1. CONFINI
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COSÌ UNA RANA DI CARTA PUÒ CAMBIARE LE COSCIENZE
Parla Hakan Günday, scrittore turco. In un suo romanzo aveva previsto tutto... —di Giampaolo Cerri
L
a frontiera fra la Siria e la Turchia, per passare la quale oggi si è disposti a morire, cento anni fa non c’era. La tracciarono inglesi e francesi». Hakan Günday, 40 anni, nato a Rodi ma turco, scrive romanzi. Come un intellettuale di una volta, però, è un attento osservatore dei tempi che viviamo. Lo incontriamo a Milano, nella sede del suo editore, la Marcos y Marcos che ha appena tradotto “Ancóra”, il suo ultimo libro. «Questo confine», spiega, «ha diviso, non dei paesi o delle città, ma le famiglie: un giorno, due cugini, si sono trovati uno turco e l’altro siriano». Con Günday si deve parlare di immigrazione, perché il suo romanzo è totalmente immerso in quel dramma. Anzi, pur essendo stato scritto tre anni fa, il libro fotografa con incredibile dettaglio la tragedia odierna. È la storia un bambino di nove anni, Gaza, studioso, primo
VITA — marzo 2016
della classe, ma costretto dal padre-padrone a fare il trafficante di esseri umani, “la merce” gli spiega il genitore. Gaza ha il compito di sorvegliare i gruppi di afgani che il padre nasconde, finché, di notte, nel doppiofondo del camion di famiglia, non li scortano sulle coste dell’Egeo per passare in Europa. Una tragedia in cui il ragazzino cresce, vittima e carnefice assieme, fino a sentirsi un mostro, etichetta che cercherà di staccarsi per tutta la vita. Nel romanzo, a simboleggiare questo disperato desiderio, è una rana di carta che un profugo afgano gli regala e che Gaza custodisce gelosamente. «La rana, nel buddismo, è simbolo di reincarnazione», spiega lo scrittore, «e questo ragazzino, che passa dall’odio per i rifugiati alla compassione, alla fine è come se rinascesse, senza morire».
Scrivendo questo libro tre anni fa, aveva visto già tutto...