le casacche di Fiorentina, Cosenza, Udinese, Cagliari, Reggiana, Atalanta e Pistoiese. Vanta anche 22 presenze in Serie A rispettivamente con Fiorentina, Cagliari e Atalanta. Altro giocatore tecnicamente validissimo, ma preso di mira dagli infortuni è Ivano Della Morte: con l’Alessandria in C1 nel 1996-’97 (26 presenze e 3 gol) era uno dei Primavera più promettenti del Torino agli inizi degli anni Novanta. Acquistato dalla Lazio, dopo la parentesi mandrogna ha avuto una discreta carriera in Serie B con le maglie di Lecce, Avellino, Reggiana, Fidelis Andria e Vicenza. Massimiliano Caniato e Graziano Battistini, entrambi portieri, hanno militato nei Grigi rispettivamente nel 1989-’90 e nel 1992-’93.

Caniato ha effettuato un lungo peregrinare tra A e B con Venezia, Udinese, Torino e Chievo ed ha avuto anche un’esperienza con la Pro Patria. Miglior fortuna ha avuto Battistini che ha collezionato 72 presenze in A con Verona e Udinese e più di un centinaio in B. Terzino sinistro molto amato dai tifosi, Beppe Accardi è giunto ad

Alessandria nel 1990-’91 in tempo per guadagnarsi la promozione in C1. Dopo la parentesi grigia si è trasferito alla Reggiana con la quale è stato promosso in Serie A (con un altro ex grigio, Sgarbossa) conquistando anche la salvezza l’anno successivo. Rimarrà negli annali del calcio italiano per essere l’unico italiano ad aver militato sinora nel campionato indonesiano.

Ha poi intrapreso la carriera di allenatore. Centrocampista battagliero e con il carisma del trascinatore è stato Andrea Zanuttig che ha giocato tre campionati di C1 dal 1992-’93 al 1994-’95 con 87 presenze e 8 gol: si è poi fatto notare nella categoria superiore con Lucchese e Pistoiese. Enrico Fantini è giunto ai Grigi la prima volta nello sfortunato campionato 1997’98: dopo Livorno e Cittadella, sempre in C1, è passato al Chievo in B con il quale ha conquistato la storica promozione in A. Ha poi anche giocato nel Modena. Nelle varie formazioni dei Grigi negli anni ‘80 troviamo poi giocatori diventi storici e approdati ai massimi livelli del campionato italiano, quali, oltre al già citato Sgarbossa, Camolese, Bisoli, Gregucci e Carrera.

Gregucci ha anche vestito la maglia della Nazionale maggiore, a Cipro con cittì Sacchi. Carrera è stato una delle colonne della difesa della Juventus e con i bianconeri ha provato le forti emozioni anche dei successi internazionali, quali la Coppa dei Campioni.

Grigi, preoccupante storia di alti e bassi.

Un appunto sulle maglie del Centenario Le tre ultime partite dei Grigi hanno prodotto la classica combinazione della schedina, cioè 1-X-2, ovvero una vittoria (quella casalinga contro il Rimini), il pareggio a Cuneo e la sconfitta a Treviso. Su un totale di 9 potenziali punti a disposizione ne sono stati incamerati solo 4, pertanto non sufficienti ad alimentare una rincorsa che dovrebbe avere lo scopo di agganciare la zona-playoff. Analizzando i tre incontri, si può affermare che contro la capolista Rimini la squadra di Mister Sonzogni si è comportata, al di là della vittoria, decisamente bene ed ha creato l’illusione che tale successo decisamente positivo potesse essere un’iniezione di fiducia per il prosieguo del cammino.

Se consideriamo che questa prestazione è stata raggiunta contro, a nostro avviso, una squadra che si è dimostrata la migliore in assoluto sinora scesa al ‘Moccagatta’ , è del tutto inspiegabile la debacle contro il Treviso, che certamente è una formazione da non sottovalutare ma non da annoverare tra le squadre ‘ammazzacampionato’. Il che fa emergere i limiti dell’Alessandria nel momento in cui deve confermare le proprie potenzialità. Se contro il Rimini si è dimostrata forte, non si capisce come mai non lo sia stata altrettanto con una squadra inferiore, ovvero il Treviso. Siccome il risultato acquisito contro il Rimini è maggiormente da apprezzare in quanto il club romagnolo ha dimostrato di essere una squadra bene impostata tecnicamente e tatti-

camente sul terreno di gioco, come una compagine di categoria superiore, si riscontra che i peggiori risultati dei Grigi sono stati realizzati contro formazioni alla portata dell’Alessandria, per cui torna spontanea la richiesta al Mister Sonzogni che spieghi a noi semplici tifosi come mai si verifichino questi spiacevoli blackout. Riguardo alla partita del Centenario, proprio contro il Rimini, allo stadio si è respirata un’atmosfera di sentimenti autentici per una storia che inorgoglisce non soltanto gli Alessandrini ma l’intero firmamento calcistico nazionale. Si pone comunque un appunto sulla presentazione ed utilizzo delle maglie del Centenario. Le stesse non erano la riproduzione fedele della prima casacca dell’Alessandria, in quanto lo stemma sociale non era quello originale e, cosa orripilante, stonava la presenza dello sponsor, che a quei tempi non era minimamente pensabile. Dette maglie dovrebbero essere vendute all’asta per scopi benefici (iniziativa assai lodevole), in quanto uniche, ma risulta che la stessa serie di divise è disponibile presso varie attività commerciali della città, per cui è stato svilito il principio dell’asta benefica.

Capitan Artico, che alla fine della partita, ha lanciato la sua maglia, impreziosita dal gol realizzato, al pubblico, non si è reso conto di aver perso un’irripetibile occasione per monetizzare sensibilmente il valore di un indumento che è storia nella storia del mondo grigio.

Nuovo Hurrà Grigi Corso Roma 85 15121 Alessandria Tel./Fax 0131 267842 Registrazione al Tribunale di Alessandria n. 627 del 28 sett. 2009 Proprietà Vento Largo di Cinzia Ariatti Corso Roma 85 - 15121 Alessandria

Stampa Tipografia E. Canepa di Bagnasco Giovanni & C. Sas Via A. Perfumo - Spinetta M.go (AL) info@nuovohurragrigi.com redazione@nuovohurragrigi.com pubblicita@nuovohurragrigi.com

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HURRÀ GRIGI

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L’ORSO GRIGIO RACCONTA di Mario Bocchio

Dopo il fallimento si rivede la luce con il presidente Gianni Bianchi l campionato 2000-’01 è uno dei peggiori, la squadra è ultima dall’inizio alla fine del torneo. La società è di nuovo in vendita. L’esito del campionato successivo, quello 2001-’02, è clamoroso: i Grigi (vengono addirittura ingaggiati dai Rangers Glasgow l’ex juventino Porrini, ed il bomber Zirafa) dapprima sperperano nelle ultime giornate, a beneficio del Prato, l’abbondante vantaggio accumulato nei primi due terzi del torneo e successivamente perdono la semifinale dei playoff a causa di una larga e inopinata sconfitta interna contro la meno quotata Sangiovannese. Si aggiunge il triste epilogo dell’anno successivo: al termine del campionato 2002-’03 la società, dopo anni di delusioni sportive e di tribolati passaggi di proprietà, l’ultima fa capo ad Angelo Boiardi, retrocede tra i Dilettanti, prima del fallimento dichiarato per inadempienze economiche il 13 agosto 2003. Dopo il buio fortunatamente si torna a vedere la luce grazie alla Serie D. Conquistata dalla squadra ridenominata Nuova Alessandria e costruita da Sergio Vatta, presidente Francesco Sangiovanni, in panchina Riccardo Milani: alla fine del girone

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Il presidente Gianni Bianchi ed il ds Stefano Braghin, i protagonisti dello storico ‘filotto’ Serie D-Serie C1 in sole due stagioni. di andata dell’Eccellenza l’aggancio ed il sorpasso ai danni del Derthona, il vantaggio che aumenta, ancora otto punti, una leggera flessione che avvicina i tortonesi e la Nuova Colligiana, ma il 2 maggio 2004, sul campo della Fulgor Valdengo Tollegno, è festa, goleada e promozione. In D, dunque, ma con un’altra gestione societaria: testa a testa tra Alberto Omodeo e Gianni Bianchi, la spunta l’amministratore della Happy Tour, pool di agenzie di viaggio. Che ha il merito di riunificare marchio (acquistato dal fallimento) e

società. Di nuovo in campo l’U.S. Alessandria Calcio, il suo simbolo, i suoi colori. Frantumando le velleità della Biellese, i Grigi ritornano tra i professionisti, in quella che è ora chiamata Lega Pro Seconda Divisione. Al termine del campionato 2008-’09 l’Alessandria è seconda nel Girone A e perde i playoff contro il Como.Tuttavia è ripescata in Lega Pro Prima Divisione dove, sotto la presidenza ancora di Bianchi, si classifica all’ottavo posto. Il resto è storia recente: Veltroni, il caos societario e lo storico spareggio per la B.

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Foto n. 1 L’Alessandria 2001-’02. In piedi da sinistra: Giannoni, Franchini, Sesia, Polidori, Scaglia, Murgita, Spader, Moro, Fasce. Seconda fila: Frezzato (magazziniere), Malatesta, Braca, Zirafa, Lazzarin (preparatore atletico), Piantoni (allenatore), Rama (allenatore portieri), Porrini, Serra, Biato, Marostica (massaggiatore). Seduti: Nodari, Ciaramitaro, Troiano, Gadau, Modesti, Omoduemuke, Signorelli, Bresciani e Poggi. 2 La delusione dei Grigi dopo la sconfitta nei playoff contro la Sangiovannese. 3 Il tifo della ‘Nord’ nel campionato 2001-’02. 4 Stagione 2004-’05: i Grigi ritornano in Serie D, superando la concorrenza del Derthona. 5 I Grigi, ridenominati Nuova Alessandria, nel primo campionato di Eccellenza: sulla maglia, modificata, è anche scomparso lo stemma storico. 6 Un undici dell’Alessandria nel dominato campionato di D 2007-’08: finalmente la resurrezione! 7 Campionato di Prima Divisione (ex C1) 2009-’10: i Grigi posano davanti alla nuova Curva Nord.

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L’ORSO GRIGIO RACCONTA di Mario Bocchio

L’Unione Sportiva Alessandrina, un unico derby e poi la fusione on lo scoppio della Prima guerra mondiale il campionato di Prima Divisione venne sospeso: alcuni giocatori e dirigenti rimasti liberi da impegni militari pensarono di continuare l’attività che il sodalizio grigio aveva dovuto sospendere: venne così creato un nuovo club, l’Unione Sportiva Alessandrina.

I primi dirigenti furono il presidente Raiteri ed il segretario Correglia, mentre Umberto Vitale, ‘Papà’ Maino e l’avvocato Borasio dell’Alessandria F.B.C. offrirono saltuariamente la loro collaborazione. La maglia era grigia con una stella rossa: per questo i giocatori vennero soprannominati Grigiostellati. Gli atleti più in vista furono Baloncieri, Papa II, Barile, lo stesso Carcano ed il portiere Fillide.

Poiché il Campo di Piazza Genova (Piazza d’Armi Vecchia) era adibito a tutt’altra attività, la squadra fu obbligata a disputare solo gare amichevoli esterne: quelli contro Torino, Genoa, Andrea Doria, Modena e Bologna furono i più importanti incontri. La prima partita casalinga fu contro il Savona e venne giocata il 18 giugno 1916. I ‘nuovi Grigi’ scesero in campo con la seguente formazione: Fillide; Barile, Barberis; Poggi, Bezzi, Lazoli II; Cornaglia, Baloncieri, Papa II, Cannobbio e Merlo. L’incasso fu devoluto in beneficienza e l’Alessandrina si impose per 5-1.Un’altra vittoria fu conseguita contro il Novara e dopo questo successo la squadra venne invitata a

C

Una vecchia e rarissima fotografia dell’U.S. Alessandrina con la maglia grigio stellata. A posare in borghese è Ugo Milano, mentre in alto a sinistra si scorge la testa in divisa di Ticozzelli, militare e in quell’occasione in licenza

partecipare alla Coppa Bossi messa in palio proprio a Novara. Dopo una serie di vittorie contro l’Unione Sportiva Novarese, il Busto Arsizio ed il Legnano i Grigiostellati giunsero in finale contro i torinesi del Pastore F.B.C. vincendo per 3-2. Questa la formazione: Morando; Barberis, Barile; Sperati, Cannobbio, Ardizzi II, Capra I; Ardizzi I, Baloncieri, Lazoli II e Montanari I. Questa vittoria, datata febbraio 1917, fu un premio davvero meritato date le notevoli difficoltà

27 maggio 1917, l’Unione Alessandrina affronta la Juventus sul campo del Cristo. Anche questa immagine è del tutto unica e rara

Il ‘Bar Milano’ in piazza Garibaldi

economiche e logistiche. La sede sociale venne spostata al ‘Bar Milano’ in Piazza Garibaldi, dove il proprietario Ugo Milano, grande appassionato, divenne sponsor e finanziatore. Il 10 marzo 1917 lo stesso Milano scrisse al Sindaco per chiedere la disponibilità di un terreno di gioco per la durata di sei anni, giudicati troppi, per cui la risposta fu negativa. Per giocare le partite venne così individuato un rettangolo erboso tra le casematte della Cittadella dove, il 26 maggio 1918, la

compagine alessandrina affrontò una rappresentativa dell’Esercito inglese, alleato di quello italiano. La formazione: Fillide; Papa I, Musso; Carcano, Cornaglia, Berardo; Moretti, Torricelli, Torti II, Baloncieri, Capra I (Valentini, Chiodi). Gli alessandrini, per l’occasione con la vecchia maglia grigia e rinforzati dai torinesi Musso e Berardo, vennero sconfitti. Venne poi disputata la rivincita, il 29 settembre 1918, contro un’altra rappresentativa di militari britannici, forte

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4 mar. 2012

HURRÀ GRIGI

La formazione che nel piazzale interno della Cittadella perse contro i militari inglesi. Partendo da sinistra: un guardalinee in divisa dell’Esercito italiano, Fillide, Moretti, Torti II, Cornaglia, Carcano, Baloncieri, Chiodi, Papa II, Musso, Capra I, Berardo e l’arbitro, nell’occasione il Capitano Augusto Rangone

di ben sei giocatori che avevano fatto parte della Nazionale e capitanati dal famoso Walshingham. Tra gli alessandrini vennero schierati il casalese Mattea ed il torinese Aliberti, ma la novità fu rappresentata dal ritorno di Ticozzelli, l’erculeo terzino idolo del popolino. A lui il vanto di capitanare la squadra e di condurla alla vittoria per 3-2 con reti di Ticozzelli, Capra I e Baloncieri. Terminata la guerra venne ricostituita l’Alessandria F.B.C. ed i vari Carcano, Baloncieri e Fillide ritornarono all’ovile. Altri invece rimasero fedeli all’Unione, creando i prodromi derbistici delle grandi città. La maglia fu cambiata in bianca fasciata di rosso ed alla presidenza fu chiamato il dottor Garino, noto farmacista e fotografo: a lui si devono i primi servizi apparsi sul ‘Calcio Illustrato’. Ma il vero manager rimase Milano, che si diede subito da fare per ricostruire la squadra. L’F.B.C. riuscì a creare il proprio terreno di gioco agli Orti, l’Unione ne trovò uno in prossimità di Corso Acqui, al Cristo, dietro Piazza Ceriana. L’Alessandrina partecipò ai preliminari per l’ammissione al torneo di Prima Divisione e riuscì addirittura ad approdare alla finale con-

tro l’Unione Sportiva Novarese. Il match si giocò ad Alessandria sul Campo sportivo militare, vicino all’attuale ‘Caserma Artale’ in un piovoso pomeriggio di fine ottobre 1919. Gli avversari riuscirono ad ingannare l’arbitro (ma ci fu anche chi sostenne che era d’accordo) e, sotto falso nome, fecero giocare come portiere Innocenti, estremo difensore della Pro Vercelli e della Nazionale. All’80’ venne commesso un fallo a centrocampo ai danni dell’Unione; si incaricò della punizione Lazoli II, dotato di tiro potente, che non tradì le aspettative riuscendo a sorprendere Innocenti. Fu la rete della vittoria che diede il titolo di ammissione al campionato di Prima Divisione. I biancorossi giocarono con questa formazione: Orgero; Lazoli II, Lasi; Sperati, Bonato, Cannobbio; Montanari II, Muratori, Fiori, De Nicolai e Montanari I. Per acquistare il campo di gioco vennero emesse azioni del valore di 25 Lire ciascuna: la maggior parte vennero acquistate dal solito Milano e si dovette sostenere una spesa di 700.000 Lire, somma favolosa per l’epoca. Interpellati, i dirigenti grigi, forse per dimostrare la rivalità che stava nascendo, si guar-

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Anno 1916: Alessandria F.B.C. o già U.S. Alessandria? Da sinistra: Barberis, Papa I, Moretti, Chiodi, Fillide, Cannobbio, Merlo, Capra I, Savojardo. A terra: Papa II e Baloncieri

darono bene dal sottoscrivere quote, tranne Vitale che acquistò una sola azione. Alla fine il campo fu costruito e rimase in funzione sino agli anni Sessanta: i più anziani lo ricordano come il terreno della Fulgor. Vi giocarono squadroni come la Juventus, il Torino e la Pro Vercelli. L’Unione venne inserita nel girone A, autenticamente ‘di ferro’, anche se lo stesso privò la città della possibilità di giocare il derby. I biancorossi patirono la categoria e si giocarono la salvezza nelle ultime battute del girone eliminatorio contro la Biellese. La gara era ancora sullo 0-0 quando l’arbitro commise un’enorme gaffe. Per una rimessa dal fondo Lazoli II si riaggiustò il pallone, spostandolo con le mani, e l’arbitro fischiò il rigore. A nulla valsero le proteste. La Biellese realizzo il penalty e condannò l’U.S. Alessandrina alla retrocessione. Tutti i sogni crollarono e qualcuno incominciò a parlare di fusione, ma quando la cosa pareva ormai decisa i calciatori biancorossi vollero dimostrare il loro valore battendo i Nerostellati del Casale a casa loro, al ‘Natal Palli’, quello stesso stadio dove la domenica prima i Grigi di Carcano erano stati sonora-

mente sconfitti. La vittoria dell’Unione per 3-0 suscitò autentica ammirazione, ma comunque fu come il canto del cigno, complice anche una situazione finanziaria alquanto sofferente.

Preludio della fusione fu però proprio l’incontro stracittadino disputato domenica 22 gennaio 1920, quando il campionato venne sospeso per l’incontro della Nazionale contro la Francia. Vinsero i Grigi per 2-1, ma il gol della vittoria fu realizzato da Baloncieri con la complicità di un pugno al pallone non visto dall’arbitro. Lo stesso ‘Balòn’ a partita conclusa ammise l’irregolarità commessa. Le squadre scesero in campo così: l’ Alessandria F.B.C.con Porrati; Ticozzelli, Lucioni; Chiodi, Carcano, Ardrizzi I; Farelli, Papa II, Bay I, Baloncieri, Torricelli. L’U.S. Alessandrina con Orgero; Lazoli II, Barberis; Sperati, Cannobbio, Bonato; Capra I, Scovenna, Scevola, Ardrizzi II, Montanari I. Dopo un serrato confronto tra i due club vennero poste le condizioni per la fusione, che prevedeva la sostanziale modifica della ragione sociale per cui l’F.B.C. veniva a cambiarsi in Alessandria U.S. e l’adozione sulla maglia grigia di un disco rosso

con le iniziali A.U.S.. Esistevano però, da entrambe le parti, correnti di contrarietà. Finalmente si svolse al Teatro Municipale un’assemblea generale dei soci degli sportivi dei due sodalizi che sancì la fusione. La nuova denominazione sociale si decretò in Alessandria Unione Sportiva; la maglia era grigia fasciata da una striscia biancorossa, ma già nel campionato 1921-’22 si ritornò al grigio assoluto.

Cessata l’attività dei biancorossi, il campo del Cristo rimase inoperoso e venne demolito lo steccato in legno con la cui vendita si provvide a rimborsare i vecchi finanziatori. Per il calcio alessandrino nacque così una nuova era sul palcoscenico del Campo Orti e a cementare maggiormente l’entusiasmo contribuì l’esordio in Nazionale di Carcano e Ticozzelli. Il primo Consiglio direttivo dell’Alessandria U.S. risultò così composto: Presidente l’Ing. Brezzi, Vice l’Avv. Borasio e l’Avv. Gandini, Cassiere U. Vitale, Segretario il Geom. Bobbio.

Questi i Consiglieri: Rag. Oliva, Comm. Maino, Rag. Migliardi, Cav. Garavelli, Pittaluga, Bucciotti, Bezzi, Savojardo, Testera, Bonzi e Augsto Rangone. In realtà l’U.S. Alessandrina continuò la sua attività dedicandosi al calcio dilettantistico ed allo sport in genere, trasferendo la sua sede in via Bologna, fino al 1925, poi l’impegno economico, nonostante il tentativo di alcune sottoscrizioni, risultò troppo oneroso ed il sodalizio sparì definitivamente. Rimane il mancato sapore di un vero derby, con tutto l’entusiasmo e le passioni che riesce a suscitare solo un match stracittadino: come la cometa Halley l’U.S. Alessandrina l’ha fatto sognare, la sua gloria ebbe il fulgore di una meteora, ma forse è stato meglio così.

Bibliografia: ‘I Grigi, la storia dell’Alessandria U.S. nel racconto del calcio in Italia’

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EMOZIONI DA SANREMO Sabato 25 febbraio tappa all’’Hollywood Cafè’ di piazza Carducci

Con ‘La notte’ Clotilde Armellini vince anche la settima serata Per comunicazioni telefonare al 3333930420 (Mauro) o scrivere a: mariusm@alice.it - http://ilcarrozzonealessandrino.blogspot.com/ www.facebook.com/mario.mossuto#!/mario.mossuto www.youtube.com/mariusmstaff

L’OROSCOPO di Guido Bergamin* ARIETE Qualcuno cercherà di provocarvi con polemiche ed atteggiamenti litigiosi... dedicatevi alle questioni urgenti e temporeggiate su tutto il resto, in attesa che la benefica protezione della Temperanza riporti equilibrio e serenità.

TORO Dedicare un po’ di tempo all’attività fisica e ad uno stile di vita più sano non potrà che giovarvi.

Cercate di vivere il più possibile all’aria aperta e di non cedere alla pigrizia. Il Carro vi indurrà ad un sorprendente e positivo cambiamento di ‘look’!

l Festival di Sanremo 2012 che si è appena concluso, ha visto sul gradino più alto Emma con la canzone ‘Non è l’inferno’. Ma quella che per molti addetti ai lavori doveva

I

essere la canzone regina di questa edizione, è ‘La notte’ di Arisa che si è classificata al secondo posto e la conferma l’abbiamo avuta noi dell’Associazione Culturale Amici della

I disabili aspettano l’ufficio da oltre un anno.

Non perdiamo altro tempo!

Giuseppe

Bianchini

CONSIGLIERE COMUNALE

Musica e del Canto che nella settima serata dedicata a ‘Emozioni da Sanremo’ al ‘Hollywood Cafè’ di Piazza Carducci, 5 ad Alessandria, ‘La Notte’ interpretata dalla bravissima Clotilde Armellini si aggiudica il primo posto con unanimi consensi da parte del pubblico presente, che ricordo è anche giuria della manifestazione.

Al secondo posto si è classificata ‘Ragazza di periferia’ di Anna Tatangelo interpretata da Elisa Vanzan e al terzo posto la canzone ‘Messaggio d’amore’ dei Matia Bazar e ad interpretarla per l’occasione è stata Cristina Argenti.

Si ricorda che la canzone vincitrice di serata acquisisce cinque punti di abbuono per la finalissima e che le migliori seconde e terze classificate sono oggetto di ripescaggio per concorrere in finale.

Si ringraziano Luca e Giorgia, i gestori dell’’Hollywood Cafè’, che come sempre si sono adoperati al massimo per rendere accogliente e piacevole la serata di tutte le persone presenti.

Ospite della serata, il cantautore casalese Marco Orsogna che come sempre ci ha deliziato con le sue canzoni.

La serata è stata presentata come di consueto dal nostro ‘Showman Mauro’ e che come sempre ha fatto un po’ di cronistoria delle canzoni in gara nell’arco della serata.

La parte tecnica musicale come sempre, è stata affidata a Mario Mossuto e all’assistenza tecnica a Raf Mercadante.

Purtroppo il Direttore Artistico Mike Yacin non è potuto essere dei nostri per un attacco influenzale, i nostri più sinceri auguri per una pronta guarigione.

GEMELLI A causa dell’Appeso, vi sentirete incerti e pieni di dubbi e questo vostro atteggiamento timoroso potrebbe essere scambiato per disinteresse dalle persone care. Cercate di essere più chiari, tutto si aggiusterà senza conseguenze.

CANCRO Vivrete momenti importanti in ambito affettivo e vi si presenteranno occasioni di divertimento e di complicità per accrescere il feeling con la persona della vostra vita. L’Innamorato vi darà una vera scossa di travolgente passione!

LEONE I prossimi giorni saranno piuttosto impegnativi... sarete chiamati a prestare molta attenzione nei vostri compiti per evitare critiche e discussioni. L’Imperatore vi aiuterà a mostrarvi precisi e puntuali in ogni occasione ed a superare ogni imprevisto.

VERGINE Sarete costantemente alla ricerca di uno stato d’animo positivo, in modo da affrontare i vari impegni da assolvere. La Papessa influirà beneficamente, calmando eccessiva frenesia ed ansietà e donandovi la serenità necessaria per agire nella giusta direzione.

BILANCIA Il vostro umore migliorerà nettamente e ciò contribuirà a farvi dimenticare qualche piccolo fastidio, fisico o psicologico, che vi disturbava nei giorni scorsi. Il Papa vi suggerisce di prendervi il weekend per riflettere e mettere chiarezza e ordine nella vostra vita.

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SAGITTARIO Grazie alla Ruota della Fortuna saprete sfruttare al meglio ogni minima occasione che vi si presenterà. Nei prossimi giorni compirete una serie di passi fondamentali che vi daranno fiducia ed ottimismo per il futuro!

CAPRICORNO Evitate di sprecare energie tormentandovi con dubbi e rimorsi ed approfittate del fine settimana per concedervi qualche ora di riposo assoluto, lontano da tensioni e discussioni inutili.

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PESCI Dovrete affrontare una spesa inaspettata e, sul momento, vi sentirete contrariati. Grazie alla Giustizia capirete che, in realtà, questo piccolo sacrificio si rivelerà molto utile in futuro, consentendovi di realizzare presto diversi sogni, da tempo dimenticati nel cassetto!

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ECHI DI VIAGGIO di Simonetta Gorsegno

Thailandia

mani giunte e in riverente inchino. Così il paese si rivela.

L’innata gentilezza insita nel carattere mite, disponibile e altruista della sua gente, è il biglietto da visita per coloro che approdano e visitano la Thailandia, alla scoperta non solo di templi e di pagode d’oro sfavillanti di luce ma di tolleranza e di spiritualità, di calma e di meditazione:veri cardini sociali. La capitale Bangkok, brulicante di persone, proietta il viaggiatore in una città che, a prima vista, può sembrare lontana dal clichè orientale, più vicina ad una città avveniristica. Viene da pensare che tutti i giganti della tecnologia si siano dati appuntamento qui, per stupire con effetti speciali. Le metropolitane volanti ne sono la prova. Si reggono su piloni di cemento che tagliano la città in più parti per ovviare ad un traffico, perennemente congestionato da milioni di auto, mototaxi, e tuk tuk, che ogni giorno si muovono nelle grandi arterie della città. Gli svettanti grattacieli di cemento e acciaio, sparsi sino all’orizzonte, diventano la bussola per orientarsi, specie di notte quando l’illuminazione li trasforma in veri e propri fari che bucano il buio delle strade e con la loro verticalità, il cielo.

Il cuore antico della città non esiste. O meglio sta in tanti luoghi diversi. I templi buddisti, infatti, situati in punti diametralmente opposti l’uno dall’altro rappresentano vere e proprie oasi di pace, strappate al caos e alla modernità, in cui la preghiera e la meditazione della gente che li frequenta si fondono con il folclore generato dalle enormi statue dei budda dorati, dai riti degli uomini arancioni e dalle offerte della gente, espressi con i fior di loto. Le lance sul fiume infondono calma e tranquillità e percorrono, le ultime superstiti vie d’ac-

A

qua dell’antica Bangkok dove la gente ancora vive e professa il mito degli antenati. Costruisce loro dei tempietti fuori dalla porta di casa e li allieta con bevande e cibo per non scatenare la loro collera. Ancorate alle case galleggianti le barche ondeggiano al ritmo del fiume, che i tailandesi usano per gli spostamenti tra i canali o per il lavoro nei mercati galleggianti. Oggi ne restano ancora pochi e per poterli raggiungere occorre spendere almeno un’ora di auto da Bangkok, ma vale la pena visitarli, perché sono l’essenza e la tradizione del popolo thai. Un crocevia di canali d’acqua pittoresco, in cui le donne dai tipici cappelli a paralume, a colpi di remo, navigano con le piccole barchette di legno nello stretto specchio d’acqua. Hanno il viso dipinto da uno spesso strato di pasta bianca per rendere più chiaro il loro incarnato. Trasportano enormi carichi di cibo e di frutta da vendere alla gente e ai turisti. Sulle barche cucinano senza sosta con pentole e fornelli.

Friggono e cuociono il cibo, lo avvolgono poi nelle foglie di banano e lo vendono a chi lo richiede. La visuale migliore per osservare il mercato e il via vai di imbarcazioni si coglie dall’alto ad esempio da una delle tante case galleggianti, che si affacciano sull’acqua. I cappelli delle donne, i colori della mercanzia e il fitto numero di barche nello spazio esiguo dei canali, sono l’istantanea del luogo, lo sprazzo nel tempo. Altrettanto originali, e diffusi sono i mercati degli insetti. I Tailandesi ne fanno largo consumo. Fritture di calabroni, grilli e vermi del bambù vengono venduti in sacchetti come patatine. Nelle bancarelle di tutta la Tailandia ma soprattutto nelle regioni del Nord si trovano ben impilati, con le zampette all’insù e divisi per tipo. Pare siano gustosi e nutrienti ma questo è solo il parere dei tailandesi. Le impressioni di questo incredibile paese si moltiplicano man mano che il viaggio prosegue verso nord. Dieci ore di auto dividono la capitale dalle provincie di Chian Mai e Chang Rai, avamposti di Laos e Cambogia. Nel mezzo, si interpongono le antiche capitali di Ayuttaya e Sukhothai immerse in un silenzio ancestrale. Ruderi di pagode e di templi in pietra rossa, sono stati ritrovati nell’intricata e fitta vegetazione dopo molti secoli di abbandono dai ricercatori, i quali li hanno ricomposti e restituiti al mondo come muti testimoni di un regno perduto. Le aree che circondano le monocromatiche vestigia sono accentuate dal sanguigno colore dei fior di loto che spontaneamente

ricopre i laghetti in cui pagode e templi si specchiano. In questi luoghi una fiumana di fedeli accorre, per venerare gli antichi Budda di pietra. Li agghindano, come un’antica usanza vuole, con grandi drappi gialli e li interrogano sul proprio destino scuotendo bastoncini numerati a cui corrisponde su piccoli frammenti di carta, un presagio, il destino della loro vita.

Una credenza esoterica diffusa; a volte fraintesa dai profani come un divertente gioco. Procedendo verso nord, il paesaggio subisce una svolta.

La vegetazione si infittisce e crescono a perdita d’occhio le coltivazioni di ananas e banani, insieme a tutti quei frutti impronunciabili provvisti di un guscio coriaceo come il carapace di una tartaruga. Dopo una visita al campo degli elefanti e il consueto giro sulla loro groppa, si è pronti a incontrare i templi di montagna con il loro inconfondibile tetto a forma di corna di bufalo. Una lunga scalinata, ornata ai lati dal corpo di un enorme serpente di pietra, conduce alla cima. Le danzatrici con le lunghe unghie ad artiglio accolgono i turisti con un delizioso spettacolo di danze, nei loro abiti tradizionali. Maestoso è il tempio dorato che troneggia all’apice del monte, contornato da una lunga fila di campane di bronzo, di altarini, di monaci in preghiera e da un lungo stuolo di fedeli che compiono tre giri intorno al tempio con il fior di loto tra le mani da offrire allo spirito del budda. Dinanzi a tanta spiritualità il corpo si abbandona al soffio divino senza fine che pervade l’aria e si rigenera nell’incontro della fenice d’oro, simbolo della rinascita che, materialmente, viene issata sulla cima del tempio dai monaci buddisti in una cerimonia quotidiana. Da nord a sud, da est a ovest, il senso profondo di spiritualità e esoterismo accompagna ogni percorso si decida di compiere, sia di montagna o di pianura, tra i villaggi tribali sperduti e solcati da placidi fiumi o nelle grandi e affannose città.

Ovunque una rete impercettibile di credenze e superstizioni si muove tra la gente, la conforta, la rassicura e ne allevia a suo modo le negatività della vita. Come un alone si espande e investe anche il più disincantato dei viaggiatori che ne subisce l’incanto.

L’incanto che abita nelle storie di “Ramajana”narrate e dipinte sui muri dei templi sontuosi e dorati, nei fiori e nel loro profumo che, forte si espande sulle decadenti pagode di remote civiltà, ma, sopra ogni altra cosa, nei visi della gente e nel loro attraente sorriso.

LA CITTÀ E LO SPORT di Franco Montaldo

L’orso compie un secolo Cento anni si compiono una volta sola! Ma cosa è Alessandria senza I GRIGI, la sua squadra di calcio? La domanda trova risposta nel libro GRIG100, scritto da Mimma Caligaris, stampato per conto de Il Piccolo a Borgaro Torinese dal Gruppo Grafico Editoriale, su progetto di Mauro Risciglione: un libro da conservare nella libreria L’atto di nascita de I Grigi risale alla domenica 18 febbraio dell’anno ‘bisesto’ 1912, nel segno zodiaco dell’acquario, per essere maggiormente completi; un giorno fortunato dal momento in cui l’Orso s’è inserito nel seno della città all’insegna dello sport, quale squadra di football come, a quel tempo, è definito il gioco del calcio. La città ha risposto con favore, ha reso omaggio alla loro maglia, anch’essa simbolo di un’Alessandria legata ai suoi beniamini, così come scrive Mimma, a pagina 7 del libro:... Dici Grigi e pensi ad Alessandria: in questa tinta c’è la vera identità di una città... L’autrice ha avuto la costanza di vagliare partita per partita per sceglierne una gara ogni campionato. La selezione è stata certamente complessa in quanto le dispute stagionali sono doppie, una all’andata l’altra al ritorno dove le occasioni sono infinite in ogni incontro, in particolare in quei tempi in cui si competeva nella prima serie: del resto è sufficiente una sola azione a riempire pagine, pagine di scritti o microfoni di parole. Ai piè di ogni pagina, a dar vigore a queste affermazioni, è inserito il principale evento verificato nell’anno preso in esame, un’attenzione non casuale, piuttosto misurata nel significato dello stretto legame fra Alessandria e Alessandria Calcio in quel preciso momento, definito … un privilegio… o meglio … un mosaico in cui si avvicendano … debutti celebri, … anche gli addii … la prima diretta Rai, … l’alluvione … la terra battuta… fino arrivare alle dispute di oggi, nonché quelle di domani. Il legame con la città è stato definito da Roberto Gilardengo, Romanzo, il termine, forse il più appropriato, perché è un intreccio nel comune … cammino… nel corso del secolo di una città rappresentata dalla sua eccellenza del calcio, il suo biglietto da visita quando, negli anni più fortunati, i suoi giocatori sono stati i protagonisti nelle città più importanti della la Penisola, .. e .. forse non solo! Il desiderio di Mimma è da esaudire. Assolutamente dev’essere esaudito. Mi piacerebbe, però, che tutti partecipassero a questo gioco dei ricordi. Perché sono convinta che la memoria è il futuro del passato.

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