Menù à la carte "La Cucina del Palladio"

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Menu à la carte del Palladio La cucina delle donne: per provare le tante cucine siciliane

Questo menù rappresenta solo una piccola parte dei piatti che prepariamo: i menù cambiano ogni giorno dipendendo da quello che si trova di pescato locale fresco, dalla stagione e dalla cuoca che è in servizio (sono tre, ognuna con le sue ricette di famiglia).

Gli ingredienti scritti in verde li compriamo direttamente dai produttori dei presidi slow food siciliani che preservano lavorazioni artigianali d’eccellenza e tipologie di prodotti a rischio d’estinzione, quelli scritti in blu sono i prodotti biologici del commercio equo e solidale e quelli in rosso sono i prodotti biologici delle cooperative di Libera Terra sorte sui terreni confiscati alla mafia. I pistacchi di Bronte, le

mandorle di Noto, i capperi di Salina, il sale di Trapani, i fagioli di Polizzi Generosa, il miele dell’ape nera, le provole dei Nebrodi, provengono dai presidi slow food siciliani, il couscous integrale della Palestina e molte delle nostre spezie dal commercio Equo solidale, la pasta secca (quella fresca la facciamo noi), le lenticchie e i ceci dalle cooperative di Libera Terra. Oltre ai piatti del ristorante, qui elencati, che vanno prenotati la mattina (prima che facciamo la spesa) serviamo, ad orario continuato anche una vasta gamma di insalate miste, verdure grigliate, piatti di pesce spada affumicato e di formaggi e salumi locali i cui prezzi vanno dagli 8 ai 15 euro.

ANTIPASTI (mare)

Sauté di vongole Cozze alla marinara con pomodorini di Pachino Gran misto di gamberetti, calamari, seppioline e verdure fritte in pastella Gran misto crudo di pesce spada, palamito, cernia, scampi, gamberi di nassa marinato con salmoriglio (minimo per due persone) Gamberi di nassa marinati all’arancia con melone cantalupo e insalatina di scalora Insalata di mare con polpetti, gamberi, cozze, fasolari (minimo per due persone) Pesce “spatola” marinato con insalata di arance Tartara di palamito con capperi di Salina 1 Tartara di cernia agli agrumi Insalata di pescestocco con pomodorini di Pachino, cipolla di Tropea e rosmarino Alalunga fritta con cipolla di Tropea e menta Tortino di alici al forno con uvetta e pinoli Mousse di baccalà e acciughe salate 2 con crostini

€ 15.00 € 12.00 € 25.00 € 35.00 € 20.00 € 25.00 € 15.00 € 20.00 € 20.00 € 15.00 € 15.00 € 15.00 € 12.00

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L'isola di Salina, a nord delle coste siciliane, si è affermata come centro della produzione italiana di qualità: la raccolta viene ancora oggi effettuata manualmente, e risulta molto faticosa per la particolare conformazione della pianta. I raccoglitori iniziano prestissimo, verso le 5 del mattino, per evitare il solleone. I capperi sono stesi ad asciugare su teli di juta, al fresco, per impedire loro di sbocciare. Dopo qualche ora si separano i capperi dai capperoni, i bottoni più grandi sul punto di sbocciare. Quindi si procede alla salatura (alternando uno strato di capperi a uno strato di sale marino grosso) che avviene, solitamente, in fusti (cugniettu), utilizzati anche per le acciughe, o in tinedde, ricavate da botti vecchie tagliate a metà. Nei quattro, cinque giorni seguenti i capperi devono essere “curati”, cioè travasati da una tinedda all'altra, per evitare che l'azione combinata di sale e calore, dovuto alle fermentazioni, li rovini. Dopo circa un mese sono pronti per il consumo. Da sottolineare anche la quasi totale assenza di trattamenti con antiparassitari o concimi chimici di sintesi, garanzia di assoluta salubrità del prodotto. 2 La cornice è quella del golfo di Catania: un arco che va da Capo Mulini a Capo Santa Croce, nel comune di Augusta. Una porzione di mare tutelata in parte dalla Riserva Naturale Marina delle Isole Ciclopi e solcata ogni giorno dalle piccole barche dei pescatori del golfo. Qui, secondo la stagione, si pescano aguglie, spigole, tonni, triglie, sgombri, e masculini. I pescatori li chiamano anche anciuvazzu o ancora anciuvurineddu: molti nomi per le piccole, guizzanti acciughe, le stesse catturate dai liguri e


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