Heimatschutz/Patrimoine 3-2016: Finestra

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Questa politica di continua acquisizione aveva suscitato negli anni Sessanta una viva opposizione, che chiedeva più partecipazione e un impegno più mirato a tutela di paesaggi realmente minacciati. Il National Trust ha reagito a queste critiche con una strategia esemplare, creando nel 1965 una colletta denominata Enterprise Neptune per raccogliere fondi da destinare al salvataggio delle coste. Negli ultimi cinquant’anni, le donazioni e i legati hanno permesso di acquistare e mettere sotto tutela 900 chilometri di costa. Dal 1967, vengono indette settimane di volontariato. Nel 1968, l’organizzazione ha abbandonato la struttura centralista a favore di un organismo regionalizzato.

FELICI RECUPERI

Raccontare storie, trasmettere valori La svolta ha determinato un nuovo rapporto con il bene da salvaguardare: le strutture continuano certo a costituire l’ossatura delle operazioni, ma sono ora spesso arricchite da storie di vita, da racconti, da fatti che le hanno viste protagoniste. Non sono soltanto le gallerie degli antichi manieri con i ritratti degli antenati o le sale di rappresentanza a essere aperte al pubblico, ma, per esempio, anche le spartane stanze riservate al personale. Nel vecchio cotonificio Quarry Bank, vicino a Manchester, l’industrializzazione non viene presentata come mero fenomeno tecnico, bensì come storia sociale. La perdita del lavoro a domicilio di filatura e tessitura causata dall’affermazione della meccanizzazione che ha gettato nella miseria molte famiglie è raccontata mediante dispositivi interattivi. Una visita guidata racconta la triste esistenza dei bambini lavoratori che dopo una giornata di 10-12 ore di lavoro dovevano ancora occuparsi dell’orto e andare a scuola. Ai giovani visitatori, viene chiesto di spostare le casse di cotone in mezzo al frastuono delle macchine, un lavoro un tempo assegnato a bambini di sei anni. L’attuazione di queste forme di presentazione interattiva è possibile solo grazie alle circa 70 000 persone che prestano circa 4 milioni di ore di lavoro volontario per il National Trust. In Svizzera, invece, il volontariato nelle istituzioni culturali è ancora visto di mal occhio. Senza questa buona dose di prammatismo, il National Trust non potrebbe gestire le sue proprietà. I circa 700 milioni di franchi del bilancio annuale devono servire ad amministrare proprietà la cui estensione corrisponde all’incirca a quella dei Cantoni Friborgo e Neuchâtel messi assieme. La manutenzione degli innumerevoli edifici non deve sempre per forza rispettare i più rigidi criteri della conservazione museale. Sebbene i fittavoli dei poderi siano tenuti a utilizzare i fondi in modo sostenibile, non sono obbligati a praticare l’agricoltura biologica. Questa concezione di protezione, non certo perfetta in tutti i suoi particolari, ma comunque accettabile, sarebbe praticabile anche in Svizzera. In fin dei conti, serve a poco far brillare i beni più in vista e lasciare andare in malora il paesaggio antropico circostante.

Il restauro e la valorizzazione della vecchia fonte termale ai Bagni di Craveggia, in fondo alla Valle Onsernone, rappresentano un esempio ben riuscito di collaborazione transfrontaliera tra Svizzera e Italia.

→ www.nationaltrust.org.uk

6  Finestra in lingua italiana  3 | 2016

PROGETTO INTERREG FRONTIERA DI ACQUA E PACE  28

I Bagni di Craveggia, pronti di nuovo per un bagno

Lukas Denzler, giornalista, Zurigo

Il postale giallo finisce la sua corsa a Spruga, in fondo alla Valle Onsernone. Poi, bisogna proseguire a piedi per tre quarti d’ora su un comodo tratto che conduce al luogo ove un tempo in riva all’Isorno sorgeva un albergo con bagni termali, le cui rovine sono tuttora visibili. Sebbene geograficamente quel lembo di valle si trovi ancora in Onsernone, politicamente appartiene all’Italia. Da Craveggia, in Valle Vigezzo, i Bagni sono raggiungibili soltanto a piedi attraverso le montagne. Nell’ottobre del 1944, la zona fu teatro di eventi drammatici: un contingente di fascisti e di tedeschi spararono sui partigiani in ritirata verso la Svizzera, dove tutti, meno due caduti, trovarono la salvezza. Collaborazione transfrontaliera e appoggio europeo I fasti dell’albergo vanno cercati in un lontano passato. Sorto nel 1823, nel 1881 fu distrutto da un incendio. Ricostruito, fu travolto nel 1951 da una valanga. L’albergo non fu più riedificato, anzi subì nuovi danni dalla piena del 1978. Senza l’adozione di provvedimenti di protezione, col tempo anche le residue tracce dell’edificio sarebbero scomparse. È grazie allo spirito d’iniziativa di alcune persone al di qua e al di là della frontiera che è stato possibile avviare il progetto interreg Frontiera di Acqua e Pace, nell’ambito del quale è stato realizzato un percorso che unisce la Valle Onsernone, la Valle Vigezzo e la Valle Cannobina. Il restauro della fonte termale costituisce uno dei punti di maggior interesse turistico. L’ingegnere e consulente ambientale Pippo Gianoni, uno degli attori coinvolti nel progetto, ricorda che all’inizio le cose non erano messe molto bene. In Italia, circolava l’idea di sfruttare l’acqua dell’Isorno per alimentare una piccola centrale, pro-


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